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Autore: romilda    22/03/2010    3 recensioni
"È proprio vero che si capisce la reale importanza di qualcosa solo nell’attimo in cui si è costretti a rinunciarvi". (Capitolo 3, "Consapevolezza")
Genere: Romantico, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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just08

Vergognosamente a rilento, aggiorno la mia fan-fiction. Dovete scusarmi, ma questo è proprio un periodaccio… Spero comunque di essere riuscita a produrre qualcosa di decente.

 

A presto (mi auguro! ^^ Tempo e ispirazione permettendo) col prossimo capitolo…

 

Grazie per la pazienza, lettori miei… A breve, anche il seguito di “Desire”… ;-)

Un grazie in particolare ai recensori del precedente capitolo, ovvero little lamb in love 95 (Draco… ehhh, Draco o si ama o si odia! XD Sei simpaticissima, grazie dei commenti, ogni volta riesci a farmi arrossire), mki 90 (grazie 1000! Sono contenta ti piaccia) e ludox (sì, Lily l’ha abbandonata… ma le vere amiche tornano sempre, di solito… speriamo sia così anche stavolta, eh?! ^^)…

 

Un bacione,

 

Romilda

 

 

 

 

 

Mi teneva abbracciata da dietro, il naso affondato nel groviglio dei miei capelli sparsi sul cuscino. Potevo sentire la sua pelle calda, quasi rovente, a contatto con la mia. Nudi, in un bozzolo di calore creato dalle pesanti coperte e dai nostri corpi a stretto contatto, sembravamo sospesi un una dimensione che non era né passato, né presente, né futuro… Un istante sospeso nel tempo e nello spazio, un istante in cui esistevamo solo noi due, e il resto del mondo non poteva disturbarci.

Aprii un occhio, constatando che era ancora notte. L’unica fonte di luce nella Stanza delle Necessità veniva dal camino che avevamo fatto comparire di fronte all’enorme letto, e che avevamo lasciato inavvertitamente acceso, troppo presi da altre… “faccende” prima di addormentarci.

Lì per lì pensai: Ok, chi se ne frega… Lo spengeremo domattina… Ma poi la mia parte di sangue Granger ebbe la meglio, e così mi sciolsi con riluttanza (oltre che con un bel po’ di fatica) dall’abbraccio di Scorpius per raggiungere la mia bacchetta, sepolta sotto il mucchio dei miei vestiti ai piedi del letto.

Mi stavo giusto sporgendo col busto oltre il bordo per raccogliere l’intero marasma senza dover poggiare i piedi sul pavimento gelido, quando sentii un paio di mani magre, forti e ruvide stringermi i fianchi, sollevandomi all’indietro e riportandomi al punto di partenza.

-Ehi, dove credi di andare?- la voce di Scorpius era impastata di sonno, ma molto decisa.

-Dài, lasciami! Voglio soltanto riprendere la mia bacchetta!- risi io, contorcendomi, mentre lui cominciava a farmi il solletico un po’ dappertutto.

Il solletico si trasformò in una vera e propria lotta, perché, anche se Scorpius non soffriva il solletico, non poteva tollerare i morsi e i pizzicotti di cui, per contrattacco, lo stavo adesso praticamente riempiendo. Inoltre, con tutti i cugini che mi ritrovavo ero ben allenata a certi tipi di scontri…

Spingendoci e infastidendoci, cominciammo a rotolare da una parte all’altra del letto, ridendo, finché…

Finché non precipitammo giù come due sacchi di patate, tirandoci dietro anche le coperte, che per fortuna attutirono la nostra caduta.

Fu a quel punto che mi svegliai.

-Rose…-. La piccola figura di mia madre si stagliava sulla porta aperta. -Che stai facendo, tesoro?- incrociò le braccia sul petto, inarcando un sopracciglio.

-Ehm…- cercai di rispondere e di rialzarmi contemporaneamente, ma fallii in entrambe le cose, incespicando.

Era già mattina, e il sole inondava la stanza, rendendo ancor più evidente la mia ridicola figura avviluppata.

-Gesù…- sollevando gli occhi al cielo, mia madre mi aiutò ad uscire dal dall’intrico, e a sedermi sul letto. -Quando fai così, mi sembri tuo padre…- e un leggero sorriso addolcì la sua espressione.

Arrossii violentemente. Per il resto del mondo, ero la forte, brillante e coraggiosa Rose, sempre seria e inappuntabile. Per mia madre, ero la “buffa Rose” che le ricordava tanto il suo “buffo Ron”. Perché, dannazione, perché???

-Buon Natale, cara- mi riavviò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, e mi abbracciò. Indossava una vestaglia di morbida lana azzurra, e odorava di lenzuola fresche, limone e camomilla. Era quello il profumo che ricollegavo sempre a mia madre; un profumo semplice, delicato, da persona tranquilla e ordinata.

-Buon Natale, mami-.

-Ero venuta a svegliarti perché papà sta preparando una colazione speciale, giù di sotto. Ha fatto i biscotti- e mi strizzò l’occhio.

In quel momento, infatti, mi arrivò una zaffata di zenzero e cannella.

-Oh… wow, è vero-.

-Be’, quell’uomo deve pur servire a qualcosa… Altrimenti che l’avrei sposato a fare!- rise. -Ma non glielo ridire, altrimenti comincerà con le sue solite battute maschiliste sul fatto che non so cucinare, ergo che non sono una vera donna, e bla, bla, bla…-.

Sorrisi, ma fu un sorriso che mi lasciò quasi un retrogusto amaro. I miei genitori si amavano così tanto… eppure erano molto diversi. Chissà, se avessi agito diversamente, se avessi lasciato aperta a me e a Scorpius una possibilità…

-Che c’è, Rose?-.

-Eh?-.

-Ti sei fatta improvvisamente scura in volto-.

-Nooo, che dici???… È solo che… Ehm, ho bisogno di una doccia. Faccio veloce, scendo subito!- saltai giù dal letto e corsi in bagno, lieta di aver trovato una scusa per allontanarmi da mia madre.

Mi sentivo così sporca, così… incapace, in confronto a lei.

 

Sotto il getto bollente della doccia, ricominciai a piangere… Ormai sembrava che non riuscissi a fare altro.

Mi lavai con rabbia, con energia violenta, tanto che la mia pelle delicata si fece rubizza, poi uscii avvolgendomi in un accappatoio.

Mi guardai allo specchio con una smorfia, mormorando a fior di labbra in direzione di me stessa un sicero “Fanculo!”, avvolsi i capelli bagnati in un turbante improvvisato con un asciugamano e scesi dabbasso.

Abbracciai papà augurando un Buon Natale anche a lui, e tirai uno scappellotto ad Hugo, che per tutta risposta mi pizzicò con forza un fianco, facendomi male. Era il nostro modo infantile di dimostrarci reciproco affetto.

-Ragazzi, ma voi due un bacino mai, eh?- ci rimproverò mia madre.

-Ma l’hai vista anche tu, mamma, è sempre questa vipera che comincia!-.

Gli feci la linguaccia, mentre mi sedevo arraffando un biscotto dal vassoio fumante posto sul tavolo.

Là, in mezzo alla mia famiglia, avrei avuto la possibilità di calmarmi… dimenticare Scorpius e cominciare il nuovo anno in maniera serena e, soprattutto, sincera.

Restava certo un grosso problema: Lily, che ce l’aveva ancora a morte con me. La sera prima, per tutta la durata della cena alla Tana, aveva continuato a fingere che non esistessi, e tutti se n’erano accorti, ma conoscendo i nostri reciproci “caratterini” non avevano osato indagare.

Probabilmente immaginano che si tratti di questioni scolastiche, o di ragazzi. E in effetti è così… Anche se certo non immaginano di che “portata” sia la questione, stavolta! E per fortuna.

-Mmm… Papà, questi biscotti sono fantastici!-.

-Lo so, Rosie- rispose lui tutto gongolante, -Lo so. Non sarebbe compito mio farli, ma dato che tua madre è già tanto se riesce a produrre qualcosa di commestibile…-.

-Ronald, piantala!- cercò di zittirlo lei, avvampando.

-ABanti, mOmma…- biascicò mio fratello con la bocca talmente piena che sembrava dovesse far provviste per il resto dell’inverno, -come SHE non lo SHAPESSHIMO non SHEI ‘SHTA gran cuoca…-.

-Molto bene, Hugo Wealsley, allora ti consiglio di goderti i biscotti, perché sarà l’ultima pasto che farai sotto il mio tetto!- lo minacciò lei, e a quelle parole Hugo deglutì rumorosamente, sbarrando gli occhi.

-Ma mami!... Io scherzavo!-.

-Io no- e gli lanciò un’occhiata da falco predatore, riducendo gli occhi a due fessure.

Io e papà fummo i primi a scoppiare a ridere, poi ci seguirono a ruota anche loro, e continuammo a sghignazzare finché non ci mancò il fiato.

Mi costrinsi a ridere perché, come diceva sempre mio zio George, ridere era senza dubbio la miglior medicina contro ogni male, esterno o interno che fosse.

  
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