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Autore: Paddy    29/07/2005    0 recensioni
(Nota: Ho scritto questa storia per due amiche di mia madre che avevano perso la loro, poi ho deciso di pubblicarla) Maggie e Andy hanno perso la loro madre per un fatale incidente del quale si sono assunse la responsabilità. Assieme alla genitrice, pare scomparsa anche tutta la loro voglia di vivere e le loro passioni... come uscire da questo baratro senza fondo, se nessuno può aiutarle?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BAM

-

IN FONDO AL CUORE

-

 

 

 

 

BAM.

La palla rotolò sull’erba. Maggie si asciugò il sudore dalla fronte e sospirò. Davanti a lei, Sarah si morse le labbra per non esultare, stringendo la racchetta fra le dita tremanti.

-Fuori campo!- dichiarò MrGibbs, l’allenatore. –Match vinto 3 a 0, per Sarah Parker. Potete andare, ragazze.-

Sarah sgattaiolò via senza guardare in faccia Maggie. La ragazza invece la seguì con lo sguardo e notò che saltellava, canticchiando. Aggrottò le sopracciglia.

-Maggie?-

MrGibbs stava di fronte a lei, corrucciato. Maggie lo fissò.

-Senti,... capisco che stai subendo un lutto...- la ragazza alzò la testa. –però questo non mi sembra un buon motivo per smettere di allenarti. Tra poco ci sono le finali e tu sei la nostra migliore giocatrice da anni. Sarah è nuova, ed essere battuta da lei 3 a 0 non merita commenti. Magari mi giudicherai insensibile... ma credimi, Adele non vorrebbe che tu abbandonassi il...-

-Cosa ne sa lei di cosa vorrebbe mia madre?- sbottò Maggie. L’allenatore tacque. La ragazza strinse i pugni.

Lui non sa proprio niente! Pensò, girando le spalle e iniziando ad allontanarsi. Non l’ha mai vista, nemmeno una volta! Cioè, sì, a tutte le mie finali, ma ci ha parlato pochissimo! Ma in una cosa ha ragione: lo giudico insensibile!

-Maggie!-

Non si voltò neppure.

-Ci vediamo martedì, va bene?-

Non rispose. Non serviva. Probabilmente non ci sarebbe nemmeno venuta, all’allenamento seguente. Il tennis non le interessava più. Se qualche mese prima le avessero detto che avrebbe saltato le finali, gli avrebbe riso in faccia. Ora era possibile. Il tennis era il suo hobby, la sua passione. Lo praticava dalle elementari. Fosse stato per lei, sarebbe andata a lezione ogni giorno, ma non poteva. Vinceva i match quasi sempre, a casa teneva la bellezza di cinque medaglie d’oro e due d’argento, e le coppe conquistate da bambina ai campionati. Adele le aveva riposte su un mobile nell’anticamera, affermando che quello era ‘lo spazio di Maggie’, e i reperti che provavano quanto valesse. Maggie sorrise suo malgrado ripensando a lei, ma fu un sorriso amaro. L’anno prima aveva vinto una medaglia d’argento. C’era rimasta male perchè credeva di ottenere quella d’oro, ma Adele le aveva ricordato che i premi erano una cosa secondaria paragonati all’impegno e alla determinazione, e aveva accuratamente aggiunto la medaglia a tutte le altre. Era stata l’ultima finale vista da Adele, l’ultima in cui avrebbe potutovincere l’oro in presenza di sua madre... e ora Maggie poteva arrivare a credere che sarebbe stata anche l’ultima da lei giocata.

 

Andy rilesse la tesi per l’ennesima volta. No, non la convinceva. Poteva fare meglio. Perchè aveva scelto l’argomento inquinamento? E dire che le era sembrato così accattivante quando le era stato proposto.

Spense il computer e agguantò il telefono e digitò un numero a memoria. Sarebbe stato molto meglio chiamare Sally per andare al cinema quella sera. Alla tesi ci avrebbe pensato l’indomani.

-Pronto? Ciao, Sono io! Senti, stasera c’è quel film con quel bellissimo attore, Brad Pitt, così pensavo che... no, non ho letto niente. Beh, ma cosa importa se è mediocre? Voglio solo divertirmi. No, non so la trama. Ma cos’è, un’interrogatorio? No... Sally! Ti dico che sto benissimo. Cavolo, sei mia amica, non la psicologa! Allora ci vediamo stasera? Okay, ciao!-

Riagganciò scuotendo la testa. Sally era restia ad uscire con lei. Lo erano tutti, in quegli ultimi mesi. Le scocciava molto. Proprio nel momento in cui aveva più bisogno di loro, gli amici le si allontanavano. Gli altri la guardavano come ‘la sfortunata che ha perso la madre troppo presto’, spendevano qualche ‘poverina’ e ‘mi dispiace’, la evitavano accuratamente e ricominciavano a pensare ai fatti loro.

Sally e Tom erano però i suoi amici più cari e anche se prendevano le distanze, vedendola baldanzosa e per nulla fragile, le stavano ancora vicino.

Stava giusto pensando di andare in discoteca dopo il cinema, così, per vedere com’era anche se non c’era mai andata, voleva buttarsi e non pensare a nulla... quando la porta si aprì ed entrò Maggie.

-Ciao.-

-Ciao.-

-Nulla di interessante sul giornale?- la maggiore prese il quotidiano e fece scorrere le pagine fino a quella degli annunci. –Non è che c’è qualche lavoro adatto?-

-Che ne so? Non l’ho letto, oggi.-

-Uff... idraulico, aiuto-elettricista... tutte cose che non mi si addicono. Quanto pesa ancora la pancia del porcellino?-

Andy sollevò il salvadanaio, scuotendolo. –E’ tanto leggero che potrei lanciarlo in aria e riprenderlo con una mano- rispose, senza che l’ombra di un sorriso le attraversasse la faccia. -Anzi, in teoria quello dovresti farlo tu... con una racchetta, no?-

-In teoria forse... ma in pratica no- mormorò la donna. –Il tennis non è la sola cosa che ho in testa.-

-Non è andata bene l’allenamento oggi?- domandò Andy curiosa. –Hai vinto solo quattro volte su cinque?-

-Lasciamo perdere- replicò infastidita Maggie, e la sorella la fissò di traverso, poi lasciò perdere.

-Forse ti hanno licenziata per il tuo carattere scorbutico- brontolò iniziando a scegliere gli abiti giusti per la serata al cinema. Maggie si voltò adirata.

-Solo perchè tu hai in ballo la tesi da una settimana e non ne hai scritto una riga pensando solo a spassartela, non significa che devi scaricare il tuo nervosismo su di me!- ribattè.

Andy spalancò gli occhi, sbigottita dalla durezza della sorella. Maggie scosse la testa e si diresse verso la camera, sbattendo la porta dietro di sè.

 

Maggie controllò l’orologio, agitandosi sul divano. Davanti a lei, Vivien Leigh pregava Clark Gable di rimanere con lei.

-Se te ne vai, che farò? Che ne sarà di me?-

Era tardi, troppo tardi. Andy doveva essere già tornata a casa, a meno che il film non durasse cinque ore di fila.

-Francamente, me ne infischio.-

Non riuscì nemmeno a sogghignare per la battuta dell’uomo. Una volta quella scena le faceva versare fiumi di lacrime per la povera Rossella, adesso la vedeva per puro sfizio di ammirare qualcuno che soffrisse più di lei, anche se solo per finta.

Agguantò il cellulare con una mano mentre con l’altra bloccava il nastro della videocassetta su un primo piano della disperata O’Hara. Uno squillo, due, tre. Nessuna risposta. Maggie si alzò in piedi vagando per la casa in preda all’angoscia. Era mezzanotte... di solito, paurosa com’era, la sorella arrivava sempre a casa prima delle undici. Poi...Il chiavistello girò ed entrò in casa un’euforica Andy. Fece una piroetta e cinguettò: -E’ stato grandioso! Il film era fantastico, stratosferico, e poi con Sally siamo andati al GoodNight e abbiamo ballato un sacco...-

-Perchè hai fatto così tardi? Cos’hai bevuto? Chi c’era con te?-

-Ehi, calma! Sembri mia... ehm...- fece una pausa, poi continuò. –Te l’ho detto, sono andata con Sally, e sai com’è, prese dalla musica...-

-Sai che non ti è permesso andarci! E’ un luogo malfamato, per nulla sicuro...-

-E chi lo dice?-

-La mamma.-

Un silenzio lungo e pieno di tensione accolse quelle parole. Maggie non vedeva il viso della sorella, che teneva gli occhi bassi, ma avrebbe giurato che Andy avesse gli occhi pieni di lacrime. Eppure, quando parlò, la voce era decisa e per niente rotta e tremante, e il tono si alzava sempre più.

-Beh, tu non sei lei e lei ora non c’è. Non sono una bambina, non più. Non voglio mancarle di rispetto, non voglio andare contro i suoi voleri... ma penso di essere abbastanza adulta per prendere le mie decisioni e tornare a casa un’ora dopo l’orario solito!-

Maggie incrociò le braccia e la fissò mentre si dirigeva a passo svelto verso il bagno.

-E comunque, mammina, vado subito a dormire. Di filato. Sono stanca ma la serata mi ha completamente soddisfatta, se tu non avessi voluto rovinarmela con le tue ciance sull’orario.-

E detto questo corse via, come aveva fatto la sorella poco prima. Maggie strinse i pugni tanto forte che le nocche le diventarono bianche. Si sentiva completamente inutile.

Perchè la sorella si comportava così? Beh, era una domanda retorica. Loro due non riuscivano a stare insieme senza litigare, ormai era un dato di fatto. Prima erano così unite, così legate, così vicine.

Maggie era da sempre stata una ragazza piena di vita, che riusciva a rendere felice tutti coloro che le stavano accanto. In quanto ad Andy, lei era schiva, dolce, prudente, amante della scrittura e del disegno. Non era una persona molto socievole, ma era delicata e saggia, capace di diffondere fiducia. Adesso sembravano essersi scambiate i lati peggiori della loro personalità. L’amante del tennis era diventata chiusa, quasi asociale, parlava poco ed era sempre pronta a litigare. Andy stava fuori più che poteva, si era trasformata in una sbruffona, impulsiva, sembrava che nulla le toccasse e tutto le scivolasse addosso... a parte quando si parlava di Adele.

La madre, ecco il motivo dei loro cambiamenti. O meglio, la sua morte. Prima erano due figlie affettuose e piene di premura nei confronti della madre, che faceva brillare le loro giornale, era sempre la stessa, il passare degli anni non l’avevano cambiata.

Poi, una sera... Adele non stava bene, si sentiva girare la testa, ma aveva insistito per buttare lei la spazzatura, per non disturbare le due sorelle immerse in una fitta conversazione sulla tesi di Andy. Con i sacchi in mano, la donna si era avventurata giù per le scale, visto che l’ascensore era guasto...

Un giramento di testa improvviso, e aveva perso l’equilibrio.

Sentendo il tonfo, Maggie e Andy si erano precipitate alla porta... non avrebbero mai dimenticato le borse della spazzatura sparpagliate a terra e quel corpo senza vita avvolto in un vestito bianco.

Ne erano seguiti drammi a non finire, e tanti, tanti ‘se’. Se l’ascensore non fosse stato guasto... Se le due sorelle l’avessero fermata... se fosse stata bene... se non avesse deciso di portare giù la spazzatura...

Si erano accusate mentalmente l’un l’altra della morte della madre. Erano giovani, non riuscivano a non avere rimorsi e ripensamenti. Maggie credeva che le sarebbero sempre rimasti rimpianti legati a quella maledetta sera. Andy non aveva mai avuto più il coraggio di salire le scale, mai, anche a costo di aspettare quindici minuti che si liberasse l’ascensore, ormai riparato.

Un imprevisto è qualcosa di veramente orribile. Se vostra madre è molto vecchia, ha un infarto ed è gravemente ammalata all’ospedale, voi siete preparati incosciamente alla sua dipartita, e non vi accusate di nulla, perchè non avreste potuto fare niente per evitare la morte. Ma se ciò è totalmente inaspettato e per di più si verifica nel giro di pochi attimi, per colpa di una disattenzione o di un futile malessere, allora forse ci si sta più male. Era quello che era accaduto alle due ragazze. E la maggiore sentiva che non se lo sarebbe mai perdonato.

 

Il vento soffiava molto leggero. Era un pomeriggio afoso e tranquillo, ma non per le due sorelle Barnes.

Andy stava appoggiata ad un albero, distante pochi metri dalla lapide. La folla di parenti, amici e conoscenti si era già allontanata, scomparendo come un’ombra dopo i doverosi addii e le lacrime forzate.

No... non doveva pensare così, Maggie lo sapeva. Sapeva che il dolore di quelle persone era reale, vero, non falso, incomparabile al suo, come l’egoismo sofferto la induceva a pensare.

Sentì il cellulare vibrare e si maledì per non averlo spento. Sul display apparve la scritta ‘MrGibbs’. Decise di non rispondere, e non solo perchè era al funerale di sua madre. Non voleva vedere nessuno, non voleva parlare con nessuno. Nessuno poteva capirla.

Appoggiò una rosa bianca, il fiore preferito di Adele, accanto alla lapide. Poi si alzò in piedi e, senza una parola, tornò indietro.

-Hai finito? Dunque possiamo andare?- mugolò in tono sbrigativo Andy. Maggie la fissò con astio.

-Non ti sei nemmeno avvicinata alla lapide.-

-Non mi serve un pezzo di pietra con qualche frase scritta a tutti per ricordarmi di mia madre.-

Suo malgrado, Maggie annuì. Ma se ne pentì subito. -E’ una cosa simbolica.-

-Comunque non mi trova d’accordo.-

-Andy,... sai, non ti ho mai vista piangere per lei.-

-Piangere non serve a nulla, non risolve niente.- Andy sembrava voler chiudere il discorso il prima possibile.

-Però ti fa sentire meglio. Ti ricordi cosa diceva Adele? Tutto quello che di brutto hai dentro si concentra nelle lacrime. Tu piangi e il magone se ne va. Almeno per un po’.-

-Possiamo finirla qui, per favore? Non capisco dove porti questo discorso- Andy sembrava a metà fra l’esasperazione e la sofferenza. –Senti, stasera esco di nuovo. Non fare una lagna come ieri al mio ritorno, per favore.-

-Senti, mi vuoi dire qual è il problema?- sbottò Maggie togliendole di mano il telefonino. –Parlarne ti può far sentire meglio. Cosa ti succede? Provare dolore non è debolezza, e non lo è neppure dimostrarlo. E nasconderti dietro una corazza di noncuranza e superficialità non ti aiuterà.- Le sue parole risultavano finte ed artificiose, ma non era riuscita ad impedirsi di pronunciarle. Comunque, non ebbero effetto.

-Tu predichi bene ma razzoli male- sbraitò Andy riprendendosi il cellulare. –Hai abbandonato il tennis, i tuoi amici e il divertimento. Te ne stai sempre tappata in quel buco dove abitiamo. Mi sa che hai persino abbandonato il tennis. Tu!-

-D’accordo, sto sbagliando- disse Maggie a malincuore, -ma...-

-E sta’ un po’attenta con quello- finì la sorella indicandole il cellulare, -sei tanto maldestra che rischi di cancellare il messaggio che ti è appena arrivato.-

La maggiore lesse le poche parole che scintillavano sullo schermo.

“Domani alle cinque al campo. Dobbiamo parlare.”

Era di MrGibbs. Non ci sarebbe andata... era sicura che lui avrebbe insistito per le finali, e lei non ne voleva più sapere. Poi però le tornarono in mente le parole della sorella...

“Tu predichi bene ma razzoli male”, e decise.

 

-Mi volevi vedere?-

Alfred Gibbs si voltò. Davanti a lui, i corti capelli biondi scompigliati, il lungo cappotto nero e lo sguardo curioso, stava Maggie. La ragazza era arrivata lì dopo una breve sosta al supermercato, dove aveva comperato delle...

-Sì.- MrGibbs sorrise imbarazzato. –Vieni dentro. Fa piuttosto freddo qui.-

Dopo che si furono seduti al tavolo, con davanti una tazza di cappuccino fumante.

-Allora,... come mai siamo qui?- chiese Maggie saltando andando subito al punto.

-Beh- Alfred si torceva le mani con uno sguardo imbarazzato, -Te lo dirò senza mezzi termini. So che stai male, Maggie... perdere una madre è una delle cose più terribili che possono succedere. Credo ci sapire anche il tuo stato d’animo.-

-E come?- brontolò la ragazza, arrotolandosi una ciocca di capelli attorno al dito e cercando di non scoppiare.

-Sai, quand’ero giovane ho perso un mio amico. Si è ammalato gravemente in un giorno di temporale. Io non avevo voluto uscire con lui. Mi sono divorato dal rimorso per mesi... se io gli fossi stato accanto, saremmo rientrati prima? Avrei potuto fare qualcosa? Adesso, invece... è passato molto tempo, la ferita ancora aperta. Però... quando vuoi bene ad una persona, ma davvero tanto, quando se ne va dopo un po’ non ti lascia una sensazione di dolore o di tristezza, ma piuttosto felicità, gioia. Il ricordo ora è dolce, non ti fa più male, perchè con lei hai vissuto bei momenti e sono quelli che ti rimangono impressi nella memoria. La gioia, non il dolore. L’affetto, non il rimorso. Il suo ricordo è legato a benessere. Ora, se penso al mio amico, provo sono felicità e un po’ di nostalgia. Ma non fa male.-

Maggie aveva gli occhi pieni di lacrime.

-Capisci? Forse è difficile comprendere le mie parole adesso che la morte di tua madre è vicina e provoca ancora dolore e rimpianto. Ma ti assicuro che fra qualche anno non sarà più così. Come dice un bel film, preferirei vivere felicità purchè assieme  tristezza che non provare nessuna delle due.-

La ragazza annuì e provò a sorridere. Nonostante avesse voglia di urlare che era uno stupido, che ciò che diceva non aveva senso e che non poteva capirla, non fece nulla di tutto questo. Sapeva che aveva ragione e che voleva aiutarla.

-Grazie, Alfred- disse stringendogli una mano e usando per la prima volta il suo nome. –Scusami davvero, però ora devo andare a casa, a provare... beh, non ha importanza. Comunque, grazie.-

MrGibbs annuì. Poi...

-Maggie!- chiamò. –Quando riprenderai gli allenamenti?-

Gli occhi della ragazza si fecero di ghiaccio. Non aveva fatto tutto quel discorso solo per riavere la sua fiducia e quindi vincere la finale, vero?!

-Non credo che li riprenderò- disse semplicemente. Poi si allontanò a passo svelto, mentre i caffè sul tavolo diventavano gelidi e il vapore spariva.

 

Maggie si svegliò. Era sdraiata sul letto. Dette un’occhiata all’orologio: le undici. Accipicchia! Erano cinque ore che dormiva, di un sonno senza sogni. Sul comodino erano posate le pastiglie che aveva preso e che le avevano garantito una dormita lunga. Si stiracchiò; si sentiva bene, anche se aveva la mente offuscata e si sentiva un po’ confusa. E poi tutto le piombò addosso. La madre era morta, la sorella era fuori. Tutto questo lo aveva dimenticato prima. Aveva sempre pensato che fuggire dalla realtà non fosse la soluzione, ma ora che ci aveva provato aveva scacciato tutti i brutti pensieri e... lo voleva fare ancora.

Agguantò le pastiglie... e fu immediatamente presa da qualche ripensamento. Se le avesse usate troppo, non sarebbero diventate fondamentali? Non sarebbero diventate come una droga?

Ma il sentimento di benessere prima provato e la morte della madre che le pesava come un macigno la convinsero. Decise di prenderne una doppia dose.

...

Si svegliò di soprassalto. Era l’una. Sentiva i morsi della fame e si rese conto di non aver cenato; forse era quello che l’aveva svegliata.

Ma, un momento... l’una?

-Andy!-

Si scaraventò giù dal letto e girò per la casa, la testa che le doleva e un senso di nausea allo stomaco. Perchè la sorella aveva tardato talmente? Sapeva di non dover preoccuparsi, ma non sapeva quando era uscita (stava dormendo) e ora era decisamente troppo. Imprecò; se non avesse preso quelle pastiglie... non sapeva nemmeno dov’era andata! Il cellulare segnava il numero non raggiungibile e lei era totalmente nel panico.

E in quel momento...

La porta si aprì ed entrò in casa Andy. Dapprima Maggie era troppo sollevata anche solo per parlare, e la strinse in un abbraccio fraterno. Poi si accorse del suo aspetto.

-Andy!- esclamò. –Cosa ti è successo?-

La ragazza aveva uno sguardo spaurito ed allucinato, i vestiti fradici, i capelli in disordine e le lacrime agli occhi. La guardò un secondo e scoppiò in singhiozzi.

-Oh, M-m-m-maggiee!- tremava convulsamente e la sorella la fece sedere sul divano appoggiandole una coperta sulle spalle.

-Sssh... tranquilla... ora sei qui...-

Dopo qualche minuto di balbettamenti e lacrime versate, discorsi iniziati ma interrotti da tremiti, Andy finalmente riuscì a parlare.

-Sono andata al GoodNight anche questa notte- disse, avvilita. –Sally diceva che doveva incontrare un tizio conosciuto su internet. Lui avrebbe anche portato alcuni amici. Io ero curiosissima e non ho pensato neanche per un momento a fermarmi a riflettere. In discoteca c’era un caos indescrivibile, e molte più persone del solito. All’inizio mi divertivo, poi non ho più visto Sally in giro, le persone come me hanno inziato ad allontanarsi... vedevo qualcuno che si sentiva male, una ragazza era svenuta. Ero spaventata e non capivo nemmeno perchè. Ho incrociato qualche individuo losco che mi offriva delle buste di non so cosa. Ero davvero atterrita, sapevo che c’era qualcosa di illegale, chissà...- sospirò, gli occhi atterriti in ricordo di quei momenti. -Ho rifiutato. A quel punto volevo andarmene, ma ero preoccupata per Sally. Ho provato a chiamarla al cellulare e lei mi ha detto di lasciare il GoodNight il più presto possibile. Diceva che il tale e gli amici con cui si era data appuntamento erano pericolosi. Io allora ho corso il più possibile, a piedi, perchè la macchina l’aveva Sally. Ad un certo punto credevo addirittura di essere inseguita. Ho corso sotto la pioggia per mezz’ora. E... e poco fa...- si coprì la faccia con le mani. –Tanta era la foga di tornare qui, che mi sono precipitata per le scale.-

Maggie strinse la sorella più che poteva. Pianse per un tempo indeterminato, non solo per la brutta esperienza. Pianse tutte quelle lacrime mai versate per la madre. Pianse per l’insicurezza e la finta spavalderia che la facevano sentire meschina e ipocrita. Pianse, e dopo i singhiozzi si addormentò sul divano.

Maggie la guardò intenerita. Sapeva che avrebbe dovuto sgridarla, e parecchio, per quello che aveva fatto... ma sentiva che Andy aveva capito bene la lezione. E comunque, lei non aveva certo dato il bell’esempio, con quelle pastiglie scacciapensieri! Era come se Alfred avesse parlato a vuoto. Complimenti, Maggie! Buttò le pillole nel cestino senza indugio. Quando la sorella si svegliò le due parlarono per un po’, sfogandosi e mettendo a nudo le loro paure e i pensieri. Andy chiamò Sally: stava bene.

-Ho parlato un sacco di me- disse la ragazza spegnendo il cellulare. –Ma non ho sentito come è andata a te.-

-Beh, ho parlato con Alfred...-

-Alfred?- ghignò Andy. –Sarà felice che ora lo chiami per nome. E’ innamorato di te da anni e ancora non gli davi del tu.-

-Oh, smettila- farfugliò Maggie arrossendo. –Comunque, mi ha detto molte cose utili.-

Parlò di tutto ciò che aveva detto l’allenatore ad Andy, che la ascoltò attentamente. Alla fine del discorso, fece un cenno d’approvazione.

-MrGibbs è in gamba- disse. –Mi trova d’accordo. E comunque, io al GoodNight non ci andrò più. Tornerò ad essere quella di prima. E’ quello che avrebbe voluto la mamma... questa brutta esperienza in un certo senso è stata positiva. Non dovrei essere più così intraprendente.-

-Così imprudente, vuoi dire- corresse scherzosamente Maggie. Andy la fissò di traverso, e rise. Una risata liberatoria e sincera.

Mentre rideva, Maggie si chiese se avrebbe veramente lasciato il tennis, dopotutto.

 

 

QUATTRO MESI DOPO.

 

BAM.

La palla rotolò a terra. Maggie la fissò per un secondo, poi si mise ad urlare.

Sugli spalti, Alfred, Sally ed Andy fecero un salto di gioia e si diedero il cinque.

-Sì!Sì!Sì!- esultò Andy. –Bravissima Maggie! Ma-ggie! Ma-ggie!-

Poppy, l’avversaria della ragazza, sospirò di frustrazione. Si era tanto allenata per le finali...

I giurati proclamarono la vincita di Maggie Barnes. Le misero al collo una medaglia d’oro e in mano una coppa. La ragazza salutò i due amici e la sorella, poi prese da parte Poppy.

Con in mano microfono datole per trenta secondi, parlò.

-Dedico questa vittoria, in primis, a mia madre Adele. E’ grazie al suo sostegno e all’affetto che non ha mai cessato di dimostrarmi che io sono qui. Mi sono allenata per lei soprattutto. Ma... Io credo che parte di questa vincita spetti anche a Popeye Van Dust- disse. -L’impegno e la dedizione bastano e avanzano per un premio, anche non materiale, al di là di una vincita.-

Detto questo, si tolse la medaglia dal collo e la infilò su quello della esterefatta Poppy. La ragazza la fissò per qualche secondo, poi le gettò le braccia al collo.

Il pubblico andò in giubilio, e le foto si sprecarono.

Mentre Poppy saltellava dai genitori mostrando felice la medaglia d’oro, Maggie raggiunse gli amici.

-Andy! Non mi hai detto come hanno accolto la tua tesi!- esclamò.

-Come credi l’abbiano fatto? Lo sai che sono bravissima- disse Andy alzando le spalle. Poi le fece l’occhiolino. Maggie sapeva che la modestia non le si addiceva, perciò non commentò. Non l’avrebbe fatto comunque: era troppo felice.  –Più o meno come le tue finali.-

Le due sorelle si scambiarono un sorriso. Alfred si fregò le mani.

-Bene, campionesse... che ne dite di festeggiare con un gelato o un bel ballo in discoteca?-

Le ragazze si scambiarono un’occhiata.

-Il gelato mi va benissimo- disse in fretta Andy. Maggie sorrise; non poteva essere più allegra: forse aveva trovato lavoro come giornalista, e vinto le finali. Anche se erano cose da mantenere in secondo piano, rispetto agli affetti che aveva scoperto e ritrovato nelle due persone che stavano davanti a lei. Per un attimo, però, si sentì una traditrice a provare tutta quella gioia. I lieti fine non sarebbero mai stati tali senza Adele, e in quello che aveva tutta l’aria di esserlo, la sua mancanza le doleva, ancora una volta. Ma in fondo sapeva che la madre non l’avrebbe mai voluta vedere così mogia in un momento lieto come quello.

“Non ti accontenti mai, bambina mia!” le avrebbe detto, inarcando le sopracciglia con cipiglio austero e al momento stesso divertito. “Trovi sempre un pelo nell’uovo! Mi domando quando mai riuscirai ad essere pienamente felice per una cosa, senza affannarti a cercarci una pecca!”

Suo malgrado, sorrise. Era un suo difetto, ma con gli anni forse sarebbe riuscita a cancellarlo. In quel momento, ci avrebbe provato.

Dedicò quindi un pensiero alla madre, un pensiero puro e di totale affetto, e sentì che sarebbe stata orgogliosa di lei, in quel momento. Il sorriso di Adele le tornò in mente e si sentì fortunata ad avere avuto una madre così e degli amici tanto premurosi. Alfred aveva ragione. Il dolore e il rimorso non erano completamente scomparsi, ma li sentiva di meno e le bastava pensare alla madre e a quanto le voleva e le avrebbe sempre voluto bene per sentirsi pronta ad affrontare qualunque avversità. E in fondo al cuore sapeva che Adele le era sempre vicina, anche se non in senso letterale, e lo sarebbe sempre stata.

Maggie si alzò e con i tre si avviò fuori, mentre all’orizzonte su un cespuglio fiorivano boccioli di rose bianche.

 

 

 

FINE

(O inizio?)

  
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