Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: silverwings    05/08/2005    20 recensioni
C’è almeno una persona al mondo con cui è risaputo che non si possa avere a che fare senza nutrire l’incontrollabile desiderio di sopprimerla: è la propria nemesi naturale. E’ come avere la stessa carica. Negativo o positivo non fa differenza. E’ scientificamente provato che ci si respinge. E’ attestato per il 100% dei casi.
Ma la vita è un po’ diversa dalla scienza…
Genere: Romantico, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ebbene, eccomi qui…

Ebbene, eccomi qui…

Non so se devo definirmi in ritardo di una o due settimane, in ogni caso… sono in ritardo!
Il punto è che sono un tipo particolarmente emotivo, per certi punti di vista (per altri sono talmente cinica che mi faccio schifo da me) e dunque quando, nei primi tempi che avevo messo on-line il capitolo precedente, mi è parso che ci fossero poche persone interessate… beh, ho pensato di smettere di fare le ore piccole pur di finire in una settimana una capitolo.

Mi son detta: “Devi lavorare, devi fare i compiti, devi stare al mondo… almeno dormi quello che ti spetta e prenditela comoda con gli aggiornamenti!”

Non è che io volessi interrompere The Draco and Hermione’s Opera. No, no: semplicemente, siccome molti di voi erano in vacanza (e lo sono ancora) e io stavo deperendo fisicamente e mentalmente per mantenere un ritmo assurdo… beh, ho pensato di rallentare un attimo.

Ma una cosa è certa: mi scuso profondamente per quelli che invece hanno commentato e si aspettavano un aggiornamento lunedì scorso (qualcosa come un lontanissimo 25 Luglio), non trovandolo e non sapendo come interpretare la cosa.

Chiedo venia!

Spero che perdonerete i miei infantili capricci. ^_^

Nota importante: l’aggiornamento del prossimo capitolo slitta al primo settembre. Non un giorno in più, ma neanche uno in meno. Questione: vacanze in montagna.

The Draco and Hermione’s Opera

6° capitolo.

Il Quidditch, che passione!

*** *** ***

Hard times flowing
My eyes couldn’t see stars shining
My heart couldn’t feel the beauty of the rising sun
And I’m lost like a bottle that floats in the sea for ever
Will somebody pick up my hope?
Will somebody try?
Will I realize?

Un periodo difficile stava scorrendo
I miei occhi non riuscivano a vedere le stelle brillare
Il mio cuore non riusciva a sentire la bellezza del sole che sorgeva
E sono perso come una bottiglia che galleggia nel mare… per sempre
Qualcuno raccoglierà la mia speranza?
Qualcuno ci proverà?
Me ne renderò conto?

(Broken - Elisa)
[if !supportLineBreakNewLine]
[endif]

*** *** ***

Mercoledì 27 Novembre. Ore 22.44
Hogwarts. Stanza delle necessità.

« No. » Gli intimò duramente. « No! » Ripeté. « Le zampe di rospo vanno aggiunte alla fine!» Si portò una mano sulla fronte e prese a scuotere il capo con piccata rassegnazione. « Perché sei così ottuso! »

Lo sguardo di Draco Malfoy dardeggiò nella sua direzione, furente.

« Non rompere! » Inveì rabbioso. « Se non mi dici le cose come diavolo pensi che io possa saperle! »

« Infatti te l’ho detto ieri. » Gli ricordò incisiva, sostenendo il suo sguardo con un’espressione di assoluta superiorità.

« Avresti dovuto ripetermelo anche oggi! » La aggredì aspro, cercando goffamente di togliere le zampe di rospo che avevano fatto in tempo a cadere nel miscuglio verdognolo che borbottava nel calderone.

« Avrei potuto. » Puntualizzò asciutta. Non c’era niente che avrebbe mai dovuto fare se dal suo modesto punto di vista minava il loro percorso didattico. E trattarlo come un decerebrato incapace di trattenere i concetti nella mente rientrava precisamente nella lista di cose che l’avrebbero irrimediabilmente minato. « Se continuassi a ripeterti quello che devi fare non riuscirai neanche a svolgere uno dei mille passaggi di questa pozione. E al test finirai per ottenere un risultato mediocre come la scorsa volta. »

« O non è mediocre! » Sibilò Draco tra i denti, serrando la mascella fulmineamente, e diventando livido per la collera. Assumendo, perciò, quel vago colorito da prugna gialla rinsecchita di cui soleva appropriarsi piuttosto spesso in quel periodo.

« Devi memorizzare quello che ti dico. » Lo ignorò risoluta, proseguendo nel suo ammonimento con tono severo: « Questa volta possiamo fare più pratica, ma se tu non impari subito la teoria possiamo anche evitarci la fatica. »

« O è un voto grandioso! » Ribadì il Serpeverde, soffiando tra i denti e sventolando per aria il cucchiaio che aveva in mano, con scatti bruschi e minacciosi.

« E è un voto grandioso. » Lo zittì secca, sporgendosi verso di lui e strappandogli di mano il cucchiaio, senza troppi complimenti. « E ora smettila di parlare e continua la pozione.

Draco fu scosso da un tremito di incontrollabile e incontenibile astio. Si limitò però a scoccarle un’occhiata fiammeggiante, con la faccia di uno che le stava augurando di morire in quell’istante per un infarto fulminante. Non fece altro. E si rimise ad aggiungere i vari ingredienti.

Era la seconda volta che rifacevano quella pozione. Ci avevano messo poco a imparare tutte le sue fasi, ma perché avesse effetto doveva essere lasciata a riposo per due giorni. La prima volta che avevano finito di prepararla, tre giorni prima, Draco doveva essersi dimenticato di chiuderla ermeticamente. Indi, aveva preso aria. Indi, era andata buttata.

Mentre lo osservava mescolare burberamente ma correttamente il miscuglio fu contenta di considerare per l’ennesima volta che la pozione restringente non era poi così difficile. Un po’ lunga, forse. Ma fortunatamente non così difficile. Sarebbero infatti riusciti a finirla l’indomani. In questo modo, per sabato sarebbe stata pronta. E se anche allora Draco avrebbe avuto dei problemi o delle incertezze… beh, allora avrebbe usato metodi drastici! In ogni caso, entro domenica sera avrebbe debellato il germe del dubbio dalla sua testa. E lunedì avrebbero avuto il test.

Un test che non sarebbe potuto che andare magnificamente.

Chissà che non riusciamo a finirla addirittura oggi, la pozione…

Si rimangiò il pensiero non appena vide il Serpeverde afferrare di nuovo le zampe di rospo.

« Va bene, basta così. » Lo fermò prima che lui potesse lasciarle cadere nel calderone.

Draco sollevò lo sguardo lentamente, guardandola con le sopracciglia inarcate e un’espressione sconvolta stampata sulla faccia.

« Hai detto… basta? » Domandò incredulo, restando con la mano pericolosamente a mezz’aria.

« Sei stanco, no? Basta così. » Confermò inspirando profondamente, in tono conciliante. E si sporse nuovamente in avanti, per prendergli dalle dita le zampe di rospo prima che queste potessero cadere nel calderone. Ma questa volta lo fece con estrema gentilezza. Non gliele strappò di mano: gliele tolse delicatamente. Quando si ritrasse, notò appena lo sguardo che Draco le lanciò. Ancora più sorpreso. Ancora più perplesso. E senza acidità o austerità, ma con disponibilità, aggiunse: « Ci vediamo domani pomeriggio per finire la pozione, alla solita ora. »

A queste parole, il ragazzo parve riprendersi facilmente dallo smarrimento improvviso che l’aveva sorpreso – inspiegabilmente, tra l’altro. Dunque la informò seccamente:

« Domani ho gli allenamenti. »

Risedendosi compostamente sulla propria sedia, aggrottò la fronte, risentita: era da una settimana che non andava agli allenamenti. Cosa gli veniva in mente in quel momento? Non avrebbe dovuto neanche pensarci. Un fondo di rigida disapprovazione colse il suo sguardo: avrebbe dovuto pensare solo alla scuola. Tanto più che era stata chiara quando lo aveva avvertito che non sarebbe più stata elastica riguardo certe questioni: avevano una E da prendere! Non c’era proprio tempo per altri sciocchi pensieri.

Per i suoi allenamenti, poi, meno che mai.

« Mi spiace per te ma dobbiamo lavorare. » Tagliò corto con fare spicciolo, evidenziando più che poté la proprio inflessibilità al riguardo. Cosa che non le fu difficile, tra l’altro, siccome il suo umore assunse l’indifferenza necessaria grazie alla rifiuto che nutriva verso il Quidditch.

Cosa aveva di entusiasmante il Quidditch?

Capiva che “Draco Malfoy il megalomane” vi fosse particolarmente propenso. Ma perché proprio il Quidditch doveva alimentare il suo già piuttosto corposo ego? Perché non il reddito scolastico? Perché non un fan club in suo onore? Avrebbe potuto chiedere a Pansy Parkinson di fondarne uno, no? E siccome avevano dato sfoggio delle loro qualità di fabbricatori di spille, durante il quarto anno, ogni membro del club non avrebbe potuto indossare la propria, per rendere omaggio alla grandiosità di Sua Maestà Draco Malfoy? Così non avrebbe neanche dovuto sforzarsi, no? Era, allora, una questione di smanie di potere? Forse brandendo una scopa si sentiva particolarmente potente. Del resto c’era un limite a tutto, persino alla presunzione di un uomo, no? O si trattava piuttosto di ottusità? In quella Draco Malfoy non era secondo a nessuno. Forse, uno come lui avrebbe anche potuto pensare di essere il padrone del mondo solo stando a cavalcioni di una scopa.

Qualcuno, un giorno, le aveva detto che il Quidditch era meraviglioso semplicemente per le sensazioni che faceva provare. Ma come ipotesi, dal suo punto di vista, andava scartata a propri. Perché lei non trovava per niente emozionante volare.

Non che quello che fai tu sia proprio volare, Hermione.

Zittì la sua fastidiosa voce interiore: lei sapeva volare! Era la sua stupida scopa che non ne aveva mai la benché minima intenzione! Si sollevava appena da terra, quella sciocca! Ed eppure era migliorata in quegli anni: esercitarsi da sola aveva permesso al suo record personale di crescere da 73 a ben 89 cm! Piccoli passi verso un grande traguardo, naturalmente. Un traguardo siglato: 1 m.

Sicuramente un giorno l’avrebbe raggiunto.

Giacché, fino a prova contraria, si chiamava Hermione Granger.

« Scordatelo! » Si ostinò Draco grugnendo e incrociando le braccia sul petto con fare irremovibile. « Abbiamo una partita tra meno di una settimana! »

Quel tono quanto mai irritante e arrogante, apparve alla sue orecchie di una pericolosa serietà. E la serietà era sempre stata il suo punto debole.

Fece roteare gli occhi al soffitto e scosse il capo, traendo un lungo sospiro, in presa ad un improvviso travaglio interiore. Una travaglio che sapeva benissimo come sarebbe finito…

Di quello che stai per fare te ne pentirai amaramente, Hermione.

« Va bene, ho capito. » Gli concesse stringendosi fiaccamente nelle spalle e ignorando ostinatamente quella saggia vocina dentro di lei che la avvisava di non fare quello che stava facendo. « Vai pure a questi benedetti allenamenti. »

Infondo, permettere a dei deficienti di coltivare la loro assurda passione per il Quidditch, mettendo da parte le sue priorità e i suoi progetti, era la storia della sua vita, no?

Uno in più, uno in meno, che differenza faceva?

« Sul serio? » Domandò sconvolto il ragazzo, strabuzzando gli occhi e ritraendosi leggermente per la sorpresa.

Inarcò un sopracciglio con fare stizzito. Pensava forse che avrebbe dovuto pregarla in ginocchio?! Offesa per la scarsa considerazione che quell’idiota aveva per la sua intelligenza, cominciò a sistemare le sue cose. E cominciò anche a raccattare i suoi libri sparsi sul tavolo, mettendoseli sotto braccio. Incastrandoli in una composizione perfetta e bilanciata che le permetteva di tenerli portentosamente in equilibrio. Miracoloso gesto che lasciò ancora più sbalordito il ragazzo ancora seduto di fronte a lei.

« Se anche venissimo qui, la tua testa sarebbe comunque al campo. » Si giustificò distrattamente, prima di precederlo verso la porta. Quando vi fu giunta, lo salutò con un breve gesto del capo. « Questa sera continua a studiare “L’unico manuale per maghi autodidatti”. A domani. »

E varcò la soglia della Stanza delle Necessità, richiudendosi la porta alle spalle.

Da quel momento, se la prese estremamente comoda per raggiungere la Sala Comune.

Mise un passo dietro l’altro con tutta la calma di cui disponeva. Prendendosi tutto il tempo che poteva per sollevare da terra ogni piede che vi premeva sopra. Sembrava quasi rilassante. O almeno lo sarebbe sembrato se non avesse avuto appresso il peso di una decina di volumi da 800 e passa pagine. Non che fossero davvero pesanti. Era solo che alle dieci e mezza di sera persino un fermaglio per capelli poteva risultare insopportabilmente gravoso da portare. Specie quando era stravolta.

E lei era stravolta.

Giunse comunque sana e salva di fronte al ritratto della Signora Grassa, a cui non sfuggì di chiederle la parola d’ordine. Non appena disse:

« Frappè alla banana con panna montata. »

Il quadro ruotò sui cardini e le permise di entrare.

Quando varcò la soglia dell’ingresso, del resto, ad attrarre la sua attenzione non fu la porta quanto mai invitante del dormitorio femminile, bensì la sagoma inconfondibile di Neville, seduto su uno dei divanetti davanti al fuoco con in mano un grosso volume – probabilmente di Erbologia – che sfogliava nervosamente. Quando il ragazzo sollevò lo sguardo e la vide, abbozzò un sorriso stupito, in saluto e, timidamente, ammise:

« Oh, ciao Hermione. Non pensavo di vederti a quest’ora… »

« Ero a prepararmi per il test di lunedì di Pozioni. » Replicò fiocamente, afflosciandosi su una delle poltrone di fronte a Neville. La sensazione improvvisa di essere sostenuta da qualcosa che non fossero il suo scheletro osseo e i suoi muscoli si rivelò qualcosa di libidinosamente appagante.

« Eri… ehm… con Malfoy? » Bofonchiò il compagno, cercando di non incrociare il suo sguardo. Per non mostrarle, probabilmente, la già più che evidente avversione che gli procurava il solo pronunciare il nome del Serpeverde.

Neville non era il tipo di persona che nutriva rancore ingiustificato per una persona. Quello che nutriva per Draco, infatti, era ampiamente plausibile. Con quella sua ultima uscita un mesetto prima quel cretino si era definitivamente guadagnato l’astio di una delle persone più dolci sulla faccia della terra. E comunque, ben gli stava! Sapeva giustificare tutto. Tutto. Ma non una qualsiasi delle sciocche ragioni che avevano spinto Draco Malfoy a prendersela con Neville!

« Già, con Malfoy. » Sospirò sommessamente, riavviandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie. C’era un solo giorno della sua vita non speso a studiare insieme a quel ragazzo, nell’ultimo periodo? No. Ma questo era ovvio. Perché, per quanto fosse imperdonabile e arrogante, Malfoy andava assolutamente messo in riga con un giusto metodo di studio. « Nell’ultimo compito ha preso un voto scandaloso. Studiando di più stiamo cercando di raggiungerne uno soddisfacente. »

« Oh, e cosa ha preso? » Chiese Neville, ritornando a cercarla con gli occhietti scuri, grandi e curiosi.

« O. »

« Ah. » Proruppe solo il ragazzo, in una voce vagamente smorzata, ritornando a puntare lo sguardo in qualsiasi direzione tranne che nella sua. Anche più ostinatamente di prima, se possibile.

Lo scrutò attentamente, non capendo. Notato il rossore sulle sue guance, si affrettò immediatamente a spiegarsi meglio:

« Oh no, Neville! Guarda che O non è un voto brutto. E neanche A e S sono… ehm… » Cercò il termine più adatto, indicendo una lotta brutale contro se stessa. « … così brutti. » Scosse il capo e le mani con decisione, cercando di apparire il più convincente possibile. Ma l’imbarazzo del compagno era addirittura palpabile. Trasse dunque un lunghissimo sospiro e aggiunse, con enfasi: « E neanche D. »

Beh, insomma, D fa un po’ schifo…

Fece violenza su di sé per non dire quello che la sua ignobile mente stava pensando.

Se anche era vero che dal suo punto di vista D non era neanche considerabile un voto prendibile, era comunque vero che c’era solo una persona oltre a Hagrid che gli sembrava più giusto misurare con un altro metro. E questa era Neville. Perché lui aveva un’intelligenza tutta sua. Lui, con quella goffa gentilezza che si scioglieva nell’aria come un odore di pane appena sfornato. Lui, che era forse l’unica persona, oltre ad Hagrid, appunto, che si permetteva di vedere completa anche senza che dovesse occuparsi troppo dello studio. Ma forse era così anche perché Neville non aveva mai rinunciato a dimostrare quanto si potesse riuscire, seppur goffamente, a ottenere qualcosa.

Per quanto riguardava Malfoy, invece, l’avrebbe misurato col suo metro finché sarebbe campato!

« Oh… no… » Cercò di dire Neville sforzandosi enormemente per sembrarne assolutamente convinto. E, ne convenne, riuscendoci. Almeno nel suo immaginario. « Hai ragione tu… ti impegni così tanto… lui dovrebbe cercare di andare meglio. »

« E’ esattamente quello che intendevo! » Convenne con trasporto, quasi frastornata dall’idea che qualcuno potesse comprendere la sua visione delle cose. L’aveva detto che Neville aveva un intelligenza tutta sua! « E’ una cosa lampante, ti sembra? »

« C-certo. » Balbettò il Grifondoro, piuttosto impacciato, prendendo ad annuire meccanicamente.

No, decisamente non comprende la mia visione delle cose…

Il suo piccolo sogno si infranse ancora prima di aver preso concretezza. Nell’atto di chinare il capo in un singhiozzo sconsolato, notò finalmente il tavolino ingombro di libri che li separava. E improvvisamente il senso di orgoglio per averlo visto leggere un libro a dispetto dell’orario si tramutò in un terribile presentimento.

D’altro canto, prima che lei avesse potuto chiederne conferma, si sentì il ritratto della signora grassa sollevarsi e in quell’istante la voce sarcastica di Ginny dire:

« Dopo di lei, vostra grazia. »

Udì Dean risponderle in tono vividamente seccato:

« E piantala con questa storia! » E poi lo vide entrare per primo nella sala, pesantemente, con un’espressione cupamente irritata e tutti gli abiti infangati.

Un sopracciglio si prese la libertà di inarcarsi alla vista del sudiciume che il ragazzo lasciava sul pavimento e sui tappeti ad ogni passo. Tuttavia, prima che anche le sue corde vocali decidessero di vibrare per lui, in un concerto di aspro rammarico, Dean sollevò una mano davanti a sé, scosse il capo, e grugnì:

« Niente prediche, Hermione. »

Questo bastò per far cessare qualsiasi atto autonomo da parte di qualsiasi parte del suo corpo.

In compenso, prima di dileguarsi sopra le scale che conducevano al dormitorio maschile di Grifondoro, Dean lanciò uno sguardo molto poco lusinghiero all’indietro, da Ginny. Come per farle sapere che, qualsiasi cosa fosse successo, la parte lesa e offesa era indubbiamente lui. Di tutt’altro avviso le parve l’amica, quando si diresse con lo sguardo perplesso verso di lei. La rossa era infatti rimasta in piedi, a pulirsi freddamente il fango dalla faccia. Con un’espressione di inquietante ostinazione e visibile tensione dipinta sul viso contratto.

Dopo aver accortamente appreso da un svelta occhiata che Neville non avrebbe mai spezzato il silenzio opprimente che si era venuto a creare nella sala – e che era intervallato solo dai suoni stagnanti del fango che veniva schizzato ovunque – seppe con precisione che il gravoso compito sarebbe spettato a lei.

Esitò per qualche attimo, pensando a cosa dirle. Dunque, cautamente, le domandò:

« Ehm… che è successo? »

Ginny lasciò perdere la pulizia nel giro di un nanosecondo e le lanciò uno sguardo che definire corrosivo sarebbe stato un indebito eufemismo. Trovò molto difficile non sciogliersi al calore rovente delle fiamme che gli occhi vagamente blu della ragazza presero a emanare:

« Avevi proprio ragione, Hermione! I ragazzi diventano tutti dei grandissimi idioti quando si parla di Quidditch! »

« Ah… si? » Si lanciò uno sguardo di intesa con Neville, che lo accolse con complicità, avendo tuttavia la grazia di non sentirsi tirato in causa. Si sollevò al pensiero che, fortunatamente, al mondo non tutti erano tanto egocentrici da pensare che ci si stesse necessariamente rivolgendo a loro.

Fu invece in qualche modo assolutamente certa che se ci fosse stato Draco Malfoy questi avrebbe anche avuto il coraggio di sentirsi interpellato in prima persona.

« Sì! » Sbottò alterata Ginny, sedendosi pesantemente accanto a lei. « Oggi agli allenamenti ci hanno detto che la partita che avremmo avuto tra un mese contro Tassorosso è stata anticipata tra neanche due settimane! E quel cretino…. » E con cretino intese perfettamente a chi si stava riferendo. « … mi ha costretta a stare fino ad adesso ad allenarmi! » Il processo di surriscaldamento dell’ambiente circostante aumentò di pari passo al processo di autocombustione cui in quel momento era soggetta Ginny. « Ma non è finita! » Stridé infatti istericamente la rossa. La sua faccia spaventosamente bordeaux. Le gote quasi violacee. « Ha avuto pure il coraggio di dirmi che se vogliamo vincere devo impegnarmi di più, perché così come sono possiamo anche scordarcela la coppa! » Ci fu un picco di rabbia e sdegno incredibilmente violento. « Ha detto a me di impegnarmi di più! Ha detto a me che non vado bene! Che razza di essere sfacciato, arrogante, presuntuoso e stupido! Che razza di idiota! »

Quando ebbe terminato di definire il suo ragazzo, Ginny aveva il fiatone.

« Certo, hai perfettamente ragione. » Le posò prontamente una mano sulla spalla, in segno di assoluta comprensione. Dentro di sé, del resto, liquidò la questione come già vista e già sentita. Perché aveva qualcosa di straordinariamente famigliare quell’immagine. Nella sua testa, in effetti, ce n’era una uguale che aveva come protagonista Oliver Baston. E questo dovette contribuire non indifferentemente ad essere un po’ troppo magnanima nell’elargire a Dean la giusta accusa: « E’ stato proprio uno sciocco. »

« E’ stato molto peggio di uno sciocco! » Schioccò con la lingua Ginny, lanciandole un’occhiataccia. E poi, con un’immensa sofferenza dipinta sul viso, volgendo gli occhi al soffitto, esclamò con teatrale disperazione: « Ma perché, perché sto con un simile pezzo di deficiente! »

Non che una simile domanda richiedesse una risposta. Egualmente, Neville pensò fosse doveroso dargliene una:

« Perché ti piace molto? »

Ginny divampò come un calderone, mentre lei sorrise impercettibilmente.

Solo quando il calore che le imporporava le guance diminuì un poco, ebbe la forza di storcere le labbra in una smorfia, tra l’imbarazzato e lo stizzito.

« Parlare con voi di queste cose è avvilente… » Mugugnò sommessamente.

« H-ho detto qualcosa di sbagliato? » Si preoccupò Neville non sapendo bene come interpretare quell’affermazione. Qualcosa di sbagliato? Ah no, proprio no, non c’era nulla di più giusto.

« No, è che… » Brontolò Ginny incrociando le braccia sul petto con aria ostentatamente offesa. « … dicendo così, mi fai scappar la voglia di essere arrabbiata con lui. »

« Ed è… un male? » Esitò Neville, confuso, con la fronte corrugata nello sforzo di comprendere la situazione assolutamente inesplicabile.

Il suo sorriso si allargò sul viso, mentre Ginny scuoteva il capo vergognosamente.

Naturalmente era un male. Lavanda e Calì le avevano insegnato un sacco di cose sulla vita di coppia tra un ragazzo e una ragazza. La parte del litigio era fondamentale per assaporare il brivido di avere il coltello dalla parte del manico e partire all’attacco con spietati piani d’assalto. Gelosia in primis. All’inizio aveva pensato che potesse trattarsi di mancanza di autostima e ricerca continua di capricciose attenzioni. Quando avevano negato, indignate, se ne era proprio convinta. Del resto Ginny era troppo onesta con se stessa per svilire una simile frivolezza.

Fatta da lei, per dirla tutta, le sembrava solamente molto dolce.

« Va beh… » Sospirò ad un tratto Ginny, profondamente, sollevandosi dalla sedia indolentemente e rivolgendo ad entrambi un debole ma vivo sorriso. Uno di quelli che solo Ginny Weasley riusciva a mostrare. Tra la concretezza e il sentimento. Tra l’ironia e la delicatezza. Uno di quei sorrisi che facevano necessariamente nascere un sorriso a loro volta. « Io me ne vado a letto. Voi che fate? »

Cercò di scambiarsi un’occhiata con Neville, ma questi la scansò. Fece allora inevitabilmente cadere gli occhi sul tavolo di fronte a lei, ancora coperto da pergamene e libri dei più svariati generi. Il tragico presentimento che l’aveva scossa poco prima si rifece nuovamente vivo.

« Noi veniamo tra un po’. » Rispose istintivamente, facendo cenno a Ginny di salire per prima.

La ragazza se ne andò stringendosi nelle spalle, senza questionare oltre. E non appena fu scomparsa, lei si sporse verso il tavolo pieno di libri e di pergamene, e ne presa una in mano. Intuì che il brevissimo gesto del braccio di Neville, in sua direzione, rappresentava un segno di dissenso. Si prese tuttavia la premura di ignorare la propria acutezza mentale, e, con essa, anche il debole tentativo di rifiuto del ragazzo. Srotolò dunque la pergamena. Quello che si trovò davanti, naturalmente, furono i compiti del giorno dopo per Trasfigurazione.

Infatti…

Sollevò lentamente gli occhi, alla ricerca di quelli di Neville. Questi, impacciato, tenendo i propri puntati sul pavimento, si affannò disperatamente nel giustificarsi:

« E’-è che non ho fatto in tempo a finirli. »

Ritornò a osservare la pergamena e ne lesse silenziosamente una frase. Quel tanto bastò per farle prendere coscienza dello scempio di quel compito.

« E’ tutto sbagliato, vero? » Domandò scoraggiato il ragazzo. Non gli disse nulla, ma temendo che il suo sguardo gli rivelasse i suoi più sinceri pensieri lo tenne ostinatamente premuto sul compito.

Del resto, magari non era tutto sbagliato.

Magari…

« Ti manca solo Trasfigurazione? » Domandò sapendo perfettamente che non era così, considerando quante pergamene erano sparse sul tavolo.

« Mi mancano anche Storia della Magia ed Erbologia. » Mormorò mortificato. Il colorito del viso sbiadito e le mani tremule.

La voce della sua coscienza non avrebbe avuto niente da ridire se gli avesse augurato buona fortuna e se ne fosse andata a letto in quel preciso istante. Obbiettivamente, era stravolta anche lei. E la sua vocina interiore la avvisò per la seconda volta di non fare quello che stava per fare. Ma, per la seconda volta, lei decise che era meglio non ascoltarla.

Rivolse un sorriso amorevole al proprio compagno di Casa, e prese in mano una delle penne sparse sul tavolo, intingendola dal calamaio.

« Tu te la puoi cavare da solo a Erbologia, vero? »

« Oh no… » Biascicò Neville, scotendo il capo. « No, non devi aiutarmi! »

« Io voglio aiutarti. » Lo corresse prontamente. Proprio perché Neville era il tipo che non gliel’avrebbe mai chiesto, ma che, in una situazione come quella, avrebbe trovato alzato nel vano tentativo di rimediare alle proprie mancanze, lei voleva assolutamente aiutarlo. « E poi faremo in fretta. Sono sicura che qui non c’è poi molto da correggere. » Mentì indicando la pergamena di Trasfigurazione. « E storia della magia la faremo insieme. »

« Oh, ma tu sembri così stanca… » Gemette Neville, quasi sull’orlo di una crisi di pianto. Si chiese se fosse perché, probabilmente, neanche se fossero rimasti alzati tutta la notte sarebbero riusciti a finire tutto quello che c’era da fare. O se piuttosto fosse perché si sentiva commosso.

Da parte sua, stanca lo era sul serio.

Del resto, per quanto sfibrante fosse dare lezioni a Draco, non era comunque avvilente: a dispetto di quanto potesse sembrare strano, lui non era così stupido. Era particolarmente ottuso, ma si poteva quasi dire che le cose le capiva quando gliele si diceva.

Era, forse, intelligente. Cosa che le impediva di raggiungere davvero la soglia dell’esaurimento nervoso e fisico. Era, quasi, addirittura più appagante che provare a far capire le cose a qualsiasi altro. Qualsiasi altro che non le avrebbe capite, forse, come le capiva lui.

Era sicura che se l’avesse detto a Ginny non avrebbe per niente approvato. Avrebbe detto che sembrava quasi che non si stesse riferendo a Malfoy. Eppure lei non ci poteva fare niente. Se una persona è intelligente non lo si può negare, no? Anche se è un Serpeverde, cosa cambia? Nessun Serpeverde della scuola era fatto in serie. Per esempio, Malfoy aveva un arroganza insuperabile da chiunque. E Pansy Parkinson aveva la prerogativa di essere l’essere più sciocco e irritante della scuola. Ma anche Lavanda e Calì si impegnavano spesso per essere stupide. Insomma, le persone erano fatte di decine di sfaccettature diverse. Se Malfoy aveva quella dell’intelligenza… per quanto questa fosse limitata dalla sua grettezza mentale, dai suoi pregiudizi, dai sul orgoglio, dal suo ego, dalla sua presunzione, dalla sua arroganza, dal suo modo di fare, dalla sua idiozia e dalla sua ottusità… beh, lei non poteva negarlo.

E’ una questione di equità.

A ognuno andavano riconosciute le proprie qualità.

« Oh, avanti, finiremo senz’altro prima di mezzanotte! » Esclamò energicamente, rivolgendo a Neville uno sguardo incoraggiante, senza lasciargli il tempo di replicare, e scongiurando mentalmente le sue palpebre di non giocarle brutti scherzi.

Dopodiché si misero a studiare.

A mezzanotte, naturalmente, il tema per Ruf era composto ancora da una lunghissima pergamena bianca.

*** *** ***

Giovedì 28 Novembre. Ore 15.30
Hogwarts. Giardino.

Come fosse riuscito a strappare a Hermione Granger il consenso di partecipare all’allenamento di Quidditch, questo era ancora un mistero per lui.

Del resto, più ci rifletteva, più si convinceva che gran parte del merito fosse dovuto al carattere di quella ragazza. Un carattere che definire solo odioso, a quel punto, non era più sufficiente. Era, forse, anche bizzarro. Anzi… principalmente bizzarro. Sicuramente odioso, ma principalmente bizzarro. Una cosa che non necessariamente doveva essere positiva. Anzi, considerando il soggetto in questione, assolutamente non lo era. La sua capacità di fargli saltare i nervi con la stessa facilità con cui Piton avrebbe tolto punti a un Grifondoro restava immutata. La sua stessa faccia aveva ancora qualcosa di inopinatamente rivoltante.

Ugualmente, quel suo carattere incomprensibile gli pareva in quel momento principalmente bizzarro.

« In questi giorni ti trovo meglio, sai! » Considerò ad un tratto Theodore, mentre si incamminavano insieme verso il Campo di Quidditch.

Si girò a guardarlo, contrariato.

« Prego? » Domandò inarcando le sopracciglia, leggermente risentito.

Il compagno, probabilmente non capendo la sua sorpresa, cercò di spiegarsi:

« Beh… mi sembri meno intrattabile… »

« E quando mai sarei stato intrattabile? » Domandò innervosendosi, inarcando le sopracciglia e guardandolo in tralice. Lui? Intrattabile?

« Direi almeno tutto questo ultimo mese. » Rispose spontaneamente Theodore, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni, e stringendosi nelle spalle.

« Ti è sembrato male! » Dettò caustico, lanciandogli un’occhiata indispettita. Lui non era intrattabile! Al massimo, la costante vicinanza con Hermione Granger lo aveva reso un tantino irascibile. E comunque, se anche fosse stato vero, certo non era a causa del suo carattere!

« D’accordo. » Gli concesse Theodore senza questionare oltre ma senza neanche sforzarsi di sembrarne convinto. « Mi sarà sembrato male. »

Non fece in tempo a indispettirsi per l’atteggiamento del compagno che un ragazzo con evidenti doti da teleporte gli comparve improvvisamente al fianco, mormorando bassamente:

« Allora, oggi ancora ripasso per la pozione restringente? »

Lanciò un’occhiata infastidita a Blaise, che lo fissava con il suo sguardo pungente e sgradevolmente ironico.

« Non la vedi la scopa? » Replicò acido, sventolandogli la sua Firebolt nuovo modello davanti alla faccia. La sua meravigliosa Firebolt nuovo modello. Più leggera. Più affusolata. Più maneggevole. In una parola: il meglio.

« Oh, già! » Esclamò Blaise con un sorriso innocentemente fasullo. « Hai pure indosso quella ridicola divisa. Avrei dovuto accorgermene. »

« Non è ridicola! » Gracchiò brusco, ritraendo la mano e stringendosi al petto la sua adorata scopa. Firebolt e divisa da Quidditch non andavano derise. E neanche la marmellata all’arancia!

« Beh, comunque mi fa piacere: a quanto pare Hermione Granger ha allentato un po’ il cappio. » Rincarò Blaise, lanciandogli una sfuggevole occhiata di languido compatimento.

Socchiuse gli occhi a due sottili fessure, lanciandogli uno sguardo glaciale.

« Prova un po’ a ripetere quello che hai detto. »

Blaise, con una calma e una naturalezza agghiaccianti, cominciò a ripetere tranquillamente quanto aveva detto, lettera per lettera:

« A quanto pare Her- »

« Era per dirti di tacere! » Stridé con i nervi già rovinosamente in pezzi, masticando le parole con tutta la brutalità con cui avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. Quanto era insopportabile quel ragazzo! Quanto!

Blaise da parte sua si zittì, regalandogli in cambio un sogghigno estremamente divertito.

Hermione Granger non gli aveva messo nessun cappio intorno al collo! Se, e andava sottolineato, se mai qualcuno gli aveva messo un cappio intorno al collo, quello era stato lui stesso! Di sua spontanea volontà! Per una serie di ragioni private che non avevano nulla a che vedere con al prepotenza di quella fanatica!

« Quell’isterica non ha alcun potere su di me! » Si ritrovò a puntualizzare con fervore, pestando i piedi in terra con più foga.

« Ma dai, Draco, non dirmi che ce l’hai ancora con lei! » Intervenne Theodore, spalancando gli occhi per la sorpresa.

« E perché non dovrei?! » Hermione Granger restava il primo nome sulla sua lista nera! L’arpia che lo aveva schiavizzato! Anche se, naturalmente, era stato lui che gliel’aveva lasciato fare.

« Oh, Draco! » Sbuffò con esasperazione Theodore, gesticolando ampiamente con le mani. « Ti ha lasciato andare agli allentamenti! E’ stata gentile! »

« Assolutamente no! » Smentì con impeto, indignato. Gentile? Quella lì? Quella sottospecie di irritante maniaca depressiva? Quel mostro travestito da sgorbio? Ma assolutamente no!

Theodore però sembrava particolarmente deciso a farlo simpatizzare con quell’idea. Con una perseveranza quasi ammirevole tentò infatti di convincerlo del proprio pensiero, accompagnandolo sin sotto le mura del campo da Quidditch. Di tutto quello sforzo, tuttavia, solo Blaise parve trarne qualche vantaggio. Arrivò infatti agli allenamenti con la testa spaccata in due dal buonismo e dalla testardaggine di Theodore. Una combinazione assolutamente. Theodore, per contro, tornò al castello sconsolato e abbattuto. Mentre Blaise, appunto, vi tornò particolarmente divertito.

Per un attimo rimpianse di aver incaricato Tiger e Goyle di stargli lontani fino a contrordine.

Quando finalmente raggiunse l’interno del perimetro del campo di Quidditch, però, si sentì finalmente risollevato: al suo interno era al sicuro. Al sicuro da Blaise, che se ne teneva lontano quanto più poteva. Al sicuro da Theodore, che, inspiegabilmente, stava discretamente sempre con Blaise. Al sicuro da Silente, che era troppo occupato per recarsi lì in visita – anche se forse, in un picco di acuta follia, avrebbe potuto decidere che un po’ d’aria fresca non gli avrebbe fatto male.

Ma soprattutto al sicuro da Hermione Granger, che mai nella vita avrebbe deciso di introdursi in quel luogo senza i suoi stupidi compagni di casa.

Già, mai nella vita!

« Oh, Draco, non ci crederai! »

Ed ecco Adrian Pucey che senza vergogna gli sorrideva con aria disponibile. Si chiese dove quel ragazzo trovasse la forza di alzarsi al mattino, sapendo che la gente l’avrebbe guardato in faccia durante la giornata. Non si sentiva tremendamente depresso al pensiero?

« A cosa? » Domandò distrattamente senza neanche sforzarsi di mostrare interesse per quanto gli aveva detto.

Che interesse poteva mostrare per un essere insulso come quel ragazzo, quando era a pochi attimi dallo spiccare il volo? Cosa avrebbe mai avuto da dire di rilevante quella presenza trascurabile che di buono nella sua vita aveva solo acconsentito a non sostituirlo nella partita contro Corvonero qualora fosse riuscito ad andare a quell’allenamento?

« Hermione Granger è qui! »

Per poco non si strozzò con l’aria che, improvvisamente, si era solidificata in ghiaccio nella sua gola. Quando sollevò lo sguardo, scandalizzato, la Grifondoro troneggiava sorridente al fianco di Adrian Pucey.

« E-e tu cosa ci fai qui? » Balbettò atterrito, additandola con una mano tremante e indietreggiando di un passo, istintivamente. Cosa ci faceva lei, lì?!

Hermione parve non farsi minimamente toccare dal suo atteggiamento e rispose tranquillamente:

« Ho chiesto al tuo capitano se potevamo ripassare mentre giocavi e… »

« … e io ho detto di sì. » Concluse orgogliosamente Pucey.

L’unico luogo in cui sentiva veramente in pace col mondo, in quella scuola… era stato impudentemente infestato!

« Ma quale sì’! Brutto idiota! » Strillò allibito. Come diavolo gli era venuta in mente una simile idea? Come?! Per quanto fosse un grandissimo imbecille, non avrebbe mai pensato che avrebbe avuto il coraggio di raggiungere quel livello di demenza mentale! E lo diceva pure con orgoglio!

« Sarà un buon esercizio per la tua concentrazione. » Spiegò pratico Pucey, incrociando le braccia sul petto e venendo accompagnato dai gesti di partecipe assenso di Hermione.

Un buon esercizio per la sua concentrazione?! Rafforzò la sua presa attorno alla Firebolt. Le nocche delle mani divennero viola per la forza che ci mise. La sua sopportazione stava raggiungendo il limite. Non appena l’avrebbe superato, non ci sarebbe stato più nulla che avrebbe potuto salvare quell’incompetente fallito dalla sua atroce vendetta. E naturalmente non avrebbe risparmiato neanche Hermione! Anzi, sarebbe stato più spietato!

Tanto più che con lei aveva diverse vendette arretrate da portare a termine.

« Allora? » Lo riportò bruscamente alla realtà il capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, guardandolo con un’espressione addirittura entusiasta di quell’idea.

« Allora cosa? » Si infiammò all’istante. « Non farò assolutamente nulla di quello che voi due… » Passò con lo sguardo da Hermione a Adrian, con disprezzo. « … avete osato pensare con il vostro cervello muffito! » La fessura che le palpebre lasciarono agli occhi si assottigliò fino quasi a non fargli vedere più niente. « Toglietevelo dalla testa! »

Hermione lo guardò senza scomporsi, con un’espressione assolutamente indifferente sul viso. Dopodiché, alzando le spalle, dichiarò:

« Ah, d’accordo. »

D’accordo?

Per un attimo si concesse di sentirsi sollevato.

Un errore imperdonabile: quando le cose sembrano troppo belle per essere vere, semplicemente, non lo sono.

« Prendi le tue cose: andiamo a finire la pozione al castello. » Aggiunse infatti pacata la ragazza, facendo un passo in direzione dell’uscita.

« Cosa? » Proruppe pietrificato.

« Beh, o qui o al castello, decidi tu. » Fece in risposta Hermione, traendo un sospiro tediato. Le lanciò uno sguardo rovente per strapparle dalla faccia quell’espressione odiosa, e ringhiò:

« Non se ne parla: io oggi devo allenarmi! »

« Oh, non fare tante storie. » Si spazientì immediatamente Hermione, la cui espressione permase immutata, incrociando le braccia sul petto e picchiettando con un piede per terra. « Sai bene come andrà a finire questo discorso, perciò non essere testardo. » Sbuffò con fastidio e aggiunse: « … in più che puoi decidere. »

« Già, Draco, in più che puoi decidere. » Concordò Adrian assolutamente coinvolto nel discorso e visibilmente dalla parte della Grifondoro.

« Tu stanne fuori, Pucey! » Inveì minacciosamente contro di lui, mentre il suo sguardo dardeggiava equamente tra Hermione e quel deficiente.

« Allora, Malfoy: qui o al castello? » Lo incalzò lei con uno sguardo di impenetrabile fermezza.

Un sguardo che conosceva perfettamente.

Significava: “Io non capitolerò mai.” O, in alternativa: “Il lato oscuro è più forte.” E il succo della cosa era che o si scordava gli allenamenti, o accettava le sue ignobili condizioni. E poteva farsi tutti i viaggi mentali che voleva. Poteva continuare a fingersi l’indiscusso padrone della situazione. Poteva ripeterlo sia di fronte agli altri, che di fronte a se stesso. Per mantenere intatta la sua autostima. Ma la verità era che, di fronte a quello sguardo, qualsiasi suo tentativo di salvaguardarla diveniva vano e quella si sgretolava pietosamente.

Ormai, non c’era altro da fare che arrendersi.

« … qui. » Mugugnò flebilmente, senza riuscire a reprimere l’astio profondo creato dallo scontro del loro orgoglio, conclusosi vergognosamente con la sconfitta del suo.

« Ok. » Disse semplicemente Hermione. « Allora io vado alle tribune, tu mettiti pure d’accordo con Pucey per decidere dell’allenamento: io mi regolerò di conseguenza. »

Disse così e non infierì oltre.

Perché lei non infieriva. Non lo risparmiava. Non capitolava. Non perdeva. Ma non infieriva. E non era una questione di gentilezza: non esiste la gentilezza in uno scontro. Era una cosa che aveva a che fare con il suo essere bizzarro. Qualcosa che sapeva rendere le sue vittorie estremamente pulite. Naturalmente se c’era un vincitore, c’era anche uno sconfitto: questo era già un punto di partenza umiliante per qualcuno. Ma era inevitabile. La stranezze di Hermione Granger consisteva nell’evitare l’umiliazione evitabile. Era non fare danno se non ce n’era assoluto bisogno. Era non infierire su un ferito. Era non farlo proprio perché non ne sentiva la necessità. Realizzare la sua vittoria schiacciando l’avversario, sentirsi appagata nel farlo… queste cose probabilmente non avevano mai neanche sfiorata la sua mente.

La osservò scomparire verso le tribune, con un’espressione indecifrabile.

Per quanto gli riguardava, quel ragionamento era incomprensibile: per lui uno scontro non era concluso fino a che non si schiacciava del tutto l’avversario. Per questo una sua vittoria non avrebbe mai potuto essere pulita.

Anche perché c’era da dire che era stato educato a renderla il più sporca possibile.

E invece Hermione Granger no. Hermione Granger avrebbe lasciato vivere i suoi nemici anche se questi si sarebbero alzati e avrebbero attaccato di nuovo. Anche se questi, un giorno, l’avrebbe senz’altro portata alla sconfitta.

Un comportamento degno di lei. Degno del suo carattere.

E in quell’istante convenne che, ormai, il senso di “odioso”, attribuito proprio a quel carattere, era molto più metaforico che altro.

Ugualmente, il senso di “isterico, irritante e insopportabile” era estremamente concreto.

Ignorò ancora per qualche minuto le direttive di Pucey, che parlava a vanvera di strategie e gioco di squadra. Ah! A lui tutte quelle assurdità non interessavano: voleva solo spiccare il volo. E quando lo fece, quando finalmente, facendo leva sulle gambe, a cavalcioni della sua scopa, si sollevò da terra, tutto scomparve. Hermione Granger. Le sue vittorie. Le sue sconfitte. Adrian Pucey. I suoi consigli. E forse, addirittura, la marmellata d’arancia. Tutto scomparve in un istante, trattenute dal terreno. Si sentiva libero. Anzi, si sentiva l’unico essere libero sulla faccia della terra. E anche questo era meraviglioso, come il pizzicore dell’aria ormai sufficientemente fredda da poterla definire pungente. Nulla sotto di sé. Niente che avrebbe potuto tenerlo legato. Solo il vuoto immenso di una stanza azzurra senza un soffitto e delle mura. Solo un oceano d’aria e correnti da cui farsi cullare e da sfruttare. Solo un enorme e neanche troppo accogliente titano avvolto da un manto azzurro cielo, che aveva le sue armi e la sua rabbia. Solo quello e lui.

Solo lui.

Neanche i compagni di squadra che galleggiavano nell’aria, per conto loro.

Solo lui.

« Malfoy! Malfoy, mi senti? » La voce di Hermione Granger, amplificata di almeno una decina di volte da un incantesimo, ebbe la grazia e l’accortezza di destarlo da uno dei momenti più meravigliosi della sua vita. « Cominciamo con la prima domanda. » Proseguì la ragazza senza aspettare neanche un suo breve cenno di assenso.

« No, aspetta! » Cercò invano di fermarla, non sapendo assolutamente cosa fare e cercando di vedere se in giro c’era il boccino. Perché, di solito, era quello che doveva fare un cercatore su un Campo da Quidditch, durante le ore di allenamento o di partita. E non, per esempio, stare a sentire le domande di Hermione Granger sulla pozione restringente. « Non sono pronto! »

Gli diede ascolto?

E perché avrebbe dovuto! Infondo, lei era Hermione Granger. A chi mai dovrebbe dare ascolto! Chi mai avrebbe potuto dire qualcosa che potesse intaccare la sua irraggiungibile e inafferrabile figura leggiadra?!

« Quale degli ingredienti permette la conservazione della pozione restringente? » Chiese con il tono neutro di un’esaminatrice fiscale.

Bella domanda, comunque. A cui naturalmente non sapeva rispondere. Mentre svolazzava intorno, alla ricerca del boccino d’oro, azzardò una risposta priva di qualsiasi consapevolezza, giusto per farla stare buona:

« Ehm… ehm… gli occhi di pipistrello? »

Come tentativo non era male.

Non, certo, per farla incazzare come una iena:

« Non parlare a vanvera, idiota! » Urlò furiosa, mentre la sua voce, come se fosse un ultrasuono, gli perforava i timpani e scalpellava il cervello, facendolo quasi cadere dalla scopa. « Se non sai rispondere non dire la prima cosa che ti passa per la testa! »

Leggermente stordito e con gli occhi vagamente strabici per lo scossone nervoso appena ricevuto, ebbe ugualmente la forza di ribattere con sufficiente ardore e stizza:

« Non darmi dell’idiota! »

« Draco, il boccino! » Gridò un suo compagno di squadra particolarmente misericordioso, indicandogli un punto abbastanza preciso del cielo. Udì un ronzio sulla sinistra e si voltò appena in tempo per vedere un bolide arrivare a gran velocità verso di lui - poiché per gli allenamenti venivano lasciati liberi e i battitori se li lanciavano in continuazione. Virò velocemente e si abbassò appena in tempo.

Quel movimento gli permise di vedere anche il boccino.

Si gettò alla sua ricerca volteggiando su stesso per prendere una posizione decente, mentre la voce ritornata leggermente più pacata di Hermione lo ossessionava nuovamente:

« Seconda domanda: quale elemento reagisce con le squame di serpente? »

« Non lo so! Non mi distrarre! » Strillò con tutta la voce che aveva in corpo, mentre un sorriso grande come il mondo si allargava sulla faccia: avrebbe preso il primo boccino della giornata. Non c’era niente di tanto appagante! Allungò la mano, vicinissima alla piccola sfera. La sfiorò, quasi. Ma proprio un attimo prima di chiudere il palmo della mano attorno al boccino udì un notissimo schioppo esplodere a un palmo da lui. Si aggrappò alla scopa indignitosamente per non cadere rovinosamente al suolo.

Si girò scandalizzato verso Hermione, la quale con tutta la tranquillità di questo mondo, stava armeggiando con la propria bacchetta, guardandolo tetramente. Le lanciò un’occhiata allucinata:

« Che diavolo fai?! » Si scoprì con un nodo in gola e la voce spezzata. Era semplicemente a un passo dal piangere. « Potevo morire! »

« Non dire assurdità. » Pronunciò serafica. « Avevo tutto sotto controllo. E comunque… » Fece acida. « … la prossima volta cerca di restare concentrato su quanto ti chiedo e rispondi alle domande. Se mi hai già fatto perdere la pazienza è solo perché mi hai sdegnato con la tua ignoranza. »

Ah, beh! Allora si spiegava tutto! Se era sdegnata allora si spiegava perché aveva tentato di ammazzarlo!

Straordinariamente, però, Pucey gli svolazzò al fianco, sofficemente, apposta per interloquire:

« Veramente, Draco: sono cose che sanno tutti. »

« Che cosa?! » Stridé con disperazione, in preda ad una crisi isterica. La indicò con un’espressione sconvolta sul viso sbiancato: « Quell’essere ha tentato di uccidermi! »

« Se tu fossi stato concentrato, non ne avrei avuto bisogno. » Si giustificò in tono apatico e addirittura annoiato Hermione, lasciandosi andare in un cinematografico sospiro.

« In effetti… » Si intromise nuovamente Pucey, meravigliosamente propenso ad appoggiare Hermione. « … se solo tu sapessi concentrarti di più non avresti neanche lasciato andare il boccino. »

Cosa?! Ma io questo lo ammazzo!

Ma non fece in tempo a fare nulla, che il suono deleterio della voce di Hermione ristagnò nell’aria circostante:

« Terza domanda. »

« No! » La fermò tremante, sempre arpionato alla sua scopa, ma meno indignitosamente di prima. Questa volta, del resto, si preoccupò di dire qualcosa di vagamente intelligente. Sempre aspramente, comunque: « Come pensi che possa fare a concentrarmi su più di mille cose contemporaneamente! E’ impossibile! Questo allenamento e questo ripasso sono assurde! »

Impassibile. Hermione Granger rimase impassibile.

« Le cose di cui ti devi occupare sono solo due: il boccino e le mie domande. » Dalla sua distanza, gli parve quasi che l’espressione si increspasse per un attimo, per la pena. « Non mi sembrano molte neanche per te. »

« E dove li metti i bolidi, stupida?! » Strillò acutamente, piccatissimo dal fatto che in quella situazione di estremo pericolo lui dovesse addirittura cercare delle scuse per giustificare la sua mancanza di concentrazione.

Perché Hermione Granger era così… potente?!

« Silenzio! » Sentenziò severa la ragazza. « Hai scelto di stare qui, assumitene le responsabilità. Perciò fai attenzione a quel benedetto boccino, alla mie domande e ai bolidi. » Abbassò lo sguardo sul foglio che aveva in mano. « E ora… » Un pausa brevissima. « Terza domanda! »

Mmmhhhh!

« Quale parte degli Schiopodi Sparacoda utilizziamo per la pozione? »

Ok, doveva riflettere.

Potrei sgozzarla mentre dorme…

Non su quello! Doveva riflettere sulla risposta! E anche su dove poteva essere il boccino! Ma era stramaledettamente difficile badare a tutto! Quasi nel panico più totale, cercò di concentrarsi solo sulla prima delle sue preoccupazioni.

« Il… il fegato! » Azzardò timorosamente.

« Plausibile… » Considerò con aria meditabonda Hermione. « … ma sbagliato: la risposta giusta è escrementi. »

Panico, stizza, rabbia, terrore e rancore si dissolsero per lasciare spazio al… disgusto!

« Che schifo! »

« Che c’è? » Domandò stranita la Grifondoro.

« Mi hai fatto toccare fino ad adesso escrementi di Schiopodi Sparacoda! » Rispose scandalizzato. E poi ribadì, inorridito, la massima espressione del suo stato d’animo: « Che schifo! »

« Sei talmente stupido che alle volte mi sembri indecente. » Considerò piattamente Hermione. « Non li hai ancora neanche toccati: vanno aggiunti verso la fine della pozione. Per la precisione… » Aggiunse poi puntualmente. « … li aggiungerai domani. »

Le lanciò uno sguardo sconcertato e puntualizzò con voce tremante:

« Io non farò proprio niente domani! »

« Piuttosto che pensare che quello che pensi che non farai domani… » Fece con noncuranza la ragazza, indicandogli un punto sopra la sua spalla. « … pensa al boccino: era appena comparso dietro di te. »

Si girò su se stesso con uno scatto e dei riflessi davvero esemplari.

« Cosa? Dove? » Domandò freneticamente, strappandosi il collo pur di arrivare con lo sguardo in qualsiasi punto del cielo alla ricerca di un minuscolo puntino dorato.

« Troppo tardi. » Sospirò Hermione apaticamente. Solo per aggiungere subito dopo, con praticità, il suono della sua inevitabile condanna:

« Quarta domanda. »

E così avvenne per molte, molte altre volte ancora…

Dieci anni dopo, Draco Malfoy si sarebbe ricordato di quella giornata come della più umiliante della sua vita.

« Complimenti, Malfoy. Non hai risposto a 30 domande su 30, veramente complimenti. » Lo schernì Hermione con un fondo indulgente di compassione e un decisamente meno vago sentimento di disapprovazione e disappunto, dopo due ore di incessanti torture.

Stravolto, con un totale di 0 boccini presi e un autostima molto più bassa di quanto non fosse mai stata, ebbe ugualmente il coraggio di apparire lo scontroso, burbero e irascibile deficiente che, probabilmente, la ragazza si aspettava di sentirsi rispondere:

« Sono le tue domande che fanno schifo! »

« Non scaricare la colpa su di me. » Fece calma lei, straordinariamente resistente nella sua maschera di impassibilità. La lieve insofferenza che si sarebbe aspettato di vederle in viso non aveva ancora scalfito la sua imperturbabile espressione.

« Giusto, Draco, prenditi le tue responsabilità: non hai neanche mai preso un boccino. » Disse Pucey in appoggio per la centesima volta alla Visio Mundi di Hermione.

« E tu taci, maledizione! » Ruggì furibondo, scoccandogli uno sguardo omicida. « Fatti gli affari tuoi! »

« Trentunesima domanda. » Proclamò solennemente Hermione, fregandosene nettamente sia di Pucey, che di lui. Cosa che, obbiettivamente, lo mandava in bestia. Era però talmente traumatizzato e sfiancato da quella giornata che con un latrato supplichevole gemette:

« Bastaaa! »

Il suo disperato grido di aiuto trovò in risposta solamente una domanda. Anzi, La Domanda:

« Qual è l’ingrediente che va aggiunto per ultimo alla pozione restringente? »

Rassegnato a sbagliare. Rassegnato a perire. Rassegnato a capitolare. Rassegnato a vedere il suo ego rimpicciolirsi e squagliarsi al punto da diventare un pallido esempio di caccole di Troll marcite, lasciò che il suo inconscio avanzasse la risposta con, probabilmente, l’ultimo barlume di ragionevolezza e forza che aveva in quel corpo e in quella mente stremati:

« Le zampe di rospo… »

Si levò un grido.

Ma era un grido… completamente diverso dai precedenti.

E lui si girò a guardare Hermione Granger più sbalordito che allucinato.

E quando la scorse, vide che si era alzata scompostamente dalle panche disposte sulle tribune. Che aveva lasciato cadere a terra i fogli che aveva sempre tenuto in mano. Che strillava, con quella sua voce tonante amplificata dall’incantesimo, parole che gli parvero per un attimo prive di senso:

« Bravo! E’ giusto! E’ giusto! Hai risposto correttamente! »

Quelle parole erano per lui? Quelle parole pronunciate senza vergogna, che riecheggiavano per tutto lo stadio, dette con quello sguardo incomprensibile, che riluceva sfolgorante tanto era intenso e luminoso, erano proprio per lui?

Seppe dubitarne per un attimo. Seppe non esserne convinto per un momento. Ma il sorriso che le vide sulle labbra, che rischiarava tutto il suo volto… spazzò via ogni incertezza.

Nella sua stranezza assoluta. Nella sua sincerità travolgente… quel sorriso rivolto a lui per la prima volta… spazzò via ogni incertezza.

« Draco, attento! »

Il tempo di girarsi sulla destra, ancora mezzo intontito, e vide un bolide sparato a grandissima velocità contro la sua faccia. Fece appena in tempo a spostarsi per non prenderlo direttamente sul naso. Ma non fu abbastanza veloce da scansarlo.

Udì il suono dell’impatto e un dolore atroce scaraventarsi su di lui.

Già ovattate, lontanissime, mentre neanche si rendeva conto di precipitare, sentì le urla dei suoi compagni di casa:

« Santo cielo! Draco! »

E poi tutto divenne nero.

E nero ci rimase a lungo, indubbiamente. Anche se a lui non parvero più di una manciata di secondi quelli che passarono da quando aveva avuto gli occhi aperti per l’ultima volta e da quando li riaprì faticosamente, ritrovandosi in un posto completamente diverso ma comunque inconfondibile. L’atmosfera che non sarebbe mai riuscita a sembrare asettica dell’infermeria sarebbe comunque sempre parsa abbastanza accogliente da fargli indovinare al volo quel genere di cose.

Scongiurati dunque i classici cliché del “Dove sono?” “Che posto è questo?” “Sono morto?”, passò alla seconda fase. Quella del:

Che diavolo ci faccio qui?

Un flash gli mostrò gli ultimi avvenimenti nella sua mente e un dolore distinto alla spalla gli ricordò l’ultimissimo di questi. Concorde con se stesso, decise di attribuire ogni colpa a Hermione Granger. Perciò, non appena avrebbe potuto alzarsi, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata prenderla a sberle. Non importava se avrebbe dovuto setacciare tutta Hogwarts per trovarla, o avrebbe dovuto schiantare prima quei deficienti dei suoi amichetti effeminati – o quella piattola ambulante della Weasley, che definire effeminata sarebbe stato un complimento un tantino esagerato. Avrebbe sfondato qualsiasi ostacolo tra lui e quella ragazza e, alla fine, l’avrebbe presa a sberle. E se sul momento gli fosse sembrato poco virile, allora alternativamente l’avrebbe presa a cazzotti. O a calci, se proprio sarebbe stato in vena. Tanto di rispettare il gentilsesso non gliene fregava un tubo. E poi Hermione non era propriamente una gracile fanciulla indifesa. Tutto sommato, se avessero fatto a botte, consapevolezza certa era che almeno un paio di colpi se li sarebbe buscati anche lui.

Solo un paio?

Decise di alzarsi per ignorare quello sciocco pensiero: un paio erano più che sufficienti. Già, tre avrebbero fatto vacillare nuovamente la sua autostima. La quale era miracolosamente tornata ad avere la consistenza di un biscotto secco, piuttosto che di uno sciolto nel latte.

Faticosamente, dunque, cercò di sollevarsi, facendo leva sulle mani. Ma quando lo fece si accorse che in quella stanza apparentemente vuota c’era un’altra persona. E, considerando la mole spropositata di capelli irti e cespugliosi sotto cui la testa era celata, appoggiata alle braccia incrociate sul fianco del letto, apprese che non avrebbe dovuto girare tutta la scuola per cercare la causa di tutti i suoi mali.

Hermione Granger, infatti, dormiva beatamente proprio lì a fianco.

Anzi, non a fianco.

A fianco era anche il letto alla sua destra, e anche quello alla sua sinistra, distanti però entrambi un paio di metri. A fianco era anche la porta all’ingresso. A fianco era anche la stanza adiacente. E lei non era semplicemente a fianco.

Lei era… vicino.

“Vicino” era un termine particolare. “A fianco” era generico. Una persona che gli era di fianco avrebbe potuto essere in infermeria per un qualsiasi motivo sulla faccia della terra. Una persona che gli era vicina era lì per lui. Non era una situazione – anzi una posizione – equivocabile. Era un’altra di quelle cose non fraintendibili e assolutamente chiare e limpide che il carattere di Hermione Granger era solito fare o dire. Una delle sue bizzarrie. Come il chiedere scusa. Come il lasciarlo andare agli allenamenti – per poi seguirlo e, naturalmente, cercare di accopparlo. Come il sorridere in maniere assurde.

E il trovarsi china sul suo letto dell’infermeria, addormentata, in attesa che lui si svegliasse.

La guardò con un’espressione sospesa, quasi enigmatica: il tepore della sua testa, sulla sua gamba, la sua presenza accesa, vicino a lui, erano l’essenza di un gesto che non aveva niente di brutto. Niente di triste. Niente di sgradevole.

L’essenza di un gesto che lo faceva anche un po’ arrabbiare. Sempre per la solita storia: era Hermione Granger. Di quel genere di cose, da lei, avrebbe volentieri fatto a meno. Ma era un rabbia molto più vaga. Molto più sottile. Perché si era distratto un poco e si era fatta strada in fretta, nella sua mente, la consapevolezza che lei, probabilmente, sarebbe stata l’unica persona tanto bizzarra da sbilanciarsi in quelle assurdità anche con lui… anche per lui.

Ciononostante avrebbe continuato a dire “Assolutamente no” a un sacco di cose ancora su di lei.

Per esempio al fatto che non necessariamente quello stato delle cose cambiava qualcosa. E questo perché non aveva reale bisogno di nulla che quella ragazza gli dava gratuitamente. Era la verità: quando ci si abitua per diciassette anni a non ricevere certi tipi di attenzioni se ne può farne a meno anche per il resto dei proprio giorni. Si sopravvive comunque.

Si va avanti comunque.

Le cose belle che Hermione Granger era capace di fare, in fin dei conti, a quel punto… erano solo e semplicemente inutili.

Le lanciò uno guardo furtivo, abbastanza riluttante e sufficientemente seccato: quella razza di cretina si era addormentata proprio sulla sua gamba! Pensò con estrema perfidia che se l’avesse mossa l’avrebbe svegliata di soprassalto.

Il ghigno malefico che avrebbe dovuto dipingersi sulla sua faccia non fece però in tempo a comparire, che lei cominciò a russare.

Aborrito, spalancò gli occhi dall’incredulità. Non avrebbe mai creduto che potesse esistere un’esponente del sesso femminile capace di emettere suoni tanto grotteschi. Anzi, non avrebbe mai creduto che potesse esistere un esponente dell’intero genere umano capace di emettere suoni tanto sconcertanti. Pulcioso Mezzogigante compreso.

La scosse bruscamente, cercando di far terminare quel supplizio immediatamente.

« Sveglia Granger! » Tuonò imperativo, considerando poi con una nota di profonda avversione: « Sei insopportabile anche quando dormi! »

Hermione, scossa dalla sua mano, si svegliò rapidamente. Si sollevò un po’ intontita, stropicciandosi gli occhi con le mani, spaesata.

« Ah… Malfoy… » Farfugliò con voce assonnata, dopo aver fatto evidentemente mente locale. « Ti sei svegliato… »

« Da un po’. » Le rimbeccò acido. « Mentre tu russavi usando la mia gamba come cuscino. » Insolito anche quello, come qualsiasi suo altro atteggiamento. Quale altro essere umano si sarebbe adagiato su un ginocchio per riposare?!

E, soprattutto, quale mai potrebbe riuscirci…

« Oh, scusa. » Mugugnò mentre aveva la santa decenza di celare un enorme sbadiglio dietro il palmo di una mano. Dopodiché, con tutta la naturalezza di questo mondo, mentre i suoi occhi acquisivano una lucidità che lo colse di sorpresa, eruppe: « Ma a te come va il braccio? »

Si sarebbe mai abituato a questo?

Che lei, per dire, si preoccupasse per lui a dispetto di tutto. Che i suoi occhi castani fossero puntati come fanali, su di lui, senza neanche l’ombra di ostilità, o disprezzo, o rancore. Che gli apparissero limpidi. Che non sembrassero neanche un po’ sgradevoli.

A tutto questo si sarebbe mai abituato?

Forse no… ma che importava?

Assolutamente nulla…

« Hermione! Ma allora stai bene! »

Si accorse solo in quel momento che un gruppo di quattro studenti, inconfondibilmente Grifondoro era entrato in infermeria.

Primo personaggio. Gambe lunghe, indecorosamente storte e probabilmente a tratti depilate. Espressione da “Non c’è Potter? Tranquilli: ci sono io!” Fisico vagamente maschile.

Inconfondibilmente Dean Thomas.

Secondo personaggio. Capelli vergognosamente rossi e lucenti, e stinchi da giocatore da football. Espressione da “Me la faccio con il sostituto di Harry-Potter-il-re-dei-perdenti!”. Fisico probabilmente femminile.

Chiaramente Ginny Weasley.

Terzo personaggio. Magro come solo un femmina avrebbe avuto il coraggio di essere. Espressione. da “Sono amico del sostituto di Harry-Potter-il-re-dei-perdenti!” Fisico indubbiamente femminile.

Nettamente Seamus Finnigan.

Quarto personaggio. Corporatura da Neville Paciock. Espressione da Neville Paciock. Fisico da Neville Paciock.

Inequivocabilmente… Neville Paciock.

Mancava solo Hermione Granger a quel quadro di dementi. Ed eppure quella ragazza aveva qualcosa di più dignitoso di quei quattro. Qualcosa di vago, forse. Ma ce l’aveva.

« E voi che diavolo ci fate qui?! » Grugnì sbalordito e orripilato insieme. Passi l’origine dei suoi mali. Passi l’essere che per natura si sentiva doverosamente atta all’ansia e la preoccupazione. Passi una persona come Hermione Granger. Ma loro! Lì! No: era intollerabile!

« Ragazzi, che ci fate qui? » Domandò anche Hermione, sapendo probabilmente che l’avrebbero ignorato, sorpresa almeno quanto lui ma visibilmente contenta di vederli. Ovvio! Erano suoi simili! « E… » Aggiunse poi, interdetta. « … perché non dovrei stare bene? »

Giusto: perché? Non era lei quella che si era presa un bolide in testa!

I quattro avanzarono incuranti di lui, concentrandosi solo su Hermione. Cosa assolutamente imperdonabile! Non che volesse che loro si concentrassero su di lui. Per carità! Ma che loro non lo ignorasse era davvero il minimo!

« Oh, niente. » Rispose Thomas quando le furono vicini, sbandierando la sua calma e inalterabilità apposta per mettersi in mostra con la piattola in calore. Alias Ginny Weasley. « Ci avevano detto che eri in infermeria e pensavamo che stessi male. »

« Invece qui il malato sono io. » Puntualizzò acre, sprezzante oltre ogni misura. « E gradirei non dover sopportare la vostra presenza: mi rende difficile la guarigione. »

« E allora vattene, Malfoy. » Gli rispose a tono, Dean, lanciandogli uno sguardo di granito. « Nessuno ti chiede di restare. »

I suoi nervi si incrinarono terribilmente. Gli parve di sentirne il suono acuto scricchiolare per la stanza. Non fece però in tempo a esplodere che l’avanzo degli avanzi si esibì in una scena oltremodo rivoltante:

« Meno male che stai bene. » Mormorò infatti Paciock a Hermione, guardandola con gli occhi quasi lucidi, sull’orlo di una crisi di pianto.

Dio mio!

Come se per una come la Granger si potesse temere il peggio fino a quel punto! Ma per favore! Quella lì in confronto a loro era mille volte più resistente! Loro erano le quattro stupide principesse sui quattro stupidi piselli! La Granger era una killer professionista con manie di persecuzione derivate da anni di onorevole servizio nella squadra dei Delta Force del Mondo Magico, addestrati nelle trincee e torturati dai nemici.

« Grazia, Neville, sto benissimo… » Lo tranquillizzò amorevolmente la ragazza.

In confronto a loro Hermione era molto più resistente.

« Oh, e… Hermione, ancora grazie per ieri. » Continuò disgustosamente dolce quella sottospecie di botte ambulante. Mettendolo a rischio di diarrea e nausea fulminanti!

Molto più intelligente.

« Figurati, Neville… » Scosse il capo la bruna, sorridendogli.

Molto più perspicace.

« Ieri che è successo? » Domandò la Weasley curiosa come una suocera ultracinquantenne.

Molto più…

« Ieri Hermione mi ha aiutato con i compiti… » Spiegò timidamente Paciock. « Siamo rimasti svegli fino alle tre. »

… gentile?

« Ecco perché erano tutti giusti! » Si indignò Finnigan, superando ancora una volta il suo precedente record di idiozia.

Si girò verso di lei, che ancora sorrideva. Che sorrideva sempre per qualcuno.

Era forse gentile una persona che, appena dopo aver finito di ripassare pozioni col suo acerrimo nemico, decide – per pietà o cos’altro – di aiutare un povero stupido nei suoi compiti? Si chiamava davvero gentilezza? Lui non si preoccupava dello stato fisico e mentale di Hermione, ma era certo che anche lei non sprizzava vitalità da tutti i pori dopo che avevano finito di studiare. Si stancava anche lei. E, stanca, decideva di fare elemosina prestando i suoi neuroni per quella che, sicuramente, dal suo punto di vista era una giusta causa.

Questo poteva chiamarsi gentilezza?

« La prossima volta voglio che aiuti anche me! » Continuò insistentemente a protestare l’incompetente per eccellenza.

« Avanti, piantata Seamus… » Sospirò scotendo il capo con stupida rassegnazione Miss piattola-man.

Mentre la modalità modesta di Hermione negava di essere gentile, alla rossa più mascolina di Hogwarts venne improvvisamente in mente una cosa importante:

« Ah, Hermione! Volevo anche ricordarti che domenica c’è la partita contro Tassorosso! »

Domenica…

Com’era che quel giorno gli sembrava decisamente brutto per ospitare una partita?!

« Oh, Ginny, mi spiace. » Si scusò sinceramente la bruna. « Domani devo finire la mia ultima prova della pozione restringente e sarà pronta domenica. »

Ecco! La pozione! Si ritrovò angosciato al pensiero di cavarsela da solo contro una pozione da testare. Ebbe l’assurdo impulso di proibire a Hermione di andare a quella stupida partita: lei doveva aiutarlo!

« Ma te l’avevo detto anche ieri sera! » Protestò vagamente risentita la Weasley.

Ieri sera…

Ebbe una specie di flash. Se gliel’aveva detto ieri sera, lei avrebbe fatto in tempo a dire che quel giorno avrebbero dovuto finire la pozione. Se gliel’aveva detto ieri sera… lei avrebbe potuto imporgli di finire la pozione.

Cercò il suo volto.

Cercò il suo risentimento nei suoi confronti. Cercò l’astio. Cercò il rancore.

Non trovò nulla.

« Mi dispiace, lunedì abbiamo un compito importante. »

Aiutare un cretino a non sprofondare nella propria ignoranza non significava che lei era gentile. Ma avergli dato la possibilità di scegliere, senza poi essersene pentita… quello sì.

Quello sì…

Si riscosse dai suoi pensieri quando vide i quattro perdenti uscire dall’infermeria, e quando Hermione, ancora seduta accanto a lui, gli domandò:

« Allora, come stai? »

« Sto bene per essere uno che si è preso un bolide addosso. » Considerò altezzosamente, incrociando per quanto poté le braccia sul petto.

« Si? » Domandò speranzosa la ragazza. Un ottimismo che avrebbe quanto meno dovuto metterlo in allarme.

Si trattava di Hermione Granger, infondo.

« Certo. »

Doveva per forza esserci sotto qualcosa.

« Perfetto, allora! »

E qualcosa c’era, infatti.

« Trentaduesima domanda! »

Decisamente, quello fu il giorno più umiliante e faticoso della sua vita. Trascorso in compagnia di un’arpia, saccente, insopportabile, presuntuosa, bisbetica, isterica e fanatica. Che, aveva modi bizzarri. Che aveva modi inesplicabili.

Che aveva modi… gentili.

Ma che, comunque, non era assolutamente sopportabile!

Ah, piccola precisazione sugli stinchi di Ginevra Weasley: lui non gliel’aveva mai guardati.

Come vi sembra questo capitolo?

Personalmente ho una passione per la profonda stupidità di Draco, indi l’ho trovato a dir poco illuminante! Del resto abbiamo fatto anche spaventosi passi in avanti, non trovate?

Ma è meglio che non mi dilunghi troppo in considerazioni inutili.
Infondo avete appena finito di leggere: tutto quello che posso dirvi su ciò che accadrà, senza però rischiare di svelarvi troppo, immagino l’abbiate già intuito da voi.

Passiamo dunque a ringraziare chi di dovere:

Maryon. Grazie mille per i complimenti! Beh, in effetti ho sempre trovato particolarmente empirico il fatto che una folgorazione improvvisa riuscisse a sanare quattro, cinque o, eventualmente, sei anni di odio profondo. In ogni modo, sono veramente contenta che la mia fanfiction ti piaccia. Spero che continuerai a seguirla e a commentarla e, naturalmente, spero che continuerà a piacerti.

Gipple the cynic spirit. Solo per il fatto che, con grandissima magnanimità, mi avresti concesso di rimandare a tempo indeterminato il mio ringraziamento al tuo commento… io ho eroicamente deciso di non avvalermi di questo privilegio. Inoltre, rileggendo la tua recensione, mi sono ricordata che ti sei alzato alle 8 e mezza, quella lontana mattina del 20 Luglio, e hai scritto per ben 2 ore ininterrotte, apposta per risollevarmi il morale che in quelle quarantotto ore era pressoché a terra. Posso essere davvero così irriconoscente da non concederti almeno un po’ del mio tempo? No, decisamente. Anche se sono stronza quasi quanto Blaise (un complimento insperato, il tuo! ^_^) sarebbe stato davvero imperdonabile da parte mia. Perciò, tiriamoci su le maniche e cominciamo! Innanzi tutto, mi fa piacere che tu abbia così apprezzato il mio zelo riguardo la lunghezza del capitolo: sarai contento di sapere che questo è lungo tre pagine in più dello scorso! ^_^ E poi non dire che non penso a te! In ogni modo sapevo che avresti gradito l’espediente dei “colori”, come sapevo che avresti finito per odiare Blaise: diciassette anni di convivenza aiutano, se non altro, a conoscere una persona molto meglio di chiunque altro, ti pare? O magari, non di chiunque altro… ma di un bel po’ di altre persone si, direi. In ogni caso devo dirti che non hai c’entrato il punto della questione: Blaise ha un’altissima coscienza della sua vita. Per lui non è affatto un gioco. Quella degli altri, in compenso, si. Ma comunque la questione è molto più complessa: Blaise non è un tipo leggero. A livello mentale è di una profondità allucinante, e questo, più avanti, darà i suoi frutti. Se in bene o in male… devo ancora deciderlo. ^_- Sono felicissima del fatto che ti sia piaciuta la parte più intensa e grave del capitolo: come ben sai sono il tipo di persona che in quel genere di pezzi ci mette tutta l’anima. Ma a dire il vero per quelli mi rivolgo di più a Bianca: lei è più romantica, più sentimentale… più emotiva. Se lei piange o si emoziona, per me è una garanzia che quelle date parti vanno bene. In compenso la sua demenza alle volte è talmente abissale e mostruosa che non posso fidarmi completamente del suo giudizio quando voglio testare la mia demenza. Il punto è che la nostra stupidità quotidiana è molto più grezza (come si può appurare proprio qui sotto) di quella che inserisco in The Draco and Hermione’s Opera, che al contrario è più… come dire… raffinata? Si può dire? Beh, ad ogni modo, per questa ragione tu mi sei assolutamente indispensabile. Ti considero la Suprema Autorità a livello di ironia, sarcasmo e demenza mentale – anche perché tu sei il mio intermediario con il Grande Maestro (non quel Grande Maestro). Indi, aver ricevuto il tuo apprezzamento su Silente e sulla parte finale del capitolo, anche per la posizione in cui li ho riportati, oltre che per il contenuto in sé, è stato per me fonte di grandissimo orgoglio! ^_^ Bene, direi che posso anche concludere qui il mio commento al commento, esprimendo i miei auspici affinché il prossimo stupidissimo capitolo possa essere di Suo gradimento.

Il contenuto delle prossime righe è consigliato ad un pubblico minore di quattro anni.

La Demenza. Sono le 23.51 minuti. Il mio cervello ha avuto un tracollo un’ora fa (mentre, contemporaneamente vedeva la fine di Fantozzi e rispondeva ai vostri commenti). Non credo di aver più abbastanza facoltà mentali da scrivere qualcosa con un minimo di senso… per questo ho deciso di stendere qualche riga per l’unica persona che avrebbe potuto capirla, nella sua raccapricciante illogicità. Naturalmente mi sto riferendo a te: giovenca dai piedi d’argilla (e qui tu sai cosa vuol dire!)! La tua abissale stupidità ti ha fatto apprendere la Somma Conoscenza su Theodore e Blaise, nostri grotteschi replicanti in quel mondo ideale chiamato fanfiction… o cacca di mulo, come preferisci. E ti ha fatto apprezzare profondamente il loro io più nascosto e lepriforme (un nuovo termine coniato con tutto il affetto, appositamente per te). Ah! La luna brilla in cielo, in questo istante! E un odore nauseabondo trasuda dai miei piedi saturando questa stanza e appestando questa casa! Zombie! Zombie! Che combattono nella mia testa e gridano: - Susanna! Susanna! Il Formaggino! Ahhh! Il Formaggino! – Ahhh! Susanna! Susanna e Draco sono uguali: hanno entrambi i capelli biondi. D’ora in avanti, Draco si chiamerà “Susanna” e Hermione si chiamerà “Giasone”! Harry avrà il nome di “Barbagianni” e Ron “Palloncino”! Ah, si! Un palloncino! Un palloncino! Ci sono arrivata: tu odi il libro Harry Potter perché è come un palloncino! E così, vero, Muflone dalle zampe arcuate? Me l’hai tenuto nascosto per tutti questi anni, ma finalmente l’ho scoperto! Non puoi più negarlo: sei stata tu a cancellare la cassetta su cui avevo registrato la puntata di Beautiful in cui Ponte (alias Bridge – alias Ridge) e Brocca (alias Brock – alias Brooke) si mettevano insieme! E’ stata tutta colpa tua! Idiota! Hai guardato in tutte le culle! Dovevi guardare in tutti i cessi! In sedici anni quella cretina sarà pur andata al cesso, ogni tanto, no? Se anche era stitica, una mega-cagata all’anno doveva pur farsela, no? Ormai anche l’ultimo barlume di sanità mentale se n’è andato nel pensare che mi sono commossa per il fatto che la frase che ha dato il titolo allo scorso capitolo era addirittura degna dei nostri gridolini. Da adesso in avanti non credo che le mie dita pigeranno più i tasti seguendo i deboli imput dei mio cervello. Credo che non ne uscirà altro che qualcosa di mostruosamente deleterio: è finita. E’ l’Armageddon! Non ci sarà pietà per nessuno! Ahhh! Ahhhhh! Fuggi! Fuggi! Cresceranno McDonald sugli alberi e ci saranno Autogrill senza bagni! Le strade si spaccheranno e Scar sarà re! E allora leoni e iene lavoreranno insieme per costruire un grande e glorioso futuro! Faremo in modo che Bob non si incazzi perché lo fanno vestire da donna e faremo in modo che i Pokemon digievolvano tutti insieme e poi deperiscano per un attacco improvviso di squaraus. Lo squaraus si diffonderà per le strade. Tremende epidemie decimeranno la popolazione e sature emissioni di gas distruggeranno l’ecosistema terrestre! E nel mondo non esisterà più nessuna forma di vita pensante.

Morale della favola: io e te sopravvivremo.

P.s: tutto ciò che è contenuto nel paragrafo dedicato a “La demenza” è stato scritto da una persona con uno stato mentale instabile e con un’evidente bisogno di dormire, mangiare e riposare. Cosa che, alla bellezza dell’una meno un quarto, quella persona – la sottoscritta – sta andando a fare.
Se dopo aver letto quanto avete letto avete deciso che, per l’incolumità del vostro cervello, è meglio non avere più nulla a che fare con me… beh, fatelo! Siete ancora in tempo! Intanto che le spore di stupidità non vi hanno ancora contaminato, fuggite il più lontano possibile!

Chiedo pubblicamente scusa per il linguaggio scurrile… sono veramente rozza. -_-

P.s II La vendetta: credo che a quest’ora della mattina (le dieci) io possa permettermi di aggiungere qualcosina di più gratificante, al commento scritto poco sopra… dunque, ti ringrazio infinitamente di esistere, Bianca (e per non essere una forma di vita pensante – così sopravvivrai pure all’Armageddon). Tanto, chissene frega se sei un’idiota! Le persone migliori di questo mondo non sono più intelligenti di un fico marcio. Non hai nulla di che invidiare a chiunque, tu. Sei solo infinitamente stupida… Ma non preoccuparti: è stato proprio per compensare questa tua abissale mancanza sono stata creata io! ^_^

Super gaia. Prima di tutto, penso di dover specificare una cosa: non volevo assolutamente offenderti definendo “commenti-flash” le tue recensioni. Davvero, era l’ultima cosa che mi passava per la testa. Anzi, come ti ho detto, le apprezzo tantissimo. Spero tu non abbia frainteso e capito il contrario. Ah, e per quanto riguarda la storia: mi sforzerò con tutta me stessa per rendere i prossimi capitoli migliori dei precedenti! Spero che continuerai a dirmi cosa ne pensi! ^_^

Nightmare. Tu sei uno stronzo perché sai perfettamente come prendermi. Questo è il succo di questo mio ringraziamento, ma ora scendo nei particolari: tu mi riempi di complimenti favolosi, a stento comprensibili da mente umana; mi esalti come se fossi un dio della scrittura (facciamo una dea, su: accresciamo la mia autostima gratificando un poco la mia ignota femminilità); mi consideri un essere coltissimo e intelligentissimo; mi, dici, addirittura, che arrivi a nutrire dei complessi di inferiorità nei miei confronti, e poi… e poi mi distruggi in una partita a dama! Ma porca vacca! Sono io che nutro dei complessi di inferiorità nei tuoi confronti! Perché tu hai il talento necessario per diventare molto più bravo di me a scrivere: hai tutto il tempo occorrente per far sì che avvenga e anche tutta la passione necessaria. Mentre la mia logica resterà sempre più asciutta di una prugna secca (questo termine ti ricorda qualcosa?)! E’ per questo che sei uno stronzo! E quello che mi fa arrabbiare è che ti voglio anche un sacco di bene, quindi non riesco a detestarti davvero! E, comunque, anche se ci riuscissi, basterebbe leggere i tuoi commenti per farmi subito cambiare idea… veramente, è a me che non vengono le parole adatte per dirti, quanto, ogni volta, tu riesca a rendermi fiera di me stessa, di come sono, di quello che so in grado a fare. Tu mi dai… si, mi dai una continua ed eterna fiducia nelle mie capacità. E non solo! Non solo questo: è come se, solamente perché tu lo pensi, io diventi una persona un pochino migliore. E anche se non lo sono… il fatto che tu ne sia assolutamente convinto rasserena molte delle mie giornate. Per me, Fede, tu sei e sarai sempre un barlume di speranza. E un giorno vedrò di ricambiare il favore, in qualche modo. ^_^

Sabry. Considerando l’affetto incontrollabile che nutri nei confronti di Harry, ti farà piacere sapere che nella stesura originaria sia lui che Ron erano entrambi deceduti molto prima che la storia iniziasse. Del resto, ho pensato che potessero essermi utili… e in effetti più avanti avranno un ruolo decisamente attivo. Inoltre Ron, tutto sommato, a me piace discretamente. Anzi, a ben vedere, è uno dei miei personaggi preferiti. Harry no. Harry proprio no: Harry resta vivo solo perché è una personaggio abbastanza interessante e abbastanza utile ai fini della storia. Se non fosse per questo la sua sorte, da parte mia, almeno, sarebbe irrimediabilmente segnata. Questo sempre per l’avversione profonda che nutro verso di lui da quando ho letto il Quinto libro. C’è anche da dire che voci di corridoio affermano che nel sesto migliora… Mah, chissà! Aspettiamo e speriamo. Tornando a noi, sono felicissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto, specie considerando tutti i motivi per cui ti è piaciuto. E a proposito di uno di quelle, posso permettermi di anticiparti in esclusiva che Hermione avrà altre occasioni per complimentarsi con Draco e, in molte di quelle, lo farà senza riserve. Per quanto riguarda i cambiamenti tanto attesi… beh, già in questo capitolo ne abbiamo uno sostanzioso. Ma non preoccuparti: quando arriva qualcosa a sconvolgerti la vita l’effetto valanga è assicurato. Penso proprio che molto presto Draco si renderà conto di non poter far a meno di venirne travolto. E a quel punto… beh, a quel punto iniziano i giochi, no? ^_^

Electra 36. Allora… per cominciare apprezzo la sincerità. Non posso dire di aver gradito eccessivamente il commento, anche perché sinceramente non ho capito molto bene cosa volessi dire, ma sicuramente apprezzo la sincerità. Comunque una spiegazione mi sembra d’obbligo: hai detto che le date e l’orario confondono. Beh, può essere. Voglio dire: è relativo. Comprendo perfettamente che possano avere quel tipo di effetto, ma in certe parti mi sono enormemente utili. C’è anche da dire che questa storia in particolare la volevo scrivere con uno stile e un metodo completamente diversi dal mio, che trova la sua esasperazione in You are my angel. Ad ogni modo terrò presente il tuo punto di vista la prossima volta che deciderò di scrivere una fanfiction. Secondo punto che posso comprendere: ti aspettavi una storia d’amore. Lo capisco. Una Draco/Hermione fa’ presupporre una storia d’amore, e, tra l’altro, la mia fanfction lo è. Ma io ho ribadito tantissime volte che per farla ingranare ci sarebbe voluto tempo. L’ho ripetuto fino allo sfinimento. Se, pur sapendo questo, ti aspettavi comunque una storia d’amore sin da subito palese ed esplicita… beh, non posso che dire che mi dispiace. Gli altri due punti purtroppo sono quelli che mi hanno impedito di apprezzare il commento in sé. Non intendo dilungarmi eccessivamente per spiegartene la ragione, dico solo che non mi serve un motivo per decidere quando e dove inserire certi capitoli che renderanno la mia storia legittimamente una NC17. E se con incompleta intendevi inconcludente, allora posso solo dire che l’ho concepita in un insieme: può darsi che i singoli capitoli non portino a nulla e, forse, questo è un errore. Anche io in certe mie storie ho cercato di dare un senso a se stante in ogni capitolo. Per questa non è così… se ti aspettavi che lo fosse, allora posso dire con rammarico di averti delusa. Se con incompleta intendevi precisamente incompleta… allora mi sembra non ci sia nulla da dire, dal momento che mi trovi d’accordo: siamo solo al sesto capitolo, la fine è ancora lontana. Nel caso in cui deciderai di continuare a leggere questa storia e troverai da biasimarmi altre cose, non avere timore o remore di farlo; del resto, io mi prenderò il diritto di risponderti. Spero che la prossima volta, se ci sarà, il tuo commento sarà costruttivo dal punto di vista di entrambe.

Clo87. Già, cominciamo a svelare i primi misteri! Sono anche io piuttosto elettrizzata dalla cosa! ^_^ Per quanto riguarda Harry e Ron, ti capisco perfettamente: si sono comportati veramente da cani. O meglio, ho fatto in modo che si comportassero veramente da cani… non posso certo spogliarmi della mia parte di colpa: in quanto autrice, ho almeno il 50% della responsabilità. Ma l’altro 50% è tutto loro! E comunque non preoccuparti: avranno quello che si meritano. Eh eh. Ih ih. Ok, basta: anche io devo proibirmi di viaggiare con la fantasia. Altrimenti succede una catastrofe! Per quanto riguarda Hermione, invece, la questione è un po’ più complicata e si svelerà un po’ più avanti. Per ora si può solo aspettare.

Mikki. Credo che esistano poche cose al mondo che mi mettano di buon umore come leggere i tuoi commenti! Veramente: è qualcosa di estremamente confortante e straordinariamente rilassante! A parte il fatto che mi riempi di complimenti (il più dei quali ingiustificati, tra l’altro – ma graditissimi dalla mia autostima! ^_^) scrivi sempre delle cose meravigliose su tutto quello che scrivo. Ma, devo dirtelo, la cosa che mi ha fatto più piacere del tuo ultimo commento è stato il tuo apprezzamento nei confronti di Blaise. Sei proprio una gran donna! (Passami l’espressione piuttosto grossolana, ti prego.) Hai capito esattamente il suo carattere, e questo è oggettivamente ammirevole, ma dal mio punto di vista è ancora più ammirevole – oltre che assolutamente strabiliante – che tu l’abbia trovato esilarante! Per me è stata una grande vittoria morale: ci ho scommesso un po’ sul suo personaggio e sono felicissima di averlo fatto, se questo è il risultato. Se, cioè, ne viene fuori un commento come quello che gli hai riservato. Per il suo ruolo nella vicenda, posso dirti che esso avrà grandissima attinenza col suo carattere: Blaise è chiaramente un manipolatore, un ragazzo scaltro, ma insensibile, di eccezionale perspicacia, ma scarsa profondità di sentimenti. Da una parte è estremamente ricco di tutto, dall’altra è estremamente povero. Se vogliamo, è straordinariamente equilibrato. Del resto è anche ambiguo. E ambiguo lo rimarrà anche in quanto guida: sarà, come è già stato, indispensabile per far sì che si solidifichi l’amicizia tra Draco e Hermione, questo è vero. Ma ricordiamoci che è Blaise Zabini. Da lui, ci si può aspettare qualsiasi genere di sorpresa. Silente secondo me è favoloso e Draco, volente o nolente, per lo meno apprenderà che è un po’ più di un vecchio rugoso… anche se un vecchio rugoso lo resterà comunque! ^_^ Felicissima che le parti “malinconiche” ti questo capitolo ti abbia emozionato: ci tenevo tanto. Infondo, se vogliamo, è attorno a certe questioni che qui sono state accennate che ruota tutta la storia e sapere che colpiscono, che emozionano, rende orgoglio di se stessi, non ti pare? Mi hai fatto anche altre importantissime domande, ma mi riservo di risponderti più avanti: specie a te e a quelli che come te riescono a intuire già da ora parecchie chiavi di lettura interessanti, non voglio proprio rivelare più dello stretto indispensabile. Ti dico solo che hai centrato il punto. Se riesci a capire cosa intendo, potresti anche essere a un passo avanti a me, che, per dirla tutta, sotto certi punti di vista è talmente confusa che non sa più come raccapezzarsi in questa valanga di sentimenti e emozioni che ha messo in messo!

Blackmoony. Oh, come capisco la tua sofferenza! Rivivo nelle tue pene le mie! Sento nei tuoi confronti un moto di comprensione e solidarietà immenso: se avrai bisogno di piangere per tutto il dolore che quell’oggetto magnifico e terribile (e spastico, naturalmente) chiamato “computer” ti provoca… ti assicuro che avrai la mia spalla. Non potrei mai negare conforto ad un essere umano che conosce il mia stessa angoscia! T_T Ok, detto questo, posso cominciare ad adorarti perché apprezzi il titolo che ho scelto per questa fanfiction! E’ semplicemente meraviglioso! E altrettanto meraviglioso è che anche tu gradisci Blaise! Non oso dirti quanto questo possa farmi piacere! Per non parlare del fatto che dici di aver cominciato ad apprezzare il pairing Draco/Hermione da questa fanfiction… insomma, una gioia immensa! Immensa! E poi, e poi: Jane Austen! Mi piace tantissimo e sono onorata, veramente onorata, di averti ricordato per un attimo il suo stile. Non è la mia autrice preferita, ma l’ho sempre ammirata per il suo modo di scrivere. Ah, e poi hai ragione tu, assolutamente: è Oltre Ogni Previsione. Non appena avrò un po’ di tempo correggerò tutto quanto. Ti ringrazio moltissimo anche per la fiducia e la tua considerazione per il mio stile (mi sono commossa, davvero): mi piacerebbe tantissimo diventare una scrittrice. Sarebbe bellissimo se ci riuscissi, ma penso che sarebbe ancora più bello se ci riuscissimo tutte e due. Che ne dici? E’ una bella immagine per il futuro, no? ^_^ Ah, e sono così contenta che trovi azzeccate le scelte delle canzoni a inizio capitolo! Ci metto notti intere a sceglierle! Ci sono dei momenti che è frustrante, perché mi sembra quasi che non potrei mai trovare una singola strofa adatta, ma poi, improvvisamente, ne trovo una che è talmente perfetta che penso che sia stata scritta su misura per quel preciso capitolo. Per concludere, vorrei dirti che non hai idea della gioia che mi ha procurato il tuo commento e spero che recensirai anche questo, il prossimo, quello dopo e quello dopo ancora… insomma, spero che mi seguirai nella scrittura di questa storia. Mi farebbe veramente smisuratamente piacere! ^_^

Dana. Draco fa quell’effetto anche a me! Alcune volte muoio dal ridere mentre scrivo certi pensieri… quell’ultima frase del quinto capitolo, per esempio, mi ha lasciato piegata in due per un paio d’ore. Giuro, una cosa incredibile! Temevo che fosse un’ironia incomprensibile, e invece, per esempio, a te piace. Sono proprio contenta! Ah, e poi anche io ero sull’orlo di una crisi di pianto quando ho scritto quello che Harry aveva detto a Hermione… veramente, mi si stringeva il cuore! T_T Ma non ti preoccupare: tutti i nodi vengono al pettine e Harry avrà molto più di quello che si merita. Mi assicurerò personalmente per far sì che avvenga! Oh, e mi dispiace tantissimo di non aver aggiornato tanto presto! Tra l’altro, non lo farò neanche per tutto Agosto, come ho spiegato all’inizio di questo capitolo. Spero comunque che commenterai, quando metterò on-line il prossimo capitolo. E anche questo, si intende: ho dato particolarmente sfogo alla mia demenzialità. Penso che apprezzerai! ^_^

Mel-chan. E’ così anche io e te abbiamo un sogno in comune! Mi fa enormemente piacere! Ma io non sono affatto così brava come dici! Assolutamente! Ed eppure penso proprio che non riuscirò mai a mantenere il mio proposito di non scrivere più fanfiction o storie di alcun genere: credo che sarebbe proprio impossibile, per me. ^_^ Perché, anche se in quel momento lo pensavo, non esiste niente che mi faccia stare bene quanto scrivere… niente. Comunque sono davvero, davvero contenta che trovi i miei pensieri tanto profondi quanto interessanti: è una cosa molto importante per me. E sono anche contenta nell’annunciarti che suppongo che il tuo desiderio di veder ammorbidirsi il rapporto tra Draco e Hermione si sia in parte concretizzato in questo capitolo. In parte, ti annuncio, si concretizzerà nei prossimi. E poi verrà anche l’amicizia, sicuramente: questo posso anticiparlo senza problemi. Dovete perdonarmi la nebulosità sulla faccenda “amore”: resto sul vago per pure ragioni scaramantiche. Come ho già detto un sacco di volte, infatti, neanche io so perfettamente come potrebbero andare le cose. D’altro canto posso anche assicurarti che Hermione e Draco vivranno un rapporto intenso, che non smusserà affatto il loro carattere, ma che permetterà molti di quei – come li chiami tu – rari momenti in cui i pensieri dell’uno verso l’altra siano di entità diversa dall’odio più profondo. E, magari, altri che invece siano addirittura vicini all’affetto. ^_^ Spero che saprai pazientare – ne sono sicura! – e quando li leggerai mi lascerai una tua impressione! ^_^

Bimba88. Ma non devi assolutamente scusarti! Commentare, prima di tutto, è un diritto, non un dovere: è già tanto, per me, che tu decida di farlo. E puoi permetterti di farlo quando vuoi! E poi sei sempre così gentile… sia nei miei specifici confronti che nei confronti della mia fanfiction. Sono veramente felicissima che ti piaccia e, all’occorrenza ti faccia ridere! ^_^ Per quanto riguarda Harry, come ho continuato a ribadire per tutte queste 4 lunghissime – e graditissime – pagine di risposta alle vostre recensioni, riceverà tutto quello che ha dato, con in più un bel po’ di interessi. E in quel momento esulteremo insieme! ^_^ Ah, e ti ringrazio moltissimo anche per aver difeso così strenuamente anche tu la mia storia. Sul serio… mi hai commosso! T_T In ogni caso, scusami per non aver aggiornato tanto presto: me la sono presa un po’ troppo comoda e a questo punto il settimo capitolo lo metterò a Settembre… mi spiace veramente. Cercherò, da quel momento in poi, di farmi perdonare. Ah, a proposito: com’è andata la famosa festa? Ti sei divertita?

Ithil. Oh, un’altra persona che apprezza Blaise! Fantastico! Ah, e poi ti sono piaciute molto alcune frasi in corsivo del dialogo tra Hermione e Ginny… bene, bene: siccome non ce ne sono poi molte ho capito più o meno a quali ti riferisci – credo – e mi ha fatto molto piacere leggerlo dal tuo commento. Infondo, per molte di quelle di sono stata su giorni interi! Più o meno da suicidio, si. E naturalmente sono felice del fatto che approvi la revisione che Draco fa della sua vita, sebbene tu preferisca un Draco meno… stupido? Beh, anche se non hai detto proprio questo, ho capito cosa intendevi e ti capisco. In un certo senso, spero di riuscire a mettere il Draco che dici tu un po’ più avanti, anche se naturalmente non sarà mai troppo sarcastico siccome in questa fanfiction il personaggio che possiede questa caratteristica in quanto principale è Blaise. Forse è anche per questo che ho deciso di dare un’inclinazione diversa al carattere di Draco: non volevo doppioni troppo evidenti. Del resto, per quanto ti possa sembrare strano, io sono abbastanza d’accordo con te sul fatto che Draco Malfoy stia decisamente bene quando indossa le vesti dell’altezzoso e sarcastico ragazzo strafottente. Mah, vedremo cosa ne verrà fuori da tutti questi propositi! Per concludere posso dirti che di dialoghi tra Draco e Silente ce ne saranno altri, e cercherò di renderli tutti esilaranti come hai trovato quello nello scorso capitolo. Dunque, grazie mille per i complimenti! E in bocca al lupo con la lettura di Harry Potter and the Half-blood Prince! ^_^

E… Marilia. Non so cosa dire. Potrei cominciare dicendo che non ho ricevuto tutte le tue e-mail (ne ho poco più di un paio nella mia cartella di posta) e quelle che ho ricevuto sono di… non lo so… quattro? Cinque mesi fa? Ma non è comunque questo il punto: il punto è che, come ho scritto proprio all’inizio di questo capitolo, per certi versi sono una persona discretamente cinica e immagino di apparire anche abbastanza fredda ne confronti degli altri. Perciò, sapendo questo di me, capisco che tu abbia pensato che io non ti abbia mai considerato mia amica. Però, vedi, le cose non stanno così. Sarebbe bello essere un tipo di persona che non ha bisogno di specificarlo, ma siccome non lo sono, sono pronta a specificarlo tutte le volte necessarie affinché i miei amici comprendano la loro importanza per me. Dico sul serio, Marilia, non è esistito un solo momento da quando mi hai contattato la prima volta in cui non ti ho considerato mia amica. Come non ne è esistito uno in cui non ti ho voluto bene. A dire il vero penso che sarebbe impossibile… mi hai sempre sostenuta, mi hai sempre incoraggiata, mi hai sempre resa orgogliosa di quello che scrivevo. Non vedo come potrei non volerti bene. Mi dispiace che tu abbia dovuto dubitarne e anche di non essermi fatta viva: anche se non ho ricevuto le tue e-mail avrei potuto comunque mandartene io qualcuna, per sentire come stavi. Spero che tu legga queste poche righe e accetti le mie scuse. In ogni caso, ancora una volta, grazie per essere presente. Per essere qui, insomma, ancora una volta, a leggere quello che scrivo. Sono davvero felice che la mia storia ti piaccia molto e, quando avrai tempo di commentarla, sarò davvero felice di leggere la tua recensione.
Spero di ricevere presto tue notizie, anche se in poche righe.
Un abbraccio forte, forte
La tua Silverwings

  
Leggi le 20 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: silverwings