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Autore: KH4    17/03/2010    7 recensioni
Il mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. Anche se cammino, respiro, osservo...sto forse vivendo come dovrei fare? Non lo so.Ho paura a trovare la risposta.Ho paura a guardare indietro. Ho paura di quello che sono. Ma io....chi sono?(prologo del cap.14).
La vita di Ace prima ancora che entri a far parte della ciurma di Barbabianca e durante la permanenza sulla nave di quest'ultimo, accompagnato da un dolce ragazza dal passato oscuro e ingiusto. Buona lettura a tutti!(introduzione modificata)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barba bianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon pomeriggio a tutti!nuova settimana,nuovo capitolo!prima di ringraziare chi come sempre mi lascia delle recensioni,voglio fare un saluto speciale a tutte le persone che hanno messo la mia storia nei preferiti e nelle seguite!lo so,sono in ritardo,ho scoperto solo di recente come si faceva a vedere(l’ho detto,io e la tecnologia siamo su due pieni diversi).Ah,dimenticavo,grazie a tutte per l’avermi augurato buon compleanno!Già che ci sono volevo anche mandare un saluto alla cara Yuki689;ciao carissima,ti sto immaginando immersa in libri,appunti e scartofie varie,spero che la mia fict ti posso alleggerire dal tuo mattone di studio!spero di sentirti presto e che tu stia bene,un abbraccio!! 

Preferiti:

Agentekuruta.

 Alala.

Angela90.

Beatrix.                                                                                                             

MBP.

Nico83.

Sachi Mitsuki.

Yuki689.

Fenicex8.

Seguita:

Himechan.

Kei87.

Lady death.

Maya90.

E ricordata da :

Dance.

Bene,e ora ringraziamo!

MBP:wow,una mia coetanea,che bello!!la tua Keyra ha ragione,Togai è un personaggio da prendere a pugni ma non temere,tutto verrà sistemato a tempo debito.Tranquilla per il super ritardo,sai che comprendo bene le vostre situazione;io per ora mi ritengo fortunata a riuscire ad aggiornare puntualmente,spero di continuare così ancora per un bel po’!

Beatrix:ah,è così hai 24 anni,eh?beh,ti dirò,in tre mi hanno detto che sono vecchia perché tra i miei amici sono tra quelli che sono più in là con gli anni;in realtà il 21 non mi piace molto come il numero,preferivo il 20 e il 17,non chiedermi perché,però mi ci trovavo bene. Conosci anche tu metal gear?ragazza,devo stringerti la mano,perché anch’io lo adoro,da piccola passavo sere intere a giocarci col mio papà!il primo era spettacolare,non lo dimenticherò mai!grazie per i complimenti sui combattimenti ma io aspetterei ancora un po’ visto che in ballo c’è ancora qualcuno;Togai l’ho reso così bastardo che non farai fatica a odiarlo ma vista la scarsa disponibilità di tempo,qui ho messo solo Don e un piccolo anticipo del prossimo.C’ è anche qualcos’altro ma non svelo niente!uf,questo creare movimento mi sta sfiancando la mente!è difficile pensare a qualcosa di buono e che non sia una roba fuori dagli schemi!

Maya90:oh,amore sei più piccola di me…che tenera!sei ancora più zuccherosa del solito,mi riempi di complimenti.Il razzismo nella mia fict ormai è un tema importante, innanzitutto per il passato della mia protagonista (cavolo,quanto frustate che mi sono dovuta dare per quello che ho scritto) e secondo perché la questione dei figli dei pirati sarà il fulcro di molti discorsi che si vedranno più in là:ora,non so quanto sarà lunga la fict,forse più di quaranta capitoli.Non mi importa se ci metterò tanto,dopo aver visto le vicende di one piece spoiler comincio a sospettare che Oda non sappia più dove sbattere la testa;sono certa che lui sa dove vuol fare arrivare la storia ma so bene che molti (moltissime fan)sono rimasti di sasso per quanto accaduto a Marineford ed è per questo che voglio impegnarmi a dar vita a una visione alternativa che rispetti lo stile di one piece.Forse è un po’ stupido,ma voglio ugualmente tentare e spero che tu e tutti quelli che stanno leggendo o che leggeranno la mia storia,sapranno capire le mie intenzioni.

Sachi Mitsuki:tesorino…per prima cosa,vorrei dirti che la protagonista non si chiama Yuri ma Sayuri!secondo..buon mercoledì!la ditta da te chiamata “Ace in fire” forse avrà la parcella salata come dici tu,ma pagherei ugualmente solo per vedere chi so io davanti agli occhi!!ok,abbandoniamo il delirio prima che sia troppo tardi.Purtroppo devo dirti che Shanks non ricomparirà,scusami!al momento la mia storia non prevede una sua seconda entrata in scena.Spero che la febbre ti sia passata ma sai,vedere Scary movie con la temperatura più alta della norma può avere terribili effetti collaterali,oltre agli sproloqui mentali.Eè meglio mettersi a letto,sotto le coperte e dormire tanto tanto!io sto iniziando ad avere la tosse e credevo di averla scampata!giuro che vado in facoltà anche se dovessi trascinarmi per tutta la salita!

Angela90:oh,ammalata anche tu come Sachi?cara se a 19 ti senti così,io allora dovrei essere già nella tomba in via di decomposizione!ok,è evidente che oggi non riesco a trattenere il mio lato pazzo.Spero che tu sia guarita e che il mio capitolo ti abbia risollevato di morale e di salute!

 

 

Anche se aveva sfoderato l’haki prima del necessario, Sayuri non provava stanchezza nel discendere velocemente il lato coperto della montagna. Gli allenamenti fatti l’avevano rafforzata ulteriormente. Chiamare a sé l’ambizione non era facile, specie nelle situazioni dove il panico era solito stare in agguato per poi assalire la vittima con un continuo crescendo ma lei aveva da tempo imparato a controllarsi e a sfruttare l’innata tranquillità di cui era dotata, anche nelle situazioni più critiche. Più volte si era ritrovata con le spalle al muro e le lance puntate alla gola ma era sempre riuscita a uscirne indenne, ribaltando la situazione a proprio favore: era solita utilizzare i sai e le arti marziali apprese ma l’haki lo evocava solo in caso di estrema emergenza.

Se ne avesse sempre fatto uso, non si sarebbe migliorata come invece voleva fare, senza contare che non riusciva ancora a tenerlo attivo a lungo; il suo massimo era di sette minuti, dopo di che le conseguenze potevano variare a seconda di chi aveva di fronte e verso quale esito la battaglia si stesse volgendo. Contro Ace era stata costretta a utilizzarne più del dovuto perché la sua intangibilità l’aveva messa in una situazione da cui difficilmente sarebbe uscita usando soltanto pugni e calci e alla fine, si era ritrovata con un bel mal di testa e un leggero senso di mancamento. L’haki era un potere straordinario, la dimostrazione della propria determinazione ma non era la sola forza di cui disponeva e a breve lo avrebbe dimostrato sul campo di battaglia.

Aveva impiegato tutta la notte a scivolare silenziosamente lungo il fianco della montagna e solo con le prime luci dell’alba, iniziò a scorgere il piccolo lembo di terra roccioso separato dal resto dell’isola; Ace stava ancora combattendo contro Jimbe,se lo sentiva. Preoccupazione per il capitano a parte, doveva trovare pensare alla maniera di attraversare quel tratto di mare pieno di vortici; aspettare che la marea arretrasse significava perdere altro tempo ma nell’istante in cui finalmente giunse in riva al mare, comprese che non sarebbe rimasta con le mani in mano, ne tantomeno le sarebbe stato concesso di pensare a come aggirare l’ostacolo marino; Togai e l’anziano pesce martello erano lì ad attenderla, come due guardiani devoti pronti proteggere l‘entrata di un antico tempio sacro.

“Ma guarda. Ne è arrivato uno ed è per giunta una femmina!” esclamò lo squalo bianco sogghignando “Non mi aspettavo che qualcuno fosse rimasto vivo”
“E noi non ci aspettavamo che rompeste il patto anche a scapito di innocenti” replicò Sayuri calma “Se desideravate battervi contro di noi, perché non parlarne apertamente? Siamo pirati ma non significa che abbiamo perso il dono della parola”

Nemmeno il tono strafottente dell'uomo pesce poteva scalfirla. Il suo scudo costruito interamente di pazienza le permetteva di elevarsi ad un livello superiore rispetto a dove stava Togai. Il vecchio, sempre seduto sulla sua roccia, aveva semiaperto gli occhi nell’avvertire la presenza della giovane e ora, nel guardala, ne studiava i movimenti e le parole.

“Taci, insulsa umana! Ti credi superiore a me, eh?!” esplose l’energumeno.
“Non ho detto e non credo a una cosa simile” replicò lei.
“Bugiarda!” e le puntò contro il dito ”Scommetto che ti diverte guardarmi con quei tuoi occhietti da saccente. Una femmina che si permette una tale azione non merita che essere punita” sibilò mostrando i denti.

Voleva che provasse paura, terrore e che implorasse pietà ma i suoi metodi ortodossi non funzionavano su chi era capace contenere le proprie emozioni e Sayuri, che già di per sè era incapace di odiare, non potè che trovare quell’individuo semplicemente maleducato e molto irascibile. Non dubitava che fosse forte, era pur sempre un uomo pesce e per quanto fosse tranquilla, agli occhi del nemico, lei appariva come sfrontata e meritevole di una punizione per la presunta mancanza di rispetto.

“Per essere un individuo devoto alle arti marziali, il suo comportamento lascia molto a desiderare: risponderle a tono sarebbe il modo peggiore per affrontare il discorso ma se devo essere sincera, credo che lei faccia troppo affidamento alla sua posizione. Per quanto mi riguarda, non mi ritengo superiore a nessuno e considero ogni essere vivente come mio pari, non come mio inferiore” affermò lei con assoluta eloquenza.
“Un’ottima considerazione” si complimentò il vecchio senza scomporsi. La sua voce spinse Sayuri a voltarsi nella sua direzione “A giudicare da quanto ho sentito, mi sembra di capire che tu sia stata addestrata alle arti marziali, vero?” le domandò con un cenno di curiosità.
“Si, signore. E’ esatto”
“CHI TI HA CHIESTO DI IMPICCIARTI, VECCHIO?”

Per l’essere stato messo da parte in quella maniera, Togai frantumò col pugno una roccia lì vicino. Ai lati dei suoi occhi, diverse nervature pulsavano, pompando sangue a volontà, come per alimentare la sua rabbia.

“Vecchio..” sibilò furente “Questa è un umana. Una stupida, inutile, misera e insignificante essere umana. Cosa vuoi che possa servirle aver praticato le arti marziali? E' risaputo che il karate degli uomini pesce è la sola arte dominante in tutto il mondo. E’ la migliore, il resto sono solo volgari imitazioni creati da stupidi esseri inferiori convinti di poter primeggiare con noi!”
“La tua è solo sciocca convinzione” mormorò lui “Discriminare le arti altrui è un atto deplorevole e del tutto privo di onore e tu non sei nella posizione per criticare chi invece dimostra più sale in zucca di te. Ti ricordo che tu hai imparato solo le basi”

Sayuri non potè che essere d’accordo con l’anziano sulla questione del rispetto nei confronti di altri stili di lotta. Anche suo nonno le aveva insegnato i principi e l’onore che si doveva portare davanti ad un arte diversa da quella che si rappresentava, anche se l’esponente in questione la stava discriminando con tutta la sua rabbia e non se la stava prendendo solo con lei ma anche contro un suo stesso simile.

“Sai solo recitare a memoria delle regole più vecchie di te e non è con le regole che si difende l’onore!” replicò ostinato.
“Mi permetto di dissentire” si intromise lei.
“Tu cosa?!”
“Ha capito bene. La sua opinione sulle arti e sugli esseri umani mi disgusta profondamente. Insultarmi non la renderà più forte e credere che delle regole non possano giovare a nessuno e sbagliato quanto le sue affermazioni. Ci sono persone che dedicano la propria vita a questi principi e li seguono perché vedono in essi una via che li porterà alla correttezza e all’armonia. Forse le arti marziali di noi esseri umani non saranno incisive quanto le vostre ma posso assicurarla che non per questo, siamo da meno” parlò con occhi fissi su di lui. Non aveva mostrato alcun segno di esitazione nel parlare.

Era ferma, sicura, convinta delle sue parole e del loro significato come fossero il suo credo. Per Togai, quella replica e quello sguardo impertinente furono come la goccia che fece traboccare il vaso. Non poteva più sopportare la parlata di quella presuntuosa umana; le avrebbe strappato la lingua a morsi tanto la odiava, così non avrebbe più avuto modo di sputare ridicolaggini. Era pronto a scattare in avanti e lanciarsi contro quella bipede con tutto il suo peso quando improvvisamente il vecchio scese dalla sua roccia e con rapidità innaturale si mise al suo fianco, bloccando la sua futura avanzata con la semplice punta bastone. A malapena Sayuri aveva colto i suoi movimenti, era stato velocissimo.

“Che diavolo fai?” ringhiò.
“Questo scontro seguirà le regole delle arti marziali e se non le rispetti verrai cacciato dall’isola degli uomini pesce” lo minacciò con freddezza “Ragazza, se anche tu sei stata addestrata al combattimento corpo a corpo come hai detto, allora saprai come si svolge un combattimento fra due arti differenti”

Ovviamente Sayuri ne era al corrente. Quello in cui si stava per cimentare era un scontro regolare, che non prevedeva l’uso delle armi, dell’haki, di colpi alle spalle e di nessuna forma d'inganno. Un semplice combattimento a mani nude, il più semplice di tutti. Annuendo col capo e volgendo un inchino in segno di rispetto, assunse la posizione di guardia, con le mani prive di armi e calcando bene i piedi a terra. Ancora una volta i suoi occhi non trasmetterono altro che sicurezza. Il non vederla tremare come molti avevano fatto, fece fremere di impazienza lo squalo bianco.

“U-uh! E va bene!” esclamò Togai preparandosi “Vorrà dire che prima di strapparti quella tua lingua impertinente a morsi, ti insegnerò a stare al tuo posto, piccola pezzente!”

 


“Dannata peste....”

La conca dove Don aveva deciso di fermarsi era diventata un campo di battaglia sotto tutti i punti di vista. Dopo che Sayuri si era dileguata, portandosi via anche gli ultimi raggi di sole, il blu nero della notte aveva coperto ogni cosa, compreso il terreno di gioco dei due cecchini, che per tutta la durata delle ore diurne, avevano combattuto sferrando numerosi colpi e cercando di avvicinarsi l’uno all’altro per potersi attaccare con più aggressività. I soli rumori che si erano uditi e che si udivano tutt'ora, erano gli spari di due fucili differenti che tentavano di colpire un bersaglio mobile e vivente ma fino a quel momento, nessuno dei due si era ancora deciso a cadere, mantenendo il punteggio in perfetta parità. L’aria era impregnata del forte odore della polvere da sparo e la natura lì intorno si era diramata per paura di venire anche solo ferita. Seduto dietro a una roccia, con le gambe piegate e i gomiti appoggiati alle caviglie, Don meditava, respirando con un lieve accenno di affanno e tenendo le braccia penzolanti nel vuoto. Il fucile era poggiato alla sua spalla, con la cintura dell'imbragatura attorcigliata al braccio di lui e la canna piuttosto rovente per il costante utilizzo.
La fronte lucida imperlata di sudore lo accaldava come il resto del corpo, sospeso in uno stato di tensione e tranquillità che gli faceva desiderare una quantità spropositata di acqua ghiacciata dove lasciarsi sprofondare.

Non sarebbe male...che cavolo, perché non mi sono portato dietro la borraccia?!

Sbuffò ma senza emettere fiato. Anche il più piccolo respiro poteva costargli la vita.

Con l’ultimo colpo, aveva sprecato ben 24 proiettili e nessuno di questi era riuscito a bloccare il nemico. Storse il naso in segno di sdegno e si passò una mano sul viso, scacciando la stanchezza accumulata durante quelle ore buie e liberandosi anche del sudore accumulato; quel ragazzino cominciava a stargli seriamente sui nervi, saltellava di qua e di là come se avesse delle molle sotto i piedi! Era svelto e sapeva giocare bene le sue carte anche a distanza ravvicinata. Nella sua personale tabella del giudizio, lo svantaggio era considerato come un set di padelle che si abbattevano una per una sulla sua povera testa: in poche parole, un umiliazione coi fiocchi. Se si aggiungeva poi che chi gli stava bagnando il naso era una moccioso con diversi anni in meno di lui, la cosa superava la fascia che poneva il limite fra l’essere inaccettabile e l’essere imperdonabile.

Diventerei lo zimbello di tutti se mi facessi battere da questo marmocchio ma devo ammettere che è davvero bravo. Se non mi invento qualcosa, rischio di rimetterci lo scalpo!

Il suo udito lo allarmò. A diversi metri da lui si potevano sentire dei leggeri e quasi impercettibili passi. Ojo lo stava cercando. Calma, si ripeteva Don, niente panico. Non c’era motivo di allarmarsi. Nello studiare il suono dei suoi passi,capì che si stava dirigendo a destra, esattamente dalla parte opposta da dove si trovava lui ma non era detto che i suoi occhi fossero rivolti nella medesima direzione. Un bravo cecchino doveva essere capace di vedere anche dietro la propria testa senza girarsi. Tutto stava nell’udito ma in quel momento quella regola non era ciò di cui Don aveva bisogno; gli occorreva un diversivo, qualcosa che gli consentisse di spostarsi e magari di immobilizzare il suo avversario. Sgranò gli occhi, illuminato dai suoi stessi pensieri che gli avevano appena suggerito indirettamente la strategia per ribaltare la situazione. Immobilizzare! Ecco la parola giusta!

Senza far alcun rumore che potesse allertare il nemico, estrasse dalla tasca interna due piccoli coltellini che utilizzava per prestare le piccole cure mediche insieme ad una boccetta di vetro bianca e un sacchetto di pelle nera contenente della polvere da sparo. Con un laccio legò per bene i due coltelli attorno alla bottiglietta e nuovamente aspettò che il ragazzino si facesse avanti: lo sentiva camminare, avvicinarsi ma doveva attendere che si spostasse almeno un po’ a sinistra, nel giusto punto che lui desiderava. Era un rischio alto, perché tutto dipendeva in gran parte dal caso e il suo avversario poteva far sfumare il suo piano se solo avesse proseguito sulla destra come stava facendo. Nel tentativo di scacciare la tensione, l’uomo con l’immancabile berretto di lana grigia smosse la bocca mordendosi il labbro inferiore. Doveva essere veloce, non poteva commettere alcun errore.All’improvviso, lo sentì; il nemico si era spostato a sinistra, anche se di poco.

Dandosi la spinta uscì allo scoperto, mostrandosi al ragazzino dai capelli rossi, già pronto a prendere la mira ma Don fu più veloce di lui e gli lanciò contro i due coltelli legati alla bottiglietta di vetro, sperando che il rossino non evocasse proprio in quel momento i suoi rovi; istintivamente, Ojo sparò, centrando la bottiglia e nell’istante in cui il fragile materiale venne a contatto con il proiettile,questo andò in frantumi in una piccola esplosione che liberò un liquido che bagnò parzialmente il ragazzo.

“Che cosa....?” lo sentì dire.

Il liquido era incolore, freddo, con un aroma molto forte, simile all’alcool usato per disinfettare le ferite. Non ebbe il tempo di chiedersi cosa fosse, perché Don era pronto a rincarare la dose con un secondo assalto; gli lanciò contro il piccolo sacco di pelle nera infiammato e lui fece in tempo ad allontanarsi prima che questo scoppiasse, generando una piccola esplosione nella conca. L’ondata di calore e fumo creata dall’enorme botto lo investì, accecandolo momentaneamente ma senza inibire i suoi affinati sensi; anche se il fumo gli stava offuscando parzialmente la vista, intravide una figura astratta e nera dirigersi verso di lui e i passi che udiva, provenivano dalla stessa direzione. Avrebbe approfittato della situazione se solo fosse riuscito a imbracciare il fucile.

Ma che..il mio corpo! Non riesco a muovermi!

L’azione progettata velocemente nella propria mente non riuscì a concretizzarsi. Gli occhi del ragazzino dai capelli rossi si tinsero di stupore: il braccio non rispondeva ad alcun stimolo e quando tentò di alzarlo, quello rimase lì, penzolante come se fosse privo delle ossa. Le dita che stringevano l’impugnatura sciolsero la loro presa, facendo cadere l’arma a terra e subito dopo anche lui si ritrovò in ginocchio e infine a pancia in giù, con la povere insidiata nelle narici. Non capiva, il suo corpo era pervaso da una strana sensazione, era....completamente paralizzato. Essa si era riversata nel suo corpo e lo aveva investito arto per arto, come il veleno di un serpente. Tutto in lui era addormentato, perfino i muscoli ma ogni singola percezione era ancora attiva: poteva provare dolore sulla sua pelle nonostante la paralisi.

“Però! Non pensavo che facesse subito effetto” esordì Don stupito a due metri da lui.
“B-Bastardo....che mi hai....?” perfino la sua bocca aveva qualche difficoltà a muoversi.
“Non ti agitare. Ho semplicemente fatto ricorso alle mie doti di medico. Ti ho anestetizzato” spiegò.

Il volto del ragazzino si colmò di rabbia così grande che sostituì il suo sbigottimento fino all’ultima goccia. Quel maledetto gli aveva lanciato contro la bottiglia di proposito perché era certo che gli avrebbe sparato contro. Ciò spiegava l’odore simile all’alcool ma non era sufficiente per spiegare l’esplosione creata. Era talmente furente che ogni ragionamento logico era impossibile da costruire o anche solo da formulare; più guardava quel pirata dal berretto grigio, più gli veniva voglia di tirargli un pugno in faccia.

“In teoria questo anestetico agisce nel giro di dieci minuti se inalato ma vista la situazione ho pensato di accorciare i tempi: la polvere da sparo che ho lanciato serviva unicamente per creare abbastanza calore da permettere all’anestetico di impiegare meno tempo e così di subito entrare in azione ed, essendo molto forte, ha agito come di conseguenza” avvicinandosi a lui, allontananò con il piede l’arma, per inginocchiandosi vicino al suo viso “L’effetto durerà un quarto d’ora e non subirai effetti collaterali quindi, non appena finisce, ti consiglio di levare le tende” gli suggerì
“Non intendi finirmi?” gli domandò aspramente. Se ne avesse avuta la possibilità gli avrebbe sputato in faccia.
Don lo guardò come se stesse fissando un alieno“Non ci penso nemmeno. Ho sprecato troppe pallottole e poi sono stanco. Mi hai fatto correre per tutta la notte. Non prendertela a male, sei stato bravo e anche coerente, ti sei battuto ad armi pari senza ricorrere ai poteri del frutto del diavolo e questo ti rende onore.” gli concesse

“Tsk! Io non gioco sporco come Togai” sibilò distogliendo lo sguardo.
“Meglio così ma anche se avessi imbrogliato te le avrei suonate di santa ragione. Sei ancora un pivellino!”

Ojo non replicò. Borbottò qualcosa tra sé e sé, per poi appoggiare la testa a terra senza più rivolgere la parola a quell’odioso uomo che l’aveva messo con le mani nel sacco. Solo perché aveva qualche anno in più di lui non significava che fosse più forte o astuto. L’aveva salvato il fatto di essere un medico, tutto qui! Senza i suoi intrugli puzzolenti non sarebbe scampato al suo fucile, su quello ne era certo.Non avendo più motivo di restare, il medico-cecchino si alzò in piedi e, facendo scricchiolare i muscoli del collo, si incamminò con l’intenzione di proseguire nella stessa direzione presa da Sayuri quando, improvvisamente, il lumacofono nella sua tasca cominciò a vibrare e ad emettere il classico suono di chiamata.

“Qui Don. Che succede Bonz?” domandò nell’aprire la linea, sapendo già con chi avrebbe parlato.

Ricevette parole confuse, veloci e anche allarmanti,un miscuglio incomprensibile che avrebbe confuso chiunque lo stesse ascoltando. C’era ansia in ogni sillaba, panico, una paura che avrebbe messo in ginocchio chiunque. Scorrevano veloci quelle parole, a volte si mangiavano a vincenda, tanto da rendere il discorso frammentato eppure Don, tra tanta confusione, comprese il messaggio di quella chiamata e sgranò gli occhi nel mettere insieme pezzi per formare il filo del discorso.

“Stai scherzando, vero?! Avete controllato bene?!”

La bocca gli si aprì, sconcertata e quelle domande si trasformarono in un grido. Con quella notizia, il panico discese lungo la gola per colpire il cuore, che intensificò il proprio ritmo al solo sentirsi ripetere quel già aveva udito bene in precedenza. Gettò gli occhi da prima su Ojo e poi sul sentiero che gli si presentava, per infine voltarsi di scatto verso quello da cui era venuto insieme a Sayuri. Se avesse proseguito, avrebbe sprecato più tempo ma se invece fosse tornato indietro, ci avrebbe impiegato di meno e inoltre, si sarebbe occupato immediatamente dei possibili feriti. Visto il nuovo pericolo che stava per arrivare, tutti quanti dovevano essere almeno capaci di reggersi sulle proprie gambe ma non poteva non chiedersi se l’amica sarebbe riuscita a occuparsi dei due rimasti da sola. Si diede dello stupido mentalmente; Sayuri era forte, più di quanto il suo bel viso grazioso desse a vedere e sicuramente i due uomini pesce non l’avrebbero fermata con tanta facilità. Poteva solo fidarsi della sua convinzione, della fiducia che riponeva nelle abilità della castana, nulla di più.

“Prepara la nave e di a tutti pronti! Se ci sono feriti gravi, portateli sotto coperta, gli altri li voglio tutti sul ponte! Io cercherò di arrivare il prima possibile!” ordinò.

Chiuse la comunicazione e caricandosi il fucile in spalla, cominciò a correre nella direzione opposta a quella che teoricamente avrebbe dovuto seguire. Era uno stato di massima allerta, non poteva esserci di peggio e proprio in quel momento! Come se non avessero già abbastanza problemi con il Cavaliere del Mare. Scosse la testa freneticamente; no, non era il momento di star lì a pensare a cosa stavano per andare in contro ma piuttosto a come potevano gestire quel caos che stava per raggiungere dimensioni apocalittiche.

Tra tutti, proprio lui....! Non ci credeva, doveva essere per forza un incubo.

Merda, siamo nei guai fino al collo! Qui non c’è un secondo da perdere!!

 


 
  
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