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Autore: merci pour le venin    22/03/2010    6 recensioni
Storia scritta pensando a mio padre; peccato non possa leggerla.
[NB: Linguaggio poco fine, alquanto accusatorio]
Mio padre era un grand uomo e Dio dovrebbe controllare meglio la lista, prima di spedire all'altro mondo le poche persone che rendono migliore questo schifo di pianeta.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A mio padre che,

ci scommetto,

mi guarda dal Paradiso e scuote la testa perchè ha una figlia che inizia a rivalutarlo,

il Paradiso.

Molte volte mi domando se, forse, Dio mi trova antipatica. Lo so, è una cosa idiota, ma non ci sarebbe poi nulla di male: molta gente mi definisce antipatica, tanti mi considerano stronza.

Solo che non è questo il punto.

Se mi chiedo questo un motivo c'è, no? Anche più di uno solo, in effetti.

Ormai penso seriamente di stare sul culo a qualcuno, là in alto.

Ammesso che qualcuno ci sia.

Fatto sta che, sarà Dio, il Destino, o qualunque altra misteriosa entità che si annida nei meandri dell'Universo, capitano tutte a me.

Probabilmente c'è chi sta peggio, ma io ho un piccolo problema: sono io.

Sono egoista. Sono stronza. Sono paranoica. Sono piena di manie di vittimismo. Sono una che non va in giro a scrivere "Io sono perfetta, è il mondo che è sbagliato!", perchè so che siamo sbagliati entrambi.

Quindi, quando prendo un due dopo aver studiato per ore, quando mi cade il cellulare o quando muore mio padre, non è il Destino. Sono io che sto antipatica a Dio.

Perchè, sinceramente, non vedo altro motivo per tanta sfortuna.

Insomma, colpa di mio padre non è stata.

Mio padre era un grand uomo, ecco. Nulla di meno.

Lui si spaccava la schiena da mattina a sera, ogni dannato giorno. Lui mi sopportava. Lui mi voleva bene, nonostante fossi io.

Anche se, mi pare, prima non ero così. Cioè, prima ero meno logorroica. Prima ero un po' meno di quello e un po' più di quell'altro.

Bah, sarà che crescendo ti accorgi che il mondo fa schifo e non risparmia nessuno, quindi meglio pensare a te, che sbattersi per gente cui tu non importi minimamente.

Tornando a mio padre. 

Lui mi portava ogni domenica fuori all'aperto, a fare passeggiate in bicicletta, a trovare i parenti, magari anche solo a fare un giro in macchina. Oggi preferisco la mia stanza ai prati verdi.

Ho sempre pensato che mio padre fosse il padre migliore del mondo. Penso che ogni persona lo creda del proprio, ma il mio forse lo era davvero.

Una cosa c'è da dire: ha sempre avuto una sfortuna pazzesca.

A parte il lavoro e il fatto che non siamo mai stati esattamente ricchi, non sono mai riuscita a tenere il conto degli incidenti che ha fatto.

Una volta, prima della mia nascita, ha demolito l'auto di mia madre in un incidente stradale, rompendosi la gamba.

Per non parlare di tutte le volte che, sistemando una cosa o un'altra, tornava in casa con un dito sanguinante; non parlo di tagliettini minuscoli, sia ben chiaro.

Per cui, con tutti questi incidenti, non è che ci si sia preoccupati più di tanto quel giorno.

Era il gennaio del 2007, se non sbaglio, e lui aveva detto a me, mia madre e mio fratello che sarebbe andato a farsi controllare un dente.

Nulla di strano, no?

Però il dentista non lo voleva togliere perchè qualche cosa non andava.

Benissimo, l'abbiamo accompagnato a fare le analisi e io, ancora stupidina, non ci vedevo nessun pericolo. 

Ancora convinta che il mondo fosse tutto rose e fiori!

Fatto sta che, dopo le analisi, i medici avevano deciso di operarlo.

Superata l'operazione, mio padre, con il collo cucito alla cazzo da medici strapagati della minchia, era tornato più o meno a far quello che faceva prima.

Solo che, guarda caso, le cose erano andate sempre peggio: era dovuto tornare in ospedale, circa un paio di mesi dopo.

Da lì lo avevano mandato in un posto che non era servito a niente, ma che era costato una botta. Grazie tante di niente.

Alla fine, verso dicembre, era potuto tornare a casa, ma era conciato da schifo.

Non sembrava nemmeno lui.

Poi, il 7 dicembre 2007, me lo ricordo bene, io e mia madre stavamo facendo l'albero di Natale e lui si era sentito male.

Mio fratello voleva chiamare l'ambulanza, ma mia madre lo aveva convinto a portarcelo loro, all'ospedale.

Mossa sbagliata.

Non essendo arrivato con l'ambulanza, ma in macchina, non era considerato grave.

Quando finalmente gli infermieri si erano decisi a dargli un'occhiata, l'avevano subito mandato ad un altro ospedale.

Quel pomeriggio mia madre era venuta a prendermi per andare a trovarlo e io neanche mi preoccupavo.

Non è che non me ne preoccupassi perchè me ne fregavo; era più che altro perchè ancora ritenevo che certe cose capitassero solo nei film, o comunque a tutti tranne che a me.

Comunque mentre attendevo che ci facessero entrare, parlavo tranquillamente a mia madre dei regali che volevo per Natale.

Buffo: adesso ne vorrei uno solo, ma non si può comprare.

Quando ci avevano fatte entrare per vederlo, poi, mi ero messa a giocare col GameBoy; ero stra-convinta che per Natale sarebbe stato a casa e saremmo andati tutti insieme dalla nonna come tutti gli anni.

Verso sera l'avevamo salutato.

"Ciao" gli avevo detto di sfuggita, per poi andare a casa. 

Ah-ah-ah: mai avrò rimpianto più grande in tutta la mia vita, di questo sono assolutamente convinta.

Quella sera mi ero fatta i cavolacci miei e, verso mezzanotte, avevo spento GameBoy, televisione e cose varie, decidendo finalmente di andarmene a dormire.

Stavo per infilarmi sotto le coperte, quando il telefono aveva squillato.

"Ary, rispondi tu" aveva detto mia madre e io, sbuffando e brontolando, avevo afferrato il telefono.

"Pronto?" avevo detto, scocciata per l'ora.

Dall'altra parte della cornetta una voce maschile chiedeva di parlare con mia madre e io l'avevo fatta alzare per rispondere.

"Sì?"

Ecco, da lì è cambiato tutto quanto.

"Papà è morto" aveva detto atona, una volta chiusa la conversazione al telefono, poi era andata a dirlo a mio fratello.

Più che piangere, ho cercato di fare finta di niente; non mi piace piangere davanti agli altri. Però piango spesso in camera mia.

Notare che è morto proprio l'8 dicembre! Immacolata Concezione.

Ergo: questo prova che Dio mi trova antipatica.

Due giorni dopo c'era il funerale.

Che ho fatto io? Ho chiesto perchè non potevo andare a scuola.

Insensibile? O no, non credo che qualcuno soffra la perdita quanto me; solo, odio profondamente essere notata.

Mi piace l'anonimato, e stare assente ti fa notare. Con questo non dico che sono una delle tante "bimbeminkia" pecorone che si mischiano alla massa, ma solo che preferisco farmi gli affari miei.

Quindi, quando all'agognato ritorno a scuola i miei compagni mi avevano detto che gli dispiaceva, io avevo alzato semplicemente le spalle. 

In realtà volevo solo mettermi a piangere.

Se ve lo state chiedendo, sì, ho pianto scrivendo questa storia. 

Forse non è un romanzo da milioni di euro, ma è... mio padre. L'uomo più importante della mia vita. 

Mio padre era un grand uomo e Dio dovrebbe controllare meglio la lista, prima di spedire all'altro mondo le poche persone che rendono migliore questo schifo di pianeta.

   
 
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