Capitolo VI
Appena
riaprì gli occhi comprese di essere nuovamente a casa. Malfoy la teneva
ancora stretta per il braccio e quando se ne rese conto, come un’invasata, si
liberò dalla stretta – piacevole, ma scottante – per avventarsi su di lui.
Lo colpì in pieno viso con uno schiaffo, uno di quelli potenti, e poi lo investì
con la sua invettiva, degna di un avvocato consumato dal tempo.
-
Draco Lucius Malfoy non arrogarti più certe libertà con la sottoscritta. Oggi
è stato uno schiaffo ma la prossima volta sarà una maledizione senza
perdono… e certamente non parlo né di Cruciatus né di Imperius.
-
Stai calma Mezzosangue, mi sembra di averti informata con largo anticipo
delle mie intenzioni e comunque… non mi sembra che tu abbia disdegnato il mio
bacio data l’intensità con cui contraccambiavi…
Sorvolando
sul largo anticipo a cui aveva fatto riferimento il giovane, quelle di
Draco erano state parole vere, fin troppo per i gusti di Hermione. Lei aveva
contraccambiato il suo bacio e con molto slancio. Rendendosi conto di ciò,
infuriata – più con se stessa che con Draco – prese il vaso alla sua destra
e lo lanciò verso quest’ultimo mancandolo dato che lui si trovava già sulle
scale per tornare in camera.
La
confusione creata da quella disputa aveva fatto correre Ginny che teneva tra le
braccia la piccola Cordelia.
-
Che cosa è successo qui?
Con
un Reparo, Ginny aveva rimesso insieme i cocci del vaso che adesso si
ritrovava al suo posto come se nulla fosse successo. Cordelia guardava con
curiosità Hermione che aveva le guance in fiamme ed i capelli più spettinati
del solito.
-
Ginny, potresti ricordarmi perché Malfoy si trova in questa casa?
-
Forse perché tu e lui siete rimasti i soli a poter sconfiggere Voldemort?
Quelle
parole erano state pronunciate da Blaise Zabini, altro acquisto Serpeverde, che
aveva preso dalle braccia della madre la bambina. Bambina che rideva felice
tempestando il volto dell’uomo di baci, baci che Blaise apprezzava parecchio
visto il sorriso soddisfatto, ed amorevole, che rivolgeva alla piccola.
Con
una mano Hermione si stropicciò gli occhi cercando, in quel modo, di
allontanare la stanchezza che improvvisamente le era crollata addosso; quando il
suo piede fu sul primo gradino, che l’avrebbe condotta verso un meritatissimo
riposo, la voce allegra di Blaise la raggiunse.
-
Però Herm, mi sembra di aver capito che c’è stato un bacio… bacio che non
è stato poi così male se hai ricambiato!
Si
era fermata e si era voltata verso Zabini, che teneva ancora Cordelia tra le
braccia. Lo aveva fissato e, puntando l’indice verso di lui, aveva ringhiato
la sua risposta.
-
Zabini, ringrazia il fatto di essere il padre di Cordelia, altrimenti a
quest’ora saresti morto da un pezzo!
E
con passo aggraziato, simile a quello di un bufalo in corsa, iniziò a
salire le scale. Dopo le parole di Blaise il suo unico obiettivo era chiarire
quanto prima con Malfoy. Non poteva prendersi certe libertà, assolutamente, e
poi c’era da chiarire la questione dello specchio…
sospirò rumorosamente e capì che per quel pomeriggio avrebbe dovuto
dire addio al suo meritato riposo.
Entrò nella stanza senza neanche bussare ma rimase
immobile con ancora la mano stretta alla maniglia in ottone. Draco Malfoy era
davanti ai suoi occhi con solo i boxer indosso. Si girò di scatto, accaldata,
sorpresa… piacevolmente sorpresa, ma ciò le provocò un nuovo moto di
fastidio, non poteva permettersi determinate emozioni, non in quel giorno, non
con lui.
-
Malfoy! Copriti immediatamente!
-
Granger, veramente sei stata tu ad entrare senza neanche bussare…
Era
girata di spalle ma poteva chiaramente immaginare il ghigno beffardo sul volto
di lui, si sentì una stupida ad avergli dato modo di deriderla.
Avvertì
chiaramente il fruscio degli abiti indossati, o tolti a seconda dei casi.
Sentiva le guance incandescenti ed il calore aumentava se ripensava al corpo di
Malfoy, chiuse gli occhi e cercò di non pensarci, non era lì per quella
ragione.
Lentamente
si voltò in direzione del giovane e si tranquillizzò nel momento in cui lo
trovò vestito, non sarebbe riuscita a mantenere la calma e rimanere lucida se
lo avesse avuto davanti in deshabillé, si sarebbe sentita imbarazzata e
non sarebbe riuscita a cavare un ragno dal buco, lei invece aveva bisogno di
informazioni.
-
Allora, di cosa dovevi parlarmi Granger? Avevi intenzione di riprendere il
discorso interrotto a Notturn Alley?
-
Piantala! Voglio sapere dello specchio, come fai a conoscerne l’esistenza?
Non
le andava giù il modo in cui si era sentita quando aveva visto Malfoy seminudo,
per nulla, non poteva distrarsi, la sua missione era un’altra: eliminare
Voldermort, nella sua vita non c’era spazio per altro. La risposta ricevuta la
riportò al presente ed alla conversazione in corso.
-
Dimmi come fai tu a sapere della sua esistenza…
-
Non sei il solo ad aver avuto a che fare con testi di Magia Oscura! Ed adesso
dimmi cosa vuoi fare con quello specchio!
Non
aveva voglia di giocare, voleva delle risposte, lo Specchio Incantatore
era pericoloso, assai pericoloso, il fratello cattivo dello Specchio
delle Brame, e lei voleva sapere che intenzioni aveva Malfoy.
Intanto, il ragazzo dal proprio mantello aveva tirato fuori lo specchio di dimensioni ridotte, tenuto tra pollice ed indice come se si trattasse di un filo d’erba, e con un incantesimo non verbale lo fece tornare alle dimensioni originarie per porgerlo poi ad Hermione che lo prese con mani tremanti.
Lei
si fermò ad osservarlo attentamente. Il manico in argento era finemente
lavorato riprendendo il disegno di un’edera arrampicante che avvolgeva
l’intero specchio. La superficie riflettente si illuminò di un bagliore
rossastro, fu giusto un istante, ed Hermione sgranò gli occhi quando riconobbe
l’immagine di un Ronald sorridente. Le dita sfiorarono quell’immagine ed un
altro bagliore, stavolta più intenso, scaturì da quel contatto.
Gli
occhi le si riempirono di lacrime di gioia, riavere ancora Ron con lei era il
suo desiderio più grande, il suo sogno, il suo riscatto… si sentiva
nuovamente viva, degna… ma anche stanca, incredibilmente stanca per la ricerca
continua di quel riscatto, di quel bisogno di felicità ed adesso che Ron era lì,
davanti i suoi occhi, poteva finalmente essere libera, chiudere gli occhi e
lasciarsi andare alla felicità che l’aveva sopraffatta. Barcollante si mise a
sedere sul letto senza però smettere di fissare Ron…
Lo
specchio le fu strappato di mano poco prima che perdesse conoscenza e nello
stesso attimo in cui non vide più Ron si sentì precipitare nel vuoto,
risucchiata in un limbo senza pace ma carico di sofferenza. Le forze tornarono
nello stesso istante in cui il dolore divenne insopportabile e si scagliò senza
neanche rendersene conto Malfoy che aveva fatto sparire lo specchio dopo
averglielo sottratto.
-
Ridammi lo specchio!
Lo
aveva urlato, ringhiato, ed aveva anche colpito. Si era buttata contro il
ragazzo tartassando il suo torace con pugni continui carichi di dolore,
disperazione, e lui la lasciava fare, senza intervenire. Sapeva come si sentiva,
anche lui aveva provato la magia dello specchio e sapeva che era necessario
farle scaricare tutta l’adrenalina ed il veleno di quello specchio. La
lasciava picchiare duro ma quei colpi non facevano male, no, erano come lievi
carezze. Immaginava il suo dolore, lo conosceva…
Solo
quando si accorse che i pugni diventavano sempre più radi allora capì che lei
stava tornando in sé. La strinse in un abbraccio e lasciò che sfogasse le
ultime lacrime che le erano rimaste.
-
Tranquilla, è tutto finito…
Ma
sapeva che non era così, lo sapeva lui e lo sapeva pure lei che stringeva la
sua camicia. Il respiro lentamente tornava regolare e non stava piangendo più…
stava riprendendo coscienza del proprio corpo, Hermione stava tornando ed a lui
dispiaceva sapere che da lì a poco avrebbe dovuto lasciare che i loro corpi si
separassero, non voleva, ma era necessario, per lei…
-
Io… non credevo che il maleficio dello specchio fosse così immediato…
La
voce di lei era flebile e stanca. Sentirla parlare così, ancora stretta tra le
sue braccia, gli provocò mille brividi che cercò di controllare. Sentiva il
suo profumo e ricordava ancora il sapore delle sue labbra, la loro morbidezza e
il loro calore, ma non poteva, non poteva lasciarsi andare.
Non
poteva.
-
Se non ne sei capace non puoi fare uso di Magia Oscuro, è da folli.
Ed
aveva alzato nuovamente il muro che lo separava da lei. La sentì irrigidirsi
ancora tra le sue braccia e poi avvertì i palmi caldi sul suo torace, odiava
doversi separare da lei ma non poteva fare diversamente, non poteva.
Non
potevano…
-
Io… mi spiace.
Si
separarono ed entrambi si sentirono soli.
Hermione
incrociò lo sguardo di Draco e vi lesse la sua stessa disperazione, la sua
stessa follia, lo stesso bisogno di calore. Draco Malfoy era ancora davanti a
lei… era ancora lì che la guardava con quegli occhi freddi ed impenetrabili,
con quegli occhi che un tempo avrebbe definito… la voce di lui interruppe i
suoi pensieri.
-
Non farne parola con Blaise!
-
Perché?
-
Granger, è così e basta!
Ed
ancora quella freddezza e quell’alterigia che in passato l’avevano ferita,
umiliata. Ma adesso non poteva pensare al passato, era in gioco il futuro…
-
Tenere questo specchio qui è rischioso! Non puoi! E se finisse nelle mani di
Cordelia?
-
Granger… mi spieghi che effetto può avere su una bambina di poco meno di tre?
E
lei sapeva che aveva ragione ma non poteva accettare quello specchio nella sua
casa, no, era una tentazione per sé, ma anche per lui, ne era certa. Doveva
dissuaderlo dal suo proposito, quello specchio era un pericolo per tutti loro.
Doveva fargli comprendere che era sbagliato.
-
Quello specchio si nutre di magia, è un rischio tenerlo qui!
-
Quello specchio si nutre di dolore, risentimento, senso di colpa.
Le
parole di lui la bloccarono, non aveva mai visto le cose sotto quel punto di
vista, sapeva dei poteri dello specchio, ma sentirlo dire era… diverso. Doveva
tentare con l’ultima carta a sua disposizione se voleva quello specchio
lontano da lì.
-
E tu credi che in questa casa non ci sia abbastanza dolore, risentimento e senso
di colpa? Non lo pensi Draco?
Quel
nome, da quanto non lo pronunciava? Era quella la sua ultima carta, sperare di
toccare le corde del suo cuore e fargli capire che era da pazzi nascondere lo
specchio con loro… tutti loro erano potenziali vittime.
-
Ho deciso così e basta!
Nulla,
non era servito a nulla chiamarlo per nome. Lui aveva deciso e quando si metteva
in testa qualcosa non cambiava idea, e lei questo lo sapeva, lo aveva provato
sulla sua stessa pelle.
Indietreggiò
di un paio di passi, poi si bloccò, la bloccò. Osservò la mano di Draco
tenere il suo gomito impedendole di allontanarsi, impedendole di lasciarlo. Lui
le spostò una ciocca dalla fronte, la portò dietro l’orecchio e con quel
gesto la carezza alla sua guancia fu inevitabile, la guardò negli occhi e senza
rendersene conto Hermione si ritrovò incatenata ad essi.
La
voce di Draco arrivò come da un paese lontano, un paese caldo e vivo…
-
Credo… credo che il bacio di poco prima sia stato un errore… non… doveva
accadere. Ha riportato a galla vecchi ricordi, in parte dolorosi…
O
sì, quel bacio l’aveva riportata a Hogwarts…
§§§§§*§§§§§
Settembre aveva
lasciato il posto ad ottobre già da un paio di giorni ma Hogwarts era
prigioniera di una strana calura estiva, nulla di strano, di magico per lo meno,
ma un fatto insolito per quel periodo.
Lei
non riusciva a restare nel suo dormitorio, aveva caldo e le lenzuola
aggrovigliate ai piedi del letto ne erano la prova. Si alzò e, facendo piano,
lasciò le sue compagne di stanza immerse nel sonno.
Con
ancora il pigiama indosso, lasciò la Torre di Grifondoro ed iniziò a vagare
per il castello. Le spesse pietre impregnate di antica magia rendevano i
corridoi della scuola più freschi delle camere della torre dove risiedeva la
sua casata. I corridoi neri e scuri sembravano minacciosi ma per lei non era così,
amava la sua scuola e la considerava casa propria. Conosceva ogni anfratto del
castello e, probabilmente, aveva una conoscenza tale della struttura da superare
anche quella dei professori più anziani.
Camminava
silenziosa beandosi di quella pace che da lì ad un paio di ore sarebbe stata
infranta da orde di ragazzi diretti in Sala Grande per la colazione.
Un
cielo tempestato di stelle luminose fu ciò che vide non appena si ritrovò nel
giardino del castello. Sorrise davanti a quello spettacolo magnifico e si
incamminò spedita in direzione della Foresta Proibita. Sapeva che le era
vietato ma il pericolo aveva il suo fascino e lei non sapeva mai resistergli.
Al
diavolo le acromantule, i thestral ed anche i centauri, lei aveva bisogno di
correre tra i boschi e liberarsi dalla tensione che sentiva opprimerla.
In
verità non era stato il caldo a svegliarla, no. Era altro, il pensiero della
guerra che incombeva, del pericolo che avrebbero corso lei ed i suoi amici, del
dubbio sul suo futuro. Era questo che l’agitava impedendole di dormire, questo
e quel caldo maledetto.
Corse per i sentieri bui della
Foresta Proibita cercando di mettere da parte l’ansia che la soffocava. In
mano stringeva la sua bacchetta che con un incantesimo Lumos rischiarava, in
minima parte, il suo cammino. Il silenzio, interrotto dal verso di qualche
civetta, la innervosiva ancora di più, se poi si aggiungeva la sensazione di
essere osservata era chiaro come, improvvisamente, l’idea di quella
passeggiata notturna non le sembrasse più tanto entusiasmante.
Quando
arrivò in riva ad un lago sconosciuto ai più, probabilmente anche ad Hagrid,
si sentì subito meglio. Lo scroscio della cascata era un suono melodico che
aveva il potere di scacciare via tutta l’ansia ed il malessere percepito poco
prima. Chiuse gli occhi ed inspirò a pieni polmoni l’aria adesso più fresca.
Il
lago si trovava al centro di una radura verdeggiante, ad abbeverarsi vi era un
magnifico unicorno bianco. L’animale appena la vide nitrì ma non si allontanò.
Hermione fissò i grandi occhi neri e ne restò affascinata tanta era la potenza
che quelle iride trasmettevano. Senza neanche accorgersene si avvicinò ed
allungò una mano titubante, conscia della difficoltà di poter accarezzare il
muso dell’animale ma si rallegrò nel momento in cui quello la lasciò fare
offrendole, addirittura, anche il collo. Con altrettanta calma e lentezza
avvicinò la sua fronte al muso dell’animale magico ed iniziò ad
accarezzargli la criniera bianca, il nitrito soddisfatto dell’unicorno la fece
sorridere mentre si sentiva avvolta da un’incredibile sensazione di pace e
beatitudine. Tutti i dubbi e le paure erano scomparse per lasciar posto solo ed
esclusivamente alla pace ed all’amore. Accarezzò ancora il suo collo e lasciò
che l’antico potere dell’unicorno l’abbracciasse, la proteggesse fino a
che l’animale non iniziò a scalciare irrequieto.
Questo
bastò per interrompere l’incanto e far tornare Hermione alla realtà. La
velocità con cui impugnò la sua bacchetta fu impressionante, come se fosse
abituata ai continui stati di allerta. L’unicorno intanto era svanito
lasciandola sola. Iniziò a girare su se stessa cercando di comprendere da dove
potesse provenire la minaccia, perché era chiaro, qualcuno la stava spiando.
Non era una sciocca e sapeva che l’unicorno non avrebbe mai reagito in quella
maniera se non si fosse sentito infastidito… o in pericolo.
Improvvisamente
Grattastinchi le saltò davanti facendola sobbalzare.
-
E tu che ci fai qui? Sai che mi hai fatto spaventare?
Si
inginocchiò per prendere tra le braccia il gatto che subito, da perfetto
ruffiano qual era, iniziò a fare le fusa.
-
Ti sei ingelosito?
Al
miagolio di risposta Hermione sorrise ed avvicinò il gatto al suo viso.
-
Ma lo sai che per me ci sei solo tu! Il mio Grattastinchi… ed adesso che ne
dici di un bel bagnetto?
Il
gatto, come se avesse compreso le sue parole, drizzò il pelo e con un salto si
liberò dalla presa della sua padrona che rise divertita.
-
Allora tu torna al castello e mi raccomando non cacciarti nei guai…
Un
miagolio ed il gatto da dove era venuto tornò indietro.
Un
po’ più rilassata si guardò intorno ed alla fine, constato che non
sussisteva alcun pericolo, iniziò a spogliarsi. In intimo entrò nel lago
sentendosi accapponare la pelle per la sensazione dell’acqua fredda sul corpo.
Iniziò a nuotare in direzione della cascata con l’intento di raggiungerla e
mettersi sotto il getto di acqua.
Una
volta che si trovò sotto lasciò che la sensazione provata la sommergesse. Era
strano, si sentiva come se la sua pelle fosse trafitta da un’infinità di
spilli tanta era potente la forza dell’acqua, ma non le importava, no.
Lasciava che l’acqua le scivolasse addosso portandosi via tutte le sensazioni
negative provate.
L’ansia
per i G.U.F.O.
La
paura della guerra imminente.
Il
futuro incerto e nebuloso.
Tutto
le scivolava via mentre l’acqua la bagnava.
Restò
così per un tempo indefinito e solo quando iniziò a sentire l’intorpidimento
dei muscoli decise che era ora di tornare indietro, l’alba stava giungendo e
farsi trovare in giro non era il caso.
Ad
un tratto, quando ormai era quasi giunta alla riva, si sentì afferrare per la
caviglia. Il panico l’assalì ed iniziò a dimenarsi non riuscendo a
comprendere cosa, o meglio chi, la bloccasse. I movimenti convulsi che
derivarono dalla paura per quella presa improvvisa le fecero bere molta acqua ed
il panico aumentò ancora di più quando comprese di non riuscire a respirare
correttamente.
Tossiva
e non riusciva a respirava, si sentiva soffocare. Poi improvvisamente non sentì
più il contatto con l’acqua ma solo il vento fresco di quella mattina di
ottobre.
Qualcuno
le diceva di tranquillizzarsi, che tutto era finito, di respirare. Aprì
lentamente gli occhi senza però riuscire a capire cosa fosse successo. Si
trovava sulla riva del lago, tra le braccia di qualcuno. La testa poggiata sul
torace dello sconosciuto.
Quando
fu messa in piedi la voce parlò ancora e questa volta sussultò quando la
riconobbe.
-
Adesso è tutto a posto, respira…
Respirare
improvvisamente le sembrò impossibile tanta era la confusione. Il ragazzo le
spostò le ciocche bagnate dal viso e così facendo l’accarezzò.
Un
tocco lieve ma intimo.
Non
riuscì a muoversi nè ad indietreggiare. Rimase ferma immobile, gli occhi fissi
sul suo viso. Osservò la fronte ampia coperta dai capelli biondi, bagnati come
i suoi. Poi scese agli occhi, grigi, imperscrutabili, incomprensibili. Il naso
aristocratico e le guance glabre, per finire alle labbra, carnose, rosse,
invitanti…
Quel
pensiero la colpì e la stupì. Non si era resa mai conto di come, nel
complesso, il viso di Draco Malfoy potesse essere… bello.
Le
mani di lui, ora sulla sua schiena, erano delicate mentre la percorrevano in
tutta la lunghezza, non riusciva a muoversi, non voleva muoversi.
Guardò
gli occhi di lui e poi le labbra… adesso le sembravano più vicine, no, non
era un’impressione, si stavano avvicinando. Non riuscì a comprendere la
portata di quella constatazione se non quando le sentì sulle proprie.
Un
contatto inizialmente lieve e delicato, come se lui avesse paura di toccarla, ma
durò solo un attimo perché poi divenne più determinato, appassionato. Lo
stesso fu per le mani che adesso le stringevano i fianchi e l’avvicinavano maggiormente al
torace di lui.
Era
fuoco, puro fuoco.
Quando
avvertì l’erezione di lui sfiorare il suo addome, una scarica di adrenalina
percorse la sua schiena. Si sentiva viva. Una mano scivolò lungo la sua coscia
per poi risalire nuovamente alla sua schiena ma l’incantesimo si ruppe quando
lui si fece più audace sfiorandole il seno, in quell’esatto istante lei tornò
padrona dei propri sensi.
Si
staccò fissandolo con occhi vitrei e la portata dell’evento la colse con
tutta la sua potenza.
Aveva
baciato Draco Lucius Malfoy.
Figlio
di un Mangiamorte, IL Mangiamorte.
Indietreggiò
spaventata, shockata, sorpresa.
Indietreggiò
fino a che non si trovò contro il tronco di un albero.
Lui
era lì, fermo. La fissava serio, non una parola, non una risata. Nulla.
Era
impenetrabile.
Lei
chiuse gli occhi e quando li riaprì il turbamento era svanito. Prese i suoi
vestiti poco distanti, li strinse al seno e senza fermarsi a riflettere iniziò
a correre.
In
lontananza sentì Malfoy chiamarla ma non si fermò.
§§§§§*§§§§§
Il ricordo del quinto anno arrivò improvviso.
Come
allora si scansò bruscamente ed iniziò ad indietreggiare.
Come
allora scappò via, ma stavolta lui non la chiamò, la lasciò andare.
Buonasera, scusate l’assenza prolungata ma per me
Gli esami non finiscono mai come recitava il buon Edoardo De Filippo.
Dopo due mesi di assenza torno con un aggiornamento che era pronto da… tanto,
troppo tempo, solo che non ho avuto molto tempo per rivederlo e
poi, domenica, dopo aver riletto il capitolo… l’ho riscritto perché
non mi piaceva.
Passo
ai ringraziamenti all’unica persona che ha recensito, per la serie pochi ma
buoni:
-
EXCEL SANA: il tema della perdita di una persona cara è complesso ed
articolato. Non mi sono addentrata più di tanto nella sua analisi perché
ognuno di noi vive il lutto in modo diverso. Hermione è provata, si sente
impotente, ma non solo per la perdita di Ron ed Harry ma anche per altro che già
in questo capitolo ho lasciato intendere. Diciamo che lei si sente responsabile,
senza motivo, ma si sente la causa di tutto ed è sua intenzione rimediare agli
errori commessi. Mi spiace averti fatto aspettare tanto, ma sono pignola e non
mi andava di aggiornare senza aver riletto il capitolo. Grazie per aver dedicato
il tuo tempo a me ed alla mia fic, alla prossima… sperando di non averti
deluso con questo capitolo.
Vorrei ringraziare le 12 persone che hanno inserito la storia tra i preferiti,
le 22 di che invece la seguono ed all’unica anima pia che ha inserito Avanti
nonostante tutto tra le ricordate!
P.S.
Lo Specchio Incantatore è una mia creazione. Più avanti spiegherò
meglio come funziona e che risvoltò potrà avere nella fic. Per adesso
attenetevi a quel po’ che vi ho anticipato!