“E’ finita” pensò Sakura.
Un lampo.
Si rese conto di cosa stava succedendo - di cosa stava per succederle, in
un interminabile battito di ciglia.
Quella luce, quel rumore, simile alle urla di mille falchi, erano
inconfondibili.
Era finita.
Non c’era via di scampo contro il Chidori che Sasuke le stava scagliando
così da vicino.
Sasuke…
Il suo sguardo era diventato freddo, tagliente.
Diverso da come lo ricordava.
O forse, era sempre stato così,
anche se lei non aveva voluto
ammetterlo.
Forse non aveva nemmeno voluto pensarci.
Eppure, lei lo sapeva bene. Lo sapeva da
tempo.
Il suo Sasuke… quello era davvero il suo Sasuke.
Il suo Sasuke stava per
ucciderla, porre fine alla sua vita senza alcuna esitazione.
Come se non fosse importante…
Come se non fosse niente di diverso dalla ragazza sconosciuta che giaceva
inerme sotto i suoi occhi.
Stava per ucciderla con crudele indifferenza.
Sì, era crudele il suo Sasuke.
Sì, senza dubbio era finita.
Sarebbe finita davvero… se a un passo dalla morte
non fosse apparso lui.
Il dovere di un maestro,
l’orgoglio di un’allieva
Sakura si asciugò le lacrime con ostinazione, in un gesto insofferente
della mano.
Non aveva più senso piangere… ormai era inutile.
Eppure non riusciva a smettere.
Aveva fallito per l’ennesima volta.
Si era posta un obiettivo e aveva deciso di affrontarlo da sola
raccogliendo tutta la sua determinazione.
Era davvero convinta che, per una volta, avrebbe potuto farcela.
Era convinta che ci sarebbe riuscita, che si sarebbe resa utile…
Almeno questa volta.
Aveva creduto di poter uccidere Sasuke e porre fine ai suoi tormenti – ai
tormenti di entrambi - per sempre.
E invece…
Strinse le labbra in preda al rimorso.
Se non fosse stato per Kakashi e per Naruto, a quest’ora di lei non sarebbe
rimasto nient’altro che un corpo senza vita…
Ricacciò indietro la macabra immagine del proprio cadavere stringendosi
nelle spalle.
Non doveva pensarci.
Eppure la sua mente non faceva altro che tornare a quell’istante, al
momento in cui l’Hatake era apparso davanti a lei in un lampo argenteo e
immediato, facendole scudo con il proprio corpo davanti a Sasuke.
“Sakura… avevi intenzione di
uccidere Sasuke per conto tuo?” le aveva detto senza neanche guardarla facendola trasalire, ed era stata più
una constatazione che una domanda.
Era impossibile fingere, con lui.
Impensabile l’idea di nascondergli qualcosa.
Sapeva leggerla così bene, ormai, che Sakura non avrebbe dovuto stupirsene.
E invece per un attimo era rimasta interdetta sul cosa rispondergli, prima
di abbassare gli occhi sentendosi colpevole.
Sapeva che, dentro di sé, il suo maestro con tutta probabilità era in preda
a una forte delusione.
L’aveva deluso. Ancora una volta…
“Non è necessario che sia tu ad assumerti quel
peso. Come leader della squadra, è colpa mia se è accaduto tutto questo.”
Quelle parole non
potevano rispecchiare la realtà.
Non era colpa sua se Naruto e Sasuke… se Sasuke…
Non poteva
assumersi tutta la colpa in quel modo.
Non era giusto… era
lei a dover fare qualcosa per
rimettere a posto le cose.
Sapeva prendersi
le sue responsabilità, e poi era stufa di essere da meno di Naruto.
Era necessario eccome, che anche lei si facesse avanti.
“Sakura… ti ho detto qualcosa che non avrei dovuto,
per cercare di rassicurarti.”
In passato,
quando lei aveva temuto che la loro squadra fosse sul punto di disintegrarsi
per sempre, lui era sempre stato lì al suo fianco, pronto a giurarle che le
cose si sarebbero sistemate presto.
Le aveva
assicurato che sarebbe andato tutto bene con un sorriso, dandole la forza di
andare avanti in tutti quegli anni.
Era stato Kakashi
a infonderle il coraggio di continuare ad allenarsi e lottare per riportare il
Team 7 alle origini, ai tempi lontani in cui sembrava non esistesse alcun
pericolo in grado di minare la sua esistenza.
Non si era affatto
sbagliato come credeva.
Era stata lei a
essere troppo ingenua e credere che niente sarebbe mai cambiato, nei loro
rapporti.
Sakura ora lo
capiva perfettamente.
Era normale che,
tra le persone, col tempo le cose cambiassero anche in peggio, e quando il Team
7 di un tempo si era disgregato, lei aveva deciso di fare qualcosa per
rimediare una volta per tutte… era lei ad essersi illusa e ad avere sbagliato, non Kakashi.
“Forse stavo solo cercando di rassicurare me
stesso. Scusami se non sono stato un buon maestro.”
Si era affrettata
a negarlo, rifiutando con forza le sue parole.
Lui era stato un ottimo maestro.
Se le cose erano
andate così e se Sasuke si stava lasciando sempre più consumare dalla vendetta,
non era colpa sua.
Eppure voleva
assumersela a tutti i costi… voleva fare in modo che lei ne rimanesse fuori,
per qualche ragione.
“Sakura… portala con te e allontanati da qui.”
Le aveva detto di
lasciarlo solo con Sasuke.
Le aveva detto di
andarsene insieme alla sua vecchia compagna di squadra distesa sul terreno e di
abbandonarlo davanti all’inevitabile scontro che forse lo avrebbe portato alla
morte…
Stava cercando di
proteggerla, di fare in modo che non venisse coinvolta… voleva che
sopravvivesse.
Era ovvio… si
trattava pur sempre di una sua compagna di squadra.
Eppure quel
pensiero le aveva fatto mancare il respiro per un attimo.
“Mi prenderò io quel peso per te. E’ il mio
dovere.”
Le aveva sorriso
di nuovo, attraverso la maschera, voltandosi a guardarla per la prima volta da
quando era intervenuto a salvarla, ed era incredibile il calore che era in
grado di trasmetterle soltanto mediante quel piccolo, semplice gesto.
La stava
rassicurando di nuovo.
Avrebbe portato
quel peso al suo posto.
Però Kakashi non
era riuscito a nasconderglielo.
Sakura aveva
capito subito che aveva mentito.
Non era certo per dovere che avrebbe combattuto contro
Sasuke.
Il rumore dei
suoi passi la raggiunse distintamente, ma Sakura continuò a guardare verso il
cielo notturno fingendo indifferenza, gli occhi rivolti alla luna sorta da poco
nel tentativo di non tradire il suo reale, tormentato stato d’animo.
“Ti stavo
cercando, Sakura.”
La sua voce era
calma e pacata come sempre.
Rassicurante.
“Tra poco sarà
ora di andare.”
Avrebbero fatto
ritorno a Konoha entro poche ore: quella era l’unica pausa che avevano deciso
di concedersi.
C’erano troppe faccende
in sospeso perché potessero permettersi di attardarsi più del dovuto.
In un attimo,
Kakashi fu alle sue spalle, ad una manciata di metri da lei.
“D’accordo.”
Si voltò cautamente,
e i suoi occhi incontrarono l’unico visibile del ninja per alcuni secondi.
Poi prese a
fissare un punto imprecisato del terreno, mordendosi le labbra.
“Sakura. Perché…”
No.
Proprio come si
era aspettata.
Era venuto da lei
per rimproverarle il suo secondo, inutile tentativo di colpire Sasuke, non
aveva dubbi.
Non doveva
permetterglielo.
Prima che potesse
aggiungere altro, Sakura lo interruppe con uno scatto fulmineo del capo,
incontrando il suo sguardo e sostenendolo con decisione.
“Non potevo
lasciare che fosse lei a sostenere quel peso, maestro Kakashi. Non potevo
starmene lì ferma e lasciare che fosse lei a uccidere Sasuke. Io… credevo di esserne in grado, ecco
tutto.”
La sua voce era
più tremante di quanto avrebbe voluto, non sapeva se per la rabbia o per il
risentimento… o forse, per entrambi.
L’uomo si mosse
verso di lei, le mani sepolte nelle tasche, e in breve si trovarono faccia a
faccia.
“Sakura… non sono
venuto a rimproverarti” disse lentamente, costringendola ad alzare lo sguardo. “Volevo
solo chiederti perché l’hai fatto.”
“Perché…”
Odiava quando
faceva così.
Perché doveva guardarla in quel modo?
Era faticoso
resistere all’impulso di colpirlo in casi come quello: lui lo sapeva benissimo, eppure sembrava che si
divertisse a provocarla.
“Perché volevo
dimostrarle di essere diventata forte. Non volevo che pensasse che fosse solo
Naruto a essere cresciuto in tutti questi anni, ecco perché volevo uccidere
Sasuke con le mie stesse mani.”
Ce l’aveva fatta.
Gliel’aveva
detto.
Come si era
aspettata, Kakashi non parve scomporsi, e si limitò a guardarla attentamente,
quasi come se volesse cogliere ogni minimo mutare del suo stato d’animo.
“Ne sei proprio
sicura?” le chiese con calma, e Sakura si affrettò a confermarlo, stringendo un
pugno davanti a sé come per rafforzare il significato delle sue parole.
“Certo! Sasuke
non è più quello di un tempo, e io non posso tollerarlo” ammise a malincuore. “Non
posso sopportare l’idea di non essere mai riuscita a cambiare qualcosa in tutta
questa faccenda… ho pensato di ucciderlo per rendermi utile, per dimostrarle
che anch’io posso essere forte come Naruto.”
Fece un respiro
profondo, lo sguardo dell’uomo che sembrava perforare il suo, sperando che non
notasse quanto la stesse turbando.
“L’ho fatto per lei, maestro Kakashi. Mi dispiace di
averla delusa un’altra volta” aggiunse rapidamente poco dopo, trafiggendolo a
sua volta con gli occhi chiari.
“Sakura… non mi
hai deluso. E non c’era bisogno di dimostrarmi che sei cresciuta. Non in questo
modo, almeno, anche se capisco le tue ragioni. Ma Sasuke ti avrebbe uccisa, e
se non fosse stato per Naruto, la seconda volta ci sarebbe riuscito.”
Le aveva risposto
in tono annoiato, quasi infastidito.
Come se stesse
parlando con una bambina che si ostinava a non capire qualcosa di ovvio.
Forse, era perché
lui le aveva già detto anche
esplicitamente che non tollerava azioni suicide da parte sua.
Perché cercare di
uccidere Sasuke tutta da sola sarebbe stato un
suicidio…
Lo sapeva bene
anche lei. L’aveva saputo fin dal momento in cui aveva deciso di tentare…
Le sembrò di scorgere
qualcosa di simile a un sentimento di rabbia repressa, nello sguardo
impenetrabile di Kakashi, occultato fin troppo con cura perché fosse chiaramente
percepibile.
Si sentì a
disagio.
Non era più una
bambina, perché diamine si ostinava a
parlarle in quel modo?
Se pensava fosse
cresciuta allora perché la guardava
come se volesse farla pentire delle sue azioni?
“E invece sì! Ce
n’è bisogno eccome!” ribatté Sakura, sentendosi punta sul vivo. “Non posso
sopportare l’idea di essere protetta da lei, questo lo sa perfettamente.”
I suoi occhi si
volsero altrove, incapaci di sostenere lo sguardo imperturbabile dell’uomo che
la ascoltava con paziente silenzio.
“Però nonostante
questo, continua a salvarmi e a tenermi lontana dal… destino” mormorò Sakura con
voce appena udibile. “Era pronto a farsi uccidere da Sasuke quando avrei dovuto
esserci io al suo posto. Io volevo farlo. Anche se… ”
Non c’era
riuscita, alla fine.
Si morse le
labbra. Non doveva piangere.
Non di nuovo!
Non davanti a
lui!
Non doveva
dimostrargli di essere diventata una donna, una ninja in gamba?
Non era forse
cresciuta?
Eppure continuava
a fare gli stessi errori…
“Sakura… non devi
lasciarti dominare dall’orgoglio in questo modo” stava dicendo Kakashi. “Con me
non funziona.”
Le mancò il fiato
per un attimo, sentendosi come se lui l’avesse appena schiaffeggiata con le
parole che aveva appena pronunciato scandendo lentamente le ultime due.
“Volevo
dimostrarle di essere in grado di farcela” fu tutto quello che riuscì a dire,
gli occhi nuovamente asciutti.
“Questo lo so.
L’ho sempre saputo. Io ho sempre creduto in te e nelle tue capacità… fin da
quando siamo entrati a far parte della stessa squadra. Sono il tuo maestro, e
ti conosco fin troppo bene. Non era necessario dimostrarmi nulla.”
Il silenzio calò
tra entrambi, la mente di Sakura affollata di pensieri contrastanti.
“Perché continua
a proteggermi?” sussurrò all’improvviso.
“Non dovresti
ostinarti a chiedermelo, quando conosci già la risposta.”
Le sue parole,
sottolineate più volte dalle sue azioni anche in passato, rispecchiavano la più
assoluta verità.
Questo, lei lo
sapeva.
Se fosse per
dovere o per qualche altro motivo che aveva deciso di proteggerla, alla fine
che le importava?
Sakura accorciò
la distanza che la separava da Kakashi.
Lo guardò in
volto per un attimo.
Quindi, una mano
si sollevò quasi timidamente verso il lembo della maschera che portava da
sempre, lo tirò verso il basso con delicatezza fino a rivelare completamente il
viso dell’uomo che la lasciava fare senza mutare espressione.
Sakura sapeva che
quel privilegio era concesso soltanto a lei… il privilegio di ammirare i
lineamenti di Kakashi nella loro interezza, la piega delle labbra morbida ma
decisa allo stesso tempo, i tratti molto più maturi di quelli di Naruto o
Sasuke e innegabilmente attraenti…
Rimasero a
fissarsi per alcuni secondi, un vento improvviso che scompigliava i capelli di
entrambi mentre Sakura accarezzava delicatamente la linea del mento di Kakashi
e lui la lasciava fare guardandola negli occhi in silenzio.
Perché non c’era
alcun bisogno di parlare.
Sakura sospirò.
Aveva appena
deciso di arrendersi: era ora di farla finita con quella recita.
Gli spinse le
dita tra i capelli alla base della nuca e lo attirò a sé, lasciando che le loro
labbra si incastrassero alla perfezione in un bacio passionale, e negli attimi
confusi che seguirono si ritrovò a pensare con lieve amarezza che un tempo non
avrebbe mai pensato di fare una cosa simile… non con il suo maestro, almeno.
Aveva sempre
pensato che sarebbe stato Sasuke ad ottenere il suo primo bacio, e invece le
cose erano andate diversamente.
Kakashi fece
aderire i loro corpi attirandola a sé con sicurezza, rispondendo al gesto di
Sakura con uguale intensità, facendo scontrare le loro lingue in modo a lei
familiare, capì che l’aveva atteso a lungo.
Come lei, del
resto.
Si strinsero l’un
l’altra per un po’, senza pensare a nulla che non riguardasse quello che
stavano facendo, mentre il jonin le percorreva la schiena con una mano e
affondava le dita nei suoi capelli scompigliati senza interrompere il contatto
con le sue labbra…
Labbra che non avrebbe nemmeno dovuto sfiorare, quelle
del suo maestro, eppure erano lì, strettamente aderenti alle proprie, come se
non volessero lasciarle andare…
Perché era
l’unico modo per non pensare.
Perché la faceva
stare innegabilmente bene.
Perché non poteva
più farne a meno.
Si separarono
qualche istante più tardi, le labbra che formicolavano, e in un attimo
tornarono ad essere un maestro e la sua allieva… come se nulla fosse accaduto.
“Sakura… pensavo fossimo
d’accordo sul fatto che…” esordì Kakashi dopo alcuni secondi di totale silenzio.
“Lo so, ma non
riesco a impedirmelo!” si affrettò a interromperlo con voce più acuta del
solito. “E a quanto pare, non sono la sola.”
Sapeva bene che
non avrebbero dovuto farlo, ma per quanti sforzi facesse, Sakura non riusciva a
non vederlo solo come un semplice maestro e compagno di squadra.
Neanche lui
riusciva più a pensare a lei come a un’allieva, ormai.
Che importanza
aveva, in ogni caso? Era troppo tardi.
“Bè… forse sarebbe
il caso di tenere fede alla parola data, non credi? Anche se, per quanto mi
riguarda, non fa alcuna differenza. Questo te l’ho già detto, Sakura” le disse
stringendola a sé mentre lei gli dava le spalle. “Ma ricorda… che non sono di certo io l’uomo che ami.”
“Forse no…”
ammise sfiorandogli quelle nocche così grandi rispetto alle sue, così mature
rispetto a quelle di Naruto e Sasuke, con aria assorta.
Forse non lo
amava.
Però le era sempre
stato accanto… aveva sempre creduto in lei.
L’aveva protetta,
le aveva sorriso tante volte.
L’aveva
rassicurata e fatta sentire più forte.
Tra le sue
braccia Sakura si sentiva forte, in grado di fare qualunque cosa.
Anche di uccidere
Sasuke per dimostrargli quanto era migliorata.
No, forse Kakashi
non era l’uomo che amava.
Però avrebbe
potuto diventarlo…
“Il fatto è che…
volevo solo ringraziarti per avermi salvato la vita, tutto qui!” esclamò Sakura
ad un tratto, sciogliendosi bruscamente dall’abbraccio, turbata dai suoi stessi
pensieri.
“D’accordo, farò
finta di crederci” fu la calma risposta dell’Hatake.
“Per favore, la
smetta, maestro Kakashi!” ribatté lei esasperata, cercando di recuperare un po’
di formalità facendolo sorridere impercettibilmente sotto la maschera.
Continua a ingannare te stessa, Sakura.
Dopotutto, lasciarti andare tra le mie braccia è
molto meglio che fare i conti con la realtà.
Kakashi sapeva
che stava mentendo.
Lo sapeva da
tempo, i gesti di Sakura parlavano chiaro.
Rifiutava l’idea
di essere attratta da lui, eppure lo stringeva a sé quasi con disperazione.
Voleva vederlo
come un maestro, eppure lo baciava con trasporto.
Si imponeva di
non avvicinarsi a lui più del dovuto, e invece…
Ma alla fine
andava bene anche così.
Quando tornarono
dagli altri all’accampamento che avevano improvvisato per la notte, guardando
la sua figura che si allontanava dandogli le spalle, Kakashi pensò che non gli
importava se non riusciva ad accettare quello che li legava.
Anche se avrebbe
scelto un altro, anche se sarebbero morti… lui ci sarebbe sempre stato, per
Sakura.
L’avrebbe sempre
protetta, restando sempre al suo fianco.
Era il suo dovere. Non poteva essere altrimenti.
FINE
***
Ciao a tutti!
Torno sul fandom
di Naruto con la mia prima KakaSaku dopo anni (e dico anni) passati a dedicarmi
ad altre coppie, ispirata dagli ultimi capitoli del manga!
Indubbiamente sì,
c’è molto materiale per alimentare la passione per questo pairing impossibile
ma tanto affascinante (anche troppo per poter essere condensato come si deve in
una singola one-shot), almeno per le fan del KakaSaku come me, e quando una
certa persona (sì, sai bene che sto parlando di te, Lucy!) mi ha dato
l’ispirazione facendomelo notare qualche tempo fa dopo aver letto il capitolo
483, ho messo l’idea in cantiere e ho finalmente buttato giù questa piccola fanfiction
piena di spoiler (e ambientata prima del capitolo 488)e che prende spunto dal manga approfittando di un moto
d’ispirazione.
Il rapporto tra
Kakashi e Sakura mi ha sempre affascinato proprio perché lui è sempre lì a
proteggerla e perché mi sembra di avvertire tra loro una strana tensione:
volevo renderne l’idea attraverso questo mio tributo alla “coppia” mettendo a
confronto il suo “dovere” di maestro (che è un pretesto per nascondere
qualcos’altro) e l’orgoglio di Sakura, che non accetta più di farsi proteggere
da Kakashi anche quando cerca di dimostrargli di essere cresciuta, ma non riesce a stargli lontano (mi fermo qui prima di diventare troppo melensa XD). Se vi
va, lasciatemi pure un commento!
Alla prossima,
Lyla