Sono
tornata!
Non sapete la gioia di poter finalmente rimettere le zampe sul mio pc,
che non
sia per scrivere qualche riga della Schifosissima Tesi (sì,
amo scrivere solo
per diletto ahimè).
La
buona
notizia è che adesso sono libera come l’aria ed ho
preparato questo capitolo in
tre-quattro giorni.
Ora
dovrei
essere in grado di rientrare in carreggiata. Yay!
Perdonate
i
refusi, ed ecco la risposta alle recensioni, dei prodi che hanno
continuato a
seguirmi. Ah, e grazie per aver apprezzato il Loki-Tommy
moment XD Speravo davvero che piacesse. Ho in serbo
grandi cose per questi due! *_*
@Altovoltaggio:
Ciao! Spero che tu sia ancora su questi canali. Comunque prometto per
Rosie e
Sy un approfondimento maggiore. Prossimamente. Giuro! :D
@LyhyEllesmere:
Ciao! Mi fa piacere che Jamie sia dolce, nonostante il suo terribile
muro di
autostima! XD Grazie mille!
@Trixina: Sì,
dopotutto a me Ginny piace. Certo, il problema maggiore è
che Mamma Row l’ha un
bel po’ Sueizzata, rendendola odiosa ai molti! XD A me piace
l’idea che sia una
donna pratica, intelligente e coi piedi per terra. Come siamo poi noi
donne! :P
Solo perché questa è una storia basilarmente
slash, non signfiica che le donne
debbano essere messe da parte! Anzi! XD
@Ombra: Ciao!
Ebbene sì, Jamie sta un bel po’ crescendo, e spero
che il lupacchiotto lo
ripaghi! ^^ Loki e Tom… mi piacerebbe che fossero amici in
un futuro. Del resto
Al rimane pur sempre il suo Amore, e quindi…
@Ron1111: Solo
una cosa. Grazie e… dov’è il tuo
aggiornamento?! :/
Capitolo XXXV
Come glielo dici, ad un uomo
così, che adesso sono io
che voglio insegnargli una cosa?
(Oceano Mare, Baricco)
5 Novembre 2022
Tre Manici di Scopa, pomeriggio.
Ted
fissò con
malcelata insistenza l’ingresso dei Tre Manici di Scopa.
Si sentiva… nervoso.
Se
era quello
il termine esatto per raffigurare emotivamente un sentimento non meglio
definito di aspettativa.
Aveva
acconsentito all’idea di Neville di fargli conoscere
MacMillan per…
disperazione, si poteva definire. Sì.
Si
passò una
mano trai capelli, aprendo la porta di legno pesante del locale.
Avrebbe
preso
qualcosa da bere, avrebbe parlato e…
Beh,
in fondo
erano solo due chiacchiere, no?
Sì, sulla tua
sessualità. E non ne hai mai fatte. In
vita tua.
Ora
che ci
pensava, le chiacchiere da ‘uomo’ non avevano fatto
parte dei momenti
simil-paterni che aveva condiviso con Harry. Sua nonna a dieci anni si
era
presa la briga di spiegargli i fatti della vita, probabilmente come
aveva fatto
con sua madre. Tutto lì.
Dopo
si era
chiesto a lungo se il carattere strambo della sua genitrice poteva
risalire a
quella chiacchierata, per lui assolutamente traumatica.
Non
sapeva
cosa aspettarsi da Ernie. Non sapeva neanche che faccia avesse, a dirla
tutta.
Di sicuro Jamie lo
saprebbe… è un giocatore di Quidditch.
Ha una specie di enciclopedia sportiva stampata in testa…
Lo
riconobbe
subito però, non appena entrato; era seduto ad uno dei
tavoli più appartati
della sala, di questo gliene fu grato, e stava chiacchierando
amichevolmente
con Hannah.
Teddy
gli
fece un sorriso timido, quando fu individuato e salutato.
Cosa diavolo ci faccio qui? – Si chiese, mentre lo
raggiungeva e gli stringeva la
mano.
Sicuramente
dimostrava molti anni in meno di Harry, anche se era suo coetaneo.
Aveva un
viso morbido, piacevole e capelli ricci color sabbia. Era un
bell’uomo.
Oggettivamente.
“Ciao
Ted.”
Disse diretto, con un sorriso che gli ricordò
perché trai dettami Tassorosso
c’era la schiettezza. “Prego, siediti!”
Obbedì per poi ordinare meccanicamente una pinta di sidro ad
Hannah, che gli
lanciò uno sguardo affettuoso.
Sperò
che non sapesse.
“Nev
mi ha
parlato parecchio di te.” Esordì l’uomo
scrutandolo. “Sei stato il suo pupillo
per sette anni. Si è sempre rammaricato che tu non fossi
finito a Grifondoro. Ma
ehi… So riconoscere un tassorosso quando ne vedo uno. E a te
si legge in
faccia.”
Ted si sentì immediatamente un po’ meno teso: era
chiaro che l’uomo cercasse di
metterlo a suo agio. Ed era una di quelle rare persone capace di
riuscirci.
“Me
l’hanno
sempre detto. Il Cappello non è stato granché
indeciso…” Celiò. Non poté
fare a
meno di osservarlo. Si accorse che aveva un fisico piuttosto simile a
quello di
James. Spalle larghe, alto e dalle mani forti e callose.
Forse è un cacciatore? Mi
sembra di ricordare che
ciascun ruolo, a Quidditch, preveda una diversa forma
fisica…
E
aveva un
anello al dito.
Anello al dito? Ma è
sposato?
Probabilmente
Ernie si accorse del suo sgomento e seguì lo sguardo.
“Oh…” Si rimirò la mano,
ridendo. “Sì, mi sono sposato l’anno
scorso. Gran bella cerimonia. Babbana.”
Non è gay allora? Ma
quindi…
“Sua
moglie è
babbana?” Chiese, cercando di nascondere lo sconcerto. Fu
sorpreso quando Ernie
si mostrò offeso dalla domanda.
“Beh, in realtà pensavo si sapesse. Mi sono
sposato con un uomo. Sono gay.” Lo
disse con estrema calma, come se fosse abituato a dover spiegare
abitualmente i
suoi gusti sessuali, e a non provare imbarazzo per questo.
Aspetta…
L’aveva
detto
come se si aspettasse che lui non fosse a conoscenza della cosa.
Ma Neville che gli ha detto per
farlo venire a parlare
con me?
La
breve
pausa in cui Hannah portò le loro ordinazioni
servì a Teddy per farlo
riflettere.
“Mi
scusi…”
Esordì. “E che non ho mai conosciuto due maghi sposati tra di loro…”
Spiegò, in questo sincero.
Ernie
si
rasserenò immediatamente, facendo un mezzo sorriso.
“Scusami tu, sono stato un po' brusco, ma spesso le reazioni di chi non sa del mio
orientamento
sono seccanti.”
Teddy
annuì.
Quindi Neville non gli aveva detto il motivo per cui aveva bisogno di
parlargli.
Che diavolo si è
inventato allora?
Fu
Ernie a rispondergli, dopo una
bevuta consistente di sidro. “Nev mi ha detto che sei il
nuovo direttore di
Tassorosso. Una bella responsabilità. Ti servono dei
consigli su come
disciplinare gli studenti mi ha anche detto. Sono il tipo giusto,
ho
allenato per anni le riserve dei Magpies.” Lo
squadrò, con aria critica. “Beh,
non sei granché adulto e questo probabilmente è
il problema principale.”
Ted
fu
indeciso se disperarsi o mettersi a ridere: Neville si era inventato
una scusa
per farli incontrare e per non metterlo in imbarazzo. Paradossalmente
però,
l’argomento della scusa era drammaticamente vicino al suo
bisogno reale.
Cioè a come domare un
adolescente con gli ormoni
impazziti. Che fa impazzire anche i miei.
“Probabilmente…”
Convenne umile, dando un sorso al suo sidro. “Ho ventiquattro
anni.”
“Pochi.”
Sbuffò l’uomo. “Si vede che sei un
ragazzo intelligente, o non saresti
diventato professore ordinario alla tua età. Ma non basta
l’intelligenza per
domare un branco di ormoni impazziti.”
Parole sante…
Ted
si limitò
ad un sorriso di urbana empatia.
“Vedi,
allenando un branco teste calde… e ti sto parlando sia di
maschi che di femmine
… mi sono reso conto che quello che ci vuole
è… Tu diresti.” Batté un
leggero
pugno sul tavolo. “Disciplina, giusto?”
“Sì?” Si azzardò.
“Anche. Non solo. Ci vuole fermezza.”
Fece un mezzo sorriso che fece pensare a Teddy che avesse proprio una
bella
mimica facciale.
Mimica facciale? Pensi a lui in
questi termini solo
perché sai che è gay.
Cercò
di non
arrossire, ma probabilmente Ernie sapeva ben poco dei metamorfomaghi,
perché
non lanciò che un’occhiata distratta ai suoi
capelli. “Fermezza, proprio così.”
Ripetè. “Vedi… è quella
l’età in cui cominciano a sviluppare il carattere.
La
fascia d’età, dico. E devono sfidare
l’autorità. Vedere quanto
e come possono
tirare la corda. È un esercizio sano. Se ci sono ragazzini
che non lo fanno,
che subiscono tutto passivamente, beh… quelli non verranno
su bene. Ci puoi
giurare.”
“Forse
sono
solo disciplinati.” Suggerì poco contento,
sentendosi far parte della
categoria.
“Ah,
ma non
ti parlo di rispetto, qui… ti parlo di passività.
L’atteggiamento da tenere è
di fermezza. Non contraddirsi, mai. Perché a
quell’età, se trovano una falla,
sei finito. Ti metteranno in ridicolo. Forse non apertamente, ma lo
fanno
tutti.” Soggiunse. “Si tratta in fondo di far
capire loro chi comanda. Ci sono
parecchi modi. Naturalmente a Quidditch devi urlare. Fa parte dello
sport,
credo.”
“E come insegnante?”
Come faccio a tenere James a
distanza di sicurezza
mentre capisco come comportarmi?
Quella
chiacchierata si stava dimostrando molto più utile di un
confronto sulla sua
sessualità.
E sicuramente meno
spiacevole…
Ernie
si
appoggiò alla sedia, scrollando le spalle. “Ti
posso parlare dell’atteggiamento
in generale… Non bisogna esitare e non bisogna soprattutto
contraddirsi.
Qualunque decisione si prenda. Altrimenti, beh… ti possono
mangiare vivo.”
Ted
fece un
lungo sospiro. “Sì, ho avuto
quest’esperienza…”
Non con i suoi adorabili studenti. Inspiegabilmente non aveva avuto
problemi
come educatore, quanto come persona. Con una
persona.
“Gli
adolescenti non sono facili… Mi sembri un ragazzo
tranquillo, di sicuro tu non
eri di quelli che davano grane ai professori.”
Sogghignò Ernie. “Ma scommetto
che ci sono un paio di soggetti che adesso ti danno filo da
torcere.”
“Uno in particolare, in
realtà…”
“Beh,
allora
devi fargli capire che sei tu quello che tiene il coltello dalla parte
del
manico.” Lo scrutò. “Neville
è sempre stato il tipo di professore che
preferisce mantenere un atteggiamento morbido con i suoi alunni. Lo
aiuta
l’esperienza, e il fatto che è un eroe di guerra.
Diciamo che la sua fama gli
ha dato un retroterra non indifferente.”
“Ha
carisma…”
Ammise Ted con un sospiro. “Forse è quello che a
me manca. Questo… ragazzo… non
dico mi dia il tormento, ma non mi dà retta.
Minimamente.”
Bevve un altro sorso di sidro, ignorando il pizzicore che gli era
salito al
naso. Non si sarebbe mai abituato a sorseggiare alcolici con
nonchalance.
Oltre
a
questo, sentiva una continua inquietudine scorrergli sottopelle. Era la
luna,
lo sapeva.
La luna…
“Dà
retta a
me. Devi definire i ruoli. Fatto questo, ti darà retta. Puoi
giurarci.” Gli
assicurò, e davvero, Ted avrebbe voluto crederci.
In
ogni caso,
su una cosa Ernie aveva ragione: doveva definire i ruoli, o James
sarebbe
finito per franargli addosso emotivamente, di nuovo. Avrebbe finito per
fargli
una nuova dichiarazione, o tentare qualcosa che…
Inevitabilmente mi
porterà a scappare.
“Grazie
Ernie. È stato molto… istruttivo.” Gli
sorrise, sinceramente grato.
Ernie
scrollò
le spalle. “Figurati. Per così poco… E
poi tra tassorosso ci si aiuta. È uno
dei dettami della nostra Casa, essere leali l’un
l’altro.” Finì la sua pinta di
sidro. “Nev è un brav’uomo, ma
c’è da dire che i ragazzi sono sempre stati
rispettosi con lui. Come hai detto tu, è una questione sia
di carisma che di storia.”
Rise. “Non può capire…”
“Già…”
Veramente è un’altra cosa
che non può
capire.
“…
Spero che
tu non la prenda a male se ti dico una cosa.”
Continuò Ernie, riportandolo al
discorso. “Sai, sono un tipo fin troppo franco, mi dicono. Ma
io dico, ehy,
l’onesta paga sempre.” Sorrise Ernie e dal tono
allegro che gli uscì,
addizionato al fatto che la pinta davanti a sé non sembrava
fosse la prima, Ted
capì che probabilmente stava per dirgli qualcosa che
l’avrebbe imbarazzato a
morte.
Sorrise
comunque, cortesemente. “Dimmi pure.”
“Justin… Finch-Fletchley, conosci?”
“Certo, è il professore di Aritmazia. Di
vista.” Sapeva che amava il Quidditch
e leggeva quegli orribili romanzi allegati con Strega Oggi. Era un uomo
gentile, però.
“Beh…”
La
sfumatura del suo sorriso si fece sorniona, inquietandolo.
“Mi aveva detto che
eri davvero un bel ragazzo. Sinceramente, ricordandomi tuo padre,
pensavo che
avesse un po’ esagerato, ma… ho dovuto ricredermi
oggi, Morgana mi sia
testimone.”
Teddy sentì un brivido di puro panico strisciargli lungo la
nuca. Era un avance
quella?
Ernie, dimostrando una prontezza di spirito piuttosto notevole,
scoppiò a
ridere. “Merlino, ragazzino! Non ci sto provando con te, non
fare quella
faccia!”
“No, io…”
Sapeva che sarebbe arrivato un momento di orribile imbarazzo. Lo sapeva.
“Tranquillo,
Ted. Sono sposato ed amo il mio compagno.” Lo
rassicurò, con un sorriso
divertito. “Ciò non toglie, sempre se mi permetti
di essere un po’ impiccione,
che Justin ti abbia trovato decisamente carino. Sai, è un
mio vecchio amico e
noi tassorosso tendiamo ad impicciarci delle faccende di cuore dei cari
amici.”
“Io… non sono gay.” Pigolò,
più per autentico orrore che altro. Quell’uomo
poteva essere suo padre!
Patrigno. Ha
l’età di Harry, per l’amor di Nimue!
Ernie
fece
una faccia stupita, che rese ancora più traumatica la frase
che ne seguì. “Sul
serio? Merlino, che figuraccia. Pensavo proprio che tu lo
fossi.”
“E lo pensa anche il professor Finch-Fletchley?”
Mormorò sfiancato.
“Beh.
Sì.” Fece
una smorfia spiaciuta. “Ted, sono mortificato. A volte mi
capita di saltare
troppo in fretta a delle conclusioni.”
Ted strinse tra le dita il bicchiere, stringendo le labbra.
“In realtà…
Diciamo… che sono confuso.” Ammise. Ammetterlo di
fronte ad un’altra persona
per la seconda volta fu meno atroce e più liberatorio della
prima. “Al
momento.” Concluse.
Ernie
annuì,
con un sorriso che divenne immediatamente comprensivo.
“Capisco.”
“So che è un po’
tardi…”
“Non c’è certo un periodo fisso. Io
l’ho scoperto a diciotto anni, prima ho
sempre frequentato ragazze. Anche se certo… mancava
quel… qualcosa.”
Scrollò le spalle, con una serenità che Ted gli
invidiò
ferocemente. “Intendo dire, ho voluto bene alle mie ragazze.
Ma poi ho capito
che il mio non essere coinvolto… non derivava dal fatto che
fossi distaccato.
Non è stato facile.”
“Ma
poi l’hai
capito.”
“Beh, fare chiarezza dentro di sé significa anche
crescere.”
Rimasero in silenzio per un lungo, spiacevole momento. Teddy si sentiva
sulle
spine, ed avrebbe voluto chiedergli molte cose.
Non
riusciva
a formulare neppure una domanda però.
“C’è
un modo
per capirlo?” Chiese infine.
A parte frasi retoriche?
Ernie
ci rifletté
brevemente. “Io ho baciato il mio migliore amico.”
Ted
finse un
sorriso di circostanza mentre sentì che decisamente, da
lassù, qualcuno ce
l’aveva con lui.
****
“Perché
sei
così nervosa? Non è come se lo presentassi a zio
Ron…”
Rose
si
lisciò l’orlo del cappotto blumarine,
nervosamente, guardando l’ingresso del Castello, aspettando
che il suo ragazzo
e suo cugino spuntassero, per raggiungere il punto di ritrovo in cui
Neville li
avrebbe prelevati per portarti ad Hogsmeade.
Lanciò
un’occhiata a Lily, fasciata in un cappotto verde
assolutamente perfetto. Il
suo era un po’ liso sui polsini – era il suo
preferito – e era quasi certa di
stare perdendo un bottone.
“Lo
so.” Ribatté
secca, mordicchiandosi l’angolo delle labbra.
“Ciò non toglie che…”
“Tu stia platealmente esagerando?” Le
suggerì. “Malfoy ha ricevuto
un’educazione
da piccolo Lord. Sarà perfetto e tutti ci innamoreremo
perdutamente di lui.
Jamie già lo è.” Commentò con un
sorrisetto ascrivibile a quello di un gatto magico di una favola
babbana.
Stregatto? Ero quasi certa si
chiamasse così…
“Dì
la
verità. Stai godendo delle mie nevrosi?”
Borbottò cupa, squadrandola.
Lily stiracchiò un sorriso, soffiandosi sulle mani per
scaldarle dalla
tramontava invernale che batteva il cortile.
“Certo!”
“Flagello della mia esistenza.”
“Grazie.”
Sentirono
dei
passi concitati e poi un inciampare soffocato. Si voltarono entrambe
con un
sorriso di puro e incontrastato affetto. Era arrivato Albus.
Lily
inarcò
le sopracciglia. “Fratellino. Intravedo qualcosa di
… rosa sotto il tuo
mantello?”
Al sorrise impacciato, stringendosi le braccia attorno al petto.
“È la camicia.”
“Hai
una
camicia rosa?” Chiese
Rose perplessa,
mentre Lily reprimeva una risatina.
Al
arrossì. “Veramente
è glicine. Comunque
è una storia
lunga. C’entra la nonna.”
“Se
hai
addosso qualcosa di imbarazzante c’entra sempre
la nonna.” Commentò Lily beccandosi
un’occhiataccia dal fratello.
“Che
c’è? Ha
davvero un gusto terribile in fatto di vestiti! Anche mamma non
scherza… è un
miracolo che io abbia un minimo senso del gusto.”
Replicò la ragazzina con
sussiego.
“È
una bella
camicia. Perlomeno, a me
piace.”
Ribattè Al con tono definitivo.
Rose gli lanciò un’occhiata. Niente Tom.
Né in vista né in arrivo
probabilmente.
E dobbiamo tutti far finta di non
notarne l’assenza…
Lily
parve
pensarla allo stesso modo, perché non lamentò la
sua assenza a gran voce, come
avrebbe fatto fino a qualche mese prima, ma si limitò a
controllare il colore
della sua cravatta e a lodarlo per essere riuscito a coordinare due
capi in una
volta sola.
C’era
qualcosa di strano e conclamato nell’aria. Come
un’atmosfera d’attesa.
Sua
madre,
quando era piccola, le aveva
raccontato
di come Hogwarts a volte riuscisse a sublimare lo stato
d’animo dei maghi al
suo interno.
C’era
quella
sensazione nell’aria, ed era certa di non essere
l’unica a percepirla.
Ne
aveva
parlato con Scorpius e anche lui le aveva confermato di provare la
stessa
sensazione.
Qualcosa di strano sta
accadendo… Non è forse il motto
della nostra scuola?
Guardando
Al
che sopportava i vani tentavi della sorella di rendergli i capelli un
po’ meno
‘scialbi’ sperò che davvero non
c’entrasse Thomas in quella storia.
Fu
poi
distratta dall’arrivo di Scorpius e James, accoppiati come al
solito, impegnati
in una discussione che culminò in uno sghignazzo finale.
James
squadrò
il fratello. “Che ti sei messo addosso? Hai una camicia
rosa?”
“È glicine.”
Ripetè pazientemente. “È
di classe. Perché ce l’avete tutti con la mia
camicia?”
“Perché è rosa.”
Ripeté James irriverente. Si guardò attorno.
“Ehi, non c’è T-…”
Rose lanciò uno sguardo di avvertimento al cugino, che lo
ignorò. Per fortuna
fu Scorpius ad intercettarlo, e si premurò di interrompere
con disinvoltura. “Ted? Il
professor Lupin? Secondo me ha
un problema cronico nell’essere in orario. Qui come a
lezione.”
“Non
fa così
ritardo!”
“Solo perché tu probabilmente sei mediamente
più in ritardo di lui, Poo.”
“T’ho detto di non chiamarmi in quel
modo!”
Rose lanciò un’occhiata ad Al, che si era
ovviamente rabbuiato.
Ovvio. Basta l’iniziale,
specie se il nome è breve come
Tom.
“Non
gliel’ho
neanche ricordato, e lui non me l’ha chiesto.”
Disse semplicemente, ricambiando
con un sorriso il suo sguardo preoccupato. “Gli sono passato
davanti in Sala
Comune e stava leggendo. O fingendo, non so.”
“Al…”
“Sto
bene.” La
prese a braccetto. “Pensi davvero che la mia camicia sia
rosa?”
Rose
serrò la
presa attorno al suo braccio. “No, Al. A me sembra proprio
glicine.”
****
Se
ne stavano
andando. Probabilmente alla cena di compleanno del piccolo Cedric di
cui Al gli
aveva accennato qualche settimana prima.
Tom
li guardò
dalle merlature della allontanarsi verso Hogsmeade, capeggiata da
Neville.
Era
quasi
certo che Al si fosse messo quella terribile camicia lillà,
dono di Molly.
“Mani
appoggiate casualmente sul parapetto, vento che ti soffia trai capelli
e
cappotto scuro. Dursley, sul serio. Ti metti in posa per fare il bello
e
dannato?”
Tom serrò appena le labbra.
“Potrei
pensare che mi stai pedinando, Nott.”
“Devo deluderti allora.” Il ragazzo, quando si fu
voltato, gli mostrò un gufo
appollaiato saldamente al suo braccio. “Devo recapitare un
pacco ad un cliente.
Sai, incidentalmente hai deciso di struggerti in un luogo piuttosto
frequentato.”
“Non
mi sto struggendo.”
Sibilò, irritato. “Stavo
solo prendendo una boccata d’aria.”
“Come
non
darti torto. A volte i sotterranei sanno essere opprimenti.”
Sogghignò,
assicurando un pacchetto alla zampa destra del volatile.
“Nott,
perché
i tuoi gufi hanno sempre un’aria atterrita?”
Interloquì distratto, guardando la
piccola fila compatta scomparire oltre il crinale che costeggiava il
campo da
Quidditch.
Sapeva
di
dover essere con loro. Annoiato, sicuramente. Scocciato,
perché no?
Ma dovrei essere lì. Non
qui.
La
realtà era
che, per quanto si sforzasse di dimostrare il contrario, quella era la
sua
famiglia. E gli mancava, anche solo essere infastidito dalla
metà di loro.
“I
miei gufi
dici? Sarà per la natura volatile delle sostanze che
consegno. Vai, bello…”
Stese il braccio e il gufo spiccò il volo.
Tom
si voltò
di nuovo verso il parapetto. “Riguardo alla nostra
chiacchierata di ieri…”
“Hai preso una decisione?”
“… voglio essere sicuro che nessuno ne venga a
conoscenza.” Terminò, ignorandolo.
Loki sorrise divertito. “Pensi che sprecherei una confessione
simile, il primo
momento di debolezza di Thomas Dursley,
con il primo venuto? No, la riserverò per occasioni
più propizie.”
Tom
distese
un mezzo sorriso. “Ti ho sempre sottovalutato,
Nott.”
“Capita spesso. Di solito, è meglio essere nelle
mie grazie quando ciò accade.”
Chiosò il ragazzo, accendendosi la pipa, che continuava ad
usare da Halloween. Ne
tirò un paio di boccate. “Ma tu lo sei, mio buon
Dursley. Penso che un giorno
troverai il modo per ripagarmi del mio silenzio.”
Tom
si staccò
dal muro, spolverandosi le maniche del cappotto. “Hai uno
strano modo di
apprezzare le persone, Nott.”
Loki
sorrise.
“Anche tu. Allora? Hai preso una decisione?”
Tom guardò in direzione di Hogsmeade. Oltre la foresta,
oltre Hogwarts e i suoi
problemi.
“Sì.”
****
Hogsmeade, Tre Manici di Scopa.
Sala privata. Ora di cena.
Rose
era
sinceramente fiera del suo ragazzo. E sinceramente infuriata con lui,
di pari
misura.
Le
contraddizioni dell’adolescenza, avrebbe detto qualcuno.
Fino
a
qualche ora prima avrebbe giurato che la presenza di Scorpius alla
tavola dei
Paciock sarebbe stato un fiasco totale. Zio Neville non era tipo da
portare
rancore trans-generazionale come suo padre, ma comunque un Malfoy restava un Malfoy.
Aveva
sinceramente temuto quando Hannah li aveva accolti con
un’espressione
esterrefatta, facendo scendere un momento di gelo a dir poco
imbarazzante.
Poi
Scorpius
aveva sfoderato uno dei suoi meravigliosi sorrisi da paginone centrale
di
StregaOggi e aveva porto il regalo al piccolo Cedric, augurandogli buon
compleanno.
Il risultato era stato che Cedric l’aveva adorato
all’istante e Hannah al
momento rideva di una sua battuta. Persino Neville sembrava gradirlo.
Tutti
erano
innamorati di Scorpius in quella sala. E lei si sentiva decisamente
gelosa.
Al
le toccò
il braccio, con la scusa di passarle la salsa per l’arrosto
che galleggiava
placido nel suo piatto. “Tutto bene?” Le chiese.
Rose
fece una
lieve smorfia.
Sì, tutto
meravigliosamente se non fosse che sono in
preda ad un’acuta quanto ridicola crisi di gelosia
perché Scorpius non mi
considera da almeno due ore.
“Certo,
se
non fosse che temo non riuscirò ad uscire da questo vestito,
dopo il dolce.”
Al ridacchiò. “Sono felice di essere un
ragazzo.”
“Ti odio. Sappilo.”
Al
le rispose
con una di quelle sue adorabili espressioni di sorpresa. Era certa che
sapesse
sbattere le ciglia intenzionalmente.
“Cosa c’è che non va? Sembri
infastidita.”
Rose esitò. Si guardò attorno: si sentiva
piuttosto stupida e voleva evitare
con tutte le forze di farsi ascoltare dalla Malvagia
Lily o da quello stronzetto pettegolo di Jam.
Beh.
A
dirla
tutta, entrambi erano presi da altro. James parlava allegramente con
Teddy, che
aveva stranamente i capelli castani – ed era sicura che li
tenesse tali
volontariamente, dall’espressione concentrata che aveva
– e Lily…
…
stava
parlando fitto fitto con il suo ragazzo.
“Sappi
che
ucciderò Lily a fine serata.” Sussurrò
dando una forchettate feroce
all’arrosto.
Al
lanciò
un’occhiata alla sorella. “Lo sai
com’è fatta. Sta giocando.”
“Da chi avrà preso in
famiglia…”
“Temo da zio George. O forse da mio nonno. Dicevano che fosse
incredibilmente… giocoso.”
Assottigliò gli occhi, pesando
l’affermazione. “O tendenzialmente un bullo
egocentrico.”
“Mai nome fu più azzeccato di James Sirius Potter,
allora.” Stimò, facendoli
ridacchiare. Esitò, poi dovette dirlo. La sua mancanza si
sentiva acutamente,
specie perché si rifletteva negli occhi di Al. “Tu
e Tom avete litigato?”
Ancora? Tanto per cambiare?
Merlino, quanto vorrei piantargli un
paletto di
frassino nel cuore.
Al
fece una
lieve smorfia. “Non proprio. Ho cercato di tirargli fuori la
verità… su cosa abbia,
sai. Il risultato è stato che ho capito che non me la
dirà mai.”
Rose
si
mordicchiò l’interno della guancia: era terribile
vedere il suo migliore amico,
suo cugino, stare male per un idiota che probabilmente era in preda
solo della
sua personalissima tempesta ormonale.
Forse… è
questo il problema. Forse.
“È
… frustrante.”
Stimò lentamente Al, giocherellando distratto con la
forchetta. Teneva bassa la
voce, ma a giudicare da come tutti stessero lodando il piccolo Cedric
in sella
alla sua scopa-giocattolo, nessuno li avrebbe ascoltati.
“È frustrante voler
bene ad una persona, vederlo stare male e non poter far niente per lui.
Perché
lui non vuole che tu entri nel problema.”
“Tom è fatto così…”
“Già, ed è fatto da schifo.”
Serrò le labbra. “Ho paura per lui, Rosie.
Sinceramente, ho paura che si sia cacciato in qualche guaio.”
“Ma non c’è niente che…
voglio dire. Adesso è tutto a posto. Non ci sono strani
misteri o strane creature in giro per la scuola.”
“Non è quel che c’è,
è quello che sta succedendo a Tom. E sinceramente sono
stanco di abbracciarlo e dirgli che va tutto bene. Perché non va tutto bene.”
Gettò la forchetta al lato del piatto, con un
lieve tintinnare.
“Potresti
parlarne con zio Harry…” Suggerì.
“Ha
litigato
anche con lui, da quanto ho capito.”
“Fantastico…” Commentò, con
una smorfia. Avrebbe voluto aggiungere altro,
cancellare quell’espressione amara dal viso di Al. Ma
c’era solo una cosa che
poteva dire. “Perché non… prendi le
distanze da lui?”
Perché non lo lasci non
funzionerebbe
altrettanto bene, credo… con il tipo di rapporto che hanno.
Al
le lanciò
un’occhiata. “Prendere le distanze? Non sei la
prima che me lo dice…” Osservò
apparentemente distratto.
“Beh,
forse
perché è quello che dovresti fare.”
“Rosie, mi conosci. Pensi che davvero
potrei farlo?” Fece un mezzo sorriso, riuscendo a sembrare
divertito. “Io ho
deciso di andare a Serpeverde anche per lui. Lo sai.”
“Non dire cavolate. Pensi che una scelta così
importante sia stata dettata
unicamente da questo?”
Al ci rifletté, lanciando uno sguardo assorto a Cedric che
sfrecciava tra i
mobili del salotto di casa Paciock con la nuova scopa giocattolo.
“No. Non ho
detto questo… ma penso che in ogni mia scelta, Tom
avrà sempre un posto
primario tra gli elementi che me l’hanno fatta prendere. E so
che per lui è lo
stesso.”
“Al…”
Prese
coraggio. “Io non penso che sia così.”
“Forse. Ma voglio dargli ancora il beneficio del
dubbio.” Sussurrò. “Tu con
Scorpius non lo faresti?”
Rose dopo avergli lanciato un’occhiata, capitolò.
Rispose con un sospiro.
“Probabile. È un po’ il motivo per cui
non l’ho ancora ucciso per aver sorriso troppo
a Lily.”
Risero
entrambi, prima che Scorpius scivolasse tra di loro, toccando la spalla
di
Rose. “Posso rubartela un minuto, mini - Potter?”
“Prego. Stavamo giusto parlando di quanto vorrebbe
strangolarti.” Sorrise
soffice, facendo avvampare Rose, e inarcare un biondo sopracciglio.
“Al,
sei
morto.”
“Oh, il dolce.” Stornò amabilmente,
alzandosi per aiutare Hannah a servire le
porzioni.
Scorpius
si
accomodò al suo posto. “Come mai vuoi
strangolarmi, zuccherino?” Chiese
urbanamente.
“Nessun
motivo particolare, in realtà. È un impulso che
mi viene ogni tanto…” Borbottò,
cercando di sembrare disinvolta. Perché non riusciva a
sbattere le ciglia come
Lily?
“Ne
sono
deliziato. Sai che sto facendo tutto questo per te, vero?”
Soggiunse,
pizzicandole il dorso della mano, con leggerezza dispettosa.
“Lo sai, spero.”
“Per me?”
Scorpius la guardò come se fosse scema. Gli riusciva
dannatamente bene, visto
la fossetta snob che aveva sul mento. “Perché,
pensi che mi piaccia inserirmi a
caso in feste di decenni, comprar loro un regalo e fingere che ami
sostenere
una conversazione con i loro genitori?”
Rose
dovette
ammettere che era piuttosto improbabile.
“Sono
così
amabile con i Paciock perché spero che parlino bene di me ai
tuoi genitori
quando arriverà il giorno in cui tutti gli altarini verranno
scoperti.
Strategia elementare, zuccottino.” Le tirò un
secondo pizzicotto alla mano,
obbligandola a stringere la sua per farlo smettere. “Dividi et impera¹.”
“Cos’è, il motto araldico della tua
famiglia?” Sbuffò per non fargli vedere che
si era commossa.
“Uhm, no. Il mio è qualcosa sul raggirare e
tradire…” Sogghignò.
“Però ora
usciamo, perché voglio fare l’adolescente che si
imbosca scandalosamente.”
Rose trattenne una risata, lanciando un’occhiata a Lily che
le servì un
sogghigno. Alzando i pollici in segno di vittoria.
“Hai
parlato
tutta la sera con Lily…”
“Sì, ed è una ragazzina molto perversa.
Mi piace, ma manca della tua goffa e
adorabile innocenza, biscottina.”
“Alzati
e
andiamo, buffone.” Non poté fare a meno di ridere
e lasciarsi trascinare via di
fronte all’occhiata un po’ scandalizzata dei
coniugi Paciock.
Al
represse
una risata quando vide la cugina sparire con Scorpius, presi da
un’urgenza
alquanto divertente. Rose aveva le guance rosse, ma sembrava felice.
No,
era
felice. Ne era certo.
Malfoy è il ragazzo
giusto per lei.
Al
di là
delle considerazioni altruistiche, si sentiva depresso. La sensazione
che gli
aveva lasciato l’incontro con la fenice del giorno prima era
ormai svanita da
un pezzo.
E
l’incontro
con Tom, quando stava uscendo per raggiungere cugini e fratelli, era
stato il
colpo finale.
Tom non l’aveva neanche guardato. E lo sapeva che
l’aveva fatto volutamente.
Si
sentiva
intrappolato in una situazione in cui, come aveva detto a Rose, non
poteva fare
niente se non aspettare una mossa dall’altro.
Era
come una
partita a scacchi. Senza la mossa dell’avversario, poteva
solo aspettare.
E non c’è una
volta in cui ho vinto, con Tom.
Beh, tranne quando…
Sentì
una
sedia spostarsi violentemente. Quella di fronte a sé, dove
c’era Lily, registrò
distratto, guardando il proprio piatto, con la porzione di pasticcio
fumante.
“Tom!”
La
sentì esclamare.
Si
impedì sul
serio di saltare in piedi, limitandosi ad alzare lo sguardo, di scatto.
Tom
era lì,
in effetti. In giacca e cravatta monocolore, e pettinato. E aveva
persino un
pacco.
“Scusate
il
ritardo… Ho avuto dei problemi a reperire il
regalo.” Disse, dopo il breve
silenzio che scaturì dalla sua entrata. “Buon
compleanno, Cedric.” Aggiunse con
un mezzo sorriso, mentre il bambino spiava curioso da dietro il divano.
“È
un regalo
per me?” Chiese, rompendo il silenzio.
“Grazie!”
Questo bastò a tutti per riscuotersi. Hannah gli prese il
cappotto e Neville
gli strinse la mano, accogliendolo con pacato calore, subito seguito da
Teddy.
Lily gli si aggrappò ad un braccio, intimandogli di sedersi
accanto a lei.
James sbuffò. “Sei parecchio
in
ritardo. Qua stiamo già tutti mangiando.”
“Lo so.” Replicò per tutta risposta.
“Mi dispiace.”
James non replicò. Sembrò troppo sorpreso dalla
mancanza di ironia mordace
nella risposta dell’altro.
Al
rimase in
silenzio tombale fino a che Tom non gli si sedette con naturalezza
accanto,
dopo aver ringraziato Hannah per avergli riempito il piatto.
“Sei
venuto…”
Riuscì solo a mormorare, indeciso se prenderlo a calci o
baciarlo in pubblica
piazza.
“Già.”
Commentò, e il tono perse la sua fissità per un
istante, facendo sembrare Tom eccezionalmente
intimidito. “Mi dispiace per tutto questo. E… hai
vinto tu.” Disse semplicemente,
dopo una lieve esitazione.
“…
In che
senso?”
“Ti racconterò tutto.” Fissò
il piatto di fronte a sé. Aveva un’espressione
certa. Determinata. Come quelle di un tempo. Fu bello ritrovargliela
addosso. “Niente
più segreti.”
Al sentì che probabilmente avrebbe finito davvero per
baciarlo: in fondo
avevano sedici anni, e non se la sentiva di mostrarsi composto e
risentito come
avrebbe dovuto.
Era
lì.
Non ho mai vinto con Tom. Non nel
modo canonico.
Ma ho sempre fatto in modo da farmi
regalare uno scacco
matto.
****
Cancelli di Hogwarts.
Ora di cena.
“Non
avevo
mai visto i cancelli di Hogwarts. Devo ammetterlo, hanno difese magiche
notevoli. Sono percepibili anche da questa distanza.”
Ainsel fece un mezzo sorriso. “Così è
la prima volta che calca il suolo di
Hogwarts, Signor Doe?”
L’uomo fece un mezzo sorriso. “Sì. Si
può dire così.”
Ainsel levò la bacchetta e picchiò due volte sul
metallo rugginoso del
cancello. Quello si aprì con un lieve cigolio, ogni difesa
abbassata.
“Come
docente, ho libertà di muovermi entro e dentro i confini
della scuola.” Spiegò.
“Naturale.”
L’uomo
fece per entrare, ma Ainsel lo fermò.
“Lasci
che le
ricordi il nostro accordo ancora una volta. Avrete il ragazzo. Ma io
avrò ciò
che ho chiesto. Due milioni di taler²,
convertibili in valuta babbana. Dollari, possibilmente. E per quanto
riguarda
quel posto nell’ufficio del procuratore…”
“Naturalmente, mia bella Ainsel. Avrà tutto
ciò che chiede. Come le ho già
detto, i miei capi sanno essere riconoscenti con chi dà loro
diciamo… una mano.”
Ainsel
non
rispose, se non per un breve lampo cupido negli occhi. “Ho
una domanda.”
“Se posso risponderle, sarò lieto di
farlo.”
“Perché volete rapire il ragazzo?
Perchè adesso?
Gli auror non hanno ancora mollato la presa, questo lo sapete anche
voi, immagino.”
“Certo. Ma abbiamo la certezza che la sua volontà
stia… vacillando…
dal lato sbagliato.”
“Non
capisco.”
Doe sorrise. “Ainsel, Ainsel… lei mi capisce
eccome. Ogni mago sa che la forza
magica va’ di pari passo con la sua essenza vitale stessa.
Quando si è malati,
forse i nostri poteri non si affievoliscono? Quando si impazzisce, non
vanno forse
fuori controllo?”
“Se
pensate
di tirarlo dalla vostra parte convincendolo o minacciandolo, posso
assicurarvi
che non servirà. Thomas Dursley ha una volontà
d’acciaio. Piegata dai vostri
giochi, lo ammetto. Ma quel ragazzo non passerà al lato
oscuro, se mi passa la
parola, così facilmente.”
Doe inarcò le sopracciglia. “Mi permetta di
correggerle un verbo. Non passerà. Ma
sarà fatto passare.”
****
Note:
1
– Dividi et impera:
locuzione latina che
significa letteralmente “dividi e domina”.
2
– Taler : moneta magica
americana secondo
la mia immaginazione. Dollaro deriva da Taler, tallero. ;)