Nascondino
Quegli
occhi gialli li avrei riconosciuti fra mille. Mi guardavano e io guardavo loro.
Mi ero già persa in quello sguardo magnetico. Poi notai però che al collo non
vi era il suo medaglione. Quindi non era lui, forse mi stavo sbagliando. Poi il
mio sguardo fu attirato più in basso: una delle sue zampe era bloccata da un
cerchio di metallo collegato al ramo su cui stava da una catena. La mia mente
iniziò a fare automaticamente dei collegamenti, forse giusti o probabilmente
sbagliati ma mi convinsi del fatto che quello che avevo davanti era Matteo, che
lo avevano preso, gli avevano rubato il medaglione e lo tenevano legato a quel
maledetto albero; sapevo anche che lui mi aveva riconosciuta, anche perché il
mio medaglione era ben in vista. L’istinto mi avrebbe spinto a volare da lui,
ma fortunatamente e chissà grazie a quale forza della natura riuscii a
ragionare e a capire che la cosa più giusta da fare era tornare da Ale,
renderlo cosciente di tutto quello che avevo visto e scoperto.
Silenziosamente
volai via. Silenziosamente lasciai il mio cuore lì. L’idea di tornare “alla
base” era sicuramente la scelta migliore onde evitare di farmi scoprire e fare
qualche sciocchezza, ma il mio cuore si era opposto con tutte le sue forze. Ma sarei
tornata, a riprendere ciò che era mio. Non c’era alcun dubbio.
Quando
tornai da Ale e mi trasformai, dopo avergli raccontato tutto ero scoppiata di
nuovo in lacrime. Il pensiero di Matteo ridotto in quello stato mi distruggeva.
Grazie al conforto che seppe darmi Ale riuscii a riprendermi un pochino. Dovevo
tirare fuori un po’ di forza e di coraggio, dovevo farlo per lui.
Si
era fatto tardi, il sole era tramontato e Ale mi costrinse a tornare a casa per
riposare, ma accettai solo dopo essermi fatta promettere che saremmo tornati lì
quella notte stessa.
Arrivati
a casa mia, dovetti spiegare tutto ai miei genitori. Non erano molto contenti
del fatto che saremmo tornati lì, avevano paura per noi, che ci avrebbero
potuti catturare, ma riuscimmo a tranquillizzarli. Mi dispiaceva per mia madre,
era molto evidente di quanto la facesse stare male la situazione che si era
creata. Anche mio padre stava male però, si sa, gli uomini affrontano meglio
questo tipo di cose. Quindi mangiai velocemente un boccone, a dire il vero, nonostante
in tutto il giorno avessi mangiato solo 2 biscotti a colazione con un po’ di
latte, non avevo molta fame, lo stress e il dolore che provavo mi avevano
letteralmente chiuso lo stomaco con tanto di lucchetto. Ale, al contrario di
me, si abbuffò, sosteneva che fosse importante mangiare per essere al pieno
delle energie.. mah, beato lui che riusciva a prenderla così. Non aveva tutti i
torti, ma io proprio non ce la facevo. Dopo aver mangiato il mio misero toast
me ne andai in camera mia e mi lanciai letteralmente sul letto. Con fatica
riuscii a mettermi sotto le coperte. Ma non ce la feci nemmeno a dormire, dopo
un’ora ero ancora sveglia a rigirarmi nel letto sempre più nervosa. L’ansia si
stava letteralmente impossessando di me. Guardai l’orologio e vidi che era
ancora mezzanotte. Il tempo non passava mai. Avevo ancora 3 ore per dormire perché
poi saremmo dovuti ritornare in quel posto. Mi alzai dal letto e, cercando di
fare il più piano possibile aprii la porta di camera mia. L’idea era quella di
raggiungere la cucina per farmi una camomilla con il fine di rilassarmi. O almeno
volevo disperatamente provarci. Ma, per arrivare alla cucina, bisognava
attraversare la sala. Il problema era che Ale si era fermato, per comodità, a
dormire da me; visto che in casa mia non ci sono stanze per gli ospiti, aveva
dovuto accontentarsi del divano-letto della sala. Riassumendo dovevo stare
attenta a non svegliarlo. Ma mi sembra assurdo anche solo sperare di riuscire
in un’impresa così ardua!
-
vedi di tornare a letto, prima che ti ci costringa con la forza - .
Sobbalzai
dallo spavento, anche perché nel pronunciare quelle dolci parole, mi aveva bloccato
una gamba con la mano.
-
tanto non riesco a dormire – dissi in preda a una crisi
-
devi riuscirci – fu la sua risposta
-
prendi qualcosa e tiramelo in testa se vuoi, così forse mi addormento! Se non
ci riesco, non ci riesco! – risposi seccata, nervosa, e altre mille brutte
sensazioni che mi tormentavano
-
mi metti in una situazione in cui mi sento costretto a fare cose poco carine –
-
cosa vuoi dire? O meglio, cosa hai intenzione di fare? –
-
non ti fidi di me? –
-
mah.. la mia fiducia in te è molto relativa, mi fido di te perché sei l’unico
che può aiutarmi – mi stupii da sola della mia acidità
-
ah.. quindi non siamo nemmeno amici? – chiese lui alzando un sopracciglio
-
solo per modo di dire.. –
-
ah è così eh? Va bè, ad ogni modo devi dormire – insisté lui
-
uffa! Non mi stressare! – quasi gridai e per un momento ebbi paura di aver
svegliato i miei, ma per fortuna questo non accadde. Ogni tanto un colpo di
fortuna. Evviva.
Vidi
Ale mettersi seduto sul divano. Afferrò con delicatezza la mia mano che se ne
stava comodamente a penzoloni e piano mi attirò a se facendomi sedere a fianco
a lui. Nel buio di quella sala, illuminata solo dalla luna la cui luce
attraversava i vetri della finestra, gli occhi azzurri di Ale brillavano e li
trovai molto dolci. Ero rimasta incantata e rapita dal loro luccichio. Lo abbracciai
forte e lui ricambiò. Che stupida che sono, io gli voglio bene, non dovevo
trattarlo così, mi era stato vicino in tutto questo tempo.
-
scusa – gli sussurrai all’orecchio.
Lui
si staccò da me e mi fece cenno di sdraiarmi. Lo feci e appoggiai la testa
sulle sue gambe. Lui iniziò ad accarezzarmi i capelli guardandomi negli occhi,
e io grazie a quelle carezze ed a quel azzurro, piano piano chiusi gli occhi,
addormentandomi.
Tre
ore dopo ero in volo verso il posto in cui ero stata il pomeriggio scorso. Ero molto
agitata per il piano che dovevamo mettere in atto: andando a liberare Matteo,
dovevamo anche recuperare il suo medaglione e, nel caso in cui i cacciatori si
fossero svegliati, Ale avrebbe dovuto attirarli lontano dalle loro tende,
spaventandoli. Apparte la paura di non riuscire a liberare Matteo, avevo il
terrore che potessero sparare ad Ale, così forse alla fine sarei rimasta sola,
o sola con Matteo. Quest’ultimo pensiero era ancora più distruttivo dell’essere
completamente sola e non capisco proprio il perché. Scrollai la testa. Non dovevo
pensarci. Sarebbe andato tutto bene, si sar….
COSA
SIGNIFICA????????!!!!!!!!!!!!!!
Ok,
ora ci stavo affondando nel dolore. Nel luogo dove ero stata quel pomeriggio
adesso non c’era più niente! Niente di niente! Mi ero sognata tutto? O forse
stavo sognando adesso? Non so cosa mi prese, ma la forza nelle mie ali mi
abbandonò e precipitai a terra. Ero frastornata e dolorante. Vidi Ale chino su
di me in forma umana. Era piuttosto agitato. Spaventato quasi. Quando riuscii a
riprendermi, realizzai subito che dovevo assolutamente ritrovarli e feci per
spiccare il volo ma Ale mi bloccò. Con le sue braccia mi teneva bloccate le
ali. Mi dimenavo, ma la sua stretta era troppo forte per me. Non so come mi
trasformai e continuavo a dimenarmi con tutte le mie forze. Che stavano veramente
arrivando al limite ormai. Ero nuda tra le sue braccia, scalciavo, tiravo i
pugni eppure non riuscivo a provare vergogna di quella situazione alquanto
ambigua. Riuscivo a sentire solo dolore e rabbia. Dopo un po’ la forza mi
abbandonò del tutto. Il dolore mi investì per l’ennesima volta, distruttivo e
potente. Come un’onda che ti travolge. Inarrestabile. E tu non puoi fare
niente.
-
è tutta colpa tua! – gridai disperata tirandogli l’ennesimo pugno.
I
suoi occhi si accesero, bruciavano quasi, come se un fuoco divorasse quell’azzurro.
-
adesso basta! – mi gridò – non lo capisci da sola? Bene te lo dico io! Non puoi
continuare a correre dietro un fantasma. Capisco che sei innamorata, ma l’amore
non gioca a nascondino! Basta! Devi metterti il cuore in pace Hilary, ti prego!
Io non ce la faccio più, è una situazione di merda, tu che piangi tutti i
giorni.. io voglio ricominciare a correre, ma non dietro a qualcuno di
introvabile, ma voglio correre perché mi va di farlo, hai capito? E tu devi
volare per sentire il vento su di te, non per precipitare a terra. Hilary ti
prego.. hai capito quello che ho detto? – il viso contratto dal dolore e dalla
rabbia.
A
quelle parole mi bloccai. Tutto il mio corpo si bloccò. Il respiro. Il cuore. I
pensieri. Tutto.
-
i-io non… - balbettai
Lui
sospirò e allentò la presa che mi teneva stretta a lui.
Forse
la pazzia si era nascosta dietro un cespuglio, grazie al buio si era avvicinata
e mi era saltata addosso in quel preciso momento. Quello che accadde poteva
essere frutto solo della pazzia.
Fu
un attimo.
E di sensato poi non ci fu più niente.
Voglio ringraziare DivinaTheBest, lasdivinas99, StArStArMinnie e TanyaCullen che hanno messo la storia fra i preferiti e cino nero, crazykika, Idril Inglorion, ikuto_shin, Kicks, leonedifuoco, Luciana Menditegui che l'hanno messa tra le storie seguite. Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto! Preparatevi perchè il prox sarà particolare e secondo me ci rimarrete tutti secchi, o forse mi sbaglio tantissimo!!! XD Me fuori di cabina!!! Un bacio, Lu'
ps: vi invito a leggere la nuova ff che ho iniziato, si chiama "100 giorni" !