Tradimento e Intermezzo
«Kamal, forse non
dovresti...».
«Non dovrei cosa?» ribatto, fulmineo.
Odio questo maledetto discorso. Mia madre lo tira fuori ogni volta che
vengo a
trovare lei e mio padre a casa. Perché deve rovinare in
questo modo quei pochi
momenti che trascorriamo tutti insieme, come se fossimo ancora la
famiglia che
non siamo mai veramente stati?
«Kamal...». Mio padre mormora il mio
nome. Avverto una nota di lieve rimprovero. Non tanto per come mi sto
comportando da qualche tempo con tutti gli uomini che incrociano la mia
strada
e con il Kiyan, quanto per aver risposto in malo modo a mia madre. Sa
che non è
mia intenzione trattarla in questa maniera. Ma non riesco a farne a
meno.
Fingo
di non aver capito perché mi ha rimproverato in modo tanto
blando. «Se lo merita. Adel è morto per colpa sua.
L’ha ucciso lui» mormoro, abbassando lo sguardo.
Avrei voluto mantenere
un tono fermo e gelido, ma la mia voce pare incrinarsi ogni volta che
pronuncio
quel nome. Come se il suo ricordo mi accoltellasse alla gola.
Mia
madre rimane in silenzio. Ma lo sguardo di mio padre che si abbassa ed
evita di
guardarmi, mi spinge a rialzare la testa. «Cosa?»
domando, fissandolo.
Mio
padre mi ha sempre adorato. Anche ora, anche quando sento di non
meritarmi affatto
il suo amore, lui me lo regala. E a ondate. Ma c’è
qualcosa che mi spinge a
credere che lo faccia solo perché non può farne a
meno. E non riesce a
mentirmi.
«Papà» mormoro, cercando di
intercettare i suoi occhi. Mi scopro a rabbrividire lievemente.
È molto, molto
improbabile che sia stato lo stesso Kiyan ad uccidere Adel. Il re di
Persia ha
tagliato la gola a molti uomini che ha trovato nel mio letto negli
ultimi
tempi, ma Adel deve averlo ucciso qualcun altro.
La
bocca mi diventa improvvisamente secca.
Stavolta,
non c’è la presa salda di Adel a trattenermi dal
fuggire.
Il
mio respiro è ancora affannato e irregolare, quando appoggio
la schiena al
tronco di un albero. Ho attraversato il fiume a nuoto, incurante delle
grida
delle donne impegnate a lavare le vesti, e sono arrivato
involontariamente in
questo posto.
Guardo
in alto e mi aspetto quasi di rivedere il cielo stellato e immenso che
i miei
occhi hanno osservato anni fa. Ma c’è solamente
quell’azzurro accecante e
l’impronta del corpo mio e di Adel non piega più
gli steli d’erba.
Muovo
qualche passo all’interno della piccola radura. Sento il
cuore battermi
ferocemente in petto per la corsa. Vorrei continuare a correre e
sperare che
questo organo ostinato si fermi, ma la milza mi duole e rinuncio,
lasciandomi
cadere a terra. Ho i capelli bagnati, ma al momento non mi importa.
Scosto una
ciocca che sembra voglia strangolarmi e socchiudo gli occhi per
osservare il
cielo.
«Chissà che mi avresti detto, Adel, se
avessi potuto» mormoro con un sorriso che non è
gioia né melanconia. È
più una sorta di lacerante rassegnazione e terribile
consapevolezza. Scuoto la
testa e mi lascio scappare un lieve sbuffo. Mi avrebbe detto
– no, ordinato
– di andare avanti senza di
lui. Consapevole quanto me che non ne sarei stato capace o che gli
avrei
disobbedito solo per il piacere di farlo.
Un
pizzicore all’interno del naso mi fa ringhiare. Mi sono
stancato di piangere.
Non voglio più farlo. Sono passati sei mesi da quando Adel
se n’è andato e
continuare a versare lacrime non me lo ridarà indietro.
Chiudo gli occhi,
sperando che arrivi qualche fiera a sbranarmi.
Un
rumore lieve di foglie smosse e di erba piagata sotto il peso sembra
giungere
alle mie orecchie come una preghiera esaudita.
NemuChan Ci saranno ancora tre capitoli, poi "Vita" sarà conclusa. ^^ Per ora, non sto scrivendo nulla, ma ho in mente di continuare questa storia. Sfortunatamente, quest'anno ho gli esami di maturità - maturità di cosa, poi... XD - quindi non ho il tempo nè - mi costa ammetterlo - l'ispirazione per narrare ancora di Kamal.
Come sempre, grazie ai lettori! ^^
Alla prossima! ^^