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Autore: Angorian    26/03/2010    1 recensioni
Sesshomaru si chiede quale destino sia riservato alla piccola umana che lo accompagna. Gli vengono mostrati cinque possibili futuri, con un'unica costante.."Fu con un’ultima lacrima che si spense la vita di Rin, mentre accasciata sul suolo aveva aspettato un aiuto che non era arrivato.
Sesshomaru ringhiò per la frustrazione. Era morta.
Rin in quel futuro moriva per colpa sua, per la sua incapacità di proteggerla."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era primavera, Sesshomaru lo sentiva nell’aria.
Una ragazza era chinata sul limitare del bosco, intenta a raccogliere piccole bacche bianche, sistemandole in un cestino.
Quando un alito di vento le scompigliò i capelli scuri, liberandole il volto e facendogli arrivare il suo odore, Sesshomaru la riconobbe.
Era una Rin più grande, più matura.
Lo si poteva osservare nel modo di muoversi, più misurato e attento, proprio di una giovane donna. Ogni tanto si guardava intorno, visibilmente sulle spine.
Era pensierosa, preoccupata forse.
Sesshomaru si avvicinò a lei, osservandone i lineamenti con più attenzione.
Sì, era Rin.
Sesshomaru sentì dei passi affrettati, e quando anche Rin se ne accorse, trasalì, e si affrettò a nascondersi nella vegetazione nei pressi del bosco.
Un giovane umano correva verso il bosco, guardandosi intorno, e chiamando un ben distinguibile “Rin!”.
Soltanto quando il ragazzo si allontanò, Rin emise un sospiro di sollievo.
Dietro di lei, Sesshomaru vide avvicinarsi la vecchia sacerdotessa Kaede.
“Pensi che continuerai a nasconderti ancora per molto?”. Chiese.
Rin sussultò; non si era accorta che la vecchia donna le si era avvicinata.
Arrossendo, la ragazza la salutò con un inchino.
“Maestra Kaede”.
Sesshomaru osservò la vecchia con attenzione.
Era proprio a lei che aveva pensato di affidare Rin.
Evidentemente, in quel futuro si era realizzata proprio quell’ipotesi.
“Allora?”. Insisté la donna, severa.
“Perdonatemi, maestra. Ma conosco già la sua domanda”. Rispose la ragazza, giocando con una ciocca di capelli.
“E la risposta? Sai anche questa?”. Chiese.
Rin abbassò lo sguardo, visibilmente imbarazzata.
“No, maestra. Provo affetto per lui, ma non so se sia amore”.
Sesshomaru era irritato.
Era evidente che Rin stesse bene, e che la scelta di lasciarla alla vecchia doveva essere stata quella giusta.
La vita della ragazza sembrava relativamente normale e tranquilla, nonostante il fastidioso essere umano.
Perché dunque la visione non si interrompeva?
“Se non ci provo, non potrò mai saperlo”.
Sesshomaru ricominciò a prestare ascolto alle due donne.
Le guance di Rin erano ancora rosse, mentre chiaramente protestava con foga a qualcosa che doveva averle detto la vecchia sacerdotessa.
“Me l’hai già chiesto, Rin. La mi risposta non è cambiata. E’ stato lui a volere così”.
Nonostante Sesshomaru fosse convinto della necessità della disciplina, rimase affascinato nel vedere la passione di Rin nel sostenere una sua convinzione.
Stava mostrando un tratto della sua personalità già presente anche nella Rin bambina, anche se forse stava ancora germogliando.
Non era forse testardamente decisa a seguirlo, al contrario di ogni buon senso?
“Ho bisogno di vedere Sesshomaru ancora una volta, o non potrò essere mai sicura”. Replicò Rin.
Il demone rimase immobilizzato, comprendendo di essere l’argomento dell’accesa discussione.
E il sospetto, cominciò ad invadere la sua mente.
I sentimenti umani, del resto, erano complessi e misteriosi.
Che la Rin bambina mostrasse affetto per lui, non era così cieco da non averlo compreso.
Ma la maturazione della bambina in donna, come avrebbe cambiato quell’affetto?
La risposta era lì, davanti ai suoi occhi attenti.
Qualunque cosa fosse diventato, era abbastanza forte da spingerla a volere una risposta, non tanto da lui quanto da se stessa.
Ora Sesshomaru riusciva a vedere il futuro insidioso che si prospettava per la ragazza.

“Nel bene o nel male, la tua esistenza influenzerà la sua vita, e viceversa”.


“Capisco”. Rispose la vecchia. “Sono contraria, ma non ti impedirò di andare”.
E Rin, si lasciò andare ad una esclamazione di gioia.
“Grazie maestra!”.
E mentre abbracciava la vecchia donna con entusiasmo, Sesshomaru vide la Rin bambina davanti ai suoi occhi.
Cosa gli stava succedendo? Stava diventando un sentimentale, come suo padre?
Il demone strinse i denti, ma il peso di Tenseiga gli fu di conforto.
La compassione per gli esseri umani l’aveva potenziata.
Alcuni sentimenti, alcuni pensieri, non erano un male.
Si concentrò su questo per non perdere se stesso.
Si riscosse dai suoi pensieri, vedendo la ragazza allontanarsi di corsa verso il villaggio.
Prima di seguirla però, notò l’espressione preoccupata della sacerdotessa mentre la seguiva con lo sguardo.

*


La visione cambiò. Era in una piccola abitazione, e Rin era di fronte a lui.
Si stava svestendo nella penombra.
Il demone voltò lo sguardo verso la finestra, per concederle intimità.
Sentì il fruscìo delle vesti che le accarezzavano la pelle, e il delicato tonfo mentre li lasciava cadere sulle assi di legno del pavimento.
Gli risultava strano comprendere perché improvvisamente non riuscisse a non prestare attenzione a quei rumori.
Ad un tratto, questi cessarono, e Sesshomaru si voltò, pensando che fosse pronta.
Rin era seduta per terra, e contemplava il suo corpo nudo.
Non c’era compiacimento nel suo sguardo, o soddisfazione.
Nonostante fosse certamente attraente a degli occhi umani, Rin sembrava dispiaciuta.
“Non c’è modo di cambiare le cose. Ai suoi occhi sarò diversa. Non si puo’ tornare indietro…”. Sussurrò piano a se stessa, accarezzando con la punta delle dita la superficie dello specchio.
Era questo, dunque, che la preoccupava.
La ragazza si alzò di scatto, forse rinvigorita da un qualche pensiero.
Si rivestì in fretta, e Sesshomaru tornò a voltarsi.
Una volta pronta, la ragazza afferrò uno zaino di tela, e uscì alla luce del sole.

*


Nuovamente, la visione cambiò.
Sesshomaru riconobbe immediatamente il luogo: era il giardino del suo Palazzo, e Rin lo stava attraversando di fretta.
Era visibilmente stanca e scarmigliata, ma lo sguardo era più deciso che mai.
Quanto tempo era durato il suo viaggio?
Il demone vide Jaken andarle incontro.
“Allontanati, umana! Questo è il Palazzo di un grande e potente demone!”. Gracchiò il Kappa. Rin sorrise, e si chinò sul piccolo demone.
“Signor Jaken, sono Rin!”.
Il Kappa rimase basito, cercando nella giovane donna le tracce quasi dissolte della bambina che ricordava.
“Rin!”. Esclamò, riconoscendola.
“Signor Jaken, devo vedere il Sommo Sesshomaru”.
“In questo il momento il signor Sesshomaru non vuole vedere nessuno”. Disse, agitato.
“La prego, Signor Jaken”.
“Mi ha ordinato di non disturbarlo!”. Esclamò, stizzito.
Rin abbassò lo sguardo per un attimo. Poi, con uno scatto superò il piccolo demone, e corse verso l’ingresso della villa.
“Rin!Ferma!”. Urlò. Jaken tentò di seguirla, ma cadde, com’era prevedibile.
Sesshomaru seguì Rin nella villa, come un ombra.
La vide correre per il corridoio gettando sguardi veloci per le stanze, ma fu davanti all’unica porta chiusa che si fermò.
Fece scorrere la porta con lentezza, insicura.
Oltre le spalle della ragazza, Sesshomaru vide la sua stanza da letto, sostanzialmente identica a come l’aveva lasciata.
E vide se stesso a letto, mollemente disteso sopra dei cuscini bianchi.
Sentì Rin irrigidirsi e indietreggiare. “Chiedo scusa”.
Visibilmente sconvolta, la ragazza corse via.
Sesshomaru la vide solo allora.
Una donna, un demone, giaceva nuda accanto a lui, e fissava stupita la porta, dov’era appena scomparsa Rin.
“Chi era quella strana umana?”. Chiese.
Quel se stesso del futuro strinse gli occhi, e alzandosi dal letto si gettò sulle spalle i suoi abiti.
“Non puo’ essere”.

*


Sesshomaru vide Rin correre, scavalcare uno strillante Jaken e uscire dalla villa.
Solamente quando fu lontana, si permise di riprendere fiato.
Sesshomaru, che l’aveva seguita senza forzo, la guardò in volto, dove brillavano due lacrime.
Eccola, liquida e salata, la risposta che stava cercando.
Rin non vide i demoni che la stavano osservando, bramosi.
Sesshomaru si, ma per la prima volta scoprì di non poter fare nulla.
Con rabbia crescente li vide avvicinarsi alla ragazza, che se ne accorse soltanto quanto fu troppo tardi.
Il demone più vicino la colpì con un artiglio dritto nel petto, all’altezza del cuore.
E ridendo, osservò goloso il sangue di Rin coprire l’erba.
Sesshomaru le corse accanto, guardando in alto e aspettando la sua stessa venuta. Ma il cielo era azzurro e sgombro.
Fu con un’ultima lacrima che si spense la vita di Rin, mentre accasciata sul suolo aveva aspettato un aiuto che non era arrivato.
Sesshomaru ringhiò per la frustrazione. Era morta.
Rin in quel futuro moriva per colpa sua, per la sua incapacità di proteggerla.
Dopo alcuni minuti, vide se stesso volare verso di loro, il viso frustato dai capelli mossi dal vento. E quei demoni fuggire, vili di fronte al suo potere.
E nei suoi stessi occhi color ambra, vide la sua stessa consapevolezza, l’impossibilità di usare Tenseiga una seconda volta.
Le accarezzò il viso sporco di sangue, e la prese in braccio, incurante del sangue che macchiava i suoi abiti impeccabili.
E con un ringhio di rabbia verso il cielo nelle orecchie, Sesshomaru sentì la vista offuscarsi.
La visione, era terminata.
**

Grazie per i commenti, spero che questo capitolo vi piaccia :D

   
 
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