Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Opalix    27/07/2005    13 recensioni
Ho pensato di fare una piccola raccolta di aneddoti ispirati alla storia Dangerous Feelings; si tratta di episodi a cui i personaggi fanno accenni nella storia, o semplicemente scene non descritte nella trama. Non so quanti saranno o quali saranno. Alcuni saranno divertenti, altri potranno essere drammatici. Spero che possano piacervi! (Poiché ognuno è una storia a se stante, e poiché li scrivo solo quando mi viene l’ispirazione… non aspettatevi un aggiornamento regolare.)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Per l’ultimo capitolo di LFF dovrete aspettare qualche altro giorno, non sono ispirata… intanto vi faccio questo regalino… niente di che, solo un escursus sul “pomeriggio tipo” dei nostri amici Slytherin, il sesto anno ad Hogwarts. Per chi ha già letto il Principe sarà una Alternative Universe. Mi dispiace ma l’avevo già in mente da un pezzo e mi piaceva così tanto che mi dispiaceva non pubblicarla.
Il titolo è ispirato ad una battuta del film “Lo chiamavano Trinità” e, come potrà vedere chi magari ricorda quel fantastico western, anche altre parti della storia sono ispirate ad esso e al suo seguito, “Continuavano a chiamarlo Trinità”.

La dedica… vediamo… direi che, visto l’argomento, la dedica più appropriata è rivolta alle lettrici affette da mangiamortite in fase terminale: Saturnia ed Euridice, un bacio!

PASSAVAMO DI QUI PER CASO

-Salve! È il Signore che vi manda!-
-No… passavamo di qui per caso!-
Dal film “Lo chiamavano Trinità”

Dolce far niente.
Il sesto, l’anno più tranquillo… l’intermezzo pigro e rassicurante tra i temibili “anno dei GUFO” e “anno dei MAGO”.
Dolce, rassicurante… far niente.

I tre ragazzi si diressero pigramente verso un grosso albero, ai margini della Foresta Proibita; le loro scarpe di costosa pelle di drago calpestavano svogliatamente il prato verde, illuminato dal sole primaverile. Una giornata ideale per riposare apaticamente all’ombra delle foglie di quercia, mentre un venticello profumato di erica accarezzava la pelle dei loro avambracci muscolosi, scoperti dalle maniche sollevate della camicia… le cravatte verdi e grigie erano allentate, in modo sexy e disinteressato, e i mantelli scuri erano appoggiati distrattamente su una spalla.
Un sospiro rapito si sollevò da un gruppo di ragazzine del quart’anno, sedute sulla riva del lago, tra fogli di pergamena accartocciati che, certamente, non erano pieni di compiti; uno dei ragazzi gettò uno sguardo nella loro direzione, concedendo alle ragazze un sorriso seducente e socchiudendo gli occhi turchesi al riflesso del sole sull’acqua… gli altri due proseguirono senza voltarsi, forse troppo pigri per girare la testa, forse troppo superiori per accorgersi di quelle occhiate semplicemente… adoranti.
Il ragazzo che si era voltato, il più alto dei tre, si lasciò cadere contro il tronco del grosso albero e si stiracchiò con enfasi, facendo attenzione a non sgualcire troppo la costosa camicia; gli altri due stesero i mantelli sul prato e vi si accomodarono sopra, sbadigliando…
Erano belli. Semplicemente belli… ragazzi nel fiore della loro giovinezza, germogli rigogliosi dell’albero delle Serpi.
Il ragazzo biondo si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli: sottili fili dorati crollarono morbidi sulla sua fronte, riflettendo un timido raggio di sole filtrato tra le fronde della quercia.
L’amico si accomodò meglio contro il tronco dell’albero e fissò il biondo con fare pensieroso.
“Dovresti deciderti, Dra… o li tieni lunghi una volta per tutte, o te li tagli. Non ha senso quella mezza misura.”
Il biondo accarezzò lievemente i ciuffi biondi che erano caduti a celare due penetranti occhi grigio ghiaccio: il taglio dei suoi capelli era irregolare, scendeva di poco sotto le orecchie, e sembrava essere volutamente spettinato, regalando ai suoi lineamenti aristocratici una parvenza di trasandatezza; Draco “angelo dannato” Malfoy scrollò le spalle con indifferenza.
“Mi piacciono così.”
“Piacciono a te o sono un buon appiglio per Pansy?”
La voce pigra che aveva formulato l’ultima, provocatoria, domanda, proveniva dalle labbra ben disegnate del terzo Serpeverde, già disteso in una posa di assoluto relax, alla destra di Draco: i capelli scuri e ricciuti, raccolti in una coda sulla nuca, e gli occhi neri, lucenti come ossidiana, tradivano le origini mediterranee della famiglia paterna…
“Fottiti, Blaise.”
Zabini annuì educatamente, e tornò a dedicarsi al suo pacifico “riposo dello studente affaticato”.
“Non prendertela Blaise, è solo timido…” lo prese in giro l’altro ragazzo.
Malfoy rivolse all’amico un’occhiata che avrebbe gelato il deserto del Sahara, ma questi non mostrò di curarsene particolarmente: Theodore Francis “nessuna-mi-resiste” Nott non era certo tipo da preoccuparsi di un occhiataccia di Malfoy… almeno non quando quest’ultimo era spaparanzato sul prato, semiaddormentato e, in ultima analisi, inoffensivo.
“A proposito…” fece il moro, con una luce divertita negli occhi azzurri “ti sei deciso a portartela a letto, alla fine?”
Draco, ad occhi semichiusi, emise un grugnito che Nott interpretò come risposta affermativa.
“E poi?”
“Poi cosa?!” domandò il biondo, esasperato.
“Poi la sposerai il giorno dei diplomi come vorrebbe paparino-Parkinson?”
La risposta arrivò, secca e lapidaria.
“Paparino-Parkinson può andare a farsi fottere.”
“Anche lui…” commentò sottovoce Zabini.
“Dormi, Blaise… dormi.”

________________

Una bambina del primo anno correva verso di loro, incespicando sul prato leggermente in discesa; aveva i capelli biondi legati in due codini sottili, trattenuti da nastri verde scuro… la divisa di Hogwarts, arricchita dallo stemma argenteo della casa del beneamato Salazar, pendeva floscia, troppo grande, su quelle spalle esili e ossute.
“Ma…Malfoy?” balbettò la bambina, non appena si trovò a portata di voce.
Draco aprì appena un occhio e fulminò la piccola Slytherin seduta stante; l’occhiata gelida la trapassò da parte a parte, facendola rabbrividire per tutta la lunghezza del gracile corpicino…

-Trinità… la mano destra del diavolo…-
Dal film “Lo chiamavano Trinità”

“Che vuoi?” domandò in un sibilo infastidito.
La ragazzina spalancò gli occhioni verdi e tremò visibilmente.
“Draco! L’hai spaventata!” lo rimproverò Nott, pigramente divertito.
Il mago dagli occhi azzurri allungò una mano verso un codino biondo, prendendo dolcemente la morbida ciocca di capelli fini tra due dita. “Guarda com’è carina!”
La piccola diventò violacea ed abbassò velocemente gli occhi, non osando scostarsi. La mano di Draco arrivò a spostare quella di Nott dal viso della bimba, poi afferrò a sua volta il codino e lo tirò leggermente verso di sé… abbastanza per spaventare a morte la giovane strega, ma senza farle alcun male.
“Forza, gnomo… rantola.” le ordinò.
L’espressione sul volto della biondina si fece terrorizzata mentre cercava di balbettare qualcosa di sensato.
“P-pi… Piton… il pro-professor P-piton desidera veder… vederla nel suo ufficio!” mormorò precipitosamente.
“Non ho sentito, tesoro, devi venire più vicino…”
La bimba mosse un passo malfermo nella direzione del ragazzo e ripetè, a velocità incredibile.
“Il professor Piton desidera-vederla-nel-suo-ufficio… Si-signor Malfoy!”
Draco sbuffò.
“Il ‘signor Malfoy’ è mio padre, mostriciattolo.” fece laconico “Puoi riferire alla vecchia cornacchia che il culo di Draco Malfoy sta bene dov’è e se mi vuole parlare veda di alzare lui il suo.”
Quella quasi si metteva a piangere all’idea di dover riferire una frase del genere al temibile professore di pozioni; fece per aprire la bocca, ma la voce tranquilla e pacata di Blaise la precedette.
“Dra, non sparare cazzate… non vedi che la stai torturando?”
Draco alzò gli occhi al cielo, mollando la presa sui capelli della ragazzina.
“Qualcuno ti ha nominato voce della mia coscienza, Blaise?” chiese con sarcasmo, mentre riacchiappava la biondina, che stava tentando di sgusciare via in silenzio, per un lembo della gonna.
“Non mi pare di averti dato il permesso di muoverti, gnomo…” le disse, con una nota di perfidia nella voce morbida “Facciamo così: visto che i miei amici sono così… protettivi nei tuoi confronti, io vado a sentire che cazzo vuole Capello-Colante e tu rimani qui a far loro compagnia… finchè non torno.”
Il sogghigno sulle labbra di Malfoy era dolce e crudele, mentre il viso della piccola si contraeva in una smorfia di paura.
“Su, tesoro… non mordiamo mica…” fece Nott.
Draco si alzò in piedi in un movimento fluido ed elegante, prese la bimba per le spalle e la sollevò senza fatica, quasi fosse senza peso, per appoggiarla senza troppe cerimonie sul proprio mantello steso per terra, tra gli altri due Slytherin; lanciandole un’occhiata di perfido divertimento si cacciò le mani in tasca e si avviò verso il castello, senza voltarsi indietro.

____________

-Oh, sei qui… sia lodato…-
-…chi ti mette una palla in fronte!-
Dal film “Continuavano a chiamarlo Trinità”

Severus Piton stava camminando avanti e indietro, nella penombra del suo studio.
Quel dannato… quel piccolo, ignobile…
“Ave Cesare…” biascicò Draco sulla soglia.
Piton si voltò di scatto, facendo ondeggiare il lungo mantello nero; il pallido viso aguzzo dell’insegnante era pallido di rabbia.
“Alla buon’ora! Tu! Piccolo sbruffone… razza di idiota che…”
Il “piccolo sbruffone”, che ormai superava di almeno dieci centimetri la testa del capo della sua casa, entrò con nonchalance nell’ufficio, storcendo il naso all’odore acre delle pozioni che ribollivano in un angolo… si stravaccò sulla poltrona e guardò l’imprecante professore con aria interrogativa.
“Si può sapere che diamine hai fatto a quegli ignobili ragazzini?!?”
Draco sembrò afferrare finalmente il tema della conversazione e si passò una mano sulla faccia.
“Quante storie per un pugno di Hufflepuff…”
Piton sbattè le mani aperte sulla scrivania di mogano, costringendo Draco a sobbalzare lievemente.
“Draco, io non ce la faccio più a pararti perennemente il culo, va bene?!?” sbraitò.
Il ragazzo sollevò un sopracciglio… se erano già alla fase “parolacce” era davvero incazzato…
Intanto il professore continuava ad imprecare a ruota libera.
“Solo perché sei della mia casa non significa che posso lasciarti fare quello che ti pare, pezzo di idiota! Minerva mi sta col fiato sul collo, lo sai cosa vuol dire?!?”
“No…” sospirò Draco “cosa vuol dire?”
Piton prese a gesticolare furiosamente.
“Vuol dire che se non la pianti ti faranno espellere! E io non ci potrò fare niente!”
Draco alzò gli occhi al cielo…
…tutte le volte la stessa storia…
“Cristo…” mormorò “per aver fatto crescere la coda a qualche nanerottolo…”
“Una coda che nessuno riesce a togliere!” abbaiò Piton.
Il biondo non riuscì a trattenere un sogghigno soddisfatto, che gli costò un discreto schiaffo sulla nuca da parte del capo della sua casa. Piton prese il ragazzo per il collo della camicia e avvicinò il suo viso al proprio, con aria quantomeno minacciosa.
“Tu…” ansimò “Tu, stupido ragazzino! Tu e quegli altri due furboni, che vi credete i principini del castello… voglio che la finiate una volta per tutte! Siete peggio di quegli idioti che stanno alle calcagna di Potter, razza di sbruffoni!”
Ahi… questa è brutta.
“Voi tre…” continuò il professore, balbettando per l’ira “voi tre, farete una brutta fine se non la piantate! Smettetela di farmi fare queste figure, o vi farò fare una fine che nemmeno riuscite a immaginare, sono stato chiaro?”
Draco non rispose.
“Sono stato chiaro, Draco?!?”
“Ah-a…”
Piton mollò la presa sulla camicia del ragazzo.
“Ricordatelo bene, Draco… e riferiscilo anche a Blaise e Theodore! È una promessa, ragazzi… datevi una regolata o ve ne pentirete, ve lo garantisco! Sapete quanta fatica devo fare a convincere Silente che siete solo “ragazzini esuberanti”, eh? Lo sapete?!”
Draco scosse la testa, obbediente.
“Per Merlino, Draco!” imprecò l’insegnante “come diamine fa uno col tuo cervello ad essere così… inutile! Non è possibile che tu ti diverta solo a rompere le scatole!”

- Ma non hai uno scopo nella vita! Fai qualcosa, ruba del bestiame, assalta una diligenza… rimettiti a giocare magari! Una volta eri un ottimo baro! Ma fa qualcosa! -
Dal film “Lo chiamavano Trinità”

“Fila a togliere quell’incantesimo!” gli urlò contro il professore.
“Agli ordini…” brontolò il ragazzo.
Draco si alzò con calma e strascicò i piedi fino alla porta.
“Subito!”
“Si… si…”

____________

Draco attraversò il prato rigirandosi tra le mani la bacchetta.
La bambina era ancora nell’esatto punto in cui l’aveva appoggiata, con le labbra ostinatamente chiuse e le braccine gracili strette attorno al petto ancora acerbo; il biondo la squadrò e sogghignò, annoiato.
“Allora, ti sei divertita con i miei amici?”
La bambina trasalì a quella voce falsamente gentile e non si arrischiò a proferire verbo.
“è noiosa, Dra… non ha spiccicato parola…” fece la voce assonnata di Blaise, sempre steso sul prato, ad occhi chiusi.
“Ma tu dormi mai davvero?” gli chiese Draco, distrattamente.
“Un vero uomo dorme sempre con un occhio solo…” sentenziò il “bello addormentato”.
Draco non ritenne necessario rispondere e riportò lo sguardo sulla bambina.
“Sparisci.”
La piccola non se lo fece ripetere due volte e corse via come un fulmine.
“Non ha nemmeno riso quando le ho raccontato un barzelletta…” brontolò Blaise, sbadigliando “Che voleva la cornacchia?”
“Le solite cose… ho dovuto togliere la coda da mulo a quei mocciosi con cui ci siamo divertiti l’altro giorno.”
“Nooo… peccato. Stavano bene.”
“Che vuoi farci…”
“Solita ramanzina?”
“Solita ramanzina. Stavolta siamo stati paragonati agli scagnozzi di Potter.”
“Che umiliazione…”
“Già.”

__________________

- Ha detto che nostra madre era una vecchia bagascia!-
- Ma è la verità…-
- Si… ma non è vecchia!-
Dal film “Lo chiamavano Trinità”

“Figlio di puttana!”
Draco e Blaise aprirono un occhio e misero a fuoco il temerario disturbatore… anzi i temerari, perché dietro al folle strillante si era radunato un piccolo gruppetto di retroguardia.
Mai che si possa riposare in pace…
“Blaise credo ce l’abbiano con te.” fece Draco.
“Dici?”
Il pazzo si decise a chiarire a chi si stava rivolgendo con tanta passione.
“Theodore Nott, alzati se sei un uomo!”
“No, ce l’hanno con lui, vedi…”
Draco sospirò e diede di gomito all’amico ronfante.
“Eeh…”
“Thed ce l’hanno con te.”
Thed aprì gli occhi e scrutò la piccola banda che si era radunata davanti a loro.
“Che vogliono?” biascicò.
“Hanno detto che tua madre è una puttana.”
Nott girò la testa.
“Allora ce l’hanno con Blaise…”
“No. Hanno specificato nome e cognome.”
Theodore si alzò a sedere e scrollò il capo, tentando di svegliarsi.
“Sono Ravenclaw…” constatò dopo averli osservati ancora.
“Ti sei fatto qualche Ravenclaw ultimamente?”
Due occhi azzurri si puntarono, scandalizzati, sul viso di Draco.
“Non ce l’hanno mica scritto sulla biancheria, di che casa sono!”

Finalmente le urla del pazzo chiarirono anche questo ulteriore dubbio.
“Ti farò pentire di aver toccato mia sorella!”
“Ah… ecco” fece Blaise.
“Chi è sua sorella?”
“E che ne so?” rispose Nott sconsolato.
“Amico, mi sa che ti toccherà alzarti… non hanno l’aria di volersene andare interi.”
Thed sospirò e si stiracchiò.
“Quanti sono?”
Blaise contò velocemente.
“Sette… sette e mezzo, se conti la sorella di Weasley, là dietro. Ma forse è lì solo a curiosare.”
Draco spalancò gli occhi del tutto.
“C’è anche Potter?” chiese, eccitato.
“No, non lo vedo. Non c’è neanche Pel-di-Carota, mi sembra.” constatò il ragazzo “Ah, Thed… il pazzo è Calver, settimo anno, se non mi ricordo male… ti dice niente?”
“No.”
Theodore si alzò in piedi e sbadigliò di nuovo.
“Sette…” borbottò pensoso.

- Te li fai da solo?-
-Yawn… dammi una mano, mi sono appena svegliato…-
Dal film “Lo chiamavano Trinità”

“Dra…”
“No, Thed, sono cazzi tuoi. Io ho già preso la mia per oggi.”
“Bell’amico.”
“Dai, falli sparire…” borbottò Blaise “Ho sonno.”
Thed fece scrocchiare le vertebre del collo e avanzò a grandi passi verso la piccola banda che lo attendeva al varco. I due amici si sistemarono più comodamente per godersi la scena.
“Quanti ne rimangono in piedi, secondo te?”
Blaise ci pensò un attimo.
“Solo la Weasley.”

Il pazzo si lanciò su Thed.
Pazzo.
Il primo manrovescio che tentò di abbattersi sul viso impassibile di Thed fu bloccato con un movimento quasi svogliato e l’aggressore si ritrovò il braccio ripiegato in una posizione innaturale, dietro la schiena.
“Tua sorella…” fece Thed pensoso, continuando a stringere il polso del ragazzo senza alcuna pietà “Non è che mi ripeteresti il suo nome?”
Con un colpo di reni lanciò il pazzo contro l’albero più vicino, facendogli perdere i sensi per aver colpito il tronco con la testa.
Non solo Thed era più alto e più imponente di tutti loro, ma era anche un formidabile duellante... data la sua reputazione, era stata davvero una mossa molto azzardata da parte dei Ravenclaw attaccarlo solo in sette.
Il branco di incapaci si precipitò contro il mago dagli occhi azzurri; quest’ultimo estrasse gelidamente la bacchetta e prese a colpirli uno ad uno con schiantesimi precisi e potenti.
“Dai, Draco dammi una mano… sono stanco…” si lagnò il ragazzo, tirando un calcio ad un impavido idiota che si era rialzato.
“Rictusempra…” mugugnò il biondo, puntando la bacchetta contro quelli che riconobbe come i battitori del team Ravenclaw; questi furono catapultati all’indietro e, rialzatosi, se la diedero a gambe levate.
“Non sprecarti…”
“Ce la fai da solo, Thed… non rompere.”

Dieci minuti dopo, Theodore Nott si ripuliva le mani, osservando gli ultimi due Ravenclaw sollevare lo svenuto Calver e trascinarlo verso il castello; fissò i suoi occhi turchesi sulla Weasley, rimasta in disparte ad osservare, torturandosi con i denti la punta di una treccia rossa… evidentemente Blaise aveva ragione: era lì solo per curiosare.

- Che ti avevo detto?-
- Madre de Dios… chi è quel hombre, seňor?!-
- La mano sinistra del Diavolo… -
Dal film “Lo chiamavano Trinità”

“Ne vuoi anche tu, o sei qui per chiedermi un appuntamento…?” chiese Nott alla ragazza.
La rossa scosse la testa, gettò la lunga treccia dietro la propria schiena e passò a rosicchiarsi un’unghia.
“Mi annoiavo…” gli disse, con aria indifferente
“Che c’è, Thomas che salta ad ogni tuo comando non ti diverte più?”
La rossa gli lanciò un’occhiata di ghiaccio che avrebbe fatto tranquillamente a gara con una delle migliori occhiate di Draco, poi girò sui tacchi e si avviò tranquilla verso la propria torre.
Nott scosse la testa.
Strana ragazza…
Si cacciò le mani in tasca e ritornò dai propri compagni.

“Begli amici…”
“Un po’ di movimento ti fa bene…” sentenziò il saggio Blaise.
“Torniamo dentro?”
Draco sollevò il polso per guardare l’orologio. Erano quasi le sei e mezza di sera…
“Si, è meglio…”
I tre si alzarono, pigramente, raccattarono i mantelli e si incamminarono nella stessa direzione che aveva preso la Weasley poco prima.

Anche le ragazzine sulla riva del lago si stavano rialzando per rientrare all’ovile. Una di loro arrischiò un timido “buonasera, Malfoy…” che rimase ovviamente senza risposta.
Camminavano alteri, tranquilli, con la sicurezza di chi… anche stavolta… l’avrebbe passata liscia. Non perché erano più belli, più furbi o più bravi degli altri… semplicemente perché erano loro.
Perché portavano quei cognomi.
Perchè non contavano su nessuno.
Perchè le buie segrete del castello nascondevano i veri principi di Hogwarts…

-Andate, e che il Signore sia con voi!-
-No! Andiamo da soli!-
Dal film “Continuavano a chiamarlo Trinità”

***************

Non era niente di speciale, lo so… ma spero vi abbia comunque fatto ridere.

   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Opalix