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Autore: abbi fede    03/08/2005    5 recensioni
Il trio più famoso di Hogwarts, raccontato da un personaggio che in prima persona ha vissuto l'angoscie dell'amore, della paura e dell'incertezza... E se in questo bel guazzabuglio ci aggiunggessimo anche Lord Voldemort? La protagonista di questa storia è Hermione. Questa è la mia proiezione del dopo Hogwarts per il trio che dovrà affrontare situazioni al quanto spiacevoli per poi ritrovarsi più forti di prima...Fate attenzione é una miscela esplosiva...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Finis

Chiedo umilmente scusa per la mia ingiustificata assenza… Spero che questo capitolo vi piaccia… Un bacione a tutti e ancora

Scusa…

abbi fede  

 

Finis

L’ufficio di recupero

 

!4!

Harry! Ma la cicatrice? Non c’è più!” e nel dire questo gli sollevai con una mano la frangia che con molta cura gliela copriva da anni.

La famosissima cicatrice a forma di saetta si era dissolta.

Harry con un sorriso stampato disse “Che fulmine! E’ da quando ho sconfitto Voldemort che non ce n'è più traccia.”

Ero rimasta spiazzata “Ma come è possibile?” Harry allora si alzò da terra e mi rispose molto garbatamente “Silente mi ha detto: “Dato che il legame che ti univa a Voldemot è stato infranto, ora, non c’è più alcun motivo perché continuasse a persistere.”

Troppe cose erano successe mentre io mi disperavo. Harry come al solito non mi aveva mai fatto parola di questi avvenimenti prima d’allora. Ero molto arrabbiata, non capivo se a sbagliare ero stata io, che non me n’ero accorta prima o lui, che non mi faceva partecipe di quello che gli stava accadendo. Quella sera ero troppo stanca, non avevo voglia di litigare con lui, pensavo che da quella sera in poi sarei stata diversa, avrei ripreso in mano la mia vita.

Lo dovevo fare… Infatti mi alzai velocemente da terra e guardando Harry dall’alto gli dissi con quel tono da saputella che mi accompagnava da sempre “Allora penso di traslocare domani verso le due, fatti trovare qui mi raccomando non un minuto di più!” Harry si rialzò lentamente “Bene bos!” ero un po’ imbarazzata nel stare davanti a lui… Così vicini… “Bene, a domani!” mi smaterializzai prima che Harry potesse rispondere. Ricomparii nella mia camera (di Ginny) alla Tana, Ginny dormiva e poco dopo anch’io mi abbandonai nelle dolci braccia di Morfeo.

Il mattino dopo al mio risveglio ero circondata da tutta la famiglia Weasley, Molly era tutta in fibrillazione “Hermione cara, dove sei stata ieri sera? Ci hai fatto preoccupare! Non importa” era frenetica, mi carezzò dolcemente il viso e poi riprese “Bene giù ti sta aspettando la colazione. La signora Weasley stava per andarsene e io dovevo dirle che avrei traslocato, ero troppo assonnata, gli occhi si chiudevano da soli, affogai la mia enorme e voluminosa testa nel cuscino. Ignara che ero ancora circondata dal resto della famiglia…

Ginny si precipitò su di me, mi scostò i capelli dalla faccia e ridendo disse “Senti, visto che oggi è l’ultimo giorno che passi qui, che ne dici di essere un po’ più reattiva? O devo scagliarti una fattura?” Aprii di scatto gli occhi. Mi raddrizzai sulle ginocchia, e passandomi una mano tra i capelli le dissi “Primo, tu NON puoi compiere magie fuori da Hogwarts, secondo…” mi guardai in torno. C’erano: I gemelli, Bill, Charlie, Percy e ovviamente Ginny  “Che ci fa tutta questa gente qui? E terzo chi ti ha detto…” non potei finire la frase che fui assalita dai restanti componenti della famiglia. “Grazie per la considerazione!” esclamarono Fred e George, gli altri sorridevano. All’improvviso Percy mi abbracciò “Hermione lo sapevo, sapevo che vi sareste fidanzati, ma di lì a prevedere tutto questo…” abbassò lo sguardo “Benvenuta in famiglia!”, gli altri fecero altrettanto.

Ginny mi guardava compiaciuta, e con fare disinvolto disse guardandosi le unghie “ Sai, sta mattina è arrivato un gufo… Una lettera del Ministero indirizzata alla Signorina Hermione Grenger” Nel dire quest’ultime parole, mi mostrò con la mano disimpegnata la lettera. Gliela strappai dalle mani, ero agitatissima, sicuramente era il responso della mia domanda di lavoro al Ministero. Aprii senza tante cerimonie la lettera, scorsi con gli occhi sgranati la leggera calligrafia:

 

Siamo lieti di accogliere la sua domanda di lavoro inviataci da lei nel mese di Giugno. Gli ottimi risultati da lei ottenuti sono stai sufficienti per farla accedere alla sezione da lei indicataci“ Ufficio di Recupero”  . Inizierà a lavorare attivamente da lunedì prossimo.

Cordiali saluti

Il Ministro della Magia Albus Silente

 

“Sono stata presa” Ginny mi guardò con aria spaesata, un secondo dopo mi strappò la lettera dalle mani e lesse ad alta voce il contenuto, così che tutti i presenti sapessero che il giorno dopo avrei iniziato a lavorare per il Ministero. “Ufficio di Recupero?” Ginny insisteva a guardarmi con stupore, allora con il mio tono da saputella iniziai a spiegarle “E’ una nuova sezione del Ministero, che si occupa del reinserimento e di dare sostegno a maghi oscuri che si trovano ad Azkaban. Dopo questa delucidazione Ginny mi sembrava più confusa di prima “Libererai assassini?”  al che intervenne prontamente Percy “No Ginny, Hermione non libererà tutti i maghi oscuri che hanno compiuto assassini, ma solo i maghi che dopo un lungo esame si sono rivelati recuperabili e utili alla società. Non ne sono sicuro, ma credo che Hermione analizzerà qualche caso e li aiuterà nel reinserimento nella comunità, giusto?” Cercava nel mio volto assenso alla sua giusta affermazione “Giusto”  “Ma Hermione, ho sentito dire che a questa sezione lavoreranno meno di dieci maghi! E che la cernita è stata veramente dura!” Percy mi guardava con un po’ d’invidia e gli risposi “Si, è proprio così!”

Tutti mi guardavano un po’ stupiti, ma qualche secondo dopo i gemelli mi presero in braccio e mi trascinarono giù per le scali “Dai ragazzi! Lasciatemi!” allora Fred mi disse “No, oggi è l’ultimo giorno che passi alla tana” poi continuò George “ Quindi ti tratteremo come una principessa!” Arrossii immediatamente. Tutta la mattinata trascorse tranquillamente tra una chiacchiera e l’altra, rimasi sorpresa nel vedere tutte le scottature che Charlie aveva sui bracci. Tutti mi raccontarono un po’ delle loro vite, e così si arrivò ben presto alle due del pomeriggio.

Visto che mentre dormivo Ginny e gli altri avevano provveduto a fare i miei bagagli, alle due congedai la famiglia Weasley e mi diressi verso il camino. La mattina Harry mi aveva mandato un gufo con su scritto:

 

Diagon Alley 9

Non mi fare aspettare troppo…

 

Da un lato mi dispiaceva lasciare i Weasley, perché incosciamente mi facevano pensare a Ron e lo mantenevano sempre vivido nella mia mente, ma d’altra parte lì non sarei mai riuscita ad essere completamente me stessa. Con un po’ di amaro in bocca salutai nuovamente tutti presi la polvere volante, ma un attimo prima di andarmene Fred mi disse “Se ti serve qualcosa non esitare a venire al negozio!” e George “Sai sono due passi!” Sorrisi e annuii con la testa in segno di assenso.

Lasciai la polvere e pronunciai a chiare lettere “Diagon Alley 9”

Tutto si offuscò, l’attimo dopo uscii un po’ impolverata dal grande camino che avevo visto la sera prima. Harry era seduto su una poltrona e guardava fisso nel vuoto, quando mi vide apparire non batté ciglio. Allora un po’ nervosamente gli dissi “Ehm ciao!”, Harry rinvenne e subito si alzò in piedi e dolcemente mi abbracciò “Era ora… Tu si che ti sai fare attendere. Sappi che la prossima volta non sarai così fortunata. Lo lasciai immediatamente e guardando prontamente l’orologio appeso in sala gli dissi “Caro signor Potter! Se per lei aspettare cinque minuti la sua coinquilina, nonché sua amica è di troppo disturbo, torno direttamente da dove sono venuta!” Feci per andarmene, ma Harry mi bloccò per un polso e iniziò a ridere “Dai non fare la scema!” Allora mi voltai e lo guardai diritto negli occhi… C’era da perdersi in quegli occhi verdi, l’intensità del suo sguardo era diverso, ardeva di passione. Dopo qualche secondo di silenzio iniziai a ridere e gli dissi con tono autoritario “Bene, da oggi si cambia vita, e se vorrai convivere con me sarai costretto ad essere impeccabile” (i nostri discorsi erano sempre sarcastici) Harry alzò lo sguardo al cielo e disse “Era quasi meglio Voldemort!”. Scoppiammo a ridere sonoramente, poi Harry disse facendomi sedere sulla poltrona dove sedeva lui prima “Oggi bisogna festeggiare…”, con un movimento della mano Harry fece comparire due burrobirre, me ne porse gentilmente una e disse “Propongo di fare un brindisi!” allora la mia curiosità prese il sopravvento “Si, ma a che cosa vuoi brindare?” Harry fissò per un attimo la sua burrobirra e disse “Al tuo bambino…” Riuscii a cogliere una nota di amarezza nelle sue parole, ma mi sembrava sincero. “Al mio bambino che diventerà anche un po’ tuo. Harry sorrise. Bevemmo le nostre burrobirre, e dopo gli dissi “Harry lo sai che…” non mi lasciò terminare la frase “Che lavorerai all’Ufficio di Recupero, si lo so!” lo guardai sbigottita “Hermione, io lavoro al Ministero e poi lo sapevo da un pezzo che saresti stata presa! Pensa tu, domani andremo a lavorare insieme come ai vecchi tempi…”

Tra una chiacchiera e un’altra arrivarono le otto. Harry si propose per preparare la cena…

Dopo esserci quasi avvelenati con il suo pollo al forno, Harry mi propose “Adesso ti va di fare una passeggiata?” la mia risposta non si fece attendere “Si! Ma dove andiamo?” Harry mi fisso come era successo nel pomeriggio, e cominciai a sentirmi in soggezione “ Harry dove vuoi…” “Nel posto più bello del mondo…” Mi porse la mano al di sopra del tavolo, già sapevo cosa mi aspettava, la afferrai e chiusi gli occhi. Quando li riaprii, davanti a me si presentò quel castello tanto familiare, Hogwarts.

Lasciai la mano di Harry e gli dissi “Tu sei davvero impressionante!” Harry mi prese per mano e mi portò sotto quel grande albero dove l’anno prima ci sedevamo io, Harry e Ron… Ci sistemammo sotto l’albero, molti ricordi riaffiorarono… Harry passò un braccio dietro le mie spalle e senza pensarci troppo mi rannicchiai contro il suo petto. “E’ proprio strano… Domani non dovremo più prendere quel treno, non dovremo più sopportare quell’arrogante di Malfoy… Da domani diventeremo adulti…” Mentre diceva queste parole intense Harry mi carezzava dolcemente la spalla. Restammo lì, immobili, a contemplare quell’istante che separava la nostra infanzia e adolescenza dalla vita reale, la nostra vita attuale nella quale ci trovavamo… Solo dopo un ora Harry mi riportò a casa. Appena arrivati, ci sedemmo per qualche minuto sulle poltrone e guardando Harry dritto negli occhi gli dissi con le lacrime pronte a scendere “Grazie”. Harry, vedendomi in quello stato disse alzandosi in piedi “E’ ormai evidente che sei spossata… Stai delirando!” mi prese in braccio e senza ascoltare i miei continui spergiuri disse “E’ ora che tu vada a dormire!” Mi lasciò soltanto davanti alla mia camera, sembrava un copione perfetto, tutti, compresa me pensavano che quella serata sarebbe finita con un bacio, ma il mio istinto me lo proibì “Grazie del passaggio, e adesso penso proprio di andare a dormire… Buonanotte!” aprii e gli richiusi la porta in faccia così velocemente che non poté replicare alcun che.

Sul mio letto giaceva un uniforma e un bigliettino, lo afferrai e iniziai a leggere:

 

Questa è l’uniforme dell’Ufficio di Recupero

 

La presi e la posai accuratamente sulla sedia accanto al letto. Quella notte rimasi sveglia per qualche ora, non riuscivo proprio ad addormentarmi, pensavo a Harry, ma soprattutto pensavo a Ron. Pensavo a come dover gestire il nuovo rapporto che si stava formando tra me e Harry, infine decisi che non avrei mai accettato un avance da parte sua.

La mattina dopo mi svegliai all’alba come era mio solito fare anche ad Hogwarts, con calma indossai l’uniforme, che era molto simile a quella che possedevo ad Hogwarts, l’unica differenza era il colore blu scuro e la giacca, che dava un tocco di eleganza. Mi diressi in cucina per preparare la colazione, feci accuratamente silenzio passando davanti alla camera di Harry. L’idea era quella di preparargli la colazione per ripagarlo (almeno una piccolissima parte) della sua amicizia. Appena misi piede in sala c’era già Harry, seduto su una delle due poltroncine verdi davanti il camino. Leggeva La Gazzetta del Profeta, come al solito aveva i capelli più scapigliati che mai, e sembrava veramente assorto da quello che stava leggendo. Dalla sala si intravedeva la tavola della cucina già apparecchiata e la colazione aspettava solo che qualcuno la consumasse. Harry si accorse immediatamente della mia presenza, “Buongiorno!” io gli risposi abbastanza acidamente “Ma tu, mi leggi nel pensiero? No, perché ogni volta che voglio fare qualcosa di carino per te, tu mi precedi sempre!” mi abbandonai nell’altra poltroncina accanto alla sua. “Dormito bene?” sembrava che la mia precedente affermazione non lo avesse nemmeno raggiunto. Gli risposi del tutto disinteressata “Divinamente!” lui sorrise “Bene, adesso possiamo anche fare colazione!” aggiunse con tono fintamente dolce. Devo dire che la colazione è il piatto forte di Harry. Quella colazione passò tranquillamente, poco dopo mi stavo apprestando a usare la polvere volante e nel frattempo Harry disse “Sai, è normale essere agitati il primo giorno di lavoro.” Avevo la polvere volante in mano, lo guardai per un secondo e gli risposi con il mio tono da saputella “Io, non sono agitata! Riuscirò sicuramente a cavarmela. Come al solito… Ministero della Magia.” Lasciai cadere la polvere, e venni avvolta da una grande e calda fiamma verde. Uscii ricomponendomi da uno dei tanti camini che si trovavano nella sala d’ingresso. Harry si materializzò a qualche metro da me, i nostri sguardi s’incrociarono e un sorriso si disegnò sulle nostre facce, “Bene…” disse impacciato Harry “Allora signorina Grenger, le auguro di avere una magnifica e brillante carriera…” Io annui e sorridendo gli dissi “Sicuramente la mia carriera sarà migliore della sua…” Tutti e due sorridevamo quasi nervosamente, ci abbracciammo. Gli sussurrai all’orecchio “Grazie” ci separammo e mentre Harry aveva imboccato la direzione che portava agl’ascensori gli dissi “Allora ci vediamo questa sera, più o meno in questo punto!” Harry annui e senza voltarsi disse “Ok bos!” rimasi immobile in quel punto per qualche secondo, poi diedi un occhiata al mio orologio, tutto era perfetto. Mi diressi verso la strega che sedeva a una scrivania di fianco all’entrata principale. Era una strega minuta, non troppo giovane, portava una veste rossa e aveva una spilla d’orata appuntata sulla veste con su scritto “Informazioni Ministero della Magia”  senza farmi tante domande gli chiesi “Mi scusi signora vorrei sapere dove mi devo dirigere per trovare l’ufficio di Recupero.” La signorina mi guardò per qualche secondo (abbastanza stralunata) poi abbastanza seccata mi chiese “Nome e Cognome. Ero un po’ stupita, mi serviva solo una stupida informazione “Hermione Jane Grenger. prese un pezzo di pergamena e scrisse il mio nome, poco dopo il mio nome si dissolse nella carta. Sbirciai dall’alto cosa ricomparì. Un attimo dopo l’inchiostro si addensò tutto nel centro della pergamena, poco dopo si formulò tale frase “Hermione Jane Grenger, Ufficio di Recupero, terzo piano quarta porta a destra. La signora me lo porse e disse con tono più pacato “Deve seguire queste indicazioni, e troverà il suo ufficio.” Le sorrisi, e presi il foglio. Fu facile poi trovare il mio ufficio. Guardai la porta per qualche secondo immaginando (neanche lontanamente) quello che mi sarebbe capitato. Bussai con forza, quasi con violenza. Aspettai che qualcuno rispondesse “Avanti!” era una voce femminile, mi sembrava piuttosto familiare. Quando aprii la porta non mi sarei mai aspettata di trovarci una vecchia conoscenza. Capelli turchesi, sempre la stessa egocentrica al quanto stramba Tonks. Indossava la mia stessa divisa, appena entrai nel grande e spazioso ufficio iniziò ad urlare e a strepitare “Hermione! Ti stavo aspettando!” Tonks si alzò istantaneamente da una scrivania all’altro capo della stanza per venirmi incontro. Io sorridevo un po’ troppo nervosamente “Ciao… Ma che cosa ci fai tu qui?” Tonks mi abbracciò e disse “Più o meno quello che ci fai tu!” ero un po’ turbata all’idea di lavorare assieme a Tonks. Dopo poco mi liberai dal suo abbraccio, e Tonks continuò a parlare “Benvenuta nell’Ufficio di Recupero. Io sono il coordinatore del gruppo… Vale a dire che sono il capo di questa sezione.” Ero a dir poco sorpresa e infatti Tonks lo notò immediatamente “Sai dopo che il signore oscuro è stato sconfitto, quasi tutti i membri dell’Ordine sono stati nominati capi di qualche sezione del Ministero, e a me è toccata questa!” Io continuavo ad annuire involontariamente, non sapevo veramente cosa dire, Tonks sarebbe diventata il mio capo… “Sono d’avvero sorpresa!” Lei continuava a sorridere “Allora, iniziamo a parlare di cose serie?” disse lei assumendo un tono autoritario. Da quel momento in poi sapevo che Tonks non sarebbe più stata dolce e comprensiva, bensì il mio capo. “Certamente.” Risposi io prontamente. “L’Ufficio di Recupero è formato da nove unità, io e te comprese. Ogni unità è indipendente dall’altra, quindi per maggiore sicurezza tu non conoscerai mai i tuoi colleghi. L’unica persona a cui devi fare rapporto del tuo lavoro sono io. Pretendo una relazione ben dettagliata del tuo operato ogni settimana. Adesso viene il bello.” Mi indicò una porta, si diresse verso di essa e l’aprì. C’era un lungo corridoio tinteggiato di verde e delle torce che lo illuminavano sufficientemente. Tonks aprì una delle tante porte che si trovavano lungo il corridoio. “Questo sarà il tuo ufficio.” Il mio ufficio somigliava quasi al ripostiglio delle scope di Gazza: piccolo, oscuro e poco confortevole. “Sulla tua scrivania c’è il fascicolo del caso che dovrai seguire. Venerdì andrai ad Azkaban, e conoscerai il soggetto. Penso proprio che non ti serva altro per iniziare a lavorare. Tonks stava per uscire dal mio ufficio quando quasi fulminata da un lampo disse “Ah! Hermione ho saputo che sei in dolce attesa… Per questo ti ho messa in questo ufficio, qui c’è anche il bagno…” Indicò una porta a un lato della camera. “Per ogni esigenza io mi trovo nella l’ufficio principale, il pranzo appare verso mezzogiorno e mezzo, se non hai voglia di mangiare qui da sola, puoi mangiare nella mensa comune. Io annuii e dissi “Lo terrò presente.” Tonks sorrise e disse mentre chiudeva la porta “Buon lavoro.”

Ero talmente agitata per quello che mi aveva detto Tonks che mi misi subito a lavoro. Per fortuna la mia poltrona era abbastanza confortevole… Aprii il fascicolo eccitatissima all’idea di aiutare qualcuno nel reinserimento nella società…

 

Nome: Draco

 

Non poteva essere…

 

Cognome: Malfoy

 

E invece era lui.

 

Una foto in movimento di Malfoy era correlata insieme ad altre venti pagine di fascicolo. Nel suo fascicolo c’era la sua intera biografia, risultati scolastici (niente male) e i suoi crimini. Mi sembrava impossibile che Malfoy avesse fatto alcune delle cose elencate nella sua lista: uccisione di alcuni maghi, utilizzo di alcune maledizioni senza perdono su auror del Ministero, autore della distruzione di un palazzo nei pressi di Diagon Alley, organizzatore di sommosse da parte dei sostenitori del signore oscuro, aveva inoltre trucidato e ucciso molti maghi e streghe mezzosangue . La lista si estendeva con crimini minori, ma pur sempre incidenti nel suo cursus. La cosa sorprendente era che tutte queste azioni furono compiute dopo Hogwarts.

Ed io che credevo che mi sarei liberata definitivamente di Malfoy!

Cominciai a leggere attentamente il suo fascicolo cominciando dalla sua biografia in un batter d’occhio arrivò mezzogiorno e mezzo e il pranzo si materializzò sulla mia scrivania. Un attimo dopo qualcuno bussò alla mia porta, pensando fosse il mio ‘capo’ mi ricomposi rapidamente e dissi “Avanti!” poco dopo sbucò dalla porta Harry. Non so perché ma fui risollevata nel vederlo “Harry! Ma cosa ci fai qui?” Harry entrò e chiuse la porta “Sono venuto per pranzare con te. Visto che tu non ti sei presentata alla mensa comune… Ma se non gradisci compagnia posso anche fare dietrofront…” Presi la bacchetta e con un colpo ben deciso feci comparire una sedia di fronte a me. Harry si sedette compiaciuto “Se proprio insisti…” Io gli sorrisi, ma qualcosa non quadrava “Harry, ma tu non dovresti essere qui? Chi ti ha fatto passare?” Harry mentre stava facendo comparire il pranzo disse con una naturalezza quasi arrogante “Tonks! Tu forse non sai che quando sei il mago più importante del pianeta più di qualcosa ti è dovuta.” Io abbassai lo sguardo e guardai la mia insalata sentendomi più insignificante di una foglia di lattuga. Harry disse prontamente “Mi piace il tuo ufficio!” Io lo guardai e con la solita faccia di quella che non vuole essere presa in giro e gli dissi “Sei sicuro di aver visto il mio di ufficio?” Lui si guardò intorno e disse “Si, e penso che diventerà un luogo veramente accogliente.” Io lo guardai con aria di sfida “Scommetto che il tuo ufficio è MOLTO più spazioso e MOLTO più accogliente. Harry accolse la mia sfida e disse in tono del tutto neutro “Si, è vero. Ma il mio ufficio è solo di rappresentanza. Non ci passo quasi mai, io sono quasi sempre in missione…” Il pranzo continuò tranquillamente, finché Harry non mi lasciò al mio lavoro “Mi raccomando non liberare pericolosi assassini!” Io avevo gli occhi ridotti a fessure “Si e tu vedi di cominciare a lavorare!” Harry mi baciò la fronte e disse chiudendo la porta “Ci vediamo dopo!”

La giornata continuò senza altri imprevisti. Il caso di Malfoy si preannunciava molto più complesso di quanto pensassi. Con molti dubbi e incertezze lasciai il mio ufficio intorno alle sei e mezza. Salutai Tonks, e mi diressi verso il salone d’ingresso dove avevo appuntamento con Harry. Si erano formate lunghe code per partire davanti ai camini e non riuscivo ad intravedere Harry in mezzo alla folla. Mi alzai in punta di piedi, facendo molta attenzione a non intruppare i maghi che mi circondavano e con lo sguardo cercavo Harry in mezzo a tutta quella gente. Tutti i miei sforzi furono inutili. Mi avvicinai alla fontana, lì non c’era quasi nessuno. Mi guardai un po’ in giro, c’erano molti ex studenti di Hogwarts. Sospirai impaziente, non vedevo l’ora di tornare a casa. Harry si materializzò dall’altra parte della fontana. Con calma mi raggiunse. Lo guardai insofferente “Era ora!” Harry era affannato, ma con il suo fare calmo disse “Mi dispiace, ma mi hanno trattenuto. Un po’ seccata gli dissi “Adesso dobbiamo fare tutta questa fila!” Harry sorrise, “Non siamo tenuti a utilizzare i servizi della metropolvere se vogliamo possiamo anche smaterializzarci…” guardai l’orologio “Va bene!” Non amavo smaterializzarmi, e nelle condizioni in cui mi trovavo non era di certo la cosa più indicata, ma se smaterializzarci era Harry non avevo di questi problemi. Harry come al solito mi porse la mano e poco dopo ci ritrovammo nel salotto di casa nostra. Il pranzo era già pronto, sul tavolo della sala giacevano pietanze e assortimenti di qualsiasi genere alimentare che attendevano solamente noi per essere degustati. Tutto mi sapeva di bruciato… “Harry, non avrai mica comprato un elfo domestico?” Harry mi guardò del tutto stupito “Io non ho comprato niente! Ho solo assunto Dobby, sai gli ho fatto un offerta migliore di quella di Silente!” Lo guardai e sorrisi poi Harry continuò “Qualcuno mi ha fatto capire che bisogna trattare gli altri nella stessa maniera in cui vorremmo essere trattati noi.” Ero veramente felice che C.R.E.P.A nel suo piccolo avesse cambiato qualcuno. Ci sedemmo a tavola e poco dopo comparve il piccolo elfo davanti la tavola. Il suo abbigliamento era del tutto originale, potava un maglione con su scritto il suo nome, dei pantaloncini (sicuramente da bambini) fucsia e uno zuccotto arancione in testa. “Dobby è molto felice di lavorare per Harry Potter! Dobby spera che la cena vi piaccia!” Ero veramente contenta, “Grazie Dobby, sei stato veramente carino ad accettare il lavoro che ti ha offerto Harry. Dobby iniziò a piangere, allora sia io che Harry ci avvicinammo al piccolo elfo. Harry con tono comprensivo gli disse “Dobby, perché stai piangendo?” Dobby lo guardò quasi indignato “No, niente. Dobby è contento di lavorare per voi, per una vera famiglia.

Io e Harry ci guardiamo e arrossiamo, non avevo mai visto tutto questo su una luce diversa… Io e Harry, una famiglia… Ripresi subito coscienza e domandai a Dobby “Hai le ferie pagate e un giorno libero?” Dobby annuiva freneticamente facendo sbattere le sue grosse orecchie da pipistrello. “Dobby viene pagato ogni settimana cinque galeoni! Dobby ha anche le ferie e il giorno libero!” guardai Harry soddisfatta “Adesso non ho più niente da insegnarti. Harry mi scrutava attraverso gli occhiali “Adesso sono io a doverti insegnare…” Dobby ci guardava con aria compiaciuta… “Dobby adesso torna giù, se avete bisogno basta chiamare e Dobby arriva!” in un attimo il piccolo elfo si dissolse nell’aria. Guardai Harry ancora mentre degustavo tutte le bontà che Dobby aveva cucinato “Che cosa avrà fatto il prescelto Harry Potter a lavoro oggi?” Harry sorrise “Niente di nuovo… Sempre in giro a catturare qualche mago forviato che tenta o di uccidere o di distruggere qualcuno o qualcosa… Insomma niente di speciale. E tu Hermione?” Senza esitare gli dissi “Non indovinerai mai chi mi è stato affidato…” Harry mi guardò per qualche secondo con aria indifferente, poi dissi “E poi non ti è dato sapere. Mi ero molto stancata e avevo voglia di riabbracciare il cuscino… Lasciai Harry in sala e me ne andai a dormire. La settimana trascorse tranquillamente, Harry era stato come al solito gentile e garbato, tra noi si era formata un’armonia. Ogni giorno dopo cena mi dirigevo di nascosto al San Mungo a fare visita a Ron… Ogni giorno che passava avevo più voglia di lui, mi sarebbero bastati solo cinque minuti per dirgli che aspettavamo un figlio e che io lo amavo ancora. Il suo volto era bianco e i suo capelli erano sempre rossi accesi, i suoi splendidi occhi azzurri non vedevano ormai luce da tre mesi. Ogni particolare si parava davanti ai miei occhi sempre più deforme e più lontano.

Finalmente era arrivato venerdì. Avrei incontrato Malfoy, e gli avrei parlato per la prima volta con il coltello dalla parte de manico, infondo dalla sua storia erano comparsi alcuni elementi molto particolari, non aveva mai avuto un sentimento molto profondo per nessuno, nemmeno per sua madre. Ad Hogwarts era un ragazzino fiero e sfacciato che se ne fregava di qualsiasi cosa, una figura retta solamente sul suo orgoglio, scrissi sul mio rapporto. Malfoy aveva bisogno che qualcuno gli aprisse gli occhi. Dovevo fargli capire che esisteva anche un altro modo di affrontare la vita, che anche lui poteva ricominciare, anche se in verità avrei voluto aiutare qualcun altro che non  conoscevo e non aveva torturato la mia esistenza fino a qualche mese prima.

Mi presentai nel mio ufficio in attesa che Tonks mi chiamasse. Il capo non tardò, Tonks fu risoluta “Buongiorno Hermione, questa e la tua passaporta. E posò una lattina vuota e accartocciata di coca cola sulla mia scrivania. “Si attiverà tra cinque minuti, ad aspettarti ad Azkaban ci sarà Moody. So che conosci già il soggetto, spero che riuscirai a comunicare con lui. Sono sicura che svolgerai un ottimo lavoro. A più tardi!” Con queste parole lasciò il mio ufficio. Presi in mano la lattina di coca cola aspettando che la passaporta si attivasse. Non riuscivo a far altro che pensare a Harry, non riuscivo a capire come fosse cambiato così radicalmente… Spesso mi sentivo a disaggio, perché con tutte le sue carinerie i suoi modi gentili e le sue attenzioni pensavo che prima o poi avrei ceduto… La passaporta mi strattonò e un secondo dopo mi trovavo in un ufficio di pietra grigia. L’aria era carica di umidità e nonostante fosse mattina il sole non penetrava pienamente nella stanza, lasciandola in una semi oscurità abbastanza inquietante.

“Buongiorno Hermione.” Ringhiò Moody dall’altra parte della camera, con tono deciso risposi “Buongiorno” Moody si avvicino e mi strinse la mano “Sono felice di averti a bordo. Tra poco arriverà il detenuto, spero che non ti darà fastidio. Io starò di guardia alla porta, hai un’ora di tempo. Io annuivo e mentre prendevo posto da una parte della scrivania gli chiesi “E’ stato sottoposto a qualche fattura o incantesimo?” Moody mi scrutò con il suo occhio magico e disse “E’ innocuo. La sua bacchetta è stata spezzata, sono più di due mesi che si trova qui e posso assicurarti che i dissenatori non sono stati clementi con lui. In ogni caso gli è stato fatto un incantesimo così che la tua incolumità sia garantita.”

La porta si aprì all’improvviso, due maghi vi entrarono trascinando dentro la stanza un trasandato e debole Malfoy. Lo sistemarono sulla sedia che mi si parava di fronte, i due maghi lasciarono immediatamente la stanza. Moody si accostò a Malfoy e gli ringhiò qualcosa nell’orecchio poi facendo una grinza con la sua faccia deforme mi sorrise e zoppicando uscì dalla stanza, lasciandomi sola con Malfoy.

Malfoy guardava con espressione vuota a terra. I suoi capelli erano cresciuti molto dall’ultima volta che ci eravamo visti. Indossava la medesima tunica a strisce che indossava Sirius quando fuggì da Azkaban. Era provato, ma il suo sguardo era carico di odio e di arroganza, proprio come ai vecchi tempi…

Ma guarda! La mezzosangue si è data alla beneficenza!” la sua voce riecheggiò fiera nella stanza. Dovevo assolutamente ristabilire le posizioni “Come al solito Malfoy non hai capito niente. Non ti conviene fare l’arrogante con me. Io sono qui per riabilitarti e ho il potere e la facoltà di farti giacere qui per il resto della tua vita. Allora cosa vuoi fare?” ristabilite le posizioni si poteva cominciare a costruire un rapporto. Sulla faccia di Malfoy si disegnò una smorfia “Chi ti sei dovuta sbattere per avere questo lavoro? Lo sfregiato? O lenticchia?” La mia mano partì incontrollatamente, e come quella volta al terzo anno lo schiaffeggiai.

Malfoy non cercò proteggersi anzi protese la faccia verso di me. Io ero furiosa, ma sulla faccia di Malfoy si disegnò un sorriso beffardo. “Tu hai sempre pensato di essere superiore! Se avessi avuto ragione… Tu non saresti qui a scontare una pena orribile per le tue vendette personali!” Malfoy s’irrigidì, io ero parzialmente calma. Dopo quello schiaffo mi sono sentita subito meglio, non potevo lasciare che insultasse sia me che Harry, ma soprattutto Ron

“Tu non hai la minima idea di quello che ho passato? Come potresti aiutarmi?” lo guardai qualche secondo “Ho studiato il tuo caso, e il Ministero ci ha visto lungo. Sono sicura che puoi essere riabilitato… Basta che tu lo voglia. Malfoy mi guardò schifato e disse “Nessuno vorrebbe essere riabilitato da una come te.” Calò il silenzio tra noi, per qualche minuto sfogliai il rapporto di Malfoy senza cercare realmente qualcosa, e senza staccare lo sguardo dal rapporto gli chiesi “Ti trattano bene?” Malfoy guardò verso la porta e disse “Sono un prigioniero. Come vuoi che mi trattino?” “Scusa” risposi io con indifferenza. Malfoy aveva le mani legate da corde magiche, sapevo che stavo facendo una sciocchezza, ma istintivamente gliele slegai con un colpo di bacchetta. Malfoy distese le braccia e si stiracchiò, poi guardandomi diritta negli occhi disse “Non credere che ricambierò il favore.” Io li guardai con aria sconfitta e gli dissi “Guarda che il favore lo dovresti fare a te stesso e non a me… Ma forse tu sei più impegnato a marcire in questo posto. In quel momento mi alzai e mi avvicinai a Malfoy “Sei sicuro di non volere diventare qualcun altro?” Malfoy si alzò di scatto e con le mani libere mi schiacciò violentemente al muro, con una stringeva la gola. Ero spaventata, ma ascoltai quello che voleva dirmi “Tu credi veramente che io voglia una nuova vita? Io ho perso tutto! Non ho mai avuto più voglia di morire e tu sei qui a rovinare nuovamente i miei piani. Ma sta volta non c’è ne Potter ne Weasley a proteggerti… Prenderò la mia rivincita…” Con fare aggressivo mi strappò dalla mano la bacchetta, e con la mano libera me la puntò diritta in mezzo agli occhi.

Io stavo piangendo e in un sussurro gli dissi “Uccidimi!” anch’io come Malfoy avevo perso tutto e mi riconoscevo nel suo ragionamento. Se non potevo avere di nuovo Ron preferivo la morte. Malfoy era perplesso, gli ripetei nuovamente “Uccidimi…”

Malfoy lasciò cadere in terra la bacchetta e subito dopo allentò la presa al collo finche scivolai lungo il muro e sedei sul freddo pavimento di quella cella.

Subito dopo Moody entrò nella stanza accompagnato da altri due auror, e vedendomi a terra disperata, non fece attendere la sua reazione “Stupeficium!” e in un attimo schiantò Malfoy a terra, accennò con la testa agli altri due auror di occuparsi di Malfoy. Io non volevo che lo schiantassero, ma la situazione era stata erroneamente interpretata da Malocchio. Moody si precipitò su di me e tenendomi per un braccio mi rialzò da terra. “Hermione tutto a posto?” asciugandomi con la mano le lacrime gli risposi con un sorriso forzato “Si, si! Sto bene!” In quell’istante i due auror trascinarono Malfoy fuori dalla stanza. “Per fortuna stai bene. Se quel verme ti avesse fatto qualcosa Harry non me lo avrebbe mai perdonato…” Ringhiò Malocchio facendomi sedere sulla sedia.

Ero scossa, e Moody se ne accorse prese da una delle sue tasche una caramella, la scartò e mi mise in mano la carta, poi prese la bacchetta e disse “E’ meglio che torni a casa, manderò un rapporto a Tonks…” Io annuii scioccamente, mentre Malocchio puntava la bacchetta sulla carta della caramella e diceva “Portus

Mi ritrovai nel salotto di casa, sola con i miei pensieri… Scivolai a terra e iniziai a piangere pensando a quanto sarebbero state facili le cose se solo Ron fosse stato lì a sostenermi.

 

 

 

Come al solito i ringraziamenti vanno fatti a Phoebe80, Tacchino, Taira e Vale.  Grazie per i commenti… Siete come al solito molto gentili  

;-)

 

Alla prossima….

  
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