Party Is Not A Torture. Unless You
Are Me.
Entro in
casa, Isabelle e Joanne
corrono avanti e indietro con in mano scarpe, trucchi e fermagli per
capelli,
Will invece è seduto sul divano con la tv accesa su uno sport,
qualcosa tipo
football, se non è hockey o basket non mi interessa.
Appena
chiudo la porta si gira
verso di me, si alza e mi viene incontro.
"Com’è
andata?"
"Bene, ma
sono un po’
stanca" dico con una voce da malata terminale.
"Lo so, mi
dispiace,
comunque, non sai cosa mi è successo oggi" mi dice lui
illuminandosi.
"Dimmi"
dico io
con interesse, a Will succedono sempre cose molto interessanti,
sospetto che il
suo talento letterario si estenda nella vita reale, ma almeno non mi
annoio mai
quando mi racconta come gli è andata la giornata.
"Insomma,
tu sai che io sono londinese no?" annuisco "Beh quando ero piccolo
nella mia scuola arrivò un bambino irlandese, diventammo subito
come fratelli,
poi però io andai a Yale, invece e lui andò
all'università di Los Angeles e ci
perdemmo un po’ di vista, ma lui ora si è stabilito qui,
oggi l'ho rivisto e
l'ho invitato a cena con noi, sai all'inizio dovevo vederlo a pranzo,
ma dopo
che ci siamo sentiti ho spostato l'appuntamento" conclude con un
sorriso
compiaciuto.
Oggi ho
avuto la conferma
che il mio migliore amico è la progenie del demonio, infatti
tira fuori uno
sguardo alla ti-ho-scoperta-non-hai-scampo-devi-venire-per-forza,
cavolo mi si
capisce così bene?
"Ok vado a
prepararmi" dico con una voce da funerale.
Riemergo
dalla mia stanza
alle sette e mezzo circa dopo aver fatto la doccia ed aver fatto i
boccoli ai
capelli, indosso una camicia bianca, dei jeans, il vestito e le scarpe
che mi
hanno regalato, Belle mi guarda sorridendo.
"Sai, sei
veramente
bellissima" mi dice convinta.
"Sì,
ma sai scoprire
un po’ di pelle in più non ti farebbe male" dice Joanne
pensando come al
solito che io debba rimorchiare qualcuno.
“Joanne
è il nove Ottobre,
non il quindici d’Agosto, fuori fa freddo” le rispondo
calma e pacata stile
pazzo criminale.
Okay, lo
ammetto sono
nervosa e non è solo per la giornata, il fatto è che io
odio i locali, innanzi
tutto si balla ed io non sono proprio coordinatissima, cado circa
trenta volte
al giorno, di più se non ci fossero queste anime buone dei miei
amici che
quando possono mi prendono al volo, poi c’è il rumore,
l’insopportabile rumore
delle discoteche, a me piacciono i posti tranquilli dove si possa
parlare in
santa pace con i tuoi amici senza bisogno di urlare, e per ultimo, ma
non per
importanza, gli ambienti claustrofobici dei locali in cui la gente sta
schiacciata come sardine sott’olio, ma perché non riesco
mai a dire di no?
Ad un
tratto però vengo
scossa dallo squillare di un telefono, alzo gli occhi e vedo Will che
risponde
prontamente al suo
“Pronto?
Ah ok non c’è
problema. Sì guarda è “La rosa italiana”
sulla centotrentanovesima. D’accordo
ci vediamo lì a dopo” già me ne ero momentaneamente
dimenticata, c’è anche il
misterioso sconosciuto, così non solo umilierò me stessa
in presenza dei miei
amici che comunque mi vorrebbero bene anche se avessi tre teste e cento
occhi,
ma ora c’è anche questo tizio.
Ah
succedono tutte a me!
Belle mi
tocca gentilmente
la spalla e mi sorride.
“Lys
tutto ok? Guarda che
se non vuoi uscire possiamo rimanere a casa” ah, la mia Belle, ha
capito subito
che c’era qualcosa che non andava, ma non voglio rovinare loro la
serata, in
fin dei conti non morirò di certo per qualche ora in discoteca.
Ok mi
sbagliavo, questa
sera morirò di certo, il fatto è che non avevo fatto i
miei calcoli con i
tacchi che indosso, mi sembra di aver accennato al mio scarsissimo
equilibrio,
beh questa sera si sta manifestando in tutta la sua magnificenza, sarei
già
caduta tre volte se Joanne non mi avesse preso al volo e non siamo
neanche
arrivati al ristorante!
Una volta
arrivati Will ci
apre la porta e ci fa entrare
“Will
scusa, ma non
dobbiamo aspettare il tuo amico?” chiedo entrando nella sala
“No,
ha detto che ci
raggiungeva dentro e di non aspettarlo fuori perché fa
freddo” mi risponde
Will, beh almeno sappiamo che è una persona gentile.
Quando
siamo tutti dentro
un maitre di sala ci si avvicina.
“Salve
signori, posso
aiutarvi?” chiede con gentilezza.
“Sì
grazie, un tavolo per
cinque a nome Saunders” risponde il mio amico.
“Prego,
da questa parte”
dice l’uomo mentre ci conduce verso un tavolo un po’
appartato, il mio amico mi
fa sedere a capo tavola e poi prende posto alla mia destra mentre le
mie amiche
si siedono alla mia sinistra e cominciamo a parlare del più e
del meno per un
paio di minuti prima che una splendida voce molto profonda ci
interrompa, io mi
giro tra lo sconvolto e l’estasiato e chi vedo?
Un
indizio, è l’uomo
perfetto, din din din abbiamo un vincitore, è proprio lui il
troppo-bello-per-essere-vero Liam O’Connor che mi viene incontro
con una mazzo
di fiori.
Improvvisamente
il
campanello che sento nella testa da quando sono tornata a casa acquista
molto
più senso, probabilmente il mio adorato cervellino aveva
già collegato tutti
gli indizi, ma io ero un tantino troppo occupata per accorgermene.
“Ciao
Will” si avvicina,
poi mi guarda e gli si accende la lampadina.
“Ehi,
ma tu non sei Alyssa
Roth? Non sapevo fosse il tuo compleanno” dice e mi porge i fiori
che io prendo
con un sorriso ebete sul volto, poi una vocina nella mia testa mi
ordina di
respirare ed io prontamente obbedisco pensando che sicuramente ho
ucciso un
paio di neuroni .
“Vi
conoscete?” chiede Will
con un tono finto sorpreso che sembra dire “so benissimo che vi
conoscete ed ho
fatto tutto questo per farvi capire senza ombra di dubbio che sono
meglio di un
agente della CIA” ok l’ultima parte era un tantino
esagerata, ma il succo è
quello.
Comunque
l’uomo perfetto
risponde anche per me, il che è un bene dato che lo shock credo
mi abbia
danneggiato permanentemente il cervello.
“Già,
hai presente
l’intervista che dovevo fare oggi, è stata lei ad
intervistarmi” dice lui con
un sorriso che fa sembrare il sole un frigorifero.
“Ah,
ma davvero?” chiede Jo
lanciandomi un’occhiata che praticamente riassumeva tutto un
discorso che
tradotto in linguaggio verbale sarebbe qualcosa come: “Sei
un’idiota, hai conosciuto
il ragazzo più bello dell’intero pianeta terra,
innanzitutto non mi hai detto
nulla e già per quello meriti una morte lenta e dolorosa, ma
soprattutto
carciofa come sei sicuramente non ci hai nemmeno provato e per questo
meriti la
massima pena, le mie continue ed insistenti frecciatine e battute che
ti
metteranno in imbarazzo fino al giorno in cui morirai ed anche oltre,
perché
dopo il tuo trapasso i tuoi nipoti racconteranno ancora la storia ed
inventeranno nuove prese in giro”.
Intanto
Liam si è seduto
accanto a William e mi guarda con una faccia un po’ strana, forse
sta male, o
forse è un po’ in imbarazzo, in fin dei conti appena
qualche ora fa gli ho
chiesto la cronaca dettagliata della sua vita e del suo lavoro mentre
lui di me
non sa nulla se non le informazioni che gli ha dato Will, che non
devono essere
state molte dato che non aveva la più pallida idea di chi fosse
la coinquilina
del suo amico.
La cena
è veramente
piacevole, Joanne non ha fatto battutine, anche se vedo che ogni tanto
scrive sulla
sua agenda, forse se le è segnate per dopo, Belle invece non fa
altro che
lodarmi (credo di essere arrossita almeno quarantasette volte) e Will e
Liam
parlano dei bei tempi in Inghilterra raccontando ognuno aneddoti
divertenti.
Sì,
nel complesso mi diverto
molto, è molto meno peggio di quanto immaginavo, certo la parte
difficile deve
ancora arrivare, ma credo che potrei anche cavarmela e tornare a casa
tutta
intera.
Dopo la
cena ci dirigiamo
tutti verso il locale preferito di Jo, si chiama “ACF” non
chiedetemi cosa
significa, non ne ho la più pallida idea, comunque sono riuscita
ad arrivarci
senza cadere neanche una volta, credo che sia la prima volta in tutta
la mia
vita.
Arrivati
al locale
riusciamo ad entrare quasi subito, soprattutto grazie a Joanne che
comincia a
farsi un nome nel mondo della televisione, da quando ha ottenuto un
ruolo in
quella soap, com’è che si chiama? Non me lo ricordo, le
soap non sono il mio
genere, comunque da quando lo ha ottenuto la gente non fa altro che
fermarla
per strada per gli autografi, la fa passare davanti al supermercato, al
ristorante magicamente si libera sempre un tavolo e cose del genere.
Una volta
entrati mi prende
un micro infarto.
Tanta
gente.
Troppa
gente.
Poi
però Belle mi scuote e
mi riprendo, ok non è niente, che sarà mai un po’
di folla?
Non
è passata neanche un’ora e io sono fuori seduta sulle
scale di un negozio
dall’altra parte della strada a leggere, non fraintendetemi io
non sono
un’asociale, anzi sono un tipo socievole, ma i locali li odio con
tutta me
stesso, odio la calca, non so ballare e non capisco proprio la musica
house,
sul serio per me è un’accozzaglia di suoni presi a caso,
preferisco di gran
lunga il rock, il punk e la musica classica.
Troppo
impegnata nelle mie riflessioni non mi accorgo che qualcuno mi si
accomoda
accanto.
“Anche
io detesto i locali” altro infarto, ma ditemi la verità i
miei amici vogliono
liberarsi di me?
“Non
è che li detesto…” dico cercando di ricollegare il
cervello mentre la creatura
più simile ad un angelo che abbia mai conosciuto mi è
seduta vicino.
“È
che non li sopporti” continua lui ridendo, evviva un altro
infarto!
“Esattamente”
rispondo sorridendo.
“Posso
farti una domanda?” mi chiede, non dovrebbe neanche porsi il
problema, io l’ho
intervistato solo stamattina.
“Spara”
“Come
mai hai accettato di venire qui se a te non andava?” wow, il
nostro sarà un
matrimonio semplice, avremo quattro figli e vivremo in una villa a San
Francisco.
“Perché
ai miei amici faceva piacere, loro fanno molto per me, una volta che ho
l’occasione di ripagarli mi fa piacere” sorvoliamo sul
fatto che fino a qualche
ora fa cercavo disperatamente di evitare tutto questo.
“Senti
ti va di fare una passeggiata?” mi chiede (sto forse sognando?
Perché se è così
non svegliatemi) speranzoso?
“Certo”
e come poteva essere altrimenti? Mi alzo, mi spolvero per bene e
cominciamo a
camminare.
“È
una bella serata non trovi?” mi domanda guardando il cielo,
effettivamente è
proprio bella, il cielo è limpido e nonostante
l’inquinamento luminoso di New
York si vede anche qualche stella.
“Sì,
ma non prendermi per pazza preferisco la pioggia”
“E
tu lo stai dicendo ad uno scozzese?” ride e il mio cuore perde un
battito.
“Già
tu ci avrai praticamente convissuto tutta la vita?” ma certo!
Pronto! È
scozzese! Che idiota che sono!
“Sì
e anche se il Sole non mi dispiace, l’unico modo in cui riesco a
fare un
disegno decente è con la pioggia che mi batte sui vetri”
dice con un sorriso
che al confronto il Sole sembra una lampadina.
“Ti
capisco, i miei articoli migliori li ho scritti con la pioggia, non so
perché,
ma il rumore della pioggia estranea qualsiasi altro rumore, e in una
città come
questa è tutto dire, rendendomi molto più semplice
trovare l’ispirazione e
concentrarmi” Oh no, cavolo! Ho cominciato a sproloquiare! Ma
dove caspita è un
killer professionista quando serve? In questo momento mi accontenterei
anche di
un ubriaco con una pistola, anche se pensando a chi ho vicino
probabilmente si
beccherebbe anche una pallottola al posto mio.
Mi
volto all’improvviso e vedo Liam che mi fissa.
“Che
c’è?” chiedo di getto e arrossendo, il fatto è
che detesto quando la gente mi fissa, mi fa sentire a disagio.
“Niente,
è che quando ti perdi nei tuoi pensieri, fai delle facce
strane” No, vi prego
ditemi che non è vero! Perché la strada non ti
inghiottisce mai quando serve?
“Più
che strane, direi bizzarre, ma molto carine” Ossigeno! Ossigeno!
Ho bisogno di
OSSIGENO!
“Grazie”
rispondo con un filo di voce dimostrando ancora una volta che nelle
situazioni
di stress riesco a sostenere una conversazione meno interessante e meno
articolata dei gorgheggi di un neonato.
Dannazione
trova qualcosa di interessante da dire! Insomma sei una cavolo di
plurilaureata!
“Allora,
come mai sei qui a New York se il tuo studio è a Los
Angeles?” finalmente una
domanda intelligente.
“Sto
sistemando degli affari, vedendo case ed uffici”
“Ti
vuoi trasferire?” No, lo fa per sport! Ribadisco il concetto,
sono
completamente idiota.
“Sì,
Los Angeles mi ha stancato” dice con un’adorabile faccia
annoiata.
“Non
ci credo, in tutta la mia vita non ho mai sentito di una persona che si
fosse
stancata di Los Angeles, è una di quelle città che ami o
che odi, senza mezzi
termini”
“Sì,
in un certo senso è vero, ma il fatto è che io non
l’ho mai davvero amata, ho
solo imparato a viverci e adesso che grazie al mio lavoro ho la
possibilità di
andare ovunque ho deciso che è il momento di andare in un posto
che amo”
“E
hai scelto New York?”
“Sì,
New York è perfetta, ci sono colori, sapori, persone da tutto il
mondo, il
posto ideale per creare” e lo dice con uno sguardo così
ispirato che devo
seriamente trattenermi dal baciarlo.
“Ti
capisco, per me non esiste altra città all’infuori New
York, ci sono nata e
conto di rimanerci”
All’improvviso
mi rendo conto che siamo andati parecchio lontano, mi guardo indietro e
vedo le
luci del locale molto sfocate allora prendo un astuccio dalla borsa,
tiro fuori
i miei bellissimi occhiali e li indosso.
“Non
sapevo portassi gli occhiali” mi dice ‘the perfect
man’ inclinando un po’ la
testa per guardarmi meglio.
“Sì,
stamattina li avevo dimenticati, ma sono miope e da una certa distanza
non vedo
un tubo” ora ci vedo decisamente meglio.
In
alta definizione è ancora più bello.
Mi
volto di nuovo, le luci del locale sono ancora sfocate, ma molto meno,
tanto
che posso vedere Belle che mi fa cenno dall’entrata.
“Allora
è per questo che stamattina sei quasi caduta” asserisce
con un sorriso
divertito.
“No,
quello purtroppo accade in continuazione” rispondo con una
smorfia, meglio
cambiare argomento “Credo sia il momento di tornare indietro,
Belle ci sta
chiamando” sembra scendere dalle nuvole.
“Sì,
ok” e torniamo indietro, lui bello come sempre, io che cammino ad
un metro dal
suolo.
Adesso
sono più o meno le tre del mattino, sono a casa da circa una
mezz’ora e i miei
coinquilini sono già crollati, invece io non faccio altro che
girarmi e
rigirarmi nel letto, non che io non sia stanca, anzi, sono distrutta,
il
problema è che non faccio che pensare.
Non è normale,
non per me almeno, un ragazzo per
quanto bello fosse, non mi ha mai fatto perdere il sonno, io sono una
di quelle
persone che non crede che l’amore possa farti perdere le normali
funzioni
vitali, non ho mai smesso di mangiare perché pensavo a qualcuno,
non sono mai
stata distratta da pensieri d’amore e, come dicevo, non ho mai
perso il sonno.
Sono arrivata ad una
conclusione, non è il pensiero
di Liam a non farmi dormire, probabilmente ho bevuto troppo
caffè, è normale
no? Se bevi tanto caffè non dormi.
Maledetta coscienza
che mi dice che mi sto
allegramente prendendo in giro da sola!