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Autore: Fred Halliwell    02/03/2010    1 recensioni
Seth Wright è un ragazzo con problemi relazionali. Ha da sempre capito da gesti, espressioni e parole ciò che pensano le persone e preferisce di gran lunga un libro di magia a una serata in discoteca. Ma solo in occasione del suo incontro con una misteriosa ragazza gli si riveleranno la sua natura e il suo destino e il mondo a cui di diritto appartiene.
Genere: Romantico, Avventura, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate il ritardo però non ho avuto il tempo! Gli esami per me sono alle porte oramai U.U In più il fatto che non ci siano recensioni un po’ mi demoralizza ç_ç. Unito alla connessione internet che fa i singhiozzi. Ringrazio comunque tutti coloro che leggono la mia storia. Buona lettura!

 

 

 

 

 

Capitolo 2

Villa Rosenberg

 

Gli abitanti di Strawberry Hill, la chiamavano ancora “Villa Rosenberg”, anche se erano passati tanti anni da quando i Rosenberg ci abitavano. Faceva parte del complesso della dimora del poeta Horace Warpole, ma era una componente dell’ala più moderna, quella costruita sul finire dell’ottocento. Si trovava sulla collina che dominava l’abitato, nascosta da un piccolo boschetto. Ora alcune delle finestre erano inchiodate, al tetto mancavano delle tegole e l’edera cresceva incolta sulla facciata.

Un tempo Villa Rosenberg era stata una dimora elegante, abitata da un’antica ed importante famiglia. Certo, era l’edificio più vasto e grandioso nel raggio di chilometri (dopo villa Warpole), ma ora era umida, desolata e disabitata. I londinesi, però, e in particolar modo tutti quelli che abitavano a Strawberry Hill o comunque nel quartiere di Richmond, convenivano tutti che la vecchia casa era “sinistra”.

Circa venti anni prima, qualcosa di strano e terribile era successo là dentro, qualcosa di cui gli abitanti più anziani del quartiere amavano ancora discutere quando erano a corto di pettegolezzi. La storia era stata ripetuta così tante volte, e vi erano stati aggiunti così tanti episodi che nessuno era più certo di quale fosse la verità. Era diventata poco più di una leggenda metropolitana. Ogni versione del racconto, in ogni caso, cominciava allo stesso modo: vent’anni prima, all’alba di una bella giornata d’estate, quando Casa Rosenberg era ancora ben tenuta e imponente, una cameriera era entrata nel salotto principale e aveva trovato morti entrambi i coniugi e tutti gli altri membri della famiglia, tranne la bambina piccola, Melinda, trovata nascosta sotto il letto e talmente sotto shock da esser rimasta senza alcun ricordo dell’accaduto.

La cameriera era corsa urlando giù dalla collina fino alla zona abitata e aveva radunato tutte le persone che poteva in un piccolo, ma frequentato, pub. Fu chiamata la polizia e tutto il quartiere fu invaso da curiosità, eccitazione e paura. Nessuno si sforzò di essere dispiaciuto per i Rosenberg, infatti, nonostante tutti i membri della famiglia fossero stati sempre molto educati, gentili e generosi con tutti gli abitanti del villaggio, l’invidia per i più benestanti non si poteva cancellare. Soprattutto in una cultura tanto chiusa e bigotta come quella dell’elite, della classe più altolocata che mirava sempre a chi era più in alto di loro. Senza contare che i Rosenberg erano davvero strani. Addirittura, i più, credevano fossero dei maghi e streghe che praticavano magia nera e riti satanici.

Tutto quello che importava agli abitanti, era l’identità dell’assassino. Chiaramente delle persone in apparenza sane non morivano di colpo per cause naturali nella stessa notte. Per di più morti tutti dissanguati con strani buchi sul collo. Il pub locale fece affari d’oro: il villaggio al completo accorse per discutere sugli omicidi, e la ricompensa per quell’uscita serale arrivò quando la cuoca dei Rosenberg fece un ingresso teatrale e annunciò al pub, improvvisamente silenzioso, due sconvolgenti notizie. La prima era che la piccola Melinda era stata mandata a vivere in Irlanda da degli zii, e che era venuta a prenderla una sua cugina dai capelli rossi, ancor più strana dei Rosenberg. La seconda era che un uomo chiamato Brendon Keans, era stato appena arrestato. Brendon Keans era il giovane giardiniere dei Rosenberg. Viveva da solo in un cottage un po’ malridotto nella loro proprietà.

Entro la mattina seguente, quasi tutti a Strawberry Hill erano certi che Brendon Keans avesse ucciso i Rosenberg, anche se nessuno riusciva a spiegarsi il movente, né tanto meno le modalità dell’omicidio. Ma nella vicina City di Londra, nella buia stazione di polizia, l’ostinato Brendon continuava a ripetere che era innocente, e che la sola persona che aveva visto nei dintorni della casa il giorno della morte dei Rosenberg era un uomo, uno straniero pallido, con i capelli scuri. Nessun altro nella zona aveva visto un uomo del genere, e la polizia era piuttosto convinta che Brendon se lo fosse inventato. Poi, proprio mentre le cose si facevano molto e serie per Brendon, giunse il referto dell’autopsia effettuata sui Rosenberg, e questo cambiò tutto.

La polizia non aveva mai letto un referto così strano. Una commissione di medici aveva esaminato i corpi e aveva dedotto che nessuno dei Rosenberg era stato avvelenato, pugnalato, colpito da pallottole, strangolato, soffocato o (per quel che se ne poteva dedurre) ferito in qualche modo, a parte i due segni sul collo e il fatto che fossero dissanguati. E aggiungeva che, in effetti, i Rosenberg sembravano in perfetta a patto che non si considerasse il fatto che erano morti tutti. I dottori, come a voler trovare a tutti i costi qualcosa che non andava nei cadaveri, osservarono a ciascun Rosenberg aveva un’espressione di terrore sul volto, ma come disse la polizia delusa: chi ha mai sentito parlare di quattro persone morte di paura? Poiché non c’erano prove che i Rosenberg fossero stati assassinati, la polizia fu costretta a rilasciare Brendon.

I Rosenberg furono sepolti nel cimitero della città e le loro tombe per un po’ furono oggetto di curiosità, mentre della bambina non si ebbe più notizia. Con sorpresa di tutti. Brendon Keans tornò nella sua casetta sulla proprietà dei Rosenberg a prendersi cura del giardino. Col passare degli anni, però, era invecchiato e ora, ai primordi del 2000, le piante avevano avuto la meglio sulle pareti della casa e sulla maggior parte del giardino. Ma le erbacce non erano la sola cosa con la quale Brendon dovesse combattere. I ragazzi di Strawberry Hill si divertivano a tirare sassi alle finestre della casa, sfrecciavano in bicicletta sui prati che Brendon faticava a sistemare e s’intrufolavano nella casa per scommessa. Così, quando Brendon si svegliò quella notte d’Ottobre e vide qualcosa di molto strano su alla vecchia casa, si limitò a pensare che i ragazzi ne avessero inventata un’altra.

Staccò una vecchia chiave arrugginita dal muro e si addentrò nella notte. La porta principale della casa non sembrava forzata, e nemmeno le finestre, ma Brendon preferì entrare della porta sul retro. Si ritrovò nella cucina. Anche se non entrava in quella casa da anni, Brendon, si ricordava bene dove fosse la porta che conduceva al salone e vi si diresse a tentoni, le narici piene dell’odore dell’abbandono, le orecchie tese per captare qualunque tipo di rumore di passi o di voci provenire dal piano superiore. Raggiunse il vasto ingresso, un po’ illuminato grazie alle ampie finestre che si trovavano ai due lati dell’entrata, e prese a salire le scale. Di sopra, Brendon, voltò a destra, e vide subito dov’erano gli intrusi: proprio alla fine del corridoio c’era una porta socchiusa, e una luce brillava attraverso la fessura. Brendon si avvicinò, da quella distanza riusciva già a vedere una parte della camera. Nel camino il fuoco era acceso, la cosa lo stupì. Smise di avanzare e ascoltò con attenzione, perché dall’interno proveniva la voce profonda e calda di un uomo: <<  Volete che vi serva ancora da mangiare mia regina >>.

<< Magari dopo, avvicinami al fuoco  >> disse una seconda voce, acuta, da ragazza, ma gelida coma la morte.

<< Si, come volete  >> Brendon rivolse l’orecchio destro verso la porta per sentire meglio. Ci furono due tetri strofinii di poltrone pesanti trascinate sul pavimento. Brendon riuscì a intravedere una figura maschile che dava le spalle alla porta e spingeva le poltrone al loro posto. La figura non era molto chiara per l’oscurità ma sicuramente era un uomo molto alto e anche abbastanza muscoloso. Poi la figura scomparve di nuovo alla vista e apparve un’altra persona, anch’essa non ben riconoscibile, che si sedette su una delle poltrone.

<< Dov’è James? >> chiese la voce acuta.

<< Io…io non lo so! >> rispose quasi nervosamente la voce maschile << E’ andato a esplorare la casa, credo…  >>.

La ragazza ridacchiò << Proprio non lo sopporti, vero Lucian? >>.

L’altro sbuffò << Come potrei? E’ un ragazzino spaccone e immaturo! >>

<< E infondo…molto infondo…gli vuoi bene… >>.

L’altro emise una specie di grugnito ma non aggiunse altro.

Con le sopracciglia aggrottate, Brendon, avvicinò ancora di più l’orecchio alla porta, ascoltando con grande concentrazione. Ci fu una pausa, e poi l’uomo parlò di nuovo quasi con disgusto: << Posso sapere quanto ci fermeremo qui?  >>

<< Sei mesi, forse di più. Il posto è abbastanza comodo…il piano può procedere >>.

<< Siete ancora decisa, dunque? >>

<< Certo che lo sono! >> c’era una nota minacciosa, ora, nella voce acuta.

Seguì una brevissima pausa, e poi l’uomo parlò: << Si potrebbe fare anche senza un caldo, no? >>.

Brendon fece una smorfia: cos’era un caldo?

<< Senza? Non capisco mi sembra che siate stati tu e Melinda a suggerirmi di fare questa…ricerca… >> la sua vice era dubbiosa e marcò l’ultima parola.

<< No, non fraintendete, di certo non lo dico perché ho paura che succeda qualcosa, lei lo sa...anzi sono molto curioso di vedere chi sceglierete. E’ solo che mi sembra quasi che voi stiate facendo tutto ciò pensando solo al vostro interesse personale… >>.

<< Cosa?! Certo che penso e me stessa, bisogna pensare prima a se stessi e poi agli altri, ricordatelo sempre, gli altruisti periscono sempre…e poi, non credo di conoscere altri modi per sopravvivere caro Lucian >> da forte e aggressivo il suo tono di voce era divenuto triste e rassegnato.

Nel corridoio, Brendon si accorse improvvisamente che la mano vicino al muro era piena di sudore. La ragazza doveva trovare un caldo, per fare chissà che cosa, e quello che sembrava il suo servitore ne parlava senza problemi: erano pericolosi. Chiunque fosse quel ragazzo o ragazza che chiamavano caldo era in pericolo. Brendon sapeva cosa fare, sarebbe andato alla polizia, ora o mai più. Sarebbe sgattaiolato via…ma la voce dell’uomo lo paralizzò. << Oh, mi è sembrato di sentire James >> e fu in quel momento che Brendon sentì qualcosa muoversi alle sue spalle e girò di scatto e vide un giovane uomo dai vitrei occhi grigi andare verso di lui, lo superò guardandolo di sbieco ed entrò nella stanza arrivando all’altezza della poltrona. Si chinò sul mobile e sussurrò qualcosa alla ragazza << James porta notizie interessanti. Secondo lui c’è il vecchio custode, il vecchio caldo, proprio lì dietro la porta, che sta ascoltando tutto quello che diciamo >> vecchio caldo? Ma allora i caldi erano gli uomini! Ma perché caldi? E perché loro si escludevano?

<<  Oh, davvero? Ecco perché sentivo odore di cibo ! >> Cibo?!

<<  Senti Lucian, apri la porta diamo al nostro ospite l’adeguato benvenuto >> James si allontanò dalla ragazza. Brendon non aveva possibilità di nascondersi. La porta si spalancò e ne uscì la figura alta e slanciata dell’uomo, ma il suo volto era in ombra. Lui aprì maggiormente la porta e l’altra figura, quella della bambina, completamente in ombra, uscì! Allungò una mano verso di Brendon e agguantò il suo braccio in una ferrea morsa. Il giardiniere provò a dimenarsi, ma inutilmente, era fortissima, e ogni sforzo che compiva non faceva altro che aumentare la presa dolorosa delle dita affusolate di lei. La ragazza si spinse con uno scatto verso di lui. E nonostante un immenso dolore che lo colpì nell’incavo del collo rimase incantato. L’ultima cosa che vide fu il meraviglioso viso di un angelo, poi più nulla…

A qualche chilometro di distanza, nella sua tranquilla stanza, Seth Wright si svegliò di soprassalto. Giaceva sulla schiena, il respiro affannoso, come se avesse corso. Si era svegliato da un sogno, molto vivido, con il viso nascosto tra le mani. La testa gli girava, e scottava sotto le dita come se qualcuno gli avesse appena premuto un filo incandescente sulla pelle. “Davvero uno strano sogno, chissà se ha un significato nascosto?” Si alzò a sedere, una mano ancora sulla fronte, e cercò di mettere lentamente a fuoco la stanza, illuminata dal debole chiarore che filtrava a fatica attraverso le tende scure della camera. Si sfiorò di nuovo la testa con le dita, faceva ancora male. Alzatosi dolorante, ricadde dopo neanche cinque secondi poiché le sue gambe erano rimaste intrappolate tra le lenzuola. Liberatosi, camminò un po’ per la stanza cercando di sgranchirsi le articolazioni intorpidite dal sonno. Si passò una mano tra i capelli già spettinati dalla nottata agitata. La testa gli faceva ancora male. 

Cercò di ricordare che cosa stava sognando quando si era svegliata. Voleva cercare di mettere a fuoco l’immagine della ragazza misteriosa. Era così reale…ma tutto stava diventando confuso! Si coprì il viso con le mani per non vedere la camera, cercando di restare aggrappato all’immagine pallida e sfocata di quella ragazza, ma era come voler trattenere l’acqua con le mani, e più cercava di fermarli, più i dettagli scivolavano via. Qualcosa però la ricordava. Il nome di Melinda! Oramai era da qualche settimana che la conosceva e la vedeva quasi ogni giorno. Il suo cognome era davvero Hale? O era quello del marito, visto che portava una fede? Poteva essere Melinda Rosenberg, la bambina scomparsa? Ma se fosse stata lei, non avrebbe dovuto essere più grande? E perché mai doveva aiutare degli assassini e cercare un uomo? Ma infondo non sapeva se erano la stessa persona, Melinda gli pareva una brava donna e di solito lui le capiva al volo le persone! “E poi era solo un sogno diamine!”.

Sollevò il viso dalle mani, aprì gli occhi e si guardò intorno come se si aspettassi di vedere qualcosa d’insolito. A dire il vero c’era una quantità straordinaria di cose insolite in quella stanza: tra cui svariati libri per gli incantesimi. Altri oggetti strani ingombravano buona parte della scrivania. Sul pavimento, accanto al letto, un libro: Harry Potter. Quel libro lo adorava, peccato, però, che sapesse che era pieno di stupidaggini, di sicuro la Rowling non era una strega. Attorno al libro cerano centinai di miei vestiti “accuratamente” buttati sul pavimento. Tirò le tende per osservare la strada di sotto. La strada davanti a casa sua aveva esattamente l’aspetto di una qualunque strada nella periferia londinese, nella prima ora di un mercoledì mattina. Per quanto poteva vedere nell’oscurità, non si vedeva anima viva, neppure un gatto. Eppure, inquieto, tornò verso il letto. Non era il dolore a preoccuparlo; male fisico e ferite non erano una novità per lui! Era incline agli incidenti più assurdi: si era spaccato la schiena, entrambe le gambe, un braccio, un polso, un dito della mano e uno del piede, poi si era spaccato la testa per ben due volte. Gli incidenti più bizzarri erano inevitabili, se eri un po’ il bersaglio di tutti come lui! No, la cosa che più lo tubava era quella brutta sensazione che aveva addosso. Stava per succedere qualcosa, se lo sentivo! Ascoltò il silenzio addosso a lui, quasi come se fosse un qualcosa dio tangibile. Si aspettava di sentire, da un momento all’altro, lo scricchiolio di una scala o il fruscio di un mantello. Invece arrivò solo lo squillo della sveglia. Forse doveva smetterla per davvero con i libri fantasy! Lo stavano influenzando un po’ troppo!

<< Seth, sei sveglio? >> sentì la voce di sua sorella che lo chiamava dalla cucina << la tua colazione è già pronta! >>.

<< Arrivo >> e scese di sotto.

 

 

 

 

 

 

Allora, spero che il visino di Seth vi sia piaciuto e che abbiate visto che i video di cui vi ho lasciato il link  nel prologo. Qui di sotto vi lascerò, invece, un’immagine di Melinda.

 

http://i191.photobucket.com/albums/z69/celebritycool/Shahel-Jennifer_Love_Hewitt_JohnRus.jpg

 

A presto gente ^^ E commentate!

  
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