Salii in macchina, cercando di calmarmi.

Non potevo guidare in quello stato con le lacrime agli occhi, non avrei visto la strada, e non volevo di certo fare un incidente.
Cercai di asciugarmi le lacrime che mi rigavano le guance pensando che quando fossi tornata  a casa mi sarei rifugiata sotto il mio letto sfogandomi.
Accesi il motore dell’auto e partii direzione casa.

A metà strada però cominciai a sentire un rumore strano provenire da quel trabiccolo che chiamavo  machina e uno strano fumo.

Non prevedevo nulla di buono, ci mancava solo la macchina come se non ne avessi avuto abbastanza per oggi.
Ed infatti ad un certo punto la macchina si spense, così di colpo.

Provai più volte ad accenderla, ma non c’era verso,non collaborava affatto, sembrava morta.

Forse era proprio ora di rimpiazzarla con qualcosa di più vicino ad una macchina.
Scesi per andare a controllare, come al solito fuori pioveva.

Cosa ci si poteva aspettare da Forks se non una perenne pioggerella che mi dava sui nervi?

Non sapevo cosa fare, e per di più il mio cellulare non prendeva quindi di chiamare mio padre per farmi venire a prendere non se ne parlava.

Cosi optai per arrivare a casa a piedi dove avrei avvertito Charlie.

Certo non morivo dalla voglia di percorrere tutta quella strada a piedi e soprattutto sotto l’acqua ma cos’altro potevo fare?

Rimanere lì e sperare che passasse qualcuno disposto a darmi una mano?

Certo non era proprio una cattiva idea, ma comincia ad incamminarmi.
La pioggia continuava ad aumentare, ormai i miei capelli erano completamente bagnati, per non parlare dei miei vestiti che mi aderivano a dosso come una seconda pelle. Cominciai ad avere freddo, di questo passo mi sarei presa un bel raffreddore.
Stavo rimpiangendo di non essere rimasta ad aspettare in macchina, e stavo anche considerando l’idea di tornarmene indietro, ma proprio in quel momento  vidi i fari di una macchina venire dalla parte opposta da dove stavo andando.
Vedendomi la macchina si fermo a pochi centimetri da me. Era una Volvo grigia. Questo voleva dire solo una cosa: Edward Cullen.
Forse per una volta era arrivato al momento giusto.
Si accostò a pochi centimetri da me ed aprii la portiera.

Non aspettai che mi chiedesse di entrare e mi accomodai accanto a lui nella macchina.
“Ehi chi ti ha detto che ti avrei dato un passaggio?”
Cosa ci si poteva aspettare da Cullen? Ero irritata al massimo da quel suo comportamento infantile.

Ma non continuò con le sue battutine come avevo pensato e il sorriso, anzi il ghigno che aveva in faccia scomparve.

Forse per il fatto che ero gocciolante dalla testa ai piedi e tremavo come una foglia o forse per via della mia espressione sconsolata compresa di occhi gonfi dal pianto. Tutto poteva essere.. fatto sta che l’espressione del suo viso cambiò e si fece seria.
“Bella ma che ti è successo??” questa volta niente sorrisino malizioso, nessuna battuta solo un tono di voce tremendamente serio e preoccupato.

Forse fu quello che mi fece prendere a singhiozzare. Fino a quel momento ero riuscita a mantenere il controllo su me stessa ma quella domanda mi fece venir voglia di sfogarmi, di tirare fuori tutto il dolore che stavo provando in quel momento.
Vedendo la mia reazione Edward chiuse la mia portiera e mi abbracciò. Fu un gesto inaspettato tanto che sulle prime rimasi rigida, ma piano piano mi lasciai andare tra le  sue braccia accoccolandomi meglio .

Mi sfogai così ,stretta al suo petto, mentre lui mi accarezzava i capelli come se fossi una bambina e sussurrandomi che era tutto ok.
Una volta calmati i singhiozzi alzai il viso per guardarlo in faccia. Aveva un espressione che non riuscii a decifrare.

I suoi occhi oro mi scrutarono “Ti senti meglio?” mi chiese.

Mi trovavo ancora tra le sue braccia e cominciavo a sentirmi in imbarazzo così mi scostai e asciugandomi il viso gli risposi “Si ,scusami io non…” lasciai la frase a metà non sapevo cosa dire. “Non ti preoccupare Bella, non mi devi nessuna spiegazione. Forse ora è meglio se ti riaccompagno a casa”.
Dov’era finito l’Edward pomposo e arrogante che avevo conosciuto?

Non sapevo di questo suo lato dolce e disponibile. Forse Alice aveva ragione, forse in fondo Edward non era proprio come si mostrava agli altri.
Mi lasciai riaccompagnare a casa.
Una volta arrivati Edward parcheggiò la macchina sul vialetto di casa e scese.

Aveva detto che non aveva intenzione di lasciarmi sola in quelle condizioni.

In effetti ero pietosa, occhi gonfi , guance rosse , fronte che scottava ed oltretutto ero anche bagnata dalla punta dei capelli ai piedi. Forse mi stava venendo la febbre? Penso proprio di si , ed è per questo che non protestai quando Edward si offrì di rimanere finché mio padre non fosse rientrato.

E poi non avevo nessuna voglia di rimanere da sola, non so perché ma avevo proprio bisogno di stare con qualcuno e forse anche di parlare con qualcuno dopo tutto quello che era successo.

Ma Cullen non  faceva la caso mio. Avrei dovuto confidarmi con lui? Bhé a me non sembrava proprio il caso!
Entrammo in casa ed Edward richiuse la porta dietro di se, e mi scrutò in volto.

Mi sentivo strana, e infreddolita e come se non bastasse avevo la testa che mi scoppiava.

“Bella forse è meglio se vai a cambiati e ti misuri la febbre, non hai un bell’aspetto”.

Si lo pensavo anche io, cosi senza protestare mi diressi alle scale per salire in camera, ma non feci neanche in tempo di salire il primo gradino che sentii la mia testa girare e il mio corpo indebolirsi, stavo per cadere al suolo , quando due braccia fredde mi circondarono per evitare che finissi  sul pavimento. Riuscii a percepire soltanto alcune delle parole dette da Edward prima di sprofondare nel buio totale.