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Autore: Lenelindgren    11/03/2010    1 recensioni
Questa fic non è nata per caso. E' la trasposizione fedele, fedelissima direi, di un sogno che ho fatto in una notte dell'Estate del 2007. Neanche a farlo apposta, il sogno era diviso in atti, ognuno collegato agli altri, ma distinto per luogo, personaggi etc. in poche parole, capitoli. Tutti i luoghi menzionati nella fiction sono realmente esistenti, e da me personalmente conosciuti. Tutti tranne uno, esistente ma che non ho mai avuto l'occasione di visitare. E' quindi molto probabile che la mia descrizione del luogo non corrisponda affatto alla realtà, ma io l'ho sognato così. Ho cercato di precisare soltanto alcune piccole cose, per rendere la lettura un po' più chiara a chi giustamente non ha la più pallida idea di chi io sia. Ma ricordate, è la trasposizione di un sogno, così come è. Nessun abbellimento, nessun tentativo di inserire una storia più "sensata". Soltanto visione onirica, ed io nei sogni ci vivo.
Genere: Sovrannaturale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Liliac- la pace

La Pace

Selva di Valgardena,3 Settembre 2007

Stava poggiata sul fianco del pullman, e lasciava che la pioggia cadesse copiosa su di lei, sui suoi capelli, sul viso, sui vestiti. Attorno a lei, il buio della notte era mitigato dalle luci provenienti da una rustica costruzione dall'altra parte della strada. Chiuse gli occhi e respirò a fondo.

L'aria profumava di bosco, di abeti e larici, di muschio e di erba falciata nei prati. Profumava di pioggia, ma non di pioggia qualsiasi. Di pioggia di montagna. Il suo corpo si beava di quegli odori, si crogiolava in quell'aria frizzante, pura. Aveva freddo, ma era di quel freddo che voleva far parte. Avrebbe voluto sparire, fondersi con tutte quelle sensazioni che per troppo tempo aveva dimenticato.

Ogni tanto, un lampo illuminava i contorni boscosi delle alte, scoscese colline davanti a lei, e delineava la sagoma della montagna che dominava sulla valle, solitaria e dritta come un torrione. Non era l'unica ad essere incantata dallo spettacolo. Alcuni dal pullman, altri sotto il temporale, come lei, tutti i suoi compagni di viaggio tacevano e respiravano. I loro cuori battevano piano, finalmente calmi.

Valentina guardava il buio avvolgere le montagne, e capì che mai e poi mai quella nube gialla e sulfurea sarebbe arrivata fin lì. Gli alberi, le valli, la pioggia troppo pura l'avrebbero uccisa, l'avrebbero dissolta.

La figura di un uomo uscì dalla baita e si diresse verso di loro. Era Silvano, il presidente della corale. Sorrise ed indicò le invitanti, tenui luci all'interno della costruzione. " Entrate, c'è posto" disse con la sua voce profonda. Ed essi varcarono la soglia, e con loro la pace.

  
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