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Autore: KH4    03/03/2010    7 recensioni
Il mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. Anche se cammino, respiro, osservo...sto forse vivendo come dovrei fare? Non lo so.Ho paura a trovare la risposta.Ho paura a guardare indietro. Ho paura di quello che sono. Ma io....chi sono?(prologo del cap.14).
La vita di Ace prima ancora che entri a far parte della ciurma di Barbabianca e durante la permanenza sulla nave di quest'ultimo, accompagnato da un dolce ragazza dal passato oscuro e ingiusto. Buona lettura a tutti!(introduzione modificata)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barba bianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui,in anticipo per giunta!mi sorprendo di me stessa!Finalmente inizia la parte movimentata della storia;avviso fin da subito,non sono particolarmente brava a descrivere i combattimenti,non ho mai compreso il perché..Beh,io ci ho provato,spero solo di aver fatto un buon lavoro ma questo lo deciderete voi!Se mai ci fossero degli errori grammaticali,perdonatemi fin da subito,l’ho riletto e corretto in fretta!

 

Maya90:te lo ripeto Maya,non c’è bisogno ne di scusarsi della brevità della recensione ne del ritardo,sta tranquilla!Per fare queste recensioni ho utilizzato la sola e unica mattinata in cui non devo svegliarmi alle 6.30 del mattino.Mi chiedi se l’oscurità sia collegata a Teach?chi lo sa…visto che si trattava di dare un occhiatina al futuro e visto che questo è incerto perché non mettere qualche presagio che faccia preoccupare la protagonista?va beh,è già preoccupata a sufficienza ma questo si è visto.Come ho detto sopra,non sono molto brava nel descrivere i combattimenti,qui il mio realismo è piuttosto scarso ma ci sto lavorando,spero comunque che come inizio non sia così catastrofico.

MBP:ecco un’altra che chiede perdono..guarda che non devi chiedermi scusa di niente e nemmeno le altre!siamo ragazze occupate in fondo!la tua coalizione con Yuki è stata di stimolo,visto che inizialmente il mio progetto era ben diverso da un happy ending…no,sul serio,inizialmente,visto che non conoscevo gli eventi ho pensato di fermarmi fino ad un certo punto che ora non specificherò ma poi ci ho ripensato e ho trovato una bomba di soluzione!non svelo niente,ho scritto qualcosa a mano:non riuscendo a scrivere capitoli ordinatamente,quando vengo colta dall’ispirazione scrivo subito per non dimenticare.Non dico che non ci saranno altre parti tristi,però posso affermare che serviranno al fine della realizzazione del mio diabolico piano (togliamo diabolico perché altrimenti mi vedrò arrivare lettere minatorie a raffica…)

Yuki689:cara,non scuotere la mia Sayuri,sii buona con lei!lo so che aspetti il momento in cui i botti scoppieranno e finalmente si daranno un bacio come si deve(che credi,anch’io non vedo l’ora di postare il capitolo in questione) ma la verità,e l’ho già detto,è che io sono lenta e visto che in mezzo ci sono altri episodi,questo sarà messo più in la ma non toglierò scene dove loro sue dovranno confrontarsi per questioni che ovviamente non posso essere trattate con due semplici paroline.Riguardo alla tua minaccia legata alla pretesa dell’happy ending….mi hai fatto tanta pauraaaaaa!!!,non si minacciano così le povere autrici indifese!e io che ti credevo carina e gentile,prima mi fai i complimenti per come scrivo poi mi minacci con un’occhiata truce.Sei cattiva Yuki,guarda che mi metto a piangere!no,scherzo,io ti voglio bene e lo so che a te i sad ending non piacciono ma non temere,ho quel che fa al caso tuo,fidati della buona e vecchia Ale,quindi posa qualunque arma tua abbia in mano e aspetta!

Sachi Mitsuki:dunque mia cara,tralasciando quel che sta capitando nel mondo di Oda,ti poso assicurate che qui Ace non morirà neppure se arrivasse il diluvio universale o l’apocalisse.Ace non si tocca!questo capitolo è un  po’ più corto rispetto agli altri ma da qui in poi iniziano i combattimenti(che spero siano all’altezza delle tue e delle aspettative delle altre).Cara,volevo informarti che il passato di Sayuri l’ho già trattato,è il capitolo 14.Ace si vedrà qui,in un piccolo spezzettone quindi ti tranquillizzo subito e per quanto riguarda il benedetto bacio…abbi tanta pazienza!Lo so che la prima volta è capitano per caso,la seconda perché Ace voleva soddisfare un suo capriccio,la terza…mistero!visto che i momenti tra quei due sono molto importanti sto cercando di renderli i più belli della fict e questo richiede ogni fibra del mio corpo e della mia concentrazione;ci saranno momenti dove dovranno confrontarsi come ho detto a Yuki che serviranno ad entrambi e poi alla fine chissà…Scusami ma se spiattello tutto adesso che figura ci faccio?di nuovo,benvenuta e sempre felice che questa fict ti piaccia tanto!

Beatrix:dolce Bea,se Don fosse qui ti direbbe che “ehi,ma per chi mi hai preso?”e altre robe sul fatto che gli uomini non hanno paura di rovinarsi le mani durante un combattimento.Don non sembra ma anche lui ci sa fare,avrai un piccolissimo assaggio  in questo capitolo ma il resto lo vefrai successivamente.Ti confermo che la murena è stata inviata da quei tre.Non ti preoccupare,quei due sanno come cavarsela,come ben presto vedrai!La parte relativa alla predizione è servita proprio a uno scopo preciso,come hai pensato:sarà il punto d’inizio di molte vicende per così dire,perché riguarderanno Sayuri ma ora non posso dirti molto,solo che la fase del frutto del diavolo Dark Dark è già in cantiere come molte altre;volevo trovargli una storia decente e credo che quella pensata sia la migliore;la sola cosa che posso dirti,se sei abbastanza curiosa,di continuare a leggere perché da qui in poi tutto sarà molto più interessante.Come hai detto tu,si brancolerà nel buio ma non temere,a fare luce ci penserà la sottoscritta!

Angela90:wow non pensavo che quella frase suscitasse tanto effetto!ciao carissima,anche tu piena di impegni eh?come tutti del resto…sigh,voglio una vacanza!io e il mio adorato Pc,soli soletti!La parte del solco sul ponte è stata un inserimento dell’ultimo minuto,dovevo pur rendere ancor più realistica la situazione e se non arrivava la murena,alla fine al posto del ponte ci sarebbe stato un bel buco.Per rispondere alla tua domanda devo dirti che Don inizialmente l’avevo creato così svogliato e pessimista perché volevo qualcosa di diverso.In realtà mi sono accorta dopo di averlo reso simile a Shikamaru e visto che viaggiavo sulla stessa lunghezza d’onda,ho pensato di osservare bene questo personaggio per prendere le qualità che più mi sembravano simpatiche,per il resto della ciurma li ho inventati tutti senza alcun particolare riferimento,in pratrica sono tutti farina del mio sacco,Sayuri per prima.Tornando alla predizione della sibilla devo dire che ho messo inquietudine un po’ a tutti,specie alla mia protagonista ma per ora questo non inciderà sui prossimi scontri.Spero solo di scriverli bene!

 

 

 

In lontananza, Don e Sayuri potevano sentire le urla dei cittadini e il rimbombo dei colpi di cannone diretti contro i mostri marini che stavano cercando di conquistare la costa. I due si trovavano già al di fuori del paese, quasi vicini all’entrata della montagna; non potevano fermarsi, ne girarsi a guardare come stesse andando la situazione, anche se un quadro generale di quanto stava capitando già se l'erano fatto. Avevano fiducia in Bonz e in tutti gli altri, erano più forti di quanto l’apparenza desse a vedere e quindi potevano indirizzare le loro menti su altro, come per esempio, raggiungere il santuario il più velocemente possibile; dovevano risalire l’intera montagna e poi scendere lungo la fiancata posteriore senza sprecare tempo e forze necessarie, ma la presenza dei tre alleati di Jimbe rendeva la missione delicata e incerta per alcuni aspetti. Non avevano alcuna informazione su di loro, come la gran parte dei nemici affrontati in passato, ne quali fossero le loro abilità e i loro poteri ma non potevano di certo tirarsi indietro solo perché non sapevano cosa li aspettasse. Non sarebbero stati pirati se non avessero corso qualche rischio.

I mostri marini erano stati indirizzati verso la costa solamente per dimostrare che i loro avversari a quel patto non ci stavano e questo era bastato per spingere la ciurma di Pugno di Fuoco a contrattaccare, anche se a dirla tutta, i membri dell'equipaggio erano convinti che quei tre se ne sarebbero stati buoni considerata la parola data allo squalo balena. Entrati nella foresta, il medico-cecchino e la navigatrice iniziarono la loro scalata superando alberi, saltando su rocce e sfrecciando tra i cespugli, salendo sempre più in alto come se avessero le molle sotto i piedi. La vegetazione era rigogliosa ma man mano che procedevano, tendeva a diminuire e a lasciar posto esclusivamente al terreno roccioso.

“Quei bastardi hanno decisamente passato il segno. Sguinzagliarci addosso quella bestiaccia strisciante e bavosa...” digrignò Don.
“Sicuramente la loro intenzione era quella di approfittare dell’assenza di Ace. Sono convinti che senza di lui, la nostra forza bellica diminuisca nettamente e credono dunque di poterci battere con più facilità” spiegò razionalmente Sayuri senza mai smettere di guardare dritto davanti a sé.
“Un motivo in più per prenderli a calci in culo” replicò l’uomo sempre più irascibile “Merda! Disturbarmi durante il mio pisolino. Credo non sappiano quanto sia sconveniente svegliare in malomodo una persona quando questa dorme beatamente!”

L’umore di Don era sempre volto al pessimismo, alla svogliatezza e alla passività ma una cosa andava ben ricordata se si voleva vivere tranquillamente sotto lo stesso tetto: al pomeriggio si concedeva una sua oretta di riposo, ora sacra e da non considerare stupida visto che si parlava di un medico e i medici, si sa, studiano anche di notte per approfondire e ampliare sia teoricamente che sperimentalmente le proprie conoscenze. Svegliarlo durante questo suo sonno senza un buon motivo, equivaleva a morire per mano di droghe letali senza la somministrazione dell’anestesia.

Nel loro proseguire, la salita si fece più ripida e i suoni sempre più distanti. Non sapevano da quanto corressero ma a differenza delle comuni persone, loro erano decisamente molto più resistenti: potevano andare avanti anche per giorni se l’occasione lo richiedeva. Don balzava da una pietra all’altra con agilità invidiabile e Sayuri era fresca come una rosa. La fatica non li toccava ne invogliava le loro menti a pensarla ma più si avvicinavano alla vetta, più il loro sesto senso trillava come un doppio campanello d’allarme; sino a quell'istante era andato tutto fin troppo bene ed era impossibile che durasse ancora. Se davvero quei tre avevano intenzione di ostacolarli, presto o tardi si sarebbero fatti vivi.

“Don, fa attenzione!”

Neanche a desiderarlo, il primo ostacolo era arrivato, anzi visto il numero, era più corretto dire i primi: da molti metri più avanti a loro, numerosi rovi color verde muschio emersero dal terreno e scivolando giù per la discesa, cercarono di colpirli con velocità che superava la norma umana: pieni di spine appuntite e pericolosamente grossi,questi strisciarono lungo il pendio come serpenti e una volta alzatisi, si abbatterono sulla roccia, spaccandola e frantumandola in pezzi più piccoli nel tentativo di colpire i due pirati.

“Che accidenti..?!”
“Arrivano!”

Ritiratisi per pochissimi secondi, quei giganteschi rami viventi ripartirono all’attacco da destra; Don e Sayuri si divisero, schivando il secondo assalto e con un balzo atterrarono al sicuro, stavolta pronti ad attaccare. L’uomo scattò in avanti issandosi sulla schiena la fidata arma di metallo e contemporaneamente la castana, armata dei suoi inseparabili pugnali sai, si spostò lateralmente.

“Sprecare dei proiettili per delle insulse piante sarebbe davvero stupido” e difatti, Don colpì uno dei rovi con un pugno così devastante da travolgere altri due suoi simili, sbattendoli contro gli alberi. “Per voi basta e avanza questo”

Nonostante il magro corpo, il medico-cecchino vantava una forza fisica al dì fuori della norma. Non a caso era uno dei membri più forti della ciurma dei pirati di picche.

Agli altri tre rimanenti ci pensò Sayuri: con un colpo netto ed elegante, tranciò buona parte dei loro corpi, come fossero fatti di burro. Questi caddero e si contorsero freneticamente, per poi smettere di agitarsi. I due compagni si scambiarono uno sguardo di sostegno e annuirono a vicenda, pronti a riprendere la loro corsa ma quei rovi, dopo appena qualche attimo di inazione, ripresero a muoversi, comprese le loro parti tagliate, ricresciute sotto gli occhi allibiti dei due umani. Ondeggiando con più dinamismo, rizzarono in piedi, irrobustendosi ancor più di prima.

Non poteva essere così facile. Pensò Sayuri alzando la guardia.
“Grandioso. Ricrescono pure! Dio, come odio le erbacce..” sbottò Don sistemandosi il berretto.

Come ricevuto uno stimolo, i rovi si piegarono verso il basso, cercando di colpire l’uomo con velocità assurda. Don schivò l’attacco ma questi non si fermarono e continuarono nel loro tentativo: il medico non potè far altro che schivare quelle erbacce che si muovevano come fruste, arrivando anche a sbattere il mento per terra pur di non farsi beccare. In un primo momento, Sayuri avrebbe voluto andare ad aiutarlo ma era rimasta ferma dov’era, colta da un illuminazione. Davanti a sé c’erano i rovi che aveva appena tagliato, insieme ai nuovi venuti ma questi non parevano sapere che lei fosse così vicino a loro: si muovevano lentamente, ondeggiando a destra e sinistra e tenendo i loro corpi ben sollevati. Apparentemente non vi era nulla di strano ma lei era a meno di tre metri da loro e questi non solo non si spostavano, ma nemmeno parevano essersi accorti della sua presenza. I loro movimenti era lentissimi, come se fossero addormentati, in attesa di qualcosa che li spronasse a muoversi.

E’ davvero strano. Mi hanno attaccata fino a questo momento mentre adesso sembrano non avvertire della mia presenza. Deve esserci qualcosa che li fa scattare, a meno che....

Pose velocemente gli occhi prima su Don e poi di nuovo sulle piante che la sovrastavano. La sua intuizione poteva essere giusta, doveva solo verificare di persona se ciò che aveva elaborato fosse vero; Lentamente, spostò la gamba sinistra, facendo strisciare volontariamente la suola dello stivale contro la roccia. Immediatamente, i rovi accuminati si riscossero e attaccarono esattamente ai loro piedi, proprio dove lei si trovava. Balzando all’indietro con un salto mortale, la ragazza atterrò su una roccia per poi gettarsi a terra con una capriola laterale prima che la pianta riuscisse ad afferrarla.

Lo sapevo. Adesso ho capito come fanno ad attaccarci.

Allontanandosi rapidamente, raggiunse l'amico e lo trascinò via dal raggio d’azione delle cosidette erbacce, allontanandosi da loro. Nel vederli cadere nello medesimo stato di smarrimento precedente, Sayuri si fermò e, per precauzione, si nascose insieme al compagno dietro ad alcuni alberi.

“Perché ci siamo allontanati? Dobb...”

Lei gli fece cenno di non parlare “Mantieni basso il tono di voce o ci sentiranno. E’così che riescono a captare i nostri movimenti, col rumore” gli spiegò nel sporgere la testa poco al dì fuori della roccia.
Don alzò le sopraciglia, sopreso “Come hai fatto ad arrivarci?”
“Grazie a te. E’ stato quando si sono rialzati che mi è sorto il dubbio: prima hai parlato loro ti hanno sentito mentre i rovi vicino a me non si sono accorti di nulla. E' come se fossero ciechi, basano i loro attacchi a seconda di quello che sentono”
Don annuì con la testa. Il ragionamento non faceva una piega e non lasciava vuoto alcun buco “Ottima deduzione ma anch’io penso di aver scoperto qualcosa di utile. E’ da prima che ci penso e credo che ormai sia una cosa certa”
“Di che si tratta?”

Lui gli indicò con l’indice il punto esatto da cui i rovi erano fuoriusciti, esattamente dove i loro corpi ancora risiedevano nel terreno. “E’ logico pensare che queste non sono comuni piante da giardino. Il fatto che siano comparse all’improvviso, proprio in questo punto, mi ha fatto capire che dobbiamo essere vicini alla vetta ma anche, che queste non solo vogliono difendere qualcosa ma anche, che hanno tutta l’intenzione di non farci passare”

“Quindi se seguiamo il tuo ragionamento, dovrebbe esserci qualcuno nei dintorni che le controlla, è questo che vuoi dire?”
“Esatto. E’ possibile che l’individuo si trovi più avanti, forse proprio sulla vetta. Probabilmente questi rovi sono la manifestazione di un potere scaturito da un frutto del diavolo e chi li comanda, deve trovarsi per forza da queste parti, in alto se seguiamo questo ragionamento; come hai detto tu, queste erbacce ci attaccano solo se avvertono del rumore, quindi è sicuro che il nostro amico, non vedendoci, non può indirizzare correttamente le sue pianticelle” concluse.
“Se le cose stanno così, allora ci basterebbe semplicemente evitarli” suggerì la ragazza.
“Si, è l’unica soluzione (il peggio verrà quando entreremo nel raggio d’azione di questo bastardo). Pronta a correre?”
Sayuri gli sorrise amichevolmente “Ti seguo”

 


“Occhio ragazzi! Ne arriva un altro!”

La costa dov’era ormeggiata la nave si stava pian piano trasformando in un campo da guerra dove cadaveri di mostri marini si ammassavano l’uno sopra l’altro sotto i colpi di cannone e i pugni inferti dai pirati. Il fatto che quelle creature fossero disumanamente enormi avvantaggiava i pirati in fatto di velocità; non si erano fatti scoraggiare o impaurire da quelle bestiacce da colori sgargianti e dai denti aguzzi e avevano impugnato le loro armi senza esitazione, dando mostra di un lavoro di gruppo impeccabile, perfetto contro un nemico primitivo che si limitava a far uso della sua forza senza cooperare con i suoi simili.

Dopo la murena dal corpo giallognolo, si erano visti impegnati contro un paio di serpenti marini dalla muta blu cobalto e un granchio gigante dalla corazza rossa rubino, decisamente difficile da rompere con il solo utilizzo dei pugni; in quel momento se la stavano vedendo con un’altra murena, grande come la prima ma dai colori più vivaci, richiamanti l’arcobaleno, che sotto il sole sembravano mescolarsi tra di loro. Abbatterne uno alla volta era il solo modo efficace per mantenere il vantaggio e per ora sembrava funzionare perfettamente; sorprendevano il nemico con colpi leggeri al fine di indebolirlo e, una volta distratto distrarlo, Bonz gli dava il benservito con una bella mazzata su cranio.

In fatto di forza fisica, era l’unico che potesse rendere incosciente un mostro marino grande quanto una fortezza della Marina. Nel affondare la sua arma sulla testa dell’ennesimo mostro, il cuoco-cannoniere saltò giù da quest’ultimo per atterrare rumorosamente a terra, sprofondando un po’ nel terreno mentre il nemico, appena colpito, stordito per il colpo, barcollò pericolosamente per poi cadere in mare con un tonfo sordo che inondò tutta la spiaggia.

“Bene, ne abbiamo sistemato un altro!” gioirono alcuni.
“Non perdiamoci d’animo! Ne stanno arrivando altri, dobbiamo resistere finchè il capo e gli altri non tornano!” urlò Bonz alzando la mazza.

 


Il santuario di Fisher Tiger non era che un piccolo altare di roccia scolpito dagli umani e dagli uomini pesce in onore del loro salvatore. Sopra l’asse lineare e liscio era stata messa una lastra circolare su cui era stato inciso il simbolo che aveva coperto il segno dell’artiglio dei draghi celesti: non era che un semplice sole ma il pensiero di non vedere più tatuato sulle propria pelle quell’orrore, rendeva quel simbolo ancora più significativo e importante, come un nuovo inizio, una seconda possibilità. Fisher Tiger aveva fondato la ciurma dei pirati del sole per riscattare chi era sull’orlo del precipizio, in particolare i suoi fratelli: non aveva salvato solo i suoi simili ma anche esseri umani, giganti, e molte altre razze per il semplice fatto che erano tutti degli esseri viventi e come tali, non potevano essere schiavizzati da dei loro simili, da chi si credeva addirittura un Dio, nonostante lui stesso odiasse gli umani.

Persone che trattavano gli abitanti di quel mondo come se fossero dei ornamenti per le loro case, a cui potevano dare un prezzo, su cui potevano imporsi perché di loro proprietà.....non esisteva niente di più deplorevole e disgustoso dell’asta di Shabondy. Li prendevano, li vendevano e più erano belli e in salute, più il loro prezzo saliva e sia il venditore che il cliente ci guadagnavano egregiamente. Bisognava essere privi di cuore per dare un prezzo alla vita umana e metterla sullo stesso piano di un oggetto inanimato. Gli abitanti dell’sola delle perle avevano patito tutto questo e cosa potevano fare se non rendere omaggio a quell’individuo, a quell’uomo pesce, che nonostante la sua repulsione per gli esseri umani, non si era lasciato abbindolare dalle discriminazioni e aveva donato la libertà a tutti quanti?

Il santuario era stato il loro ringraziamento, per onorare la sua memoria eppure in quel momento, quel piccolo fazzoletto di terra grigia non era il terreno su cui si stava svolgendo una celebrazione in segno di elogio ma un combattimento dove due opinioni differenti si stavano dando battaglia come due titani scatenati; le parole erano durate ben poco, senza contare che quello su cui dovevano discutere civilmente aveva già trovato la sua conclusione ancor prima di arrivare al santuario. Nonostante Ace vantasse il potere del fuoco, la forza mostruosa di Jimbe, allegata alle sue arti marziali, stava riuscendo a mettere a dura prova tutte le sue capacità.
La sua intangibilità non era più del tutto sicura ma questo non cambiava nulla: anche senza essa, rimaneva mostruosamente forte per competere contro quella dello squalo balena. Botti simili a scosse di terremoto stavano devastando la zona, sbriciolando la pietra in granelli di sabbia e rendendo l’aria carica di elettricità e polvere; più quei due andavano avanti, più tendevano a mostrare il peggio di sé.

“Stai mettendo a dura prova la mia pazienza, Pugno di Fuoco. Arrenditi” gli consigliò Jimbe con tono che non ammetteva obbiezioni.

Le zanne laterali che sporgevano dalla sua bocca si erano imbrattate di sangue, cosi come per il viso bluastro, percorso da strisce scarlatte luccicanti.

“Spiacente, ma io non prendo ordini da nessuno” replicò Ace arrogantemente. La sua mano divenne incandescente, pronta a colpire “Dovresti aver capito che ho la testa più dura della tua”

Il suo sorriso strafottente ricalcava le sue parole, infondendo un doppio senso di irritazione che Jimbe a stento poteva sopportare in silenzio.

Il Cavaliere del Mare digrignò i denti e inarcò le ciglia arricciate nel vedere il braccio del ragazzo spostarsi all’indietro, nella consueta fase di caricamento. Lui stesso era cosciente di essere una testa calda e nemmeno a lui piaceva prendere ordini da qualcun altro al di fuori di sé stesso; doversi confrontare con una persona che aveva in comune con lui quei due punti era più faticoso perché richiedeva una dose extra di pazienza. Carattere a parte, era un pirata che odiava i pirati e per quanto suonasse strano, il titolo che vantava gli occorreva solo per poter assicurare la continua armonia sull’isola degli uomini pesce che tempo addietro quell’uomo, a sua detta, dall’onore più grande del suo, aveva ristabilito. Il paradiso marino era diventato un mercato incontrollabile, barbarico e i suoi abitanti non facevano che soffrire e perire per mano di chi passava di lì.

In quella terra dalle sfumature blu, dai giardini di corallo brillante, si era scatenato un inferno rosso come il sangue, così denso da oscurare le acque e farle sprofondare nell’oblio assoluto. Sarebbe andato perso se quell’imperatore, il più anziano e il più leggendario dei quattro, non avesse imposto la sua volontà come una legge inattaccabile: Barbabianca aveva placato il caos scatenatosi anni addietro e nessuno si era più permesso di rapire o sfruttare gli abitanti della sua terra ed era per tale ragione che adesso voleva a tutti i costi impedire che quel tipo lo incontrasse. Era il minimo che poteva fare.

“Hiken! (trad: pugno di fuoco!)”

Ace spinse in avanti il braccio destro, rilasciando tutta la sua potenza in quell’unico attacco. L’Hiken era una della sua armi più micidiali, un concentrato di fuoco allo stato puro completamente inarrestabile; occupava un raggio d’azione molto ampio ed era capace di distruggere diverse flotte navali in un solo colpo, lasciando al loro posto cumuli galleggianti di legno e vele. Nell’istante in cui Jimbe si vide arrivare addosso quel colpo dall’immenso potere distruttivo calcò per bene i piedi per terra e richiamò a sé tutta la sua concentrazione senza tentare di scappare. Già sapeva che non sarebbe servito, non avrebbe mai fatto a tempo e quando avvertì sulla propria pelle il calore di quella tecnica bruciare sempre di più, aprì gli occhi, pronto a contrattaccare.

Una cosa doveva sempre tenere a mente: il karate non era soltanto forza fisica ma anche mentale e nel caso degli uomini pesce, la concentrazione richiesta era tre volte superiore a quella umana se la lotta si svolgeva sulla terra ferma. In acqua, si era molto più agevolati.

“Pugno spacca 5000 tegole!”

Lo squalo balena sferrò un pugno potente nel vuoto, rilasciando tutta la concentrazione raccolta in esso: appena lo fece, l’aria cominciò ad agitarsi e a convogliarsi fino a creare un’onda d’urto che fermò la rapidissima avanza del pugno di fuoco di Ace. L’onda creatasi e il fuoco, si mischiarono, aggrovigliandosi fra di loro, fino ad annullarsi completamente.Nel vedere il proprio fuoco neutralizzato a quel modo, Ace sentì la propria schiena venire percorsa da un forte brivido d’eccitazione: quella sfida si stava facendo sempre più impegnativa, decisamente allettante per uno che voleva sfoderare tutta la sua potenza senza costrizioni. Sogghignò divertito. Data l’assenza di civili e considerato chi aveva davanti, lo scatenarsi era decisamente un obbligo impossibile da rifiutare.

“Interessante. Non immaginavo che le tue arti marziali fossero in grado di annullare addirittura il mio attacco” si sorprese.
“Come ti ho detto prima, non posso permettere che tu veda il vecchio. Le tue intenzioni non mi piacciono affatto quindi lascia perdere” affermò irremovibile l'avversario.
“Ah, allora sei sordo d’orecchi” disse il moro col suo solito sorriso furbesco “Ti ho detto che io non prendo ordini da nessuno”
Lo sguardo di Jimbe si assottigliò ancora di più “Allora credo che farti abbassare la cresta non sarà sufficiente”
 



 
  
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