Purezza e Gelosia
La
corteccia sotto la mia schiena causa una sorta di piacevole prurito.
Vedo il
cielo cercare di penetrare le fronde dell’albero su cui mi
sono arrampicato, e
quel verde scuro e l’azzurro sembrano essere due cose
completamente diverse, ma
complementari. Come se non potessero esistere senza mescolarsi e
confondersi,
mantenendo intatta la loro essenza.
Mi
sfugge un sorriso al logico paragone. Ma non sono sicuro di essere io
il cielo.
Cerco di capire per quale assurda ragione la mia mente abbia deciso di
compararmi all’azzurro invece che al verde, ma una voce, due
o tre metri più in
basso, mi distrae. Volto la testa e il busto per vedere chi
è che sta parlando.
Ah,
ecco perché mi sono distratto.
Adel
mi sta chiamando. Muove qualche passo incerto sull’erba, e mi
sembra quasi di
sentire la consistenza del suolo sotto i piedi nudi, come la avverte
lui.
Finalmente, entra nel mio campo visivo, e mi stupisco di come il suo
corpo stia
cambiando ad una velocità incredibile, mentre il suo viso
rimane quasi identico
a quello del ragazzino a cui ho regalato un bacio tre anni fa, nella
sala del
trono. Mi chiama ancora, e mi sfugge un sorriso.
Le
sue preoccupazioni non si erano rivelate infondate come avevo sperato.
Il Kiyan
è molto protettivo, nei miei confronti. Qualche giorno fa ha
fatto frustare un
suo consigliere perché aveva osato mettermi una mano sulla
spalla e sorridermi
conciliante. In effetti non mi stupisce che adesso le persone a
malapena mi
rivolgano la parola. Ma non ha importanza. Finché posso
tornare a casa e dare
un bacio a mia madre e sorridere a mio padre, e vedere Adel
pressoché tutti i
giorni, niente mi fa sentire segregato.
Adel
mi chiama ancora. Cerca di non farsi sentire troppo, ovviamente. Quando
sono
salito su quest’albero, più o meno
un’ora fa, i giardini del palazzo erano
deserti. Probabilmente lo sono anche adesso, ma Adel è molto
prudente, lo è
sempre stato.
Decido
di mettere fine a questa sorta di gioco sadico. Con un salto, scendo
dal ramo e
atterro sull’erba, ad un metro da lui. Si volta di scatto e
per un attimo leggo
nei suoi occhi una domanda – “Da dove accidenti sei
uscito?” – poi si spostano
verso i rami dell’albero sopra di noi e le sue labbra
compiono il miracolo del
sorriso.
«Hai intenzione di rimanere lì a fissarmi
per quanto tempo, esattamente?» domando, quando non lo vedo
muoversi
verso di me.
Lui
ride, e finalmente si avvicina. Si guarda intorno, prima di sfiorarmi
la
guancia con una carezza. «Non ti ha
mai dato fastidio essere osservato» mormora. Anche se lo vedo
tutti i
giorni, la sua voce ultimamente mi lascia un po’ confuso.
È diventata più roca,
più profonda, più matura, anche se il timbro
è lo stesso.
Piego
la testa per assecondare il movimento lieve della sua mano, prima di
stringerla
con la mia e portarmela alle labbra, sfiorando il palmo con la bocca
semiaperta. Chiudo gli occhi, e mi sfugge un sospiro.
«Non dovresti» mormora Adel, e sento
la sua mano tremare contro le mie labbra. Cerca di ritrarla, ma non lo
vuole
davvero e io lo trattengo. Apro gli occhi per osservare la sua
espressione: è
combattuta, come al solito.
«Non devi per forza dare retta al tuo nome»
sussurro, leccando lascivamente il palmo. Stavolta la ritrae sul serio,
e io mi
sento bizzarramente inutile, quando non c’è
più contatto fra la nostra pelle.
Gli lancio un’occhiata e mi accorgo che è
eccitato. Muovo un passo, sorridendo,
fino a far sfiorare il mio petto sulle sue braccia incrociate.
«Potresti ascoltare il tuo corpo, ogni tanto»
aggiungo, ampliando il sorriso.
Lui
si scosta ancora, di un passo. Non mi guarda. «Non usare
certi subdoli stratagemmi con me. Pensavo che il tuo signore
ti accontentasse abbastanza, sotto questo punto di vista»
dice, sempre
senza guardarmi.
Oh,
è geloso, è geloso da morire. Non mi è
sfuggita la piccola smorfia di rabbia
quando ha nominato il Kiyan. Mi avvicino di nuovo. «Non
essere ridicolo, Adel. Lui non ha niente a che fare con noi»
mormoro, sfiorandogli un avambraccio con le dita.
Mi
lancia un’occhiata sconvolgente. È un miscuglio
omogeneo di rabbia, gelosia e
desiderio. «Mi sembra invece che
abbia molto da fare, con te. La regina passa quasi ogni notte da sola,
nelle
sue stanze» dice, socchiudendo gli occhi e di conseguenza
intensificando
quello sguardo.
«Allora perché non vai a farle
compagnia?»
domando, velenoso, muovendo qualche passo per allontanarmi da lui.
Ovviamente,
mi ferma, afferrandomi un braccio e tirando affinché possa
guardarmi in faccia.
Non importa quanto rancore ci sputiamo addosso, lui non scappa.
Affronta ogni
situazione, ed è sempre pronto a riprendermi, quando per me
tutto diventa
insostenibile.
Non
mi piace che parli della regina. In realtà odio il fatto che
sulla sua bocca ci
sia il nome di qualsiasi donna. È una cosa che non ho mai
sopportato, ma da
qualche settimana so che la sua famiglia ha combinato un matrimonio con
una tale
Shireen, e la questione mi manda ai pazzi. Non so come accidenti sia
fatta, e
Adel non me l’ha mai presentata. Sa perfettamente che potrei
strapparle il
cuore dal petto e darlo in pasto a sua madre. Ne sarei capace.
«Io devo,
Kamal» mormora, gli occhi adesso velati di tristezza, come se
avesse
capito quello che sto pensando e volesse rassicurarmi. Ma a me non
importa
nulla dei suoi maledetti doveri. Non me ne è mai importato
niente, perché
quello che c’è o ci dovrebbe essere tra di noi
è oltre delle stupide
convenzioni sociali e ogni senso di giustizia. Pensare che quella
stupida
ragazzina potrà avere quello che io ho tanto desiderato e
non ho mai potuto
ottenere mi fa impazzire.
Involontariamente,
stringo i pugni. «Alla malora i tuoi
doveri!» esclamo, senza guardarlo. Con un secco movimento del
braccio,
gli faccio lasciare la presa. Lui, rapido, mi afferra di nuovo, e
stavolta non
riesco a liberarmi. Mi divincolo, ma non serve a niente. Io vivo negli
agi, lui
non ha mai smesso di lavorare, di rafforzare i suoi muscoli.
È troppo forte la
sua stretta, ma il potere che ha su di me lo è molto di
più. Rinuncio e chino
il capo, il respiro lievemente affannoso.
«Mi dispiace» mormora. Quando lo
guardo negli occhi, capisco che è vero. Ma ciò
non scaccia la rabbia e il
dolore. Lo sento allontanarsi da me, giorno dopo giorno. Il rapporto
che c’è
fra di noi va affievolendosi di minuto in minuto. E mi sembra di non
poter fare
nulla per mettere fine a questa tortura.
Sto
per dirgli qualcosa, ma delle voci giungono alle nostre orecchie e sono
costretto a zittire le mie parole sul nascere. Il Kiyan ha concluso la
sua
riunione con il capo di un villaggio vicino, e sembrano essere giunti
ad un
accordo favorevole per entrambe le parti. Sorridono, ridono, parlano a
voce
alta disegnando grandi gesti nell’aria con le mani. Poi il re
mi nota.
Ovviamente. Lo vedo compiere un grande sforzo per non lanciare ad Adel
– che
fortunatamente mi ha lasciato il braccio giusto in tempo –
un’occhiata omicida.
Sa quanto tengo a lui e difficilmente lo punirebbe. Mi fa cenno di
avvicinarmi.
Il
capo del villaggio alleato mi osserva, sbalordito. Quando mai i suoi
occhi di
popolano, per quanto ricco, hanno mai visto una pelle così
bianca?
Non
appena sono abbastanza vicino, il Kiyan mi porta un braccio intorno
alle spalle
e mi attira a sé. «Lui è
Parsa»
dice, e io sorrido educatamente, chinando il capo in segno di rispetto.
Ultimamente ha preso a chiamarmi in questo modo. Ma, lo capisce anche
quest’uomo, deve esserci un fondo di ironia nelle parole del
sovrano. Infatti
sorride divertito.
Ad
un certo punto mi chiedo persino se abbiano davvero parlato di
alleanze, prima.
Dopo
che sono rimasti per un po’ a fissarmi, tutti e due, il Kiyan
mormora: «Vai, e aspettami», dandomi una
leggera pacca sulla schiena per invitarmi ad entrare a palazzo. Rivolgo
un
sorriso gentile al capo villaggio, uno decisamente meno pudico e
remissivo al
sovrano, e varco l’uscio, diretto alle sue stanze.
Non
mi accorgo che Adel ha lasciato i giardini senza farsi vedere.
Grazie ancora a NemuChan per le sua sua spassosissima recensione al precedente capitolo! XD (E sì, è il pensiero che conta... ^^)
Mi scuso nuovamente con tutti i lettori per aver saltato un capitolo! *si prostra a terra* Il terzo, per la precisione! >__< *si vergogna come un ladro*
Detto questo, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Alla prossima! ^^