secondo capitolo..anke senza le vostre così ambite recensioni, continuo a postare...a presto ^_^
CAPITOLO 2 – IL MORSO DELLA TARANTOLA
Sapore…
Calore… Odore… Sapori finalmente umani… Desiderio umano, di un contatto, non di
nutrimento. Desiderio di qualcosa di più profondo. Desiderio di qualcosa di
vero e tangibile. Non solo vane fantasie. E ritrovarsi a pensare a lei. Pensare
ad una donna non per il suo sangue, ma per quel cuore che batte un po’ anche
per te.
Continuava a toccarsi le labbra che poche ore prima avevano
danzato con quelle di una misteriosa ragazza che non lo temeva nonostante il
pericolo, nonostante il fatto che lui avrebbe potuto ucciderla senza battere
ciglio.
Sentiva ancora il calore avvolgente di lei, il sapore del
suo alito caldo mischiato al suo soffio freddo. Due metà che insieme
raggiungevano la mela perfetta. Una mela così bella da non aver il coraggio di
assaporare. Di addentare.
Ancora non capiva come potesse essere successo. Come poteva
non provare nessun istinto primordiale verso quell’odore incredibile, verso
quel sapore struggente, verso quel collo candido e vellutato.
Ci aveva provato. Aveva poggiato le sue labbra sul suo
collo, Ma qualcosa lo aveva frenato come gli era successo tanti anni fa, la
notte in cui era rimasto solo. La notte in cui aveva ucciso quello che credeva
sarebbe sempre stato il suo unico grande amore. E poi ricordò.
-Sei quel vampiro…-
New
York, 10 anni prima
Il collo
forte di quello sconosciuto lo stava saziando, ma riusciva a sentire
nitidamente un altro odore in quella casa. Un odore dolce, mieloso ma che non
lo stuzzicava. Non voleva berlo, ma godeva solo nel sentirlo. Voleva avvicinarsi
alla fonte di quell’odore, ma era l’odore ad avvicinarsi a lui. Passi
tentennanti, terrore e paura nell’aria. Era concentrato su tutti i rumori della
casa. Dalila che succhiava il sangue ad una sconosciuta, il cuore dell’uomo che
aveva morso che esalava gli ultimi battiti. Poi il cigolio sommesso della porta
e il ringhio soddisfatto della sua compagna. Gli occhi verdi di quella bambina,
il balzo di Dalila, la fame risvegliata in lei da quell’odore, da quel profumo
giovane e mielato. Qualcosa di primordiale lo invase. Un istinto di
conservazione e protezione verso quell’esserino indifeso. Credeva che fosse una
scintilla di umanità che non era stata sopita dopo secoli di caccia e uccisioni
impunite. Ma non era niente di quello che ricordava di aver provato durante la
sua sconsiderata vita umana, la vita di un conte dedito al sesso e al
divertimento. Provò un sentimento che non aveva niente a che fare con quello
che aveva provato per Dalila in vita. La lite furibonda sotto gli occhi
agghiacciati della bambina, di quell’angelo perfetto in camicia da notte e
piedi nudi. La confessione di Dalila. Il suo finto amore. La rabbia per ciò che
aveva perduto per sempre e per ciò che gli aveva dato. L’odio. E la vendetta.
Dopo aver ucciso Dalila, si era accorto che la bambina
era svenuta per terra esanime e aveva urlato di dolore. Poi la corsa nella
notte verso l’ospedale dove l’aveva lasciata. E il buio.
-Eccoti, angelo mio…-