cosa c'è da dire...mmh...allora questa fic tiene conto degli avvenimenti fino al quinto libro, perciò dimenticatevi del sesto e del settimo! Silente, Piton e tutti gli altri sono ancora vivi e vegeti...questa storia inizia tre anni dopo l'ultimo anno di Hogwarts, perciò il caro e vecchio Voldemort è ancora vivo e semina terrore a destra e a manca e ci saranno dei nuovi personaggi che faranno la loro comparsa!
allora i personaggi come i luoghi appartengono a quella Santa di J.K. Rowling...però questa storia l'ho messa OOC per essere sicuri.
che altro dire...Buona Lettura, spero che vi invogli a lasciare un commentino!!!!
...Lasciati Salvare...
♦1. Corrispondenza via Fenice♦
- Cara Signorina Granger,
- spero che lì alla Corte tutto proceda per il
meglio. Ho saputo che l’ultimo scontro con Lord Voldemort è stato molto duro,
ma fortunatamente non ha prodotto vittime e la notizia mi rende sereno.
- Ora veniamo al motivo della mia lettera, purtroppo
la situazione qui a Londra si è fatta davvero difficile, i suoi amici stanno
tutti bene e non smettono un momento di pensarla, ma sono stanchi e provati
dalle continue lotte, la vorrei invitare a venire qui a Londra in sede stabile,
in quanto credo che il suo ritorno risolleverebbe il loro morale e rinnoverebbe
il loro spirito battagliero.
- La prego di farmi pervenire la sua risposta
attraverso Fanny, temo, immediatamente, così da organizzare il suo rientro.
- La prego inoltre di portare i miei più affettuosi
saluti a Emeraude rinnovando anche la nostra vecchia amicizia e alleanza.
- Spero di poterla rivedere presto al nostro fianco.
- Cordiali Saluti
- Albus
Percival Wulfric Brian Silente
- Capo dell’Ordine della Fenice
- Lunghe dita affusolate, ora leggermente tremanti,
tenevano delicatamente la lettera scritta su pergamena pregiata, riportante il
sigillo dell’Ordine.
- Due occhi profondi color oro fuso si posarono
sulla magnifica Fenice davanti a lei che intonava una melodia piacevole ma con
un che di nostalgico.
- «Hermione cara, qual è la tua decisione?» domandò
una voce poco più di un sussurro soave antica, che sembrava uscire direttamente
dalla foresta, alle spalle della ragazza china ancora sulla lettera.
- «Non l’hai già prevista, forse?» rispose la
giovane voltandosi in direzione della voce, le labbra piene e vermiglie che
accennavano un sorriso. La donna con passo lento e sinuoso avanzò fino a porsi
accanto ad Hermione. I suoi occhi dello stesso colore delle fronde degli alberi
intorno a loro indagarono gentili ma decisi sul volto della giovane dai
lineamenti delicati e fini e dall’incarnato tenue come quello di una rosa.
- «Piccola mia, il futuro non è mai certo, tu
dovresti saperlo oramai...» il suo tono era materno e dolce come una carezza
«leggo ancora dubbi sul tuo volto, la voglia di tornare è forte, ma il dolore
che alberga nella tua anima te lo impedisce...» a quelle parole Hermione
distolse lo sguardo da quello della creatura.
- «Loro hanno bisogno di te...» continuò la donna accarezzando
una morbida onda castano scuro della giovane «anche voi avete bisogno di me»
mormorò lei, lo sguardo perso nel fitto della foresta lussureggiante.
- «Hermione, noi saremmo felici se tu restassi...sei
una dei pochi mortali a cui è stato concesso vivere nella nostra Corte, ma
nonostante il tempo sia passato, il dolore non si è lenito del tutto, tu soffri
ancora; è la vendetta a guidarti e questa non la giusta via lo sai...» Hermione
la fissò negli occhi ormai quasi lucidi.
- «...qui hai trovato la pace, è vero, ma non
dell’anima, tu lotti, sei una guerriera forte ed orgogliosa, ma forse tornando
a Londra riuscirai ad affrontare i tuoi demoni e trovare una causa molto più
nobile della vendetta per cui combattere...»
- «che cosa hanno visto i tuoi occhi? Emeraude...» chiese
Hermione confusa, la donna dalla pelle diafana e luminescente le sorrise
amorevolmente «...io mi preoccupo sempre per il futuro dei miei figli e tu lo sei
diventata... ma il ricorda il futuro è mutevole, ed io non posso decidere per
altri, bambina mia...» disse posando un dolce bacio sulla fronte della ragazza.
Un ultimo sorriso e la donna scomparve nel folto del bosco lasciando che i suoi
cappelli argentei fossero mossi dal vento.
- Fanny continuava il suo canto e sembrava che i
suoi occhi cogliessero le paure della ex Grifondoro. Hermione sorrise
debolmente e accarezzò la testa piumata del mitico uccello.
- «mi capisci? Mi lasceresti un po’ di tempo per
decidere? Sai il paesaggio è molto bello soprattutto se guardato dell’alto» la
fenice tubò e si alzò in volo aprendo le magnifiche ali dalle piume
fiammeggianti.
- La ragazza la guardò volare alto estasiata. Poi
senza avere una meta precisa cominciò a camminare fra gli antichi alberi che
conoscevano la vita e la morte di ogni singolo essere vivente.
-
- Tre anni.
- Tre lunghi anni erano trascorsi da quando la sua
vita era stata sconvolta e il futuro era diventato un enorme bolla priva di
luce.
- Nessuno. Nessuno era riuscita a farla rialzare,
nemmeno i suoi amici, nemmeno l’Ordine, nemmeno la sete di vendetta. Poi la
missione di Silente, la possibilità di fuga, da quelli sguardi dispiaciuti e
compassionevoli, fuga dal dolore, dal terribile oblio dei ricordi che la
dilaniavano lasciandola priva di energie, solo la morte a farle compagnia.
- Non ci aveva pensato un attimo, si era comportata
da vigliacca, lo sapeva bene, per nulla un comportamento da Grifondoro, ma
l’unico desiderio che animava il suo spirito era quello di scappare il più
lontano possibile... e così aveva fatto i bagagli, non aveva salutato nessuno
ed era partita, fuggita.
- I tre anni passati alla Corte di Emeraude, insieme
a quegli esseri trascendenti ed immortali erano stati come vivere un sogno,
tutto aveva una nuova luce, malgrado il dolore la rendesse più spenta, si era
allenata, aveva appreso, un luogo felice dove riposare e l’oscurità degli
incubi e della morte erano solo un pensiero lontano, l’angoscia di vivere un
ricordo dimenticato in un angolino remoto. Ma poi...la guerra era arrivata
anche lì, la morte era tornata sovrana...tutti sogni finiscono, Hermione ormai
l’aveva imparato vivendolo sulla propria pelle, svaniscono come bolle di sapone
lasciando solo l’amaro per qualcosa che poteva essere ma non è mai avvenuto,
rimpianti e tanto dolore.
- Hermione salì agile su un ramo forte e nodoso, si
sedette e si prese la testa fra le mani ammirando con gli occhi lucidi la
maestosità della foresta. Inconsapevolmente sorrise, in tre anni aveva imparato
e conoscere quegli esseri magnifici che dimoravano tra quegli alberi muti che
tanto avrebbero potuto raccontare, Emeraude le aveva dato un suggerimento, tornare... lo sapeva, tutti i sogni
finiscono e il momento di coscienza che accompagna il risveglio è la sofferenza
più acuta.
- La ragazza sospirò, sentiva il desiderio della
vendetta pulsare nelle sue vene, con forza con rabbia, sarebbe tornare prima o
poi per affrontarla.
- I volti dei suoi amici le presero a vorticare
nella mente, insieme a quelli delle due persone che le avevano dato tutto e che
ora riposavano metri sotto la terra bagnata dal sangue di tante altre vittime
innocenti morte per un insana guerra spesso senza saperlo.
- Hermione si alzò di scatto e con un grido musicale
Fanny atterrò accanto a lei, la ragazza sorrise. La decisione era stata presa.
- ***
- «stavolta ti ammazzo Potter!» urlò una voce irata,
gli occhi grigi ridotti e spilli.
- «certo come no, immagino che Voldemort sia una
sciocchezza in confronto a te!» gridò di rimando un ragazzo di vent’anni gli
occhi verdi infuocati di rabbia.
- «ragazzi per favore, state esagerando...» sospirò
sconsolata una ragazza alta e magra dai lunghi capelli rossi, scuotendo
esasperata il capo.
- «...come al solito, e per una cazzata oltretutto!»
convenne un ragazzo alto, dalla pelle ambrata e meravigliosi occhi cobalto che
se ne stava seduto elegantemente su una sedia della cucina, lo sguardo che
andava dal biondo al moro.
- Il rumore di una porta aperta violentemente fece
voltare tutti tranne i due ragazzi che con le bacchette alla mano erano pronti
per uno scontro mortale.
- «Malfoy, Potter! Che diavolo state combinando
stavolta? Volete far sapere a tutti dov’è il nostro quartier generale?!» abbaiò
alterato il vecchio Malocchio Moody, l’occhio magico che roteava da una parte
all’altra della stanza, mentre quello buono fissava i due ventenni.
- «ha cominciato...» provò a difendersi il moro con
la cicatrice sulla fronte, il biondo stava per ribattere quando fu bruscamente
interrotto da Moody «ora basta! Abbassate quelle bacchette se non volete che vi
affatturi personalmente!» i due le misero via quasi subito «siamo tutti dalla
stessa parte, adesso, chiaro? perciò cercate di andare d’accordo una volta
tanto...va già abbastanza male senza che ci mettiate anche voi due idioti!»
ringhiò uscendo dalla stanza, lasciando un Blaise Zabini soddisfatto che i due
avessero smesso finalmente di urlare e tornò a concentrarsi sulle carte che
aveva davanti, Ginny andò verso il fidanzato e gli accarezzò il volto
dolcemente, mentre questo abbassava gli occhi come per scusarsi. Draco incrociò
le braccia sul petto ampio e atletico e si voltò verso Blaise, mal sopportando
quelle dimostrazioni, per lui ridicole, di affetto.
- «beh, io me ne torno in camera!» disse mentre con
passo sicuro ed elegante usciva dalla cucina di Grimmauld Place.
- Draco raggiunse la sua camera al primo piano e si
distese sul letto, le braccia dietro la testa, gli occhi chiusi. Lasciando che
la mente vagasse a briglia sciolta.
- Era già passato un anno da quando aveva visto
l’Oscuro Signore togliere la vita a suo padre facendolo pagare per i suoi
troppi insuccessi. Un anno da quando aveva deciso insieme a sua madre ancora
più devastata di lui, nel suo decoroso dolore, per la perdita del marito di
tradire il loro Signore e i suoi ideali in cui nessuno dei due ormai credeva
più, per quanto riguardava Draco non ci aveva mai creduto, e passare dalla
parte dell’Ordine. Era un doppiogioco, Voldemort credeva che il giovane Malfoy
e la madre facessero le spie per lui, mentre in realtà avveniva l’esatto
opposto. Se Voldemort avesse capito il gesto di togliere la vita ad un uomo
forse avrebbe due spie tra le sue file in meno.
- E così Draco era stato costretto a vivere fra
quelle vecchie e antiche mura, impregnate anche loro del nome dei Purosangue e
un antico arazzo pronto a ricordaglielo ogni volta e come compagni “d’armi” lo
Sfregiato e Lenticchia. Se glielo avessero detto qualche anno fa, probabilmente
non ci avrebbe creduto nemmeno per un momento.
- Il suo pensiero vagò ancora e si perse nel
contemplare l’assenza della Mezzosangue, che fine aveva fatto? Sapeva cosa le
era accaduto...oltre a quello l’unica altra cosa che sapeva era che era
sparita, in missione per quel vecchio pazzo di Silente. Sorrise. Gli mancavano
un po’ le loro scaramucce, molto più divertenti che con quel noioso di San Potter.
- Perso com’era nei suoi pensieri non si accorse che
qualcuno bussava con scortese insistenza alla porta della sua camera. Draco
alzò gli occhi al cielo infastidito.
- «Che c’è?» domandò brusco. Blaise comparve nella
sua camera, l’espressione seria. Draco lo osservò, conosceva Blaise da troppo
tempo e il suo sguardo stava a significare una sola cosa: guai.
- «Piton e tua madre sono tornati, stiamo per fare
la riunione» e senza aspettare una risposta uscì silenzioso, l’ex Serpeverde si
concesse un momento di assoluta immobilità e poi anche lui con passo
altrettanto silenzioso e felino seguì l’amico.
- La cucina della vecchia casa dei Black, una volta
orgoglio della famiglia, era stipata di persone che mormoravano, e facevano
congetture.
- Draco prese posto accanto a Blaise e Daphne che
più per amore del moro, che della causa si era unita all’Ordine subito finita
Hogwarts, era anche un Medimaga, molto utile visto ogni qualvolta tornavano da
uno scontro avevano bisogno di essere curati.
- Il biondo osservò la madre accanto a Piton, bella
ed austera come al solito, la donna si accorse dello sguardo del figlio e fece
un lieve cenno col capo a cui Draco prontamente rispose.
- All’entrata in scena di Albus Silente tutti
ammutolirono, gli occhi fissi sull’anziano Preside.
- «Severus, Narcissa...» esordì posizionandosi
accanto a loro «prendete pure la parola.»
- Piton si schiarì la voce, per nulla infastidito di
trovarsi al centro dell’attenzione, oramai abituato dopo lunghi anni di
doppiogioco.
- «La faccenda è molto semplice...» iniziò con voce
atona «il Lord Oscuro vuole attaccare il Primo Ministro Babbano e tenerlo sotto
controllo per mezzo la maledizione Imperius, atto che già sospettavamo volesse
compiere dopotutto...»
- «è convinto che interverremo?» domandò Lupin,
anche se conosceva già la risposta.
- «naturalmente, si aspetta che l’Ordine
agisca...non è uno sprovveduto, inoltre sarà anche una specie di trappola per
voi, due piccioni con una fava, l’Ordine dimezzato e il Primo Ministro sotto il
suo controllo» rispose Narcissa.
- «l’attacco per quando è previsto?» chiese Silente.
- «domani all’imbrunire, non vogliono fare qualcosa
di eclatante agiranno nell’ombra...aspetteranno che ci siano meno impiegati
possibili...»
- «sai già chi parteciperà a questa missione?»
domandò Kingsley.
- «L’oscuro signore lo deciderà poco prima della
missione, perciò non ci sarà modo di avvertirvi, anche se posso dire con
sicurezza che ne io ne Narcissa ne Draco parteciperà, anzi mi ha comunicato che
vuole che Draco partecipi alla missione affianco dell’Ordine...»
- Merda! Disse
mentalmente Draco, non ne aveva nessuna voglia.
- «certo, vorrà assicurarsi di avere un uomo in più
dalla sua se le cose dovessero mettersi male...» rifletté ad alta voce Silente
«Draco te la senti?» il biondino indurì lo sguardo carico di sfida «certo.»
rispose freddo, Silente annuì soddisfatto, sapeva che non si sarebbe tirato
indietro non voleva certo fare la figura del vigliacco, il suo orgoglio glielo
impediva.
- «molto bene, allora il nostro compito sarà quello
di far uscire i Mangiamorte allo scoperto in modo che ci sia abbastanza
confusione da farli rinunciare...volontari?»
- Harry si alzò subito, seguito a ruota da Ron e
Neville. C’era da aspettarselo, figurati
se non trovava un’occasione per mettersi in mostra. Pensò annoiato Malfoy. Spocchiosi Grifondoro!
- «Bene, Remus? Tonks? Bill, Arthur?» chiese il
Preside i quattro annuirono « Preside? Voglio partecipare anch’io!» disse
Ginny, la determinazione era tale che nessuno osò fiatare «mi unisco pure io»
dichiarò tranquillo Blaise, l’espressione di Daphne era terrorizzata.
- «Ricapitolando: il signor Malfoy, Harry, Ronald,
il signor Paciock, Bill, Arthur, il signor Zabini, Remus, Tonks e la signorina
Ginevra...molto bene avete carta bianca riguardo al piano migliore da adottare»
un alto grido musicale annunciò l’arrivo di Fanny, un guizzo illuminò gli occhi
del Preside «bene la riunione è finita, andate pure!» disse e si diresse a
passo svelto verso la sua fenice ignorando il resto dei maghi che lo guardava
stranito.
- Alla fine restarono solo le persone che avrebbero
preso parte alla missione, il resto si disperse.
- Silente srotolò la pergamena e la avvicinò ad una fonte luminosa.
- Professor Silente,
- ho deciso di accettare la sua proposta, sono pronta a tornare, attendo
le vostre istruzioni.
- Emeraude ricambia i vostri saluti con altrettanto affetto.
- Cordiali Saluti
Hermione Jean Granger
- Il Preside sorrise, prese pergamena e calamaio
scrivendo immediatamente la risposta, un’idea gli balzò alla mente e descrisse
dettagliatamente le istruzione che Hermione avrebbe dovuto seguire.
- ***
- Draco si svegliò il giorno seguente e un pensiero
lo fulminò all’improvviso. Oggi devo
andare in missione, cazzo. Lo pensò come un comunissimo altro pensiero di
una lunga lista delle cose da fare, come svegliarsi alla mattina e dichiarare
di dover andare a scuola.
- Si perché Draco Malfoy non aveva paura di rimanere
ferito, nemmeno di morire, per lui andare in missione era come andare a far la
spesa, non contava nulla, nella sua vita non c’era nulla che contasse davvero.
- Il resto della giornata passò come un lampo
durante la tempesta, veloce e silenzioso, la casa era pervasa da una carica di
tensione ed elettricità. C’erano alte probabilità che qualcuno non tornasse a
casa quella notte, ed ogni persona coinvolta in quella missione cercava di
calmarsi e distrarsi come meglio poteva, passando il tempo con la loro dolce
metà per esempio o nella totale solitudine a guardare il lento scorrere
inesorabile del tempo.
- Alle 20.30 i dieci maghi si trovarono fuori da
Grimmauld Place, non ci furono parole, tutti sapevano cosa fare, parlare era
inutile, solo sguardi che cercavano di non lasciar trapelare i veri sentimenti
che animavano i loro animi.
- I maghi si materializzarono di fronte agli uffici
pubblici dove lavorava il Primo Ministro, la prima linea sarebbe stata formata
da: Draco, Harry, Ron, Remus e Tonks, mentre Ginny, Arthur, Bill, Blaise e
Neville li avrebbero coperto le spalle.
- Draco fu un po’ rincuorato dal fatto che ci fosse
Blaise a parargli il culo. Con un cenno Remus indicò agli altri di seguirlo
all’interno.
- L’interno del Ministero era deserto e buio,
l’unica luce accesa proveniva dall’ufficio del Primo Ministro.
- Ron e Tonks furono i primi a vedere i Mangiamorte
aggirarsi silenziosi verso l’ufficio senza aspettare altro lanciarono i primi
incantesimi. E fu l’inizio della battaglia.
- I Mangiamorte erano più di quanto pensassero, il
Primo Ministro era corso fuori non appena aveva cominciato a sentire le urla e
gli scoppi, era ancora illeso in quanto Remus e il Signor Weasley lo stavano
proteggendo.
- Malfoy si ritrovò a dover combattere con due
Mangiamorte contemporaneamente, malgrado non dovevano ucciderlo, in quanto era
uno di loro o almeno così pensavano, ci stavano andando giù pesante e anche gli
altri non erano messi bene, Blaise e Potter ne stavano affrontando altri
quattro, Ron era stato ferito ad un braccio ma ancora combatteva strenuamente
contro Avery. Era il delirio.
- Poi una maledizione rivolta contro Bill Weasley,
che lui schivò appena in tempo, si diresse verso Draco. Muoio pensò il ragazzo, non aveva paura era una semplice
constatazione. Forse quasi una benedizione.
- Ma la maledizione si scontrò contro un muro fatto
di assoluta luce bianca e rimbalzò indietro verso il mittente.
- Draco guardò quella specie di barriera confuso,
non aveva evocato nessun incantesimo, lo scontro si era fermato e tutti Ordine
e Mangiamorte guardavano quello scudo con curiosità ed apprensione. Poi la
barriera cominciò a mutare. E prese delle forme umane.
- Draco si ritrovò davanti ad una ragazza bellissima
e conosciuta.
- Di fronte a lui e a tutti i presenti attoniti
aveva fatto la sua comparsa dopo tre lunghi anni Hermione Jean Granger.