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Autore: Penelope Guerrano    16/03/2010    1 recensioni
Due donne di due culture diverse che scoprono di essere simili.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bambini

 

Razin, giocava in strada con una palla di carta appallottolata ed impastata con colla di farina per renderla dura, si divertiva a fare dei dribbling tra le lattine di Coca Cola distanziate in maniera eguale tra di loro, in una sorta di percorso ginnico che si concludeva con un  tiro in porta  delimitata da due bottiglie di birra Heinnekein, dove pronto a parare c’era il suo amico Rahid. Un soldato americano con tanto di casco e fucile in spalla, stoppa la palla e colpendola di collo-piede fa goal a Rahid. Razin, furioso per non aver potuto far lui goal all’amico, si avventa contro quell’uomo dalla stazza grossa e lo prende a pugni nello stomaco, il soldato con la mano libera dal fucile, lo blocca per la fronte procurando l’effetto dei pugni nell’aria di Razin, la gente che era di passaggio in quelle strade desolate e infiammate dal sole, ride dell’accaduto mentre Razin così piccolo per i suoi dieci anni giura vendetta.

 
Raffaele,con la maglia numero 10 azzurra e pantaloncini corti giocava in strada, le macchine sembravano non dargli fastidio, viceversa lui dava fastidio, gli automobilisti gli urlavano contro imprecazioni per farlo allontanare perché costituiva un pericolo Dribblava tra le lattine della pepsi cola e come porta utilizzava il portone del palazzo di fronte il suo, un signore dal primo piano, disturbato dai rimbombi dei goal in quella pseudo- porta si affacciò e gli buttò in testa un bel secchio d’acqua,-Guagliò , te ne vajie o no?A prossima vota, ta votto bullente l’acqua n’cuollo!- Non me la butti l’acqua bollente addosso, animale!- Raffaele però meditava vendetta, gli spazi per giocare nel quartiere erano inesistenti e l’unico passatempo per un bambino napoletano cresciuto in mieza ‘a via è giocare a pallone, sognando di diventare Maradona.

  
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