Dolore e Desiderio
Adesso
ho paura.
Lui
è sopra di me, mi sfiora il collo con le labbra, poi la
fronte, le spalle, le
clavicole. Il suo respiro è caldo sulla mia pelle. Rovente.
Mi fa rabbrividire.
Le sue mani sono ovunque, mi sento inerme, indifeso, così
piccolo sotto il suo
corpo di uomo.
Tremo,
e lui se ne accorge. Mi sorride, e anch’io mostro i denti di
rimando; definirlo
sorriso sarebbe una spudorata menzogna.
«Kamal».
Mormora
il mio nome, un attimo prima di esplorare la mia bocca con la lingua.
Quella
stessa lingua che poi passa ad accarezzare le labbra, mentre le sue
mani
scendono e si fermano sui miei fianchi. Sono così calde.
«Kamal».
Mi
sento una bambola di pezza, in balìa dei giochi di una
bambina perversa e
bellissima. Mi sembra che sia tutto così assurdamente
sbagliato e irreale.
Quasi non mi accorgo che lui mi ha sollevato i fianchi dalla stuoia,
portando
il bacino ad appoggiarsi sulle sue ginocchia.
«Kamal».
Il
dolore è lancinante. Mi
sembra che
presto mi strapperà in due. Non posso credere che faccia
così male. I battiti
del mio cuore sembrano impazziti, troppo veloci. Stringo fra le dita la
prima
cosa che mi capita, consistente nella coperta ricamata. Ansimo
rumorosamente.
«Kamal».
“No, no, no! Vattene, togliti,
scostati! Non
voglio, non voglio! Fa male, per dio, fa maledettamente male. Non
voglio,
basta. Smettila!”.
Ma
le sue mani che mi stringono i fianchi mi ricordano di chi sono,
adesso. Questo
corpo bianco e tremante non mi appartiene più, e solo ora mi
rendo conto di
quanto sia orribile tutto questo.
«Kamal».
Un
forte gemito di dolore mi sorge spontaneo alle labbra, quando lo sento
farsi
strada ancora più in profondità. Ho come la
sensazione che lo sentirò fino in
gola. Ho il respiro affannoso, irregolare, veloce. Brucia da morire,
è come se
qualcuno mi stesse raschiando dall’interno con uno strigile.
Contraggo i
muscoli, ma sembra non servire a niente, anzi. Fa solo più
male.
«Kamal».
“Non mi piace, non voglio, non
voglio più. Ti
prego, ti prego, ti prego, basta.
Non
ce la...”.
Un
gemito che è dolore ma che insieme è
già qualcosa di diverso mi fa riaprire gli
occhi. Non ricordavo di averli chiusi. Il suo volto è
vicino, sento il suo
respiro sulle labbra. Non si muove, è fermo dentro di me.
Questo mi permette di
ritrovare il respiro. Una sua mano lascia il mio fianco e sale ad
accarezzarmi
il viso, e sento che la mia bocca si socchiude a quel gesto. Capisco
che lui
non vuole farmi del male, e quella sensazione strana e nuova che ho
sentito
prima me ne convince.
«Kamal».
Spinge
ancora un po’, e quasi non sento più il dolore.
Una scossa mi tocca la spina
dorsale e arriva fino alla nuca. Gemo. Non capisco se è
piacevole o no,
comprendo solo che non fa male e quindi la accetto volentieri. Esce un
po’,
ritorna, esce, ritorna. Ancora. E ancora. Brucia lo stesso, ma stavolta
capisco
che presto svanirà, e che posso sopportare se quella
sensazione torna di nuovo.
E lo fa, ad ogni affondo. Torna e mi fa gemere. Forte.
«Kamal».
Mentre
i movimenti si fanno sempre più ampi e più
veloci, non riesco a fare a meno di
lasciarmi sfuggire un esclamazione di piacere. Sento la sua mano che
arriva al
mio sesso e comincia a muoversi allo stesso ritmo con cui si fa strada
dentro
di me, scacciando ogni altra cosa.
Se
prima era il dolore ad essere inconcepibile, ora il piacere ha preso il
suo
posto. Ed è qualcosa di assolutamente indefinito. Mi sento
sballottato da una
parte all’altra del mio essere, completamente perso,
completamente soggiogato.
Le
sue labbra sulle mie sono calde, morbide e umide. La sua saliva mi
brucia la
lingua. Non esiste nulla, oltre questo. I suoi ansiti e i suoi gemiti
sembrano
arrivare alle mie orecchie quasi attutiti. Seppellisce il viso nel
tenero
incavo del mio collo, ansimando rumorosamente. È
così caldo, così giusto.
Voglio
appartenergli. Sono suo. Completamente, nel corpo e nei sensi. Sento
quel
piacere indescrivibile salire d’intensità, sembra
quasi che voglia rompere la
barriera delle labbra e riversarsi nella sua bocca, perché
è da lui che viene,
e a lui deve tornare.
L’orgasmo
mi sorprende e fa contrarre ogni muscolo del mio corpo. È assoluto
e perfetto,
non ha nulla a che fare con tutto ciò che conosco. Mi
riempie, sembra farmi
scoppiare. E gemo rumorosamente, respirando forte, singhiozzando di
piacere,
aggrappandomi non più alla coperta di lino, ma alle sue
spalle ampie.
Lo
sento liberarsi dentro di me, e mi sembra quasi di morire.
Possa
io morire altre mille volte.
«...Morad» ansima sulla mia pelle.
E
in quel momento capisco che se Kamal appartiene e sempre
apparterrà ad Adel,
Morad è di proprietà del sovrano di Persia. Ed
è felice di esserlo.
Dunque. ^^ Grazie a NemuChan per la sua recensione! ^.^ E, soprattutto, per i suoi complimenti! Ti spiego la questione della brevità dei capitoli, che in effetti è molto semplice e riconducibile al carattere del personaggio. Va ad emozioni. Questo capitolo, appena postato, credo riesca a far intuire bene la questione. Credimi, non potrebbe essere altrimenti! Aspetto con ansia la tua opinione su questo nuovo capitolo! ^.^