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Autore: Beatrix Bonnie    20/03/2010    3 recensioni
"Sono rimasta vedova da qualche mese. La morte di mio marito, che aveva ottantacinque anni, ha lasciato dentro di me un vuoto incolmabile. Forse è per questo che ho deciso di scrivere la storia della nostra vita insieme, un matrimonio decisamente fuori dal comune. In realtà, leggendo le mie memore, non solo conoscerete la storia della mia famiglia, ma anche il coraggio di molti eroi che hanno combattuto e sono morti al mio fianco. Ho scritto queste pagine non per orgoglio personale, per lucidarmi le medaglie o per dimostrare da che parte stava la verità.
Le ho scritte perché il mondo non abbia a dimenticare,
perché l'Italia abbia di nuovo i suoi eroi e i giovani qualcosa in cui credere."
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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- Questa storia fa parte della serie 'Historia docet'
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Epilogo


La vita a Brescia riprese lentamente come prima dell'avvento fascista. I rappresentanti dei partiti si riunirono prima al Broletto e poi alla Loggia per designare le nuove autorità incaricate di governare la città e la provincia. Venne nominato Prefetto l'avvocato Pietro Bulloni, il difensore di Lunardi.

Il congedo delle Fiamme Verdi fu dato il 28 aprile 1945 dal Generale Masini. Ancora una volta, l'ultima nella sua carriera di partigiano, fu Sam Quilleri a leggere l'annuncio: -La grande ora è venuta. Le bandiere della libertà sono ora tutte spiegate al vento. Dai monti e dalle valli sono scese alle città le nostre belle divisioni. Si sono aperte la strada combattendo e le loro fiamme verdi hanno annunciato al popolo l'ora della liberazione. Ed è anche venuto per noi il momento conclusivo, quello che noi abbiamo voluto come unica meta, quello oltre il quale ognuno riprende la sua strada. Il nostro compito di soldati è terminato. Comincia domani il compito di ciascun cittadino, secondo le aspirazioni e le tendenze politiche che lo indirizzano. Una sola cosa abbiamo da rivendicare: la volontà di mantenere all'Italia la libertà che i patrioti le hanno riconsacrato con il sangue e l'amore per questa nostra Patria sfortunata ed eroica.-

Mio padre non tornò mai dalla Germania, anche se mia madre rimase fino all'ultimo giorno della sua vita ad aspettarlo. Come lui non tornarono tanti altri. Pian piano, con il procedere dell'esercito alleato, si venne a scoprire il massacro dei campi di sterminio, un orrore che l'umanità non aveva mai sognato, nemmeno nei suoi incubi più bui.

Io e Damiano ci sposammo nuovamente in Comune, affinché il nostro matrimonio, celebrato in una calda serata estiva, avesse una validità civile, oltre che religiosa. Lui abbandonò gli studi universitari che aveva interrotto durante la guerra e cominciò a lavorare in banca, per permetterci di mantenere una famiglia. Io inizialmente mi dedicai all'insegnamento infantile, ma quando restai incinta del nostro primo figlioletto, lasciai il lavoro per occuparmi della casa.

Nel frattempo la vita nel Bel Paese riprendeva a scorrere. Il 2 giugno 1946 gli italiani votarono a favore della repubblica, cacciando Umberto di Savoia dal territorio nazionale. Il primo gennaio del '48 entrò in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana. Finalmente il tributo di sangue che avevamo pagato otteneva la sua ricompensa.

La vita continuò. Da una parte cercammo di dimenticare gli orrori della guerra: la televisione, le vacanze al mare, le missioni spaziali sulla luna. Dall'altra non fummo in grado di scordare le vecchie lotte tra faide, l'odio e la vendetta: la mafia, gli attentati, la bomba che scoppiò in Piazza Loggia ne erano testimonianza. Era un'Italia divisa e mi piangeva il cuore nel vederla lentamente sciuparsi con le sue stesse mani, nel vedere che il bel fiore che si era nutrito del sangue di tanti patrioti stava avvizzendo. Io e Damiano giungemmo anche a vedere il nuovo millennio, ma eravamo rassegnati: il mondo per il quale avevamo lottato si stava sgretolando sotto i nostri piedi ma noi eravamo troppo vecchi per rimbracciare i fucili impolverati e le giovani generazioni sembravano insensibili a quanto accadeva intorno a loro. Dove erano finiti i Tita fischiettanti e i dolci Emi? Dov'erano il coraggio e l'amor di Patria che aveva mosso noi partigiani? I giovani si sono dimenticati degli eroi che hanno dato loro la libertà che ora è un bene scontato. Non sanno che sessant'anni prima, tanti loro coetanei hanno dato la vita per questo bene. Forse un giorno, quando saranno minacciati da un nuovo oppressore, troveranno anche loro il coraggio che ha spinto noi partigiani fuori dalle nostre comode case verso le montagne inospitali. Spero solo che non sia troppo tardi.



Eccoci giunti alla fine del racconto. Spero che vi sia piaciuto e che vi siate emozionati nel leggerlo.

Un grazie a tutti coloro che hanno seguito la storia, che l'hanno inserita tra i preferiti, tra le storie seguite o quelle ricordate.

Un saluto a tutti, alla prossima,

Beatrix Bonnie

   
 
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