Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Ely_11    24/03/2010    3 recensioni
Come si comporterà un Justin Bieber di 16 anni con il suo primo amore che gli chiede aiuto per diventare una famosa cantante? La ragazza (Italiana, ovviamente, con origini Americane) ricambierà il suo amore segreto? Realizzerà il suo sogno? Riuscirà l'amore a trovare la strada per sbocciare anche per loro due? E si sa, quando Amore e Fama si incontrano... P.S: questa è la mia seconda fan fiction, e non ci ho ancora preso bene la mano. Non ammazzatemi subito...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno:  Piacere, sono Justin Bieber

 

Stai tranquillo, disse la mia vocina ottimistica.


Certo stai soltanto girovagando attorno ad una città senza avere la più pallida idea di dove ti trovi esattamente, perchè essere agitati? La voce invece più pessimistica, ovviamente, non mi dava alcun aiuto.


Tentai di concentrarmi soltanto sulla strada e sullle scritte incomprensibili che stavano nei cartelli stradali a guardarmi in faccia e... sembrava quasi che ridessero di me! Spazientito, guardai la strada davanti a me. Essa era un incrocio di tre vie, una andava dritta, l'altra a sinistra e l'altra ancora a destra. Sentì crescermi l'irritazione. Maledetto sia il giorno in cui decisi di andare a prendere una pizza per pranzo                                                                                                                                                                                         

 In effetti l'idea di uscire così apertamente non era stata mia, ma di mia mamma.                                                                                                                 

<< Tesoro, c'è una pizzeria qui vicino, perchè non fai il gentiluomo e non mi vai a prendere una pizza tu? Sai, dicono cha la pizza che fanno qui in Italia è la migliore, ho sempre voluto assaggiarla...>>   Aveva detto la mamma. Dopo non poche moine la accontentai. Mi disse esattamente dov'era la pizzeria più vicina, spiegandomi bene i passaggi che avrei dovuto prendere... peccato che qui in Italia tutti i palazzi sembrano uguali, così come le strade, le piazze e... tutto il resto! Così, inevitabilmente, mi persi dopo pochi passi. Ovviamente avevo cercato di chiedere informazioni ma la maggior parte della gente non reagiva bene. I ragazzi e le ragazze non appena mi riconoscevano (nonstante avessi cappello e occhiali) assumevano la ormai consueta faccia da "O-MIO-DIO-QUELLO-E'-JUSTIN-BIEBER", e a quel punto era meglio scappare. Invece le signore di una certa età non capivano un fico secco dell'inglese, perciò era meglio parlare con i cartelli stradali che mi ridevano in faccia. Dei vigili, manco a morire. Mi chiesi se potessi essere paragonato ad un naufragato su un'isola deserta...


Ero ancora lì, ideciso su quale via predere. Feci un sospiro e, chiudendo gli occhi, lasciai al destino il colpito di scegliere per me. A quanto pare gli stava simpatica la sinistra. Velocemente aggirai l'angolo e... AH! Mi ritrovai per terra, con una mano che si massaggiava la fronte dolorante. Non avevo bene capito cosa fosse successo. Ero andato contro un muro? Non mi sembrava...                                                                                                                                                             

Solo dopo mi accorsi di una ragazza che se ne stava a pochi passi da me, anche lei per terra a massaggiarsi la fronte, con gli occhi chiusi che formavano icrespature nella pelle abbronzata. Mi sentì subito in imbarazzo quando mi accorsi che il muro dove ero andata a sbattere... era lei!                                                              

 La ragazza misteriosa aprì di scatto gli occhi, pieni di furia. La cosa avrebbe dovuto mettermi paura, ma non appena i miei occhi incrociarono quelli blu-neri di lei, talmente profondi da assomigliare ad un pozzo senza fondo, mi sentì scoperto, nudo, come se quegl'occhi avrebbero potuto leggere i sentimenti più nascosti di chiunque, aggirare ogni menzogna e capire ogni sentimenti solo con uno sguardo. In più, quegl'occhi sembravano una calamita. Più li fissavo, più mi riusciva difficile distogliere lo sguardo.

La ragazza, palesemente adirata, farfugliò qualcosa in lingua Italiana che assomigliava tanto ad un "Guarda dove metti i piedi!". Si alzò, raccogliendo alcuni libri che le avevano fatto compagnia nella caduta. << Scusami >> Dissi io, mortificato. Poi però, un pensiero mi balenò in mente. Lei era una ragazza, io Justin Bieber, forse mi conosceva, e allora magari avrei ripagato il mio incidente di percoso presentandomi e facendole anche un autografo, se me lo chiedeva.

Intanto la ragazza si era rialzata e si stava dirigendo a passi pesanti verso il lato opposto della strada. << Va bene così, ma la prossima volta apri gli occhi quando cammini>> mi disse in un americano perfetto. La cosa mi stupì. Da come parlava non sembrava un'Italiana. Velocemente mi rialzai e le andai incontro. 

<< Aspetta un attimo per favore .Scusami, davvero. Comunque volevo presentarmi, sono Justin Bieber.>> Esibì uno dei mie sorrisi migliori.

La ragazza si girò, scocciata. << Senti, non me ne importa niente di chi tu sia, voglio solo che la prossima volta non tiri sotto qualcun'altro>> Nella sua voce c'era una nota di durezza. Non riusì a trattenere un'espressione talmente sbalordita da lasciarmi disorientato. Come faceva a non conoscermi? Almeno in Italia, tutti mi conoscevano. Lei, definitivamente seccata, si rigirò sbuffando. A quanto pare la mia era una faccia da pesce lesso. Fortunatamente mi ripresi alla svelta e nella mia mente si era già formato un piano di riserva. Potevo usare la sua ignoranza a mio vantaggio, in effetti non mi sarebbe saltata addosso... se le avessi chiesto le indicazioni per ritrovare quella stramaledetta pizzeria e chiederle come arrivare alla via dove c'era la mia casetta a noleggio. Le corsi dietro, lei fece finta di niente.    << Ti prego, fermati. Ho bisogno del tua aiuto. Mi...>> Ok. Va bene tutto, ma dire che mi ero Perso, sarebbe stata una cosa troppo imbarazzante e non mi sarei sorpreso se mi avrebbe riso in faccia. Un'istante prima di dire una bugia, che però l'avrebbe costretta a darmi le idicazioni, mi bloccai. Non riuscivo a parlare. O meglio. Non riuscivo a Mentire. Non a lei e non sapevo il motivo. La ragazza stava ancora camminando sicura come se non mi avesse sentito. Dovevo parlare, altrimenti mi sarei perso l'occasione migliore per tornare a casa sano e salvo. << I-Io... mi sono perso.>> Confessai. << Sai, non sono di queste parti e qui sembra tutto così uguale...>> Tentai di spiegare. La mia faccia era peggio di un pomodoro, sia per la vergogna che per l'imbarazzo. Ma la ragazza non era per niente divetita, anzi la rabbia per l'icidente non si era sbollita. << Ti sarei molto grato se potessi indicarmi un paio di posti...>> Non terminai la frase perchè lei si era fermata all'improvviso, facendomi quasi scontrare, di nuovo. La sua espressione era fredda, con quei suoi occhi incredibili che fissavano i miei. A quel punto la calamita era tornata in funzione. << Dove vuoi andare?>> Se la sua espressione era gelida, la sua voce era un blocco di giaccio. Mi ci vollero 4 secondi per rispondere, nonostante sapessi perfettamente cosa dire. << Cerco la pizzeria più vicina e poi dovrei andare in... via Piave.>> Lei fece per pensarci sù. << Conosco la via, però...>> Disse lanciandomi uno sguardo eloquente. Attesi che finisse la frase, ma lei continuava a guardarmi come se avesse trovato la soluzione ad un'equazione.                             


<< Però cosa? >> Le chiesi infine. Lei fece un sorriso furbo. Era la classica espressione di una ricattatrice.                                                                                 

<< Va bene, però se vuoi che ti mostri la pizzeria più vicina, allora tu, da bravo gentiluolmo, mi offrirai una pizza, visto che prima mi hai praticamente travolto>> disse con un sorriso a trentadue denti. Rimasi un attimo perplesso. Alla faccia, non era proprio la brava ragazzina che sembrava. Dietro la faccia d'angelo, si nascondeva una truffatrice in piena regola. Anche se in effetti aveva ragione...                                                                                                                                           

<< D'accordo, tanto porto sempre più soldi in tasca di quanto in realtà mi servono >> Dissi facendo una voce che sembrava che le avessi dato chissa quale onore...   

<< Perfetto, allora muoviamoci. Ho una fame da lupi>> Mi esordì lei, affrettando il passo. Facevo fatica a starle dietro.                                                                

<< Ehi, calmati. A proposito non ti sei presentata>> le ricordai io.  Lei non mi guardò nemmeno. << Non riesco a pensare cono lo stomaco vuoto. Dopo, forse...>> disse con voce dubbiosa. Cosa? non mi era concesso di sapere il nome della persona a cui offrivo da mangiare? Passai una mano tra i miei capelli castani. Per fortuna la pazienza era una delle mie virtù. Avrei aspettato ancora qualce minuto per sepere il suo nome, daltronde, che sarà mai?

Spero vi sia piaciuta, almeno un pò. Vi prego recensionate, per me è una cosa tremendamente importante. Grazie tamtissimo.

   
 
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