Vivere di nuovo
Draco
si svegliò e si accorse subito di non essere nella propria stanza. Chiuse
nuovamente gli occhi e si perse nel dormiveglia. I ricordi presero a
rincorrersi e sovrapporsi nella sua mente ancora offuscata dal sonno: scenari
di un passato lontano e vicino cominciarono a scorrere tra i suoi pensieri come
scene in un film non ancora montato.
«Piacere
Edward» si presentò l’uomo addosso al quale era appena finito.
«Draco Malfoy» replicò allungando
una mano con cortesia.
«Che
nome particolare» aggiunse l’altro.
Senza
essersi detti niente si congedarono eppure Draco
sentì in fondo allo stomaco una strana morsa dalla quale cercò di fuggire in
tutta fretta.
Evitò
di incontrare nuovamente quell’uomo che l’aveva colpito più di quanto volesse
ammettere ma Edward sembrava essere stato colpito tanto quanto lui e sfruttava
ogni occasione possibile per avvicinarlo.
Draco Malfoy
era indiscutibilmente un uomo attraente e affascinante con i suoi quarant’anni da
poco superati; aveva tratti eleganti addolciti nella loro spigolosità dall’età
adulta. Le prime rughe d’espressione gli incorniciavano il viso e l’accenno di
barba sulla mascella gli attribuiva un’aria più virile. Le iridi grigio
tempesta emanavano quella fierezza tipicamente Malfoy
che attraeva come una calamita le persone a cui capitava di incrociare la
propria strada con quella del biondo.
Non era affatto sorprendete che una persona fosse stata attratta dalla sua
bellezza raffinata e che stesse cercando di conquistarlo, il primo dopo tanti
anni; o forse il primo di cui Draco si accorgeva.
Draco finì il giro della visite alle 6
e 30 e trovò Edward ad aspettarlo di fronte la macchina del caffè con due tazze
fumanti della bevanda.
«Tieni
ho pensato che potesse farti piacere» allungò la tazza verso il biondo e
cominciò a sorseggiare la propria.
L’anello
all’anulare di Draco non l’aveva fermato, Edward era
in grado di avvertire in lui la silenziosa tristezza delle creature sole.
«Senti,
so che forse è troppo ma che ne dici se uscendo da qui passiamo nel ristorante
qui vicino e mangiamo una pizza?» Draco si stupì di
quanto gli sembrò facile rispondere di sì.
Trascorsero
una serata in piacevole compagnia, a parlare di tutto e di niente. Quello che
premeva ad entrambi sapere non ebbero il coraggio di chiederlo e dunque
preferirono rifugiarsi in discorsi privi del potere di ferirli. Edward lo
accompagnò galantemente di fronte al portone del suo palazzo e lo salutò con un
casto bacio sulla guancia.
«Buongiorno» la voce dello stesso uomo lo destò
dai ricordi, accompagnata da un bacio molto meno casto di quello a cui pensava.
«’Giorno» rispose col tono malinconico che Edward
aveva imparato ad associare ai momenti in cui il passato riaffiorava nella sua
mente.
In risposta il compagno lo strinse più forte, in
quel suo gesto discreto e privo di esigenza che esprimeva solo la voglia di
stargli vicino. Draco si cullò in quell’abbraccio
tuttavia senza poter allontanare il passato che era tornato a bussare
prepotentemente alla sua porta.
«Ne vuoi parlare?» chiese Edward come se riuscisse
a leggergli nella mente.
«Non ti preoccupare, non è niente». Draco sapeva di non mentirgli e sapeva che l’altro
l’avrebbe capito. «Senti, oggi è l’anniversario di Harry, se vuoi puoi venire
anche tu a portare i fiori con me». Era la prima volta che Draco
decideva di renderlo parte di quella giornata ancora così particolare per lui.
~Oo_oO*Oo_oO~
L’atmosfera del cimitero era resa ovattata da
quella tipica aria che sapeva di distacco. Draco
percorse i sentieri curati lentamente, sentendo i passi del compagno al proprio
fianco. Era da un po’ che non si scambiavano alcuna parola, ognuno toccato a
modo proprio nel profondo da quell’aria di pace e dolore. Draco
aprì la porta della cappella Potter e questa cigolò sotto la sua spinta.
«Devo ricordare al guardiano di oliare i cardini»
disse per spezzare finalmente il silenzio che si era creato tra di loro. Tutto
attorno ad Harry doveva essere perfetto, la cappella veniva mantenuta pulita ed
ordinata, l’aria sempre profumata da fiori freschi.
«Ciao» disse inginocchiandosi di fronte la lapide
su cui il nome di Harry troneggiava, seguito dalla sua data di nascita e di
decesso. Abbandonò il mazzo di fiori che aveva stretto in pugno di fronte ad
essa. Edward si manteneva distaccato, come a non voler entrare a far parte di
quel momento così intimo. Draco apprezzava la sua
comprensività e discrezione.
«E’ passato tanto tempo da quando non ci sei più
piccolo, ormai sono tredici anni – non aveva bisogno di nascondere nulla ad
Edward – ma non pensare che mi manchi meno del primo giorno. Ti ho promesso che
ti avrei amato dopo la morte, e quella promessa non l’ho dimenticata. Tu sei
sempre dentro di me, per quello che mi hai reso, che mi hai fatto capire. Però
sai, non voglio stare solo, ed Edward mi fa sentire bene, per la prima volta
dopo tanti anni, di nuovo caldo. Ma lo so che con te non ho bisogno di giustificarmi,
non ha il tuo volto quella parte di me che a volte mi fa pensare che ti sto
mancando di rispetto. Tu saresti molto più arrabbiato se io avessi continuato a
disperarmi, hai sempre e soltanto voluto che io fossi felice. Ed io lo sono.
Non in modo disperato o assoluto. Tu mi manchi lo stesso, sei una parte della
mia vita che non posso né voglio mettere da parte. Allontanare del tutto il
dolore della tua perdita sarebbe come rinunciare ad una parte di me, ed io ho
bisogno di tutto me stesso.» si girò verso Edward e gli fece senno di
avvicinarsi. Il compagno si inginocchiò al suo fianco e gli poggiò una mano
sulla spalla.
«Sai Harry – Draco
continuò il suo monologo con il marito che non poteva rispondergli – ti
piacerebbe. E’ buono e dolce. Mi tratta bene tranquillo, so che ti preme
saperlo. E sì, mi ricorda di chiudere l’acqua e spegnere il fuoco, di dividere
la biancheria dai capi colorati. Pesca i miei maglioni di cachemire dai cesti
in cui li butto con disattenzione per lavarli a mano. Si vede che qualcuno si
occupa del mio guardaroba: è decisamente più ordinato. Non fa solo questo
ovviamente, è diventato importante per me. Ma lo sei anche tu. Lui lo sa e mi
rispetta». Edward si girò verso di lui e gli fece un cenno con il capo, come a
voler dare una conferma alle sue parole. Draco
strinse la fede che portava legata al collo. L’aveva tolta dall’anulare per
rispetto del nuovo compagno ma non poteva separarsi totalmente da essa.
«Ciao Harry – Edward trovò finalmente il coraggio
di parlare – io mi sento quasi un estraneo qui. Draco
mi parla spesso di te ed io capisco quanto ne abbia bisogno. Penso che tu sia
stato davvero una persona fantastica, dalle sue parole traspare l’amore che vi
ha legati. Io non sono geloso, ti sono grato per aver reso Draco
quello che è. E’ un uomo incredibilmente forte, strano a dirsi no? Da quello
che mi racconta lui nella sua infanzia non doveva esser stato l’emblema della
forza d’animo. E’ tremendamente disordinato, non mi immagino come doveva essere
casa vostra, spero che almeno tu sia stato un po’ più ordinato di lui. Mi
prendo cura di lui sempre, tranquillo. E a modo nostro abbiamo trovato un
equilibrio. Siamo persone che nella vita ne hanno viste di tutti i colori, non
riusciamo ad essere incondizionatamente felici, ma non importa. Va bene così,
va bene svegliarsi ogni mattino e sentire che c’è una persona al tuo fianco a
riscaldare il tuo corpo e le tue notti. Ti ho visto in foto, come ho visto
anche i tuoi genitori. Siete stati splendidi, tutti e tre. Mi ha raccontato del
Mondo della Magia e di Hogwarts, di Voldemort e del tuo coraggio. Sei un eroe. Sai io ho una
figlia, ammalata della tua stessa malattia. Ma lei sta guarendo. Le racconto
ogni sera della vostra storia, le racconto del Bambino Sopravvissuto per
divenire il Salvatore. Me l’hai rovinata: dubito che si accontenterà mai di un
uomo che sia meno che un eroe». Edward sentì gli occhi inumidirsi e si specchiò
nelle iridi di Draco già lucide. Era difficile per
entrambi abbandonarsi alle emozioni, benché queste li scuotessero nel profondo.
«Harry – Draco si
sostituì di nuovo al compagno in quello strano monologo – manchi a tantissime
persone. Hai lasciato un ricordo indelebile. Vedi piccolo? Non me lo sono
dimenticato neanche quest’anno: ti ho portato i tuoi fiori preferiti e non sono
vestito di nero. Non ho permesso alla vita di sopraffarmi, ma con difficoltà mi
sono rialzato per guardarla negli occhi e dimostrarmi nuovamente degno di
viverla. Ed ora Edward è qui al mio fianco. E’ stato strano all’inizio, mi
sembrava di tradirti, di offendere l’amore che ci ha legato. Ma adesso l’ho
capito che non è così, ho capito che posso amare lui e continuare a rispettare
te e quello che ci ha uniti. Non ti dimenticherò mai piccolo e tu ogni tanto
pensami da lassù». Rivolse un ultimo sguardo dolce alla foto che troneggiava
sulla lapide e mostrava Harry entusiasta, il giorno del loro matrimonio.
Accarezzò quel volto amato a lungo con due dita, come a voler sentire di nuovo
la consistenza della pelle di Harry sotto le proprie dita. Ma i suoi
polpastrelli si scontrarono con il marmo dure e freddo, e con la forza della
realtà. Afferrò con l’altra mano la persona che adesso costituiva la sua realtà
e si alzò protetto in quella stretta. Mano nella mano voltarono le spalle alla
tomba di Harry.
~Oo_oO*Oo_oO~
Draco
lasciò Edward a casa sua e si diresse verso il proprio appartamento. Varcò la
soglia della casa che aveva diviso con Harry in religioso silenzio e lo colpì
l’odore di assenza che regnava in quelle stanze. Col passare del tempo ci era
tornato sempre meno, fino ad abbandonarla del tutto. Da qualche mese a quella
parte si era trasferito quasi in punta stabile a casa di Edward ed era tornato
nella propria solo poche rare volte, per controllare che fosse tutto apposto.
Frugò nelle stanze con uno scatolone in mano. Cercò ogni singolo elemento
significativo di quella casa, prese le foto, prese i vari soprammobili che
aveva comprato con Harry nel loro giro per il mondo e i regali che gli aveva
fatto Harry negli anni del loro amore. Spense le stanze una ad una, sigillò le
imposte e svuotò le credenze. Riempì sacchi di cose da buttare, ed un unico
scatolone delle cose che avevano costituito per anni la sua vita. Infine, fermo
sulla soglia, si voltò a guardare per l’ultima volta quella casa, inalò per
l’ultima volta quel profumo che sapeva ancora di Harry. Spense la luce del
salone principale ed una malinconica oscurità lo avvolse. La porta cigolò
impercettibilmente sotto la sua spinta ed infine il suono di quell’uscio che si
chiudeva riecheggiò nel palazzo. Scese dalle scale, per rimanere un po’ più a
lungo all’interno del palazzo. Quando anche il portone si chiuse alle sue
spalle rivolse un’ultima occhiata malinconica al balcone del quarto piano.
Appese quel cartello “Vendesi” che aveva impiegato così tanti anni a comprare.
Non aveva voglia di avere un altro santuario che non riusciva ad aprire, pieno
di ricordi troppo dolorosi: per quello ci bastava il manor
che, dopo la morte dei suoi genitori, aveva ereditato e non aveva mai più
abitato. Quell’appartamento aveva costituito un’isola felice, già per troppi
anni aveva reso amara l’aria di quelle stanze con il proprio dolore. Di abitare
lì con Edward non se lo sognava neppure: quell’appartamento doveva rimanere la
casa sua e di Harry e su questo punto con il compagno era stato irremovibile,
non gliel’aveva mai neppure fatto vedere. Con ancora l’immagine delle stanze
scure, come se fosse calato il sipario su un pezzo della sua vita, si
materializzò in un vicolo poco lontano dalla villetta abitata dal compagno. Con
quello scatolone che conteneva tutto quello che era stata la sua vita con Harry
tra le braccia si diresse verso la nuova casa, pronto ad iniziare una nuova
vita.
Ok è finita.. E’ difficile rendersene conto adesso perché per me questa
storia aveva significato tanto, ci sono stata parecchio a scriverla, è
cresciuta poco per volta ed alcune cose sono anche state cambiato, per venir
fuori così.. Forse voi che leggete non vi siete affezionati allo stesso modo,
forse è colpa mia che non ho saputo esprimere ciò che volevo.. Non so.. Però
ringrazio lo stesso chi ha seguito.. Per me è un motivo di orgoglio comunque perché
è la prima storia a più capitoli a cui metto la parola “completa”. Ringrazio ladynena, tesar e Selene_90 per aver recensito =) Gino64 RuziChan e Skaspy per averla inserita tra i preferiti. Allsecrets2, di
nuovo Selene_90, Nena88, Pozzina, rutix2003, skitty1
e SnapEly per averla inserita tra le seguite. Spero che
sia piaciuta anche a coloro che si siano limitati a leggerla seriamente.
Ok, ora passiamo alle spiegazioni. Non doveva finire così originariamente,
in teoria Draco doveva rimanere solo. Però ci ho
pensato e ripensato, ed era troppo giovane per non andare mai avanti. E così è
nato Edward, almeno il suo personaggio, il nome è spuntato per una serie di
deliri con delle mie amiche. Ho scelto un babbano
volontariamente, per dare a Draco la possibilità di
cambiare tutto, per lasciargli la scelta se chiudere o ricordare la vita
precedente. Lui ha deciso di ricordare, ed in questa scelta per me sta tutto il
significato della storia. Non ha tradito la promessa dell’amore eterno perché Harry
è lì, è diventato molto più di un semplice marito o amato, è lui stesso. Se una
persona ti cambia la vita, ti sconvolge nel profondo, diventa parte di te; Draco lo sa e non vuole nemmeno provare ad allontanare
Harry. Spero che sia arrivato chiaramente questo messaggio, perché non era
assolutamente mia intenzione ridurre tutto ad un semplice voltare pagina.
Almeno per questo capitolo conclusivo potreste farmi sapere un po’ tutti che ne
pensate *O* io ci spero ^_^
Grazie per aver seguito
=)