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Autore: kyelenia    04/03/2010    1 recensioni
Assolutamente dracocentrica.. Questa volta è il nostro Malfoy a fare i conti, una volta come tante, con la difficoltà della vita.. Si vede scivolare tra le mani il suo Harry, l'amore della sua vita..
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 – The day after Tomorrow

 

Sono passati dieci anni dal giorno in cui la vita di Draco Malfoy è finita almeno tanto quanto quella di Harry Potter. Due individui legati da un filo indistruttibile, a renderli quasi un’unica persona.
Dieci anni alla ricerca dell’oblio da parte di Draco, vinto dal desiderio disperato di non essere più. Ricerca dell’annullamento, per sentire quello strazio e quel dolore insopportabili abbandonare il suo cuore, e lasciare finalmente riposare la sua mente e la sua anima. Anni in cui il minimo che richiamasse alla memoria Harry era in grado di ferire come la più acuminata delle spade. Draco aveva dubitato seriamente della propria forza, della capacità di rialzarsi da quell’ennesima perdita, la più intensa, la più bruciante.
Il primo anno aveva cercato di non esistere più, come se non mostrarsi al mondo avrebbe lasciato sparire ogni molecola del suo essere; 365 giorni trascorsi a letto, immobile, alimentato solo dalle flebo che gli erano state imposte dalla Granger per non lasciarlo morire.

Draco guardò il buio della propria stanza; non sapeva che giorno fosse, non sapeva l’orario, ma non importava: per lui gli istanti, i minuti, le ore, si succedevano uguali, scanditi solo dai battiti del suo cuore sofferente. Se non fosse stato per quel rumore familiare avrebbe facilmente pensato di essere stato finalmente accolto dall’oblio. Un fascio di luce, dalla porta appena aperta, colpì i suoi occhi disabituati a qualsiasi cosa non fosse l’oscurità della stanza. La luce andò ad illuminare una chioma riccia, la Granger era tornata. Hermione si avvicinò al suo letto con passo silenzioso, come se si trovasse al capezzale di un morente. Non che lui fosse tanto diverso, la sua però era una morte dell’anima, non fisica. Ignorò le parole pronunciate da quella, nel tentativo di spingerlo ad alzarsi a reagire, sapeva che lo faceva per il suo bene, ma lui non ne aveva la forza. Si accorse soltanto che stava cambiando la sacca della flebo; significava che un altro giorno era passato; il ventesimo.. Venti sacche, venti interminabili giorni. Draco chiuse gli occhi e si concesse all’incoscienza per pochi istanti, incurante e disinteressato a tutto quello che accadeva attorno a lui.

Per un anno Draco non aveva desiderato altro se non la cara ed attesa morte, pace per il suo cuore sanguinante. Hermione sapeva che Harry non glielo avrebbe mai perdonato ed aveva impedito al biondo di abbandonarsi all’invito della fine, fiduciosa che prima o poi sarebbe riuscito a risorgere dalle ceneri del proprio dolore, come una nobile fenice.
Era stato un anno infernale per tutte le persone a lui vicine, che varcavano a parta della sua stanza terrorizzate dal timore di trovarlo avvolto da lenzuola intrise dal proprio sangue.

Qualcuno inconsciamente aveva lasciato un rasoio sul comodino della stanza di Draco, ‘Mione si sarebbe infuriata per quella manchevolezza. Draco guardò il luccichio invitante delle lame e fu tentato di farla finita. I suoi muscoli si tesero spasmodicamente all’interno di arti che non avevano la forza neanche per allungarsi.

Draco sapeva che se avesse deciso di smettere volontariamente di vivere Harry non glielo avrebbe mai perdonato, e lui non voleva farlo arrabbiare, neanche in quel momento.


Dopo un lunghissimo anno che era sembrato durare una vita, aveva trovato la forza di risvegliarsi da quell’incoscienza dolorosa. Tornare a lavoro, svegliarsi la mattina, mangiare, dormire, qualsiasi azione, anche la più semplice, gli sembrava superare di gran lunga le sue possibilità. Ma aveva imparato a vivere, a ripetere come un automa le azioni abituali. La gente intorno a lui ringraziava per quel ritorno alla vita e non gli chiedeva di essere felice.

 

 

Adesso erano passati dieci anni e la sua vita era diventata quasi normale. Quel giorno Ron ed Hermione avrebbero celebrato ventidue anni di matrimonio, resi amari come sempre dalla coincidenza con l’anniversario della morte di Harry. Dieci anni.. Draco aveva deciso di fare un regalo alla coppia per ringraziarli di tutte le volte in cui gli avevano offerto il loro aiuto, senza chiedere o aspettarsi nulla in cambio. A loro insaputa aveva organizzato una festa a casa propria con le persone più intime per la coppia ed i loro vecchi compagni di scuola.
Aveva comprato cibi e bevande a volontà, magici e non, davvero per tutti i gusti. Erano già distribuiti su vari tavoli sparsi nelle stanze principali.

L’inizio della festa sarebbe stato di lì a cinque minuti e lui attendeva nell’anticamera l’arrivo dei primo ospiti. Il campanello cominciò a suonare e Draco accolse in casa propria gente che non incontrava da anni e con molti dei quali non aveva avuto affatto un rapporto piacevole.
Preso dall’onere di fare il cortese padrone di casa e far trascorrere a tutti una serata piacevole non ebbe il tempo di soffermarsi su pensieri che l’avrebbero tormentato. D’altronde quel giorno non era felice per lui, e benché fossero passati dieci anni a lui sembrava di aver perso Harry soltanto il giorno prima.

Soltanto quando anche Neville Paciock se ne fu andato per ultimo e lui rimase solo con Ron e Hermione sentì tornare la familiare sensazione di soluti dine.

La coppia aveva deciso di rimanere sapendo che probabilmente il Serpeverde avrebbe avuto bisogno di sfogarsi con qualcuno, in quegli anni avevano imparato a conoscersi bene.

Ordinarono la casa, raccolsero bottiglie, piatti e tovaglioli e li gettarono nei cesti per la raccolta differenziata. Un po’ di lavoro manuale non avrebbe fatto male a nessuno. La cucina rimase l’unica  stanza da sistemare e Hermione decise di porre fine a quel silenzio estenuante ordinando tutto con un incantesimo: decisamente più rapido!
Si accomodarono così intorno al tavolo della cucina, mentre il silenzio ancora si protraeva. Era un silenzio carico di attesa, per uno sfogo che non si fece attendere troppo a lungo. Lacrime di amarezza e nostalgia presero a scendere dagli occhi dell’argento più puro, resi ancora più brillanti da quelle stille di dolore liquido. Hermione si specchiò in un pozzo di disperazione infinita e si sentì sopraffatta dall’emozione dell’altro. Lo abbracciò delicatamente, come potrebbe fare una madre con il proprio bambino, senza alcuna malizia. Il biondo poggiò il proprio capo sulla spalla della ragazza, e sfogò tutta la sofferenza in un pianto liberatorio. Ron osservava impotente la scena, non sapendo cosa dire o cosa fare, optò per un silenzio che gli avrebbe sicuramente risparmiato uscite inopportune.

Draco rialzò la testa quando si sentì leggermente liberato e sentì che loro erano le persone giuste da rendere partecipi del suo dolore.

«Oddio, mi manca così tanto. E sono passati già dieci anni» sembrava parlasse con sé stesso, cercando di mettere ordine ai propri pensieri e mentre diceva queste parole fissava la fede al proprio dito, con le parole incise da Harry per lui al suo interno “uniti sempre, divisi mai”, «Quando se n’è andato avevo solo 29 anni ed anche ora avrei la possibilità di rifarmi una vita, ma come posso?! Senza Harry la mia vita è vuota, assolutamente priva di significato. Sono quelle parole strappalacrime che dicono gli eroi dei film, o che dicono  le principesse nelle favole. Ma questa è la vita cazzo! Una cazzo di fottutissima vita, e fa dannatamente male!».

«Oh dracoHermione lo guardò con dolcezza – Harry vorrebbe che tu fossi ancora felice, anche con qualcun altro al tuo fianco». Hermione sapeva che stava rischiando tanto parlando in quel modo a Draco, un uomo che aveva sepolto il proprio cuore nella tomba insieme all’amore della sua vita.

I timori di Hermione non furono delusi; Draco le rivolse un’occhiata feroce.

«Un’altra persona? Ma hai idea dell’idiozia che stai dicendo? Io amo lui con tutto il cuore, ancora adesso! Nessuno potrà mai prendere il suo posto è chiaro? Mi sembrerebbe un’offesa al nostro matrimonio».

Draco preferiva vivere nel passato e nei ricordi. Annegare ogni sera il capo sul cuscino sempre spruzzato del profumo di Harry. Girare per le stanze profumate da fiori, come le amava Harry. Non aveva cambiato casa, non l’avrebbe mai fatto. In quella casa almeno sentiva che Harry era ancora lì, tra quelle mura che avevano osservato la loro quotidianità.  Per Draco la felicità coincideva con Harry al suo fianco; era semplice, era una certezza salda, non aveva bisogno di porsi alcuna domanda: niente Harry? Dolore. Tutto si poteva ridurre ad un concetto elementare.

«Lo so Draco, ma almeno cerca di uscire qualche volta, non so!» la Grifondoro non si era data per vinta.

«Ma io esco! Vado ogni giorno a lavoro. E non parlarmi di svaghi Hermione, non ne voglio proprio sentire parlare».

A distanza di dieci anni Draco si guardò attorno e la presenza di Harry in quelle stanze lo colse come un sogno improvviso. Solo perché non era più percepibile non significava che non ci fosse più. Lui lo amava sempre, questa era l’unica cosa certa.

Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.*

Ed il suo cuore gli urlava prepotentemente l’immensità della presenza di Harry all’interno di esso. Il moro aveva riversato le proprie scintille di vita su ogni centimetro quadrato di quell’appartamento, che ora era specchio della felicità che avevano condiviso.

Congedò gli amici che accolsero con benevolenza la rinata scintilla di vita negli occhi di Draco.

I Malfoy non si arrendono, i Malfoy prima o poi si rialzano. E Draco Malfoy era tornato a vivere.

 

   
 
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