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Autore: JimmyHouse    21/03/2010    2 recensioni
Storia AU e OOC. Voldemort è davvero morto dopo aver ucciso i Potter. Qualcuno dovrà prendere il suo posto, così la storia si ripete.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Buongiorno signori e signore, come promesso ecco il prossimo capitolo della vicenda. Per chi non lo avesse ben capito Harry Potter adesso ha 5 anni e Riley ha sei anni più di lui. Voldemort è morto. Tutti hanno ovviamente notato le similitudini tra Riley e Tom, sono volute, in quanto “la storia si ripete”. La capacità di Riley di imparare così velocemente (anche il greco) deriva dal fatto che è un mago.

Dopo la visita della donna molto strana, la Professoressa McGranitt, Riley decise che quello era il momento giusto per una fuga. Non era semplicemente “una fuga”. Aveva progettato quel momento da quando aveva memoria.
Non saluto, non disse niente a nessuno. Semplicemente sparì. Infondo non sarebbe certo mancato a qualcuno, forse avrebbero perfino dimenticato il cupo bambino solitario che leggeva sempre circondato da quell’alone di mistero.
Non gli era servito chiedere niente, pensava di poter provvedere tranquillamente a se stesso. Infatti fu così. Arrivò indenne a Diagon Alley.
Quel posto era enorme e camminando per le affollate stradine si percepiva già nell’aria una forte presenza magica. Nelle informazioni c’era scritto di andare alla Gringott, la banca dei maghi, e chiedere di un conto a suo nome, oppure, nell’eventualità che non ci fosse un conto, chiedere dei fondi per i “meno fortunati”. Rileggendo quelle righe spero vivamente che ci fosse un conto a suo nome.
Arrivato si guardò attorno incuriosito, non aveva mai visto tante creature strane in una sola volta, anche se doveva ammetterlo, in orfanotrofio c’erano creature forse ancora più strane. Fece un respiro profondo prima di chiedere ad un folletto, che sembrava il più importante:
-Salve, sono Riley Somber, esiste un conto a mio nome?
Questi lo guardò con molta attenzione, ma prima di procedere con la ricerca chiese un documento che il ragazzino non tardò a mostrare. -Sì- rispose dopo un attimo un’acuta voce nasale- stanza 308. Questa è la chiave.
Gli porse questa strana chiave, dalla forma particolare e molto pesante.

Nella stanza trovò diverse monete. Il ragazzino stimò che quelli dovevano essere abbastanza soldi per mantenerlo durante i sette anni di scuola. Non di più. Ne prese esattamente un settimo e si apprestò ad andare in alcuni dei negozi elencati. Comprò i vestiti, il calderone, tutti gli intrugli per le pozioni, i libri e tutto l’indispensabile. Lasciò per ultima la bacchetta.
Entrato nel polveroso negozio di Olivander Riley si trovò davanti una serie infinita di scaffali pieni di scatole. Se non avesse trovato velocemente una bacchetta avrebbe impiegato giorni a provarle tutte. L’uomo comparve come dal nulla, senza però provocare alcuna reazione nel ragazzino che si voltò verso di lui incuriosito.
Gli porse la mano presentandosi:
-Riley Somber, dovrei comprare una bacchetta.
Olivander lo guardò grattandosi il capo. Possibile che avesse già visto quel ragazzino? Gli ricordava molto qualcuno. Stessi capelli neri, stessa pelle pallida, stessa espressione vuota. Ma era sicuro di non aver mai visto quegli occhi azzurro ghiaccio. Magari aveva conosciuto il padre. Il suo sesto senso gli suggerì di non chiedere.
La scelta della bacchetta fu piuttosto lunga. Le previsione di Riley erano abbastanza azzeccate, certo non aveva trascorso lì giorni, ma più di un’ora.
Ma alla fine aveva trovato la sua bacchetta. Sentì come una forza calda scorrergli per le vene e sorrise.
12 pollici, legno di nocciolo. Conteneva due peli di lince, era la bacchetta di Riley Somber.
-Sono sicuro la padroneggerà molto bene.
Concluse Olivander in modo profetico dopo che il ragazzino aveva pagato. Forse anche troppo pensò poi grattandosi nuovamente la testa per poi tornare tra gli infiniti scaffali.
Uscito dal quel negozio soppesò per un po’ su quelle parole. Voleva forse essere di buon augurio? Non gli era sembrato. Anzi, il tono risultava piuttosto preoccupato. Non se ne curò più di tanto, decidendo che comunque non avrebbe potuto ottenere una risposta.
Rimase così pensieroso ed assorto, finché non passò davanti ad un interessante negozio. Si chiamava Magica chioccia e lì dentro vendevano ogni tipo di animale che era concesso portare a scuola. Frugò nelle sue tasche. Aveva ancora un cospicuo resto. Decise di entrare e vedere cosa offriva il negozio.
Non appena varcò la soglia della porta sentì quel tipico odore di urina di animali e fieno che ha ogni negozio che vende conigli o criceti. Si chiese come mai non usassero la magia per quel genere di cose. Visto che si poteva essere diversi, essere superiori, a quella massa di babbani bifolchi, tanto valeva cominciare curando i dettagli.
Dopo aver dato un rapido sguardo a rane, topi e gufi decise che nessuno di quelli era adatto a lui. Sarebbe stato bello possedere un gufo, ma serviva per la corrispondenza e lui non aveva nessuno al quale scrivere.
Stava per uscire quando si voltò in un angolo dove c’era, nascosto sotto uno sgabello un piccolo gattino nero. I suoi occhi gialli erano come pietre luminose, l’unica dettaglio che aveva permesso a Riley di vederlo.
Si avvicinò lentamente al gatto. Quanto poteva avere? Un mese, all’incirca. Era piccolo e tutto nero. Il ragazzino riuscì a prenderlo in mano senza alcuna difficoltà, era evidente che si fidava di lui.
Era veramente minuscolo e leggero, tanto che gli sarebbe potuto entrare in una tasca. Quando andò alla cassa per pagare la commessa sbadata esclamò:
-Oh ecco dov’era finita quella bestiaccia! Se lo porti via di qui te lo regaliamo.
Per Riley sembrò quasi un’occasione, così mise il gattino nella tasca della giacca, in modo che la sua testa sporgesse e si incamminò verso la banca per riporre gran parte del resto.
Mentre camminava pensò e ripensò ad un nome per il gatto, senza molti risultati. Doveva pur esserci un nome adatto. D’un tratto ebbe come un’illuminazione. Ailuros. Gatto in greco antico. Quel nome era perfetto. Sorrise pensando, per la prima volta, che forse le cose potevano andare bene. E che, finalmente, non era più così solo.
Il gattino si era accoccolato nella tasca e non dava segno di voler uscire, probabilmente neanche lui era mai stato meglio.

Decise di alloggiare al Paiolo Magico per la notte e poi andare a prendere il treno nel famoso binario 9 e tre quarti.
Non era mai stato un bambino emotivo, ma non poteva che provare un senso viscerale di agitazione. Non si esprimeva, all’esterno era la solita maschera glaciale.
Era sdraiato sul letto e osservava Ailuros mentre si acciambellava sulla sua spalla. Aveva notato che era particolarmente sottopeso. Erano nella stessa situazione. E il destino li aveva fatti incontrare.
Prima di addormentarsi, dopo aver fatto brevi pensieri sul suo futuro nella magica scuola, sorrise al pensiero che tutto nella sua vita stava migliorando.


Vorrei essere anche io Riley ed avere un gatto come Ailuros. (Sì vuol dire veramente gatto in greco antico!) Comunque mi aspetto una sfilza di commenti! xD Spero che non somigli troppo alla storia di Tom, anche se è inevitabile che alcune cose si somiglino.
  
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