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Autore: Maeve86    31/07/2005    6 recensioni
Questa è la storia di un Immortale.
Di due Figli delle Tenebre.
Dell'Erede dell'Oscurità.
Di quattro piccole luci di Speranza.
Questa è la storia di un Immortale.
Questa è la storia di Raphael Revenantes, un Vampiro.
Questa è la mia storia.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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I figli delle Tenebre

I figli delle Tenebre

Prologo

Il mio era un corpo sovrannaturale, steso lì senza volontà o animazione. Giaceva sul pavimento di marmo, apparentemente immobile, da mesi.

Un fioco rumore risuonò per il locale, racchiuso tra le spesse pareti di pietra del sotterraneo.

Un altro tonfo.

Ecco un’ombra incombere su di me.

Un uomo… credo.

Un Figlio delle Tenebre, un Immortale… più probabile.

Un aggraziato gesto della sua mano ed ecco che tutta la polvere che si era depositata con il tempo sul pavimento e su di me scompare.

Un soffio lieve d’aria fresca mi accarezza il volto, residuo del mulinello che aveva raccolto e sollevato la sporcizia dal mio corpo.

Il mio corpo, che giaceva intoccato da mesi, quasi fosse un oggetto sacro, una reliquia che sarebbe dovuta essere conservata perfetta e immobile in eterno.

Il mio corpo, che venne all’improvviso profanato.

Mani sottili, bianche e delicate ghermirono con inaspettata violenza i miei abiti. La camicia candida giacque a terra strappata. Graffi profondi deturparono la pelle altrimenti morbida e perfette del mio petto.

Ma non una goccia di sangue stillò da quelle ferite.

Pochi secondi e i lembi di pelle si riaccostarono, rigenerandosi, senza lasciare la più piccola cicatrice.

Allora un coltello sottile dalla resistente lama ricurva brillò tra le mani dell’intruso, catturando le minime particelle di luce che erano sopravvissute in quel luogo oscuro.

Un colpo preciso, letale per uomini comuni, mi fu inferto poco sotto la spalla destra. Probabilmente aveva trapassato il polmone.

Ma anche questa volta l’azione fu inutile.

La contrazione dei muscoli che si rigeneravano spinse il pugnale fuori dalla mia carne. i vasi sanguigni tranciati furono visibili solo per pochi secondi, prima che si risaldassero tra loro come se niente fosse successo. Bronchi, bronchioli, tessuti, muscoli e nervi si riallacciarono alle parti da cui erano stati separati. Nuove cellule più resistenti si sostituirono a quelle che erano state tranciate.

Il mio corpo era sempre lì: sovrannaturale, immobile, perfetto.

La mano ignota mossa da scopi sconosciuti afferrò nuovamente l’arma. Questa volta la diresse sul lato sinistro del torace, dritta sul cuore.

Spalancai gli occhi.

La mia mano sinistra afferrò il polso dello sconosciuto, fermando il coltello a pochi millimetri dal suo obbiettivo. Puntai su di lui le mie pupille, circondate da pozzi giallo-dorati.

-Cosa vuoi?- non saprei dire se pronunciai veramente quelle parole o se fu il mio pensiero a raggiungere la sua mente pretendendo una risposta.

-Sono Syben Leglan.-

Non ero interessato alla sua identità. Per quelli come me è una cosa inutile. L’abbiamo persa quando abbiamo acquisito l’immortalità. Adesso siamo semplici entità, che esistono, ma non sono. Certo, anche noi abbiamo un nome per comunicare, per essere ricordati, ma il nome è indissolubilmente legato a ciò che abbiamo fatto.

Noi siamo ciò che facciamo. Non esiste l’individuo, l’azione che esso compie.

Per gli umani, invece, conoscere la propria identità è essenziale. L’identità per loro è qualcosa di cui essere fieri, oppure da nascondere, da disprezzare o da amare, ma, comunque, qualcosa di essenziale, qualcosa di cui gli uomini hanno consapevolezza durante qualunque loro azione.

A me non interessano le loro preziose identità. Cosa sono i pochi decenni di una vita di un uomo rispetto all’eternità della vita immortale? Un granello di sabbia sulla terra. una goccia nell’oceano.

-Cosa vuoi?- ripetei probabilmente ancora con la mente dato che il mio corpo era stato troppo debilitato dall'obbligata e prolungata immobilità.

-Voglio te. La tua conoscenza. La tua storia.-

-Perché?-

-Perché sono come te, ma contemporaneamente sono completamente diverso da te.

Quelli come noi sono perversi per natura e commettono atti malvagi e terribili per semplice divertimento.

Ma per natura siamo anche in grado di guardare amorevolmente e con rispetto chi ci piace.

Siamo di bell'aspetto e ci muoviamo con grazia felina. Possiamo far pensare chi ci guarda a cose gradevoli, come un pot-pourri di aromi e fragranze che possono paralizzare la mente e immergerla in desideri sensuali che vivono per realizzarsi.

Ma nei sogni di molti ci materializziamo come creature demoniache, capaci di portare l'inferno in Terra.-

- ... hai la lingua sciolta noto... perchè io?-

-I mortali ambiscono ad illusioni come il potere o l'amore, ma essi si dissolveranno ben presto nelle loro mani. Io invece ambisco alla conoscenza, che è eterna almeno quanto noi. Non la conoscenza suprema, quella no. Essa è riservata e Dio... sempre che un Dio esista... Io voglio conoscere i miei simili, capire la nostra natura. Per questo sono qui e ho disturbato il tuo riposo.-

-Non esisteva un modo più educato per svegliarmi? Non hai pensato che così potessi non essere molto propenso a mettermi a tua disposizione?- sussurrai.

-Avrei potuto tentare un'invasione mentale, bombardandoti con i miei pensieri finché non ti fossi svegliato, ma, come ti ho già detto, noi siamo perversi per natura. Che gusto ci sarebbe stato se non ti avessi fatto soffrire un po'?- sogghignò.

Mi levai a seder a fatica, con tutti i muscoli intorpiditi. Scivolai indietro e mi appoggiai con la schiena contro una colonna, la gamba destra distesa, il ginocchio sinistro accostato al petto.

-Cosa dovrei fare, ammesso che io accetti di farlo?- domandai con la voce ancora fioca e tremula per la mancanza di esercizio.

-Voglio che tu pianga... che tu imprechi e farnetichi raccontando la tua storia mentre io ascolto e scrivo.- Risponde prendendo uno spesso taccuino dalle pagine candide, molte delle quali erano già vergate di inchiostro verde.

-Vorresti scrivere un libro su di me?!-

-Un libro per te.-

-A cosa serve? Quando si scrive un libro si racconta una storia così come la si vorrebbe conoscere. non si racconta La Storia. E' Inutile.-

-Lascia decidere a me se sia inutile o meno. Anche se tu non vedi grandezza in questo basta che rifletti e ti accorgerai che la maggior parte dei nostri discorsi è una mera esposizione dei nostri sentimenti. Considera questo come uno sfogo.-

-Non voglio sfogarmi.-

-Ma è quello che fai normalmente, anche in questo istante pronunci parole cariche di sentimenti! Eppure non vuoi leggerle su un foglio. Lascia che io crei un racconto con esse. Per quanto frammentario, sperimentale e anticonvenzionale possa venir fuori, fammi tentare! Lasciami creare la tua storia!-

Rimasi a lungo in silenzio, godendo nel vederlo fremere di impazienza, ansioso e contemporaneamente preoccupato di conoscere la mia risposta.

-D'accordo Syben Leglan. Ti concedo il mio permesso. Tenta pure di creare la mia storia a partire dalla mia vita vissuta (sempre che di vita si possa parlare...).

Questa è la storia di un Immortale.

Di due Figli delle Tenebre.

Dell'Erede dell'Oscurità.

Di quattro piccole luci di Speranza.

Questa è la storia di un Immortale.

Questa è la storia di Raphael Revenantes, un Vampiro.

Questa è la mia storia.

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Heilà!

Finalmente ho postato la mia prima fanfiction, spero che ci sia qualcuno che la legga ( e magari mi lasci un commentino per aiutarmi a migliorare).

Spero che si veda tutto, visto che non sono affatto un genio con l'Html e sono andata un po' a naso. ^__^

See you

Maeve

  
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