Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Dira_    23/03/2010    11 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sono tornata! Non sapete la gioia di poter finalmente rimettere le zampe sul mio pc, che non sia per scrivere qualche riga della Schifosissima Tesi (sì, amo scrivere solo per diletto ahimè).

La buona notizia è che adesso sono libera come l’aria ed ho preparato questo capitolo in tre-quattro giorni.

Ora dovrei essere in grado di rientrare in carreggiata. Yay!

Perdonate i refusi, ed ecco la risposta alle recensioni, dei prodi che hanno continuato a seguirmi. Ah, e grazie per aver apprezzato il Loki-Tommy moment XD Speravo davvero che piacesse. Ho in serbo grandi cose per questi due! *_*

@Altovoltaggio: Ciao! Spero che tu sia ancora su questi canali. Comunque prometto per Rosie e Sy un approfondimento maggiore. Prossimamente. Giuro! :D

@LyhyEllesmere: Ciao! Mi fa piacere che Jamie sia dolce, nonostante il suo terribile muro di autostima! XD Grazie mille!

@Trixina: Sì, dopotutto a me Ginny piace. Certo, il problema maggiore è che Mamma Row l’ha un bel po’ Sueizzata, rendendola odiosa ai molti! XD A me piace l’idea che sia una donna pratica, intelligente e coi piedi per terra. Come siamo poi noi donne! :P Solo perché questa è una storia basilarmente slash, non signfiica che le donne debbano essere messe da parte! Anzi! XD

@Ombra: Ciao! Ebbene sì, Jamie sta un bel po’ crescendo, e spero che il lupacchiotto lo ripaghi! ^^ Loki e Tom… mi piacerebbe che fossero amici in un futuro. Del resto Al rimane pur sempre il suo Amore, e quindi…

@Ron1111: Solo una cosa. Grazie e… dov’è il tuo aggiornamento?! :/  

 

 

 

 

Capitolo XXXV 

 

 

 

 

Come glielo dici, ad un uomo così, che adesso sono io che voglio insegnargli una cosa?

 (Oceano Mare, Baricco)

 

 

 

5 Novembre 2022

Tre Manici di Scopa, pomeriggio.

 

Ted fissò con malcelata insistenza l’ingresso dei Tre Manici di Scopa.
Si sentiva… nervoso.

Se era quello il termine esatto per raffigurare emotivamente un sentimento non meglio definito di aspettativa.

Aveva acconsentito all’idea di Neville di fargli conoscere MacMillan per… disperazione, si poteva definire. Sì.

Si passò una mano trai capelli, aprendo la porta di legno pesante del locale.

Avrebbe preso qualcosa da bere, avrebbe parlato e…

Beh, in fondo erano solo due chiacchiere, no?

Sì, sulla tua sessualità. E non ne hai mai fatte. In vita tua.

Ora che ci pensava, le chiacchiere da ‘uomo’ non avevano fatto parte dei momenti simil-paterni che aveva condiviso con Harry. Sua nonna a dieci anni si era presa la briga di spiegargli i fatti della vita, probabilmente come aveva fatto con sua madre. Tutto lì.

Dopo si era chiesto a lungo se il carattere strambo della sua genitrice poteva risalire a quella chiacchierata, per lui assolutamente traumatica.

Non sapeva cosa aspettarsi da Ernie. Non sapeva neanche che faccia avesse, a dirla tutta.

Di sicuro Jamie lo saprebbe… è un giocatore di Quidditch. Ha una specie di enciclopedia sportiva stampata in testa…

Lo riconobbe subito però, non appena entrato; era seduto ad uno dei tavoli più appartati della sala, di questo gliene fu grato, e stava chiacchierando amichevolmente con Hannah.

Teddy gli fece un sorriso timido, quando fu individuato e salutato.

Cosa diavolo ci faccio qui? – Si chiese, mentre lo raggiungeva e gli stringeva la mano.

Sicuramente dimostrava molti anni in meno di Harry, anche se era suo coetaneo. Aveva un viso morbido, piacevole e capelli ricci color sabbia. Era un bell’uomo.

Oggettivamente.

“Ciao Ted.” Disse diretto, con un sorriso che gli ricordò perché trai dettami Tassorosso c’era la schiettezza. “Prego, siediti!”
Obbedì per poi ordinare meccanicamente una pinta di sidro ad Hannah, che gli lanciò uno sguardo affettuoso.

Sperò che non sapesse.

“Nev mi ha parlato parecchio di te.” Esordì l’uomo scrutandolo. “Sei stato il suo pupillo per sette anni. Si è sempre rammaricato che tu non fossi finito a Grifondoro. Ma ehi… So riconoscere un tassorosso quando ne vedo uno. E a te si legge in faccia.”
Ted si sentì immediatamente un po’ meno teso: era chiaro che l’uomo cercasse di metterlo a suo agio. Ed era una di quelle rare persone capace di riuscirci.

“Me l’hanno sempre detto. Il Cappello non è stato granché indeciso…” Celiò. Non poté fare a meno di osservarlo. Si accorse che aveva un fisico piuttosto simile a quello di James. Spalle larghe, alto e dalle mani forti e callose.

Forse è un cacciatore? Mi sembra di ricordare che ciascun ruolo, a Quidditch, preveda una diversa forma fisica…

E aveva un anello al dito.

Anello al dito? Ma è sposato?

Probabilmente Ernie si accorse del suo sgomento e seguì lo sguardo. “Oh…” Si rimirò la mano, ridendo. “Sì, mi sono sposato l’anno scorso. Gran bella cerimonia. Babbana.”

Non è gay allora? Ma quindi…

“Sua moglie è babbana?” Chiese, cercando di nascondere lo sconcerto. Fu sorpreso quando Ernie si mostrò offeso dalla domanda.
“Beh, in realtà pensavo si sapesse. Mi sono sposato con un uomo. Sono gay.” Lo disse con estrema calma, come se fosse abituato a dover spiegare abitualmente i suoi gusti sessuali, e a non provare imbarazzo per questo.

Aspetta…

L’aveva detto come se si aspettasse che lui non fosse a conoscenza della cosa.

Ma Neville che gli ha detto per farlo venire a parlare con me?

La breve pausa in cui Hannah portò le loro ordinazioni servì a Teddy per farlo riflettere.  

“Mi scusi…” Esordì. “E che non ho mai conosciuto due maghi sposati tra di loro…” Spiegò, in questo sincero.

Ernie si rasserenò immediatamente, facendo un mezzo sorriso. “Scusami tu, sono stato un po' brusco, ma spesso le reazioni di chi non sa del mio orientamento sono seccanti.”

Teddy annuì. Quindi Neville non gli aveva detto il motivo per cui aveva bisogno di parlargli.

Che diavolo si è inventato allora?
Fu Ernie a rispondergli, dopo una bevuta consistente di sidro. “Nev mi ha detto che sei il nuovo direttore di Tassorosso. Una bella responsabilità. Ti servono dei consigli su come disciplinare gli studenti mi ha anche detto. Sono il tipo giusto, ho allenato per anni le riserve dei Magpies.” Lo squadrò, con aria critica. “Beh, non sei granché adulto e questo probabilmente è il problema principale.”

Ted fu indeciso se disperarsi o mettersi a ridere: Neville si era inventato una scusa per farli incontrare e per non metterlo in imbarazzo. Paradossalmente però, l’argomento della scusa era drammaticamente vicino al suo bisogno reale.

Cioè a come domare un adolescente con gli ormoni impazziti. Che fa impazzire anche i miei.

“Probabilmente…” Convenne umile, dando un sorso al suo sidro. “Ho ventiquattro anni.”

“Pochi.” Sbuffò l’uomo. “Si vede che sei un ragazzo intelligente, o non saresti diventato professore ordinario alla tua età. Ma non basta l’intelligenza per domare un branco di ormoni impazziti.”
Parole sante…

Ted si limitò ad un sorriso di urbana empatia.

“Vedi, allenando un branco teste calde… e ti sto parlando sia di maschi che di femmine … mi sono reso conto che quello che ci vuole è… Tu diresti.” Batté un leggero pugno sul tavolo. “Disciplina, giusto?”
“Sì?” Si azzardò.
“Anche. Non solo. Ci vuole fermezza.” Fece un mezzo sorriso che fece pensare a Teddy che avesse proprio una bella mimica facciale.

Mimica facciale? Pensi a lui in questi termini solo perché sai che è gay.

Cercò di non arrossire, ma probabilmente Ernie sapeva ben poco dei metamorfomaghi, perché non lanciò che un’occhiata distratta ai suoi capelli. “Fermezza, proprio così.” Ripetè. “Vedi… è quella l’età in cui cominciano a sviluppare il carattere. La fascia d’età, dico. E devono sfidare l’autorità. Vedere quanto e come possono tirare la corda. È un esercizio sano. Se ci sono ragazzini che non lo fanno, che subiscono tutto passivamente, beh… quelli non verranno su bene. Ci puoi giurare.”

“Forse sono solo disciplinati.” Suggerì poco contento, sentendosi far parte della categoria.

“Ah, ma non ti parlo di rispetto, qui… ti parlo di passività. L’atteggiamento da tenere è di fermezza. Non contraddirsi, mai. Perché a quell’età, se trovano una falla, sei finito. Ti metteranno in ridicolo. Forse non apertamente, ma lo fanno tutti.” Soggiunse. “Si tratta in fondo di far capire loro chi comanda. Ci sono parecchi modi. Naturalmente a Quidditch devi urlare. Fa parte dello sport, credo.”
“E come insegnante?”

Come faccio a tenere James a distanza di sicurezza mentre capisco come comportarmi?

Quella chiacchierata si stava dimostrando molto più utile di un confronto sulla sua sessualità.

E sicuramente meno spiacevole…

Ernie si appoggiò alla sedia, scrollando le spalle. “Ti posso parlare dell’atteggiamento in generale… Non bisogna esitare e non bisogna soprattutto contraddirsi. Qualunque decisione si prenda. Altrimenti, beh… ti possono mangiare vivo.”

Ted fece un lungo sospiro. “Sì, ho avuto quest’esperienza…”
Non con i suoi adorabili studenti. Inspiegabilmente non aveva avuto problemi come educatore, quanto come persona. Con una persona.

“Gli adolescenti non sono facili… Mi sembri un ragazzo tranquillo, di sicuro tu non eri di quelli che davano grane ai professori.” Sogghignò Ernie. “Ma scommetto che ci sono un paio di soggetti che adesso ti danno filo da torcere.”
“Uno in particolare, in realtà…”

“Beh, allora devi fargli capire che sei tu quello che tiene il coltello dalla parte del manico.” Lo scrutò. “Neville è sempre stato il tipo di professore che preferisce mantenere un atteggiamento morbido con i suoi alunni. Lo aiuta l’esperienza, e il fatto che è un eroe di guerra. Diciamo che la sua fama gli ha dato un retroterra non indifferente.”  

“Ha carisma…” Ammise Ted con un sospiro. “Forse è quello che a me manca. Questo… ragazzo… non dico mi dia il tormento, ma non mi dà retta. Minimamente.”
Bevve un altro sorso di sidro, ignorando il pizzicore che gli era salito al naso. Non si sarebbe mai abituato a sorseggiare alcolici con nonchalance.

Oltre a questo, sentiva una continua inquietudine scorrergli sottopelle. Era la luna, lo sapeva.

La luna…

“Dà retta a me. Devi definire i ruoli. Fatto questo, ti darà retta. Puoi giurarci.” Gli assicurò, e davvero, Ted avrebbe voluto crederci.

In ogni caso, su una cosa Ernie aveva ragione: doveva definire i ruoli, o James sarebbe finito per franargli addosso emotivamente, di nuovo. Avrebbe finito per fargli una nuova dichiarazione, o tentare qualcosa che…

Inevitabilmente mi porterà a scappare.

“Grazie Ernie. È stato molto… istruttivo.” Gli sorrise, sinceramente grato. 

Ernie scrollò le spalle. “Figurati. Per così poco… E poi tra tassorosso ci si aiuta. È uno dei dettami della nostra Casa, essere leali l’un l’altro.” Finì la sua pinta di sidro. “Nev è un brav’uomo, ma c’è da dire che i ragazzi sono sempre stati rispettosi con lui. Come hai detto tu, è una questione sia di carisma che di storia.” Rise. “Non può capire…”
“Già…”
Veramente è un’altra cosa che non può capire.

“… Spero che tu non la prenda a male se ti dico una cosa.” Continuò Ernie, riportandolo al discorso. “Sai, sono un tipo fin troppo franco, mi dicono. Ma io dico, ehy, l’onesta paga sempre.” Sorrise Ernie e dal tono allegro che gli uscì, addizionato al fatto che la pinta davanti a sé non sembrava fosse la prima, Ted capì che probabilmente stava per dirgli qualcosa che l’avrebbe imbarazzato a morte.

Sorrise comunque, cortesemente. “Dimmi pure.”
“Justin… Finch-Fletchley, conosci?”
“Certo, è il professore di Aritmazia. Di vista.” Sapeva che amava il Quidditch e leggeva quegli orribili romanzi allegati con Strega Oggi. Era un uomo gentile, però.

“Beh…” La sfumatura del suo sorriso si fece sorniona, inquietandolo. “Mi aveva detto che eri davvero un bel ragazzo. Sinceramente, ricordandomi tuo padre, pensavo che avesse un po’ esagerato, ma… ho dovuto ricredermi oggi, Morgana mi sia testimone.”
Teddy sentì un brivido di puro panico strisciargli lungo la nuca. Era un avance quella?
Ernie, dimostrando una prontezza di spirito piuttosto notevole, scoppiò a ridere. “Merlino, ragazzino! Non ci sto provando con te, non fare quella faccia!”
“No, io…”
Sapeva che sarebbe arrivato un momento di orribile imbarazzo. Lo sapeva.

“Tranquillo, Ted. Sono sposato ed amo il mio compagno.” Lo rassicurò, con un sorriso divertito. “Ciò non toglie, sempre se mi permetti di essere un po’ impiccione, che Justin ti abbia trovato decisamente carino. Sai, è un mio vecchio amico e noi tassorosso tendiamo ad impicciarci delle faccende di cuore dei cari amici.”
“Io… non sono gay.” Pigolò, più per autentico orrore che altro. Quell’uomo poteva essere suo padre!

Patrigno. Ha l’età di Harry, per l’amor di Nimue!

Ernie fece una faccia stupita, che rese ancora più traumatica la frase che ne seguì. “Sul serio? Merlino, che figuraccia. Pensavo proprio che tu lo fossi.”
“E lo pensa anche il professor Finch-Fletchley?” Mormorò sfiancato.

“Beh. Sì.” Fece una smorfia spiaciuta. “Ted, sono mortificato. A volte mi capita di saltare troppo in fretta a delle conclusioni.”
Ted strinse tra le dita il bicchiere, stringendo le labbra. “In realtà… Diciamo… che sono confuso.” Ammise. Ammetterlo di fronte ad un’altra persona per la seconda volta fu meno atroce e più liberatorio della prima. “Al momento.” Concluse.

Ernie annuì, con un sorriso che divenne immediatamente comprensivo. “Capisco.”
“So che è un po’ tardi…”
“Non c’è certo un periodo fisso. Io l’ho scoperto a diciotto anni, prima ho sempre frequentato ragazze. Anche se certo… mancava quel… qualcosa.” Scrollò le spalle, con una serenità che Ted gli invidiò ferocemente. “Intendo dire, ho voluto bene alle mie ragazze. Ma poi ho capito che il mio non essere coinvolto… non derivava dal fatto che fossi distaccato. Non è stato facile.”

“Ma poi l’hai capito.”
“Beh, fare chiarezza dentro di sé significa anche crescere.”
Rimasero in silenzio per un lungo, spiacevole momento. Teddy si sentiva sulle spine, ed avrebbe voluto chiedergli molte cose.

Non riusciva a formulare neppure una domanda però.

“C’è un modo per capirlo?” Chiese infine.
A parte frasi retoriche?

Ernie ci rifletté brevemente. “Io ho baciato il mio migliore amico.”

Ted finse un sorriso di circostanza mentre sentì che decisamente, da lassù, qualcuno ce l’aveva con lui.

 

****

 

 

“Perché sei così nervosa? Non è come se lo presentassi a zio Ron…”

Rose si lisciò l’orlo del cappotto blumarine, nervosamente, guardando l’ingresso del Castello, aspettando che il suo ragazzo e suo cugino spuntassero, per raggiungere il punto di ritrovo in cui Neville li avrebbe prelevati per portarti ad Hogsmeade.

Lanciò un’occhiata a Lily, fasciata in un cappotto verde assolutamente perfetto. Il suo era un po’ liso sui polsini – era il suo preferito – e era quasi certa di stare perdendo un bottone.

“Lo so.” Ribatté secca, mordicchiandosi l’angolo delle labbra. “Ciò non toglie che…”
“Tu stia platealmente esagerando?” Le suggerì. “Malfoy ha ricevuto un’educazione da piccolo Lord. Sarà perfetto e tutti ci innamoreremo perdutamente di lui. Jamie già lo è.” Commentò con  un sorrisetto ascrivibile a quello di un gatto magico di una favola babbana.

Stregatto? Ero quasi certa si chiamasse così…

“Dì la verità. Stai godendo delle mie nevrosi?” Borbottò cupa, squadrandola.
Lily stiracchiò un sorriso, soffiandosi sulle mani per scaldarle dalla tramontava invernale che batteva il cortile. “Certo!”
“Flagello della mia esistenza.”
“Grazie.”

Sentirono dei passi concitati e poi un inciampare soffocato. Si voltarono entrambe con un sorriso di puro e incontrastato affetto. Era arrivato Albus.

Lily inarcò le sopracciglia. “Fratellino. Intravedo qualcosa di … rosa sotto il tuo mantello?”
Al sorrise impacciato, stringendosi le braccia attorno al petto. “È la camicia.”

“Hai una camicia rosa?” Chiese Rose perplessa, mentre Lily reprimeva una risatina.

Al arrossì. “Veramente è glicine. Comunque è una storia lunga. C’entra la nonna.”

“Se hai addosso qualcosa di imbarazzante c’entra sempre la nonna.” Commentò Lily beccandosi un’occhiataccia dal fratello.

“Che c’è? Ha davvero un gusto terribile in fatto di vestiti! Anche mamma non scherza… è un miracolo che io abbia un minimo senso del gusto.” Replicò la ragazzina con sussiego.

“È una bella camicia. Perlomeno, a me piace.” Ribattè Al con tono definitivo.  
Rose gli lanciò un’occhiata. Niente Tom. Né in vista né in arrivo probabilmente.

E dobbiamo tutti far finta di non notarne l’assenza…

Lily parve pensarla allo stesso modo, perché non lamentò la sua assenza a gran voce, come avrebbe fatto fino a qualche mese prima, ma si limitò a controllare il colore della sua cravatta e a lodarlo per essere riuscito a coordinare due capi in una volta sola.

C’era qualcosa di strano e conclamato nell’aria. Come un’atmosfera d’attesa.

Sua madre, quando era piccola, le  aveva raccontato di come Hogwarts a volte riuscisse a sublimare lo stato d’animo dei maghi al suo interno.

C’era quella sensazione nell’aria, ed era certa di non essere l’unica a percepirla.

Ne aveva parlato con Scorpius e anche lui le aveva confermato di provare la stessa sensazione.

Qualcosa di strano sta accadendo… Non è forse il motto della nostra scuola?

Guardando Al che sopportava i vani tentavi della sorella di rendergli i capelli un po’ meno ‘scialbi’ sperò che davvero non c’entrasse Thomas in quella storia.

Fu poi distratta dall’arrivo di Scorpius e James, accoppiati come al solito, impegnati in una discussione che culminò in uno sghignazzo finale.

James squadrò il fratello. “Che ti sei messo addosso? Hai una camicia rosa?”
“È glicine.” Ripetè pazientemente. “È di classe. Perché ce l’avete tutti con la mia camicia?”
“Perché è rosa.” Ripeté James irriverente. Si guardò attorno. “Ehi, non c’è T-…”
Rose lanciò uno sguardo di avvertimento al cugino, che lo ignorò. Per fortuna fu Scorpius ad intercettarlo, e si premurò di interrompere con disinvoltura. “Ted? Il professor Lupin? Secondo me ha un problema cronico nell’essere in orario. Qui come a lezione.”

“Non fa così ritardo!”
“Solo perché tu probabilmente sei mediamente più in ritardo di lui, Poo.”
“T’ho detto di non chiamarmi in quel modo!”
Rose lanciò un’occhiata ad Al, che si era ovviamente rabbuiato.

Ovvio. Basta l’iniziale, specie se il nome è breve come Tom.

“Non gliel’ho neanche ricordato, e lui non me l’ha chiesto.” Disse semplicemente, ricambiando con un sorriso il suo sguardo preoccupato. “Gli sono passato davanti in Sala Comune e stava leggendo. O fingendo, non so.”

“Al…”

“Sto bene.” La prese a braccetto. “Pensi davvero che la mia camicia sia rosa?”

Rose serrò la presa attorno al suo braccio. “No, Al. A me sembra proprio glicine.”

 

****

 

 

Se ne stavano andando. Probabilmente alla cena di compleanno del piccolo Cedric di cui Al gli aveva accennato qualche settimana prima.

Tom li guardò dalle merlature della allontanarsi verso Hogsmeade, capeggiata da Neville.

Era quasi certo che Al si fosse messo quella terribile camicia lillà, dono di Molly.

“Mani appoggiate casualmente sul parapetto, vento che ti soffia trai capelli e cappotto scuro. Dursley, sul serio. Ti metti in posa per fare il bello e dannato?”
Tom serrò appena le labbra.

“Potrei pensare che mi stai pedinando, Nott.”
“Devo deluderti allora.” Il ragazzo, quando si fu voltato, gli mostrò un gufo appollaiato saldamente al suo braccio. “Devo recapitare un pacco ad un cliente. Sai, incidentalmente hai deciso di struggerti in un luogo piuttosto frequentato.”

“Non mi sto struggendo.” Sibilò, irritato. “Stavo solo prendendo una boccata d’aria.”

“Come non darti torto. A volte i sotterranei sanno essere opprimenti.” Sogghignò, assicurando un pacchetto alla zampa destra del volatile.

“Nott, perché i tuoi gufi hanno sempre un’aria atterrita?” Interloquì distratto, guardando la piccola fila compatta scomparire oltre il crinale che costeggiava il campo da Quidditch.

Sapeva di dover essere con loro. Annoiato, sicuramente. Scocciato, perché no?

Ma dovrei essere lì. Non qui.  

La realtà era che, per quanto si sforzasse di dimostrare il contrario, quella era la sua famiglia. E gli mancava, anche solo essere infastidito dalla metà di loro.

“I miei gufi dici? Sarà per la natura volatile delle sostanze che consegno. Vai, bello…” Stese il braccio e il gufo spiccò il volo.  

Tom si voltò di nuovo verso il parapetto. “Riguardo alla nostra chiacchierata di ieri…”
“Hai preso una decisione?”
“… voglio essere sicuro che nessuno ne venga a conoscenza.” Terminò, ignorandolo.
Loki sorrise divertito. “Pensi che sprecherei una confessione simile, il primo momento di debolezza di Thomas Dursley, con il primo venuto? No, la riserverò per occasioni più propizie.”

Tom distese un mezzo sorriso. “Ti ho sempre sottovalutato, Nott.”
“Capita spesso. Di solito, è meglio essere nelle mie grazie quando ciò accade.” Chiosò il ragazzo, accendendosi la pipa, che continuava ad usare da Halloween. Ne tirò un paio di boccate. “Ma tu lo sei, mio buon Dursley. Penso che un giorno troverai il modo per ripagarmi del mio silenzio.”

Tom si staccò dal muro, spolverandosi le maniche del cappotto. “Hai uno strano modo di apprezzare le persone, Nott.”

Loki sorrise. “Anche tu. Allora? Hai preso una decisione?”
Tom guardò in direzione di Hogsmeade. Oltre la foresta, oltre Hogwarts e i suoi problemi.

“Sì.”

 

****

 

Hogsmeade, Tre Manici di Scopa.

Sala privata. Ora di cena.

 

Rose era sinceramente fiera del suo ragazzo. E sinceramente infuriata con lui, di pari misura.

Le contraddizioni dell’adolescenza, avrebbe detto qualcuno.

Fino a qualche ora prima avrebbe giurato che la presenza di Scorpius alla tavola dei Paciock sarebbe stato un fiasco totale. Zio Neville non era tipo da portare rancore trans-generazionale come suo padre, ma comunque un Malfoy restava un Malfoy.

Aveva sinceramente temuto quando Hannah li aveva accolti con un’espressione esterrefatta, facendo scendere un momento di gelo a dir poco imbarazzante.

Poi Scorpius aveva sfoderato uno dei suoi meravigliosi sorrisi da paginone centrale di StregaOggi e aveva porto il regalo al piccolo Cedric, augurandogli buon compleanno.
Il risultato era stato che Cedric l’aveva adorato all’istante e Hannah al momento rideva di una sua battuta. Persino Neville sembrava gradirlo.

Tutti erano innamorati di Scorpius in quella sala. E lei si sentiva decisamente gelosa.

Al le toccò il braccio, con la scusa di passarle la salsa per l’arrosto che galleggiava placido nel suo piatto. “Tutto bene?” Le chiese.

Rose fece una lieve smorfia.

Sì, tutto meravigliosamente se non fosse che sono in preda ad un’acuta quanto ridicola crisi di gelosia perché Scorpius non mi considera da almeno due ore.

“Certo, se non fosse che temo non riuscirò ad uscire da questo vestito, dopo il dolce.”
Al ridacchiò. “Sono felice di essere un ragazzo.”
“Ti odio. Sappilo.”

Al le rispose con una di quelle sue adorabili espressioni di sorpresa. Era certa che sapesse sbattere le ciglia intenzionalmente. “Cosa c’è che non va? Sembri infastidita.”
Rose esitò. Si guardò attorno: si sentiva piuttosto stupida e voleva evitare con tutte le forze di farsi ascoltare dalla Malvagia Lily o da quello stronzetto pettegolo di Jam.

Beh.

A dirla tutta, entrambi erano presi da altro. James parlava allegramente con Teddy, che aveva stranamente i capelli castani – ed era sicura che li tenesse tali volontariamente, dall’espressione concentrata che aveva – e Lily…

… stava parlando fitto fitto con il suo ragazzo.

“Sappi che ucciderò Lily a fine serata.” Sussurrò dando una forchettate feroce all’arrosto.

Al lanciò un’occhiata alla sorella. “Lo sai com’è fatta. Sta giocando.”
“Da chi avrà preso in famiglia…”
“Temo da zio George. O forse da mio nonno. Dicevano che fosse incredibilmente… giocoso.” Assottigliò gli occhi, pesando l’affermazione. “O tendenzialmente un bullo egocentrico.”
“Mai nome fu più azzeccato di James Sirius Potter, allora.” Stimò, facendoli ridacchiare. Esitò, poi dovette dirlo. La sua mancanza si sentiva acutamente, specie perché si rifletteva negli occhi di Al. “Tu e Tom avete litigato?”

Ancora? Tanto per cambiare?

Merlino, quanto vorrei piantargli un paletto di frassino nel cuore.  

Al fece una lieve smorfia. “Non proprio. Ho cercato di tirargli fuori la verità… su cosa abbia, sai. Il risultato è stato che ho capito che non me la dirà mai.”

Rose si mordicchiò l’interno della guancia: era terribile vedere il suo migliore amico, suo cugino, stare male per un idiota che probabilmente era in preda solo della sua personalissima tempesta ormonale.

Forse… è questo il problema. Forse.

“È … frustrante.” Stimò lentamente Al, giocherellando distratto con la forchetta. Teneva bassa la voce, ma a giudicare da come tutti stessero lodando il piccolo Cedric in sella alla sua scopa-giocattolo, nessuno li avrebbe ascoltati. “È frustrante voler bene ad una persona, vederlo stare male e non poter far niente per lui. Perché lui non vuole che tu entri nel problema.”
“Tom è fatto così…”
“Già, ed è fatto da schifo.” Serrò le labbra. “Ho paura per lui, Rosie. Sinceramente, ho paura che si sia cacciato in qualche guaio.”
“Ma non c’è niente che… voglio dire. Adesso è tutto a posto. Non ci sono strani misteri o strane creature in giro per la scuola.”
“Non è quel che c’è, è quello che sta succedendo a Tom. E sinceramente sono stanco di abbracciarlo e dirgli che va tutto bene. Perché non va tutto bene.” Gettò la forchetta al lato del piatto, con un lieve tintinnare.

“Potresti parlarne con zio Harry…” Suggerì.

“Ha litigato anche con lui, da quanto ho capito.”
“Fantastico…” Commentò, con una smorfia. Avrebbe voluto aggiungere altro, cancellare quell’espressione amara dal viso di Al. Ma c’era solo una cosa che poteva dire. “Perché non… prendi le distanze da lui?”
Perché non lo lasci non funzionerebbe altrettanto bene, credo… con il tipo di rapporto che hanno.

Al le lanciò un’occhiata. “Prendere le distanze? Non sei la prima che me lo dice…” Osservò apparentemente distratto.

“Beh, forse perché è quello che dovresti fare.”
“Rosie, mi conosci. Pensi che davvero potrei farlo?” Fece un mezzo sorriso, riuscendo a sembrare divertito. “Io ho deciso di andare a Serpeverde anche per lui. Lo sai.”
“Non dire cavolate. Pensi che una scelta così importante sia stata dettata unicamente da questo?”
Al ci rifletté, lanciando uno sguardo assorto a Cedric che sfrecciava tra i mobili del salotto di casa Paciock con la nuova scopa giocattolo. “No. Non ho detto questo… ma penso che in ogni mia scelta, Tom avrà sempre un posto primario tra gli elementi che me l’hanno fatta prendere. E so che per lui è lo stesso.”

“Al…” Prese coraggio. “Io non penso che sia così.”
“Forse. Ma voglio dargli ancora il beneficio del dubbio.” Sussurrò. “Tu con Scorpius non lo faresti?”
Rose dopo avergli lanciato un’occhiata, capitolò. Rispose con un sospiro. “Probabile. È un po’ il motivo per cui non l’ho ancora ucciso per aver sorriso troppo a Lily.”

Risero entrambi, prima che Scorpius scivolasse tra di loro, toccando la spalla di Rose. “Posso rubartela un minuto, mini - Potter?”
“Prego. Stavamo giusto parlando di quanto vorrebbe strangolarti.” Sorrise soffice, facendo avvampare Rose, e inarcare un biondo sopracciglio.

“Al, sei morto.”
“Oh, il dolce.” Stornò amabilmente, alzandosi per aiutare Hannah a servire le porzioni.

Scorpius si accomodò al suo posto. “Come mai vuoi strangolarmi, zuccherino?” Chiese urbanamente.

“Nessun motivo particolare, in realtà. È un impulso che mi viene ogni tanto…” Borbottò, cercando di sembrare disinvolta. Perché non riusciva a sbattere le ciglia come Lily?

“Ne sono deliziato. Sai che sto facendo tutto questo per te, vero?” Soggiunse, pizzicandole il dorso della mano, con leggerezza dispettosa. “Lo sai, spero.”
“Per me?”
Scorpius la guardò come se fosse scema. Gli riusciva dannatamente bene, visto la fossetta snob che aveva sul mento. “Perché, pensi che mi piaccia inserirmi a caso in feste di decenni, comprar loro un regalo e fingere che ami sostenere una conversazione con i loro genitori?”

Rose dovette ammettere che era piuttosto improbabile.

“Sono così amabile con i Paciock perché spero che parlino bene di me ai tuoi genitori quando arriverà il giorno in cui tutti gli altarini verranno scoperti. Strategia elementare, zuccottino.” Le tirò un secondo pizzicotto alla mano, obbligandola a stringere la sua per farlo smettere. “Dividi et impera¹.”
“Cos’è, il motto araldico della tua famiglia?” Sbuffò per non fargli vedere che si era commossa.
“Uhm, no. Il mio è qualcosa sul raggirare e tradire…” Sogghignò. “Però ora usciamo, perché voglio fare l’adolescente che si imbosca scandalosamente.”
Rose trattenne una risata, lanciando un’occhiata a Lily che le servì un sogghigno. Alzando i pollici in segno di vittoria.

“Hai parlato tutta la sera con Lily…”
“Sì, ed è una ragazzina molto perversa. Mi piace, ma manca della tua goffa e adorabile innocenza, biscottina.”

“Alzati e andiamo, buffone.” Non poté fare a meno di ridere e lasciarsi trascinare via di fronte all’occhiata un po’ scandalizzata dei coniugi Paciock.

 

Al represse una risata quando vide la cugina sparire con Scorpius, presi da un’urgenza alquanto divertente. Rose aveva le guance rosse, ma sembrava felice.

No, era felice. Ne era certo.

Malfoy è il ragazzo giusto per lei.

Al di là delle considerazioni altruistiche, si sentiva depresso. La sensazione che gli aveva lasciato l’incontro con la fenice del giorno prima era ormai svanita da un pezzo.

E l’incontro con Tom, quando stava uscendo per raggiungere cugini e fratelli, era stato il colpo finale.
Tom non l’aveva neanche guardato. E lo sapeva che l’aveva fatto volutamente.

Si sentiva intrappolato in una situazione in cui, come aveva detto a Rose, non poteva fare niente se non aspettare una mossa dall’altro.

Era come una partita a scacchi. Senza la mossa dell’avversario, poteva solo aspettare.

E non c’è una volta in cui ho vinto, con Tom.

Beh, tranne quando…  

Sentì una sedia spostarsi violentemente. Quella di fronte a sé, dove c’era Lily, registrò distratto, guardando il proprio piatto, con la porzione di pasticcio fumante.

“Tom!” La sentì esclamare.

Si impedì sul serio di saltare in piedi, limitandosi ad alzare lo sguardo, di scatto.

Tom era lì, in effetti. In giacca e cravatta monocolore, e pettinato. E aveva persino un pacco.

“Scusate il ritardo… Ho avuto dei problemi a reperire il regalo.” Disse, dopo il breve silenzio che scaturì dalla sua entrata. “Buon compleanno, Cedric.” Aggiunse con un mezzo sorriso, mentre il bambino spiava curioso da dietro il divano.

“È un regalo per me?” Chiese, rompendo il silenzio. “Grazie!”
Questo bastò a tutti per riscuotersi. Hannah gli prese il cappotto e Neville gli strinse la mano, accogliendolo con pacato calore, subito seguito da Teddy. Lily gli si aggrappò ad un braccio, intimandogli di sedersi accanto a lei.
James sbuffò. “Sei parecchio in ritardo. Qua stiamo già tutti mangiando.”
“Lo so.” Replicò per tutta risposta. “Mi dispiace.”
James non replicò. Sembrò troppo sorpreso dalla mancanza di ironia mordace nella risposta dell’altro.

Al rimase in silenzio tombale fino a che Tom non gli si sedette con naturalezza accanto, dopo aver ringraziato Hannah per avergli riempito il piatto.

“Sei venuto…” Riuscì solo a mormorare, indeciso se prenderlo a calci o baciarlo in pubblica piazza.

“Già.” Commentò, e il tono perse la sua fissità per un istante, facendo sembrare Tom eccezionalmente intimidito. “Mi dispiace per tutto questo. E… hai vinto tu.” Disse semplicemente, dopo una lieve esitazione.

“… In che senso?”
“Ti racconterò tutto.” Fissò il piatto di fronte a sé. Aveva un’espressione certa. Determinata. Come quelle di un tempo. Fu bello ritrovargliela addosso. “Niente più segreti.”
Al sentì che probabilmente avrebbe finito davvero per baciarlo: in fondo avevano sedici anni, e non se la sentiva di mostrarsi composto e risentito come avrebbe dovuto.

Era lì.

Non ho mai vinto con Tom. Non nel modo canonico.

Ma ho sempre fatto in modo da farmi regalare uno scacco matto.

 

****

 

Cancelli di Hogwarts.

Ora di cena.

 

“Non avevo mai visto i cancelli di Hogwarts. Devo ammetterlo, hanno difese magiche notevoli. Sono percepibili anche da questa distanza.”
Ainsel fece un mezzo sorriso. “Così è la prima volta che calca il suolo di Hogwarts, Signor Doe?” 
L’uomo fece un mezzo sorriso. “Sì. Si può dire così.”
Ainsel levò la bacchetta e picchiò due volte sul metallo rugginoso del cancello. Quello si aprì con un lieve cigolio, ogni difesa abbassata.

“Come docente, ho libertà di muovermi entro e dentro i confini della scuola.” Spiegò.

“Naturale.” L’uomo fece per entrare, ma Ainsel lo fermò.

“Lasci che le ricordi il nostro accordo ancora una volta. Avrete il ragazzo. Ma io avrò ciò che ho chiesto. Due milioni di taler², convertibili in valuta babbana. Dollari, possibilmente. E per quanto riguarda quel posto nell’ufficio del procuratore…”
“Naturalmente, mia bella Ainsel. Avrà tutto ciò che chiede. Come le ho già detto, i miei capi sanno essere riconoscenti con chi dà loro diciamo… una mano.”

Ainsel non rispose, se non per un breve lampo cupido negli occhi. “Ho una domanda.”
“Se posso risponderle, sarò lieto di farlo.”
“Perché volete rapire il ragazzo? Perchè adesso? Gli auror non hanno ancora mollato la presa, questo lo sapete anche voi, immagino.”
“Certo. Ma abbiamo la certezza che la sua volontà stia… vacillando… dal lato sbagliato.”

“Non capisco.”
Doe sorrise. “Ainsel, Ainsel… lei mi capisce eccome. Ogni mago sa che la forza magica va’ di pari passo con la sua essenza vitale stessa. Quando si è malati, forse i nostri poteri non si affievoliscono? Quando si impazzisce, non vanno forse fuori controllo?”

“Se pensate di tirarlo dalla vostra parte convincendolo o minacciandolo, posso assicurarvi che non servirà. Thomas Dursley ha una volontà d’acciaio. Piegata dai vostri giochi, lo ammetto. Ma quel ragazzo non passerà al lato oscuro, se mi passa la parola, così facilmente.”
Doe inarcò le sopracciglia. “Mi permetta di correggerle un verbo. Non passerà. Ma sarà fatto passare.”

 

****

 

Note:

1 – Dividi et impera: locuzione latina che significa letteralmente “dividi e domina”.

2 – Taler : moneta magica americana secondo la mia immaginazione. Dollaro deriva da Taler, tallero. ;)  



  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Dira_