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Autore: Sweet Madness    21/03/2010    1 recensioni
La vita di una giovane giornalista viene costantemente sconvolta da un sadico scrittore che guarda caso è il suo migliore amico, due fantastiche ragazze con parecchi problemi di relazione, una sorella minore che ha come unico obbiettivo renderle la vita difficile e da lui. Beh, ma lui è tutta un’altra storia...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FOS3

Party Is Not A Torture. Unless You Are Me.

 

Entro in casa, Isabelle e Joanne corrono avanti e indietro con in mano scarpe, trucchi e fermagli per capelli, Will invece è seduto sul divano con la tv accesa su uno sport, qualcosa tipo football, se non è hockey o basket non mi interessa.

Appena chiudo la porta si gira verso di me, si alza e mi viene incontro.

"Com’è andata?"

"Bene, ma sono un po’ stanca" dico con una voce da malata terminale.

"Lo so, mi dispiace, comunque, non sai cosa mi è successo oggi" mi dice lui illuminandosi.

"Dimmi" dico io con interesse, a Will succedono sempre cose molto interessanti, sospetto che il suo talento letterario si estenda nella vita reale, ma almeno non mi annoio mai quando mi racconta come gli è andata la giornata.

"Insomma, tu sai che io sono londinese no?" annuisco "Beh quando ero piccolo nella mia scuola arrivò un bambino irlandese, diventammo subito come fratelli, poi però io andai a Yale, invece e lui andò all'università di Los Angeles e ci perdemmo un po’ di vista, ma lui ora si è stabilito qui, oggi l'ho rivisto e l'ho invitato a cena con noi, sai all'inizio dovevo vederlo a pranzo, ma dopo che ci siamo sentiti ho spostato l'appuntamento" conclude con un sorriso compiaciuto.

Oggi ho avuto la conferma che il mio migliore amico è la progenie del demonio, infatti tira fuori uno sguardo alla ti-ho-scoperta-non-hai-scampo-devi-venire-per-forza, cavolo mi si capisce così bene?

"Ok vado a prepararmi" dico con una voce da funerale.

Riemergo dalla mia stanza alle sette e mezzo circa dopo aver fatto la doccia ed aver fatto i boccoli ai capelli, indosso una camicia bianca, dei jeans, il vestito e le scarpe che mi hanno regalato, Belle mi guarda sorridendo.

"Sai, sei veramente bellissima" mi dice convinta.

"Sì, ma sai scoprire un po’ di pelle in più non ti farebbe male" dice Joanne pensando come al solito che io debba rimorchiare qualcuno.

“Joanne è il nove Ottobre, non il quindici d’Agosto, fuori fa freddo” le rispondo calma e pacata stile pazzo criminale.

Okay, lo ammetto sono nervosa e non è solo per la giornata, il fatto è che io odio i locali, innanzi tutto si balla ed io non sono proprio coordinatissima, cado circa trenta volte al giorno, di più se non ci fossero queste anime buone dei miei amici che quando possono mi prendono al volo, poi c’è il rumore, l’insopportabile rumore delle discoteche, a me piacciono i posti tranquilli dove si possa parlare in santa pace con i tuoi amici senza bisogno di urlare, e per ultimo, ma non per importanza, gli ambienti claustrofobici dei locali in cui la gente sta schiacciata come sardine sott’olio, ma perché non riesco mai a dire di no?

Ad un tratto però vengo scossa dallo squillare di un telefono, alzo gli occhi e vedo Will che risponde prontamente al suo

“Pronto? Ah ok non c’è problema. Sì guarda è “La rosa italiana” sulla centotrentanovesima. D’accordo ci vediamo lì a dopo” già me ne ero momentaneamente dimenticata, c’è anche il misterioso sconosciuto, così non solo umilierò me stessa in presenza dei miei amici che comunque mi vorrebbero bene anche se avessi tre teste e cento occhi, ma ora c’è anche questo tizio.

Ah succedono tutte a me!

Belle mi tocca gentilmente la spalla e mi sorride.

“Lys tutto ok? Guarda che se non vuoi uscire possiamo rimanere a casa” ah, la mia Belle, ha capito subito che c’era qualcosa che non andava, ma non voglio rovinare loro la serata, in fin dei conti non morirò di certo per qualche ora in discoteca.

 

Ok mi sbagliavo, questa sera morirò di certo, il fatto è che non avevo fatto i miei calcoli con i tacchi che indosso, mi sembra di aver accennato al mio scarsissimo equilibrio, beh questa sera si sta manifestando in tutta la sua magnificenza, sarei già caduta tre volte se Joanne non mi avesse preso al volo e non siamo neanche arrivati al ristorante!

 

Una volta arrivati Will ci apre la porta e ci fa entrare

“Will scusa, ma non dobbiamo aspettare il tuo amico?” chiedo entrando nella sala

“No, ha detto che ci raggiungeva dentro e di non aspettarlo fuori perché fa freddo” mi risponde Will, beh almeno sappiamo che è una persona gentile.

Quando siamo tutti dentro un maitre di sala ci si avvicina.

“Salve signori, posso aiutarvi?” chiede con gentilezza.

“Sì grazie, un tavolo per cinque a nome Saunders” risponde il mio amico.

“Prego, da questa parte” dice l’uomo mentre ci conduce verso un tavolo un po’ appartato, il mio amico mi fa sedere a capo tavola e poi prende posto alla mia destra mentre le mie amiche si siedono alla mia sinistra e cominciamo a parlare del più e del meno per un paio di minuti prima che una splendida voce molto profonda ci interrompa, io mi giro tra lo sconvolto e l’estasiato e chi vedo?

Un indizio, è l’uomo perfetto, din din din abbiamo un vincitore, è proprio lui il troppo-bello-per-essere-vero Liam O’Connor che mi viene incontro con una mazzo di fiori.

Improvvisamente il campanello che sento nella testa da quando sono tornata a casa acquista molto più senso, probabilmente il mio adorato cervellino aveva già collegato tutti gli indizi, ma io ero un tantino troppo occupata per accorgermene.

“Ciao Will” si avvicina, poi mi guarda e gli si accende la lampadina.

“Ehi, ma tu non sei Alyssa Roth? Non sapevo fosse il tuo compleanno” dice e mi porge i fiori che io prendo con un sorriso ebete sul volto, poi una vocina nella mia testa mi ordina di respirare ed io prontamente obbedisco pensando che sicuramente ho ucciso un paio di neuroni .

“Vi conoscete?” chiede Will con un tono finto sorpreso che sembra dire “so benissimo che vi conoscete ed ho fatto tutto questo per farvi capire senza ombra di dubbio che sono meglio di un agente della CIA” ok l’ultima parte era un tantino esagerata, ma il succo è quello.

Comunque l’uomo perfetto risponde anche per me, il che è un bene dato che lo shock credo mi abbia danneggiato permanentemente il cervello.

“Già, hai presente l’intervista che dovevo fare oggi, è stata lei ad intervistarmi” dice lui con un sorriso che fa sembrare il sole un frigorifero.

“Ah, ma davvero?” chiede Jo lanciandomi un’occhiata che praticamente riassumeva tutto un discorso che tradotto in linguaggio verbale sarebbe qualcosa come: “Sei un’idiota, hai conosciuto il ragazzo più bello dell’intero pianeta terra, innanzitutto non mi hai detto nulla e già per quello meriti una morte lenta e dolorosa, ma soprattutto carciofa come sei sicuramente non ci hai nemmeno provato e per questo meriti la massima pena, le mie continue ed insistenti frecciatine e battute che ti metteranno in imbarazzo fino al giorno in cui morirai ed anche oltre, perché dopo il tuo trapasso i tuoi nipoti racconteranno ancora la storia ed inventeranno nuove prese in giro”.

Intanto Liam si è seduto accanto a William e mi guarda con una faccia un po’ strana, forse sta male, o forse è un po’ in imbarazzo, in fin dei conti appena qualche ora fa gli ho chiesto la cronaca dettagliata della sua vita e del suo lavoro mentre lui di me non sa nulla se non le informazioni che gli ha dato Will, che non devono essere state molte dato che non aveva la più pallida idea di chi fosse la coinquilina del suo amico.

La cena è veramente piacevole, Joanne non ha fatto battutine, anche se vedo che ogni tanto scrive sulla sua agenda, forse se le è segnate per dopo, Belle invece non fa altro che lodarmi (credo di essere arrossita almeno quarantasette volte) e Will e Liam parlano dei bei tempi in Inghilterra raccontando ognuno aneddoti divertenti.

Sì, nel complesso mi diverto molto, è molto meno peggio di quanto immaginavo, certo la parte difficile deve ancora arrivare, ma credo che potrei anche cavarmela e tornare a casa tutta intera.

Dopo la cena ci dirigiamo tutti verso il locale preferito di Jo, si chiama “ACF” non chiedetemi cosa significa, non ne ho la più pallida idea, comunque sono riuscita ad arrivarci senza cadere neanche una volta, credo che sia la prima volta in tutta la mia vita.

Arrivati al locale riusciamo ad entrare quasi subito, soprattutto grazie a Joanne che comincia a farsi un nome nel mondo della televisione, da quando ha ottenuto un ruolo in quella soap, com’è che si chiama? Non me lo ricordo, le soap non sono il mio genere, comunque da quando lo ha ottenuto la gente non fa altro che fermarla per strada per gli autografi, la fa passare davanti al supermercato, al ristorante magicamente si libera sempre un tavolo e cose del genere.

Una volta entrati mi prende un micro infarto.

Tanta gente.

Troppa gente.

Poi però Belle mi scuote e mi riprendo, ok non è niente, che sarà mai un po’ di folla?

Non è passata neanche un’ora e io sono fuori seduta sulle scale di un negozio dall’altra parte della strada a leggere, non fraintendetemi io non sono un’asociale, anzi sono un tipo socievole, ma i locali li odio con tutta me stesso, odio la calca, non so ballare e non capisco proprio la musica house, sul serio per me è un’accozzaglia di suoni presi a caso, preferisco di gran lunga il rock, il punk e la musica classica.

Troppo impegnata nelle mie riflessioni non mi accorgo che qualcuno mi si accomoda accanto.

“Anche io detesto i locali” altro infarto, ma ditemi la verità i miei amici vogliono liberarsi di me?

“Non è che li detesto…” dico cercando di ricollegare il cervello mentre la creatura più simile ad un angelo che abbia mai conosciuto mi è seduta vicino.

“È che non li sopporti” continua lui ridendo, evviva un altro infarto!

“Esattamente” rispondo sorridendo.

“Posso farti una domanda?” mi chiede, non dovrebbe neanche porsi il problema, io l’ho intervistato solo stamattina.

“Spara”

“Come mai hai accettato di venire qui se a te non andava?” wow, il nostro sarà un matrimonio semplice, avremo quattro figli e vivremo in una villa a San Francisco.

“Perché ai miei amici faceva piacere, loro fanno molto per me, una volta che ho l’occasione di ripagarli mi fa piacere” sorvoliamo sul fatto che fino a qualche ora fa cercavo disperatamente di evitare tutto questo.

“Senti ti va di fare una passeggiata?” mi chiede (sto forse sognando? Perché se è così non svegliatemi) speranzoso?

“Certo” e come poteva essere altrimenti? Mi alzo, mi spolvero per bene e cominciamo a camminare.

“È una bella serata non trovi?” mi domanda guardando il cielo, effettivamente è proprio bella, il cielo è limpido e nonostante l’inquinamento luminoso di New York si vede anche qualche stella.

“Sì, ma non prendermi per pazza preferisco la pioggia”

“E tu lo stai dicendo ad uno scozzese?” ride e il mio cuore perde un battito.

“Già tu ci avrai praticamente convissuto tutta la vita?” ma certo! Pronto! È scozzese! Che idiota che sono!

“Sì e anche se il Sole non mi dispiace, l’unico modo in cui riesco a fare un disegno decente è con la pioggia che mi batte sui vetri” dice con un sorriso che al confronto il Sole sembra una lampadina.

“Ti capisco, i miei articoli migliori li ho scritti con la pioggia, non so perché, ma il rumore della pioggia estranea qualsiasi altro rumore, e in una città come questa è tutto dire, rendendomi molto più semplice trovare l’ispirazione e concentrarmi” Oh no, cavolo! Ho cominciato a sproloquiare! Ma dove caspita è un killer professionista quando serve? In questo momento mi accontenterei anche di un ubriaco con una pistola, anche se pensando a chi ho vicino probabilmente si beccherebbe anche una pallottola al posto mio.

Mi volto all’improvviso e vedo Liam che mi fissa.

“Che c’è?” chiedo di getto e arrossendo, il fatto è  che detesto quando la gente mi fissa, mi fa sentire a disagio.

“Niente, è che quando ti perdi nei tuoi pensieri, fai delle facce strane” No, vi prego ditemi che non è vero! Perché la strada non ti inghiottisce mai quando serve?

“Più che strane, direi bizzarre, ma molto carine” Ossigeno! Ossigeno! Ho bisogno di OSSIGENO!

“Grazie” rispondo con un filo di voce dimostrando ancora una volta che nelle situazioni di stress riesco a sostenere una conversazione meno interessante e meno articolata dei gorgheggi di un neonato.

Dannazione trova qualcosa di interessante da dire! Insomma sei una cavolo di plurilaureata!

“Allora, come mai sei qui a New York se il tuo studio è a Los Angeles?” finalmente una domanda intelligente.

“Sto sistemando degli affari, vedendo case ed uffici”

“Ti vuoi trasferire?” No, lo fa per sport! Ribadisco il concetto, sono completamente idiota.

“Sì, Los Angeles mi ha stancato” dice con un’adorabile faccia annoiata.

“Non ci credo, in tutta la mia vita non ho mai sentito di una persona che si fosse stancata di Los Angeles, è una di quelle città che ami o che odi, senza mezzi termini”

“Sì, in un certo senso è vero, ma il fatto è che io non l’ho mai davvero amata, ho solo imparato a viverci e adesso che grazie al mio lavoro ho la possibilità di andare ovunque ho deciso che è il momento di andare in un posto che amo”

“E hai scelto New York?”

“Sì, New York è perfetta, ci sono colori, sapori, persone da tutto il mondo, il posto ideale per creare” e lo dice con uno sguardo così ispirato che devo seriamente trattenermi dal baciarlo.

“Ti capisco, per me non esiste altra città all’infuori New York, ci sono nata e conto di rimanerci”

All’improvviso mi rendo conto che siamo andati parecchio lontano, mi guardo indietro e vedo le luci del locale molto sfocate allora prendo un astuccio dalla borsa, tiro fuori i miei bellissimi occhiali e li indosso.

“Non sapevo portassi gli occhiali” mi dice ‘the perfect man’ inclinando un po’ la testa per guardarmi meglio.

“Sì, stamattina li avevo dimenticati, ma sono miope e da una certa distanza non vedo un tubo” ora ci vedo decisamente meglio.

In alta definizione è ancora più bello.

Mi volto di nuovo, le luci del locale sono ancora sfocate, ma molto meno, tanto che posso vedere Belle che mi fa cenno dall’entrata.

“Allora è per questo che stamattina sei quasi caduta” asserisce con un sorriso divertito.

“No, quello purtroppo accade in continuazione” rispondo con una smorfia, meglio cambiare argomento “Credo sia il momento di tornare indietro, Belle ci sta chiamando” sembra scendere dalle nuvole.

“Sì, ok” e torniamo indietro, lui bello come sempre, io che cammino ad un metro dal suolo.

 

Adesso sono più o meno le tre del mattino, sono a casa da circa una mezz’ora e i miei coinquilini sono già crollati, invece io non faccio altro che girarmi e rigirarmi nel letto, non che io non sia stanca, anzi, sono distrutta, il problema è che non faccio che pensare.

Non è normale, non per me almeno, un ragazzo per quanto bello fosse, non mi ha mai fatto perdere il sonno, io sono una di quelle persone che non crede che l’amore possa farti perdere le normali funzioni vitali, non ho mai smesso di mangiare perché pensavo a qualcuno, non sono mai stata distratta da pensieri d’amore e, come dicevo, non ho mai perso il sonno.

Sono arrivata ad una conclusione, non è il pensiero di Liam a non farmi dormire, probabilmente ho bevuto troppo caffè, è normale no? Se bevi tanto caffè non dormi.

Maledetta coscienza che mi dice che mi sto allegramente prendendo in giro da sola!

  
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