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Autore: bibie    26/03/2010    3 recensioni
Non potevo resistergli, nonostante lo odiassi, lo amavo ancora. Che cosa voleva il mio cuore freddo non lo sapevo neanche io, fatto sta che stavo ricambiando il suo bacio. Un bacio che non ricordavo così passionale e dolce. Una vampira, il suo creatore e l'umano...
Genere: Triste, Sovrannaturale, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Uuuh, Ladywolf, ma grazieee.. La prima recensione.. Grazie mille.. Grazie davvero! è importante perché mi hai dato una spinta.. Stavo perdendo la voglia di postare..
Grazie ancora..
Bacio!

Terzo Capitolo.
Saltai in macchina. Christopher era al sicuro nella sua camera da letto ed io me ne stavo tornando a casa tranquilla.
   La luce era accesa e sentivo nell'aria un odore inconfondibile di vampiro. Quell'odore di morto lo conoscevo bene.
   Entrai in casa, molto lentamente. Il divano era squarciato e i mobili tutti distrutti, la mia tv al plasma con un buco proprio al centro.
   L'odore era ancora forte, forse il vampiro era ancora lì. Leggera arrivai fino al corridoio ed osservai l'individuo di spalle che frugava nei miei cassetti.
    Presi un paletto e lo nascosi nella tasca dei pantaloni. «Hai trovato quello che cerchi?», chiesi ed il vampiro non si girò, aveva sentito la mia presenza.
   Si girò poi molto lentamente sorridendo. «Blair», anche questo sapeva il mio nome. «Ora sì che ho trovato quello che cerco. Vieni con me o ti devo portare via con la forza? Io non farei mai male ad una signora».
   «Te lo sogni che venga con te, bello». Mi misi in posizione di attacco.
   «Peccato», disse fingendosi dispiaciuto. «Kozer mi ha chiesto di non farti troppo male».
   Roteai gli occhi. Che sciocchi questi nuovi individui. «Kozer non ti ha detto quanto sono pericolosa, vero?». Aveva un coltello in mano, voleva farmi a pezzi e portarmi da Kozer? Avanzò verso di me, molto velocemente e mi aprì uno squarcio nel braccio, feci appena in tempo a scostarmi e dargli una gomitata. Il sangue cominciò a sgorgare, sporcando il mio tappeto bianco. «Maledetto bastardo!», esclamai prendendo il paletto dalla tasca posteriore dei miei pantaloni e mi fiondai su di lui cercando di colpirlo, lui fu più veloce e mi schivò.
   Mi girai verso di lui, stava sorridendo. «Sei fuori allenamento, Blair», disse. Lo avevo sottovalutato, era veloce, quindi senza pensarci mi fiondai su di lui, più velocemente. Cademmo a terra, gli conficcai il paletto nel cuore e i suoi muscoli si immobilizzarono. «Fottuto!», gridai felice di averlo ucciso.
   Mi alzai, attorno a me la distruzione. Ogni nuovo mobile era distrutto; la tv, il divano, l'armadio. Che disastro. Dovevo andarmene da lì, prima che Kozer venisse di persona a prendermi.
  Cambiare casa non sarebbe servito a niente, mi avrebbe trovata comunque, sapendo che ero in quella città. Avevo bisogno di aiuto per liberarmi di Kozer. Non gli dovevo niente.

Dopo aver bruciato il corpo e nutrito di qualcosa tornai a casa a togliermi l'odore di quel vampiro di dosso e andare a comprare una tv nuova, anche se la usavo raramente, un divano e un armadio da sostituire a quelli distrutti. Che strazio. Potevano almeno evitare di distruggermi la casa, no?
   Ethan mi aveva chiesto di essere al pub un'ora prima, perché sarebbe stato il giorno peggiore della settimana e gli servivano tutte le ragazze ad una certa ora per organizzarsi con i tavoli ed il bar.
   Appena arrivai, notai la macchina di Christopher nel parcheggio riservato ai dipendenti. Roteai gli occhi sperando che non fosse lì per sbronzarsi di nuovo.
   Entrai nel locale e Ethan era agitato, si passava la mano tra i capelli, quando mi vide sospirò. «Oh, Blair! Vieni qua!», mi chiamò. Mi misi vicino ad Eden mentre lui pensava. Christopher era fermo affianco ad Ethan con le braccia incrociate al petto che aspettava assieme a noi.
   Alla fine decise che io, Eden, Natalie e Serena avremmo servito i tavoli, e ci assegnò le zone, mentre Ben e Kate stavano dietro il bancone a fare cocktail, a questi si aggiunse anche Christopher.
   Il pub cominciò a riempirsi molto presto e noi subito a prendere le ordinazioni. Era un via vai di ordinazioni ed io ero sempre più nervosa. Sarei tornata a casa ed avrei trovato distrutti tutti i mobili nuovi. Era la cosa che mi opprimeva di più.
   Mi avvicinai al bancone del bar per consegnare le ordinazioni a Ben, ma Christopher non gli diede il tempo di raggiungermi. Rimasi a fissarlo.
   «Blair, volevo ringraziarti per avermi riportato a casa ieri. Come hai fatto non lo so, ma grazie», disse.
   «Sì. Me lo fai questo drink, allora?», dissi disinteressata ai suoi ringraziamenti. Rimasi a fissarlo mentre shakerava il drink. Improvvisamente mi ricordai di Kozer e di quanto fossi affascinata da lui. Da povera vampira inesperta che ero, mi lanciai in quel suo mondo squallido, lasciandolo impadronirsi della mia vita, o non-vita. Ethan ignorava il fatto che ero stata innamorata di Kozer e lui me ne aveva fatte passare di tutti i colori. Era la sua bambolina, mi usava a suo piacimento, ma mi sono accorta del grosso sbaglio che stavo facendo e della grossa piega sbagliata che stava prendendo la mia esistenza da vampira. Sono cambiata grazie a lui, ma mi deve ancora la vita di mio fratello.
   «Ecco il tuo drink», disse appoggiando il bicchiere sul mio vassoio. Mi rivolse uno sguardo sexy che mi avrebbe fatto girare la testa se fossi stata umana, ma ero troppo concentrata ad escogitare un piano contro Kozer.
   La serata proseguì e il pub era sempre più pieno. C'era addirittura gente che aspettava fuori che si liberasse un tavolo qualsiasi.
   «Ehi, dolcezza», mi chiamò un vecchio al tavolo 6 mentre passavo di lì. Non avevo quel tavolo, era di Eden.
   «Signore, le chiamo subito la mia collega», gli dissi estremamente gentile.
   «No! Io voglio te!», mi bloccò il braccio e fece cadere il mio vassoio. Non mi aveva preso alla sprovvista, ma non potevo di certo dimostrare i miei poteri davanti ad una marea di umani, per cui lasciai che il vassoio cadesse e mi lasciai avvolgere da quelle luride mani.
   «Ehi, amico!», Christopher richiamò l'attenzione del vecchio mentre io mi divincolavo con poca forza per non dare nell'occhio. «Lasciala!», gli ordinò. L'uomo non accennava a lasciarmi. Avrei voluto spaccargli le costole, ma mi trattenni.
   «Chi è? La tua troietta?», chiese rude il vecchio.
   «Lasciala», ripeté Christopher con tono più calmo. L'uomo mi lasciò ed io mi nascosi dietro a Christopher. «Alzati! Vai fuori!», continuò Christopher. L'uomo non accennò ad alzarsi e quindi Chris lo prese per la camicia e lo alzò. Era forte.
   «Okay, okay, amico. Vado fuori». La mano di Chris si alzò verso il viso dell'uomo. Il vecchio incassò bene il pugno che gli diede Chris.
   «Non farti più vedere», gli raccomandò Chris. Tutti si erano fermati per guardare la scena. «Stai bene?», domandò sfiorandomi il viso.
   «Sì. Grazie».
   Chris raccolse il vassoio da terra. «Prendimi una scopa», mi chiese.
   «No, lascia», dissi prendendo il vassoio. «Faccio io». Intanto Ethan era venuto a controllare cosa fosse successo.
   Li lasciai lì a parlare e andai in magazzino a prendere scopa e paletta, ma poi Chris mi raggiunse. «Blair, stai bene?», chiese ancora.
   «Certo», confermai. «Sto bene non ti preoccupare». Mi guardò. I suoi occhi mi avevano incantata. Non riuscivo a muovermi e poi lui infine sospirò.
   «Okay», disse e se ne andò. Rimasi lì come un'allocca a guardarlo mentre andava via. Che mi era preso? Tornai nel salone e pulii il casino che aveva fatto quel vecchio maleducato. Se ne era andato senza neanche pagare.
   «Chris», mi avvicinai al bancone dove lui puliva dei bicchieri. «Il vecchio non ha pagato», dissi indicandogli il tavolo.
   «Non importa. L'importante è che stai bene», mi sorrise.
   Gli sorrisi anche io. «Non è che me lo sottrarrai dalla paga vero?», chiesi scherzosa.
   Rise, scoprendo quei denti perfetti. Le sue labbra si allungarono in una perfetta D. «No. Ce lo metto io quello che non ha pagato quell'idiota. Non ti preoccupare». Gli sorrisi e tornai al lavoro ed il tempo passò in fretta.
   Uscito l'ultimo cliente, eravamo rimasti in quattro: io, Ethan, Eden e Chris. Io ed Eden pulivamo i tavoli e Chris e Ethan erano nel suo ufficio.
   «Credo che Chris abbia una cotta per te», esordì Eden.
   «Ma figurati!», le dissi stringendo troppo forte il bicchiere che avevo in mano. Gli procurai una piccola crepa.
   «Sì, come no. Hai visto come ti ha difeso? È cotto», disse ridendo. L'idea di avere un altro uomo che non fosse Kozer non mi aveva mai sfiorato l'anticamera del cervello e poi Christopher era umano, come sarebbe stata un relazione con lui senza che sapesse cosa fossi?
   «È stato solo gentile, lo avrebbe fatto con una qualsiasi di noi», specificai.
   «Gentile? Sì, va bene», si arrese.
   Ethan chiuse il pub e mi ritrovai a salutare Eden. Poi io e Chris rimanemmo soli nel parcheggio. Si girò verso di me. «Come stai?», chiese ancora una volta.
   «Chris, me lo hai già chiesto. Sto bene. Non ne sono rimasta traumatizzata», gli sorrisi.
   La sua mano si alzò verso il mio viso e mi accarezzò con dolcezza. Intrappolai la sua mano tra la mia guancia e la spalla, assaporando quel dolce e caldo gesto d'affetto. L'altra sua mano mi avvolse la vita e mi tirò verso di sé. Non reagii in nessun modo. Stranamente non mi venne l'istinto di respingerlo. Mi scostò i capelli dietro l'orecchio e poi le sue calde dita volarono tra i miei capelli, dietro il mio collo.
   Il suo sguardo era fisso sul mio. Le mie mani erano appoggiate sul suo petto, chiuse a pugno. Era maledettamente bellissimo sotto la luce della luna, poi vidi i suoi occhi brillare ed il suo sguardo posarsi sulle mie labbra. Avrebbe voluto baciarmi, e lo volevo anche io.
   Con la mano avvicinò la mia testa alla sua spalla. «Sono contento che stai bene», disse infine sospirando, poi mi lasciò. «Ci vediamo domani». Si allontanò da me, leggero verso la sua macchina, lasciandomi imbambolata, ferma, immobile a fissare il suo corpo perfetto abbandonarmi proprio mentre lo volevo più di qualsiasi altra cosa.
   Mi ripresi da quella scossa ed entrai in macchina.
   Guidai fino a casa ripensando a quella assurda scena. Se il mio cuore fosse stato in grado di battere, in quel momento sarebbe impazzito. Non potevo arrossire per quel motivo, ma ero comunque in grado di provare anche io altre sensazioni. Potevo trasalire, rabbrividire e sentii un formicolio alle vene quando lui mi toccò.
   Entrai in casa e la prima cosa che notai con grande gioia fu che i miei mobili nuovi erano intatti, poi vidi il bigliettino per terra.
   Lo presi e lo lessi: “Blair, ti osservo”. Non era la calligrafia di Kozer, ma veniva da lui. Non si abbassava al livello di scrivere minacce, lo faceva fare ai suoi scagnozzi. Almeno nessuno mi aveva distrutto la casa e poi non riuscivo a togliermi Christopher dalla testa.
   Sono arrivata a casa pensando a lui, ho cacciato pensando a lui ed tutto il giorno avevo vegetato.
   Lo volevo vedere ed ora stavo uscendo per andare al lavoro sperando di incontrarlo. Ero curiosa di sapere cos'avrebbe fatto.
  
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