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Autore: Ashbear    21/03/2010    2 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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When the fight begins within himself,
a man is worth something.

--Robert Browning

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XL. ODIO ~

Non c'erano parole per esprimere quanto confusi si sentissero; i tre fissarono lo sgabuzzino completamente scioccati. Non era come essere pazzi, c'erano stati tutti in quel corridoio... anche Seifer e Squall erano arrivati nelle sue profondità. Forse c'erano una sorta di complicato proiettore olografico che proteggeva l'esistenza del passaggio, e che era stato danneggiato durante l'attacco di Esthar. Forse l'allucinazione aveva qualcosa a che fare con il campo antimagia: anche se nessuno ne aveva mai sentito parlare, non era impossibile, giusto? Quistis strinse più forte la maniglia, la presa che si faceva più salda man mano che nuove possibili soluzioni le venivano in mente.

Il suono di una chiave inserita nella porta più lontana li fece temporaneamente distogliere i pensieri dalle domande a cui non sapevano rispondere. All'unisono rientrarono tutti nello sgabuzzino, anche se si sentivano a disagio nel farlo. Quando Zell entrò, inciampò col piede in uno straccio per pavimenti che stava per terra, cosa che fece completamente svanire la teoria di Quistis del proiettore. Qualunque cosa ci fosse lì dentro era definitivamente solida, e non proiettata.

Quattro soldati entrarono in classe, chiudendo la porta dietro di loro. Quistis riusciva a sbirciare un po' attraverso il buco della serratura, abbastanza da capire che i quattro non erano lì per ragioni ufficiali. Uno tirò fuori un pacchetto di sigarette, e lo fece passare agli altri. Tre si sedettero sui banchi, e il quarto sembrava fare da palo verso la porta che dava sul corridoio principale. Era ovvio, dal loro comportamento, che non avrebbero dovuto essere in pausa sigaretta. Se anni di addestramento avevano insegnato qualcosa alla giovane SeeD, era proprio che quel tempo libero non era certo autorizzato. Era stata una situazione quasi quotidiana, quando era insegnante; che fossero studenti al Garden o membri dell'esercito di Galbadia non sembrava far molta differenza. Il comportamento umano di base era universale.

I tre rimasero in silenzio, mentre la conversazione dei soldati sembrava riverberare nell'aula vuota. Non che parlassero ad alta voce; le loro voci echeggiavano a lunga distanza per il vuoto nella stanza.

"Questo è fottutamente incredibile! Prima passiamo due anni a cercarla e adesso prendiamo ordini da lei?"

"Sai, ho sentito dire da alcune delle guardie personali di Mitchell che è completamente ossessionato da lei... in una maniera veramente spaventosa."

"Mio fratello lavora nell'unità Alpha-Blu, e ha detto che quel pazzo ha persino una specie di altarino per lei, o una cosa così... ma è 'guardare e basta'. Anche solo a parlarne ci si becca una pallottola."

"Ne ho sentito parlare una volta, immaginavo che fosse un altro dei pettegolezzi infondati che girano."

"Oh, e che dire di quel tipo, Almasy, che stanno per uccidere? Caleb, tu non lavoravi per lui una volta?"

Al suono del nome di Seifer, Quistis si irrigidì e il suo cuore si fermò a metà di un battito. Fu solo dopo un microsecondo che la parola 'uccidere' venne registrata dalla sua mente, e all'improvviso il suo mondo crollò. No fu l'unica parola che le correva ripetutamente in testa. Lo sgabuzzino in cui stavano, a differenza del corridoio, non era completamente al buio. Strisce di luce entravano dalle fessure dello stipite, permettendo loro di vedere l'uno la silhouette dell'altro.

Quistis si fermò quando sentì qualcuno che si avvicinava a lei, e fu ancora più sorpresa quando la figura le mise un braccio intorno. Poteva capire dal tocco che era femmina, e fu sorpresa quando Alex le si inginocchiò accanto offrendo il suo silenzioso supporto emotivo. Era davvero stata l'unica amica di Rinoa durante tutta la faccenda, e non aveva nessuna ragione al mondo per dare conforto alla sua 'nemica', ma era quello che stava facendo.

E in quel momento, l'insegnante notò per la prima volta le somiglianze che Alexandra condivideva con la sorella più grande che non aveva mai conosciuto. Non era la persona schietta e a volte brutale che aveva del tutto ignorato Quistis negli ultimi giorni. Il cuore umano poteva sopportare solo fino a un certo punto, prima di sentire il desiderio di allungarsi agli altri; Ellione ne sarebbe stata orgogliosa. È difficile pensare di perdere qualcuno che ami: quel linguaggio è universale, anche per qualcuno la cui conoscenza non va oltre la condivisione dell'ossigeno nel nascondersi in uno sgabuzzino. Alex non disse una parola, né offrì più del conforto di far sapere a Quistis che non era sola... ma era abbastanza. Lottando contro le lacrime, ascoltò i soldati che continuavano a conversare.

La sua attenzione tornò alla scena esterna con un po' più di urgenza. Guardò la guardia che sembrò indugiare sull'ultimo tiro della sua sigaretta prima di rispondere.

"Lavorare per lui? Questo è molto lontano dalla realtà; lui non era che una marionetta. È stato quando l'ultima strega ha preso il potere. All'inizio fui assegnato alla squadra di sicurezza agli ordini di Vinzer Deling, fino a che Edea non gli ha fatto il culo. Non pensate che questi tipi imparino... vai a letto con la strega e muori? Dieci bigliettoni che questa qui stende Mitchell entro le ventiquattro ore. La storia non insegna niente a questi cretini?"

"Quindi Almasy è andato a letto con l'altra strega, eh? Piuttosto bizzarro."

"Quello non lo so... diamine, non so nemmeno se voglio saperlo! So solo che il tipo è saltato fuori dal nulla comportandosi come se fosse Hyne in persona... personalmente tifavo per Leonhart alla parata. Merda, sapete quanto ci è voluto per mettere insieme la piattaforma? Ci sono servite tre dannate settimane per costruirla. Una piattaforma... per un'intera parata, uno pensa che questi tipi almeno un indizio l'avrebbero avuto."

La guardia alla porta era rimasta in silenzio, ma dato che l'argomento era il loro ex leader e cavaliere, non poté evitare di dire la sua.

"Anche io ho lavorato con Almasy, lottato ai suoi ordini quando Balamb ha attaccato Galbadia, quel tipo mi ha fatto saltare da una dannata motocicletta tra i due Garden che volavano... idiota. Non mi dà fastidio vederlo ammazzato, era uno stronzo fatto e finito. Diamine, a dire il vero pagherei per essere in prima fila... però tipo mi mancherà l'altra figa... era un bel vedere."

"Ho sentito che se la faceva con tutto lo staff del Presidente... mi sa che è per questo che la ammazzano per prima, eh?"

"Piuttosto divertente che saranno ammazzati alla prigione del palazzo di fronte a tutti. Lui probabilmente ha rotto i coglioni a metà di loro e lei probabilmente si è scopata l'altra metà."

La porta si spalancò, dato che il palo aveva momentaneamente abbandonato la sua posizione. Tutti e quattro si misero sull'attenti gettando via la prova del loro vizio. Non funzionò. Ricevettero una severa ramanzina, seguita da una formale recita delle regole galbadiane di condotta militare. Dopo quello che sembrò un centinaio di articoli e sezioni che venivano letti, il superiore consegnò a tutti dei fogli, informandoli che avrebbero copiato le parole su carta.

Sembrava che il loro destino sarebbe stato suggellato in uno sgabuzzino, e quello di Seifer in una cella di prigione.

"Dannazione!" la voce di Zell si alzò più di quanto volesse. Sarebbe stato l'ultimo ad ammetterlo ad anima viva, ma in un modo o nell'altro l'idea di Seifer che veniva ucciso non era allettante come lo era stata quattro giorni prima.

"Hey, sembra che quel tipo uccello del tuono nella mia testa faccia un gran casino tutto all'improvviso." Alex si strinse le tempie per la sensazione estranea, e per l'irritazione provocata dal Guardian Force che parlava ancora in un incomprensibile dialetto.

"Io non sento niente di diverso."

"Un attimo, Zell: noi ci siamo abituati. Forse la barriera antimagia è di nuovo disattiva."

"E allora perché Ifrid non lo dice e basta?"

"Loro ci sono per farci da supporto nei nostri viaggi, non per dirci tutto. Alcune cose dobbiamo comunque impararle o scoprirle da soli."

Nell'aula, le quattro guardie si sedettero ai banchi mentre affrontavano l'agonia di copiare le regole parola per parola. Nessuna sentì il lieve cigolio della porta, o la parola "Morfeo" fino a che non fu troppo tardi...

Se Selphie aveva un pregio, era che le sue idee non avevano scadenza... come quella di rubare tre uniformi galbadiane. A differenza di poco prima, quando avevano reso le guardie di pietra, questa volta lavorarono insieme per tenere gli uomini indisposti... e incapaci di contrattaccare. Ora tre delle quattro guardie non indossavano altro che magliette e boxer... la quarta aveva ancora l'uniforme, e la dignità, intatta... una cosa così. Tutti e quattro vennero legati e imbavagliati, e poi messi con cautela nello sgabuzzino. Un'ultima magia Morfeo venne usata per buona misura, e poi i finti soldati furono liberi di camminare alla cieca nei corridoi.

Il viaggio verso la cella avrebbe potuto durare dieci minuti, ma nella loro urgenza coprirono la lunga distanza in meno di tre, Anche se l'immediata minaccia di pericolo era scemata, per il momento, gli ufficiali di Deling sembravano più cauti per una seconda ondata di attacchi da Esthar o Balamb. Quindi vedere truppe sparse che correvano nei corridoi era cosa comune, e la loro fretta si confuse nella massa.

*~*~*~*~*

Non aveva mai immaginato che gli ultimi momenti della sua vita sarebbero stati così... forse qualcosa di più grandioso, o per lo meno non morire in una prigione infestata dai topi. Seifer sedeva sulla dura superficie di cemento che era sia una panca sia un letto per la maggior parte degli ergastolani. Aveva visto la sua parte di celle di prigione, ma questa era la peggiore di tutte. Dato che era nascosta nelle mura del Palazzo, i diritti civili non venivano applicati o venivano completamente ignorati, e secondo i più comuni standard la prigione non era meglio di una segreta medievale. Era il posto che il tempo dimenticava, e in pochi momenti anche lui sarebbe stato un ricordo contenuto tra le quattro mura.

Si fece correre una mano tra i capelli, e poi appoggiò la testa contro il vuoto della parete di mattoni. Davvero la sua fine doveva essere così? Si promise una cosa, non avrebbe lottato... se era questo che il destino aveva deciso, gli si sarebbe sottomesso per sempre. Aveva dato tutto quello che poteva negli ultimi giorni, forse più di quanto lui stesso sapeva che c'era dietro la sua maschera di freddezza.

Si chiese se Rinoa era al sicuro, si chiese se Squall l'aveva raggiunta. Avrebbero avuto il finale da favola che lei aveva spesso sognato, quando passavano le loro giornate estive seduti sulla spiaggia? Anche se Seifer non era la sua anima gemella, era felice di averla incontrata, era diventato una persona migliore conoscendola. In qualche modo, immaginò, qualunque cosa quei due avessero... non sarebbe mai stata da favola, ma qualcosa di molto più appassionato con alti altissimi e bassi bassissimi, una cosa che sarebbe stata una prova durissima per qualsiasi anima umana... Eppure, sarebbero arrivati alla fine del sentiero... se il fato l'avesse permesso.

Rifletté su Alexandra, si chiese se Zell sarebbe mai stato in grado di sopportare il suo carattere forte. Rise tra sé e sé quando realizzò che lui e Alexandra avevano quasi lo stesso senso dell'umorismo sardonico; scommetteva che sentire quel paragone avrebbe veramente ucciso l'esperto di arti marziali. Diamine, quel tipo si era preso una pallottola per lei, il primo giorno; a lui erano serviti quasi diciotto anni per arrivare a quel punto con qualcuno. Poteva averlo stuzzicato moltissimo, ma alla fine Seifer ammirava enormemente Zell, e in qualche modo desiderò essere stato più uno spirito libero, come lui...

Rifletté su tutti quelli che erano rimasti indietro, non per scelta ma per le circostanze. Il Garden avrebbe accordato la grazia a Fujin e Raijin? Anche nelle ore più oscure, l'ex-cavaliere aveva creduto in Cid. Per quanto lui e il preside avessero discusso nel corso degli anni, quando si arrivava al punto credeva alla parola dell'uomo. Forse quei due la pensavano troppo allo stesso modo su certe questioni, quelle in cui le regole trattenevano Cid, mentre Seifer ci camminava sopra coraggiosamente. Credeva che Cid ed Edea ce l'avrebbero fatta ad affrontare quegli eventi, proprio come avevano sempre fatto... forse non del tutto intatti, ma comunque sopravvissuti.

Pensò a Selphie, la piccola porta-messaggi che aveva conosciuto appena in quegli ultimi anni, e a Irvine, l'uomo galbadiano che aveva preso il suo posto al Garden quando le carte si erano girate. Anche quei due avevano qualcosa di speciale tra loro, ma la loro passione non sembrava mai mostrata apertamente come per lui o per Leonhart. Erano più stabili, ma non per questo meno solerti degli altri. Poteva capire perché Squall si fidasse di loro, se il destino fosse stato crudele e Allison fosse rimasta orfana.

Poi pensò alle innumerevoli masse senza nome che aveva incontrato nel corso degli anni... alcune che aveva ucciso, altre che aveva risparmiato, e altre ancora che non erano nulla più che macchie nella sua memoria. Questa era l'eredità che lasciava: il fallimento, l'inganno, e miriadi di cuori dolenti.

Fece tutto... tranne pensare a lei.

Aprì gli occhi nella sua condizione di stanchezza quando un forte 'bang' risuonò nella stanza. Due uomini erano in piedi alla porta della sua cella e aprivano la serratura. Lo afferrarono, gettandolo a terra. Il primo uomo gli diede svariati calci nelle costole, mentre l'altro rimaneva alla porta e rideva. Alla fine lo afferrarono e lo tirarono in piedi. Ammanettato, fu scortato nella stanza centrale nella parte superiore della prigione. Queste celle sembravano destinate alla custodia, più che alla prigionia a lungo temine, dato che molti uomini erano stipati in una sola stanzetta.

Guardò il pavimento, notando uno scolo dove scorreva un rivolo di sangue scarlatto. Seguì il flusso con gli occhi, fino a che finirono alla fonte del sangue. Un corpo femminile veniva trascinato via, e il sangue usciva libero dalla sua tempia. La testa non era più riconoscibile, ma il vestito era quello della donna che c'era di sopra con Mitchell. Era così che doveva finire la sua vita? Trascinato via come la spazzatura del giorno prima?

Gli legarono le mani dietro la schiena, non con le manette, stavolta, ma con della corda... corda che tirarono così stretta da fonderla con la sua pelle. Lo misero in ginocchio e poi lo bendarono, il perché non avrebbe saputo dirlo... ma forse al buio avrebbe trovato un po' di solitudine.

Ma al buio non poteva evitare di pensare a lei.

La sua mente correva come un proiettore in cui scorreva il film della sua vita. Era vero quel che dicevano sulla vita che ti passa davanti agli occhi; forse è perché così, negli ultimi momenti, si sa davvero che tipo di persona si è stati... anche se la risposta non è quella che si vorrebbe. Ma tra tutto il male, lei sarebbe sempre rimasta il bene. I suoi capelli che svolazzavano nella brezza di Balamb una settimana prima, i momenti sulla barca, le conversazioni infinite, le cose che non osavano dirsi l'un l'altro, i battiti dei loro cuori che danzavano insieme a Dollet, e nulla era più memorabile della sensazione della pelle di lei sulla sua.

"Hai un ultimo desiderio?" chiese il boia; non che gli importasse della risposta, a lui non fregava niente comunque.

Lui volle uscirsene con un battuta di spirito, con una replica tagliente, così l'avrebbero ricordato per sempre... ma non lo fece. Scosse la testa una volta in cenno di diniego; ecco, c'erano... Voleva lasciare questo mondo in un silenzio pacifico, pensando all'unica cosa buona che ci aveva trovato... Quistis.

"È tuo diritto, amico. Non farmi troppo casino sul pavimento, ok?" Sentì che l'uomo indietreggiava di alcuni passi, e poi sentì che la pistola veniva caricata...

"Fermo!" Gridò un'altra voce da dietro di lui. "Non crederai mai a questa merda: Mitchell rivuole indietro questo tipo."

"Ma che diavolo? Che gli passa in quella mente del cazzo adesso? Spero che non voglia indietro pure l'altra figa, ma conoscendo questo pazzo, non gli interesserebbe se non sta respirando."

"Guarda, abbiamo solo ordine di riportarlo su... non chiedere a me. Se non lo facciamo saremo i prossimi sulla lista sempre mutevole di Mitchell."

Seifer sentì che qualcuno lo tirava in piedi e levava la benda. Fino a quel momento, mai una cella di prigione gli era sembrata il paradiso. La sua mente corse, cercando di capire tutto ciò che era successo, ma andava oltre la sua comprensione... anche lui lo sapeva. Cosa aveva fatto cambiare idea a Mitchell? Cosa aveva fatto Rinoa? Sperava che qualunque cosa fosse sarebbe stata perdonata dagli altri.

Lo portarono fuori dall'area della prigione, e la guardia gridò in direzione di altri tre soldati di passaggio. "Hey voi, dovete scortare questo prigioniero all'ufficio del Presidente. Fate il giro lungo... ha altri affari ufficiali da controllare in questo momento."

Gli uomini fecero il saluto militare mentre completavano il trasferimento del prigioniero. Seifer vide il tutto come un'occasione per scappare; ora aveva solo i polsi legati. Come se la guardia potesse intuire i suoi pensieri, si voltò verso il prigioniero e disse, "ora non fare il gallinaccio del cazzo che prova a scappare."

In nessun altro momento della sua vita la voce di Zell gli era sembrata così confortante, e a giudicare dalla stazza delle altre due guardie, aveva un'ottima idea della loro identità. Camminarono lungo il corridoio verso una rampa di scale, senza mai rompere l'illusione a cui tutti credevano. I quattro entrarono in una stanza vuota, chiudendo la porta dietro di sé.

Quistis fu la prima a togliere l'elmetto; i capelli sudati le si appiccicavano alla faccia. Era come se non potesse più controllare le proprie azioni, e gettò a terra l'elmetto afferrandolo con forza, stringendolo a sé. Le loro labbra si incontrarono e la sensazione di essere vivo si irradiò nel corpo di Seifer. Quando si separarono, si fissarono semplicemente negli occhi.

"Giusto perché tu lo sappia, non ho mai baciato nessuno in uniforme di Galbadia prima d'ora," disse Seifer con un sorrisetto, alzando un sopracciglio.

"Credo che dovrei esserne felice," sussurrò lei facendogli scorrere la mano sulla mascella. "Dio, ho pensato che..." le parole svanirono mentre appoggiava la testa contro il suo petto.

"Lo so... anch'io." Voleva stringerla, cingerla con le braccia, ma erano ancora ostacolati dalle corde. "Uhm, ragazzi, pensate che uno di voi possa slegarmi?"

*~*~*~*~*

"Oh Hyne, Squall!" Le parole le sfuggirono, mentre cercava di spingersi via Mitchell di dosso. "No!"

Riuscì a sgusciare via da sotto di lui, correndo verso il suo cavaliere caduto. Con immensa forza, fu immediatamente strattonata all'indietro per il polso. Sentì uno scatto nella spalla, ma ignorò il dolore. Prima che lei potesse rendersene conto, Mitchell le aveva messo una manetta al polso. Mentre cercava di lottare fisicamente con lui per levarselo di dosso, le sue capacità magiche divennero di nuovo dormienti, e la fatica mentale e la stanchezza stavano avendo la meglio.

"Squall! Ho bisogno di te!"

"Pensavo che avessi bisogno di me? Dannazione a te, puttana bugiarda... e ora cosa dovrei fare?"

"Muori," boccheggiò lei tra le lacrime, "muori e basta."

Lui la schiaffeggiò, lasciando un segno che le copriva tutta una metà del viso. Lei non fece nemmeno una smorfia per il dolore; non registrava nulla in quel momento a parte Squall. "Grazie a te l'unica persona che poteva sopportare i tuoi poteri adesso è morta. Cosa ti aspetti che faccia? Devo trovare qualcuno che seguirà i miei ordini, qualcuno che questi imbecilli seguiranno nel potere."

La guardò mentre chiudeva con forza la seconda manetta al suo polso. "Tu... sarai tu. Posso distruggerti, ucciderò chiunque ami o di cui ti è mai interessato, uno alla volta. Ricorda che li conosco tutti, dai tuoi amici dei Gufi del Bosco a tua figlia Rinoa... ognuno morirà fino a che sarai la mia serva. Mi conosci, sai cosa sono capace di fare... ricordi quell'impiastro di marito che ho ucciso al Garden di Balamb? Prima ho usato il metodo sbagliato... ti avrò. Sarai mia."

"Sono Rinoa, dannazione!" Le parole erano più per rassicurare se stessa, in quel momento: aveva paura di perdere la sua stessa realtà. Tra i singhiozzi urlò, "Julia era mia madre, Allison è mia figlia, e Squall è il mio... oh Dio... cos'ho fatto?"

A quelle parole, lui la fece girare e la gettò sulla scrivania. La testa colpì la superficie dura con una tale forza che per un momento la vista le si annebbiò per il colpo e quasi perse i sensi. Mitchell la strinse con forza all'avambraccio, lasciando segni rossi ad ogni tocco. Questo, questo era già successo... troppe volte. Conosceva bene questo, sapeva cosa stava per succedere. Lo aveva affrontato in passato, ma ora no. La vista tornò di nuovo nitida, e lei cercò di distogliere lo sguardo, ma lui le afferrò veloce la mascella costringendola a guardarlo negli occhi. Con l'altra mano, strappò lo spallino sottile, levandole completamente la stoffa dalla spalla. Alla fine lasciò andare la presa salda sulla sua mascella, e usò quella mano per alzare la stoffa dal basso, sopra le ginocchia di lei. Lei cercò di scalciare, ma non serviva, dato che lui era molto più forte e dominava la situazione. Voltò la testa, stavolta, senza che lui glielo impedisse, dato che era preoccupato da altre cose.

Poi le vide: un leggero riflesso metallico alla coda dell'occhio. I suoi pensieri tornarono a Deling, a quella drogheria all'angolo... a dove aveva rubato un paio di forbici. Aveva pensato allora che erano la cosa più simile a un'arma che potesse trovare, per un'emergenza sarebbero servite, e ora come ora potevano essere la sua unica salvezza. Le mani erano ancora ammanettate di fronte a lei, ma mentre lui era impegnato a strapparle il vestito, lei colse l'occasione per alzare le braccia sopra la testa.

Cercò di rotolare sul fianco, dato che erano a pochi millimetri dalle sue dita. Che fosse stato un miracolo o il destino, non lo avrebbe mai saputo. Rinoa non sapeva come, ma riuscì ad afferrare l'impugnatura circolare. Le forbici da sarto erano molto più pericolose di quelle che aveva rubato; erano così affilate da poter reggere il confronto con un coltello. Chiuse gli occhi, mentre stringeva il metallo freddo nella mano.

Perdonatemi, pregò gli dei o chiunque avesse ascoltato. Rinoa aprì gli occhi, piantandogli con forza un ginocchio contro l'inguine. Lui boccheggiò per il dolore, liberandola dalla sua stretta per un momento. E un momento era tutto quello che le serviva. Lo guardò dritto negli occhi, nella sua anima di tenebra. "Non sarò mai tua!" Con una forza sconosciuta, gli ficcò le forbici nel petto. Sentì l'arnese affondare in profondità nei suoi muscoli e attraverso le costole... e poi le spinse ancora più a fondo.

Il sangue scarlatto fuoriuscì, lasciandole sull'abito bianco strisce del suo peccato.

Aveva ucciso, non come strega, ma come avrebbe fatto un qualunque essere umano. I loro occhi non si separarono mai, e per quanto provasse lei non sentì il minimo rimorso. Un brivido la percorse quando capì quanto si sentiva indifferente adesso... quando odio le annebbiasse l'anima.

Mentre Mitchell afferrava l'arnese di metallo che gli usciva dal petto, la porta fu spalancata con forza tremenda. Rinoa distolse lo sguardo dall'uomo morente, mentre il sangue ancora le copriva le mani. Quistis fu la prima ad entrare, seguita dagli altri tre. Le due donne per un momento si guardarono come incantate: l'evidenza della colpa era chiara sul vestito macchiato di Rinoa.

Distogliendo l'attenzione, Rinoa guardò la sua vittima che lottava per gli ultimi respiri. Jefferson Mitchell cadde al suolo, prima che i suoi occhi si chiudessero lentamente. Lei guardò ogni secondo, ogni respiro. Era un incanto da cui non poteva liberarsi; completamente in silenzio, completamente immobile, e completamente svuotata di emozione.

"Hyne," sentì Alex invocare nel silenzio. "Squall... qualcuno ha forti magie di recupero?"

Le parole riportarono Rinoa a ciò che la circondava. "Squall," sussurrò piano, prima di dire con più urgenza, "Squall?" Corse al suo fianco, cadendo sulle ginocchia accanto al suo cavaliere. Lo prese tra le braccia, più o meno come aveva fatto dopo la compressione temporale. Le manette lo rendevano più difficile stavolta, ma non l'avrebbe lasciato andare... non ora, mai.

"L'ho ucciso, l'ho ucciso." Si dondolò avanti e indietro, stringendo il suo corpo, cantando quella litania ad alta voce.

"No," disse Seifer mettendo l'indice sulla gola del Comandante. "Sembra che tu l'abbia messo un po' ko... o un po' tanto... ma starà bene. Dagli solo un momento. Sai se la barriera antimagia è attiva?"

"No... non lo è," disse mentre le lacrime cadevano sul viso di lui, tracciando sentieri sulla sua pelle. Il sangue in eccesso che le copriva il corpo ora stava penetrando nella scura giacca dell'uniforme che Squall indossava. Seifer si chinò, usando un'Energiga, che si irradiò lentamente dalle sue mani con sfumature vibranti color lavanda.

"Dagli un minuto." Seifer guardò Rinoa, sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Come, come hai fatto a convincere Mitchell a far fermare la mia esecuzione... un altro secondo e sarei..." Le parole svanirono; faticava ad accettarle, o forse era ciò che aveva portato alla sua liberazione che non accettava.

"Ho fatto quello che dovevo," sussurrò lei. Lui rimase in silenzio, accettando la sua risposta. Sapeva che qualsiasi cosa avesse fatto era quasi costata la vita di Squall.

"Abbiamo una registrazione audio di Mitchell e Kimberley, forse ci saranno abbastanza prove qui," disse Quistis. Era andata al cappotto di Seifer, lo aveva preso, e ne aveva estratto il registratore. Premendo lo stop, tornò indietro e allungò il cappotto al suo proprietario legittimo.

Alex si inginocchiò e mise un braccio intorno a Rinoa, cercando di offrirle tutto il conforto che poteva. In silenzio, la ragazza più giovane appoggiò la testa sulla spalla dell'amica, accettando il gesto per tutto quello che valeva.

"Rinoa, c'è una conferenza stampa tra circa trenta minuti, e grazie ai contatti di Seifer, avranno un nuovo scoop. Domattina tutto il mondo saprà del suo piano per i tuoi poteri, e quello che ti ha fatto... e quello che ha fatto a tuo padre. Forse allora potrà esserci una sorta di chiusura, e Galbadia potrà iniziare ad andare avanti."

"Hey, tu." Rinoa abbassò gli occhi scioccata verso la persona ora cosciente tra le sue braccia. "Non è stato molto carino..." Riuscì a farle un inusuale, ampio sorriso, solo per lei. Si portò una mano al viso e si sfregò gli occhi. "La prossima volta che userò Quetzal ci penserò due volte."

"Sei il benvenuto se rivuoi il tuo GF... mi sta facendo impazzire," intervenne Alexandra guardando il Comandante SeeD. "Contenta di riaverti tra i vivi, Squall."

"Puoi ben dirlo," aggiunse Zell, chinandosi. Squall fece un gesto con la mano, dando segno di aver sentito prima di tornare a guardare la persona che lo stringeva.

"Ti amo," sussurrò. Poi per la prima volta cercò di fissare Rinoa negli occhi, ma poi le si voltò e lui capì. "Tu... tu lo hai ucciso." Lei si morse il labbro annuendo, nascondendo il viso ai suoi occhi, piena di vergogna. Lui si allungò, cercando di pulire il sangue dal viso di lei, ma riuscendo solo a spalmarglielo sulla guancia. "Va bene così... hai fatto quello che dovevi."

Lei grugnì per l'ironia delle stesse parole che aveva detto a Seifer, pensando che aveva pensato la stessa cosa due anni prima quando era scappata. Aveva fatto quello che doveva, faceva sempre quello che doveva... Per un minuto, fu felice che Squall non avesse visto quel peccato insanguinato, o l'atto disgustoso che era quasi avvenuto e che l'aveva provocato. Avrebbe potuto non perdonare mai se stesso se avesse saputo tutta la verità, ma comunque, forse la sapeva...

"Rinoa, guardami," pregò lui, con una tale sincerità che lei non poté negarglielo. "Per me non ha importanza. Avrei fatto lo stesso... tutto quel che hai fatto è perdonato. Ti amo." Mosse la mano tra i capelli di lei, tirandola giù per baciarla. Lei si sentì confortata dall'abbraccio e dall'emozione che passava tra loro, qualcosa che era sconosciuto ai più. Lui la sentì irrigidirsi quando fece correre le dita sul suo braccio. "Sei ferita." Si separò appena da lei, tracciando con un dito le ferite sulla sua mascella.

"Va tutto bene, guarirà."

"Posso?" Le parole... tutto... proprio come nel loro primo incontro nella baita pochi giorni prima, quando le aveva chiesto di poter curare la sua costola rotta. Tutto sembrava ripetersi in un qualche strano e ironico circolo. E di nuovo, proprio in quella notte nevosa che avevano condiviso, lei gli diede il permesso di farlo. Lui le mise una mano sopra e mormorò piano le parole per curarla... ma non successe nulla.

Lei piegò appena la testa, scioccata dal fatto che non fosse in grado di usare una semplice Energia. "Squall, sei sicuro di sentirti bene?"

"Sì, sto bene." Non riusciva a capire perché la magia non funzionasse, o la sua improvvisa incapacità di usare la magia.

Se solo per un secondo uno di loro avesse messo insieme i pezzi. Se solo per un secondo avessero pensato logicamente a quella magia di ritorno. Se solo per un secondo non avessero lasciato che le emozioni controllassero le loro azioni. Se solo per un secondo avessero pensato che qualcuno aveva riattivato la barriera antimagia, proprio da quella stanza. Ma nella fretta avevano dimenticato il più basilare degli insegnamenti militari...

Assicurati che il tuo nemico sia davvero innocuo.

Con tutti gli avvertimenti, tutti le visioni, tutto ciò che portava a quel giorno... conoscevano già il risultato finale. Il fato non può essere cambiato; solo gli indizi che portano a lui possono essere scoperti. La risposta rimaneva sempre la stessa, non importava quante volte avessero sognato che fosse diversa.

Se solo per un secondo uno di loro avesse visto Mitchell con la copia del Lionheart, prima che usasse i suoi ultimi respiri...

Se solo per un secondo avessero potuto avvertire Rinoa...

Se solo per un secondo...

*****
Note delle traduttrici: capitolo betato da El Defe. Vi prego, come per il capitolo precedente, non fate spoiler di nessun tipo nelle recensioni a questo capitolo, sempre per il solito discorso. Questo significa: per favore non fate nomi! Se non per rispetto degli altri lettori, almeno per rispetto di Ashbear che s'è fatta un mazzo tanto per scrivere questa storia e ottenere certi effetti sorpresa! Nel caso vedessi recensioni spoiler, le farei cancellare, lo dico subito^^
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Citazione di apertura: da Bishop Blougram's Apology di Sir Robert Browning.
Quando un uomo prende a lottare con se stesso
Allora è il suo valore.
- Alessia Heartilly

   
 
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