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Autore: Clovely    15/03/2010    4 recensioni
Gli occhi di Elena sono azzurri come il cielo. Quelli di Damon neri come la notte. E come si dice, gli occhi sono lo specchio dell'anima... Elena e Damon sono tanto diversi, ma nel profondo, sono molto simili. Una fan fiction su questi personaggi, e su una storia d'amore per niente sempilce, ostacolata da vampiri millenari e legami indissolubili. Tra amore e odio, la mia storia sul malvagio vampiro Damon, e la bellissima umana Elena. Vi prego, leggete e commentate!
Genere: Romantico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Light and Darkness

Capitolo 3:

 

Era seduto nel bosco, sopra un tronco di un vecchio albero abbattuto.

Si passò il dorso della mano sulle labbra, anche se sapeva di non essere sporco. Si era appena nutrito.

E ora che si sentiva sazio e in forze, poteva concedersi qualche istante per pensare.

Strano come stessero andando le cose.

Pensò ad Elena, e a cosa gli aveva detto, ma la sua mente vagò molto più lontano.

Tornò indietro nel tempo, a più di un secolo fa.

Era da tanto che non ci pensava. Che non pensava al suo fratellino.

Un sorriso sprezzante si fece largo sul suo volto.

Suo fratello. Gli aveva promesso un eternità di sofferenza, ma ora aveva fatto una tregua. Lo aveva lasciato la, dove tutto aveva avuto inizio.

“Povero sciocco, legato al passato e ai dolci ricordi.”

Ripensò anche a lei, alla causa di tutto. A Katherine. Quel nome aleggiò nella sua mente qualche istante, ma non provocò la solita fitta di dolore in lui. No qualcos’altro si faceva largo tra i ricordi, qualcosa di più reale e più dolce.

Elena. Lei gli aveva rubato l’anima. Era difficile da ammettere per Damon, lui non amava mostrare i suoi sentimenti. Ma lei… per lei avrebbe fatto di tutto, lo sentiva. Lei era l’unica in grado di capirlo, e di fargli dimenticare il dolore e l’ira che lo accompagnavano da secoli.

Scrollò la testa e si alzò dal tronco.

Oggi sarebbe stata una giornata importante, Damon lo sapeva.

Si avviò verso la scuola, e avrebbe aspettato, aspettato che Elena lo chiamasse, che gli dicesse la sua scelta.

Sorrise guardando il cielo azzurro e limpido.

 

***

 

Quando quella mattina si svegliò, si sentiva bene.

Un senso di sicurezza la rendeva euforica. Finalmente era tornata la Elena di sempre, che sapeva cosa fare, che non aveva dubbi.

Si vestì in fretta, salutando di volata la zia e la piccola Margaret.

Per tutta la mattina si guardò attorno, in attesa di qualcosa.

Non riuscì quasi a parlare con Bonnie e Meredith, ma per il momento non le importava.

Durante l’ora di letteratura, mentre fissava con aria assente il giardino della scuola, fu sicura di aver visto un corvo.

La fissava, appollaiato su un ramo. C’erano dei riflessi arcobaleno tra le sue penne nere e lucide. Sembrava volergli comunicare un messaggio. Fu costretta a distogliere lo sguardo quando il professore la richiamò, e quando si voltò di nuovo, il corvo era sparito.

In quel momento capì che non sarebbe venuto Damon, ma era che sarebbe stata lei, a chiamarlo, a comunicarli quando sarebbe stata pronta.

Damon le aveva lasciato tempo, la rispettava.

E così passò la giornata. Appena suonò la campanella la ragazza scattò in piedi e si precipitò fuori da scuola, verso il parcheggio.

Non aspettò Bonnie e Meredith, ma si promise di chiamarle più tardi. Avrebbe dovuto dare loro molte spiegazioni.

Per fortuna zia Judith non c’era, e nemmeno Margaret.

Elena posteggiò l’auto e entrò in casa chiudendosi la porta alle spalle e lasciando cadere la borsa nell’ingresso. Si tolse la leggera giacca e rimase perfettamente in silenzio, guardandosi attorno e ascoltando ogni rumore.

«Damon?»

Immediatamente sentì un fruscio alle sue spalle e sorrise, voltandosi lentamente.

Damon era li, dietro di lei, tanto vicino che Elena rimase intrappolata nei suoi occhi neri come la notte.

Era rilassato, con le mani nelle tasche dei jeans, e un sorrisetto arrogante sul volto.

Anche Elena sorrise al ragazzo, in modo enigmatico. Non dissero nulla, e si fissarono  per qualche altro istante.

«Bene?» Disse lui, continuando a sorridere, e fissando la ragazza. Lei ancora non disse nulla, e si voltò, dandogli le spalle. Iniziò a salire le scale, sicura che lui la stesse seguendo.

Non era ancora del tutto convinta di quello che stava per fare di, ma oramai era tardi, si sarebbe fidata di lui.

Oltrepassò la soglia della sua stanza fermandosi nel centro e voltandosi verso la porta. Damon era li, fermo sulla soglia, sembrava che stesse per entrare, ma qualcosa lo frenava,qualcosa che poteva essere annullato solo con un invito.

Alzò lo sguardo dubbioso sulla ragazza, che sorrise, vedendo il suo sguardo. Aveva confuso Damon.

Era vero, lui era stato invitato ad entrare in casa, ma la sua stanza da letto e il salotto facevano parte del vecchio edificio, e nessuno lo aveva mai invitato ad entrare li.

Deglutì, indugiando ancora un istante.

«Entra, Damon.»

Lui la fissò un istante ancora, poi mosse un primo passo esitante dentro la stanza, e questa volta nulla lo fermò. Con soli altri due passi raggiunse la ragazza, senza tuttavia toccarla.

«Ho deciso di darti una possibilità Damon.»

Il ragazzo sorrise ancora, trionfante e allungò una mano verso Elena, che però fece un passo indietro.

«Ma…»

Damon ridacchiò. «Ma?»

«Ci sono delle… regole.»

«Sentiamo.» Disse lui, incrociando le braccia al petto, senza smettere di sorridere, come se avesse già intuito tutto.

«Devi promettermi che non ucciderai più nessuno.»

Disse lei d’un tratto seria.

«E devi promettere di non usare i tuoi poteri psichici su di me.»

Damon continuò a fissarla, impassibile.

«E…» iniziò lei «Non devi mordermi, se io non ti darò il permesso.»

La ragazza mantenne lo sguardo fisso negli occhi neri di Damon, pronta a cogliervi qualsiasi cambiamento. In effetti, posta l’ultima condizione, il suo sorriso compiaciuto vacillò, ma solo per un istante.

«Finito?» Disse inarcando le sopracciglia.

Elena lo fissò sorpresa, si era aspettata un'altra reazione, era sicura che si sarebbe arrabbiato, invece… invece era li, il sorrisetto canzonatorio di nuovo al suo posto, le braccia conserte, gli occhi neri mostravano compiacimento. Era bello come non mai, notò Elena. L’ansia passò e lei si sciolse.

«Sì, ho finito.»

Disse rilassando i muscoli tesi e lasciandosi andare in un sorriso. «Rispetterai queste regole, Damon?»

Il ragazzo rimase un attimo in silenzio, poi annuì.

«Per te, lo farò.»

Elena si avvicinò a lui, felice. In fondo era stato così semplice. Non ci avrebbe giurato, ma credette di vedere nello sguardo di Damon qualcosa di molto simile alla dolcezza.

Dolcezza nello sguardo di Damon? Questo era strano si disse lei.

«Ti va di fare un giro?»

«Oh, questa volta lo chiedi?» Disse Elena ridacchiando.

«Potrei semplicemente fare così.» Disse lui sollevandola. Un istante dopo si ritrovarono entrambi al pianterreno, davanti alla porta. «Ma non sarebbe molto cavalleresco non trovi?»

Disse, rimettendola con delicatezza a terra.

«Ok, non farlo più!» Disse la ragazza, sorridendo.

Damon le porse la giacca e aprì la porta, il suo sorriso sghembo sembrava più spontaneo del solito.

«Forse dovresti aggiungerlo alla tua lista delle regole.»

Elena sorrise e uscì nella fresca brezza estiva. Il sole era alto nel cielo, non c’erano nuvole e lei era con Damon Salvatore.

 

***

 

Tornò a casa quando ormai il sole era quasi tramontato. Damon la lasciò davanti al vialetto e la salutò sfiorandole la guancia con la mano,e semplicemente osservandola.

Elena era felice. Aveva passato una giornata bellissima. Damon l’aveva portata in città, e avevano passeggiato, parlando del più e del meno, ogni tanto parlavano delle loro vite.

Ogni traccia di imbarazzo aveva abbandonato la ragazza, che si sentiva così a suo agio in sua compagnia.

E per di più non aveva provato ad approfittarsi di lei in alcun modo. Non aveva tentato di ipnotizzarla, baciarla o morderla.

Elena stava ancora pensando ai bei momenti trascorsi con il ragazzo, quando venne aggredita.

«Elena Gilbert!»

Sobbalzò e si voltò di scatto verso la voce che aveva urlato il suo nome, con il cuore in gola, aspettandosi di vedere chissà che. Invece vide solo una massa di riccioli rossi venire verso di lei a passi di marcia.

«Tu ci devi delle spiegazioni, ragazza!»

«Bonnie!» Disse Elena guardando la ragazza con sollievo, ma anche con irritazione.

Dietro di lei vide una ragazza dai capelli neri corvini che la seguiva, senza dire nulla.

«Ciao Elena.» Disse Meredith.

«Ciao. Su per favore, entrate.»

Fece entrare le due ragazze (Meredith silenziosa e calma, Bonnie agitata e rabbiosa) e le condusse in camera.

«E da quando non ci saluti nemmeno più a scuola?!»

«Io…» iniziò Elena, ma non fece in tempo a finire.

«E da quando esci con quel tipo?! Lo sai che non ci piace! Lo hai detto anche tu, che è pericoloso! E adesso?»

«Bonnie!» Finalmente Meredith intervenne. «Ok, calme.»

Disse la ragazza, vedendo che Elena fissava a bocca spalancata l’amica.

Si sedette sul letto, assieme alle altre due.

«Ero di fretta.» Disse guardando con occhi minacciosi Bonnie.

«O dai, ti abbiamo vista scendere dalla sua macchina! Cosa stai combinando!»

«Ok si, lo ammetto. Usciamo insieme. E allora?»

«E allora?» Riprese Bonnie. «Ti ho detto quello che ho sentito. Quello che penso di quel ragazzo. Ha qualcosa di strano, qualcosa di oscuro! Tu hai detto che ha ucciso delle persone! E mi dici allora?» Bonnie ormai era isterica.

«Bè, mi sbagliavo! Damon non è così. Bisogna conoscerlo e… comprenderlo. Non mi farebbe mai del male.»

Bonnie aprì la bocca, ma non uscì alcuna frase, guardò Meredith in cerca di aiuto.

«Ok, io mi fido di te Elena, quindi se tu dici che lui non è cattivo… io ti credo.» Concluse lei semplicemente.

«Ma che…?!» Bonnie fece passare i suoi occhi accusatori prima sull’una poi sull’altra amica. Poi si alzò. «Va bene, fate un po come credete. Io ho detto quello che dovevo dire. Ci vediamo a scuola.» Si diresse come una furia verso la porta, ma prima di sbattersela dietro la schiena, disse «Ma sappi che io ti ho avvertita.»

Le due rimasero ad ascoltare i suoi passi pesanti finchè non sbatté anche la porta d’ingresso.

 Elena guardò Meredith, sentiva gli occhi gonfi, pieni di lacrime che volevano scendere, ma le trattenne.

«Elena, non prendertela, lei lo fa perché ti vuole bene. Le passerà presto vedrai. Se Damon è come dici tu, lo capirà anche lei.»

Elena annuì, e guardò piena di gratitudine l’amica.

«Grazie Meredith.»

La abbracciò brevemente, poi si alzò dal letto.

«Ora è meglio che vada.»

Elena accompagnò la ragazza fino alla porta.

«Però Elena, sta attenta, ok?»

La ragazza annuì e chiuse la porta. Sentì una lacrima sfuggirle e tornò in camera sua sbattendo la porta. Era un ingiustizia. Perché tutti dovevano odiare Damon? Anche lei non si era fidata all’inizio, però le era bastato conoscerlo per cambiare idea.

Sentì una folata di aria fredda e alzò gli occhi, ma anziché guardare la finestra guardò il letto.

Damon vi era sdraiato sopra, a sua agio come se fosse a casa sua. Elena sobbalzò, presa alla sprovvista, cercò di asciugarsi gli occhi, ma appena Damon si accorse che lei lo guardava, si alzò dal letto e fu davanti a lei.

«Scusa.» Sussurrò Elena nascondendosi al suo sguardo.

Lui le prese la mano e asciugò le lacrime con il pollice.

Elena lo guardò. Lo sguardo triste del ragazzo si trasformò in un sorrisetto.

«La streghetta ti da fastidio?»

Elena sorrise.

«Se vuoi posso ricordarle le buone maniere.»

La ragazza prese la sua mano fresca e la strinse.

 «No, è meglio di no.» Sospirò e sorrise al ragazzo. Di nuovo il suo cuore esplose, emanando un onda di calore dentro lei. Era così bello e irresistibile. Elena era felice di averlo al suo fianco.

«Non piaccio alle tue amiche.» Osservò lui, guardando la testa bionda della ragazza.

Lei si sedette sul bordo del letto, facendolo accomodare al suo fianco.

«A quanto pare… Ma non mi importa.»

«Certo che no!» Disse lui stringendole la mano.

«Io mi fido di te, Damon.»

Lui annuì, sfiorandole il viso con una mano.

Per un lunghissimo istante si fissarono. Elena era rapita da quello sguardo, così affascinante e misterioso. La attraeva come una calamita. Sentì che stava avvicinando il volto a quello di Damon, ma…

«Elena!»

La ragazza sospirò irritata.

«Accidenti!» Era tornata zia Judith. Si alzò di scatto dal letto stufa di essere interrotta nel bel mezzo dei momenti importanti. Damon la seguì.

«Devo andare a cenare, penso.»

«Sì, anche io.» Il sorriso enigmatico comparse sul volto di Damon.

«Hmm.. ok.»

Il ragazzo le lanciò un ultimo sguardo e si diresse al davanzale.

«Damon? Tornerai dopo?»

«Se tu lo vorrai…»

Un istante dopo si buttò giù, ma non si sentì nessun impatto con il suo suolo.

Elena vide un corvo nero volare in alto, verso il bosco.

Sorrise e scese al piano di sotto, salutando sorridente la zia e la sorella.

 

 

 

Ed eccovi il terzo capitolo!!! Prima di tutto grazie a tutti quelli che hanno recensito e letto la storia! E quelle che l’hanno aggiunta ai preferiti! Ve ne sono davvero grata, e spero di non deludervi con i prossimi capitoli! =)

Bè allora, Stefan non è ancora rispuntato… ma si può intuire che probabilmente non si trova a Fell’s Church! Invece sono apparse Bonnie e Meredith!! ^^

Ok, allora vi ringrazio ancora moltissimo!! Al prossimo capitolo!

Cecy

 

 

   
 
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