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Autore: Farrah Wade    28/03/2010    1 recensioni
Essere genitori non è mai una cosa facile. Spesso si devono prendere decisioni difficili riguardo ai figli. Quante volte per "fare del bene" si deve "fare del male", rischiando di essere fraintesi e addirittura odiati dai propri figli? Ne sa qualcosa il dottor Philip Price, che oltre a dirigere un ospedale, si troverà alle prese col non facile carattere dei suoi gemelli. La sofferta ma necessaria decisione di mandarli a studiare in un collegio adatto al rango della famiglia scatenerà una serie di terribili eventi che vedranno coinvolti i suoi figli e una strana "allucinazione" che lo porterà a dubitare della loro sanità mentale e rivangare alcuni segreti celati da tempo dal nonno dei gemelli, il primario ormai in pensione Preston Price. Genitore austero e brillante medico, Philip cercherà sempre di fare "la cosa giusta" finendo inevitabilmente col fare quella sbagliata.
Genere: Drammatico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2

Philip ridiscese lo scalone e tornò in biblioteca. Era ancora furente e gli ci volle tutta la sua buona volontà per calmarsi. Ricorse anche alla sua professionalità di medico, ma si rese subito conto che non gli sarebbe servito proprio a nulla. Si vedeva lontano un miglio quanto era fuori di sé e gli ci sarebbe voluto un po’ di tempo per riacquistare l’abituale calma.
Accadeva talvolta anche in ospedale e i colleghi lo conoscevano bene; sapevano che era fiato sprecato tentare di calmarlo e farlo ragionare. Avrebbero dovuto aspettare che gli fosse sbollita l’arrabbiatura.
Arrivò alla porta della biblioteca con il sangue che ancora gli ribolliva.  Cercò di darsi un contegno e si passò una mano nei capelli, gesto che faceva spesso quando era nervoso. Si schiarì la voce e girò la maniglia. Inutile indugiare oltre, lo sapeva benissimo.
Entrò in biblioteca e si schiarì di nuovo la gola, cercando di darsi un tono ma quando alzò lo sguardo verso i colleghi, non poté non rallegrarsi. Mentre lui era via, era arrivato Reynolds.
Proprio una manna dal cielo. Con John tutto sarebbe stato più facile, pensò Philip, e accennò un sorriso, nonostante il suo collerico stato attuale.
Reynolds e i colleghi sembravano sapere perfettamente quanto lui fosse arrabbiato. Evidentemente lo conoscevano meglio di quanto credesse!
Gli diedero il tempo di sedersi e versarsi da bere, prima di aprire bocca.

-Vi prego di scusarmi per quanto è accaduto. Ultimamente sembra che in questa casa io non riesca a mantenere il controllo così bene come in ospedale … Forse sto invecchiando!

Greenway, che era il più vecchio al Western Maine, quasi sulla cinquantina ma arzillo come un ventenne, gli batté una mano sulla spalla.

-Coraggio, vecchio mio, ne ho viste parecchie di cose in tutta la mia vita e  nella mia  professione. Posso solo dirti che il bello comincia adesso! Avrai un bel da fare negli anni a venire, quindi coraggio! Un bel goccio di whisky è quello che ci vuole per risollevare lo spirito. E … Phil, un’altra cosa, per favore: smettila di scusarti con noi, non è successo nulla di grave, in fondo.
E non abbiamo nemmeno perso tempo perché con John siamo riusciti a finire tutto l’arretrato, non c’è rimasto più nulla, quindi bisogna brindare!

-A noi e alla Western Maine!- brindarono insieme.

Philip sembrò riaversi un poco. Alla notizia del lavoro terminato, gli si illuminò il volto.

-Davvero? Oh, mi sembra magnifico. Grazie John, grazie a tutti. Senza di voi e della vostra preziosa collaborazione il mio ospedale non sarebbe così com’è.

Il dottor Sage levò in alto il suo bicchiere e invitò tutti a fare altrettanto.

-Questo brindisi è dedicato al dottor Price, genio del bisturi, medico incomparabile, ottimo collega e amico - disse.

Fecero tintinnare i bicchieri. John, che era seduto vicino a Phil, gli strinse un braccio e Phil avvicinò l’orecchio alla bocca di John, che gli bisbigliò: - Qualunque cosa sia che ti preoccupa, la risolveremo insieme, come sempre. Ora pensa solo a calmarti.

Philip annuì. Era commosso per quanta stima avessero di lui i suoi colleghi. Era così compiaciuto che per un po’ non riuscì a dire nulla. La loro comprensione lo fece stare meglio.
I documenti erano tutti catalogati, impilati con ordine e riposti nelle cartellette azzurre nei rispettivi schedari, quindi i quattro uomini si attardarono un po’ parlando di lavoro, ma soprattutto di frivolezze.
Phil, che era ancora pensieroso, sentì il bisogno di confidarsi con i suoi collaboratori. C’era tra loro abbastanza intimità in quel momento e Phil sapeva che era quello giusto.
Doc Greenway, cogliendo l’occasione, gli diede lo spunto per iniziare.

-Il tuo ragazzo è un tipo in gamba, Phil. Sono sicuro che da grande diventerà un tuo degno sostituto. Già adesso ti sta dando del filo da torcere!

Risero tutti, anche Philip.

-Ah, non me ne parlare Doc. - Fece un gesto di diniego con la mano. - Hai toccato un tasto dolente! I gemelli hanno il sacrosanto terrore di tutto quello che la parola “ospedale” racchiude! Fatti raccontare da John tutti i sotterfugi a cui devo ricorrere per riuscire a somministrargli qualche medicina o fargli un vaccino!

John rideva e annuiva con vigore. Viveva nella dependance di casa Price da quando l’anno prima aveva perso la madre, infarto del miocardio. Ormai, per tutti, era  uno di famiglia, come se fosse il fratello minore di Philip.
Era stato lui a proporgli di venire a vivere da loro. Era successo subito dopo il periodo della morte della madre. Reynolds era piombato in depressione. La donna con cui stava l’aveva mollato perché lui era sempre al lavoro, si massacrava di lavoro per non dover affrontare la solitudine.
Philip e Johanna ne avevano parlato a lungo, prima tra loro, poi a John.

-Sai, Phil, mi dispiace vedere John in quello stato … Siete amici da tanto … Perché non gli proponi di stare qui, almeno per un po’, questa casa è così enorme …

-Ne sei sicura, Jo? –
 
-Certo, non te lo avrei detto altrimenti. Dai Phil, a cosa servono gli amici?

Sembrava sincera, tuttavia non la voleva costringere.

-Va bene, cara, proverò a parlargliene oggi al lavoro. E … grazie per la tua disponibilità.-

Lei lo zittì con un bacio. - Vai, Primario, hai un dovere da compiere.

Philip era contento che la moglie avesse dato l’okay. Era sinceramente preoccupato per John, e il pensiero che tutti i giorni dopo il lavoro tornasse a casa tutto solo, non gli piaceva per niente.
Così gli aveva proposto di venire a stare da loro, ma quella volta John aveva cortesemente rifiutato, spiegando che non voleva dare fastidio a nessuno. E poi lui aveva famiglia.
Fu quando lo trovò in ufficio che dormiva con la testa sulla scrivania, la barba di due giorni e il camice tutto spiegazzato, che Phil gli rifece la proposta. Senza pretese, disse, e Reynolds promise che ci avrebbe pensato.
Fu proprio quella sera, dopo un doppio turno massacrante al pronto soccorso, che John accettò la proposta di Philip. Lo trovò alle macchinette del caffè che dava direttive ad un’infermiera, bevendo un caffè nero e quando John gli aveva chiesto se quella sua proposta fosse ancora valida, Philip non si trattenne dall’abbracciare l’amico, confidandogli: -  Sai, temevo che avresti rifiutato, ma sono felice che ti sia deciso. Saremo tutti felici di averti con noi!-

-Sei davvero sicuro che a Jo non dia fastidio?

-Scherzi? E’ stata lei che ha insistito.

-Beh … io …. Non …. Grazie.

-Smettila di balbettare! Sei il mio vice e non voglio vederti così - gli disse Philip energico. E corse via, aggiungendo: - Devo chiamare a casa e dirlo a Jo, o mi spellerà vivo! Da stasera si cambia vita!

Reynolds aveva quasi pianto e per una settimana non aveva più smesso di ringraziare l’amico.


Greenway, Doc, per i colleghi, si stupì di quanto aveva detto Phil dei figli e la loro paura degli ospedali.

-Ma dai, al vederlo, poco fa, sembrava che nulla potesse spaventare tuo figlio e tu ora mi vieni a dire che lo spaventa l’ospedale?

-Sì, Doc. I miei ragazzi non faranno mai i dottori! Se c’è una cosa che Benji non sopporta, sono proprio aghi e punture.  Non so da dove gli venga questa sua fissa, fatto sta che quando maneggio i miei ferri del mestiere mi sta a debita distanza. Se poi gli devo fare qualcosa, tipo medicargli qualche ferita o che so io, apriti cielo. Devo sempre farmi aiutare da John e tante volte anche da Gwen per acchiapparlo, tenerlo fermo e medicarlo.

-E tua moglie cosa dice?

-Mah, Johanna pensa che sia piuttosto normale. Dice che tutti i bambini a quell’età hanno paura dei dottori. E, certo, averne uno per padre …

-Sì, immagino il disagio che può provare.

-E non ti dico cosa è successo quando John si è trasferito qui!

Greenway ascoltava divertito, ma attento. - Immagino qualcosa di simile ad un sesto grado sulla scala Richter o un’eruzione vulcanica!

-Ci sei andato molto vicino, Doc. Ora ha imparato ad accettarlo, ma credimi, ci sono voluti mesi perché gli riuscisse di avvicinarlo!

-E tua figlia?

-Beh, anche lei è testarda, in effetti, ma con lei è diverso. Lei vuole bene a John e gli si è affezionata … ma sai, per nulla al mondo tradirebbe suo fratello.

-Posso immaginare - rispose Greenway - anche se prima non credevo ai miei occhi, lo ammetto. Io stesso non avrei mai trovato il coraggio di parlare a mio padre in quel modo. Vero che i nostri erano anche altri tempi, ma mi ha molto colpito la determinazione del suo rifiuto nei confronti della tua decisione. E credo che ci sia dell’altro, sotto. Che mi piacerebbe scoprire, se me lo permetterai, ovviamente …

Philip sorrise. - Deformazione professionale, vero Doc? Te ne avrei parlato io comunque, perché ci sono cose che ti devo chiedere. Credo che siano importanti.

Doc annuì, facendo segno a Philip di proseguire.

 -In effetti, nemmeno io riesco a capire questa sua ferrea opposizione. E’ una lotta che sta andando avanti dall’inizio della primavera, quando siamo andati a vedere questa nuova scuola. Credo che tutto inizi da qui. Johanna ne è rimasta entusiasta ed io, dopo un colloquio con il direttore, ho condiviso l’entusiasmo di mia moglie.  Ma subito abbiamo dovuto scontrarci con Benji e Rachel. A loro quel posto non era piaciuto per niente.
Non era una novità, dato che di solito sono in contrasto con tutto quello che a me e Jo va bene, ma non li biasimo. Non è una qualunque scuola pubblica come la Sanford Middle, dove gli insegnanti hanno appena superato gli esami di laurea e non sanno bene che farsene di una classe piena di mocciosi urlanti. Qui non è così. Ci sono persone altamente qualificate, capaci di dare un  profilo psicologico e una valutazione professionale su ogni singolo allievo. Sono persone che sanno insegnare, mi segui? Sanno quali sono le lacune e come colmarle, sono in grado di disciplinare una classe. Insomma, ditemi quello che volete, ma per me una scuola così merita.

Philip fece una pausa, bevendo un sorso del suo drink, prima di continuare.

-Quando sono andato a parlare con il preside della Sanford Middle School per l’ennesima nota di demerito di Benji, ho visto il caos più completo! Grida, corridoi pieni di bambini di tutte le età, ripetenti e non, vestiti nelle maniere più diverse, insegnanti isterici che non sapevano nemmeno mantenere l’ordine in classe … E questo preside che mi diceva che non ce la faceva più, che mio figlio non studiava, litigava in continuazione, che si azzuffava con i compagni e che se continuava così sarebbe stato costretto a sospenderlo.
Gli ho risposto che forse non era mio figlio che non si impegnava, ma loro che non sapevano insegnare! Quando mi ha mostrato le pagelle dell’ultimo trimestre non ho più avuto dubbi. Quel posto era assolutamente inadatto. Riconsegnai le pagelle al preside e gli dissi che alla fine dell’anno non avrei riconfermato le iscrizioni dei miei figli. Ci è rimasto un po’ male, ma non saprei dire se fosse sollevato o dispiaciuto, ma non me ne importava granché. Il giorno stesso mi sono messo alla ricerca di un istituto privato, serio e competente.

-Così hai trovato questa scuola privata e sei subito andato a vederla.

-Esatto.

-Come hai detto che si chiama? Devo averla già sentita.

-Saint Peter’s College. Si trova a Fillmore, Maine Meridionale, a circa tre ore di macchina da qui.

Greenway ci pensò su. Poi sembrò aver capito. - E’ per caso quella scuola inglese con quel grande parco che si vede dalla cancellata del muro di cinta? –

-Proprio quella - confermò Philip e si appoggiò allo schienale del divano di pelle nera con un’espressione di evidente soddisfazione dipinta sul viso.

-Sì, ne ho sentito parlare Phil. Dicono che è molto valida come scuola, ma anche molto diversa. Sei sicuro che i gemelli riusciranno ad adattarsi ad un ambiente così … uhm, rigido? Se lo vogliamo chiamare in questo modo.

Philip sospirò e si tirò nuovamente vicino al bordo del divano.

-Doc, tu stesso hai visto come si è comportato Benji poco fa. Ti sembra una cosa normale? Per non parlare della reazione violenta che ha avuto di sopra. Ti dico che è arrivato addirittura a minacciarmi e l’ha fatto ben sapendo che con il suo comportamento irriverente avrebbe ricevuto una dura punizione. Ma non è bastato a fermarlo, ha insistito fino all’ultimo e credimi se ti dico che non si era mai spinto fino a questo punto, prima d’ora.
So benissimo che l’impatto iniziale potrà essere molto traumatico e forse anche doloroso ma non si può certo continuare così. Già di natura hanno un’indole ribelle, tutti e due, io non sto molto tempo a casa e nemmeno Jo e Gwen ormai è sull’orlo della crisi di nervi. Ci vuole qualcuno che abbia polso con loro, che li segua e li aiuti a cambiare. Se non faccio così, Doc, non sarò più in grado di educare i miei figli. Hanno bisogno di controllo costante e regole ferree. Devono essere più disciplinati. Sono più che convinto che questa scuola sia il posto gusto.

Greenway sorrise. - Certo, hai perfettamente ragione, Phil, non ti sto biasimando ma i tuoi ragazzi sono molto svegli e intelligenti, non lo sopporteranno tutto questo e cosa peggiore arriveranno ad odiarti per la decisione che hai preso. Tu sai che ti sto parlando come amico ma soprattutto come psichiatra. Se la cosa dovesse prolungarsi molto, potrebbero esserci delle conseguenze anche a livello psicologico. Ti consiglio di non calcare troppo la mano, soprattutto all’inizio. Procedi per gradi, è la cosa migliore.

-In effetti era proprio quello che temevo all’inizio, ma poi ho parlato a lungo con questo direttore il giorno che siamo andati a vedere il posto.

-E che cosa ti ha detto?

-Le stesse cose che mi stai dicendo tu, Doc. Ha anche aggiunto che sono affiancati da un’equipe specializzata di psicologi che intervengono in caso di bisogno con gli alunni che hanno problemi e difficoltà caratteriali o di apprendimento.

Greenway sembrava soddisfatto. - Allora mio caro collega ti avevo sottovalutato. Sono sicuro che hai fatto la cosa migliore. E anche se i tuoi figli non lo capiranno, non subito almeno, è possibile che un giorno ti ringrazieranno e sapranno il perché delle tue decisioni. Solo non aspettarti che lo facciano subito. Passerà molto, molto tempo … Forse quando prenderanno la laurea!

Fu il turno di Philip di sorridere. E quel sorriso e il discorso di Doc dissiparono finalmente i dubbi e le incertezze che lo assalivano quando ripensava alla decisione non facile che aveva dovuto prendere nei confronti dei suoi figli.

-Lo spero Doc … Lo spero davvero.
   
 
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