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Autore: anarchistZoe    09/03/2010    0 recensioni
Questa è una fanfiction strana,è "originale" per la maggior parte della storia,ma ad un certo punto compaiono vari personaggi della scena musicale asiatica (compresi personaggi di un anime che adesso non nominerò)...anche se ancora devo arrivare a scrivere quella parte! xD Beh...non siate troppo cattivi con i commenti! ^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Leaving


Quella notte fu buia, vuota, senza sogni e senza incubi. La mattina seguente avevo solo la consapevolezza che qualcosa dentro di me si era rotto, ma non era il cuore, no. Tante persone dicevano che il mio cuore era gelato, incorporato in una capsula gelida di fragile ghiaccio, che rischia di rompersi da un momento all'altro. Era la mia anima ad aver subito quella frattura, che solo col tempo sarebbe guarita... forse. O forse ero solo troppo sentimentale.
Mi preparai velocemente per il viaggio. Doctor Martens slacciate, jeans verdi vintage con catena al lato e felpa nera semplice con cappuccio. Mi abbassai il ciuffo del mohawk sugli occhi, truccati pesantemente con la matita nera. Come ultimo tocco, uno strato scuro di rossetto bordeaux. Presi la valigia, misi lo skateboard nella sua custodia di plastica trasparente ed andai a svegliare i miei genitori, per farmi accompagnare all'aeroporto. Mi rompeva dover dipendere da loro, dovergli chiedere un passaggio, ma non c'erano autobus a quell'ora la cui destinazione corrispondesse alle mie esigenze.
Un colpo di clacson mi fece sobbalzare. I miei ancora dormivano, e io non aspettavo sicuramente nessuno il giorno in cui sarei dovuta partire per Kyoto. Mi affacciai alla finestra e vidi Jack accanto alla portiera di guida dell'auto di suo padre, immerso nell'umida e fredda nebbia mattutina. Che coraggio aveva, a venire a casa mia! Come osava ripresentarsi ancora davanti ai miei occhi?
Feci un profondo respiro e ragionai: dovevo essere all'aeroporto alle 14:30, per arrivare a Lashton da Kingston avrei impiegato circa quattro ore, in macchina a passo spedito. In quel momento erano le 8:00 di mattina. C'era qualcosa che non andava, anche se Jack avesse voluto fare finta che nulla fosse successo dandomi un passaggio in aeroporto, era comunque un bel pò in anticipo.
Scelsi di ignorarlo, un modo per raggiungere il meeting point con la Fuji l'avrei trovato lo stesso, in una maniera o nell'altra. Prima o poi Jack se ne sarebbe andato, avrebbe mollato di sicuro.
Mi diressi in cucina e preparai un'abbondante colazione con caffè, latte, cereali al miele, biscotti, fette biscottate con nutella e succo di frutta, in vista dello schifo che sarei stata costretta a mangiare in aereo. Sbirciai con la coda dell'occhio dalla finestrella bianca della cucina, quel cocciuto di Jack era ancora lì nella stessa posizione, a braccia conserte, con i capelli neri e blu ormai fradici e appiattiti sul viso a causa della nebbia densa. Si sarebbe preso sicuramente un raffreddore... beh, ben gli stava! Dopo la colazione, mi diressi in bagno per farmi una doccia e tutto il necessario, e ci restai almeno mezz'ora. Solitamente non avevo bisogno di tutto quel tempo, ma volevo vedere fino a quando avrebbe resistito quel testardo là fuori. Tornai in camera mia per controllare se vi avessi lasciato qualcosa che mi sarebbe potuto servire in Giappone, gironzolai un pò per casa senza scopo, andai perfino a salutare Mirthe, che dormiva tranquillamente nel suo letto azzurro e rosa. Ok, era quasi ora di darsi una mossa per partire ormai, e Jack era ancora ostinatamente fuori sul vialetto di casa mia, completamente zuppo. Le alternative erano svegliare i miei genitori e sorbirmi le loro lamentele, con vari rischi di clamorosi ritardi, oppure entrare nell'auto del mio ex migliore amico ed abbandonare per due mesi quella casa, senza pensieri. Nessuna delle due opzioni era troppo allettante, al momento. Alla fine, salii nella camera dei miei genitori e li svegliai. Quando mi risposero con un bel "Che cazzo vuoi?", decisi che non valeva la pena sprecare troppo tempo con loro.

"Vado in Giappone, addio famiglia! Prendo le chiavi."

Fu istantaneo, ormai la scelta non l'avevo più. Prima di chiudere la porta dell'ariosa stanza rosa confetto dei miei, sfilai il portafogli di mio padre dalla sua giacca, appesa alla maniglia di ottone della porta di legno bianco. Scesa al piano terra, trascinai fuori di casa la valigia, gli accessori vari tra cui la sacca con lo skateboard, la mia inseparabile tracolla ed uno zaino arancione fluo scucito un pò dappertutto, che usavo come bagaglio a mano. Guardai Jack truce, e lui mi ricambiò uno sguardo imbronciato.

"Ce ne hai messo di tempo, lentona!"

Lo fulminai con gli occhi, e mi affrettai a lanciare tutto quello che avevo per mano nell'auto. Quando salii anch'io, nel posto accanto al conducente, Jack non aveva ancora messo in moto.

"Allora? Non parti? Guarda che così facciamo tardi!"

Un dolore improvviso alla guancia sinistra mi fece rendere conto che quel bastardo mi aveva appena tirato uno schiaffo, ma non feci in tempo a rispondere a tono, la mano destra già pronta in un bel pugno, che sentii le sue mani gelide ed umide avvicinare il mio volto al suo e baciarmi. Non con durezza e neanche con passione, era un bacio semplice e... dolce. Appena mi resi conto di questo minimo particolare, il mio pugno volò in ogni caso sulla sua faccia leggermente sconvolta. Odiavo le cose dolci.
  
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