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Autore: faith15    25/03/2010    1 recensioni
In un modo o nell'altro eravamo diventati una coppia. Senza sapere niente l'uno dell'altro, avremmo imparato a conoscerci con il passare dei giorni e degli anni.
Avrei imparato ad amarlo e ad odiarlo, a trattarlo da re e a capire le sue dolci menzogne; avrei imparato a dipendere totalmente da lui, avrei anche capito in seguito che una persona può sopravvivere, e non vivere, senza il proprio cuore. Mi promisi che non lo avrei mai lasciato andare, ma come ogni promessa che si rispetti nemmeno la mia era destinata a durare in eterno; il mio cuore troppo giovane e inesperto si stava promettendo cose troppo grandi, l'avrei perso.. ma in quel momento non me ne curai.
Genere: Dark, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aoi, Kai, Reita, Ruki, Uruha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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NEVE DI MARZO



Titolo: Neve di Marzo

Pairing: : ReitaxAoi (principale) ReitaxOC, AoixKai e Aoix.... (sorpresa)


Warning:I contenuti della storia che vi apprestate a leggere sono a tematica omosessuale, e presenta descrizioni esplicite di atti sessuali tra maschi. Perciò, se vi fa schifo e dovete offendere.. non leggete U.U
Disclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartengono e i fatti narrati non sono mai successi, tutto è stato scritto senza fini di lucro ma per puro e semplice divertimento!


Note: Allora, qui la nota all'inizio è obbligatoria! Allora, questo è un “remake” della mia vecchia fanfic “the eyes of the night”.

Ovviamente ci saranno delle parti diverse e altre esaminate molto meglio ma essenzialmente la storia è quella.

Visto che non sono riuscita a completarla, forse perchè per troppo tempo non ci ho pensato e sono uscita mentalmente dalla storia o perchè era scritta malissimo, ho deciso di riscrivere tutto u.u

In modo più fluido e meno sbrigativo dell'altra volta.

Spero che la leggiate comunque e che la seguirete çOç

Chuuuu <3





. PROLOGO.


Fino a qualche anno fa mi sarei descritto come un ragazzo ordinario. Poco interessante.

In effetti non ero ne molto attraente ne possedevo una personalità spiccata; vedevo la vita come un modo stupido per passare il tempo prima di giungere alla fine e scoprire se tutte le teorie sul paradiso o la reincarnazione fossero vere, nulla di più.

A quei tempi non desideravo nulla, il mio destino era già segnato nonostante frequentassi la scuola superiore e un giorno avrei frequentato, forse, l'università statale con non si sa quale indirizzo.


Sarei diventato il proprietario di un piccolo negozietto di cianfrusaglie nella periferia di Tokyo; mi spettava di diritto.

Anche se più come un diritto lo vedevo come una condanna ad una vita destinata a scorrere dietro a degli scaffali impolverati per guadagnare quel giusto che serviva per arrivare alla pensione.


Mio nonno era prossimo alla morte, la sua malattia stava iniziando a dargli qualche problema alle articolazioni e la sua consorte non avrebbe retto molto a lungo in quel posto; non avevo mai pensato di oppormi o di crearmi un futuro con le mie mani, non mi interessava un gran che.

La vita mi annoiava e mi andava bene così.


Alzai gli occhi al cielo, percorrendo quella strada che ormai conoscevo a memoria ma che ogni volta mi stupiva.

La scuola distava dieci minuti a piedi da casa mia e farsi accompagnare in macchina sarebbe stato un inutile perdita di tempo per mia madre.

In realtà non avevo nemmeno molti amici con cui parlare, perciò usavo questi momenti per poter pensare un po alla mia vita quasi inutile.


Ad occhi esterni la mia esistenza sarebbe potuta sembrare penosa o triste, ma per me, che non avevo mai avuto niente di speciale, era la quotidianità con cui vivevo e che non ero disposto a cambiare.

Sono stato cresciuto con il motto "Mai lasciare la strada vecchia per la nuova" ed ero propenso a continuare così.


Abbassai la testa, perdendomi nelle dolci note al piano di non so quale canzone; tutto era calmo e sereno.

Era rilassante poter ammirare il paesaggio semi addormentato, con la sinfonia adatta nella mente mentre pian piano la testa lasciava volar via quei pensieri inutili che ti oscuravano la vista, impedendoti di vedere il mondo per quello che in realtà è e non per quello che, grazie alla mano incivile dell'uomo, appariva.

Con un gesto poco curato mi spostai una ciocca di capelli biondi dal volto, lasciando lo sguardo libero di vagare dapprima sui piccoli fili d'erba leggermente ghiacciati per poi guardare distrattamente l'acqua scorrere lentamente al mio fianco, di tanto in tanto potevo persino notare delle piccole lastre di ghiaccio galleggiare sulla sua superficie.

Rabbrividì al sol pensiero di poter cadere nella morsa di quelle acqua gelide, sarebbe stato come avere il corpo trafitto da mille lame affilate ma avere ancora la forza per rimanere cosciente fino all'ultimo respiro; mi strinsi forte alla giacca e aumentai il passo.


Non ci misi molto tempo a raggiungere quell'enorme stabile pieno di schiamazzi e risate che era la mia scuola, i miei passi si muovevano quasi in modo automatico raggiungendo l'entrata esterna.

Schiusi appena gli occhi, il tempo di immergermi per l'ultima volta in quella melodia appena cominciata che mi faceva sognare ogni volta di poter volare in alto, libero nel grande cielo blu.

Mi ritrovai a sorridere, forse in modo troppo stupido, al centro del cortile interno della scuola; la musica era l'unica cosa che mi trasmetteva emozioni così grandi da diventare inspiegabili a parole umane.

Mi teneva compagnia in ogni istante della mia vita, era la mia migliore amica.


Ogni volta che tutto attorno a me perdeva di significato mi gettavo tra le sue braccia amorevoli per farmi cullare, non mi ha mai tradito.


Ma questo mio piccolo viaggio liberatorio non durò molto tempo, il mio sorriso scomparve non appena sentì il mio corpo urtare qualcosa si abbastanza grande da farmi perdere l'equilibrio e cadere rovinosamente a terra; serrai di scatto gli occhi, pronto a provare l'asfalto contro la mia pelle, ma la caduta non fu così dolorosa come mi aspettavo, nonostante qualcosa di duro, probabilmente un gomito, mi colpì lo stomaco, facendomi quasi mancare il respiro.

Qualcosa si parava tra me e il cemento.

Pian piano riaprì le palpebre, lasciando che la luce mi riempì nuovamente la mente, mentre quel corpo sotto di me si muoveva lentamente schiacciato dal mio peso.

Ci misi qualche secondo a capire cosa fosse accaduto; mi alzai quasi di scatto e con il volto probabilmente rosso dalla vergogna mi voltai nella direzione dove c'era ancora l'altro ragazzo a terra.

Non lo riconobbi subito, il viso era nascosto tra la sciarpa bianca di lana e dei lunghi capelli neri.


< Dio, scusami! > Mormorai, inchinandomi profondamente dispiaciuto, cercando di mascherare il dolore.

Sinceramente speravo di non dover arrivare alle mani, molti degli studenti della mia scuola non erano di certo famosi per la loro calma e simpatia.

Ho sempre cercato di stare alla larga da tutti quelli che non conoscevo sin dall'asilo, ovvero due o tre persone, per non avere dei fastidi inutili, ma una piccola risata mi risuonò nella testa.


Era una di quelle risate che ti rimanevano impresse anche se non volevi.

< Suzuki, sei Suzuki vero? > Alzai gli occhi, mentre una delle cuffie mi penzolava ad un lato della nuca bloccata dalla sciarpa.

Tutto mi aspettai meno che lui, il sempai della IIID.

< Shiroyama sempai! > mormorai < Stai bene? >

Gli porsi la mano, aiutandolo ad alzarsi da terra.

< beh, contando che mi sei caduto addosso e mi sono ritrovato schiacciato a terra, stò bene! > Sorrise benevolo.

Io e il Sempai non eravamo ne amici e ne conoscenti, a dire il vero prima di allora mi aveva rivolto la parola solo due o tre volte in tutta la mia vita, ma era quella persona che ti rimaneva impressa nella mente anche senza volerlo.

Sarà per la sua allegria o per la sua infinita bellezza, forse un po troppo femminea per il volto di un ragazzo, ma non era uno che passava inosservato.

< E tu, come stai? Penso di averti tirato involontariamente una gomitata! > Si avvicinò di qualche passo, giusto per appoggiarmi una mano sulla spalla e guardarmi meglio negli occhi.

< Io tutto ok! > Non so per quale motivo ma non riuscì a ricambiare il suo sguardo per più di due secondi, mi sentivo quasi a disagio davanti a lui < Mi dispiace, scusa! >

Ripetei nuovamente.

La sua mano scottava sul mio corpo, nonostante tra me e lui ci fossero innumerevoli strati di stoffa.

Sentivo il cuore iniziare a battere ad un ritmo irrefrenabile, quasi mi fossi appena fermato da una lunga corsa.

Erano sensazioni nuove queste, nessuno mi aveva mai trasmesso questo genere di sentimenti con un solo tocco.

< Figurati! Ma stai più attento la prossima volta! > La sua voce e il suo sorriso mi colpirono in pieno viso in modo così violento da farmi mancare anche il respiro.

< Ora vado in classe! Nonostante tutto, è stato un piacere Suzuki > Mi salutò gentilmente prima di scomparire tra la massa di studenti in procinto di entrare nell'edificio scolastico.

Quasi maledissi quella campanella che suonava ripetutamente da 2 minuti, fosse stato per me sarei rimasto li a fissarlo per ore e ore, ammaliato e un po stregato da quei lineamenti non perfetti, ma assolutamente bellissimi.


Non so come hai fatto, ma in meno di dieci minuti hai quasi stravolto il mio mondo e pensandoci ora, a mente lucida, potrebbe sembrare un caso ma io sono sicuro che il nostro incontro era scritto nel grande libro del destino già da molto tempo.



Note : Allora, già come primo capitolo è un po differente XD

Spero vi sia piaciuto *^* fatemi sapere tutto quello che pensate.. anche se dovete insultarmi per non averla continuata e per ripartire dal primo capitolo U.U

a prestooo <3

   
 
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