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Autore: Lady_Firiel    12/03/2010    2 recensioni
Questa raccolta non ha grandi pretese, vuole raccontare solo storie di vampiri
Quando la Lussuria ti travolge, oh, non hai più scampo:
ti sballotterà da una parte all’altra senza darti il tempo di realizzarlo, di stenderà a terra con la sua prorompente energia e non ti farà rialzare finché non avrà finito.
E, quando meno te lo aspetterai, ti balzerà sulle spalle, aggrappandosi a te come fossi tutto ciò che le resta, e, puoi scommetterci, farà di tutto per non lasciarti andare.
È testarda, la Lussuria, oh sì.
Ma a te piace così, no?
Ti piace perché, quando esaurisce le energie, diventa come un cucciolo, come un bambino sperduto caduto dalla carrozzina a Kensington che aspetta Peter Pan a mostrargli la via per l’Isola che non c’è.
Non c’è alcuna strada che tu possa indicarle, ma sarai pronto a seguirla ovunque vada.
Perché?
Ma perché la ami.
E sì, non c’è ragione più stupida di questa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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20.Incontro col passato (part II)
Incontro col passato (part II)

Con non poca fatica erano giunti in Virginia.
E se per Drew era stato difficile tenere a bada le lacrime un tantino pretenziose, almeno in quella situazione, di Cici, per Matt il difficile era stato, e rimaneva tutt’ora, il confronto col passato; perché non facevano che rimbombargli in testa le parole di James:
« Se anche un giorno te ne andrai, io ti aspetterò qui. Perché io ti ho creato e tu mi appartieni. Per questo so che, presto o tardi, tornerai da me… »
Eppure sapeva, dentro di sé, e aveva sempre saputo di non aver abbastanza spazio, nelle ceneri del suo cuore ferito, per poter appartenere anche a lui.
Perché aveva un compagno ed una figlia, ma c’era qualcosa, qualcuno, che non poteva dimenticare. E aveva promesso di non farlo.
Neppure Drew ne era al corrente, ma era giusto così: era una promessa che Matt aveva fatto a quel qualcuno –oltre che a se stesso-, e non lo riguardava. Era qualcosa che era soltanto sua.
E la Lussuria, si sa, tende spesso ad essere gelosa.

Nel 1816, la Virginia non era come la vedeva ora: sarà che erano passati quasi quarantacinque anni, o forse aveva solo degli occhi nuovi con cui guardarla, eppure gli sembrava incredibilmente più… viva.
Viva, già.
Una cittadina, la sua, dov’era morta la sua vita intera. Eppure, era viva.
E non avrebbe saputo trovare un termine migliore per definirla.
« Bella la Virginia, Matt » iniziò Drew, il sorriso sulle labbra « Tu non trovi? »
« Sì, Drew… » sussurrò « Bella… »
L’assoluta mancanza di sfumatura nella sua voce, avrebbe dovuto far sorgere nel biondino qualche dubbio.
Ma, l’abbiamo già detto, Drew peccava di empatia.
Non se ne accorse.
« Sarà meglio trovare un posto per la notte… »
Matt annuì, limitandosi a imboccare la strada per il molo.
La memoria li avrebbe condotti a quella che era stata casa sua per due anni.
Due splendidi anni.

Quando Matthew fece scattare la serratura con la chiave recuperata da sotto lo zerbino, Drew si ritrovò all’interno di un appartamento polveroso, ma arredato con cura.
Stranamente, tra la muffa e lo stantio, Drew riusciva a percepire un odore quasi familiare, seppur antico.
Un odore che sentiva quasi suo.
Nell’aria, leggero e lontano come un fruscio nella selva, si respiravano l’odore dell’amore e del sesso.
No, non del sesso normale, ma di quello che faresti solo con quella persona che ti completa.
Era del tipo che condivideva con Matthew.
« Chissà da quanti anni è vuota, questa casa… » domandò, flebile, mentre il suo compagno sistemava qualche mobile storto e levava i teli dai divani.
« Quarantasette anni » disse, sicuro.
« Come lo sai? »
Si strinse nelle spalle.
« Era casa mia »
E il biondino venne colto da un’irrazionale gelosia: se lì c’era vissuto Matt, era lui che, in quella casa, tra quelle mura, sul letto nella stanza accanto, aveva fatto sesso con qualcun altro.
Era lui che, lì, aveva amato qualcun altro. E la cosa gli bruciava.
« C’è uno strano odore, qua dentro, tu non trovi? »
Matt sorrise, forse inconsciamente.
« Sì, uno strano odore… » concesse, distratto.
E nei suoi occhi nocciola, Drew poteva leggere qualcosa che non avrebbe mai immaginato di scorgere, in quello sguardo affamato e bramoso.
E se ne stupì.
Ma del resto, anche la Lussuria poteva innamorarsi e Matthew glielo aveva dimostrato. Sempre.
Quella casa, e quello che tra quelle mura era accaduto,  Andrew realizzò solo allora che sarebbe dovuto rimanere un segreto del compagno.
Un tassello del puzzle della sua vita che lui non avrebbe mai potuto mettere al posto giusto.
E per quanto amara, era questa una verità che mal s’accompagnava ai glucidi.

« Non sei cambiato affatto »
Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille.
E non perché l’amasse particolarmente, ma perché era sempre roca e languida, viscida.
E per due anni, quasi ogni notte, gli aveva ansimato nell’orecchio e gemuto contro la clavicola sull’orlo di un orgasmo.
Era disgustosa.
« Neanche tu, a quanto pare. Sei il solito verme »
Occhi cremisi, quelli dell’altro. E capelli biondo dorato, belli, più di quelli del suo Andrew.
Eppure, non li avrebbe barattati per null’altro al mondo.
« Sei ancora un sognatore, mio adorato… » soffiò, prendendogli il mento tra indice e pollice. Matt si scansò.
« Non chiamarmi così, bastardo. Io ho una vita, ora… »
Rise, una risata malvagia.
« Una vita, eh? Certo… con un ragazzino inesperto che hai vampirizzato per scopartelo e una marmocchia piagnona alla quale cambiare pannolini… Ma guardati, non ti fai schifo da solo? A cosa si è ridotta, la Lussuria, Matthew Lust? »
Matt strinse i pugni.
James Pride era fatto a modo suo: un orgoglio smisurato e la pretesa di conoscere sempre tutto di tutti, erano i suoi peggiori difetti.
Rifletté sulle sue parole velenose:
« A cosa si è ridotta, la Lussuria, Matthew Lust? »
Non più di sedici anni prima, si sarebbe vergognato di se stesso, per aver ceduto ancora all’amore. Ma ora, ora come avrebbe potuto dire qualcosa del genere senza rinnegare ciò che più gli era caro al mondo?
Come avrebbe potuto pensarsi un fallito, senza rinnegare se stesso?
Sorrise, scuotendo la testa.
« Tu non capirai mai queste cose, James Pride. Non sono un fallito, sono solo innamorato, ti ricordi? Innamorato come quel ragazzino distrutto che seducesti quarantasette anni fa. Quello che piangeva sul molo perché il suo amore era andato via… Sei uno stupido, James Pride.
Perché non capirai mai il valore dell’amore… »
E se ne andò, senza considerarlo neppure più.
Era andata via la paura che aveva di lui, via il timore di soffrire.
Via la paura d’un confronto col passato.
Ora, in lui, c’era posto solo per quella strana malattia che faceva impazzire gli uomini: l’amore.

Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.

Giovanni Falcone



Kon'nichiwa, gente!
Ah, ed eccovi la seconda parte dell' Incontro col passato.
Dite la verità, vi aspettavate qualcos'altro, mm? Magari qualcosa di meglio.
Invece no, beccatevi questo, gnè-gnè!
Scherzo, ovviamente. ^^
Questo capitolo vi mette qualche pulcetta nell'orecchio, non trovate? Eheh...
Scommetto che ora siete curiosi di scoprire il qualcuno che lega ancora Matt alla casa dove si trovano ora i due vampiri. Lo scoprirete presto, non temete... Abbiate fiducia! ^^
James Pride è il vampiro che ha trasformato Matthew, questo credo che sia chiaro.
Vorrei però chiarire una cosa: in questo capitolo, più che negli altri, la parte finale pecca di descrizione del luogo.
No, non l'ho omessa per mancanza di voglia o di fantasia, semplicemente è una scelta stilistica che segue tutta la storia.
Nella vita dei due vampiri, in particolare in quella di Matthew, era mio esplicito desiderio portare alla vostra attenzione le piccole cose, i dettagli.
Per questo, avrete notato, che non vi sono mai descrizioni dei luoghi -come il loro appartamento, il parco, ecc...- mentre spiccano spesso descrizioni quasi particolareggiate di alcuni elementi dello sfondo, quelli che, in qualche modo, interagiscono nella storia -come la poltrona su cui legge Matt, o le lenzuola del loro letto, pittosto che il presbiterio e il crocefisso della chiesa dove... Vabbè, è morto il bimbo...-.
Nella parte finale, non ci sono descrizioni per il semplice fatto che non sono rilevanti ai fini della storia. Anzi, se vi avessi descritto il luogo dove s'incontrano, magari anche come, s'incontrano, voi avreste visualizzato i personaggi nel contesto "fisico", prestando attenzione allo sfondo e distogliendola dai particolari del dialogo, che è invece il centro del capitolo.
Può sembrare stupido, ma era il mio progetto sin dall'inizio.
Già il titolo che scelsi per la raccolta, "Just vampire stories", cioè "Solo storie di vampiri", voleva sottolineare che avrei raccontato qualcosa di semplice, perché, in effetti, è così. Peccato che sia tutt'altro che semplice il modo che ho scelto per farlo, ma vabbè, a me piace di più così ^^
Per la frase finale: beh, direi che non potrebbe adattarsi di più al conteso, anche se Matt non può morire davvero.
Ma apprezziamola un po' di più perché detta da un uomo che la paura, direi, l'ha vista in faccia davvero bene.
Vabbé, con questo io vi saluto, al prossimo capitolo! ^^
Kiss ^^

Lady_Firiel
   
 
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