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Autore: Halosydne    10/03/2010    1 recensioni
E se tutti si fossero innamorati della persona sbagliata?
E se fingere di amare non fosse un antidoto molto efficace al dolore?
E se mentire a se stessi fosse facile, troppo facile... così facile da essere impossibile?
Il mio primo tentativo in questo fandom :D
I do really like comments ;)
Era tutto sparito, tutto, per qualche breve secondo in cui non era il dottor Karev, ma semplicemente Alex, in cui non era uno specializzando in chirurgia ma semplicemente un uomo innamorato, in cui non era più solo, al buio, con tutte le sue illusioni e i suoi sogni, che frantumandosi e cadendo in pezzi affilati lo ferivano come fiamme sulla pelle, come vetro.
Pochi battiti di cuore in cui
Dolore non c'era più, c'era solo Amore. Straordinario quanto fosse sottile la linea che li distingueva... sottile, invisibile. Una linea piena di fuoco, e profumata di pesca e cannella. Ma oltrepassarla non gli era più possibile. Apparteneva a Dolore, ora.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Karev, Izzie Stevens
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A heavy heart's confessions

 

 

«Ehi»
Callie Torres era seduta con aria pensosa su una delle panchine del viale d'ingresso del Seattle Grace Hospital. Al suono di quella voce maschile, sollevò la testa e incontrò lo sguardo di Alex, che le sorrideva porgendole una cioccolata calda alla cannella, la sua preferita. Callie sorrise e prese in mano il bicchiere, godendo del piacevole calore che emanava.
«Salve, dottor Lucifero» Callie sorrise in risposta e bevve un lungo sorso dal bicchiere di carta.
«Come sta la mia dottoressa Pugile preferita?» chiese lui sedendole accanto e sorseggiando il suo caffè amarissimo -da quanto tempo conservava le bustine di zucchero senza usarle?-
«Bene» fece lei senza guardarlo, mentre con un cenno del capo salutava Mark Sloan, che stava entrando in quel momento nell'ospedale.
«Sì, anch'io quando sto bene ho una faccia da funerale e parlo come un'automa. Molto convincente, Torres» ghignò Alex, facendo rotolare il bicchiere di carta ormai vuoto, ma ancora caldo, tra le sue mani intirizzite. Faceva freddo, quel giorno.
Callie sorrise, finì di bere la sua cioccolata come per prendere coraggio e si girò a guardarlo. «E va bene, piccolo insolente. Mi hai beccata. Parlo.»
«Ah, sei proprio un libro aperto, Call. Si vedeva da lontano un miglio che avevi un dannato bisogno di confidarti con il dottore più affascinante, comprensivo e divertente di tutta Seattle»
«Verissimo. Mi andresti a chiamare Sheperd, allora?» ridacchiò lei.
«Cosa? Mi sento offeso!» rispose Alex, melodrammatico. «E poi, Sheperd è completamente perso dietro a Meredith... il meglio che tu possa chiedere sono io, ammettilo»
«Mi accontenterò» ribattè lei con una linguaccia, e schivò la mano di Alex, pronta a scompigliarle i capelli per quell'oltraggio. «Ora ti farò una domanda, e tu risponderai sinceramente. Ok?» Era seria, ora.
«Ok» Alex annuì.
«George e Izzie...» lui si irrigidì a quel nome, ma Callie lo ignorò. «Tra di loro... c'è qualcosa? C'è stato qualcosa? Ti prego, almeno tu dimmelo Alex, sto impazzendo, George è ancora arrabiato per la storia con Sloan, e io non so come andrà a finire se non superiamo questo momento, penso che lui sia davvero importante per me, ma c'è Izzie che è così alta e bionda e bella e perfetta... e io che sono tua amica non dovrei nemmeno dirle a te queste cose, ma sto impazzendo, non posso pensare di perdere George...» Callie era in lacrime, delirava, quasi. Aveva trattenuto quelle paure, quei timori dentro di sé per così tanto tempo che ora parlarne con qualcuno era difficile.
«Ehi, ehi, ehi. Shh.» Alex la interruppe, cingendole le spalle con un braccio e strofinandole la schiena. «Stai tranquilla. Così. Brava.» 
Lei poggiò la testa sulla spalla dell'amico e tirò su col naso. «S-sì, sono calma. Ma tu rispondi.» ordinò.
Alex prese un profondo respiro. «Ascolta, so cosa provi, perchè è quello che ho pensato anch'io, tempo fa. Izzie e George fanno la spesa insieme, si dividono panini e caffè, ridono di cose che nessun altro capisce, si confidano l'uno con l'altra... si vogliono davvero bene, tantissimo. Ma sono solo amici, Call, stai serena. Sono come me e te... troppo simili perchè possa funzionare» sorrise, al pensiero della loro notte-non-notte.
La Torres sbuffò, e sistemò la testa più comoda, stringendosi ad Alex per cercare un minimo di calore. «Quello è perchè sei un idiota, Karev... dico io, non ti sei fermato nemmeno un attimino a contemplarmi, quella volta. Altrimenti saresti rimasto vittima del mio fascino e mi avresti chiesto di sposarti, lì, in mutande e canottiera com'eri.»
«Ah, certamente. Sono sempre stato attratto dalle donne pugile.»
Ridacchiarono. Era assurdo quanto i loro scambi di frecciatine riuscissero a consolarli, a distrarli. Era bello prendersi a pugni, bere un caffé sulle panchine dell'ospedale o ridere insieme di qualcosa di stupido. Era bello essere amici.
Alex sospirò. C'era stato un tempo in cui era una testa bionda quella che si poggiava sulle sue spalle. Era un'altra ragazza quella con la quale rideva e parlava di sciocchezze e di cose serie. Callie era fantastica, certo, ma Izzie gli mancava. Da morire. E faceva male vederla con un altro.
«Ehi, Alex. Non sono stata carina, non dovevo nominare Izzie» Callie aveva sollevato la testa per guardare il suo amico negli occhi. Era l'unica parte del suo corpo che non sapeva mentire, neanche un po'. «Sono stata egocentrica e menefreghista, e voglio recuperare. Tocca a te ora» sorrise, incoraggiante.
«Callie... io... io non ce la faccio. Non ce la faccio a parlare di lei. E' terribilmente frustrante.» Alex si guardava le mani. «Non ce la faccio a parlare di lei perchè io vorrei parlare con lei... Ma sono settimane che non ci guardiamo neanche. E' bruttissimo. Mi manca da morire» Si lasciò andare contro lo schienale della panchina, svuotato. Non si era mai confidato mai così con nessuno, e non sapeva ancora cosa provare al riguardo. Sperò di non sembrare ridicolo.
«Alex. Se vuoi parlare con lei, se vuoi chiarirti con lei, se vuoi dirle che ti manca... prendi il coraggio a due mani e fallo. So che tutte ti credono un uomo duro, cinico, bastardo e tutto il resto...»

«Grazie mille, Call. Tu sì che sai risollevarmi il morale» fece Alex caustico.
«Vuoi farmi finire? Stavo per aggiungere che è solo una maschera che ti sei creato per nascondere la parte più bella di te -voi uomini siete così sciocchi a volte!- ... e non devi permettere che l'unica donna che lo ha capito ti lasci andare. Nè tu devi lasciare andare lei. Perchè tu la ami, la ami tantissimo... e non ti perdonerai mai se la perdi. E io non ti permetterò di farlo. Perciò, Alexander Michael Karev, ti comunico che oggi tu parlerai alla donna della tua vita, vi chiarirete... e io sarò la tua testimone di nozze, un giorno.» Sorrise con aria sorniona.
Alex era senza parole. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte. Poi scosse la testa come per schiarirsi le idee, e finalmente riuscì a collegare la lingua al cervello. «Su una cosa ti sbagli» disse, fissandola serio.
Callie lo guardò con aria interrogativa, e lui continuò: «Evidentemente, non è l'unica ad avere capito la storia della maschera e della parte bella e tutto il resto» sorrise e le strinse una mano. «Grazie»
«Lo dicevo io, se ti fossi fermato a contemplarmi...» Callie rise e abbracciò il suo amico. «Ti voglio bene, Lucifero»
«Ti voglio bene anch'io, Pugile... Ahia

 

 

 

 

Ce l'ho fatta ad aggiornare *__________*
Sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, mi piace pensare a questi due come amici, sono troppo forti insieme :D
Beh, che dire, doveva essere un unico capitolo col successivo ma sarebbe troppo lungo, è tardi e devo vedere Grey's Anatomy ù_ù
So, see you soon :)



xxx


RoS :]

   
 
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