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Autore: Hi Ban    25/03/2010    4 recensioni
Non sapeva neanche lui come Sakura avesse fatto a convincerlo e, sinceramente, preferiva non pensarci: ricordarsi da solo che era stato fregato non sarebbe stato d’aiuto per il suo, già pessimo, umore. Fatto stava che, volente o nolente, ora si trovava in una stupida sala d’attesa asettica in cui tutto era bianco. Dalle sedie su cui era seduto, alle pareti che avrebbe preferito gli cadessero addosso. Sakura se ne stava di fianco a lui e, dopo aver dato una sfogliata annoiata alla rivista che aveva preso tra le mani solo per passare il tempo, aveva preso ad accarezzarsi il ventre: l’unico motivo per cui era lì, l’unica ragione per cui il suo sedere stava divenendo di forma quadrata a forza di stare seduto su quella sedia bianca.
Suo figlio.

Sasuke/Sakura
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Be happy, you’re going to be father!



Non sapeva neanche lui come Sakura avesse fatto a convincerlo e, sinceramente, preferiva non pensarci: ricordarsi da solo che era stato fregato non sarebbe stato d’aiuto per il suo, già pessimo, umore. Fatto stava che, volente o nolente, ora si trovava in una stupida sala d’attesa asettica in cui tutto era bianco. Dalle sedie su cui era seduto, alle pareti che avrebbe preferito gli cadessero addosso. Sakura se ne stava di fianco a lui e, dopo aver dato una sfogliata annoiata alla rivista che aveva preso tra le mani solo per passare il tempo, aveva preso ad accarezzarsi il ventre: l’unico motivo per cui era lì, l’unica ragione per cui il suo sedere stava divenendo di forma quadrata a forza di stare seduto su quella sedia bianca.
Suo figlio.
O figlia, lui e Sakura avevano preferito lasciarsi il beneficio del dubbio fino al momento in cui sarebbe nato il bambino.
Doveva ammettere che stare lì, con Sakura, per di più incinta, era strano, non si sarebbe mai aspettato che alla giovane età di venticinque anni sarebbe finito in una sala d’aspetto perché sua moglie lo avrebbe costretto ad andare con lei per l’ecografia.
In fondo, tutti sapevano che sarebbe andata a finire così: le ‘coppie’ si erano delineate ai tempi del liceo, quando Naruto sbavava dietro Sakura, che seguiva come un cagnolino Sasuke. L’Uchiha la ignorava, così come le altre spasimanti, e Naruto era troppo idiota per capire che Hinata gli andava dietro da tempi immemori.
Poi le cose erano evolute in fretta, solo loro quattro non avevano capito come sarebbe finita la faccenda e, nel momento in cui la matassa di quell’enorme gomitolo si era sbrogliata, lui si era ritrovato sposato con quell’isterica, Naruto con la Hyuuga.
Niente di più prevedibile, no?
E mentre s’immergeva in pensieri dolorosi, un braccio si avvolse al suo collo in quello che doveva essere un abbraccio; chi era l’unico deficiente che abbracciava qualcuno con la fermezza di un pitone irato?
No, non era il professore di chimica del liceo, il professor Orochimaru, che di serpentina aveva solo la faccia, ma Naruto Uzumaki.
Non era riuscito a toglierselo di dosso da solo, ma il destino fu clemente con lui, infatti spostò la sua attenzione sulla neo mamma: allentò un po’ la presa, ma il braccio restava lì dov’era.
“Dobe, leva quel braccio da lì o te lo taglio.” Disse perentorio, tenendo lo sguardo fisso su quella dannata parete bianca.
“Oh, sempre di cattivo umore eh, tu? Dovresti essere felice, oggi vedrai tuo figlio!”
Vedere era una parola grossa, ma il concetto era quello.
Avrebbe dovuto essere felice, come tutti i futuri padri di quella terra, ma lui era il primo che quella mattina stava per minacciare la moglie di star attuando una congiura contro di lui.
Lo stava portando a vedere l’ecografia!, non c’era niente che avrebbe potuto renderlo più nervoso. Cos’avrebbe dovuto fare? Cosa doveva guardare? Dove doveva guardare?
Scrollò impercettibilmente la testa e tentò di non pensare a ciò che di lì a poco avrebbe fatto.
“Naruto, tu cosa ci fai qui?” Chiese poi Sakura, rompendo il silenzio calato tra i tre.
Già, cosa ci faceva lui lì?
“Beh, volevo vedere anche io mio nipote, no?” Disse stringendo nuovamente la presa sul collo dell’amico, in quel momento evoluto a fratello.
“S-se non vuoi che nasca già orfano di padre, togliti di dosso.”
Blaterando un ‘oh, scusa teme’, si scollo dal collo dell’Uchiha e si appoggiò allo schienale della sedia di Sasuke e prese a parlare amabilmente con Sakura.
Chi era il padre, lui o Naruto? Beh, quel piccolo dubbio avrebbe trovato una risposta alla nascita: se fosse nato con i capelli arancioni a ciocche rosa, con simpatiche macchie a forma di spirale era figlio del dobe, ne concluse Sasuke.
Se fosse nato con i capelli viola era figlio suo. Fantastico. A lui non era andata meglio.
“Signora Uchiha? È il suo turno.”
Un’infermiera si era affacciata da una porta e con un sorriso a trentadue denti incitava Sakura ad andare.
E si alzarono in tre e potette giurare di sentire una giovane dire alla ragazza seduta di fianco che non sapevano a chi dare la paternità del bimbo.
Entrarono nella stanza, anch’essa bianca.
Era per rendere più simile l’ambiente all’alto dei cieli, così da preparare i pazienti a passare all’altro mondo? E quello era solo il reparto ostetrico; preferì non pensare a quale fosse il colore che adornava le pareti dell’obitorio di quell’ospedale.
Il medico stava compilando alcune carte e dopo aver firmato con alcuni svolazzi i documenti, alzò la testa bianca, risistemandosi gli occhiali.
“Salve Signora Haruno. E lei deve essere...” Iniziò, mentre stringeva la mano a Sakura. Fece vagare lo sguardo prima su Sasuke, poi su Naruto e boccheggiò qualcosa disorientato.
Prima che anche la sua immaginazione prendesse la tangenziale e credesse che la paternità fosse da stabilire con qualche strano rito tribale dopo la nascita, fece presente che il padre era lui.
“Io sono un amico!” Aggiunse Naruto che si sentiva tagliato fuori dalla conversazione.
Il medico rimase un po’ perplesso, ma poi strinse la mano ad entrambi e invitò Sakura a prendere posto sul letto lì vicino.
Naruto le si affiancò subito, sorridendo come un bambino, mentre Sasuke inghiottiva a vuoto e tentava di non dare a vedere la sua agitazione.
Sakura lo conosceva come le sue tasche e vedendolo ritroso ad avvicinarsi, gli rivolse uno sguardo dolce e gli fece cenno di accostarsi con la mano. Non se lo fece ripetere due volte e prese posto di fianco a Naruto, mentre il dottor Hanekawa disponeva il tutto assieme all’infermiera.
Sakura, a dire il vero, aveva un’aria... buffa?
Strano pensiero, se a formularlo era Sasuke, ma non era riuscito a trovare un aggettivo migliore per descriverla sdraiata su quel letto, con un pancione enorme e i capelli rosa sparsi sul cuscino.
Forse ‘tenera’ era l’aggettivo che si addiceva meglio, ma ritenerla buffa manteneva più integra la sua personalità. Anche nei suoi pensieri si vergognava ad ammettere la verità e quella consapevolezza lo fece sobbalzare: aveva un ruolo tanto importante il suo ego, anche nel momento in cui aveva Sakura come moglie e un futuro figlio?
Il filo, sragionato, dei suoi pensieri fu interrotto dal medico stesso, che gli aveva posato una mano sulla spalla con il chiaro intento di farlo spostare per mettere al suo posto il macchinario. Senza neanche accorgersene, lo fulminò con lo sguardo, ma a discapito di Sasuke quella volta non era voluto.
“Si rilassi signora.” Disse il medico a Sakura, che era abbastanza agitata e si notava: il suo sguardo vagava per la stanza spaesato e usava la mano del baka come pallina anti stress.
Perché a tenergli la mano era Naruto e non lui?
A detta di molti, forse quel conflitto interiore di Sasuke era solo una stupidaggine, ma per l’Uchiha in questione era davvero un dramma: dare o non dare la mano a sua moglie?
E fu in quel momento che Sasuke si ricordò perché odiava le infermiere e gli ospedali in genere.
Beh, forse li odiava per motivi diversi da quelli che lo spingevano ad odiare le strutture mediche in quel momento, ma il sentimento ostile era il medesimo. A far scattare la molla era stata la stessa infermiera che li aveva chiamati che aveva esordito nella stanza con un ‘perché non da la mano a sua moglie? Sa, per calmarla...’.
Se Sasuke non avesse avuto un ottimo autocontrollo e una mimica facciale sotto controllo, la poveretta dai capelli neri sarebbe già morta tra le più atroci sofferenze.
Naturalmente Naruto doveva girare nel coltello nella piaga, perché vedere il migliore amico in difficoltà era una situazione che non si ripeteva se non ad intervalli di anni, con rari strappi alla regola.
Dopo aver sibilato parole poco carine all’Uzumaki, liberò la mano di Naruto prendendo di slancio quella di Sakura, che sorrise, come se quel gesto fosse quello che aveva aspettato da quando era entrata nella sala, che riuscisse a calmarla.
Poi il medico attivò quella strana macchina e l’infermiera spalmò quella ‘cosa’ inodore e incolore sulla pancia di Sakura; doveva essere fredda, perché lo attraversò un brivido che si propagò fino a lui, grazie alla stretta salda che, involontariamente, lo era divenuta ancora di più.
“Sembra gelatina!” Esordì esultante Naruto, come se si trovasse ad un parco giochi e assistere all’ecografia del figlio della migliore amica e del migliore amico fosse la cosa più divertente dopo lo strafogarsi con il ramen.
Punti di vista.
Nel momento in cui il dottor Hanekawa aveva preso ad ispezionare il ventre di Sakura con quella che doveva essere una sonda tentò di mantenere il suo autocontrollo. Naruto lo minacciava decisamente, giacché si era premurato di chiedere al dottore se una sparuta macchiolina bianca fosse il feto. Questo, arrotondando per difetto, tre secondi dopo che aveva acceso il monitor. Sakura gli aveva sferrato un calcio molto vicino alla zona x e lui avrebbe tanto voluto infilargli la sonda in un certo punto, ma non gli sembrava il caso. Sarebbe stato traumatico solo tirare giù i pantaloni a quel Dobe: c’erano il cinquanta per cento di possibilità che avesse anche le mutande arancioni.
Strinse impercettibilmente la mano dell’Haruno quando il medico disse con un sorriso che aveva avvistato il feto.
Sakura torse un po’ di lato la testa, dal momento che l’apparecchio le era di fianco e sorrise, quasi commossa, mentre Naruto aprì la bocca, emettendo un ‘oh!’ molto sorpreso.
Ne dedusse che era solo lui che non ci aveva visto un bel niente in quello schermo.
Tentò di cercare meglio, ma continuava a vedere solo ammassi informi bianchi o neri, nel peggiore dei casi grigi, ma niente bambino.
Vagò con lo sguardo sullo schermo alla ricerca di qualcosa che fosse anche solo simile ad un bambino o quel che era, ma non ci vedeva assolutamente niente.
La sua disperata ricerca gli ricordava tanto un gioco che aveva fatto quando era piccolo insieme ad Itachi, quello di dover cercare una forma nelle nuvole...
Scosse la testa: doveva concentrarsi.
Continuò a cercare, tentando di non farsi vedere da nessuno nella stanza, giacché non voleva essere l’unico cretino che non ci aveva visto niente. Lo aveva individuato anche Naruto, quello diceva tutto.
“Hai visto Sasuke?” Chiese Sakura, travolta dall’emozione che quella visione le suscitava.
Cosa le rispondeva ora? Spostò lo sguardo da lei allo schermo, poi lo puntò nuovamente su di lei e poi sullo schermo.
Guardò anche Naruto, che continuava a guardare meravigliato lo schermo.
Quante possibilità c’erano che Naruto fosse così attento solo perché aveva visto nello schermo una scodella di ramen?
“Qui, Signor Uchiha.” Il medico lo richiamò dalle sue riflessioni molto utili in quel momento, posizionando l’indice al centro dello schermo, in prossimità di quel qualcosa che a detta sua doveva essere il suo erede.
“Vede? Beh, non si capisce ancora molto, è solo al quinto mese...” Spiegò poi, vedendo che Sasuke aveva uno sguardo vacuo, perso nella contemplazione di quella zona da lui indicata.
Poi Sasuke Uchiha ebbe l’illuminazione e vide qualcosa in quello schermo che fino a pochi secondi prima non gli aveva trasmesso niente, se non un senso di diffidenza verso quell’uomo che si professava medico e doveva seguire la gravidanza di sua moglie.
Non aveva una forma descrivibile, ma, semplicemente, Sasuke Uchiha ci vide suo o sua figlia, rischiando di fargli perdere la sua rigida mimica facciale a favore di una faccia meravigliata. In quel monitor vedeva tutto e niente; un ammasso di bianco, nero e grigio che si muoveva in un movimento ondulatorio che nascondeva suo figlio.
Rimase a contemplare lo specchio, neanche lui sapeva per quanto e gli parve che il tempo si fosse fermato, come se il rumore prodotto da quell’aggeggio che distava poco da lui fosse cessato, il ticchettio dell’orologio fermato. I petali del ciliegio nel cortile dell’ospedale avevano fermato la loro discesa verso il terreno, il vento si era placato.
Era tutto immobile, quel momento era come interminabile; non sentiva lo scorrere del tempo, era senza tempo e non accennava a finire.
Non sentiva più niente attorno a sé, non avvertiva più nessuna presenza, Vedeva solo quello schermo che gli faceva presente che lui era diventato padre, quello nel ventre di Sakura era suo figlio. La donna stesa lì di fianco era sua moglie.
Quelle immagini fino a poco prima senza valore gli avevano dato la consapevolezza che stava per diventare padre e tutto era come doveva essere.
La stretta di Sakura si fece più intensa e lo fece ritornare sulla loro stessa lunghezza temporale, che aveva lasciato senza neanche accorgersene.
Il tempo riprese a scorrere e il mondo a girare.
“Sas’ke.” Disse semplicemente Sakura, che sapeva cosa provava Sasuke, senza che lui avesse detto niente. Aveva imparato a leggerlo, a capirne i ragionamenti che si discostavano dalla logica comune, ricollegabili solo al suo modo di pensare e di vedere le cose.
“Ehi teme, ti eri incantato?” Scherzò Naruto, che era felice quasi quanto i neo genitori. Gli aveva dato poi una pacca sulla spalla, tale da fargli quasi perdere l’equilibrio; era sempre stato aggraziato come un ippopotamo, ma era scritto nei suoi geni.
Non gli rispose, anche perché non sapeva cosa avrebbe potuto dirgli.
La verità? Sì, Dobe, mi sono incantato a vedere mio figlio.
Quella giornata era stata la più strana della sua vita, non c’era dubbio alcuno, anche di più del giorno del suo matrimonio, quando Naruto aveva perso gli anelli all’altare.
“Bello vero, Sasuke?” Chiese Sakura, con quel sorriso che le donava una saggezza che anni addietro non le avrebbe mai attribuito.
A lei la verità, però, poteva dirla.
“Sì.”

***

Quando uscì da quella stanza, si ritrovò nuovamente nella sala d’aspetto e gli parve che l’ultima volta in cui vi era stato molto tempo fa. Aveva perso la cognizione del tempo, l’unica cosa che aveva chiara in mente era quello schermo e ciò che mostrava.
Potette giurare di aver sentito le due ragazze di prima scommettere su chi, tra Naruto e Sasuke, fosse il padre e, mentre si convinceva che farle diventare un tutt’uno con il muro non sarebbe stato proficuo, si chiese come quella con i capelli rossi potesse aver affermato che ‘il biondino aveva più fascino del moro’.
Naturalmente Naruto dovette ricordargli che lui era un essere dotato di un quoziente intellettivo pari a zero; infatti, poco meno di una settimana dopo l’ecografia, quando si trovava a colazione con lui e Itachi, aveva fatto una cronaca dettagliata all’Uchiha maggiore sul suo comportamento durante tutta la mattinata. Cronaca che di veritiero non aveva che il contesto in cui si svolgeva la faccenda in questione.
Era certo di non essere arrossito, di non aver spalancato la bocca dalla sorpresa e di non aver represso lacrime di gioia, dal momento che non vi erano lacrime da reprimere.
Un giorno gliele avrebbe suonate di santa ragione, era un suo diritto.
Quando Itachi se ne era uscito con un ‘Alla prossima ecografia di Sakura-chan vengo anche io, vorrei proprio vederti Sasuke!’, non ci aveva pensato due volte e si era alzato, sdegnoso.
“Oh, e dovevi vedere come teneva la mano a Sakura-chan! Era così tenero!” Aggiunse Naruto, con fare cospiratorio, mentre congiungeva le mani e sbatteva le ciglia in modo aberrante.
“Zitto Dobe o ti strozzo con gli spaghetti.” Ringhiò quasi, al limite della sopportazione. Itachi si stava facendo due risate alla faccia di suo fratello e tentava di immaginarselo nelle vesti di novello papà con tanto di lacrime di commozione.
“Ehi! Almeno io il bambino l’ho visto subito, vero Sas’ke?” Disse, alludendo alla sua performance.
“Non lo avevi visto, Sasuke?” Chiese Itachi, incuriosito da quei dettagli che venivamo a galla mano a mano che la conversazione progrediva.
“Zitto Nii-san.” Disse all’indirizzo di Itachi e continuò rivolto a Naruto: “Io lo avevo visto.”
“Dopo che te lo ha detto il medico!”
“Tu lo hai visto per un puro caso. Lo avrai scambiato per una scodella di ramen o per la versione stilizzata della Hyuuga.”
L’Uchiha maggiore poggiò i gomiti sul tavolo e prese a seguire ancora più attentamente la disputa. Quella mattinata, dal suo punto di vista, si era rivelata davvero molto interessante se non altro.
“Non è vero, teme! L’ho visto punto e basta! Era nell’angolo sinistro in alto!” Si premurò anche di fornire le coordinate esatte del feto, che gesto gentile da parte sua.
“Naruto, era l’angolo destro.”
“No, era il sinistro!”
Non volle sapere cos’avesse contemplato per tutta la mattina Naruto e non prese neanche in considerazione l’idea di chiederglielo, ma potette rispondere tranquillamente alla domanda che Itachi gli pose quello stesso giorno, quando i battibecchi avevano lasciato il posto al silenzio e alla tranquillità.
Gli chiese se era felice.
Anche se Naruto era un idiota, suo fratello si divertiva a sue spese, Sakura era isterica e mancavano ancora quattro mesi e rotti alla nascita del figlio, sì, Sasuke Uchiha era felice.

***

Salve!
Lo so, è una cosa senza né capo né coda, me ne sono resa conto nel momento in cui ho scritto le prime righe della prima pagina. Però ho continuato a scriverla, arrivando a buttare giù cinque pagine, per il semplice fatto che ho un estremo bisogno di SasuSaku e, dal momento che ho riletto tutte – e sono tante, eh! – le storie SasuSaku belle di questo fandom (beh, mi sa che ne ho saltata qualcuna, sono un bel po’!, ma rimedierò quando avrò tempo!xD) , ho deciso di provare a scriverne una io.
Ovviamente non poteva venirne fuori niente di vagamente decente, perciò mi accontento di questa roba qua. Ho due storie da aggiornare e chi le segue vorrà farmi la pelle per il ritardo, ma quando l’ispirazione si fa sentire l’assecondo, anche se poi ne escono cose del genere.
Tolto il fatto che è SasuSaku non c’è granché da dire. Spero di non aver sparato castronerie irreparabili per quanto riguarda quelle poche parti che avevano a che fare con ecografia etc, perché se ci sono riuscita in quei pochi accenni che ho fatto vuol dire che ho un dono!xD
Non posso negare di essermici affezionata però!xD Sì, mi ci vuole poco!x3
Beh, spero vi piaccia e se uscite vivi dalla lettura fatemi sapere cosa ne pensate!^^
  
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