Capitolo
V
Ore 10.50 –
San Francisco
Irina varcò
lentamente l’entrata del parcheggio interrato del quartier generale dell’F.B.I., sentendosi come una bambina che entra in un luogo
che sa essere proibito. Le luci al neon illuminavano le pareti di cemento
grigio, il soffitto basso e lettere che indicavano i settori appesi al muro.
Come le aveva detto la guardia all’entrata, seguì la striscia rossa dipinta per
terra che portava a una determinata area del garage sotterraneo.
Raggiunse un
parcheggio più sgombro rispetto agli altri, e individuò subito la Ferrari di Xander. Rossa, spiccava in mezzo a tutte le altre auto
scure, ma non osò parcheggiarsi vicino. Si fermò a una decina di metri di
distanza e scese dall’auto.
Guardandosi intorno
con aria leggermente spaesata, cercò con gli occhi la persona che doveva essere
stata mandata per accoglierla. L’unica cosa che vedeva, però, era un luogo
piuttosto inospitale e quasi freddo.
<< Eccola
>> disse una voce di donna alle sue spalle.
Si voltò di scatto,
per vedere correre a piccoli passi verso di lei una signora vestita con un
tailleur azzurro, dai capelli tirati in uno chignon e gli occhi cerchiati dagli
occhiali dalla montatura argentata. Le porse la mano con un sorriso sbrigativo,
quasi avesse di meglio da fare che venire a cercare lei.
<< Benvenuta.
Sono Colette Duruois, lei
deve essere la signorina Dwight >> disse, << Prego, mi segua
>>.
Senza nemmeno
lasciarle il tempo di salutare, indicò la porta dell’ascensore e la precedette,
premendo il tasto di chiamata in modo abbastanza violento.
<< McDonall la aspetta nel suo ufficio >> disse la
segretaria, visionando alcuni fogli che teneva in mano, << Mi ha detto di riferirle che la
prossima volta le darà un badge per l’entrata… >>.
<< Oh, grazie
mille >> disse Irina, mettendo piede nell’ascensore, un po’ spaesata.
Stava pensando che
era arrivata a San Francisco in due ore… Velocità media duecento chilometri all’ora. Decisamente ricordava
ancora come si guidava.
L’ascensore salì di
diversi piani, poi si fermò con un sibilo. Le porte si aprirono su un corridoio
lungo e dalle pareti bianche, molto simile a quello di un ospedale.
La segretaria
indicò la porta in fondo. << Deve andare laggiù >> disse, <<
Mi dispiace non accompagnarla, ma devo sbrigare alcune faccende di sotto… Buona
giornata >>.
Ci mancò poco che
la spingesse fuori dall’ascensore, e Irina si affrettò a lasciarla andare. Si
guardò un momento intorno, poi iniziò ad avvicinarsi alla porta chiusa,
incrociando un signore in maniche di camicia a metà strada, che non la calcolò
e continuò a sfogliare il suo plico con aria annoiata.
Arrivata davanti
all’ufficio di McDonall, fissò per un istante il
cartellino appeso alla porta, rendendosi improvvisamente conto che quello era
il mondo di Xander…
Lo aveva immaginato
tante volte, chiedendosi come fosse il posto in cui Xander
passava metà della sua vita e che in qualche modo li aveva anche fatti
incontrare… Le sembrava tutto molto strano, quasi si trovasse lì solamente in
sogno: si muoveva piano, come se da un momento all’altro tutto potesse crollare
o scomparire. Appariva come un sacrilegio, farsi vedere lì dentro.
Fissò il battente
della porta, incerta; poi si schiarì la voce e bussò.
<< Avanti
>>.
Titubante, aprì la
porta ed entrò nell’ufficio, ritrovandosi in una grande stanza illuminata a
giorno, con le vetrate che davano sul parcheggio interno del quartier generale.
Diversi scaffali di legno pregiato occupavano le pareti, pieni
di archivi e libri, e al centro c’era una scrivania di mogano, dall’aria
costosissima. Dietro, seduto e con l’espressione amichevole, c’era il
Vicepresidente McDonall, una riproduzione della
bandiera americana alle sue spalle.
<< Benvenuta
>> disse alzandosi, << Prego, si sieda… Non abbia paura, nessuno la
mangerà, in questo posto >>. Sorrise e le porse la mano.
Irina si avvicinò alla scrivania e prese posto, sentendosi stranamente in
soggezione. In quella situazione, ricordò che McDonall
era il Vicepresidente dell’F.B.I., e dopo di lui c’era
solo il Presidente degli Stati Uniti… Sentiva la gola più asciutta del solito,
e aveva le mani sudate.
<< Ha fatto
buon viaggio? >> chiese l’uomo, cercando qualcosa nel cassetto della
scrivania.
<< Sì,
abbastanza >> sorrise Irina, ricordando la puntatina a duecentocinquanta
che aveva fatto in un rettilineo piuttosto lungo, e quella sensazione
indescrivibile che aveva provato dopo due lunghi anni di digiuno dalle gare…
Anche McDonall sorrise. << In effetti, gli autovelox
l’hanno rilevata… Niente di problematico, in ogni
caso. E’ un vizio anche dell’agente Went, avere il
piede pesante >> disse, << Gradisce un caffè? >>.
Irina fece segno di
no con la testa. McDonall iniziò ad aprire un paio di
fascicoli, riordinando una dozzina di fogli. Ne mise da parte alcuni, tutti con
il simbolo dell’F.B.I. sul frontespizio, e cercò una
penna.
<< Bene,
allora credo che dovremmo chiarire gli ultimi aspetti >> disse, <<
Ma per questo ci servirà anche White e l’agente Went…
>> Le rivolse un’occhiata, << Dovrà firmare alcuni documenti, per
entrare operativamente nel nostro reparto… Vuole farlo ora, che la situazione è
tranquilla, oppure preferisce aspettare di conoscere i dettagli? >>.
Irina capì a cosa
si riferiva. Se dopo ci fosse stato Xander, avrebbe
fatto di tutto per impedirle di partecipare, e quindi se non l’avesse fatta
firmare lei non avrebbe potuto fare proprio nulla. A
“patto” avvenuto, doveva per forza limitarsi ad accettare la cosa.
“Questo è proprio un colpo basso. Non mi perdonerà mai.
Però ormai ho deciso…”.
<< Ehm, credo
sia meglio che firmi subito >> disse.
<< Lo penso anche io >> disse McDonall,
porgendole il primo foglio, << Prego, qui c’è la penna… Si prenda tutto
il tempo che vuole >>.
Irina prese il
foglio e gli gettò un’occhiata: erano tutti i suoi dati, che lei sapeva di non
aver mai dato a nessuno… Il potere dell’F.B.I.
arrivava anche a quello. Un altro assomigliava molto a un contratto di
assunzione, mentre il seguente era riservato a una sorta di regolamento
interno.
<< Quello è
un contratto di assicurazione >> disse McDonall,
indicando l’ultimo foglio, << Un’assicurazione sulla vita. Non si
spaventi: è una prassi per tutti, da noi >>.
Irina guardò il foglio:
sotto, c’erano scritti gli importi che sarebbero stati versati in caso di infortunio, danno permanente e morte. Deglutì, più che
altro al pensiero che Xander aveva sempre corso tutti
quei pericoli… Sapeva cosa rischiava ogni volta, ma vederselo sbattuto
freddamente davanti agli occhi, e per di più “convertito” in freddi importi di
denaro faceva venire i brividi. Firmò e riconsegnò tutto al Vicepresidente.
“E fatta… Adesso non si torna veramente indietro”.
McDonall ripose lentamente
i fogli in un plico. << Bene. Da questo momento in poi lei è un’agente dell’F.B.I. a tutti gli effetti, e lo sarà fino al termine
di questa missione >> disse, << Le verrà pagato uno stipendio in
tutto e per tutto uguale a quello dei suoi colleghi, e se porterà a termine la
missione sarà ricompensata con un assegno extra. Avrà accesso a tutti i
database che possono risultarle utili nel compimento
dei suoi incarichi. Sarà tenuta a rispondere a me dei suoi comportamenti, così
come sarà tenuta a seguire i miei ordini. E naturalmente non è autorizzata a
parlare con nessuno di questa missione finché non saremo noi a deciderlo.
Domande? >>.
Spiazzata, Irina
fece cenno di no con la testa. McDonall sorrise
davanti alla sua espressione sempre più confusa.
<< Avrà modo
di studiare il nostro regolamento più avanti >> continuò, << Per il
momento, l’importante è che sappia che sono io il suo referente. Se ha qualche
problema, si rivolga pure a me >>.
<< Va bene
>> mormorò Irina.
<< Perfetto.
Ora, passiamo ai tanto sospirati dettagli >> disse McDonall,
<< Ha dato uno sguardo al fascicolo che le avevo lasciato? >>.
Irina si diede
dell’idiota. Lo aveva nascosto nel bagagliaio della Punto in modo che Xander non lo trovasse, e poi se n’era completamente
dimenticata… Il nervosismo di quei giorni l’aveva resa troppo distratta.
<< Ehm… No
>> rispose, << Più che chiedermi di preciso cosa
dovevo fare, mi domandavo se volessi farlo… >>.
<< Capisco
>>. McDonall annuì con il capo. << Non è
niente di grave… La sua destinazione è Mosca, come sa già, e il suo compito è quello di scoprire chi si nasconde dietro il nome di
“Lince”… >>.
<< Lince?
>> ripeté Irina, perplessa.
<<
Esattamente >> disse McDonall, giocando con il
plico di fogli che continuava a tenere in mano, << L’utilizzo dei
soprannomi è comune anche tra questi russi… E per l’originalità vale la stessa
cosa. Il problema però è qui nemmeno le persone che gli stanno più vicine sanno di chi si tratta, ne tanto meno il suo vero
nome. E’ una sorta di fantasma che tira i fili da dietro le
quinte… E’ lui che dobbiamo prendere, se vogliamo veramente arrestarli
tutti. E’ indispensabile arrivargli vicinissimo, e lei può farlo. Conosce Goryalef, e cosa ancora più importante, Goryalef
conosce lei >>.
<< Ma siete sicuri che non sappia che sono stata io a tradire Challagher? >> chiese Irina.
McDonall scosse il capo.
<< No. I servizi segreti russi hanno sondato il terreno, è sembra che Goryalef non sappia che lei sia stata la chiave di volta
che ha fatto cadere lo Scorpione >> rispose McDonall,
gettandole un’occhiata, << Sanno che non è finita in carcere, ma credono
che sia riuscita a sfuggire sfruttando la “debolezza” di qualche nostro agente…
>>.
Irina inarcò un
sopracciglio. << Pensano che sia libera perché sono andata a letto con
qualcuno di voi? >> chiese, disgustata.
<< Così
sembra >> rispose McDonall, << Pare siano
sempre girate voci false, sul suo conto, quindi non c’è da stupirsi più di
tanto >>.
La cosa la
infastidiva abbastanza, ma evitò commenti. Di voci su di lei
ne erano girate parecchie quando faceva parte del giro di Challagher, e aveva imparato a farci l’abitudine, ma la
innervosiva molto il fatto che la dipingessero per quello che non era.
<< Quando
arriverà a Mosca, dovrà raccontare che ha deciso di lasciare gli Stati Uniti
perché la situazione stava diventando insostenibile: le autorità la stavano
cercando dappertutto e rischiava la cattura, dopo aver capito il suo gioco
>> spiegò McDonall, << Dovrà dare l’idea
di essere fuggita per salvarsi la pelle, perché in giro credono che abbia
davvero aiutato l’F.B.I. ha prendere Challagher, e far credere che in questi due anni si è
spostata da uno Stato all’altro per sfuggire sia alla polizia, sia alla poca
gente che era ancora fedele allo Scorpione e che voleva vendetta >>.
<< Ci
crederanno? >> chiese Irina, poco convinta, << Non credo siano così
stupidi… Oltretutto, sospettavano già di me da un bel po’… Non sono mai stata
vista di buon occhio. Avevano intuito che non ero veramente fedele allo
Scorpione >>.
McDonall annuì. << E’
vero, ma io penso che ci crederanno >> disse, << Proprio perché lei
è la più sospettata, si ricrederanno quando la vedranno arrivare. Perché andare
da loro quando avrebbe dovuto essere fuori dal mondo delle corse, visto che ha avuto la possibilità di uscirne? Per quale
motivo chiedere rifugio da loro, se collabora con noi? Se davvero non era
fedele allo Scorpione, non avrebbe senso che si rechi a Mosca per chiedere il
loro aiuto >>.
Irina fece un cenno
con la testa: aveva capito. Se avesse smesso di correre, non sarebbe certamente
andata da loro, come in effetti in quei due anni era
successo. Era sparita, si era eclissata, e per loro poteva essersi benissimo
nascosta, in attesa di riuscire a lasciare gli Stati Uniti appena la polizia
avesse abbassato la guardia. Era molto verosimile, come cosa.
<< E quando
sarò lì dovrò chiedere rifugio a loro? >>
domandò, << Dovrò farmi passare per una ricercata? >>.
<< Sì… E’ se
vogliamo fare davvero le cose per bene, dovrà dire che ha bisogno di aiuto per
far fuggire Challagher di
prigione >>.
Irina fissò il
Vicepresidente, spiazzata. << Farlo fuggire? >> boccheggiò, e
inorridì al pensiero.
<<
Naturalmente sarà tutto falso, ma dovrà dare l’idea che un giorno o l’altro
vorrà aiutarlo a scappare >> spiegò calmo McDonall,
<< A quel punto, penseranno davvero che gli è
ancora fedele, e non si faranno più troppe domande sul suo conto >>.
Irina abbassò il
capo e guardò per terra. Anche se era una bugia, l’idea di riavere di nuovo
William davanti agli occhi la faceva tremare. All’improvviso si accorse che
quello era il prezzo da pagare per tornare a essere Fenice.
<< Bene…
Direi che abbiamo fissato i punti principali >> disse McDonall,
prendendo la cornetta del telefono appoggiato sulla scrivania, << Tutto
il resto lo vedremo insieme a White, Went e forse al
suo collega d’avventura >>. La voce del Vicepresidente subì una leggera
inflessione, sull’ultima parola.
Irina tornò a
guardarlo. << Non andrò da sola? >> chiese.
McDonall assunse una strana
espressione. << Forse no >> rispose, << Ma è ancora tutto da
vedere… E’ qualcosa a cui non è al corrente nemmeno Went, per il momento. Non si preoccupi, parleremo anche di
questo >>. Pigiò un numero sulla tastiera, poi le rivolse un’occhiata
eloquente, per dirle di prepararsi a quello che di lì a poco sarebbe successo.
<< Colette? Vada a chiamare l’agente Went, per
favore. Gli dica di venire nel mio ufficio, perché ho
il nostro agente >>.
<< Pare ci
sia una segnalazione di qualche pirata della strada lungo l’autostrada verso
San Francisco>> disse Jess, seduto davanti al
suo pc con l’aria annoiata, mentre Xander stava in piedi di fronte alla finestra, pensando che
era una giornata troppo bella per stare chiuso lì
dentro. Di sicuro Irina pensava la stessa cosa, inchiodata alla sua sedia, a
lezione.
Poco interessato,
guardò l’informatico, l’arredamento asettico e troppo formale della stanza che
lo rendeva quasi depresso. << Davvero? >> disse, leggermente più
interessato, << Era da un po’ che qualcuno non faceva il pazzo per
strada… >>.
Jess mandò giù tutto d’un sorso il suo caffè, appoggiando il bicchiere vuoto
sulla scrivania piena di penne e fogli sparsi qua e là. << Già… Pare sia
un’auto bianca, che va anche piuttosto forte >> continuò, << Ma non
li avevate presi tutti, due anni fa? >>.
Xander si strinse nelle
spalle. << Sì, credo… Sarà qualcuno che cerca di imitare Challagher e la sua banda >>. Si avviò verso la
porta, << Non è la prima volta che succede. Spero non mi chiamino per una
cosa del genere, perché se oggi è tutto così tranquillo torno a casa e faccio
in tempo ad andare a prendere Irina >>.
<< Ok… Beato te che riesci a fare avanti e indietro tutte le volte
>> disse Jess, l’espressione scocciata,
<< A me tocca stare qui almeno tre giorni a settimana. Jenny ha chiesto
se può trasferirsi a dormire nel tuo ufficio >>.
Xander rise. <<
Volentieri, se la spediscono in giro per il mondo al posto mio >>
ribatté, << Ci vediamo domani, se decido di
venire in ufficio. Forse devo andare a vedere se trovo qualcuno da portarmi dietro
a Mosca… >>.
<< Ok
>>. Jess gli fece un cenno di saluto, <<
Ci vediamo. Se scoprono chi è il pazzo che corre in autostrada, ti chiamo.
Magari può interessarti, se è uno che ti è scappato >>.
Xander annuì e aprì la
porta dell’ufficio, per ritrovarsi faccia a faccia con
la segretaria di McDonall, la francese Colette. La
sua espressione piuttosto feroce diceva che era stata disturbata mentre faceva
qualcosa di importante.
<< Ah, è qui!
>> abbaiò la donna, << McDonall la vuole
vedere nel suo ufficio. Ha detto che le ha trovato un’agente >>.
Senza aggiungere
altro, Colette gli rivolse un’occhiata di fuoco e gli voltò le spalle,
lasciandolo lì fermo come un cretino. Non era mai stata particolarmente
affabile, ma certi giorni era davvero insopportabile.
Inarcò un
sopracciglio e diede un ultimo saluto a Jess, poi si
diresse verso l’ufficio del Vicepresidente. Benissimo, gli aveva trovato un
compagno… Un problema in meno da risolvere. Il giorno dopo avrebbe potuto
benissimo passarlo con Irina…
Salì le scale a
piedi, e arrivò al lungo corridoio che portava da McDonall.
Il suo studio era in fondo, la porta chiusa. Salutò uno dei capi distretto, poi
bussò.
Chissà di chi si
trattava. Non che fosse particolarmente curioso, ma sperava fosse qualcuno che
avesse una certa affidabilità e soprattutto seguisse i suoi ordini: gli piaceva
avere sempre tutto sotto controllo, e un compagno che faceva di testa sua non
gli andava a genio. La parte del piantagrane e del ribelle era la sua, fin da
quando era dentro l’F.B.I.
<< Avanti
>>.
Guardò l’orologio,
sperando che McDonall non lo tenesse molto, e aprì la
porta, borbottando un saluto mentre fissava le lancette
argentante…
<<
Buongiorno, agente Went >>.
Nella voce del
Vicepresidente notò una nota diversa dal solito, così alzò lo sguardo per
vedere cosa avesse. Ma i suoi occhi vennero catturati
da qualcun altro, decisamente più conosciuto e molto inaspettato.
Seduta davanti alla
scrivania del Vicepresidente, c’era Irina.
Ore 10.30 – Carcere
di San Francisco
La “sala per i
ricevimenti” era una stanza quadrata e spoglia, dalle pareti
stranamente scure e illuminata dalle luci al neon, che facevano brillare
i vetri che separavano i detenuti dai loro parenti in modo fastidioso. Agli
angoli, quattro poliziotti dotati di pistola e sguardo assassino tenevano
d’occhio i carcerati e i loro visitatori. William gettò un’occhiata sprezzante
a uno di loro e proseguì guidato dalla sua guardia, che lo teneva stretto per
un braccio.
<< La in
fondo >>.
McCarteer gli indicò
l’ultima nicchia, quella vicino alla parete, proprio vicino
a uno degli sbirri. William lo fissò un momento, come a valutare la sua
pericolosità, poi si avviò lentamente, guardando incuriosito le persone con cui
stavano parlando gli altri detenuti: la maggior parte erano mogli o figli,
tutti incollati al vetro nella speranza di riuscire ad avere un minimo di
contatto con il carcerato di turno, la mano appoggiata su ciò che li divideva.
Non provava alcuna emozione, a quella vista, ma trovò la situazione per certi
versi patetica. Lo Scorpione non avrebbe mai avuto bisogno di una cosa del
genere.
Mentre raggiungeva
il suo posto, si ritrovò a sperare che la persona che si sarebbe ritrovato davanti non fosse il suo “contatto” esterno, ma
Irina. Sapeva che non era lei, che non sarebbe mai venuta, perché l’unica
persona che aspettava era quella che l’avrebbe portato fuori di lì, ma sorrise
comunque al pensiero.
“Se davvero venissi, sarei disposto ad aspettare ancora
un po’, per uscire…”
Si fermò davanti e
guardò oltre il vetro. Per un attimo faticò a riconoscerlo, ma l’espressione
degli occhi era la stessa che ricordava: intelligente e incuriosita. Portava un
cappello di feltro, la barba lunga e trascurata, un’anonima camicia a quadrettini
stropicciata e i capelli ricci più disordinati del solito. Dava l’idea di
essere un mezzo barbone.
<< Ce ne hai
messo di tempo, Sebastian >> disse William, sedendosi sullo sgabello con
una smorfia.
Sebastian Mackay, il suo meccanico. L’unico che si era salvato dalla
retata degli sbirri perché lo aveva lasciato a Los Angeles quando era fuggito
dalla città, portandosi dietro al posto suo Michael, l’agente che gli aveva
fatto da talpa durante la missione di Went e che poi
era stato ucciso… Paradossalmente, il meccanico era stato l’unico a non essere beccato anche se era stato lasciato in città apposta per
tenere d’occhio le mosse dell’F.B.I.
<< Dove sei
stato fino ad adesso? >> chiese lo Scorpione, a bassa voce, in modo che
il poliziotto alle sue spalle non riuscisse a sentire. La lunga
attesa lo aveva reso nervoso.
<< Mi sono
dovuto nascondere >> rispose Sebastian, abbassando la tesa del cappello,
<< Gli sbirri mi hanno cercato per tutto il
tempo… Credimi, sarei venuto prima, se non fossi rimasto bloccato in Colorado
>>.
William assunse
un’espressione fintamente colpita. << Colorado? Che ci facevi lì?
>>.
<< Ho
lasciato Los Angeles per un po’, ma poi hanno raddoppiato i controlli alle
frontiere >> spiegò il meccanico, << Non mi sono potuto muovere…
Come stai, piuttosto? Non sapevo fossi rinchiuso qui, credevo stessi a New
York… >>.
<< Come sto?
>> ripeté William, << Non mi manca da mangiare, né le occasioni per
fare a botte, ma non sto di sicuro bene. Anche se quello che sembra abbia
passato due anni in carcere sei tu, a giudicare dall’aspetto… >>.
Sebastian fece una
smorfia. << Toccherà anche a te camuffarti in questo modo, quando sarai
uscito >> sussurrò, << E la tua faccia è molto più conosciuta della la mia… >>.
William avvicinò lo
sgabello, e con la coda dell’occhio diede uno sguardo allo sbirro alle sue
spalle. << Avrai modo di dirmi quello che hai fatto la prossima volta.
Adesso ascoltami bene, perché ho fretta, e mi hai fatto perdere già troppo
tempo. Hai un foglio per scrivere? >>.
Sebastian tirò
fuori un pezzo di carta spiegazzato e afferrò la penna lasciata lì da qualcuno.
<< Vai
>>.
William abbassò
leggermente la testa, poi gli dettò una serie di numeri. << Sono le
coordinate bancarie del conto in banca svizzero che avevamo io e mio padre
>> disse, << E’ sotto falso nome, quindi non dovrebbe essere stato
toccato dall’F.B.I. Procurati dei soldi, poi vai a
cercare un certo Francis Blacktree, e digli che deve
organizzarmi la fuga… In fretta. Sono disposto a pagare qualsiasi cifra. Nel
frattempo, procurati delle armi e qualche auto… Quando esco di
qui, voglio essere pronto a defilarmi appena possibile. E per ultimo, voglio
che scopri se Irina è ancora a Los Angeles, se sta
ancora con Went, e che cosa sta facendo, chiaro?
>>.
Al nome della
ragazza, Sebastian gli gettò un’occhiata, che lui interpretò come ansia. Non si
aspettava che la nominasse, né che la volesse ancora rivedere dopo tutto quello che era successo.
<< E’ meglio
che prima esci di qui, poi pensi a lei… >>
disse, ma il suo tono non era molto convincente. Non osava dirgli di lasciarla perdere, e William lo sapeva, ma proprio per
questo era lui a decidere, e lui voleva sapere dove si trovasse.
<< Uscirò
prima di quanto immagini >> disse, << E quando
sarò fuori, vado a riprendermela, chiaro? Non farti rivedere finché non hai fatto tutto quello che ti ho detto, e finché non hai
raccolto qualche informazione su Irina… E’ stata lei a farmi sbattere qui
dentro, e sarà lei la prima a vedermi libero >>.
Sebastian deglutì.
<< Ok, va bene… C’è altro? >> chiese, gettando uno sguardo alla
guardia, per far sembrava che non stavano parlando di
niente di importante.
<< Sì. Fammi
avere un rasoio per capelli, due pesi da cinque chili, e un pacchetto di sigarette
>> rispose William, alzando la voce per far vedere che non era niente di
pericoloso, << E una rivista di auto, già che ci sei >>.
<< D’accordo…
Te li faccio avere domani mattina >> rispose Sebastian, iniziando ad
alzarsi, << Non so quando passerò la prossima volta >>.
<< Vedi che
sia il prima possibile… >> sibilò William,
guardandolo andare via. Si alzò e fece cenno alla guardia che poteva ricondurlo
alla sua cella.
Quando fu di nuovo
rinchiuso tra le mura umide e scure della sua gabbia, la prima cosa che gli
venne automatico fare fu cercare con gli occhi la foto di Irina. Un ghigno gli
si dipinse sul volto, mentre si passava la mano sul collo, nel punto esatto
dove lei lo aveva graffiato come una gatta l’ultima volta che aveva avuto modo
di sentire il suo corpo stretto nelle sue braccia.
Finalmente
il suo momento era arrivato, finalmente le cose andavano per il verso giusto. Forse tre
settimane, forse un mese, ma sarebbe uscito di lì, e
il suo primo obiettivo sarebbero stati lei, Went e
Dimitri; e poi, sarebbe tornato a riprendersi la sua città, senza che nessuno
potesse fare nulla.
“Li ucciderò entrambi… E quando avrò davanti
te, quando ti avrò dimostrato che non mi puoi scappare, deciderò se
ucciderti… O se sarai abbastanza saggia di ammettere di aver sbagliato, potrei
anche pensare di riprenderti con me, bambolina mia”.
Ore 11.30 –
San Francisco, Sede dell’F.B.I.
<< No!
>> gridò Xander, alla vista di Irina, seduta
alla scrivania di McDonall, lo sguardo su di lui, l’espressione
tesa e preoccupata.
No… Non se lo era
aspettato, questo, da McDonall. In un attimo collegò
tutto: l’auto bianca che correva sull’autostrada poco prima era la Punto di
Irina che si dirigeva lì… E poi quegli strani silenzi, quella malcelata preoccupazione
che aveva reso Irina irrequieta e ombrosa per tutta la settimana…
Avrebbe dovuto
pensarci, avrebbe dovuto capire, ma si era rifiutato di pensare che McDonall si abbassasse a tanto: contattarla
senza dirgli niente, metterla in mezzo lasciandolo all’oscuro di tutto, se non
a cosa fatta… E invece ne era stato capace.
<< Xander… >>.
La voce di Irina
gli arrivò distante, lì, inchiodato sulla porta, gli occhi piantati addosso a McDonall, furioso. Lo stava guardando, ed era spaventata,
forse per la sua reazione o forse solo per la sua rabbia.
<< Brava…
>> le disse, gelido, << Complimenti a tutti e due…
Non me lo aspettavo, davvero, siete riusciti a cogliermi di sorpresa… >>.
Gli tremava la mano, stretta a pugno lungo il fianco.
<< Chiuda la
porta, per favore, agente >> ordinò McDonall.
Xander volse lo sguardo
sul Vicepresidente, nel più completo silenzio, poi guardò Irina: era seduta in
bilico sulla sedia, come se fosse pronta ad alzarsi e scappare. Richiuse malamente la porta dell’ufficio, fissando la ragazza senza
nemmeno sedersi di fianco a lei. Era furioso perché non gli avevano
detto nulla, perché lo avevano tenuto all’oscuro, e perché avevano deciso senza
prendere in considerazione la sua opinione.
<< Non può
mandarla >> disse subito, inchiodando McDonall
con gli occhi alla sua sedia, ringhiando quasi, << Non è un agente, e non
ha esperienza… >>.
Irina sembrò voler
dire qualcosa, le mani strette sui braccioli, ma rimase in silenzio quando lui
le lanciò un’occhiata di fuoco.
<< Non è l’esperienza
che conta, in questa situazione >> ribatté McDonall,
<< E’ il fatto che lei sia conosciuta e che non avrà alcuna difficoltà a
infiltrarsi tra di loro… >>.
<< Non me ne
frega niente! >> disse Xander, e Irina
sussultò, << Non mi interessa che lei pensi che
è perfetta per andare laggiù! Non è più una pilota clandestina, non deve niente
a nessuno! Non può costringerla a fare una cosa del genere! >>.
<< Io non
l’ho costretta >> lo interruppe McDonall,
secco.
<< Ma ha solo ventidue anni, cazzo! >> sbraitò Xander, << E’ uscita viva per miracolo dalla storia
di Challagher, e lei la vuole rimandare la in mezzo? Potrebbe essere sua figlia, non… >>.
Non stava capendo
più niente, tranne che tutta la storia lo mandava in bestia. Voleva tanto
scoprire che si trattava tutto di uno scherzo, che lo stessero prendendo in
giro, ma sapeva che avrebbe dovuto aspettarselo, che sarebbe successo alla
fine… Se il Vicepresidente gli aveva ventilato la possibilità di coinvolgerla
nella missione, avrebbe dovuto pensare che sarebbe andato a parlare con lei…
<< Si calmi, Went >> disse McDonall,
duro, << Si ricordi con chi sta parlando. E smetta di trattare l’agente
Dwight come una ragazzina, mi sembra abbastanza grande per
poter decidere da sola, non crede? >>.
“Agente Dwight? Ma nemmeno per
sogno!”.
Xander lo ignorò, facendo
un passo avanti e mettendo le mani sulla scrivania. << Potrebbe essere
sua figlia >> ripeté, << Lei manderebbe sua figlia
in Russia a far arrestare dei criminali, solo perché le sembra la più adatta?
>>. Voleva proprio vedere cosa gli avrebbe risposto,
il Vicepresidente.
McDonall lo ignorò a sua
volta, la bocca storta in un mezzo sorriso amaro. << Sentiamo cos’ha da
dire Irina, piuttosto >>. Guardò la ragazza ancora seduta, facendole
cenno di parlare.
Xander si voltò verso di
lei, furioso. << Lo sai cosa mi fa impazzire? >> ringhiò, senza
lasciarle il tempo di parlare, << Il fatto che tu non mi abbia detto
nulla! Non mi hai detto niente, capisci? Sei stata una settimana zitta, mentre
io mi preoccupavo di non metterti in mezzo! >>.
Irina lo fissò, si
morse il labbro, poi deglutì. I suoi occhi da cerbiatta si mossero a scatti,
prima verso McDonall poi di nuovo su di lui. Per la
prima volta, l’espressione dolce della ragazza non riuscì a scalfirlo: era
molto, molto arrabbiato, perché nessuno gli aveva detto niente e soprattutto
perché Irina si sarebbe messa in pericolo. Stava per continuare, ma lei lo
zittì.
<< Fammi
parlare >> disse, apparentemente sicura.
<< Tanto non
ti lascio andare >> ribatté lui.
Irina scosse il
capo. << Nessuno mi sta costringendo a farlo >> disse, << McDonall me lo ha proposto, mi ha
spiegato perché ha preso questa decisione, e mi ha dato tempo per pensare… Se
sono la persona migliore che può andare laggiù, è giusto che ci vada… >>.
Xander si avvicinò a lei,
con la voglia di prenderle il viso tra le mani e costringerla a guardare in
faccia la realtà, che era chiaro che da sola non
riusciva a vedere.
<< Tu non sei
la persona migliore! >> scandì, << Credi che andare laggiù sia una
passeggiata? Pensi che basti arrivare a Mosca e dire: “Oh, scusate, vorrei
stare qui con voi perché a Los Angeles era tutto troppo tranquillo”? Se vai
laggiù, ti ammazzano alla prima occasione, lo vuoi capire? >>.
<< So cosa
significa stare la in mezzo >> ribatté Irina,
<< Pensi che non me lo ricordi? Ho passato due anni della mia vita fare
la criminale, e sono sopravvissuta… >>.
In un attimo gli
balenò di nuovo davanti agli occhi il primo incontro con lei, quando l’unica intenzione
che aveva era quella di farsi aiutare nella sua missione… E solo con uno
sguardo, aveva capito che Irina non era una qualunque, che dietro il suo viso
pulito c’era una ragazza piena di dolore…
<< Perché
quel figlio di puttana di Challagher ti usava per
farci i suoi giochetti, cazzo! >> gridò Xander,
<< Se non fosse stato per il fatto che ti avesse
messo gli occhi addosso… >>. Ripensare a quello che le aveva fatto lo Scorpione lo faceva arrabbiare ancora di più.
<< Non
parlarmi così >> disse Irina, ferita, << Non sono una bambina, sono
consapevole di quello che sto facendo >>.
Non era una
bambina? Certo che lo era, glielo stava dimostrando
proprio ora, comportandosi da avventata e incosciente…
<< Ma questo non toglie che tu non sia in grado di guardarti da
sola! >> disse Xander, << Non sei
preparata, non saprai cosa fare… Sarai indifesa e rischierai di farti male, e questo perché vuoi fare la pilota clandestina!
>>.
L’espressione di
Irina si indurì. << Pensi che io sia così
stupida? >> chiese, gelida, << Pensi
davvero che io non sia in grado di fare una cosa del genere? Hai così poca
fiducia in me? >>.
Xander rimase in
silenzio. Scosse il capo e percorse l’ufficio su e giù, cercando di calmarsi.
Si fidava di Irina,
ma sapeva anche che lei non era mai stata in grado di pensare a sé stessa, nel momento del pericolo. Aveva sempre avuto la
tendenza a mettere tutto e tutti prima di lei, dando la priorità agli altri e
senza preoccuparsi per se stessa. L’amava alla follia
anche per quello, per quella sua capacità innata di essere sempre e comunque
altruista.
Non le avrebbe
permesso di rischiare la vita, non quando aveva fatto tanto per salvarla e
soprattutto quando non voleva correre il rischio di perderla. Irina era sua,
nessuno doveva portagliela vita, perché sapeva che non avrebbe trovato
nessun’altra come lei…
Guardò prima Irina,
poi McDonall.
<< Non ci
andrà >> disse solo.
<< Tu lo fai
sempre, Xander >> disse Irina, guardandolo dritto dritto negli occhi,
<< Metti in pericolo la tua vita tutte le volte che parti, e io non ti ho
mai fermato. Ho sempre avuto fiducia in te, anche se ho paura, e mi sono sempre
detta che saresti tornato… Perché tu puoi farlo, e io
no? Lo hai detto tu che a volte bisogna fare scelte che non ci piacciono…
>>.
<< Irina
>> Xander afferrò la sedia e si sedette di
fronte a lei, guardandola negli occhi, << Ascoltami. Posso accettare il fatto che tu voglia tornare a correre, che le
gare in qualche modo ti manchino, ma non posso accettare che tu metta in
pericolo la tua vita per arrestare quattro criminali da strapazzo… Può farlo
qualcun altro. Magari sarà più difficile, ma non credere di essere l’unica che
può cercare di metterli dietro le sbarre. Vado io, piuttosto >>.
Doveva farglielo
capire, doveva farglielo capire che non voleva correre
nessun rischio con lei…
<< Perché
credi che non possa farcela? >> chiese Irina, la voce sottile,
l’espressione ferita. Credeva la reputasse un’incapace, una stupida… Non era
vero, ma se serviva a farla desistere…
<< Perché io
lo so che quando andrai laggiù, quando ti ritroverai in mezzo alla gente che
per due anni hai tentato di fuggire, tu starai di nuovo male. Ci ho messo mesi
per farti dimenticare cosa è successo quando io non c’ero, e tornerà tutto come
all’inizio… E’ questo, che vuoi? >>.
La fissò,
fregandosene altamente che McDonall fosse lì ad
ascoltare tutto, che li stesse guardando bisticciare, cosa che succedeva assai
di rado… Conosceva Irina come le sue tasche, e non voleva vedere di nuovo la
luce nei suoi occhi spegnersi, la paura farla tornare schiva e ombrosa come era stata in passato…
Irina sembrò non
sapere cosa dire, ma c’era qualcosa nel suo sguardo che aveva già visto altre
volte, e non gli piacque. Sembrava determinata, esattamente come lo era stata
quando due anni prima gli aveva detto di andarsene e uscire definitivamente
dalla sua vita… E lui era riuscito a farle cambiare idea.
<< Non posso
continuare a fare la parte della bambina, Xander
>> disse lei, << Questa volta tu non centri: io devo andare laggiù
perché è l’unico modo che ho per chiudere definitivamente con il mio passato
>>.
Xander non la capiva. Cosa centrava quello con il suo passato? Buttarsi di nuovo
in mezzo a quella gentaglia gliela avrebbe fatta
dimenticare? Non aveva senso, soprattutto quando quella gente era praticamente la stessa con cui aveva avuto a che fare…
<< Non puoi
farcela, da sola >> disse, per cambiare argomento, << Non puoi
andare da sola laggiù… Potevo accettarlo se ci fossi stato anche
io, ma da sola no >>.
<< Ma ci sarai anche tu, no? >> disse lei, quasi fosse
scontato, << Sarai a San Pietroburgo… >>.
<< Che dista centinaia di chilometri da Mosca! >> sbottò Xander, << Mi ci vorrebbero
ore per raggiungerti, se non giorni! Se quella la definisci vicinanza…
>>.
<< Non puoi
pensare di potermi avere sempre sotto controllo >> lo interruppe Irina,
arrabbiata, << Quando te ne vai, sono da sola,
no? Mica mi tieni d’occhio… In tutto il tempo che te
ne sei andato, me la sono cavata da sola… >>.
<< Ma è diverso! >> disse Xander,
esasperato, << A Los Angeles non sei da sola, c’è tuo padre, c’è Jenny… E
non sei in mezzo a una banda di pazzi! L’unico pericolo che corri è quello di
bruciarti le dita con la pentola della cucina! >>.
L’occhiata che gli
lanciò Irina fu talmente carica di risentimento che per un attimo ebbe paura
che lo mandasse a quel paese, altra cosa che non era mai successa. Solo che era
troppo arrabbiato e spaventato per tenere a freno la lingua: anche se rischiava
di offenderla, di ferirla, doveva evitare che accettasse quella missione.
<< Tanto ho
già firmato >> disse lei, la voce di ghiaccio, << Quindi non posso
tornare indietro, ora >>. Guardò McDonall, il
mento in alto e l’espressione infuriata.
Xander rimase di sasso:
aveva già firmato?
Si voltò verso McDonall, inferocito, puntando un dito contro di lui. Fino
a quel momento, il Vicepresidente non aveva parlato, e secondo lui aveva fatto
bene: rischiava davvero di dirgli qualcosa di cui si sarebbe pentito.
<< E’ stata
un’idea sua, vero? >> lo aggredì, << L’ha fatta
firmare prima di parlare con me, perché lo sapeva che glielo avrei impedito.
Complimenti, davvero… Questo da lei non me lo aspettavo,
né tantomeno da te, Irina >>.
Si girò verso la
ragazza, rendendosi conto che in quel momento Irina era più distante di quanto
non l’avesse mai sentita. Aveva fatto tutto da sola, aveva preso quella
decisione senza parlare con lui, gli aveva tenuto segreto tutto quanto, neanche
fosse un perfetto sconosciuto… Perché all’improvviso lo trattava così?
Per un momento
pensò di infilare la porta e uscire, lasciandola lì a rendersi bene conto di
quello che aveva appena fatto, ma voleva sentire cosa aveva da dire adesso,
voleva che almeno gli chiedesse scusa per essersi comportata da stupida…
<< Sei troppo
abituato a considerarmi una ragazzina >> furono le sole parole che Irina
pronunciò, con una nota amara nella voce.
Rimasero a
guardarsi in faccia per diversi istanti, in completo silenzio, l’ufficio
permeato da quell’atmosfera tesa ed elettrica. McDonall
sospirò, e si decise a parlare.
<< Mi
dispiace per la sua reazione, agente Went, ma credo che debba prendersi qualche minuto per pensare
>> disse lentamente, << Sta facendo la cosa più tragica di quanto
è. La prego di sedersi e calmarsi… Oltretutto sta mettendo in discussione la
mia sanità mentale, non considerando Irina adatta per questa missione. Non
credo di essere così stupido da non capire se sto sbagliando… >>
“Mi dispiace dirlo, ma in questo momento la sto
considerando un traditore…”.
Xander gli gettò
un’occhiata, si sedette sulla sedia e incrociò le braccia.
<< Bene, mi
dica cos’avete intenzione di fare, allora >> disse, provocatorio,
<< Illustratemi il vostro piano perfetto… Voglio proprio sapere cosa
avete in mente >>.
<< Irina
andrà a Mosca, e dirà a Goryalef e gli altri che è fuggita dagli Stati Uniti per scappare dalla polizia
>> spiegò il Vicepresidente, << Dovrà far credere che è rimasta
fedele a Challagher, e che è sfuggita all’arresto
perché ha corrotto alcuni dei nostri agenti… >>.
“Ma brava… Mi sa tanto che si
avvicina molto alla realtà”. Xander fece una smorfia
disgustata e rimase in silenzio per continuare ad ascoltare quello che avevano
da dire.
<< Il suo
compito sarà quello di cercare di scoprire chi si cela
dietro il soprannome Lince, e fare in modo di entrare in contatto con lui.
Dopodiché organizzeremo una retata e lo arresteremo >>.
Xander fissò McDonall, il sopracciglio inarcato. << Un bellissimo
piano, concordo >> disse, << Tranne per il
fatto che non state considerando una cosa: Irina è una ragazza, sarà da sola e
non saprà ne potrà guardarsi alle spalle >>.
<< Posso
capire la sua preoccupazione, da quel punto di vista >> convenne McDonall, << Ma Irina non sarà da sola. Avrà qualcuno
che la accompagnerà e che le darà una mano a destreggiarsi nell’ambiente
>>.
Quel qualcuno non
era di certo lui, Xander lo sapeva. E l’unica persona
che avrebbe autorizzato a seguire Irina era se stesso, quindi chiunque fosse il
compagno della ragazza non gli sarebbe andato a genio.
<< Non mi interessa >> disse, << Oltretutto, crede che
la sua famiglia la lascerà andare? Come farà con l’Università, eh? Ha una vita
da portare avanti, non può abbandonare gli studi… >>.
<< A questo
ci abbiamo già pensato >> lo interruppe McDonall,
<< Per quanto riguarda i suoi studi, non ci saranno problemi… Per il
resto, potrà dire che partirà per un soggiorno universitario in Europa, e come
scusa mi sembra abbastanza verosimile >>.
Xander si appoggiò allo
schienale della sedia, cercando di trattenersi dall’insultare il
Vicepresidente. Se davvero Irina aveva firmato, poteva anche lasciar stare il
fatto di cercare di convincerla a tirarsi indietro. In ogni caso, però, la
questione non era chiusa: quello che la legava a quella missione era un misero
foglio di carta, e lui avrebbe trovato il modo di renderlo inutile.
<< D’accordo
>> disse, << Perfetto. Avete pensato a tutto… Adesso mi chiedo
perché me lo abbiate detto, tanto la mia opinione non conta. Potevate benissimo
fare tutto da soli, immagino >>.
Silenzio assoluto.
In quel momento nella stanza era udibile solo il rumore di un paio di piedi che
passavano vicino alla porta, fuori dall’ufficio, e poi nemmeno più quelli. E la
temperatura era quella di una cella frigorifera.
<< E io cosa dovrei fare, allora? >> domandò Xander.
<<
Esattamente quello che era stato previsto >> rispose McDonall,
<< Andrà a San Pietroburgo, e cercherà informazioni che possano tornarci
utili. Si occuperà di tenere d’occhio gli eventuali affiliati alla Lince e li arresterà,
appena ne avrà la possibilità. Niente di cui non abbiamo già parlato >>.
Qualcuno bussò alla
porta, con tutta l’intenzione di interrompere quella discussione che sarebbe
presto degenerata in un vero e proprio litigio, fosse dipeso da Xander. Si voltò a guardare chi fosse, e vide Franck White entrare nell’ufficio, l’espressione quasi
divertita sul volto largo e barbuto.
<< ‘Giorno, Vicepresidente >> disse rivolto a McDonall, << Agente Went,
ho sentito la sua voce dal fondo del corridoio >>.
Xander lo fulminò, poi
tornò a guardare il Vicepresidente: ci mancava solo il suo vecchio capo. Ora
correva veramente il rischio di finire sbattuto fuori dall’F.B.I.
per oltraggio. Da quando lo aveva accusato di essere la talpa di Challagher, tra loro non era mai corso buon sangue.
<< Avete già
chiarito tutto? >> chiese White, andandosi a piazzare alle spalle di McDonall, in piedi. << Oppure devo aspettarmi qualche
insulto a cui credo che questa volta risponderò con
una sanzione disciplinare? >>.
Xander fece una smorfia.
<< Poteva esserci solo lei, in questa storia
>> borbottò, << Si starà divertendo un sacco, immagino… Vorrei
proprio vedere se si fosse trattato di sua figlia >>.
White gli rivolse
un’occhiataccia. << Rispetto, Went >>
disse, << Anche se qui le permettono di fare quello che le pare, con me
la lingua la deve tenere a freno, chiaro? >>.
<< Tanto io
non rispondo più a lei >> ribatté gelido Xander.
White sorrise
malignamente. << Si sbaglia >> disse, << In questa missione
sarò io il suo referente, chiaro? Quindi se non vuole
essere sbattuto fuori a calci, tenga la bocca chiusa >>.
Xander lo fissò, sentendo
che ormai stava arrivando al limite. Stavano
complottando contro di lui, o volevano che commettesse un omicidio? No, perché
se quella era la loro intenzione, ci stavano arrivando davvero vicini…
<< Bene,
benissimo >> disse alzandosi, << C’è altro? Altrimenti io andrei
nel mio ufficio… E’ stato un piacere parlare con voi. Se vi viene qualche altra
bella idea come questa, sapete dove trovarmi >>.
Si allontanò in
direzione della porta, senza degnare Irina di uno sguardo, ma poi si fermò.
Guardò McDonall con un finto sorriso e disse:
<< Ah, dimenticavo di chiedere chi la accompagnerà… Magari la sua
migliore amica, così nessuno sospetterà niente? >>.
McDonall non rispose, tantomeno White. Irina lo stava guardando con gli
occhi spalancati, e forse iniziava a rendersi conto dell’enorme errore che
aveva fatto.
<< Allora,
chi la accompagnerà? >> abbaiò Xander.
McDonall si voltò verso
White, e si scambiarono uno sguardo molto strano.
Questa volta sembravano davvero titubanti a parlare, come se sapessero bene
cosa sarebbe accaduto dopo. Ma non doveva essere
l’unico a non conoscere l’identità dell’altro agente, perché anche Irina
appariva curiosa di conoscerlo.
Alla fine White
fece un cenno al Vicepresidente, come se desse il compito a McDonall
di dire di chi si trattava. Abbassò il capo per un istante, poi finalmente
parlò.
<< E’ stata
un’idea di White >> disse, << Stiamo ancora vagliando tutti i pro e
i contro… Non è una decisione definitiva, la nostra… >>.
<< Chi è?
>> ringhiò Xander, stufo di tutta quella
situazione.
<< Dimitri Goryalef >>. A parlare era stato White.
<< Cosa?
>> disse Xander, ma in realtà aveva capito benissimo
quello che era appena stato detto.
Si sentì gelare il
sangue nelle vene; per un momento credette di essere diventato sordo, di non
essere più in grado di capire quello che gli veniva
detto. Poi sorrise, troppo arrabbiato e stupito per avere
qualsiasi altra reazione coerente.
<< Ah, già…
Giusto >> disse, tornando sui suoi passi, << Quand’è che pensate di
scarcerare anche Challagher? Così li mandiamo in giro
tutti e tre insieme, mano nella mano, a farsi una
bella vacanza in Russia. Chissà come sono contenti >>.
Guardò prima McDonall, poi White, e infine Irina. La ragazza sembrava
l’unica condividere il suo pensiero, in quel momento. Appena aveva sentito il
nome del russo, si era voltata di scatto verso il Vicepresidente, lo sguardo
inorridito. Almeno lei non sembrava al corrente della cosa.
<< Dimitri?
>> soffiò, poi gli rivolse un’occhiata.
<< Non lo
sapevi, eh? >> fece Xander, fintamente
divertito, << Eh già, se no come facevano a convincerti? Adesso cosa mi
dici, eh? >>.
<< Agente Went, la smetta di parlare in questo modo, perché rischia
seriamente che sia io stesso a radiarla dall’F.B.I.
>> ringhiò McDonall, che evidentemente aveva
raggiunto anche lui il limite.
Irina sussultò e
guardò il Vicepresidente, ma Xander
non si lasciò intimorire.
<< Non me lo
aveva detto… >> sussurrò lei.
McDonall assunse
un’espressione più dolce. << L’idea ci è venuta dopo che sono venuto a
parlare con lei >> spiegò, << White ha ritenuto che mandarla con
qualcun altro che faceva parte della Lista avrebbe
contribuito a destare meno sospetti… Oltretutto, Goryalef
viene proprio da Mosca, e sa come ci si deve comportare da quelle parti
>>.
Xander ascoltò la
spiegazione con un mezzo sorriso. Forse era la volta buona che riuscisse a
convincerla a tirarsi indietro: non avrebbe sopportato di ritrovarsi di nuovo di fianco a Dimitri. Il problema si stava risolvendo da
solo, alla fine.
<< Abbiamo
parlato con lui >> continuò McDonall, <<
Ed è disposto ad aiutarci, in cambio di uno sconto sulla pena. Quanto al
pericolo di fuga, non c’è da preoccuparsi, perché adotteremo tutte le misure di
sicurezza possibili… >>.
Irina
si voltò a guardarlo, e lui le rivolse un’occhiata come a dire: “Visto? Bella idea, che hai avuto”.
<< Va bene,
accetto comunque >> disse Irina, a voce bassa.
Xander strabuzzò gli
occhi, poi si diresse verso la porta e afferrò la maniglia.
<< Voi siete
tutti pazzi >> disse, << D’accordo, fate che cazzo volete, tanto è chiaro che la mia opinione non conta >>.
E uscì, sbattendosi
violentemente la porta alle spalle.
Irina fissò la
porta dalla quale era appena uscito Xander,
rendendosi conto che non aveva previsto che la situazione prendesse quella
piega. Non lo aveva mai visto così arrabbiato, e la cosa la spaventava.
Qualcosa però
riportò la sua attenzione su se stessa: Dimitri. Sarebbe
andata in missione con Dimitri, l’ex numero due della Black
List, il braccio destro di William e forse una delle
persone di cui aveva avuto più paura ai giorni della sua vita di pilota.
Forse se McDonall glielo avesse detto prima, non avrebbe accettato. Ma ora che i giochi erano fatti, si rendeva conto che anche
quello faceva parte di ciò che voleva lei: affrontare le sue paure, e quindi
avere di nuovo a che fare con il russo doveva essere tra quelle.
<< Mi
dispiace non averglielo detto >> disse McDonall, riportandola alla realtà, << E’ qualcosa
che abbiamo deciso solo qualche giorno fa… E comunque, non avrei potuto
dirglielo, altrimenti avrei influenzato la sua decisione… Avremo modo di
discuterne ulteriormente, perché come ho già detto la nostra non è una
decisione definitiva >>. Inarcò le sopracciglia, come a farle intendere
che era ancora tutto da vedere. << Se sarà un problema… >>.
Irina scosse il
capo. << Non fa niente… >> mormorò, << Credo che alla fine
non cambi poi molto… Avrei accettato comunque, credo >>.
<< L’idea è
valida, ma sono ancora propenso a valutare tutti i pro e i contro >>
disse McDonall, gettando uno sguardo verso la
finestra e poi verso White, << Non voglio correre alcun rischio, e le
faremo sapere al più presto se davvero Goryalef sarà
il suo compagno >>.
<< Ci sono
delle possibilità che non lo sia? >> domandò Irina, muovendosi agitata
sulla sedia. Non sapeva se esserne contenta oppure no.
<< Vista la reazione
dell’agente Went, le possibilità ci sono eccome
>>. Il Vicepresidente si produsse in un sorrisetto.
<< Se Went si comporta in questo modo, ritengo sia il caso di
esonerarlo dalla missione >> disse White, cogliendo l’occasione. <<
Potrebbe diventare un fastidio… >>.
<< No
>> disse McDonall, << Ha solo bisogno di
tempo. Dobbiamo capirlo: stiamo mettendo in pericolo una delle persone a cui tiene di più, e in qualche modo il suo comportamento
va perdonato >>. Sorrise. << Signorina, vada a parlare con lui. Gli
spieghi con calma perché ha preso questa decisione… Credo che lo troverà nel
suo ufficio. Di sotto, al quarto piano >>.
Irina annuì e si
alzò, mentre tutto si muoveva intorno a lei come se si trattasse di un sogno
dai contorni sfocati. Uscì nel corridoio e lo percorse
a passo rapido, ma al posto di chiamare l’ascensore prese le scale, scendendo i
gradini piano piano, forse per darsi il tempo di
pensare a cosa dire a Xander.
Non avrebbe mai
immaginato che potesse avere una reazione così violenta, tanto di insultare i
suoi superiori. Forse questa volta aveva esagerato, lo aveva provocato davvero
troppo. Eppure era convinta di quello che stava facendo, era
consapevole dei rischi e dei pericoli… E anche se doveva avere come compagno
Dimitri, era pronta comunque a fare il suo dovere. Doveva riuscire a farglielo
capire.
Raggiunse il quarto
piano, e si guardò intorno in cerca dell’ufficio di Xander.
Sulle porte non vide nessuna targhetta, nessun nome
che le permettesse di riconoscerlo. Incerta, si avviò lungo il corridoio,
guardando uno a uno gli usci, quasi aspettandosi che Xander saltasse fuori.
Alla fine lo trovò.
Una piccola targhetta diceva “Alexander Went”, appesa al centro della porta. Rimase a fissarla per qualche
istante, il respiro controllato, cercando un’idea per iniziare il suo discorso
ed essere il più convincente possibile… Le idee erano poche, inutile che si
sforzasse: in quel momento tutto quello che frullava nella sua testa era l’espressione furiosa di Xander.
Bussò.
Non rispose nessuno,
ma sapeva che si trovava la dentro. Mise la mano sulla maniglia, attese qualche
istante e poi entrò.
Xander era seduto dietro
a una scrivania di legno scuro, di spalle, a fissare qualcosa di invisibile fuori dalla finestra. Teneva le braccia
incrociate, ed era perfettamente immobile, come se non si fosse accorto che era
entrata.
<<
Complimenti, agente >> disse gelido, << Bel colpo >>.
Irina fece un passo
avanti. << Xander, ascoltami… >> iniziò.
Lui voltò di scatto
la sedia. << Siediti >> ribatté, la voce così dura che a Irina
venne automatico prendere posto davanti a lui, divisi
da quella scrivania che dava a tutto un’aria così formale.
Xander piantò i suoi
occhi azzurri, ora di ghiaccio, sul suo volto, le braccia ancora incrociate, la
mascella contratta.
<< Perché non
me lo hai detto, eh? >> domandò.
<< Perché non
mi avresti permesso nemmeno di pensarci >> rispose Irina, cercando di
rimanere tranquilla per non farlo arrabbiare ancora di più, << Non mi
avresti permesso di scegliere >>.
<< Perché tu
non sei in grado di prendere una decisione, in questo caso >> ribatté
lui, << Perché hai accettato, se sapevi che non sarei stato d’accordo?
>>.
<< Sono la
persona più adatta, per questa cosa, quindi devo andarci >> rispose
Irina, risoluta, << Ci ho pensato, e ho capito è una cosa che voglio
veramente fare >>.
Xander fece una smorfia.
<< Tu non ci vuoi andare perché lo vuoi
veramente >> disse, << Tu ci vuoi andare perché ti senti in dovere
di farlo… McDonall ha fatto leva sul tuo senso del dovere,
altrimenti non ti avrebbe convinto ad accettare >>.
<< Come fai a
saperlo? >> ribatté Irina, stizzita, << Non sei nella mia testa,
non sai cosa penso veramente >>.
<< Lo so
perché ti conosco come le mie tasche >> rispose lui, avvicinando la sedia
alla scrivania, << Ti conosco meglio di te stessa >>.
Irina sentì per la
prima volta montare un po’ di rabbia. Si stava sbagliando, non era come diceva
lui…
<< Allora
forse non mi conosci così bene, se non capisci la mia scelta >> sibilò.
Un attimo dopo si
pentì di quella frase: Xander la fissava,
l’espressione arrabbiata e forse anche ferita. Abbassò lo sguardo per un
istante, poi disse lentamente: << Evidentemente no, non ti conosco
abbastanza… >>.
Il tono della sua
voce lasciò Irina senza parole: non era arrabbiato, ma profondamente
amareggiato, come se all’improvviso si rendesse conto di chi si trovasse
davanti.
<< Fammi
spiegare >> disse in fretta lei, << So benissimo quant’è pericoloso,
che gente ci sarà… Ed è vero, ho anche un po’ di paura, ma devo farlo perché
sento che è l’unico modo che ho per crescere, per smettere di sentirmi sempre
inadeguata… Per dimenticarmi di tutto il mio passato, lo devo affrontare da
sola e dimostrare a me stessa che sono abbastanza grande per
guardarmi da sola >>.
Guardò Xander, sperando di essere riuscita a fargli capire cosa la
spingeva a voler tornare a essere Fenice, a voler
affrontare quella cosa.
<< Non mi
sembra il modo migliore per dimostrare di essere “grande” >> disse lui,
<< Anzi. Mi pare abbastanza infantile che tu voglia cacciarti nei guai
per sentirti a posto con te stessa… Da sola cosa pensi di riuscire a fare?
>>.
<< Ma lo vedi? >> sbottò Irina, << Mi tratti come
una bambina, come se avessi sempre bisogno di essere salvata, seguita, aiutata…
Perché credi che non possa farcela? Avevo diciotto anni quando sono diventata
una pilota clandestina… Forse avevo Challagher dalla
mia >> si affrettò ad aggiungere, ricordando le sue parole, << Ma
gli altri non giocavano, e ho saputo cavarmela da sola. A Mosca le cose non
saranno diverse, non ci sarà nessuno Scorpione, e sarò in stretto contatto con
voi dell’F.B.I. Dove sta il problema? >>.
Xander sospirò
esasperato. << Il problema è che io non voglio che tu rischi la vita
>> rispose, secco.
Irina sorrise. Lo
sapeva, che faceva tutte quelle storie perché non voleva che si cacciasse nei
guai, che si facesse male, ma non aveva poi tanta paura per se stessa.
<< Tu lo fai
sempre >> disse, addolcita, << Vai via per settimane, rischi la
vita e mi fai stare male tutte le volte che ti vedo partire… Però non faccio
tutte queste storie, quando vieni a casa e mi dici che hai un’altra missione a
migliaia di chilometri da qui >>.
Xander si passò le mani sul
volto, forse per cercare di mascherare un impercettibile sorriso. <<
D’accordo, è vero, hai ragione >> convenne << Però lì sono io che
rischio, mica tu >>.
Irina continuò a
sorridere. << Per una volta invertiamo le parti >> disse, <<
Non prenderla così male… E poi ci sei tu, no? Anche a chilometri di distanza
arriverai a bordo della tua Ferrari rossa, andrai in contromano sull’autostrada
e mi verrai a prendere, no? >>.
Xander non sorrise.
<< E Dimitri? >> chiese.
<< Dimitri…
Forse non è così male come pensiamo >> disse lei, anche se non era
proprio convinta, << McDonall ha detto che deve
ancora decidere, e anche se accettasse la proposta di White, sono sicura che
andrà tutto bene >>.
<< Mi lasci
senza parole >> disse Xander, << Per una
volta sei più incosciente di me. Andrà tutto bene… Ci sono
una miriade di variabili da considerare, non è così semplice >>.
Rimasero in
silenzio, Irina che guardava Xander e Xander che guardava il ripiano
della scrivania, pensieroso. Forse era riuscita a convincerlo almeno un po’.
<< E’ una
follia >> mormorò lui, << Una follia… McDonall me la pagherà per questo, e anche quello stronzo
di White. Mi sarei aspettato di tutto, ma non questo. Sono usciti di testa… >>.
<< Stanno
facendo solo il loro lavoro >> li difese Irina, << Dovevano
scegliere l’alternativa migliore che potevano, e
l’hanno fatto. Per queste cose non si guarda l’affetto o i sentimenti… Me lo
hai insegnato tu, no? >>.
Xander le gettò
un’occhiata. << Torniamo da McDonall >>
disse.
Si alzò e Irina gli
corse dietro, fin nell’ufficio del Vicepresidente senza dire nulla. Aveva paura
che Xander ricominciasse a gridare addosso al suo
capo, o che facesse qualcosa di ancora peggio. Lo vide spalancare la porta e
fiondarsi dentro.
McDonall e White erano
ancora lì, uno in piedi e l’altro seduto, mentre esaminavano una cartina
appoggiata alla scrivania. Alzarono lo sguardo quando Xander
entrò come una furia.
<< Mi occupo
io, di lei >> disse, indicando Irina alle sue spalle, << Dalla sua
preparazione alla sua macchina. Tutto quello che la riguarda
deve passare prima attraverso di me, compreso Goryalef
>>.
McDonall non rispose. Irina
si morse il labbro, in attesa.
<< O così o
faro di tutto per non farla partire >> aggiunse Xander,
per rendere più incisiva la sua minaccia.
McDonall sbatté le palpebre
per un momento. << Va bene >> disse, << Ci penserà lei, se è questo che vuole. Irina risponderà a me, però, come lei risponderà a White, ci siamo spiegati? >>.
Xander annuì, poi si
voltò verso Irina e puntò un dito su di lei.
<< E tu
>> disse, << Se ti succede qualcosa, te la faccio pagare, capito?
>>.
Spazio Autrice
Ahi ahi ahi… La reazione di Xander
era stata tutto tranne che calma. Non l’ha presa per niente bene… Ma ormai i giochi
sono fatti, e dovrà accettare la cosa.
Scommetto che
qualcuno aveva già intuito che il possibile compagno di Irina potesse essere
Dimitri: non c’era nessuno più indicato di lui, in effetti. Ma
c’è da fidarsi? McDonall appare dubbioso, e lui è uno
che sa cosa fare. Quanto a Xander, è chiaro che lui
non lo vorrà… Vedremo come finisce.
Supermimmina: ed ecco che Dimitri ricompare, non fisicamente ma
quasi. E immagino anche che tu ci abbia azzeccato… Non era un mistero, che
fosse il candidato ideale. Però bisogna ancora vedere… E ci saranno
un sacco di cose, da vedere. Quanto a Irina, no, non la vedo certo come una
bellezza “spregiudicata”, ma nemmeno angelica come una biondina acqua e sapone.
Per come la vedo io, è una che attira gli sguardi non per come si veste o per
come si comporta, ma perché ha qualcosa di “magnetico” che non ha a che fare
con la bellezza fisica. Credi che William non abbia mai incontrato qualche
ragazza più bella di lei? Irina ha qualcosa nello sguardo che cattura,
altrimenti lo Scorpione non si sarebbe mai innamorato di lei. Questa è la mia
Irina: dolce, insicura ma anche forte quando vuole. Ci vediamo al prossimo cap! Baci!
Marty_odg: sono contenta che questo seguito per il momento non ti
stia deludendo. Molte delle cose che sono successe e che succederanno nei prossimi capitolo forse sono un po’ scontate, ma non può
essere altrimenti, e sto cercando di dare comunque un’interpretazione che non
le renda troppo automatiche e banali. E vedo che anche tu reputi normale che Xander non ami troppo Tommy: diversamente, sarebbe stato
davvero troppo sdolcinato. Non correre troppo in macchina pensando a Irina, eh!
Un bacio!
Annalisa70: non lo so se mi
hai scritto altre volte (ma mi pare di sì), ma sono contenta che tu abbia
deciso di farlo: fa sempre piacere sapere che qualcuno apprezza! Io personalmente
ti consiglio di non prendere ancora le parti di un personaggio in particolare, perché
siamo appena all’inizio, e ci saranno un sacco di cose
che credo stravolgeranno molto la vicenda… E naturalmente grazie per i
complimenti! Un bacio!
CriCri88: certo, la scelta di Irina era scontata, e in effetti forse lei vuole davvero più tornare a essere
Fenice, che arrestare i russi… Quanto alla reazione di Xander,
in questo capitolo faceva davvero paura: nemmeno Irina lo aveva mai visto così.
Per il problema di Tommy, bè, non si tratta proprio
di un problema: il bambino ha sempre rappresentato qualcosa che faceva parte
della vita di Irina, e che non doveva esserci semplicemente perché il compito
di crescerlo non spettava a lei. Egoisticamente lo ha “tolto
di mezzo” perché voleva lasciare Irina libera di prendersi cura di se stessa, e
poi anche di lui. In conclusione, è solo un po’ geloso e come ogni uomo che si
rispetti non è dotato di spirito materno come Irina… Qualche difetto dovrà pur
averlo anche lui! E poi William… William ha ancora molto da mostrare, e lo farà
molto presto. Chissà se lo adorerai ancora… Baci!
Smemo92: sì, la scelta di Irina era
prevedibile, ma per lei non era scontata: sa esattamente cosa significa. Come Xander, che è terrorizzato dal fatto di poterla vedere
piombare di nuovo nella stessa spirale di dolore e paura in cui l’ha trovata. Questa
volta non ci sarà William a “proteggerla”, ma nemmeno a ostacolarla: dovrà
davvero affrontare tutto da sola, ma soprattutto dovrà affrontare sé stessa. Così come dovrà farlo lo Scorpione, che continua
a non impazzire grazie a lei… Mi fermo qui, se no dico
troppo. Baci e grazie che mi segui sempre!
Sheba_94: lo so, lo so, non mi collego mai… Ma tu
non sai com’è sclerata la
mia esistenza in questo momento. Vorrei tanto sdraiarmi su una spiaggia
assolata e pensare solo a rilassarmi… Oppure usare il vampiro come puncing-ball antistress… E ultimamente sono davvero una Bad
Girl, sai? Vabbè, ci sentiamo,
baby. Bacioni-oni-oni
Sorelline koala: hola! Nuove? Sono
contentissima! E lo sono ancora di più sapendo che avete apprezzato sia il
Gioco dello Scorpione, che questo seguito ancora all’inizio. So che come genere
è un po’ particolare, ma la mia intenzione era anche quella di far avvicinare a
questo mondo qualcuno che magari lo vedeva con un po’ di perplessità. Se
continua a piacervi, fatemelo sapere! Un bacione grande!