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Autore: key_c    07/03/2010    2 recensioni
Per vari motivi ho letto il fumetto fino al numero 16 e dell'anime sono riuscita a vedere gli episodi fino alla serie (vista solo in parte) di Alabasta. Però la storia ed i personaggi mi sono piaciuti e ho voluto provare ad inventarmi un seguito mio della storia. Per farlo ho cercato qualche informazione su internet, ma soprattutto mi sono servita della mia mente bacata. La storia è ancora in corso, ma questo è il lavoro svolto fino adesso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 65 –

 

Etcium!!

– Salute! – Si levò un piccolo coro dal tavolo.

Northon sorridendo commentò – Nami, credo proprio che questa volta tu ti sia presa proprio un bel raffreddore.

Nami lo colpì con un pugno in testa – E di chi credi che sia la colpa? Mi hai trascinata in giro per mezza isola bagnata fradicia. Sono fortunata a non essermi buscata una polmonite!

Northon ammise le sue colpe senza però mostrare alcuna traccia di pentimento – È vero, ma l’ho fatto per una giusta causa. Inoltre per rimediare e farmi perdonare ti ho lasciato usare la doccia della mia cabina e ti ho prestato il mio maglione più caldo e pesante. – La prese bonariamente in giro – Sei gracilina e dalla salute cagionevole, perché non ti fai curare dal nostro caro dottor Lincon?

La cartografa lo incenerì con lo sguardo. Il dottore era un brav’uomo, intelligente, simpatico, spiritoso, onesto… Ad essere sinceri era onesto come tutto il resto della sua ciurma, quindi in modo relativo. Il suo problema era un altro. Visto che di solito i suoi pazienti erano solo uomini rudi e brontoloni, il medico nutriva una vera passione per lei ed ogni scusa era buona per cercare di visitarla e metterle le mani addosso. Non che la molestasse, solo la infastidiva il suo atteggiamento troppo intimo. Per di più, essendo medico, molte volte aveva anche una scusa valida per farlo. Per il resto era un uomo piacevole, con cui si fermava a parlare volentieri.

Come se fosse stato evocato per magia solamente nominandolo, il dottor Lincon si fece subito premurosamente avanti – Mia cara, finita la cena ti visiterò privatamente nel mio studio per prescriverti la cura migliore.

Il secondo della Thaurus, che quando non era coinvolto in qualche battaglia sembrava tutta un’altra persona, più allegra, amichevole e casinista, come il resto della sua ciurma conosceva bene il suo debole per la bella navigatrice.

Dereck colse al volo l’occasione per prenderlo in giro – Scommetto che le farai togliere la maglietta, fare dei profondi respiri e dire trentatre. Potrebbe farlo chiunque di noi. Per trovare un volontario basta solo chiederlo.

Fingendo di prendere seriamente il commento, il dottor Lincon si impettì affermando – Farò questo e tutto ciò che è in mio potere per farla tornare al più presto in buona salute. – E rivolgendosi alla navigatrice – Nami, non ti preoccupare: ti dedicherò tutta la mia più completa attenzione fino a quando non sarai completamente guarita.

Nonostante il naso rosso e gocciolante Nami lo affrontò con denti da squalo – Levatelo dalla testa! È un comune raffreddore e non esiste ancora nessuna medicina per curarlo, quindi non c’è nessun bisogno di una visita. – E cercando di trovargli un’occupazione che lo tenesse impegnato per un po’ gli chiese – Perché non torni ad occuparti dei tuoi compagni che sono rimasti feriti? Prima di venire a cena io e Northon siamo andati a trovarli e mi hanno confidato di sentirsi trascurati dal loro medico. Cerca di impegnarti con loro almeno la metà di quello che ti proponi sempre di fare con me.

Dottor Lincon – Loro ormai stanno benissimo. Hanno la pellaccia dura, non devi preoccuparti inutilmente. Ho già prestato loro tutte le cure del caso. Non c’è altro che io possa fare. È il tuo delicato nasino che mi preoccupa.

Nami secca – Ti ho detto di no!

Avendo ritrovato il suo spirito allegro e festaiolo, il secondo della Thaurus decise di stuzzicare ancora un po’ quei due.

Rivolto alla navigatrice, Dereck le chiese con finta innocenza – Perché non gli fai vedere il tuo livido?

Nami lo guardò perplessa non capendo a cosa alludeva – Quale livido?

Dereck, con un sorriso – Quello che ti sei procurata con lo scivolone e la conseguente poco dignitosa caduta nel fango. Sei finita con il sedere per terra. Credo proprio che ti ci vorrebbe un bel massaggio.

Il dottor Lincon si spostò un po’ di lato per poter osservare meglio la “parte lesa” che però era ben celata sotto il pesante maglione che Northon le aveva prestato e che le arrivava sotto alle ginocchia.

Flettendo le dita delle mani come se anticipasse “l’arduo” compito prospettatogli, il dottor Lincon si affrettò a dire – Dereck ha ragione. Non bisogna sottovalutare un colpo del genere. In camera mia ho un unguento speciale con cui potrei farti un bel massaggio.

Nami però non apprezzò le sue eccessive premure – Scordatelo! E se ci tieni alla vita smettila di guardarmi il sedere con quello sguardo da maniaco! Sto benissimo e se mai avessi bisogno di qualche cura, unguento o massaggio che sia mi rivolgerò a Chopper, il mio medico di bordo. – Ed in tono definitivo concluse – E con questo l’argomento “la salute di Nami” è definitivamente chiuso. Intesi?

Il dottor Lincon protestò imbronciato – Perché quando c’è qualche altro medico intorno diventi così difficile da avvicinare? Nemmeno avere Erick o Northon appena fuori dalla porta quando ti visito è molto carino da parte tua.

Nami gli sorrise con aria dolce ma gli occhi erano pervasi da una luce fredda che creava un netto contrasto con l’espressione del viso – È per la tua sicurezza. Potrei non resistere al desiderio di saltarti addosso e allora come farebbe la Thaurus ad andare avanti senza il suo medico?

Il dottore la guardò perplesso non sapendo se prendere quell’affermazione come un complimento o piuttosto come una velata minaccia.

A togliere il medico d’impaccio intervenne Northon che non aveva nessun dubbio sul tono minaccioso di quell’affermazione e che quindi, per porre fine alla discussione, dichiarò in tono sicuro – Per fortuna non lo scopriremo mai perché il nostro caro Lincon continuerà a fare il bravo dottore mentre Nami continuerà a comportarsi come una brava paziente. – E prima che la navigatrice potesse aggiungere qualche cosa le disse – Ora siediti e mangia la minestra finché è ancora calda. Dopo cena noi due dobbiamo discutere un paio di dettagli sul prossimo lavoro che ci aspetta. C’è qualche parte del contratto che hai stipulato che non mi convince. Dopo è meglio che tu ti metta a letto prima di prenderti per davvero qualche malanno.

Nami lo fulminò con gli occhi – Che bravo. Prima mi fai quasi congelare con una forzata doccia gelata e poi vuoi fare la brava mammina che si prende cura della sua creatura. Guarda che non basterà questo per farti perdonare.

Northon sospirò rassegnato – Temevo che non sarebbe stato così facile.

La navigatrice gli rivolse un sorriso che non gli piacque per niente. Quella piccola peste doveva avere già in mente come pareggiare i conti.

Ciò poteva significare solamente una cosa: in arrivo c’era qualche lavoro che in altre circostanze lui non avrebbe mai e poi mai accettato.

Un compito tipo quello che avevano portato a termine per quel mercante di Tihi. Quando li aveva caricati a bordo, quegli animaletti gli erano sembrati tanto innocui e carini, proprio come gli aveva assicurato la navigatrice. Si era aspettato un lavoro di tutto riposo, invece avrebbe dovuto dubitare sin dall’inizio di come la cartografa gli aveva presentato le cose. Suonava tutto troppo facile. A dimostrazione che si era lasciato ingannare dalla ragazza come un povero allocco, quel lavoro si era dimostrata una fregatura di prim’ordine. Infatti per tutta la durata del viaggio quelle palle di pelo non avevano fatto altro che mangiare e defecare. Vista l’incredibile quantità di feci che i suoi uomini avevano spalato in mare durante quei pochi giorni di navigazione, non si stupiva che quell’incarico fosse stato così ben pagato. Ma dopo quell’esperienza si era ripromesso che non avrebbe più accettato commissioni di quel tipo per nessuna ragione al mondo.

Portato a termine il contratto, mentre Estman, Weston e Sowthwey se ne erano rimasti comodamente seduti a guardare sghignazzando, lui ed i suoi uomini ci avevano messo un’intera settimana a ripulire completamente la stiva e disinfettarla. Inoltre gli ci era voluto circa un altro mese per far passare la puzza. Erano persino arrivati ad appendere alle travi della nave dei mazzetti di lavanda. In quel periodo avevano avuto costantemente il dubbio che il cattivo odore si fosse impregnato nei tessuti dei loro abiti e quindi quando sbarcavano sulla terra ferma si erano tenuti un po’ in disparte dalla folla. Inoltre avevano fatto il bucato quotidianamente e le docce della nave non erano mai state usate così spesso.

Si era rivelato un mese particolarmente lungo e difficile, ma erano sopravvissuti.

Da quell’esperienza aveva imparato a prestare maggiore attenzione ai lavori che la navigatrice proponeva loro e a quello che la ragazza non diceva. Anche se riusciva ancora a fregarli piuttosto spesso rifilando loro qualche incarico poco piacevole, si riteneva molto soddisfatto dei risultati ottenuti fino ad allora.

La loro improbabile società stava riscuotendo un discreto successo e non certo grazie alla pubblicità, che era l’ultima cosa che volevano e di cui avevano bisogno. Il loro successo era dovuto al passaparola. La gente si rivolgeva alla loro società perché, a parte una o due piccole eccezioni, i loro clienti erano soddisfatti del servizio reso.

E come aveva sostenuto Erick: un cliente soddisfatto è la migliore pubblicità.

Inoltre così facendo, oltre a poter scegliere per chi lavorare, avevano a loro disposizione tutto il tempo che poteva servire loro per occuparsi dei propri affari e di altre faccende secondarie.

No, quel sorrisetto calcolatore non gli ispirava nulla di buono. Doveva correre ai ripari prima che la ragazza gli rifilasse un altro bidone.

Ma Nami spostò la sua attenzione sui ragazzi senza dargli modo di mettere in atto il suo proposito.

La cartografa stava seguendo il consiglio del suo socio di mangiare la minestra finché era ancora calda ma notò che, a parte Rufy, gli altri suoi compagni si limitavano a rigirare il cucchiaio nei piatti. Conoscendo il loro solito appetito, la loro voracità e la fretta di ingozzarsi che dimostravano ogni volta che si sedevano ad un tavolo, la navigatrice cominciò a preoccuparsi.

Che non fosse lei l’unica ad essersi buscata un malanno giocando nel fango? Se le cose stavano davvero così, si trattava di una vera epidemia!

Nami indagò – C’è qualche cosa che non va? Non avete fame? Vi assicuro che la minestra è davvero molto buona. Nasser è un ottimo cuoco.

Astor fissava indeciso il piatto – Non si tratta di questo.

Kaya era pallida ed il suo viso stava assumendo un colorito verdognolo. Alzandosi in piedi di scatto, corse fuori scusandosi e portandosi entrambe le mani alla bocca.

Nemmeno la faccia dell’archeologa era allegra.

Alzandosi per seguire l’amica sul ponte, Robin si scusò – Torniamo subito.

Gli uomini della Thaurus fissarono perplessi i loro piatti ormai vuoti e quelli dei ragazzi che per contrasto non erano nemmeno stati toccati.

Kaya e Robin rientrarono in cambusa. Risedendosi al suo posto, con aria schifata la biondina allontanò da sé il piatto che si stava raffreddando.

La cartografa si portò un’altra cucchiaiata di minestra alle labbra. Prima di inghiottire ne tastò per un lungo attimo il sapore.

Nami commentò – A me sembra buona.

Dereck concordò – Io dico che è ottima. – E con un sorriso aggiunse – Nasser da sempre il meglio di sé quando tu mangi con noi. Dovresti farlo più spesso.

A quel punto Trevor, vedendo l’espressione dispiaciuta dipinta sul viso del cuoco della Thaurus, spiegò stringatamente – Non è colpa del sapore. Si tratta del piatto in sé.

Nasser perplesso – Cosa c’è che non va nella mia minestra? Dopo tutto il freddo che avete preso, una minestra o una zuppa calda è quello che vi ci vuole per riscaldarvi.

A quelle parole, nella mente della navigatrice si accese una lampadina. E se…

Sporgendosi in avanti con un sorriso e dondolando su e giù il cucchiaio, Nami chiese divertita – Per caso non vi sarete fermati a Dankwart? – E vedendo i visi dei ragazzi perdere ogni espressione, chiese incredula – E nonostante tutto quello che vi avevo scritto al riguardo, avete comunque mangiato la loro cucina?

A quel punto Kaya sbottò trattenendo a stento le lacrime – È stata tutta colpa di Rufy e di Sanji che si sono messi a giocare e hanno rovinato la lettera. Per buona parte era completamente illeggibile e poi Usop ha voluto a tutti i costi fermarsi a giocare al capo villaggio e noi… – Ma non riuscì a continuare.

Nami era allibita – Quanti giorni sono passati prima che scopriste la verità?

Fu Trevor a risponderle con un tono da funerale – Tre.

La cartografa tornò a posarsi contro lo schienale della sedia. Conoscendo le abitudini degli abitanti di Dankwart, poteva capire le loro espressioni e la loro momentanea repulsione per zuppe e minestre, ma… Avevano delle facce così buffe!

La navigatrice scoppiò a ridere in modo irrefrenabile guadagnandosi un’occhiataccia da parte dei suoi compagni. Loro non trovavano la cosa così divertente.

Anche gli uomini della Thaurus sghignazzavano divertiti dalla loro disavventura. Conoscevano l’isola non solo perché ne avevano parlato solo qualche giorno prima con la cartografa, quando cercavano di calcolare dove dovevano trovarsi i suoi compagni e la sua nave, ma anche perché conoscevano qualcuno che ci era passato e aveva vissuto la stessa schifida esperienza.

Northon era piegato in due dal gran ridere – Vi ricordate quando è capitato a Weston? Quando ce lo ha raccontato aveva una faccia! Quella volta aveva giurato che non appena il suo stomaco glielo avesse consentito, sarebbe tornato su quell’isola e avrebbe trasformato tutti gli alberi in migliaia di cucchiai di tutte le dimensioni.

Nami con un sorriso allegro – Si, me lo ricordo. Però non ha più voluto mettere piede su quell’isola nemmeno per accompagnare me. – E confidò – In seguito Erick è venuto a Dankwart solo dopo avermi strappato la solenne promessa che avremmo mangiato solo ed esclusivamente cibo cucinato da noi. Il che, tradotto in parole povere, comportò che in quell’occasione mi occupai sempre io dei pasti.

Northon – Ci siamo divertiti per mesi a prendere in giro Weston per quella storia.

Nami lo sgridò bonariamente – Già, non siete stati affatto gentili con lui.

Il gigante però non ne era né pentito né rammaricato anzi, se fossero rimasti per qualche giorno con la navigatrice ed i suoi amici avrebbe ripreso con gusto quel divertente passatempo.

Northon – Puoi dire quel che vuoi, ma le sue espressioni quando gli veniva messo davanti un bel piatto di zuppa fumante erano troppo comiche. – Il viso dell’uomo si aprì in un ampio sorriso – Ti ricordi di quella volta a Paraden?

Nami sollevò gli occhi al cielo – Ancora non capisco come siate riusciti a convincere Southwey ad unirsi al vostro stupido scherzo. Ma se avesse potuto Weston vi avrebbe fulminati tutti e quattro sul posto ed io gli avrei dato ragione. Gli davate il tormento.

Northon spiegò ai ragazzi – A Paraden ci siamo incontrati noi soci con Nami ed Erick. La disavventura di Weston alle isole Dank era successa meno di due mesi prima, quindi per lui tutto ciò che riguardava i nasi e le zuppe costituivano ancora degli argomenti molto delicati. Per questo motivo ci eravamo messi di impegno per nominare il più spesso possibile le parole zuppa, naso e mescolare. Ma dopo un po’ Weston aveva mangiato la foglia e tutto ciò che dimostrava il suo schifato disappunto a quelle tre semplici parole era un misero irrigidirsi delle spalle e un’occhiataccia velenosa. – E mostrandosi ancora deluso al ricordo – Di conseguenza quel gioco perse gran parte del suo interesse.

Nami commentò sarcastica – Già, e visto che si trattava di quattro uomini adulti e maturi, hanno ben pensato di trovare un altro metodo per dare il tormento al loro amico.

Northon sorrise – Era solamente uno scherzo innocente, così fra amici.

Nami inclinò la testa di lato poco convinta – Se vuoi che ti creda, almeno trovati una scusa migliore. Lo facevate perché eravate dei sadici e ci provavate gusto.

Quell’osservazione rasentava la verità. Oh si, in parte lo facevano perché ci provavano un certo qual gusto perverso a tormentare il malcapitato di turno, ma in parte era anche il loro maldestro metodo per dimostrarsi affetto. Inoltre così facendo si ricordavano a vicenda che errare è umano e a non prendersi troppo sul serio per non fare la stessa fine di Keller o rischiare di diventare come Brimstone. Alle volte prendersi poco seriamente e saper ridere di se stessi era la cosa migliore.

Tutti loro avevano dovuto affrontare con pazienza quelle prese in giro, e più di una volta.

Per esempio la prima volta che lui ci era passato era stato a causa della lavanda. Per colpa di quei maledetti animaletti con la diarrea, per nascondere l’odore simile a quello di una stalla che avevano lasciato sulla sua nave, lui ed i suoi uomini erano stati costretti a tappezzare ogni angolo della Thaurus con dei mazzetti di lavanda. Mazzetti che loro stessi avevano dovuto preparare con la lavanda che si erano andati a raccogliere con le loro mani in un grande campo un po’ fuori mano per non essere visti e bersagliati da ulteriori commenti sarcastici.

I suoi amici non gliela avevano fatta passare liscia, anzi. Si erano divertiti a prenderlo in giro in mille modi diversi fino a quando la loro attenzione non si era spostata su Estman.

Non poteva lamentarsi. A lui era toccata la lavanda mentre ad Estman con la storia del pesce…

La navigatrice starnutì riportandolo al presente.

Notando che i compagni della cartografa lo stavano guardando in attesa del proseguo della storia, Northon continuò – Weston e Nami si erano recati in biblioteca per cercare una cartina e avevano lasciato noi quattro da soli ad aspettarli in albergo. Non volendo uscire a causa del maltempo ed annoiandoci a morte, per ammazzare il tempo decidemmo di dare nuovo vigore alla disavventura di Weston sull’isola di Dankwarth. Approfittando delle mani d’oro del carpentiere di Estman abbiamo organizzato il tutto. – E con un sorriso a trentadue denti finì – Quando Weston e Nami sono rientrati eravamo pronti. Avevamo preparato tutto con cura. Eravamo seduti intorno al tavolo in modo da dare tutti e quattro il viso alla porta. In mano tenevamo un pentolino e ci eravamo legati sulla faccia dei lunghi nasi di legno che erano trattenuti con dei lunghi nastri legati dietro la testa. Appena aprirono la porta infilammo i nostri “nasi” nelle pentoline e cominciammo a mescolare, o almeno cercammo di farlo. Devo ammettere che non fu una cosa così facile come sembrava dai racconti del nostro socio. Weston non prese bene né i nostri sforzi né lo scherzo. Se non fosse stato per Nami che lo ha trattenuto, credo che ci avrebbe davvero fulminato sul posto e che poi avrebbe gettato i nostri corpi in mare senza provare il benché minimo rimorso. – E sospirò – Alla fine il fatto che sia stata proprio Nami a darci una lezione mettendoci tutti e quattro al tappeto con un bernoccolo di venti centimetri sulla testa è stata la cosa più dura da digerire.

Nami starnutì nuovamente – Visto che non avete ancora imparato la lezione, la prossima volta lascerò che vi facciate fuori a vicenda. Sono stufa di fare da paciere ed intermediario.

Northon borbottò – Più che paciere ed intermediario, tu fai in modo che nessuno possa aggiungere una sola parola tramortendo tutti i partecipanti alla contesa. Dopo un incontro ravvicinato con i tuoi metodi “pacifici” ci ritroviamo tutti insieme con un feroce mal di testa a leccarci le ferite e a meditare sul tuo strambo senso della giustizia.

Nami gli rivolse uno sguardo di superiorità – Sarà un metodo poco ortodosso, ma con delle teste dure come le vostre è l’unico che funziona.

Astor chiese – Questo Weston ha poi ripreso a mangiare zuppe e minestre?

Nami gli sorrise incoraggiante – Ma certo. – E poi rabbuiandosi un po’ – Dopo due anni di stupidi scherzi e pasti saltati perché la prima portata era per l’appunto un bel piatto di minestra fumante. Quando ha rischiato di morire congelato e non ha avuto a disposizione nessuna altra possibilità per sostituire il cibo che aveva nel piatto si è finalmente deciso ad affrontare e superare la sua fobia.

Northon fece saggiamente osservare ai ragazzi – Morale della favola: vi conviene togliervi subito il pensiero e mangiare la minestra che avete nel piatto. Nami può attingere ad un vastissimo e già collaudato repertorio di scherzi e battute sull’argomento e se decide di darvi il tormento può finire con l’incasinarvi da matti la vita. Non vi conviene tentarla.

La navigatrice guardò il gruppo di uomini seduti attorno al tavolo, sembravano essere tutti d’accordo.

Dopo aver assunto la sua aria più angelica Nami chiese – Pensate davvero che potrei fare una cosa del genere ai miei compagni? Ma se sono un angioletto!

Gli uomini di Northon la guardarono in silenzio per un lungo momento. Non sapevano di preciso come rispondere a quell’affermazione. Ad un tratto scoppiarono in una gran risata.

Nami offesa – Come vi permettete? – Ma ben presto si unì anche lei alla risata generale.

La navigatrice sapeva che gli uomini della Thaurus le erano affezionati. Ormai la loro era un’amicizia di lunga data. Conoscevano a vicenda i pregi ed i difetti l’uno dell’altro. Era inoltre cosciente del fatto che all’inizio della loro società li aveva fatti dannare non poco. Alle volte ci riusciva ancora, soprattutto con certi lavoretti che accettava per loro, ma restavano comunque un gruppo affiatato e quello era l’importante.

I primi ad accettare il saggio consiglio di Northon e a cedere furono Astor e Trevor. Nel breve tempo che le loro mani ci impiegarono a coprire la distanza che separava il piatto dalla bocca, sui loro visi apparvero un’infinità di smorfie buffe e schifate. Se dovevano scegliere tra mangiare quella minestra togliendosi il pensiero o se sopportare un’infinita catena di scherzi e allusioni al riguardo, loro preferivano la soluzione più veloce e, speravano, indolore.

Vedendo che i loro due compagni sopravvivevano all’impresa, anche gli altri presero il coraggio a due mani e si misero a mangiare la minestra.

L’ultima a cimentarsi in quell’arduo compito fu Kaya, incoraggiata e sostenuta dai suoi compagni. Con le lacrime agli occhi ne sorbì un paio di cucchiai poi allontanò il piatto sostenendo che se ne avesse mandato giù anche solo un’altra goccia si sarebbe sentita male.

La cartografa sorrise soddisfatta. Se non altro quel problema era stato risolto rapidamente e con facilità. Probabilmente la biondina avrebbe fatto ancora qualche storia, lei poteva capirla benissimo, ma il primo passo verso la “guarigione” era stato fatto con successo. Avrebbe dovuto ringraziare il socio per il suo aiuto.

Appoggiando un gomito sul piano del tavolo Nami si protese in avanti – Ora veniamo alle cose serie. Com’è che siete finiti legati come dei salami a quel masso?

I ragazzi tornarono seri.

Fu Robin a prendere la parola e a rispondere – In parte è colpa tua.

Nami si girò con il broncio verso Northon – Vedi? – Gli fece notare – Te lo avevo detto che le colpe finiscono sempre con il ricadere sulla sottoscritta. – E girandosi a guardare l’archeologa, chiese inarcando un sopracciglio – Io non ero nemmeno presente. Come può essere colpa mia?

Robin – Anche questo è parte del problema. – E spiegò alla navigatrice e al suo socio – In più occasioni hai accennato ai tuoi soci ma, a parte Northon, degli altri conosciamo solamente il nome. Quando quell’uomo che ci aspettava comodamente seduto davanti alla passerella della Rosa dei Venti si è presentato come Southwey, noi l’abbiamo istintivamente ricollegato al nome di uno dei tuoi soci e…

Northon finì per lei – Vi siete cacciati in una trappola con le vostre stesse mani.

Nasser, il cuoco della Thaurus, sghignazzò – Ve lo immaginate Southwey che li aspetta e che si presenta?

Quell’osservazione strappò un sorriso divertito alla ciurma di Northon. No, non se lo vedevano comportarsi in modo così amichevole, soprattutto non con degli sconosciuti che non erano nemmeno dei clienti.

Dereck precisò – È più probabile che Southwey ti compaia silenziosamente alle spalle, proprio come un fantasma, e che ti faccia fare mezzo infarto.

Anche se in fondo pure lei concordava con l’immagine fornita dal secondo del gigante, Nami difese il socio – Non dovete prenderlo in giro perché è un tipo poco socievole. È il suo carattere. In fondo è davvero una persona simpatica. – E rivolgendosi ai suoi compagni assicurò loro – Non appena se ne offrirà l’occasione, vi presenterò anche gli altri miei soci, ma sono sparpagliati lungo la Rotta e quindi ci vorrà un po’ di tempo. Ad ogni modo per fine giugno ci riuniremo tutti, quindi se non sarà già successo nel frattempo, li conoscerete in quell’occasione. Per evitare altri spiacevoli incidenti, per ora sappiate solo che mai e poi mai i miei soci si faranno avanti da soli per presentarsi, soprattutto se io non sono a bordo, e di solito loro sono al corrente dei miei spostamenti. Inoltre credo che sia saggio che dubitiate anche di chi si presenta alla Rosa dei Venti sostenendo di essere mio amico. In questi anni ho conosciuto moltissime persone e mi sarebbe impossibile presentarvele tutte. Sia chiaro, non vi sto dicendo di non fidarvi di nessuno, non sono così paranoica, ma solo di stare in guardia e di tenere gli occhi e le orecchie aperti. La prossima volta potremmo non essere così fortunati.

La cartografa aveva ragione. Tutti loro erano ricercati dalla Marina. Anche se non sapevano i dettagli erano al corrente del fatto che la navigatrice aveva un mare di guai da risolvere e loro si erano lasciati guidare dalla curiosità accantonando ogni prudenza e avevano abbassato completamente la guardia.

Kaya mise il broncio – Siamo stati un po’ ingenui, ma quando quell’uomo si è presentato come Southwey ho creduto davvero che avrebbe potuto darci qualche chiarimento sulla vostra società e su quello che fate.

La navigatrice non poteva negare le sue colpe. A causa della promessa che aveva fatto ad Erick non poteva raccontare nulla di preciso su quello che stava succedendo. Si era limitata a tracciare loro un quadro generale della situazione sperando che i suoi compagni si accontentassero di quelle poche informazioni ed accettassero la sua richiesta di aspettare fino alla fine di giugno per sentire l’intera storia. Forse era stato chiedere troppo. Era solo riuscita ad accendere la loro curiosità. Avevano tutto il diritto di porre delle domande e di pretendere delle risposte, erano i suoi compagni e le loro vite dipendevano l’una dall’altra. Lei voleva confidarsi, davvero. Se solo non fosse stato per quella maledetta promessa… Quando l’aveva fatta era convinta che avrebbero risolto velocemente la faccenda, ed invece ci stavano mettendo un sacco di tempo.

Nami sorrise alla biondina deviando abilmente il discorso – Southwey è probabilmente la persona meno indicata a cui porre domande, soprattutto se vuoi le risposte. Per Yates però rappresentava la scelta migliore. Anzi, l’unica scelta possibile per mettere in pratica il suo piano senza rischiare di essere smascherato subito. Per i suoi uomini non deve essere stato difficile scoprire che avete già conosciuto Northon. Centinaia di persone ci hanno visto discutere sul molo a Paxton City. Di sicuro quell’incontro non è passato inosservato. Rufy ha quasi distrutto un muro, mentre Northon con la sua altezza svetta su tutti noi.

Northon inarcò un sopracciglio con fare ironico – Chiedo umilmente scusa per la mia altezza fuori dall’ordinario. Se la cosa ti dà tanto fastidio potrei tagliarmi via un pezzo di gamba.

Nami rispose seria – Prenderò in considerazione la cosa per la prossima volta che navigheremo insieme.

Northon la guardò storto – Piccola marmocchia, è forse colpa mia se tu sei così bassa? Se da piccola avessi mangiato di più e bevuto più latte saresti diventata grande come me.

Nami ritorse – Tu sarai diventato così grande a furia di calci nel sedere.

Northon cominciò a tamburellare nervosamente con le dita sul tavolo – Che ne dici di provare? Forse sei ancora in tempo. – La minacciò.

La navigatrice sorrise. Quello era uno scambio di battute che si rilanciavano piuttosto presso. Sapeva che quella del gigante era una minaccia che non avrebbe mai avuto seguito nei fatti. Si divertiva spesso a prendere in giro il socio a causa della sua altezza. Anche volendolo per lui era impossibile passare inosservato in mezzo ad una folla. La sua testa sovrastava sempre quella di chi gli stava intorno. A ben pensarci, nemmeno gli altri suoi soci erano tipi che in mezzo ad una folla passavano inosservati.

Ignorando il commento minaccioso del socio, Nami continuò a spiegare – Possono sospettare che voi abbiate già incontrato Estman e sapevano per certo che in questi giorni io mi trovavo con Weston. Quindi la scelta logica era per l’appunto Southwey che negli ultimi mesi è rimasto nella Terza Fascia, molto lontano da noi.

Il ragionamento della navigatrice era inoppugnabile. In effetti gli eventi dovevano essersi svolti come lei aveva supposto. Dopo aver scartato se stesso, Estman e Weston, la loro unica opportunità restava per l’appunto Southwey. Il fatto che lui non facesse nulla per coprire le sue tracce e per nascondere la sua posizione aveva giocato a favore dei loro avversari. Sapevano dove si trovava e quindi ne avevano usato il nome senza timore di essere smascherati. Il loro era stato un piano ben studiato, che aveva fatto leva sulla curiosità dei loro amici. Yates non si poteva considerare di certo un genio, ma in quell’occasione aveva dimostrato una certa astuzia e si era rivelato un buon avversario. C’era solo da chiedersi se quel piano ingegnoso fosse tutta farina del suo sacco o se qualcuno di più intelligente e pericoloso lo avesse aiutato ad architettare il tutto. Se era andata in questo modo, le cose potevano complicarsi ulteriormente. Dovevano fare chiarezza su quel punto, e al più presto.

Conoscere il proprio nemico poteva fare la differenza fra il vincere ed il perdere, e loro erano troppo vicini a risolvere i loro problemi per permettersi una sconfitta. In quel momento sarebbe equivalsa ad una disfatta totale. Ancora qualche mese di pazienza e, una buona volta, tutti i loro guai sarebbero stati risolti.

A quel punto avrebbero potuto ridiscutere con Nami gli accordi della loro strana società. I patti stretti precedentemente con la navigatrice prevedevano che dopo l’incontro di giugno a Twisted Town la loro società sarebbe stata sciolta e che ognuno sarebbe stato libero di andarsene per la sua strada. Erano stati loro a volere quella clausola quando Erick aveva proposto di mettersi in affari tutti insieme. All’inizio erano stati fortemente convinti a sopportare quella ragazzina pestifera ed autoritaria solo per lo stretto indispensabile, ma più il tempo passava e più si erano affezionati a lei e si erano abituati al nuovo stile di vita che aveva imposto loro.

Grazie a lei avevano ottenuto il rispetto delle altre persone. Rispetto non dovuto alla paura di possibili ritorsioni, ma quello vero, guadagnato grazie alle proprie capacità.

All’inizio cooperare era stato duro. Nami li aveva messi più volte in riga bacchettandoli violentemente con dei pugni in testa. Da quei bernoccoli avevano infine imparato la pazienza e a sopportare le stravaganze assurde dei loro clienti.

Adesso quando entravano in un porto potevano alloggiare in una qualsiasi locanda, anche scegliendo fra quelle più lussuose, senza che nessuno chiedesse loro se erano in grado di pagare.

Nel corso degli anni la navigatrice aveva insegnato loro parecchie cose, ed altrettante ne aveva imparate. Era sempre stata una socia generosa anche se avevano capito presto che con lei non c’era da scherzare sul discorso berry. Con una sola occhiata riusciva a farti i conti in tasca con la precisione di un contabile.

Alle volte raggiungeva un livello di sfacciataggine che loro difficilmente sarebbero mai riusciti ad eguagliare e, misteriosamente, riusciva a farsi pagare i lavori che affibbiava loro molto più di quello che sarebbe stato onestamente corretto chiedere. Da quel punto di vista era più ladra lei di tutti loro messi assieme. Inoltre avevano capito molto presto che oltre ad un pugno micidiale e ad un bel faccino, la ragazza disponeva anche di un cervello perfettamente funzionante, di una mente sveglia, acuta e alle volte diabolica e di un’astuzia fuori dal comune. Inoltre di fronte alle difficoltà non si lasciava prendere da crisi isteriche, non troppo lunghe per lo meno, ma cercava di affrontare i problemi con lucidità.

Doveva parlare dei suoi dubbi con la cartografa. Forse insieme avrebbero capito cosa stava succedendo tra le fila di Bigrif. Le ultime notizie che avevano raccolto, subito dopo Natale, erano state incoraggianti. Ma quello avvenuto in quegli ultimi giorni era in netta contrapposizione con quanto saputo. Se le cose nel frattempo erano cambiate, dovevano saperlo ed agire di conseguenza. Ma per parlare di questi suoi dubbi con la ragazza avrebbe aspettato l’indomani. Non voleva rovinarle la gioia di riavere al suo fianco i suoi amici tutti sani e salvi. Anche lei si meritava un momento di pace e di tranquillità. Intanto avrebbe approfittato di quella piccola deroga per avvisare gli altri di stare attenti.

Nonostante tutti i cupi pensieri e le supposizioni che gli giravano per la mente, Northon si limitò ad osservare – Probabilmente non sono a conoscenza della sortita di Southwey alle isole Makong per allestire la Rosa dei Venti e prepararla per una precipitosa partenza.

Nami si soffiò rumorosamente il naso e cercò di trattenere uno starnuto senza però riuscirci – È per questo che ho chiesto a lui di occuparsi della cosa. È un bene che non riescano a seguire i miei spostamenti altrimenti sarei continuamente in grossi guai. – E maliziosa aggiunse – È un vero peccato che qualcuno invecchiando diventi più goffo e lento.

Dereck la guardò piccato – Stai parlando di noi?

Nami sorrise angelica – Di certo la Marina non ha tenuto me sotto controllo, eppure io e Weston ce la siamo ritrovata fra i piedi.

Dereck si piegò in avanti – Di certo non hanno seguito nemmeno me. Se qualcuno ha abbassato la guardia, quello è stato Weston. Da come la vedo io, i membri della Marina sono solo una gran massa di idioti, ma anche agli idioti possono capitare dei colpi di fortuna. Semplicemente si trovavano nel posto giusto al momento giusto.

Anche lei conveniva sul fatto che la maggioranza della Marina era costituita da degli idioti, ma non si dimenticava che ne facevano parte anche degli elementi astuti e pericolosi che era meglio non sottovalutare.

Nami disse seria – Forse hai ragione, ma non dimenticarti che la fortuna è cieca e potrebbe ancora aiutare i nostri avversari, e non sto parlando solo della Marina. È preferibile non sottovalutarli solo perché sono degli idioti e restare sul chi vive.

L’aveva detto lui che la cartografa era furba. Doveva aver seguito il suo stesso ragionamento. Passare tanto tempo con una mente criminale come quella di Erick le doveva pur aver insegnato qualche cosa.

Anche la navigatrice si era accorta che il piano era stato troppo complicato per la mentalità ristretta di Yates. E quella constatazione sulle sue capacità non era sottovalutare il loro avversario ma guardare in faccia la triste realtà. Il fatto che tutto fosse andato a rotoli non appena lui e la navigatrice avevano fatto la loro comparsa in scena ne era la prova lampante.

Se non altro, forse questa volta erano riusciti a togliersi definitivamente Yates di torno. La Marina si sarebbe presa cura di lui. Inoltre né Bigrif né Brimstone avrebbero accolto il suo ennesimo fallimento con grande entusiasmo. Se la Marina non lo avesse sepolto in fondo a qualche prigione mettendolo ai lavori forzati, ci avrebbero pensato i loro emissari a seppellirlo, ma in questo caso senza possibilità di ritorno. Probabilmente sarebbe stata una morte che nessuno gli avrebbe invidiato.

Il lumacofonino della navigatrice squillò interrompendo la loro discussione.

Nami, che non aspettava chiamate, rispose accigliata – Pronto?

– Sono Weston.

I ragazzi osservarono il viso della navigatrice aprirsi in un ampio sorriso.

Nami chiese – Weston, senti già la mia mancanza?

Weston stette allo scherzo – Già da quando hai posato il tuo delicato piedino su quella tinozza galleggiante della Thaurus. Stiamo tutti sospirando malinconici al ricordo dei tuoi occhioni dolci, del tuo caloroso sorriso, del tuo fiuto per gli affari e del tuo pugno di ferro.

Nami ridacchiò divertita a quella provocazione, ma gli mise un freno – No, seriamente. Avete qualche problema?

Weston cambiò subito registro, sapeva quando scherzare e quando comportarsi seriamente – No, nessun problema. Volevo solo aggiornarti sulla missione “fango bagnato”.

A quelle parole la cartografa storse la bocca. Anche se aveva capito di cosa stava parlando il suo socio, per quella giornata ne aveva avuto abbastanza sia del fango che di tutto ciò che era bagnato. In qualsiasi altro momento avrebbe accolto con gioia e trepidazione quell’informazione, ma quella sera...

In quel preciso momento non vedeva l’ora di stendersi nel suo grande letto, rimboccarsi le coperte fin sotto al mento e mettersi a dormire. La gola cominciava a darle fastidio. Gli sporadici starnuti che le erano scappati durante il ritorno alla Thaurus si erano trasformati anche troppo velocemente in un forte raffreddore. La testa aveva cominciato a martellare ed il chiasso che facevano i suoi amici durante la cena non era certo di aiuto, ma non aveva voluto chiudersi in camera tutta sola ad annoiarsi. Era stata sinceramente convinta che la compagnia l’avrebbe aiutata a non pensare ai suoi mali.

Però lei lo aveva detto sin dall’inizio: rischiava di prendersi una broncopolmonite.

Dopo uno starnuto Nami gli chiese – Sei già entrato in azione? Hai fatto molto prima di quello che mi aspettavo.

Weston cominciò a spiegarle – Un vero colpo di fortuna. – Ma dopo aver sentito un altro paio di starnuti a raffica provenire dall’altra parte del lumacofonino si interruppe e le chiese sinceramente preoccupato – Tu come stai? Non mi sembri in grande forma. Hai preso il raffreddore? Eppure quando ti ho affidato alle cure di Northon stavi benissimo.

Che cosa doveva rispondergli? Che nonostante le sue vivaci proteste il gigante l’aveva trascinata a viva forza sotto un getto di acqua gelata e le aveva fatto attraversare tutta bagnata e tremante di freddo mezza isola e tutto per uno stupido dolce?

Conoscendo i suoi soci e l’istinto di protezione che nutrivano nei suoi confronti, era certa che una risposta del genere avrebbe potuto dare inizio ad una piccola guerra. Attualmente lei semplicemente non aveva energie sufficienti per trovarsi coinvolta in una delle loro liti e quindi costringerli con le buone o con le cattive ad una tregua. Acquietare i loro animi focosi ed inquieti poteva risultare molto difficile e mediare fra l’uno e l’altro di loro quando erano ai ferri corti richiedeva un sacco di energie. Per questo preferiva che fosse Erick ad occuparsi dei loro litigi. Lui si limitava a guardarli in quel suo modo minaccioso e ad inarcare un sopracciglio, come sfidandoli ad aggiungere una singola parola, e loro tornavano amici come prima. Decisamente un metodo comodo e veloce. Ma Erick non era lì e quindi doveva occuparsi lei di quella storia cercando di arginare sul nascere ogni eventuale problema. Inoltre anche lei aveva la sua parte di colpe. Si era lasciata convincere da Northon a seguirlo e ad andare a prendere quella stupida torta.

Decisamente le conveniva sorvolare sull’argomento.

Nami si limitò a guardare storto il gigante e a sospirare – Oggi c’è stato un po’ di movimento causato dagli uomini di Bigrif. Nulla di importante. Dopo aver sistemato la faccenda, per cause di forza maggiore sono stata costretta ad andarmene in giro con gli abiti ed i capelli bagnati e qui quando tramonta il sole fa piuttosto freddino. Si tratta solo di un banale raffreddore. Il tempo di giungere sulla prossima isola e sarà già passato.

Weston non si preoccupò troppo per i problemi che avevano potuto incontrare. Se la navigatrice ora gli stava parlando era perché tutto era finito bene. Inoltre se avesse voluto metterlo al corrente di quello che era successo lo avrebbe fatto senza farsi pregare. Probabilmente voleva prima discuterne a fondo con Northon, in fondo il socio era stato al suo fianco durante quell’impresa. Una volta giunti alle loro conclusioni avrebbero chiesto anche il suo parere e quello degli altri. Doveva solo pazientare un po’.

Avevano agito esattamente in quello stesso modo anche qualche giorno prima, quando aveva viaggiato con lui. Prima avevano discusso fra di loro di quello che era successo. Di quello che poteva essere andato storto, di quello che avevano cercato ma non trovato e di quello che avevano trovato senza averlo cercato. Una volta arrivati alle loro conclusioni ne avevano discusso con Southwey, Estman e Northon.

Inoltre, anche se la voce della navigatrice cominciava ad essere impastata a causa del raffreddore, non la sentiva né preoccupata né agitata e questo già lo rassicurava.

Però era strano. In pochi giorni erano già incorsi in due “contrattempi”. Se nel primo non fosse stata coinvolta la Marina mentre nel secondo erano implicati gli uomini di Bigrif, la cosa sarebbe potuta risultare sospetta.

Se non volevano vedere fallire i loro piani dovevano stare all’erta. Doveva discuterne con i soci e mettere sull’avviso anche i suoi uomini.

Ma per il momento Weston si limitò a continuare la sua chiacchierata con la cartografa accantonando quel pensiero – Ma Northon non era con te? Va bene che non c’ero io ad insegnargli come ci si comporta con le ragazze ma, per una volta, quell’inutile spilungone non poteva comportarsi da gentiluomo e prestarti la sua giacca?

Il gigante si era comportato nello stesso modo irritante quando lo avevano informato degli inconvenienti, leggi guai, in cui lei e Weston si erano cacciati. Ora Weston gli rendeva pan per focaccia. Alle volte i suoi soci si comportavano proprio come dei bambini.

Nami sorrise a quella tirata e lo interruppe – Prima che continui con la tua filippica al suo indirizzo, devi sapere che “quell’inutile spilungone” era a sua volta bagnato da cima a fondo. A ben pensarci eravamo tutti fradici ed infreddoliti.

Sentendosi definire “inutile spilungone”, Northon socchiuse minacciosamente gli occhi. Era facile per Weston criticare. Lui non era stato presente. Anzi, se ne era rimasto comodamente seduto al caldo e all’asciutto mentre lui ed i suoi uomini sguazzavano al freddo nel fango.

Weston rimarcò – L’ho detto io che è inutile. – Ma comunque si interessò anche alla salute degli altri nonostante usasse un tono superficiale e disinteressato – E gli altri come stanno?

La cartografa si guardò bieca intorno. Tutti sembravano emanare salute ed energia. Lei era l’unica a sentirsi uno straccio e, probabilmente, a sembrarlo.

Nami mise il broncio – Credo che sia vero il detto che gli idioti non si ammalino mai.

A quel commento la cartografa fu trasformata nel bersaglio di un bombardamento serrato ed incrociato da parte di Northon e dei suoi uomini.

Nami cercò di redarguirli, ma visto che ridacchiava divertita non riuscì ad assumere un’aria sufficientemente seria – Smettetela di comportarvi come dei bambini capricciosi e mangiate quel maledetto dolce!

Weston, che naturalmente non aveva assistito alla scena ma che aveva sentito le vivaci proteste della ragazza, chiese incuriosito – Cos’è successo? Cos’hanno combinato?

L’uomo sapeva che non avrebbero mai torto un capello alla cartografa, ma sapeva anche che la navigatrice poteva rivelarsi molto seccante. La ragazza riusciva a far emergere lati della personalità altrui che alle volte nemmeno il diretto interessato era consapevole di avere. Riusciva a riportare a galla sentimenti che si credevano sepolti e dimenticati da tempo. Per certe cose la ragazza aveva un intuito formidabile e riusciva sempre a premere i tasti giusti per far sciogliere le persone, per mandarle im bestia o, più spesso, per far fare loro quello che lei voleva.

Non ricevendo risposta Weston tornò ad insistere – Allora? Me lo vuoi dire oppure no?

Ridacchiando Nami spiegò – Sono stata fatta oggetto di un massiccio bombardamento di tovaglioli usati. – Così dicendo, prendendolo con due dita per un angolo, ne estrasse uno che le era finito in parte nel bicchiere e lo depose gocciolante nel piatto vuoto che aveva davanti.

Immaginandosi la scena dell’“attacco” Weston sorrise – Te l’ho sempre detto che la verità fa male. Ringrazia solo che non ti abbiano tirato le posate.

Nami starnutì – Spiritoso! – Poi, cominciando a sentirsi davvero stanca e rivolgendo un serio pensiero al suo caldo letto, cambiò argomento – Piuttosto dimmi, cosa sta combinando la vecchia strega? Credevo che si fosse rintanata in qualche buco buio e profondo a leccarsi le ferite. Speravo davvero di essermela tolta dai piedi per un po’.

Weston non poteva sbagliarsi nemmeno volendo sul soggetto di quella domanda. C’era una sola persona su tutta la Rotta Maggiore che la cartografa chiamava a quel modo. In più lui l’aveva cercata proprio per quello: per aggiornarla sull’operazione “fango bagnato”.

Weston – Per puro caso ci siamo ritrovati sulla stessa isola. Ho mandato i miei uomini ad indagare. Al momento per lei la situazione non è delle più felici. A causa della sua ultima disfatta, la sua posizione e la sua immagine ne hanno risentito parecchio. Come puoi immaginare anche da sola, i suoi superiori non sono per nulla contenti di lei, però i suoi parenti sono riusciti ad esercitare sufficienti pressioni affinché non venisse radiata né perdesse la sua posizione di Comandante. Non riesco proprio a capire perché la vogliano mantenere in quella posizione nonostante la serie di figuracce ed insuccessi che sta collezionando. Questa volta la sua famiglia ha dato fondo a tutti i favori ed ai debiti che poteva riscuotere. Praticamente ha smosso mari e monti per riuscirci. Ma questo è stato possibile anche perché tu non hai voluto che al suo ultimo fallimento venisse associato il tuo nome o quello dei tuoi compagni ma hai lasciato credere che si sia trattato di un disastro dovuto a cause naturali. Anche se non ha rettificato l’articolo del Gazzettino dei Quattro Mari, la Marina sa esattamente come sono andate le cose. Visto il comportamento tenuto da Hina sulle isole Makong non le hanno affidato una flotta di navi nuove. Le ha semplicemente ordinato di “pescare” quelle che preferisce nelle imbarcazioni prossime alla demolizione. La nota stonata è che in mezzo a tutto quel ciarpame ci sono dei pezzi che potrebbero ancora dare del filo da torcere a diverse navi più moderne. – Preoccupato osservò – Ormai tu la ossessioni. Devi essere diventata il suo incubo ed il suo tormento. Credo che si stia preparando a darti la caccia per fartela pagare. Pensi che sia saggio continuare con il tuo piano? Hina è già arrabbiata come una iena, continuando ad agire in questo modo non fai altro che farla infuriare sempre di più.

La cartografa rifletté su quelle parole. Capiva i dubbi di Weston, ma ormai il punto di non ritorno era stato superato da un pezzo. Qualsiasi cosa avesse o non avesse fatto, la situazione non sarebbe cambiata di una virgola. Hina la considerava la causa diretta di tutti i suoi mali, e la cosa non andava molto lontana dalla verità. Già da un pezzo quella donna si era posta come unico obiettivo quello di catturarla e di farle pagare tutti i torti reali o immaginari subiti a causa sua.

Ma sei anni prima era stata chiara con Hina. Avrebbe rimpianto amaramente quello che aveva fatto. Le aveva promesso che sarebbe stata la sua spina nel fianco, e lei era fermamente intenzionata a mantenere quella promessa fino alla fine.

Quella sgradevole situazione creatasi fra loro due poteva concludersi solo in pochi modi. O Hina l’avrebbe catturata e gliela avrebbe fatta pagare, improbabile ma non era un’ipotesi da scartare completamente, o Hina sarebbe stata radiata con disonore dalla Marina. E questo era il suo reale intento. Un’altra ipotesi da non scartare, ma sperava vivamente di non giungere a quel punto, era che finissero con l’uccidersi a vicenda. Ma non sarebbero bastati quei pensieri nefasti a fermarla.

Nami fece un sorriso deciso e diabolico – Procedi pure come stabilito.

Weston sospirò rassegnato ma accettò la sua decisione – Come vuoi. Domani o al massimo dopodomani dovresti leggere l’articolo del tuo amico Martin. Si è appollaiato in un angolo come un falco in attesa della sua preda. Non appena Hina darà di matto, lui sarà pronto ad immortalarla.

Nami starnutì nuovamente – Grazie. – Ma suonò più come un “bazie”. Le si stava chiudendo completamente il naso e cominciava a parlare in modo strano, mangiandosi le parole – Mi dispiace solo perdermi la scena.

Weston cercò di risollevarle il morale – Ti chiamerò per raccontarti come è andata. Per un po’ sarà meglio che tu giri alla larga da Hina. Per adesso credo sia il caso che tu te ne vada a letto a riposare o ti buscherai qualche malanno peggiore di un semplice raffreddore.

Nami concordò con lui – Hai ragione, seguirò il tuo consiglio. Ci sentiamo domani. – E chiuse la conversazione posando il lumacofonino sul tavolo.

Fu subito bersagliata dalle domande di Northon. Come il socio, anche lui avrebbe preferito che la cartografa non agitasse troppo le acque con Hina, soprattutto dopo quello che era successo solo un mese prima. Martin era stato molto abile a tenere fuori i loro nomi da tutta quella storia, ma la Marina sapeva la verità e non avrebbe dimenticato. Per ora non avrebbero reagito, la cartografa gli serviva più da libera che rinchiusa in qualche prigione. Ma non appena avessero portato a termine la loro missione sarebbe cessata anche la loro utilità ed allora sarebbero cominciati i guai veri.

Northon sospettoso – Cosa state combinando tu e Weston?

Nami assunse la sua aria più innocente – Una piccola sorpresa per Hina. Le servirà per ricordarsi di me per un po’ di tempo.

Northon la squadrò da capo a piedi – Credi che abbia bisogno di altri incentivi per ricordarsi di te?

Nami si strinse nelle spalle – Sai com’è. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Meglio andare sul sicuro.

Northon scosse la testa rassegnato – Non potevi almeno aspettare che smaltisse un po’ della sua rabbia?

Nami sentenziò decisa – Nemmeno per sogno. Bisogna battere il ferro finché è caldo e continuare a concentrare l’attenzione generale su di lei. Non preoccuparti, non è nulla di eclatante anche se sarà un’azione piuttosto vistosa.

Chopper sbiancò come un lenzuolo. Pensava di aver capito a cosa si riferisse la cartografa. Alla fine, nonostante le sue richieste di rinunciare, aveva deciso di usarlo. Quella mossa non avrebbe causato danni fisici a quella donna, ma la sua immagine ne avrebbe sofferto ulteriormente. E se si fosse venuto a sapere che era stato lui a preparare quella polvere…. Sarebbe stato ricercato come complice!

Chopper le chiese tremante – Hai usato quella polvere?

Nami gli sorrise incoraggiante – Certamente. Non vorrai che il tuo lavoro vada sprecato inutilmente, vero? A Weston l’idea è piaciuta parecchio. – E per gli altri che non avevano capito le sue parole, spiegò – Chopper mi ha preparato una polvere con il frutto di Shipwreck Island che abbiamo usato per “rallegrare” l’aspetto di Sanji. È un frutto dal succo quasi indelebile. Giocando un po’ con la chimica Chopper ne ha cambiato il colore in un brutto grigio topo. Weston e Raden, il suo carpentiere, faranno in modo di versare quella polvere nel tubo della doccia di Hina. Quando lei andrà a lavarsi si accorgerà troppo tardi di quello che sta succedendo e si ritroverà la pelle ed i capelli tutti colorati. A meno che qualcuno non vada a dirle di lavarsi con il succo di limone, quel colore ci impiegherà dai sei agli otto mesi a sbiadire e a scomparire completamente. Per Martin che l’aspetta al varco sarà un vero scoop.

Chopper era spaventato a morte – Quella donna se la prenderà anche con me!

Nami cercò di rassicurarlo, in fondo era abbastanza certa della veridicità di quello che gli stava dicendo – Non credo proprio. È troppo concentrata su di me per badare al tuo marginale coinvolgimento in questa storia. Mi ritiene la causa di tutti i suoi mali. Anche se alzandosi dal letto al mattino inciampa nel tappeto è colpa mia. Come vedi, tu non hai nulla da temere.

Northon – Ma non credi di averle già dato uno bello scrollane durante il vostro ultimo incontro? Come minimo l’avranno messa a controllare le navi che approdano in una di quelle piccole e semideserte isole sparse per tutta la Rotta Maggiore.

Nami sbuffò, era arrabbiata ma non con lui – Lo sai che Hina è ancora al suo posto e che ha ottenuto il comando di un’altra piccola flotta? A detta di Weston si tratta di una serie di ciarpame di poco conto, ma non è questo l’importante. Quello che mi secca è che le abbiano lasciato il suo grado. Mi chiedo quante bustarelle abbia dovuto sborsare e quanti favori abbia dovuto riscuotere la sua famiglia per farle mantenere la sua posizione di Comandante. Che interessi hanno per voler mantenere quell’incapace al suo posto? È come se domani Rufy decidesse di mettere Zoro a fare da navigatore. Ci perderemmo nel giro di cinque minuti e non arriveremmo da nessuna parte.

Zoro protestò – Non vedo perché devi usare me per i tuoi stupidi esempi.

Nami – Era per far capire a tutti il concetto con un esempio molto semplice. Come hai potuto constatare tu stesso, nessuno ha chiesto ulteriori chiarimenti.

Zoro – Io non sono un caso così disperato come mi hai descritto tu.

Nami gli sorrise – Peggio di te c’è solo Rufy, ed è tanto dire. – E con aria di superiorità – Ma se vuoi dimostrarmi che mi sbaglio, perché domani non ti occupi tu della rotta?

Lo spadaccino avrebbe voluto mordersi la lingua. Perché non imparava a starsene zitto e ad ignorare le irritanti frecciatine di quella piccola peste? Tanto ormai lo sapeva: nove volte su dieci l’ultima parola ce l’aveva lei e a lui toccava sempre ingoiare il rospo.

Zoro controbatté – No. Primo perché domani non salperemo. Dobbiamo fare provviste. – Anche se stava improvvisando era abbastanza sicuro di non sbagliarsi. Grazie al loro capitano ed al suo appetito c’erano sempre provviste da fare. – Secondo: perché dopo due giorni di forzata inattività devo allenarmi e recuperare il tempo perso. – E terzo, anche se non espresse quel pensiero a voce alta, perché se quel raffreddore non le passava almeno un po’, il giorno dopo lei sarebbe stata troppo male per navigare.

Nami lo guardò male – Hai sempre una scusa pronta per non lavorare. – Ma poi sorrise, aveva già trovato un modo per sfruttarlo – Allora domani, mentre Sanji si occupa delle provviste, tu ed Usop potete aiutare Northon e Dereck a trasportare sulla Rosa dei Venti i miei preziosi mandarini. Spostare i sacchi di terra e le mie delicate piantine sarà un ottimo allenamento.

Sanji la guardò incuriosito – Sei riuscita a procurarti delle nuove piante di mandarino?

Tutti sapevano quanto avesse tenuto alle piante che si erano trovate sulla Going Merry.

Nami sorrise davvero felice – Weston ne custodiva per me qualche piantina. Sono ancora piccoline ma hanno già cominciato a dare qualche frutto. Nulla a confronto con quelle che sono andate perse con la Going Merry, ma per quello basta un po’ di tempo e di pazienza. – E guardando Sanji dritto negli occhi – Tu proteggerai i miei preziosi mandarini da ogni possibile pericolo e da quel pozzo senza fondo di Rufy, vero?

Il cuoco non si fece ripetere la domanda. Non avrebbe rifiutato nulla alla sua adorata cartografa. Avrebbe riscattato la triste perdita delle altre piante. Non avrebbe permesso a nessuno di staccarne nemmeno una foglia.

Con gli occhi a cuoricino Sanji le promise – Puoi contare su di me.

A quel punto Nami cominciò di nuovo a starnutire. Si era proprio presa un raffreddore con i fiocchi.

Nasser si alzò sollecito dal tavolo – Aspetta cara. Prima di spedirti a letto ti preparo una bella tazza di latte caldo e miele. Ti aiuterà con il tuo raffreddore.

Sanji non avrebbe mai permesso ad un altro cuoco di prendersi cura del suo tenero angioletto raffreddato. Si alzò velocemente per affrontarlo e sbarrargli il passo.

Sanji – Sono io il cuoco della ciurma di Rufy. Preparerò io il latte caldo per la mia dolce cartografa.

Nasser era deciso a non cedere di fronte a quel ragazzino. L’idea era stata sua e lui l’avrebbe portata a termine.

Nasser incrociò le braccia muscolose al petto – Forse è vero, però ora vi trovate a bordo della Thaurus e questa è la mia cucina. Quindi spetta a me preparare questa bevanda per la navigatrice.

Sanji lo guardò storto e contrattaccò – La Rosa dei Venti è ormeggiata qui di fianco. Posso preparargliela in meno di cinque minuti.

Nasser – Perché farla aspettare inutilmente? Qui la stanza è bella calda ed il fuoco è già acceso. Se vi spostate sulla vostra nave prenderà freddo aspettando che la stanza si scaldi.

Sanji non conosceva l’altro cuoco, era la prima volta che lo incontrava e quindi non poteva dire nulla contro di lui. Quello che aveva mangiato era stato davvero buono. Persino la zuppa, anche se mangiata controvoglia, era stata gustosa. Aveva preparato tutto con cura mescolando sapientemente gli ingredienti. Non aveva nulla da eccepire nei suoi confronti. Contro di lui poteva giocare solo una carta vincente e lo fece senza esitare.

Sanji lo guardò con aria di superiorità – Ho sentito che non te la cavi molto bene con i dolci.

Nasser si mise sulla difensiva – Ho qualche problema con i dolci, è vero. Ma che danni posso fare con un po’ di latte e miele?

Ma Sanji aveva già la risposta pronta – Un sacco! Lo sai quanto può essere delicato l’organismo di questa leggiadra fanciulla? Soprattutto in questo momento in cui è raffreddata ed i suoi anticorpi sono tutti in fermento. Bisogna dosare i suoi pasti con una giusta proporzione di proteine, vitamine, carboidrati, sali minerali…. E tu vuoi rischiare di rovinare il suo fragile equilibrio con del latte e miele mal preparato?

Nasser non si era ancora rassegnato a cedere, con mossa astuta affrontò il biondino ritorcendogli contro il suo stesso ragionamento – Io? E tu allora? Per quanto tempo siete rimasti prigionieri di Yates? Se non sbaglio tutto oggi ed almeno metà della giornata di ieri. Vuoi farle bere del latte vecchio di almeno tre giorni? Non credo proprio che oggi, rientrando alla nave, tu sia andato a prendere del latte fresco. Io invece sono andato a comprarlo giusto un paio di ore fa, dalla mungitura serale. E poi sarei io che voglio rovinare il suo fragile equilibrio interno? Fossi in te farei un esame di coscienza.

Sanji rimase senza parole. Il suo avversario aveva ragione. Nella dispensa aveva solo il latte acquistato per l’appunto tre giorni prima. Almeno quando erano in porto per le sue principesse voleva solo latte appena munto. Solo il meglio per loro. Ormai era troppo tardi per uscire a comprarne. Doveva scegliere se usare il suo latte ormai datato o se lasciare che a preparare la bevanda calda fosse l’altro cuoco.

Chinando il capo depresso tornò a sedersi ammettendo così la sua sconfitta. Non avrebbe mai costretto la navigatrice a bere quella brodaglia.

Nasser sorrise tutto contento. Il biondino non era stato un avversario facile da affrontare e sconfiggere. Si era mosso con destrezza e competenza, ma su tutto aveva prevalso l’esperienza e la sua astuzia.

Nasser si girò soddisfatto verso la navigatrice – Ti preparo subito… – Ma si interruppe quando la vide prendere fra le mani una tazza fumante che Dereck le porgeva.

Mentre i due cuochi litigavano e si contendevano il privilegio di occuparsi della navigatrice, lei li aveva completamente ignorati mentre Dereck, passando del tutto inosservato, si era appropriato della cucina per preparare alla ragazza la sua personale versione del latte con il miele. Al latte caldo e fumante e alla dolcezza del miele aveva aggiunto un’abbondante dose di rhum. Sapeva che la ragazza reggeva bene gli alcolici e quindi non si era fatto scrupoli dosandolo generosamente.

Quella per lui era la cura migliore contro il raffreddore.

Northon inarcò appena un sopracciglio al forte odore di rhum che aleggiava intorno alla ragazza ma non commentò. Se poteva esserle d’aiuto a contrastare il raffreddore di cui si sentiva parzialmente responsabile, le avrebbe fatto bere anche tutta la bottiglia.

Nasser guardò la ragazza che sorseggiava tranquillamente l’infuso. Aveva cantato vittoria troppo presto. Doveva ammettere a sua volta la sconfitta.

Trascinò vicino a Sanji una sedia vuota e vi si sedette torvo in viso.

I due cuochi, circondati da un alone scuro, formavano uno strano quadretto di un misto di malcontento e di depressione.

   
 
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