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Autore: KH4    10/03/2010    7 recensioni
Il mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. Anche se cammino, respiro, osservo...sto forse vivendo come dovrei fare? Non lo so.Ho paura a trovare la risposta.Ho paura a guardare indietro. Ho paura di quello che sono. Ma io....chi sono?(prologo del cap.14).
La vita di Ace prima ancora che entri a far parte della ciurma di Barbabianca e durante la permanenza sulla nave di quest'ultimo, accompagnato da un dolce ragazza dal passato oscuro e ingiusto. Buona lettura a tutti!(introduzione modificata)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barba bianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente mercoledì!salve a tutti quanti,come state?spero bene,io sono semidistrutta.Vi porto il ventesimo capitolo come mia personale soddisfazione per essere riuscita a rimanere in piedi dopo i primi tre giorni della settimana (lo ripeto,questi orari mi stanno uccidendo);è un po’ corto ma spero ugualmente che lo apprezziate!volevo mettere anche il ventunesimo visto ieri era il mio compleanno (sono arrivata ai ventuno,sto diventato sempre più vecchia) ma non ci sono riuscita visto che ancora devo rileggerlo e correggerlo.Prima di iniziare,ringrazio le dolcissime sei che sempre mi scrivono le loro opinioni sulla fict e già che ci sono,se qualcuno vuole,lascio la mia e-mail visto che finalmente l’ho sistemata:cortinovis-alessandra@virgilio.it

Maya90:eccola qui,un’altra reduce di guerra!ciao tesorino,immagino tu sia molto stanca.Ti comprendo benissimo,io ho scritto le risposte delle recensioni in quei pochi minuti che avevo a disposizione.E’ così bello che ti sia piaciuta la scena della descrizione della terra di Jimbe e che ti piaccia il nostro sushi ambulante,come Don lo chiama!davvero,i combattimenti sono il mio tallone d’achille,ma se sono stati apprezzati allora devo aver fatto un buon lavoro.Non ti preoccupare,il vecchio Barbabianca salterà fuori molto presto ma non anticipo nulla,come sempre!abbi fede in me!

Yuki689:wow,hai recensito il capitolo alle 2.56 del mattino.Mi sento onorata!grazie per la tua approvazione e sostegno nell’affermare che nemmeno a te le scene di combattimento non piacciono e grazie anche per la minaccia.No,sto scherzando,ogni tanto è giusto impugnare il forcone e puntarlo alla schiena di chi potrebbe rendere felici o tristi i proprio lettori.Il tuo indirizzarmi sulla strada corretta è stato d’aiuto!so cosa rischio,quindi rinfodera le armi e se sei così gentile,passami il libretto di istruzioni così vedo cosa devo evitare o meno.Non voglio rischiare.

MBP:Marta-chan!un’altra che ha apprezzato la parte sull’asta di Shanbody!grazie cara e ringrazia anche Key-chan…ah,Sayuri ti saluta!a forza di complimenti rischio di rotolare a terra tutta gongolosa sospirando come una cretina ma è sempre bello sentire cosa ne pensano i lettori di questa storia.Non pensavo di rispecchiare il manga,ma devo dire che ci sto provando(vedi l’anima trasudare dal corpo).Come ho detto tempo fa a Maya,lavorerò giorno e notte su questa fict,per rendere onore a quel sant’uomo di Ace dalla schiena da dieci e lode(e qui cito Keyra)(gli altri li mettiamo un passettino indietro) e per dare un vero happy ending alla sua vita (non escludo momenti molto SAD!) 

Beatrix:la mia Bea a momenti che si strozza col cibo per recensirmi?tesoro,mi fai piangere dalla felicità.So di aver tralasciato qualche errore ma come ti ho detto (e ti ringrazio per la comprensione)il mio tempo a disposizione è un po’ scarso,sorry!Che ti devo dire poi…i sad moments sono il mio punto di forza,ma anche quelli dove c’è bisogno di dire la propria opinione (sto elaborando una cosina che però si vedrà molto più in avanti);non so perché ma mi riescono meglio di qualunque altra cosa.Non nominiamo i tremors;grossi,bavosi,striscianti…dei vermi formato extralarge!che schifo,che schifo,che schifo!Lo scazzo di Don ci voleva,nessuno può interrompere il suo sonnellino.Bonz è fatto di tutt’altra pasta ed è più commestibile del cugino che invece è insipido e spigoloso.Ha anche lui i suoi lati buono in fondo (molto,molto,mooooooolto in fondo).Lasciando a parte momentaneamente la santità della mia protagonista,mi concentro su Ace;visto il suo orgoglio,farlo un pochino strafottente era un mio diritto,anche perché nella sua scheda c’era scritto che era un pochino arrogante se si trattava di dover primeggiare (come sempre io mi informo)ma credimi,contro la mia dolce e tenere Yu-chan non si comporterebbe così!

Angela90:carissima!eh,svegliare Don nel bel mezzo del suo sonnellino pomeridiano è come assicurarsi la morte.La vigliaccata dell’attacco a distanza serviva solo per mostrare che i miei personaggi sanno far funzionare il cervello e anche perché non volevo mollare subito i combattimenti più grossi,ci vuole un po’ di suspance!Devo trovarmi d’accordo con te su Jimbe;prima come sempre mi informo sul sito di one piece,perché sono sempre curiosa di sapere;specie se poi si parla di spoiler non riesco a smettere!non sapevo bene come descriverlo nella mia fict ma immaginando la fedeltà nei confronti di Barbabianca e quello che il bianco ha fatto per l’isola e che cosa lui stesso rappresenti,capire il perché del suo comportamento è stato facile.Come è venuto, è venuto ma se piace allora ho fatto un buon lavoro!!

Sachi Mitsuki:un’altra gioia che mi fa i complimenti per la descrizione dell’asta di Shanbody;ragazze voi mi farete morire!non ti scusare per le domande perché non sei l’unica immersa nello studio fino al collo.I deliri poi qui sono all’ordine del giorno,perciò sei liberissima di lasciarti andare quanto ti pare (beh,evitando di mandare a fuoco la casa o distruggerla,questo è certo)

 

 

La semplice e veloce strategia elaborata da Don e Sayuri si era rivelata assolutamente efficace contro quelle erbacce spinose: era bastato schivare i loro attacchi e continuare a salire il più velocemente possibile perchè queste non udissero più alcun suono e quindi finissero addormentate: nel voltarsi verso il basso, per assicurarsi di non avere più i rovi alle calcagna e vedendoli caduti in quello stato di trance, i due ebbero un ulteriore conferma del successo del loro piano. Purtroppo, altri si presentarono pronti ad accoglierli e man mano che si avvicinavano sempre più alla vetta, questi divenivano più svegli e veloci ma non abbastanza pericolosi da costringere la navigatrice e il medico-cecchino a fare sul serio.

Quasi vicini alla cima, Sayuri e Don si stavano cimentando in quella corsa ad ostacoli con tutta la loro determinazione. Per quanto quelli ci provassero, i due pirati era di gran lunga più forti e abili di loro e nonostante il loro avanzare li stesse portando dritti verso il loro fautore, quelle grasse liane spinose non potevano fare nulla per fermarli; anche se venivano tagliate o sballottate, si rialzavano tardi e chi dovevano ostacolare, proseguiva senza mai fermarsi o indugiare. La loro salita continuò seguendo quel ritmo e a poco a poco, i rovi smisero di inseguirli, rimandendo indietro con la foresta, divenuta più piccola per permettere alle rocce di dominare sul monotono paesaggio. Ciò consentì ai due di rallentare per camminare con più calma ma senza che l'attenzione diminuisse.

“Non mi convince per niente. E’impossibile che li abbiamo seminati così di punto in bianco” affermò Don.
“Come fai a esserne sicuro?”
L’amico le fece cenno col polline di guardare i grandi fori sparpagliati qua e là che avevano perforato le rocce e il terreno “Prima mi sono sbarazzato di alcune di quelle erbacce e queste invece di ricrescere come hanno fatto le altre, si sono rifugiate all’interno dei loro buchi. Inizialmente non ci ho dato troppo peso mai poi mi sono accorto che il numero dei rovi che ci ostacolava, è diminuito man mano salivamo. Si sono ritirati di loro spontanea volontà e questo mi porta a pensare ad una sola cosa”
“Dobbiamo essere vicini alla vetta” concluse Sayuri per lui.
Già, e lui ci sta aspettando con qualche bella sorpresina. Pensò Don nell’osservare il paesaggio con aria guardinga.

La morfologia della montagna era completamente cambiata: l’intera zona era rimasta rocciosa ma presentava alti piloni chiari a forma di matita che delimitavano il sentiero e che rendevano incerta la visuale. Don li definiva punti d’osservazione, perfetti per chi prediligeva il combattimento a distanza senza sporcarsi le mani.

Perfetti per un cecchino. Precisò mentalmente

Si trovavano a una buona altezza, con il sole ormai in procinto a tramontare e per giunta senza vento. Nella loro attuale posizione, non c’era da preoccuparsi: non potevano muoversi con tutta la libertà, questo era certo ma nemmeno il nemico poteva agire liberamente, non con tutti quei ostacoli che coprivano il sentiero e che dunque offrivano un alta percentuale di fallimento. Avrebbe perso troppo tempo a mirare e inoltre si sarebbe scoperto facilmente, senza contare che se solo ci avesse provato, a tendere un agguato in quella zona, non avrebbe fatto altro che dimostrare la sua stessa stupidità.

“Siamo quasi arrivati in cima. Occhi aperti Sayuri” l'avvisò.
“D’accordo”

Non appena ebbero sorpassato la zona adornata di colonne,giunsero davanti al loro secondo ostacolo.

“Tu guarda questo maledetto..”si ritrovò a dire Don storcendo il naso.

Si trovavano sul ciglio di una discesa che portava all’interno di una conca circolare,rinchiusa da una liscia parete rocciosa bianca:l’interno di questa era colma di rovi che traboccavano in ogni direzione,come un vaso straripante d’acqua.Erano presenti anche un paio di punti di osservazione identici a quelli appena sorpassati,la cui base era immersa in quella natura spinosa;esclusi quelli,il resto era totalmente ricoperto da quelle odiose erbacce,compresa la via per oltrepassare la montagna e dunque scendere verso il santuario.Per il momento,era impossibile confermare la sua esatta posizione perché non la si riusciva a vedere.

“Non è che per caso hai delle cesoie con te?”ironizzò Don.
“No, mi spiace.Purtroppo credo che dovremo passare lì dentro. E’ l’unica via”disse grave la ragazza guardando in basso laddove erano diretti.
“Sapevo che l’avresti detto” sospirò sconsolato “E va bene, immergiamoci e cerchiamo di uscirne alla svelta. Comincio a non poterne più di tutto questo verde”

Non avendo molte altre scelte,anzi,non avendone affatto,discesero il piccolo tratto di sentiero e si fecero strada tra i rovi con non poca fatica:notarono subito la differenza con quelli precedenti,questi infatti erano più coriacei e grossi,tanto da ridurre ogni passaggio a delle piccole fessure strettissime.Al loro interno,la luce non riusciva a filtrare e così i due pirati erano costretti a vagare in una penombra dalle sfumature verdognole e arancioni.
Attaccarli sarebbe stato una pessima idea;non godendo di ampio spazio come nella foresta,rischiavano di non uscire più da quel labirinto spinoso,senza contare che poi,i movimenti lenti e anormali di quei cosi stavano facendo nascere nella mente del cecchino un dubbio che si era quasi subito concretizzato in una convinzione.Lui era un esperto nello studiare il terreno e nel sfruttarne i vantaggi e in quel preciso momento,nel osservare con estrema minuziosità i movimenti di quei rovi,capì tutto quello che c’era da sapere.

“E’ davvero un gran bastardo” sentenziò con loquacità.
“Deduco che tu abbia scoperto qualcosa di interessante”constatò invece Sayuri con un sorriso gentile.
“Certo che si. Ascolta bene e vedi di memorizzare quanto ti dico perché mi serve il tuo aiuto se vogliamo liberarci di questi cosi”

 


I vortici creatisi per l’innalzamento del mare rendevano impraticabile il passaggio per il santuario di Fisher Tiger ma Togai e il vecchio maestro non si trovavano lì per tentare l’impossibile. Dalla spiaggia potevano udire perfettamente i leggeri rimbombi dei colpi che venivano sferzati al santuario; il rumore dei vortici li copriva, rendendo i suoni ovattati ma ogni tanto si poteva vedere qualche roccia venire smossa con forza o colonne di fuoco elevarsi alte in cielo per poi riversarsi con forza a terra. Dopo più di due giorni, quei due stavano ancora combattendo e questo a Togai, l’uomo pesce dalle fattezze richiamanti quelle di uno squalo bianco, cominciava a dare fastidio. La maggior parte del tempo l’aveva passata a digrignare i denti e a tener sotto controllo l’entrata in caso i sudici esseri inferiori, così gentilmente chiamati da lui, avessero tentato di andare ad aiutare il loro compagno. La pazienza era una delle virtù a cui scarsamente si era dedicato negli allenamenti così come l’autocontrollo, la modestia e il rispetto per l’avversario, per questo non era che un semplice allievo la cui forza tuttavia poteva mettere in seria difficoltà anche il più imponente degli uomini.

Seduto su una roccia piana, il vecchio pesce martello dalle ridotte dimensione, invece di agitarsi e inquinare l’aria con cattive vibrazioni, era immerso in uno stato di assoluta meditazione; sembrava non respirare tanto era immobile. A differenza dello squalo bianco, lui la pazienza la sapeva praticare molto bene, anche se non aveva replicato quando quest’ultimo aveva deciso di venire meno al patto stabilito dal sommo Jimbe. L’appostarsi sulla spiaggia, nonostante ci fossero i vortici che rendevano il passaggio innavigabile, a detta di lui, era inutile e del tutto privo di rispetto.

“La tua irrequietezza mi distrae. Vedi di calmarti, Togai” lo rimproverò calmo l’anziano aprendo per metà gli occhi
“Fa silenzio vecchio! Sai quanto me ne importa al momento! Ci sono cose più importanti a cui pensare!” esclamò furente l’altro smettendo di andare avanti e indietro.
“La tua insubordinazione nei confronti del Cavaliere del Mare non è più importante delle presenza di quelle persone” replicò freddo e distaccato “Hai forse dimenticato i sacri principi del karate degli uomini pesce?”
“Certo che no!Tengo alla nostra terra più della mia stessa vita ed è già tanto che sopporti la presenza di altri umani su questo rispettabile suolo!”

Il vecchio pesce martello dalla pelle lucida e marrone scosse la testa nel richiudere le palpebre. Parlare con Togai non era che un spreco di tempo, considerata la sua smisurata impulsività, grande quanto il suo essere discriminatorio. Fin dall’inizio aveva il sentore che l’allievo avrebbe architettato qualcosa per dimostrare ai pirati chi comandava lì ma la verità era che quella faccenda non gli riguardava e disobbedire a Jimbe, equivaleva a mancare di rispetto al più valoroso dei guerrieri la cui vita era consacrata alla nobile arte del karate; tra gli uomini pesce e gli esseri umani c’erano stati e c’erano ancora molti dissapori ma la differenza era che adesso entrambe le fazioni, se così si potevano chiamare, avevano imparato a rispettare i propri territori e chi ci abitava e questo grazie anche al prezioso contributo dato da Barbabianca.

Con l’inizio dell’era della pirateria l’isola degli uomini pesce, trovandosi proprio sotto alla Red Line e a Marijoa, era divenuta un passaggio obbligatorio per chi puntava ad andare nel nuovo mondo ma per sfortuna dei suoi abitanti, era diventata anche un luogo irriconoscibile sotto tutti i punti di vista e solo l’intervento del Re dei Mari aveva riportato la pace; rivendicando quel territorio come il suo ogni azione bellica, anche la più piccola ,era cessata. Nessuno era tanto stupido da volersi mettere contro il più anziano degli imperatori, l’uomo che si avvicinava maggiormente a toccare il trono del re dei pirati. Jimbe faceva parte della flotta dei sette unicamente per assicurarsi che sull’isola non capitassero incidenti come quello accaduto in precedenza.

“Togai, devo forse ricordarti che, aspetto a parte, siamo tutti degli essere viventi?” gli domandò tentando di parlare con l’intelletto dell’allievo che coi suoi muscoli.
“Non ricominciare con i tuoi insulsi discorsi sulla vita, vecchio! Noi siamo esseri superiori, non siamo pari a nessuno, sia nell’intelletto che nella forza fisica!”
“Se non erro, Ojo è un essere umano” gli ricordò lui.

Ojo non era che il ragazzino dalla capigliatura rossastra che attualmente mancava all’appello, colui a cui era stato affidato il controllo della parte più alta della montagna.

“Lui è un eccezione” affermò Togai, moderando il tono “E’ stato cresciuto come uno di noi, quindi ha idee diverse dai suoi simili. A me non va affatto a genio che il maestro Jimbe difenda un imperatore, anche se questo ha reso la libertà alla nostra patria. E’ pur sempre un essere umano, come quel piratuncolo da strapazzo. Vedrai, il maestro gli sbriciolerà le ossa per bene e la stessa sorte toccherà a quei altri sudici dei suoi compagni” sogghignò malvagio.
“Può darsi che questa sorte tocchi a te se non moderi il linguaggio” replicò serio l’anziano.
“Tsk! Non essere ridicolo! Non sarò mai inferiore a quei vermi!” affermò con ostinazione.

 


“Quel bastardo ci sta osservando” mormorò Don squadrando con attenzione ogni angolo con occhi vigili “I rovi si muovono su sua decisione e pertanto è capacissimo di tenerci qui dentro per sempre” era convintissimo di quel che diceva, così com’era convinto che il loro avversario fosse un cecchino.
“Dove pensi si stia nascondendo?” gli chiese Sayuri tenendo alta la guardia.
“Probabilmente su uno di quei spuntoni. Sono gli unici a non essere ricoperti da questi cosi e noi da qui non siamo in grado di vedere dove sia esattamente mentre lui può farci secchi quando vuole”

Sentirsi in trappola come un topo era una sensazione che Don difficilmente sopportava. Loro stessi si erano inoltrati in quel cespuglio appuntito formato extralarge ma non avevano avuto alternative se volevano proseguire oltre. Il vantaggio ora ce l’aveva quel cecchino che sicuramente voleva divertirsi a far perdere la pazienza ad entrambi prima di ucciderli e purtroppo per i due pirati, il tempo a disposizione continuava a diminuire sempre di più. Inspirando profondamente, l'uomo col berretto di lana richiamò a sè la calma e l'astuzia, fondendole per trovare una scappatoia; non potevano lasciarsi dominare dall’istinto proprio adesso e fino a li c’era arrivato, figurarsi farsi fregare su die piedi. Il loro avversario era un cecchino, una persona che prediligeva il combattimento a distanza invece di quello ravvicinato e per giunta, si serviva dei poteri di un frutto del diavolo.

Come informazioni erano poche ma sufficienti per elaborare un semplice stratagemma che forse poteva portare dalla loro parte un po’ di quel vantaggio che sicuramente sarebbe tornato utile a tempo richiestro. Raddrizzandosi il berretto, focalizzò il fulcro della sua idea proprio sull’abilità acquisita del nemico; avevano constatato di persona che quei rovi potevano ricrescere se tagliati ed era questo dettaglio ad essere il principale componente del suo espediente appena escogitato ma per portare a compimento l’opera, era necessario un ulteriore passo, l’ultimo e il più importante.

“Ascolta Sayuri, questi rovi sono la manifestazione di un potere derivante da un frutto del diavolo, giusto?” s’accertò.
“E’ l’ipotesi più accreditabile”
“Perfetto, diciamo pure che lo sono sicuramente. Saresti capace di richiamare a te l’haki e riversarlo in un attacco molto potente?” gli domandò
“Potente quanto?”
“Potente da distruggere tutti i rovi presenti nella zona” precisò.

La conca in cui si trovavano era molto ampia, superava i dieci metri, su questo potevano esserne sicuri ma precisamente avevano idea quanto fosse realmente grande. Nel suo ragionare, Don aveva dedotto che l’unica cosa che poteva neutralizzare i rovi e dunque liberare il passaggio era l’haki di Sayuri. L’abilità della ragazza avrebbe liberato il passaggio e consentito così il proseguimento di quella folle corsa ma quel che impensieriva il medico-cecchino era proprio la riuscita dell’attacco. Richiamare così tanto haki e poi rilasciarlo in un solo colpo avrebbe sfiancato l’amica e dubitava di poterla difendere quando quel maledetto sarebbe saltato fuori, senza dimenticare poi...che c’erano ancora il pesce martello e lo squalo balena da sistemare. La sua sola richiesta aveva fatto intuire a Sayuri il piano che aveva progettato.

“Non è necessaria tutta la zona” si corresse velocemente ”Limitati a una ventina di metri. Pensi di riuscirci senza svenirmi fra le braccia?”
“Penso di si”

Era meglio non rischiare. L’influenza dello spirito vitale su quei rovi ne avrebbe fermato la crescita ma era sicuro che il cecchino avversario ne avrebbe richiamati a sé altri. Dovevano sfruttare quei pochi secondi a disposizione per riuscire a proseguire. Nel vedere Sayuri afferrare saldamente i suoi sai e chiudere gli occhi per richiamare la dovuta concentrazione, il compagno compì qualche passo indietro per lasciarle il dovuto spazio, distanziandosi di un metro da lei data la scarsità di quest’ultimo. Lui non era un esperto dell’ambizione ma le poche volte che l’aveva vista utilizzare dall’amica, gli era bastato per farsi una chiara idea di quanto dovesse essere utile, specie contro chi vantava i poteri dei frutti del diavolo; all’idea che la ragazza si stesse allenando per potenziarlo, gli sorse il pensiero di cosa sarebbe successo se fosse riuscita addirittura a battere Ace.

Volendo, poteva farlo ma se i suoi ragionamenti erano corretti, e lo erano perché lo diceva lui, santa Sayuri sarebbe sempre stato un passettino indietro rispetto al capitano.Afferrando il fucile con la mano destra, si piegò leggermente sulle ginocchia e quando vide la compagna aprire gli occhi e le braccia, compiendo un ampio disegno circolare in aria, si preparò a scattare.

“Recall of Ambition: Wind Liberator! (trad: richiamo dell’ambizione: vento liberatore!)”

Ai piedi della ragazza si creò un vortice che nell’ingigantirsi spazzò via ogni rovo, da prima alzandoli e poi tagliandosi in più parti, fino ad abbattersi sul alcuni spuntoni rientranti nel raggio d’azione dell’attacco; il vento risalì in aria esattamente come una tromba d’aria e trascinò al suo interno tutto ciò che poteva essere sradicato. L’unico punto quieto era dove Don e Sayuri si trovavano; lanciata la tecnica, l’uomo si diede una spinta in alto e saltò su uno degli spuntoni di roccia, impugnando il fucile contro una seconda figura presente a due metri da lui, sorpresa della loro mossa. Era il ragazzino dai capelli rossicci.

“Lo sapevo che ti nascondevi qui, bastardello” sogghignò Don “ Presto Sayuri, prosegui! Al moccioso ci penso io!”

Rimanere lì ad intrattenere il nemico era il suo piano fin dall’inizio; anche se l’haki aveva bloccato i rovi, quel ragazzino poteva comunque dare del filo da torcere. Nonostante la giovane età, vantava un talento da non sottovalutare, cosa che Don era deciso a non fare e dal canto suo, Sayuri conosceva bene lo sguardo che l’amico aveva in quel momento e non ammetteva repliche. Aveva trovato il suo avversario e lei lì era soltanto d’impiccio. Rivolgendogli una piccola preghiera di fortuna, corse verso il passaggio appena liberato, iniziando così la sua discesa, accompagnata dal manto notturno che si stava lentamente sostituendo a quello color arancione tipico del tramonto.

“Non credere di averla vinta. Quella ragazza non ci arriverà mai al santuario. Togai glielo impedirà” lo informò Ojo nel tentativo di far vacillare la sua sicurezza
“Pensa alla tua di vita e non a quella degli altri” gli consigliò vivamente Don, accentuando la presa sull’arma “Con la sonora lezione che ti sto per dare, la pianterai di infastidire la gente con le tue stupide erbacce”
 

  
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