Ebbene,
eccomi qui…
Non so se
devo definirmi in ritardo di una o due settimane, in ogni caso… sono in
ritardo!
Il punto è che sono un tipo particolarmente emotivo, per certi punti di vista
(per altri sono talmente cinica che mi faccio schifo da me) e dunque quando,
nei primi tempi che avevo messo on-line il capitolo precedente, mi è parso che
ci fossero poche persone interessate… beh, ho pensato di smettere di fare le
ore piccole pur di finire in una settimana una capitolo.
Mi son detta:
“Devi lavorare, devi fare i compiti, devi stare al mondo… almeno dormi quello
che ti spetta e prenditela comoda con gli aggiornamenti!”
Non è che io
volessi interrompere The Draco and Hermione’s Opera. No, no: semplicemente, siccome molti di
voi erano in vacanza (e lo sono ancora) e io stavo deperendo fisicamente e
mentalmente per mantenere un ritmo assurdo… beh, ho pensato di rallentare un
attimo.
Ma una cosa è
certa: mi scuso profondamente per quelli che invece hanno commentato e si
aspettavano un aggiornamento lunedì scorso (qualcosa come un lontanissimo 25
Luglio), non trovandolo e non sapendo come interpretare la cosa.
Chiedo venia!
Spero che
perdonerete i miei infantili capricci. ^_^
Nota
importante: l’aggiornamento del prossimo capitolo slitta al primo
settembre. Non un giorno in più, ma neanche uno in meno. Questione: vacanze in
montagna.
The
Draco and Hermione’s Opera
6° capitolo.
Il Quidditch, che passione!
*** *** ***
Hard times flowing
My eyes couldn’t see stars shining
My heart couldn’t feel the beauty of the rising sun
And I’m lost like a bottle that floats in the sea for ever
Will somebody pick up my hope?
Will somebody try?
Will I realize?
Un periodo difficile stava scorrendo
I miei occhi non riuscivano a vedere le stelle brillare
Il mio cuore non riusciva a sentire la bellezza del sole che sorgeva
E sono perso come una bottiglia che galleggia nel mare… per sempre
Qualcuno raccoglierà la mia speranza?
Qualcuno ci proverà?
Me ne renderò conto?
(Broken - Elisa)
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***
*** ***
Mercoledì
27 Novembre. Ore 22.44
Hogwarts. Stanza delle necessità.
« No. » Gli intimò duramente.
« No! » Ripeté. « Le zampe di rospo vanno aggiunte alla fine!»
Si portò una mano sulla fronte e prese a scuotere il capo con piccata
rassegnazione. « Perché sei così ottuso! »
Lo sguardo di Draco
Malfoy dardeggiò nella sua direzione, furente.
« Non rompere! » Inveì rabbioso.
« Se non mi dici le cose come diavolo pensi che io possa saperle! »
« Infatti te l’ho detto ieri. »
Gli ricordò incisiva, sostenendo il suo sguardo con un’espressione di assoluta
superiorità.
« Avresti dovuto ripetermelo
anche oggi! » La aggredì aspro, cercando goffamente di togliere le zampe
di rospo che avevano fatto in tempo a cadere nel miscuglio verdognolo che
borbottava nel calderone.
« Avrei potuto. »
Puntualizzò asciutta. Non c’era niente che avrebbe mai dovuto fare
se dal suo modesto punto di vista minava il loro percorso didattico. E
trattarlo come un decerebrato incapace di trattenere i concetti nella mente
rientrava precisamente nella lista di cose che l’avrebbero irrimediabilmente
minato. « Se continuassi a ripeterti quello che devi fare non riuscirai
neanche a svolgere uno dei mille passaggi di questa pozione. E al test finirai
per ottenere un risultato mediocre come la scorsa volta. »
« O non è mediocre! »
Sibilò Draco tra i denti, serrando la mascella fulmineamente, e diventando
livido per la collera. Assumendo, perciò, quel vago colorito da prugna gialla
rinsecchita di cui soleva appropriarsi piuttosto spesso in quel periodo.
« Devi memorizzare quello che ti
dico. » Lo ignorò risoluta, proseguendo nel suo ammonimento con tono
severo: « Questa volta possiamo fare più pratica, ma se tu non impari
subito la teoria possiamo anche evitarci la fatica. »
« O è un voto grandioso! »
Ribadì il Serpeverde, soffiando tra i denti e sventolando per aria il cucchiaio
che aveva in mano, con scatti bruschi e minacciosi.
« E è un voto grandioso. »
Lo zittì secca, sporgendosi verso di lui e strappandogli di mano il cucchiaio,
senza troppi complimenti. « E ora smettila di parlare e continua la
pozione.
Draco fu scosso da un
tremito di incontrollabile e incontenibile astio. Si limitò però a scoccarle
un’occhiata fiammeggiante, con la faccia di uno che le stava augurando di
morire in quell’istante per un infarto fulminante. Non fece altro. E si rimise
ad aggiungere i vari ingredienti.
Era la seconda volta che
rifacevano quella pozione. Ci avevano messo poco a imparare tutte le sue fasi,
ma perché avesse effetto doveva essere lasciata a riposo per due giorni. La
prima volta che avevano finito di prepararla, tre giorni prima, Draco doveva
essersi dimenticato di chiuderla ermeticamente. Indi, aveva preso aria. Indi,
era andata buttata.
Mentre lo osservava
mescolare burberamente ma correttamente il miscuglio fu contenta di considerare
per l’ennesima volta che la pozione restringente non era poi così difficile. Un
po’ lunga, forse. Ma fortunatamente non così difficile. Sarebbero
infatti riusciti a finirla l’indomani. In questo modo, per sabato sarebbe stata
pronta. E se anche allora Draco avrebbe avuto dei problemi o delle incertezze…
beh, allora avrebbe usato metodi drastici! In ogni caso, entro domenica sera
avrebbe debellato il germe del dubbio dalla sua testa. E lunedì avrebbero avuto
il test.
Un test che non sarebbe
potuto che andare magnificamente.
Chissà
che non riusciamo a finirla addirittura oggi, la pozione…
Si
rimangiò il pensiero non appena vide il Serpeverde
afferrare di nuovo le zampe di rospo.
« Va bene, basta così. » Lo
fermò prima che lui potesse lasciarle cadere nel calderone.
Draco sollevò lo sguardo
lentamente, guardandola con le sopracciglia inarcate e un’espressione sconvolta
stampata sulla faccia.
« Hai detto… basta? »
Domandò incredulo, restando con la mano pericolosamente a mezz’aria.
« Sei stanco, no? Basta così. »
Confermò inspirando profondamente, in tono conciliante. E si sporse nuovamente
in avanti, per prendergli dalle dita le zampe di rospo prima che queste
potessero cadere nel calderone. Ma questa volta lo fece con estrema gentilezza.
Non gliele strappò di mano: gliele tolse delicatamente. Quando si ritrasse,
notò appena lo sguardo che Draco le lanciò. Ancora più sorpreso. Ancora più
perplesso. E senza acidità o austerità, ma con disponibilità, aggiunse: « Ci
vediamo domani pomeriggio per finire la pozione, alla solita ora. »
A queste parole, il
ragazzo parve riprendersi facilmente dallo smarrimento improvviso che l’aveva
sorpreso – inspiegabilmente, tra l’altro. Dunque la informò seccamente:
« Domani ho gli allenamenti. »
Risedendosi
compostamente sulla propria sedia, aggrottò la fronte, risentita: era da una
settimana che non andava agli allenamenti. Cosa gli veniva in mente in quel
momento? Non avrebbe dovuto neanche pensarci. Un fondo di rigida disapprovazione
colse il suo sguardo: avrebbe dovuto pensare solo alla scuola. Tanto più che
era stata chiara quando lo aveva avvertito che non sarebbe più stata elastica
riguardo certe questioni: avevano una E da prendere! Non c’era proprio tempo
per altri sciocchi pensieri.
Per i suoi allenamenti,
poi, meno che mai.
« Mi spiace per te ma dobbiamo
lavorare. » Tagliò corto con fare spicciolo, evidenziando più che poté la
proprio inflessibilità al riguardo. Cosa che non le fu difficile, tra l’altro,
siccome il suo umore assunse l’indifferenza necessaria grazie alla rifiuto che
nutriva verso il Quidditch.
Cosa aveva di
entusiasmante il Quidditch?
Capiva che “Draco Malfoy
il megalomane” vi fosse particolarmente propenso. Ma perché proprio il
Quidditch doveva alimentare il suo già piuttosto corposo ego? Perché non il
reddito scolastico? Perché non un fan club in suo onore? Avrebbe potuto
chiedere a Pansy Parkinson di fondarne uno, no? E siccome avevano dato sfoggio
delle loro qualità di fabbricatori di spille, durante il quarto anno, ogni
membro del club non avrebbe potuto indossare la propria, per rendere omaggio
alla grandiosità di Sua Maestà Draco Malfoy? Così non avrebbe neanche dovuto
sforzarsi, no? Era, allora, una questione di smanie di potere? Forse brandendo
una scopa si sentiva particolarmente potente. Del resto c’era un limite a
tutto, persino alla presunzione di un uomo, no? O si trattava piuttosto di
ottusità? In quella Draco Malfoy non era secondo a nessuno. Forse, uno come lui
avrebbe anche potuto pensare di essere il padrone del mondo solo stando a
cavalcioni di una scopa.
Qualcuno, un giorno, le
aveva detto che il Quidditch era meraviglioso semplicemente per le sensazioni
che faceva provare. Ma come ipotesi, dal suo punto di vista, andava scartata a
propri. Perché lei non trovava per niente emozionante volare.
Non
che quello che fai tu sia proprio volare, Hermione.
Zittì la sua fastidiosa
voce interiore: lei sapeva volare! Era la sua stupida scopa che non ne
aveva mai la benché minima intenzione! Si sollevava appena da terra, quella
sciocca! Ed eppure era migliorata in quegli anni: esercitarsi da sola aveva
permesso al suo record personale di crescere da 73 a ben 89 cm! Piccoli passi
verso un grande traguardo, naturalmente. Un traguardo siglato: 1 m.
Sicuramente un giorno
l’avrebbe raggiunto.
Giacché, fino a prova
contraria, si chiamava Hermione Granger.
« Scordatelo! » Si ostinò Draco
grugnendo e incrociando le braccia sul petto con fare irremovibile.
« Abbiamo una partita tra meno di una settimana! »
Quel tono quanto mai
irritante e arrogante, apparve alla sue orecchie di una pericolosa serietà. E
la serietà era sempre stata il suo punto debole.
Fece roteare gli occhi
al soffitto e scosse il capo, traendo un lungo sospiro, in presa ad un
improvviso travaglio interiore. Una travaglio che sapeva benissimo come sarebbe
finito…
Di
quello che stai per fare te ne pentirai amaramente, Hermione.
« Va bene, ho capito. » Gli
concesse stringendosi fiaccamente nelle spalle e ignorando ostinatamente quella
saggia vocina dentro di lei che la avvisava di non fare quello
che stava facendo. « Vai pure a questi benedetti
allenamenti. »
Infondo, permettere a
dei deficienti di coltivare la loro assurda passione per il Quidditch, mettendo
da parte le sue priorità e i suoi progetti, era la storia della sua vita, no?
Uno in più, uno in meno,
che differenza faceva?
« Sul serio? » Domandò sconvolto
il ragazzo, strabuzzando gli occhi e ritraendosi leggermente per la sorpresa.
Inarcò un sopracciglio
con fare stizzito. Pensava forse che avrebbe dovuto pregarla in ginocchio?!
Offesa per la scarsa considerazione che quell’idiota aveva per la sua
intelligenza, cominciò a sistemare le sue cose. E cominciò anche a raccattare i
suoi libri sparsi sul tavolo, mettendoseli sotto braccio. Incastrandoli in una
composizione perfetta e bilanciata che le permetteva di tenerli portentosamente
in equilibrio. Miracoloso gesto che lasciò ancora più sbalordito il ragazzo
ancora seduto di fronte a lei.
« Se anche venissimo qui, la tua testa
sarebbe comunque al campo. » Si giustificò distrattamente, prima di
precederlo verso la porta. Quando vi fu giunta, lo salutò con un breve gesto
del capo. « Questa sera continua a studiare “L’unico manuale per maghi
autodidatti”. A domani. »
E varcò la soglia della
Stanza delle Necessità, richiudendosi la porta alle spalle.
Da quel momento, se la
prese estremamente comoda per raggiungere la Sala Comune.
Mise un passo dietro
l’altro con tutta la calma di cui disponeva. Prendendosi tutto il tempo che poteva
per sollevare da terra ogni piede che vi premeva sopra. Sembrava quasi
rilassante. O almeno lo sarebbe sembrato se non avesse avuto appresso il peso
di una decina di volumi da 800 e passa pagine. Non che fossero davvero
pesanti. Era solo che alle dieci e mezza di sera persino un fermaglio per
capelli poteva risultare insopportabilmente gravoso da portare. Specie quando
era stravolta.
E lei era
stravolta.
Giunse comunque sana e
salva di fronte al ritratto della Signora Grassa, a cui non sfuggì di chiederle
la parola d’ordine. Non appena disse:
« Frappè alla banana con panna
montata. »
Il quadro ruotò sui
cardini e le permise di entrare.
Quando varcò la soglia
dell’ingresso, del resto, ad attrarre la sua attenzione non fu la porta quanto
mai invitante del dormitorio femminile, bensì la sagoma inconfondibile di
Neville, seduto su uno dei divanetti davanti al fuoco con in mano un grosso
volume – probabilmente di Erbologia – che sfogliava nervosamente. Quando il
ragazzo sollevò lo sguardo e la vide, abbozzò un sorriso stupito, in saluto e,
timidamente, ammise:
« Oh, ciao Hermione. Non pensavo di vederti a
quest’ora… »
« Ero a prepararmi per il test di
lunedì di Pozioni. » Replicò fiocamente, afflosciandosi su una delle
poltrone di fronte a Neville. La sensazione improvvisa di essere sostenuta da
qualcosa che non fossero il suo scheletro osseo e i suoi muscoli si rivelò
qualcosa di libidinosamente appagante.
« Eri… ehm… con Malfoy? »
Bofonchiò il compagno, cercando di non incrociare il suo sguardo. Per non
mostrarle, probabilmente, la già più che evidente avversione che gli procurava
il solo pronunciare il nome del Serpeverde.
Neville non era il tipo
di persona che nutriva rancore ingiustificato per una persona. Quello che
nutriva per Draco, infatti, era ampiamente plausibile. Con quella sua ultima
uscita un mesetto prima quel cretino si era definitivamente guadagnato l’astio
di una delle persone più dolci sulla faccia della terra. E comunque, ben gli
stava! Sapeva giustificare tutto. Tutto. Ma non una qualsiasi delle
sciocche ragioni che avevano spinto Draco Malfoy a prendersela con Neville!
« Già, con Malfoy. » Sospirò
sommessamente, riavviandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie. C’era un
solo giorno della sua vita non speso a studiare insieme a quel ragazzo,
nell’ultimo periodo? No. Ma questo era ovvio. Perché, per quanto fosse
imperdonabile e arrogante, Malfoy andava assolutamente messo in riga con
un giusto metodo di studio. « Nell’ultimo compito ha preso un voto
scandaloso. Studiando di più stiamo cercando di raggiungerne uno
soddisfacente. »
« Oh, e cosa ha preso? » Chiese
Neville, ritornando a cercarla con gli occhietti scuri, grandi e curiosi.
« O. »
« Ah. » Proruppe solo il ragazzo, in
una voce vagamente smorzata, ritornando a puntare lo sguardo in qualsiasi
direzione tranne che nella sua. Anche più ostinatamente di prima, se possibile.
Lo scrutò attentamente,
non capendo. Notato il rossore sulle sue guance, si affrettò immediatamente a
spiegarsi meglio:
« Oh no, Neville! Guarda che O non è
un voto brutto. E neanche A e S sono… ehm… » Cercò il termine più adatto,
indicendo una lotta brutale contro se stessa. « … così
brutti. » Scosse il capo e le mani con decisione, cercando di apparire il
più convincente possibile. Ma l’imbarazzo del compagno era addirittura
palpabile. Trasse dunque un lunghissimo sospiro e aggiunse, con enfasi:
« E neanche D. »
Beh, insomma, D fa un
po’ schifo…
Fece violenza su di sé
per non dire quello che la sua ignobile mente stava pensando.
Se anche era vero che
dal suo punto di vista D non era neanche considerabile un voto prendibile, era
comunque vero che c’era solo una persona oltre a Hagrid che gli sembrava più
giusto misurare con un altro metro. E questa era Neville. Perché lui aveva
un’intelligenza tutta sua. Lui, con quella goffa gentilezza che si scioglieva
nell’aria come un odore di pane appena sfornato. Lui, che era forse l’unica
persona, oltre ad Hagrid, appunto, che si permetteva di vedere completa anche
senza che dovesse occuparsi troppo dello studio. Ma forse era così anche perché
Neville non aveva mai rinunciato a dimostrare quanto si potesse riuscire,
seppur goffamente, a ottenere qualcosa.
Per quanto riguardava
Malfoy, invece, l’avrebbe misurato col suo metro finché sarebbe campato!
« Oh… no… » Cercò di dire
Neville sforzandosi enormemente per sembrarne assolutamente convinto. E, ne
convenne, riuscendoci. Almeno nel suo immaginario. « Hai ragione tu… ti
impegni così tanto… lui dovrebbe cercare di andare meglio. »
« E’ esattamente quello che
intendevo! » Convenne con trasporto, quasi frastornata dall’idea che
qualcuno potesse comprendere la sua visione delle cose.
L’aveva detto che Neville aveva un intelligenza tutta sua! « E’ una
cosa lampante, ti sembra? »
« C-certo. » Balbettò il
Grifondoro, piuttosto impacciato, prendendo ad annuire meccanicamente.
No, decisamente non
comprende la mia visione delle cose…
Il suo piccolo sogno si
infranse ancora prima di aver preso concretezza. Nell’atto di chinare il capo
in un singhiozzo sconsolato, notò finalmente il tavolino ingombro di libri che
li separava. E improvvisamente il senso di orgoglio per averlo visto leggere un
libro a dispetto dell’orario si tramutò in un terribile presentimento.
D’altro canto, prima che
lei avesse potuto chiederne conferma, si sentì il ritratto della signora grassa
sollevarsi e in quell’istante la voce sarcastica di Ginny dire:
« Dopo di lei, vostra grazia. »
Udì Dean risponderle in
tono vividamente seccato:
« E piantala con questa storia! »
E poi lo vide entrare per primo nella sala, pesantemente, con un’espressione
cupamente irritata e tutti gli abiti infangati.
Un sopracciglio si prese
la libertà di inarcarsi alla vista del sudiciume che il ragazzo lasciava sul
pavimento e sui tappeti ad ogni passo. Tuttavia, prima che anche le sue corde
vocali decidessero di vibrare per lui, in un concerto di aspro rammarico, Dean
sollevò una mano davanti a sé, scosse il capo, e grugnì:
« Niente prediche, Hermione. »
Questo bastò per far
cessare qualsiasi atto autonomo da parte di qualsiasi parte del suo corpo.
In compenso, prima di
dileguarsi sopra le scale che conducevano al dormitorio maschile di Grifondoro,
Dean lanciò uno sguardo molto poco lusinghiero all’indietro, da Ginny. Come per
farle sapere che, qualsiasi cosa fosse successo, la parte lesa e offesa era
indubbiamente lui. Di tutt’altro avviso le parve l’amica, quando si diresse con
lo sguardo perplesso verso di lei. La rossa era infatti rimasta in piedi, a
pulirsi freddamente il fango dalla faccia. Con un’espressione di inquietante
ostinazione e visibile tensione dipinta sul viso contratto.
Dopo aver accortamente
appreso da un svelta occhiata che Neville non avrebbe mai spezzato il silenzio
opprimente che si era venuto a creare nella sala – e che era intervallato solo
dai suoni stagnanti del fango che veniva schizzato ovunque – seppe con
precisione che il gravoso compito sarebbe spettato a lei.
Esitò per qualche
attimo, pensando a cosa dirle. Dunque, cautamente, le domandò:
« Ehm… che è successo? »
Ginny lasciò perdere la
pulizia nel giro di un nanosecondo e le lanciò uno sguardo che definire
corrosivo sarebbe stato un indebito eufemismo. Trovò molto difficile non
sciogliersi al calore rovente delle fiamme che gli occhi vagamente blu della
ragazza presero a emanare:
« Avevi proprio ragione,
Hermione! I ragazzi diventano tutti dei grandissimi idioti quando si parla
di Quidditch! »
« Ah… si? » Si lanciò uno
sguardo di intesa con Neville, che lo accolse con complicità, avendo tuttavia
la grazia di non sentirsi tirato in causa. Si sollevò al pensiero che,
fortunatamente, al mondo non tutti erano tanto egocentrici da pensare che ci si
stesse necessariamente rivolgendo a loro.
Fu invece in qualche
modo assolutamente certa che se ci fosse stato Draco Malfoy questi avrebbe
anche avuto il coraggio di sentirsi interpellato in prima persona.
« Sì! » Sbottò alterata Ginny,
sedendosi pesantemente accanto a lei. « Oggi agli allenamenti ci hanno
detto che la partita che avremmo avuto tra un mese contro Tassorosso è stata
anticipata tra neanche due settimane! E quel cretino…. » E con
cretino intese perfettamente a chi si stava riferendo. « … mi ha costretta
a stare fino ad adesso ad allenarmi! » Il processo di surriscaldamento
dell’ambiente circostante aumentò di pari passo al processo di autocombustione
cui in quel momento era soggetta Ginny. « Ma non è finita! » Stridé
infatti istericamente la rossa. La sua faccia spaventosamente bordeaux. Le gote
quasi violacee. « Ha avuto pure il coraggio di dirmi che se vogliamo
vincere devo impegnarmi di più, perché così come sono possiamo anche
scordarcela la coppa! » Ci fu un picco di rabbia e sdegno incredibilmente
violento. « Ha detto a me di impegnarmi di più! Ha detto a me
che non vado bene! Che razza di essere sfacciato, arrogante, presuntuoso e
stupido! Che razza di idiota! »
Quando ebbe terminato di
definire il suo ragazzo, Ginny aveva il fiatone.
« Certo, hai perfettamente
ragione. » Le posò prontamente una mano sulla spalla, in segno di assoluta
comprensione. Dentro di sé, del resto, liquidò la questione come già vista e
già sentita. Perché aveva qualcosa di straordinariamente famigliare
quell’immagine. Nella sua testa, in effetti, ce n’era una uguale che aveva come
protagonista Oliver Baston. E questo dovette contribuire non indifferentemente
ad essere un po’ troppo magnanima nell’elargire a Dean la giusta accusa: « E’
stato proprio uno sciocco. »
« E’ stato molto peggio
di uno sciocco! » Schioccò con la lingua Ginny, lanciandole
un’occhiataccia. E poi, con un’immensa sofferenza dipinta sul viso, volgendo
gli occhi al soffitto, esclamò con teatrale disperazione: « Ma perché, perché
sto con un simile pezzo di deficiente! »
Non che una simile
domanda richiedesse una risposta. Egualmente, Neville pensò fosse doveroso
dargliene una:
« Perché ti piace molto? »
Ginny divampò come un
calderone, mentre lei sorrise impercettibilmente.
Solo quando il calore
che le imporporava le guance diminuì un poco, ebbe la forza di storcere le
labbra in una smorfia, tra l’imbarazzato e lo stizzito.
« Parlare con voi di queste cose è
avvilente… » Mugugnò sommessamente.
« H-ho detto qualcosa di
sbagliato? » Si preoccupò Neville non sapendo bene come interpretare
quell’affermazione. Qualcosa di sbagliato? Ah no, proprio no, non c’era nulla
di più giusto.
« No, è che… » Brontolò Ginny
incrociando le braccia sul petto con aria ostentatamente offesa. « …
dicendo così, mi fai scappar la voglia di essere arrabbiata con lui. »
« Ed è… un male? » Esitò Neville,
confuso, con la fronte corrugata nello sforzo di comprendere la situazione
assolutamente inesplicabile.
Il suo sorriso si
allargò sul viso, mentre Ginny scuoteva il capo vergognosamente.
Naturalmente
era un male. Lavanda e Calì le avevano insegnato un sacco di cose sulla
vita di coppia tra un ragazzo e una ragazza. La parte del litigio era
fondamentale per assaporare il brivido di avere il coltello dalla parte del
manico e partire all’attacco con spietati piani d’assalto. Gelosia in primis.
All’inizio aveva pensato che potesse trattarsi di mancanza di autostima e
ricerca continua di capricciose attenzioni. Quando avevano negato, indignate,
se ne era proprio convinta. Del resto Ginny era troppo onesta con se stessa per
svilire una simile frivolezza.
Fatta da lei, per dirla
tutta, le sembrava solamente molto dolce.
« Va beh… » Sospirò ad un tratto
Ginny, profondamente, sollevandosi dalla sedia indolentemente e rivolgendo ad
entrambi un debole ma vivo sorriso. Uno di quelli che solo Ginny Weasley riusciva
a mostrare. Tra la concretezza e il sentimento. Tra l’ironia e la delicatezza.
Uno di quei sorrisi che facevano necessariamente nascere un sorriso a loro
volta. « Io me ne vado a letto. Voi che fate? »
Cercò di scambiarsi
un’occhiata con Neville, ma questi la scansò. Fece allora inevitabilmente
cadere gli occhi sul tavolo di fronte a lei, ancora coperto da pergamene e
libri dei più svariati generi. Il tragico presentimento che l’aveva scossa poco
prima si rifece nuovamente vivo.
« Noi veniamo tra un po’. »
Rispose istintivamente, facendo cenno a Ginny di salire per prima.
La ragazza se ne andò
stringendosi nelle spalle, senza questionare oltre. E non appena fu scomparsa,
lei si sporse verso il tavolo pieno di libri e di pergamene, e ne presa una in
mano. Intuì che il brevissimo gesto del braccio di Neville, in sua direzione,
rappresentava un segno di dissenso. Si prese tuttavia la premura di ignorare la
propria acutezza mentale, e, con essa, anche il debole tentativo di rifiuto del
ragazzo. Srotolò dunque la pergamena. Quello che si trovò davanti,
naturalmente, furono i compiti del giorno dopo per Trasfigurazione.
Infatti…
Sollevò lentamente gli
occhi, alla ricerca di quelli di Neville. Questi, impacciato, tenendo i propri
puntati sul pavimento, si affannò disperatamente nel giustificarsi:
« E’-è che non ho fatto in tempo a
finirli. »
Ritornò a osservare la
pergamena e ne lesse silenziosamente una frase. Quel tanto bastò per farle
prendere coscienza dello scempio di quel compito.
« E’ tutto sbagliato, vero? »
Domandò scoraggiato il ragazzo. Non gli disse nulla, ma temendo che il suo
sguardo gli rivelasse i suoi più sinceri pensieri lo tenne ostinatamente
premuto sul compito.
Del resto, magari
non era tutto sbagliato.
Magari…
« Ti manca solo
Trasfigurazione? » Domandò sapendo perfettamente che non era così,
considerando quante pergamene erano sparse sul tavolo.
« Mi mancano anche Storia della Magia
ed Erbologia. » Mormorò mortificato. Il colorito del viso sbiadito e le
mani tremule.
La
voce della sua coscienza non avrebbe avuto niente da ridire se gli avesse
augurato buona fortuna e se ne fosse andata a letto in quel preciso istante.
Obbiettivamente, era stravolta anche lei. E la sua vocina interiore la avvisò
per la seconda volta di non fare quello che stava per fare. Ma, per la seconda
volta, lei decise che era meglio non ascoltarla.
Rivolse
un sorriso amorevole al proprio compagno di Casa, e prese in mano una delle
penne sparse sul tavolo, intingendola dal calamaio.
« Tu te la puoi cavare da solo a
Erbologia, vero? »
« Oh no… » Biascicò Neville,
scotendo il capo. « No, non devi aiutarmi! »
« Io voglio aiutarti. »
Lo corresse prontamente. Proprio perché Neville era il tipo che non
gliel’avrebbe mai chiesto, ma che, in una situazione come quella, avrebbe
trovato alzato nel vano tentativo di rimediare alle proprie mancanze, lei voleva
assolutamente aiutarlo. « E poi faremo in fretta. Sono sicura che
qui non c’è poi molto da correggere. » Mentì indicando la pergamena di Trasfigurazione.
« E storia della magia la faremo insieme. »
« Oh, ma tu sembri così
stanca… » Gemette Neville, quasi sull’orlo di una crisi di pianto. Si
chiese se fosse perché, probabilmente, neanche se fossero rimasti alzati tutta
la notte sarebbero riusciti a finire tutto quello che c’era da fare. O se
piuttosto fosse perché si sentiva commosso.
Da parte sua, stanca lo
era sul serio.
Del resto, per quanto
sfibrante fosse dare lezioni a Draco, non era comunque avvilente: a dispetto di
quanto potesse sembrare strano, lui non era così stupido. Era particolarmente
ottuso, ma si poteva quasi dire che le cose le capiva quando gliele si
diceva.
Era, forse,
intelligente. Cosa che le impediva di raggiungere davvero la soglia
dell’esaurimento nervoso e fisico. Era, quasi, addirittura più appagante che
provare a far capire le cose a qualsiasi altro. Qualsiasi altro che non le
avrebbe capite, forse, come le capiva lui.
Era sicura che se
l’avesse detto a Ginny non avrebbe per niente approvato. Avrebbe detto che sembrava
quasi che non si stesse riferendo a Malfoy. Eppure lei non ci poteva fare
niente. Se una persona è intelligente non lo si può negare, no? Anche se è un
Serpeverde, cosa cambia? Nessun Serpeverde della scuola era fatto in serie. Per
esempio, Malfoy aveva un arroganza insuperabile da chiunque. E Pansy Parkinson
aveva la prerogativa di essere l’essere più sciocco e irritante della scuola.
Ma anche Lavanda e Calì si impegnavano spesso per essere stupide. Insomma, le
persone erano fatte di decine di sfaccettature diverse. Se Malfoy aveva quella
dell’intelligenza… per quanto questa fosse limitata dalla sua grettezza
mentale, dai suoi pregiudizi, dai sul orgoglio, dal suo ego, dalla sua
presunzione, dalla sua arroganza, dal suo modo di fare, dalla sua idiozia e
dalla sua ottusità… beh, lei non poteva negarlo.
E’
una questione di equità.
A ognuno andavano
riconosciute le proprie qualità.
« Oh, avanti, finiremo senz’altro
prima di mezzanotte! » Esclamò energicamente, rivolgendo a Neville uno
sguardo incoraggiante, senza lasciargli il tempo di replicare, e scongiurando
mentalmente le sue palpebre di non giocarle brutti scherzi.
Dopodiché si misero a
studiare.
A mezzanotte,
naturalmente, il tema per Ruf era composto ancora da una lunghissima pergamena
bianca.
***
*** ***
Giovedì
28 Novembre. Ore 15.30
Hogwarts. Giardino.
Come fosse riuscito a
strappare a Hermione Granger il consenso di partecipare all’allenamento di
Quidditch, questo era ancora un mistero per lui.
Del resto, più ci
rifletteva, più si convinceva che gran parte del merito fosse dovuto al
carattere di quella ragazza. Un carattere che definire solo odioso, a quel
punto, non era più sufficiente. Era, forse, anche bizzarro. Anzi… principalmente
bizzarro. Sicuramente odioso, ma principalmente bizzarro. Una cosa che non
necessariamente doveva essere positiva. Anzi, considerando il soggetto in
questione, assolutamente non lo era. La sua capacità di fargli saltare i
nervi con la stessa facilità con cui Piton avrebbe tolto punti a un Grifondoro
restava immutata. La sua stessa faccia aveva ancora qualcosa di inopinatamente
rivoltante.
Ugualmente, quel suo
carattere incomprensibile gli pareva in quel momento principalmente bizzarro.
« In questi giorni ti trovo meglio,
sai! » Considerò ad un tratto Theodore, mentre si incamminavano insieme
verso il Campo di Quidditch.
Si girò a guardarlo,
contrariato.
« Prego? » Domandò inarcando le
sopracciglia, leggermente risentito.
Il compagno,
probabilmente non capendo la sua sorpresa, cercò di spiegarsi:
« Beh… mi sembri meno intrattabile… »
« E quando mai sarei stato intrattabile?
» Domandò innervosendosi, inarcando le sopracciglia e guardandolo in tralice.
Lui? Intrattabile?
« Direi almeno tutto questo ultimo
mese. » Rispose spontaneamente Theodore, mettendosi le mani nelle tasche dei
pantaloni, e stringendosi nelle spalle.
« Ti è sembrato male! » Dettò
caustico, lanciandogli un’occhiata indispettita. Lui non era
intrattabile! Al massimo, la costante vicinanza con Hermione Granger lo aveva
reso un tantino irascibile. E comunque, se anche fosse stato vero, certo non
era a causa del suo carattere!
« D’accordo. » Gli concesse Theodore
senza questionare oltre ma senza neanche sforzarsi di sembrarne convinto.
« Mi sarà sembrato male. »
Non fece in tempo a
indispettirsi per l’atteggiamento del compagno che un ragazzo con evidenti doti
da teleporte gli comparve improvvisamente al fianco, mormorando bassamente:
« Allora, oggi ancora ripasso per la
pozione restringente? »
Lanciò un’occhiata
infastidita a Blaise, che lo fissava con il suo sguardo pungente e
sgradevolmente ironico.
« Non la vedi la scopa? »
Replicò acido, sventolandogli la sua Firebolt nuovo modello davanti alla
faccia. La sua meravigliosa Firebolt nuovo modello. Più leggera. Più affusolata.
Più maneggevole. In una parola: il meglio.
« Oh, già! » Esclamò Blaise con
un sorriso innocentemente fasullo. « Hai pure indosso quella ridicola
divisa. Avrei dovuto accorgermene. »
« Non è ridicola! » Gracchiò
brusco, ritraendo la mano e stringendosi al petto la sua adorata scopa.
Firebolt e divisa da Quidditch non andavano derise. E neanche la marmellata
all’arancia!
« Beh, comunque mi fa piacere: a
quanto pare Hermione Granger ha allentato un po’ il cappio. » Rincarò
Blaise, lanciandogli una sfuggevole occhiata di languido compatimento.
Socchiuse gli occhi a
due sottili fessure, lanciandogli uno sguardo glaciale.
« Prova un po’ a ripetere quello che
hai detto. »
Blaise, con una calma e
una naturalezza agghiaccianti, cominciò a ripetere tranquillamente quanto aveva
detto, lettera per lettera:
« A quanto pare Her- »
« Era per dirti di tacere! »
Stridé con i nervi già rovinosamente in pezzi, masticando le parole con tutta
la brutalità con cui avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. Quanto era
insopportabile quel ragazzo! Quanto!
Blaise da parte sua si
zittì, regalandogli in cambio un sogghigno estremamente divertito.
Hermione Granger non gli
aveva messo nessun cappio intorno al collo! Se, e andava sottolineato, se
mai qualcuno gli aveva messo un cappio intorno al collo, quello
era stato lui stesso! Di sua spontanea volontà! Per una serie di ragioni
private che non avevano nulla a che vedere con al prepotenza di quella
fanatica!
« Quell’isterica non ha alcun potere
su di me! » Si ritrovò a puntualizzare con fervore, pestando i piedi in
terra con più foga.
« Ma dai, Draco, non dirmi che ce
l’hai ancora con lei! » Intervenne Theodore, spalancando gli occhi per la
sorpresa.
« E perché non dovrei?! »
Hermione Granger restava il primo nome sulla sua lista nera! L’arpia che lo
aveva schiavizzato! Anche se, naturalmente, era stato lui che
gliel’aveva lasciato fare.
« Oh, Draco! » Sbuffò con
esasperazione Theodore, gesticolando ampiamente con le mani. « Ti ha
lasciato andare agli allentamenti! E’ stata gentile! »
« Assolutamente no! » Smentì
con impeto, indignato. Gentile? Quella lì? Quella sottospecie di irritante
maniaca depressiva? Quel mostro travestito da sgorbio? Ma assolutamente
no!
Theodore però sembrava
particolarmente deciso a farlo simpatizzare con quell’idea. Con una
perseveranza quasi ammirevole tentò infatti di convincerlo del proprio
pensiero, accompagnandolo sin sotto le mura del campo da Quidditch. Di tutto
quello sforzo, tuttavia, solo Blaise parve trarne qualche vantaggio. Arrivò
infatti agli allenamenti con la testa spaccata in due dal buonismo e dalla
testardaggine di Theodore. Una combinazione assolutamente. Theodore, per
contro, tornò al castello sconsolato e abbattuto. Mentre Blaise, appunto, vi
tornò particolarmente divertito.
Per un attimo rimpianse
di aver incaricato Tiger e Goyle di stargli lontani fino a contrordine.
Quando finalmente
raggiunse l’interno del perimetro del campo di Quidditch, però, si sentì
finalmente risollevato: al suo interno era al sicuro. Al sicuro da Blaise, che
se ne teneva lontano quanto più poteva. Al sicuro da Theodore, che,
inspiegabilmente, stava discretamente sempre con Blaise. Al sicuro da Silente,
che era troppo occupato per recarsi lì in visita – anche se forse, in un picco
di acuta follia, avrebbe potuto decidere che un po’ d’aria fresca non gli
avrebbe fatto male.
Ma soprattutto al sicuro
da Hermione Granger, che mai nella vita avrebbe deciso di introdursi in quel
luogo senza i suoi stupidi compagni di casa.
Già, mai nella vita!
« Oh, Draco, non ci crederai! »
Ed ecco Adrian Pucey che
senza vergogna gli sorrideva con aria disponibile. Si chiese dove quel ragazzo
trovasse la forza di alzarsi al mattino, sapendo che la gente l’avrebbe
guardato in faccia durante la giornata. Non si sentiva tremendamente depresso
al pensiero?
« A cosa? » Domandò
distrattamente senza neanche sforzarsi di mostrare interesse per quanto gli
aveva detto.
Che interesse poteva
mostrare per un essere insulso come quel ragazzo, quando era a pochi attimi
dallo spiccare il volo? Cosa avrebbe mai avuto da dire di rilevante quella
presenza trascurabile che di buono nella sua vita aveva solo acconsentito a non
sostituirlo nella partita contro Corvonero qualora fosse riuscito ad andare a
quell’allenamento?
« Hermione Granger è qui! »
Per poco non si strozzò
con l’aria che, improvvisamente, si era solidificata in ghiaccio nella sua
gola. Quando sollevò lo sguardo, scandalizzato, la Grifondoro troneggiava
sorridente al fianco di Adrian Pucey.
« E-e tu cosa ci fai qui? »
Balbettò atterrito, additandola con una mano tremante e indietreggiando di un
passo, istintivamente. Cosa ci faceva lei, lì?!
Hermione parve non farsi
minimamente toccare dal suo atteggiamento e rispose tranquillamente:
« Ho chiesto al tuo capitano se
potevamo ripassare mentre giocavi e… »
« … e io ho detto di sì. »
Concluse orgogliosamente Pucey.
L’unico luogo in cui
sentiva veramente in pace col mondo, in quella scuola… era stato impudentemente
infestato!
« Ma quale sì’! Brutto idiota! »
Strillò allibito. Come diavolo gli era venuta in mente una simile idea? Come?!
Per quanto fosse un grandissimo imbecille, non avrebbe mai pensato che avrebbe
avuto il coraggio di raggiungere quel livello di demenza mentale! E lo diceva
pure con orgoglio!
« Sarà un buon esercizio per la tua
concentrazione. » Spiegò pratico Pucey, incrociando le braccia sul petto e
venendo accompagnato dai gesti di partecipe assenso di Hermione.
Un buon esercizio per la
sua concentrazione?! Rafforzò la sua presa attorno alla Firebolt. Le nocche
delle mani divennero viola per la forza che ci mise. La sua sopportazione stava
raggiungendo il limite. Non appena l’avrebbe superato, non ci sarebbe stato più
nulla che avrebbe potuto salvare quell’incompetente fallito dalla sua atroce
vendetta. E naturalmente non avrebbe risparmiato neanche Hermione! Anzi,
sarebbe stato più spietato!
Tanto più che con lei
aveva diverse vendette arretrate da portare a termine.
« Allora? » Lo riportò bruscamente
alla realtà il capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, guardandolo
con un’espressione addirittura entusiasta di quell’idea.
« Allora cosa? » Si
infiammò all’istante. « Non farò assolutamente nulla di quello che voi
due… » Passò con lo sguardo da Hermione a Adrian, con disprezzo. « …
avete osato pensare con il vostro cervello muffito! » La fessura che le
palpebre lasciarono agli occhi si assottigliò fino quasi a non fargli vedere
più niente. « Toglietevelo dalla testa! »
Hermione lo guardò senza
scomporsi, con un’espressione assolutamente indifferente sul viso. Dopodiché,
alzando le spalle, dichiarò:
« Ah, d’accordo. »
D’accordo?
Per
un attimo si concesse di sentirsi sollevato.
Un
errore imperdonabile: quando le cose sembrano troppo belle per essere vere,
semplicemente, non
lo sono.
« Prendi le tue cose: andiamo a
finire la pozione al castello. » Aggiunse infatti pacata la ragazza,
facendo un passo in direzione dell’uscita.
« Cosa? » Proruppe
pietrificato.
« Beh, o qui o al castello, decidi
tu. » Fece in risposta Hermione, traendo un sospiro tediato. Le lanciò uno
sguardo rovente per strapparle dalla faccia quell’espressione odiosa, e
ringhiò:
« Non se ne parla: io oggi devo allenarmi! »
« Oh, non fare tante storie. » Si
spazientì immediatamente Hermione, la cui espressione permase immutata,
incrociando le braccia sul petto e picchiettando con un piede per terra.
« Sai bene come andrà a finire questo discorso, perciò non essere
testardo. » Sbuffò con fastidio e aggiunse: « … in più che puoi
decidere. »
« Già, Draco, in più che puoi
decidere. » Concordò Adrian assolutamente coinvolto nel discorso e
visibilmente dalla parte della Grifondoro.
« Tu stanne fuori, Pucey! »
Inveì minacciosamente contro di lui, mentre il suo sguardo dardeggiava
equamente tra Hermione e quel deficiente.
« Allora, Malfoy: qui o al
castello? » Lo incalzò lei con uno sguardo di impenetrabile fermezza.
Un sguardo che conosceva
perfettamente.
Significava: “Io non
capitolerò mai.” O, in alternativa: “Il lato oscuro è più forte.” E il succo
della cosa era che o si scordava gli allenamenti, o accettava le sue ignobili
condizioni. E poteva farsi tutti i viaggi mentali che voleva. Poteva continuare
a fingersi l’indiscusso padrone della situazione. Poteva ripeterlo sia di
fronte agli altri, che di fronte a se stesso. Per mantenere intatta la sua
autostima. Ma la verità era che, di fronte a quello sguardo, qualsiasi suo
tentativo di salvaguardarla diveniva vano e quella si sgretolava pietosamente.
Ormai, non c’era altro
da fare che arrendersi.
« … qui. » Mugugnò flebilmente,
senza riuscire a reprimere l’astio profondo creato dallo scontro del loro
orgoglio, conclusosi vergognosamente con la sconfitta del suo.
« Ok. » Disse semplicemente
Hermione. « Allora io vado alle tribune, tu mettiti pure d’accordo con
Pucey per decidere dell’allenamento: io mi regolerò di conseguenza. »
Disse così e non infierì
oltre.
Perché lei non
infieriva. Non lo risparmiava. Non capitolava. Non perdeva. Ma non infieriva. E
non era una questione di gentilezza: non esiste la gentilezza in uno scontro.
Era una cosa che aveva a che fare con il suo essere bizzarro. Qualcosa che
sapeva rendere le sue vittorie estremamente pulite. Naturalmente se c’era un
vincitore, c’era anche uno sconfitto: questo era già un punto di partenza
umiliante per qualcuno. Ma era inevitabile. La stranezze di Hermione Granger
consisteva nell’evitare l’umiliazione evitabile. Era non fare danno se non ce
n’era assoluto bisogno. Era non infierire su un ferito. Era non farlo proprio
perché non ne sentiva la necessità. Realizzare la sua vittoria schiacciando
l’avversario, sentirsi appagata nel farlo… queste cose probabilmente non
avevano mai neanche sfiorata la sua mente.
La osservò scomparire
verso le tribune, con un’espressione indecifrabile.
Per quanto gli
riguardava, quel ragionamento era incomprensibile: per lui uno scontro non era
concluso fino a che non si schiacciava del tutto l’avversario. Per questo una
sua vittoria non avrebbe mai potuto essere pulita.
Anche perché c’era da
dire che era stato educato a renderla il più sporca possibile.
E invece Hermione
Granger no. Hermione Granger avrebbe lasciato vivere i suoi nemici anche se
questi si sarebbero alzati e avrebbero attaccato di nuovo. Anche se questi, un
giorno, l’avrebbe senz’altro portata alla sconfitta.
Un comportamento degno
di lei. Degno del suo carattere.
E in quell’istante
convenne che, ormai, il senso di “odioso”, attribuito proprio a quel carattere,
era molto più metaforico che altro.
Ugualmente, il senso di
“isterico, irritante e insopportabile” era estremamente concreto.
Ignorò ancora per
qualche minuto le direttive di Pucey, che parlava a vanvera di strategie e
gioco di squadra. Ah! A lui tutte quelle assurdità non interessavano: voleva
solo spiccare il volo. E quando lo fece, quando finalmente, facendo leva sulle
gambe, a cavalcioni della sua scopa, si sollevò da terra, tutto scomparve.
Hermione Granger. Le sue vittorie. Le sue sconfitte. Adrian Pucey. I suoi
consigli. E forse, addirittura, la marmellata d’arancia. Tutto scomparve in un
istante, trattenute dal terreno. Si sentiva libero. Anzi, si sentiva l’unico
essere libero sulla faccia della terra. E anche questo era meraviglioso, come
il pizzicore dell’aria ormai sufficientemente fredda da poterla definire
pungente. Nulla sotto di sé. Niente che avrebbe potuto tenerlo legato. Solo il
vuoto immenso di una stanza azzurra senza un soffitto e delle mura. Solo un
oceano d’aria e correnti da cui farsi cullare e da sfruttare. Solo un enorme e
neanche troppo accogliente titano avvolto da un manto azzurro cielo, che aveva
le sue armi e la sua rabbia. Solo quello e lui.
Solo lui.
Neanche i compagni di
squadra che galleggiavano nell’aria, per conto loro.
Solo lui.
« Malfoy! Malfoy, mi senti? » La
voce di Hermione Granger, amplificata di almeno una decina di volte da un
incantesimo, ebbe la grazia e l’accortezza di destarlo da uno dei momenti più
meravigliosi della sua vita. « Cominciamo con la prima domanda. »
Proseguì la ragazza senza aspettare neanche un suo breve cenno di assenso.
« No, aspetta! » Cercò invano di
fermarla, non sapendo assolutamente cosa fare e cercando di vedere se in giro
c’era il boccino. Perché, di solito, era quello che doveva fare un cercatore su
un Campo da Quidditch, durante le ore di allenamento o di partita. E non, per
esempio, stare a sentire le domande di Hermione Granger sulla pozione
restringente. « Non sono pronto! »
Gli diede ascolto?
E perché avrebbe dovuto!
Infondo, lei era Hermione Granger. A chi mai dovrebbe dare ascolto! Chi mai
avrebbe potuto dire qualcosa che potesse intaccare la sua irraggiungibile e
inafferrabile figura leggiadra?!
« Quale degli ingredienti permette la
conservazione della pozione restringente? » Chiese con il tono neutro di
un’esaminatrice fiscale.
Bella domanda, comunque.
A cui naturalmente non sapeva rispondere. Mentre svolazzava intorno, alla
ricerca del boccino d’oro, azzardò una risposta priva di qualsiasi
consapevolezza, giusto per farla stare buona:
« Ehm… ehm… gli occhi di pipistrello? »
Come tentativo non era
male.
Non, certo, per farla
incazzare come una iena:
« Non parlare a vanvera,
idiota! » Urlò furiosa, mentre la sua voce, come se fosse un ultrasuono,
gli perforava i timpani e scalpellava il cervello, facendolo quasi cadere dalla
scopa. « Se non sai rispondere non dire la prima cosa che ti passa per la
testa! »
Leggermente stordito e
con gli occhi vagamente strabici per lo scossone nervoso appena ricevuto, ebbe
ugualmente la forza di ribattere con sufficiente ardore e stizza:
« Non darmi dell’idiota! »
« Draco, il boccino! » Gridò un
suo compagno di squadra particolarmente misericordioso, indicandogli un punto
abbastanza preciso del cielo. Udì un ronzio sulla sinistra e si voltò appena in
tempo per vedere un bolide arrivare a gran velocità verso di lui - poiché per
gli allenamenti venivano lasciati liberi e i battitori se li lanciavano in
continuazione. Virò velocemente e si abbassò appena in tempo.
Quel movimento gli
permise di vedere anche il boccino.
Si gettò alla sua
ricerca volteggiando su stesso per prendere una posizione decente, mentre la
voce ritornata leggermente più pacata di Hermione lo ossessionava nuovamente:
« Seconda domanda: quale elemento
reagisce con le squame di serpente? »
« Non lo so! Non mi distrarre! »
Strillò con tutta la voce che aveva in corpo, mentre un sorriso grande come il
mondo si allargava sulla faccia: avrebbe preso il primo boccino della giornata.
Non c’era niente di tanto appagante! Allungò la mano, vicinissima alla piccola
sfera. La sfiorò, quasi. Ma proprio un attimo prima di chiudere il palmo della
mano attorno al boccino udì un notissimo schioppo esplodere a un palmo da lui.
Si aggrappò alla scopa indignitosamente per non cadere rovinosamente al suolo.
Si girò scandalizzato
verso Hermione, la quale con tutta la tranquillità di questo mondo, stava
armeggiando con la propria bacchetta, guardandolo tetramente. Le lanciò
un’occhiata allucinata:
« Che diavolo fai?! » Si scoprì
con un nodo in gola e la voce spezzata. Era semplicemente a un passo dal
piangere. « Potevo morire! »
« Non dire assurdità. »
Pronunciò serafica. « Avevo tutto sotto controllo. E comunque… » Fece
acida. « … la prossima volta cerca di restare concentrato su quanto ti
chiedo e rispondi alle domande. Se mi hai già fatto perdere la pazienza è solo
perché mi hai sdegnato con la tua ignoranza. »
Ah, beh! Allora si
spiegava tutto! Se era sdegnata allora si spiegava perché aveva tentato
di ammazzarlo!
Straordinariamente,
però, Pucey gli svolazzò al fianco, sofficemente, apposta per interloquire:
« Veramente, Draco: sono cose che
sanno tutti. »
« Che cosa?! » Stridé con
disperazione, in preda ad una crisi isterica. La indicò con un’espressione
sconvolta sul viso sbiancato: « Quell’essere ha tentato di uccidermi! »
« Se tu fossi stato concentrato, non
ne avrei avuto bisogno. » Si giustificò in tono apatico e addirittura
annoiato Hermione, lasciandosi andare in un cinematografico sospiro.
« In effetti… » Si intromise
nuovamente Pucey, meravigliosamente propenso ad appoggiare Hermione. « …
se solo tu sapessi concentrarti di più non avresti neanche lasciato andare il
boccino. »
Cosa?! Ma io questo lo
ammazzo!
Ma non fece in tempo a
fare nulla, che il suono deleterio della voce di Hermione ristagnò nell’aria
circostante:
« Terza domanda. »
« No! » La fermò tremante,
sempre arpionato alla sua scopa, ma meno indignitosamente di prima. Questa
volta, del resto, si preoccupò di dire qualcosa di vagamente intelligente.
Sempre aspramente, comunque: « Come pensi che possa fare a concentrarmi su
più di mille cose contemporaneamente! E’ impossibile! Questo allenamento e
questo ripasso sono assurde! »
Impassibile. Hermione
Granger rimase impassibile.
« Le cose di cui ti devi occupare
sono solo due: il boccino e le mie domande. » Dalla sua distanza, gli
parve quasi che l’espressione si increspasse per un attimo, per la pena.
« Non mi sembrano molte neanche per te. »
« E dove li metti i bolidi,
stupida?! » Strillò acutamente, piccatissimo dal fatto che in quella
situazione di estremo pericolo lui dovesse addirittura cercare delle scuse per
giustificare la sua mancanza di concentrazione.
Perché Hermione Granger
era così… potente?!
« Silenzio! » Sentenziò severa
la ragazza. « Hai scelto di stare qui, assumitene le
responsabilità. Perciò fai attenzione a quel benedetto boccino, alla mie
domande e ai bolidi. » Abbassò lo sguardo sul foglio che aveva in mano.
« E ora… » Un pausa brevissima. « Terza domanda! »
Mmmhhhh!
« Quale parte degli Schiopodi
Sparacoda utilizziamo per la pozione? »
Ok, doveva riflettere.
Potrei sgozzarla mentre
dorme…
Non su quello!
Doveva riflettere sulla risposta! E anche su dove poteva essere il boccino! Ma
era stramaledettamente difficile badare a tutto! Quasi nel panico più totale,
cercò di concentrarsi solo sulla prima delle sue preoccupazioni.
« Il… il fegato! » Azzardò
timorosamente.
« Plausibile… » Considerò con
aria meditabonda Hermione. « … ma sbagliato: la risposta giusta è escrementi. »
Panico, stizza, rabbia,
terrore e rancore si dissolsero per lasciare spazio al… disgusto!
« Che schifo! »
« Che c’è? » Domandò stranita la
Grifondoro.
« Mi hai fatto toccare fino ad adesso
escrementi di Schiopodi Sparacoda! » Rispose scandalizzato. E poi ribadì,
inorridito, la massima espressione del suo stato d’animo: « Che schifo! »
« Sei talmente stupido che alle volte
mi sembri indecente. » Considerò piattamente Hermione. « Non li hai
ancora neanche toccati: vanno aggiunti verso la fine della pozione. Per la
precisione… » Aggiunse poi puntualmente. « … li aggiungerai
domani. »
Le lanciò uno sguardo
sconcertato e puntualizzò con voce tremante:
« Io non farò proprio niente
domani! »
« Piuttosto che pensare che quello
che pensi che non farai domani… » Fece con noncuranza la ragazza,
indicandogli un punto sopra la sua spalla. « … pensa al boccino: era
appena comparso dietro di te. »
Si girò su se stesso con
uno scatto e dei riflessi davvero esemplari.
« Cosa? Dove? » Domandò
freneticamente, strappandosi il collo pur di arrivare con lo sguardo in
qualsiasi punto del cielo alla ricerca di un minuscolo puntino dorato.
« Troppo tardi. » Sospirò
Hermione apaticamente. Solo per aggiungere subito dopo, con praticità, il suono
della sua inevitabile condanna:
« Quarta domanda. »
E così avvenne per
molte, molte altre volte ancora…
Dieci anni dopo, Draco
Malfoy si sarebbe ricordato di quella giornata come della più umiliante della
sua vita.
« Complimenti, Malfoy. Non hai
risposto a 30 domande su 30, veramente complimenti. » Lo schernì Hermione
con un fondo indulgente di compassione e un decisamente meno vago sentimento di
disapprovazione e disappunto, dopo due ore di incessanti torture.
Stravolto, con un totale
di 0 boccini presi e un autostima molto più bassa di quanto non fosse mai
stata, ebbe ugualmente il coraggio di apparire lo scontroso, burbero e
irascibile deficiente che, probabilmente, la ragazza si aspettava di sentirsi
rispondere:
« Sono le tue domande che fanno
schifo! »
« Non scaricare la colpa su di
me. » Fece calma lei, straordinariamente resistente nella sua maschera di
impassibilità. La lieve insofferenza che si sarebbe aspettato di vederle in
viso non aveva ancora scalfito la sua imperturbabile espressione.
« Giusto, Draco, prenditi le tue
responsabilità: non hai neanche mai preso un boccino. » Disse Pucey in
appoggio per la centesima volta alla Visio Mundi di Hermione.
« E tu taci, maledizione! »
Ruggì furibondo, scoccandogli uno sguardo omicida. « Fatti gli affari
tuoi! »
« Trentunesima domanda. » Proclamò
solennemente Hermione, fregandosene nettamente sia di Pucey, che di lui. Cosa
che, obbiettivamente, lo mandava in bestia. Era però talmente traumatizzato e
sfiancato da quella giornata che con un latrato supplichevole gemette:
« Bastaaa! »
Il suo disperato grido
di aiuto trovò in risposta solamente una domanda. Anzi, La Domanda:
« Qual è l’ingrediente che va
aggiunto per ultimo alla pozione restringente? »
Rassegnato a sbagliare.
Rassegnato a perire. Rassegnato a capitolare. Rassegnato a vedere il suo ego
rimpicciolirsi e squagliarsi al punto da diventare un pallido esempio di
caccole di Troll marcite, lasciò che il suo inconscio avanzasse la risposta
con, probabilmente, l’ultimo barlume di ragionevolezza e forza che aveva in
quel corpo e in quella mente stremati:
« Le zampe di rospo… »
Si levò un grido.
Ma era un grido…
completamente diverso dai precedenti.
E lui si girò a guardare
Hermione Granger più sbalordito che allucinato.
E quando la scorse, vide
che si era alzata scompostamente dalle panche disposte sulle tribune. Che aveva
lasciato cadere a terra i fogli che aveva sempre tenuto in mano. Che strillava,
con quella sua voce tonante amplificata dall’incantesimo, parole che gli
parvero per un attimo prive di senso:
« Bravo! E’ giusto! E’ giusto! Hai
risposto correttamente! »
Quelle parole erano per
lui? Quelle parole pronunciate senza vergogna, che riecheggiavano per tutto lo
stadio, dette con quello sguardo incomprensibile, che riluceva sfolgorante
tanto era intenso e luminoso, erano proprio per lui?
Seppe dubitarne per un
attimo. Seppe non esserne convinto per un momento. Ma il sorriso che le vide
sulle labbra, che rischiarava tutto il suo volto… spazzò via ogni incertezza.
Nella sua stranezza
assoluta. Nella sua sincerità travolgente… quel sorriso rivolto a lui per la
prima volta… spazzò via ogni incertezza.
« Draco, attento! »
Il tempo di girarsi
sulla destra, ancora mezzo intontito, e vide un bolide sparato a grandissima
velocità contro la sua faccia. Fece appena in tempo a spostarsi per non
prenderlo direttamente sul naso. Ma non fu abbastanza veloce da scansarlo.
Udì il suono
dell’impatto e un dolore atroce scaraventarsi su di lui.
Già ovattate,
lontanissime, mentre neanche si rendeva conto di precipitare, sentì le urla dei
suoi compagni di casa:
« Santo cielo! Draco! »
E poi tutto divenne
nero.
E nero ci rimase a
lungo, indubbiamente. Anche se a lui non parvero più di una manciata di secondi
quelli che passarono da quando aveva avuto gli occhi aperti per l’ultima volta
e da quando li riaprì faticosamente, ritrovandosi in un posto completamente
diverso ma comunque inconfondibile. L’atmosfera che non sarebbe mai riuscita a
sembrare asettica dell’infermeria sarebbe comunque sempre parsa abbastanza
accogliente da fargli indovinare al volo quel genere di cose.
Scongiurati dunque i
classici cliché del “Dove sono?” “Che posto è questo?” “Sono morto?”, passò
alla seconda fase. Quella del:
Che
diavolo ci faccio qui?
Un
flash gli mostrò gli ultimi avvenimenti nella sua mente e un dolore distinto
alla spalla gli ricordò l’ultimissimo di questi. Concorde con se stesso, decise
di attribuire ogni colpa a Hermione Granger. Perciò, non appena avrebbe potuto
alzarsi, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata prenderla a sberle. Non
importava se avrebbe dovuto setacciare tutta Hogwarts per trovarla, o avrebbe
dovuto schiantare prima quei deficienti dei suoi amichetti effeminati – o
quella piattola ambulante della Weasley, che definire effeminata sarebbe stato
un complimento un tantino esagerato. Avrebbe sfondato qualsiasi ostacolo tra
lui e quella ragazza e, alla fine, l’avrebbe presa a sberle. E se sul momento
gli fosse sembrato poco virile, allora alternativamente l’avrebbe presa a
cazzotti. O a calci, se proprio sarebbe stato in vena. Tanto di rispettare il
gentilsesso non gliene fregava un tubo. E poi Hermione non era propriamente una
gracile fanciulla indifesa. Tutto sommato, se avessero fatto a botte, consapevolezza
certa era che almeno un paio di colpi se li sarebbe buscati anche lui.
Solo un paio?
Decise di alzarsi per
ignorare quello sciocco pensiero: un paio erano più che sufficienti. Già, tre
avrebbero fatto vacillare nuovamente la sua autostima. La quale era
miracolosamente tornata ad avere la consistenza di un biscotto secco, piuttosto
che di uno sciolto nel latte.
Faticosamente, dunque,
cercò di sollevarsi, facendo leva sulle mani. Ma quando lo fece si accorse che
in quella stanza apparentemente vuota c’era un’altra persona. E, considerando
la mole spropositata di capelli irti e cespugliosi sotto cui la testa era
celata, appoggiata alle braccia incrociate sul fianco del letto, apprese che
non avrebbe dovuto girare tutta la scuola per cercare la causa di tutti i suoi
mali.
Hermione Granger,
infatti, dormiva beatamente proprio lì a fianco.
Anzi, non a fianco.
A fianco era anche il
letto alla sua destra, e anche quello alla sua sinistra, distanti però entrambi
un paio di metri. A fianco era anche la porta
all’ingresso. A fianco era anche la stanza adiacente. E lei non era semplicemente
a fianco.
Lei era… vicino.
“Vicino” era un termine
particolare. “A fianco” era generico. Una persona che gli era di fianco avrebbe
potuto essere in infermeria per un qualsiasi motivo sulla faccia della terra.
Una persona che gli era vicina era lì per lui. Non era una situazione – anzi
una posizione – equivocabile. Era un’altra di quelle cose non
fraintendibili e assolutamente chiare e limpide che il carattere di Hermione
Granger era solito fare o dire. Una delle sue bizzarrie. Come il chiedere
scusa. Come il lasciarlo andare agli allenamenti – per poi seguirlo e,
naturalmente, cercare di accopparlo. Come il sorridere in maniere assurde.
E il trovarsi china sul
suo letto dell’infermeria, addormentata, in attesa che lui si svegliasse.
La guardò con
un’espressione sospesa, quasi enigmatica: il tepore della sua testa, sulla sua
gamba, la sua presenza accesa, vicino a lui, erano l’essenza di un gesto che
non aveva niente di brutto. Niente di triste. Niente di sgradevole.
L’essenza di un gesto
che lo faceva anche un po’ arrabbiare. Sempre per la solita storia: era
Hermione Granger. Di quel genere di cose, da lei, avrebbe volentieri fatto a
meno. Ma era un rabbia molto più vaga. Molto più sottile. Perché si era
distratto un poco e si era fatta strada in fretta, nella sua mente, la
consapevolezza che lei, probabilmente, sarebbe stata l’unica persona tanto
bizzarra da sbilanciarsi in quelle assurdità anche con lui… anche per
lui.
Ciononostante avrebbe
continuato a dire “Assolutamente no” a un sacco di cose ancora su di lei.
Per esempio al fatto che
non necessariamente quello stato delle cose cambiava qualcosa. E questo perché
non aveva reale bisogno di nulla che quella ragazza gli dava gratuitamente. Era
la verità: quando ci si abitua per diciassette anni a non ricevere certi tipi
di attenzioni se ne può farne a meno anche per il resto dei proprio giorni. Si
sopravvive comunque.
Si va avanti comunque.
Le cose belle che
Hermione Granger era capace di fare, in fin dei conti, a quel punto… erano solo
e semplicemente inutili.
Le lanciò uno guardo
furtivo, abbastanza riluttante e sufficientemente seccato: quella razza di
cretina si era addormentata proprio sulla sua gamba! Pensò con estrema perfidia
che se l’avesse mossa l’avrebbe svegliata di soprassalto.
Il ghigno malefico che
avrebbe dovuto dipingersi sulla sua faccia non fece però in tempo a comparire,
che lei cominciò a russare.
Aborrito, spalancò gli
occhi dall’incredulità. Non avrebbe mai creduto che potesse esistere
un’esponente del sesso femminile capace di emettere suoni tanto grotteschi.
Anzi, non avrebbe mai creduto che potesse esistere un esponente dell’intero
genere umano capace di emettere suoni tanto sconcertanti.
Pulcioso Mezzogigante compreso.
La scosse bruscamente,
cercando di far terminare quel supplizio immediatamente.
« Sveglia Granger! » Tuonò imperativo,
considerando poi con una nota di profonda avversione: « Sei insopportabile
anche quando dormi! »
Hermione, scossa dalla
sua mano, si svegliò rapidamente. Si sollevò un po’ intontita, stropicciandosi
gli occhi con le mani, spaesata.
« Ah… Malfoy… » Farfugliò con
voce assonnata, dopo aver fatto evidentemente mente locale. « Ti sei
svegliato… »
« Da un po’. » Le rimbeccò
acido. « Mentre tu russavi usando la mia gamba come cuscino. »
Insolito anche quello, come qualsiasi suo altro atteggiamento. Quale altro
essere umano si sarebbe adagiato su un ginocchio per riposare?!
E,
soprattutto, quale mai potrebbe riuscirci…
« Oh, scusa. » Mugugnò
mentre aveva la santa decenza di celare un enorme sbadiglio dietro il palmo di
una mano. Dopodiché, con tutta la naturalezza di questo mondo, mentre i suoi
occhi acquisivano una lucidità che lo colse di sorpresa, eruppe: « Ma a te
come va il braccio? »
Si sarebbe mai abituato
a questo?
Che lei, per dire, si
preoccupasse per lui a dispetto di tutto. Che i suoi occhi castani fossero
puntati come fanali, su di lui, senza neanche l’ombra di ostilità, o disprezzo,
o rancore. Che gli apparissero limpidi. Che non sembrassero neanche un po’
sgradevoli.
A tutto questo si
sarebbe mai abituato?
Forse no… ma che
importava?
Assolutamente
nulla…
« Hermione! Ma allora stai
bene! »
Si accorse solo in quel
momento che un gruppo di quattro studenti, inconfondibilmente Grifondoro era
entrato in infermeria.
Primo personaggio. Gambe
lunghe, indecorosamente storte e probabilmente a tratti depilate. Espressione
da “Non c’è Potter? Tranquilli: ci sono io!” Fisico vagamente maschile.
Inconfondibilmente Dean
Thomas.
Secondo personaggio.
Capelli vergognosamente rossi e lucenti, e stinchi da giocatore da football.
Espressione da “Me la faccio con il sostituto di
Harry-Potter-il-re-dei-perdenti!”. Fisico probabilmente femminile.
Chiaramente Ginny
Weasley.
Terzo personaggio. Magro
come solo un femmina avrebbe avuto il coraggio di essere. Espressione. da “Sono
amico del sostituto di Harry-Potter-il-re-dei-perdenti!” Fisico indubbiamente
femminile.
Nettamente Seamus
Finnigan.
Quarto personaggio.
Corporatura da Neville Paciock. Espressione da Neville Paciock. Fisico da
Neville Paciock.
Inequivocabilmente…
Neville Paciock.
Mancava solo Hermione
Granger a quel quadro di dementi. Ed eppure quella ragazza aveva qualcosa di
più dignitoso di quei quattro. Qualcosa di vago, forse. Ma ce l’aveva.
« E voi che diavolo ci fate qui?! »
Grugnì sbalordito e orripilato insieme. Passi l’origine dei suoi mali. Passi
l’essere che per natura si sentiva doverosamente atta all’ansia e la
preoccupazione. Passi una persona come Hermione Granger. Ma loro! Lì!
No: era intollerabile!
« Ragazzi, che ci fate qui? »
Domandò anche Hermione, sapendo probabilmente che l’avrebbero ignorato,
sorpresa almeno quanto lui ma visibilmente contenta di vederli. Ovvio! Erano
suoi simili! « E… » Aggiunse poi, interdetta. « … perché
non dovrei stare bene? »
Giusto: perché? Non era
lei quella che si era presa un bolide in testa!
I quattro avanzarono
incuranti di lui, concentrandosi solo su Hermione. Cosa assolutamente
imperdonabile! Non che volesse che loro si concentrassero su di lui. Per
carità! Ma che loro non lo ignorasse era davvero il minimo!
« Oh, niente. » Rispose Thomas
quando le furono vicini, sbandierando la sua calma e inalterabilità apposta per
mettersi in mostra con la piattola in calore. Alias Ginny Weasley. « Ci avevano
detto che eri in infermeria e pensavamo che stessi male. »
« Invece qui il malato sono
io. » Puntualizzò acre, sprezzante oltre ogni misura. « E gradirei
non dover sopportare la vostra presenza: mi rende difficile la
guarigione. »
« E allora vattene, Malfoy. »
Gli rispose a tono, Dean, lanciandogli uno sguardo di granito. « Nessuno
ti chiede di restare. »
I suoi nervi si
incrinarono terribilmente. Gli parve di sentirne il suono acuto scricchiolare
per la stanza. Non fece però in tempo a esplodere che l’avanzo degli avanzi si
esibì in una scena oltremodo rivoltante:
« Meno male che stai bene. »
Mormorò infatti Paciock a Hermione, guardandola con gli occhi quasi lucidi,
sull’orlo di una crisi di pianto.
Dio mio!
Come se per una come la
Granger si potesse temere il peggio fino a quel punto! Ma per favore! Quella lì
in confronto a loro era mille volte più resistente! Loro erano le quattro
stupide principesse sui quattro stupidi piselli! La Granger era una killer
professionista con manie di persecuzione derivate da anni di onorevole servizio
nella squadra dei Delta Force del Mondo Magico, addestrati nelle trincee e
torturati dai nemici.
« Grazia, Neville, sto
benissimo… » Lo tranquillizzò amorevolmente la ragazza.
In confronto a loro
Hermione era molto più resistente.
« Oh, e… Hermione, ancora grazie per
ieri. » Continuò disgustosamente dolce quella sottospecie di botte
ambulante. Mettendolo a rischio di diarrea e nausea fulminanti!
Molto più intelligente.
« Figurati, Neville… » Scosse il
capo la bruna, sorridendogli.
Molto più perspicace.
« Ieri che è successo? » Domandò
la Weasley curiosa come una suocera ultracinquantenne.
Molto più…
« Ieri Hermione mi ha aiutato con i
compiti… » Spiegò timidamente Paciock. « Siamo rimasti svegli fino
alle tre. »
… gentile?
« Ecco perché erano tutti
giusti! » Si indignò Finnigan, superando ancora una volta il suo
precedente record di idiozia.
Si girò verso di lei,
che ancora sorrideva. Che sorrideva sempre per qualcuno.
Era forse gentile una
persona che, appena dopo aver finito di ripassare pozioni col suo acerrimo
nemico, decide – per pietà o cos’altro – di aiutare un povero stupido nei suoi
compiti? Si chiamava davvero gentilezza? Lui non si preoccupava dello stato
fisico e mentale di Hermione, ma era certo che anche lei non sprizzava vitalità
da tutti i pori dopo che avevano finito di studiare. Si stancava anche lei. E,
stanca, decideva di fare elemosina prestando i suoi neuroni per quella che,
sicuramente, dal suo punto di vista era una giusta causa.
Questo poteva chiamarsi
gentilezza?
« La prossima volta voglio che aiuti
anche me! » Continuò insistentemente a protestare l’incompetente per
eccellenza.
« Avanti, piantata Seamus… »
Sospirò scotendo il capo con stupida rassegnazione Miss piattola-man.
Mentre la modalità
modesta di Hermione negava di essere gentile, alla rossa più mascolina di
Hogwarts venne improvvisamente in mente una cosa importante:
« Ah, Hermione! Volevo anche
ricordarti che domenica c’è la partita contro Tassorosso! »
Domenica…
Com’era che quel giorno
gli sembrava decisamente brutto per ospitare una partita?!
« Oh, Ginny, mi spiace. » Si
scusò sinceramente la bruna. « Domani devo finire la mia ultima prova
della pozione restringente e sarà pronta domenica. »
Ecco! La pozione! Si
ritrovò angosciato al pensiero di cavarsela da solo contro una pozione da
testare. Ebbe l’assurdo impulso di proibire a Hermione di andare a quella
stupida partita: lei doveva aiutarlo!
« Ma te l’avevo detto anche ieri
sera! » Protestò vagamente risentita la Weasley.
Ieri sera…
Ebbe una specie di
flash. Se gliel’aveva detto ieri sera, lei avrebbe fatto in tempo a dire che
quel giorno avrebbero dovuto finire la pozione. Se gliel’aveva detto ieri sera…
lei avrebbe potuto imporgli di finire la pozione.
Cercò il suo volto.
Cercò il suo
risentimento nei suoi confronti. Cercò l’astio. Cercò il rancore.
Non trovò nulla.
« Mi dispiace, lunedì abbiamo un
compito importante. »
Aiutare un cretino a non
sprofondare nella propria ignoranza non significava che lei era gentile. Ma
avergli dato la possibilità di scegliere, senza poi essersene pentita… quello
sì.
Quello sì…
Si riscosse dai suoi
pensieri quando vide i quattro perdenti uscire dall’infermeria, e quando
Hermione, ancora seduta accanto a lui, gli domandò:
« Allora, come stai? »
« Sto bene per essere uno che si è
preso un bolide addosso. » Considerò altezzosamente, incrociando per
quanto poté le braccia sul petto.
« Si? » Domandò speranzosa la
ragazza. Un ottimismo che avrebbe quanto meno dovuto metterlo in allarme.
Si trattava di Hermione
Granger, infondo.
« Certo. »
Doveva per forza
esserci sotto qualcosa.
« Perfetto, allora! »
E qualcosa c’era,
infatti.
« Trentaduesima domanda! »
Decisamente, quello fu
il giorno più umiliante e faticoso della sua vita. Trascorso in compagnia di
un’arpia, saccente, insopportabile, presuntuosa, bisbetica, isterica e
fanatica. Che, aveva modi bizzarri. Che aveva modi inesplicabili.
Che aveva modi… gentili.
Ma che, comunque,
non era assolutamente sopportabile!
Ah, piccola precisazione
sugli stinchi di Ginevra Weasley: lui non gliel’aveva mai guardati.
Come vi sembra questo
capitolo?
Personalmente ho una
passione per la profonda stupidità di Draco, indi l’ho trovato a dir poco
illuminante! Del resto abbiamo fatto anche spaventosi passi in avanti, non
trovate?
Ma è meglio che non mi
dilunghi troppo in considerazioni inutili.
Infondo avete appena finito di leggere: tutto quello che posso dirvi su ciò che
accadrà, senza però rischiare di svelarvi troppo, immagino l’abbiate già
intuito da voi.
Passiamo dunque a
ringraziare chi di dovere:
Maryon.
Grazie mille per i complimenti! Beh, in
effetti ho sempre trovato particolarmente empirico il fatto che una
folgorazione improvvisa riuscisse a sanare quattro, cinque o, eventualmente,
sei anni di odio profondo. In ogni modo, sono veramente contenta che la mia
fanfiction ti piaccia. Spero che continuerai a seguirla e a commentarla e,
naturalmente, spero che continuerà a piacerti.
Gipple the cynic spirit. Solo per il fatto che, con grandissima magnanimità,
mi avresti concesso di rimandare a tempo indeterminato il mio ringraziamento al
tuo commento… io ho eroicamente deciso di non avvalermi di questo privilegio.
Inoltre, rileggendo la tua recensione, mi sono ricordata che ti sei alzato alle
8 e mezza, quella lontana mattina del 20 Luglio, e hai scritto per ben 2 ore
ininterrotte, apposta per risollevarmi il morale che in quelle quarantotto ore
era pressoché a terra. Posso essere davvero così irriconoscente da non
concederti almeno un po’ del mio tempo? No, decisamente. Anche se sono stronza
quasi quanto Blaise (un complimento insperato, il tuo! ^_^) sarebbe stato
davvero imperdonabile da parte mia. Perciò, tiriamoci su le maniche e
cominciamo! Innanzi tutto, mi fa piacere che tu abbia così apprezzato il
mio zelo riguardo la lunghezza del capitolo: sarai contento di sapere che
questo è lungo tre pagine in più dello scorso! ^_^ E poi non dire che non penso
a te! In ogni modo sapevo che avresti gradito l’espediente dei “colori”, come
sapevo che avresti finito per odiare Blaise: diciassette anni di convivenza
aiutano, se non altro, a conoscere una persona molto meglio di chiunque altro,
ti pare? O magari, non di chiunque altro… ma di un bel po’ di altre
persone si, direi. In ogni caso devo dirti che non hai c’entrato il punto della
questione: Blaise ha un’altissima coscienza della sua vita. Per lui non è
affatto un gioco. Quella degli altri, in compenso, si. Ma comunque la questione
è molto più complessa: Blaise non è un tipo leggero. A livello mentale è di una
profondità allucinante, e questo, più avanti, darà i suoi frutti. Se in bene o
in male… devo ancora deciderlo. ^_- Sono felicissima del fatto che ti sia
piaciuta la parte più intensa e grave del capitolo: come ben sai sono il tipo
di persona che in quel genere di pezzi ci mette tutta l’anima. Ma a dire il
vero per quelli mi rivolgo di più a Bianca: lei è più romantica, più
sentimentale… più emotiva. Se lei piange o si emoziona, per me è una garanzia
che quelle date parti vanno bene. In compenso la sua demenza alle volte è
talmente abissale e mostruosa che non posso fidarmi completamente del suo
giudizio quando voglio testare la mia demenza. Il punto è che la nostra
stupidità quotidiana è molto più grezza (come si può appurare proprio qui
sotto) di quella che inserisco in The
Draco and Hermione’s Opera, che al
contrario è più… come dire… raffinata? Si può dire? Beh, ad ogni modo, per
questa ragione tu mi sei assolutamente indispensabile. Ti considero la Suprema
Autorità a livello di ironia, sarcasmo e demenza mentale – anche perché tu sei
il mio intermediario con il Grande Maestro (non quel Grande Maestro).
Indi, aver ricevuto il tuo apprezzamento su Silente e sulla parte finale del
capitolo, anche per la posizione in cui li ho riportati, oltre che per il
contenuto in sé, è stato per me fonte di grandissimo orgoglio! ^_^ Bene, direi
che posso anche concludere qui il mio commento al commento, esprimendo i miei
auspici affinché il prossimo stupidissimo capitolo possa essere di Suo
gradimento.
Il contenuto delle prossime righe è consigliato ad un pubblico minore di
quattro anni.
La
Demenza. Sono le 23.51 minuti. Il
mio cervello ha avuto un tracollo un’ora fa (mentre, contemporaneamente vedeva
la fine di Fantozzi e rispondeva ai vostri commenti). Non credo di aver più
abbastanza facoltà mentali da scrivere qualcosa con un minimo di senso… per
questo ho deciso di stendere qualche riga per l’unica persona che avrebbe
potuto capirla, nella sua raccapricciante illogicità. Naturalmente mi sto
riferendo a te: giovenca dai piedi d’argilla (e qui tu sai
cosa vuol dire!)! La tua abissale stupidità ti ha fatto apprendere la Somma
Conoscenza su Theodore e Blaise, nostri grotteschi replicanti in quel mondo
ideale chiamato fanfiction… o cacca di mulo, come preferisci. E
ti ha fatto apprezzare profondamente il loro io più nascosto e lepriforme (un
nuovo termine coniato con tutto il affetto, appositamente per te). Ah! La luna
brilla in cielo, in questo istante! E un odore nauseabondo trasuda dai miei
piedi saturando questa stanza e appestando questa casa! Zombie! Zombie! Che
combattono nella mia testa e gridano: - Susanna! Susanna! Il Formaggino! Ahhh!
Il Formaggino! – Ahhh! Susanna! Susanna e Draco sono uguali: hanno entrambi i
capelli biondi. D’ora in avanti, Draco si chiamerà “Susanna” e Hermione si
chiamerà “Giasone”! Harry avrà il nome di “Barbagianni” e Ron “Palloncino”! Ah,
si! Un palloncino! Un palloncino! Ci sono arrivata: tu odi il libro Harry
Potter perché è come un palloncino! E così, vero, Muflone dalle zampe arcuate?
Me l’hai tenuto nascosto per tutti questi anni, ma finalmente l’ho scoperto!
Non puoi più negarlo: sei stata tu a cancellare la cassetta su cui avevo
registrato la puntata di Beautiful in cui Ponte (alias Bridge – alias Ridge) e Brocca (alias Brock – alias
Brooke) si mettevano insieme! E’ stata tutta colpa tua! Idiota! Hai guardato in
tutte le culle! Dovevi guardare in tutti i cessi! In sedici anni quella cretina
sarà pur andata al cesso, ogni tanto, no? Se anche era stitica, una mega-cagata
all’anno doveva pur farsela, no? Ormai anche l’ultimo barlume di sanità mentale
se n’è andato nel pensare che mi sono commossa per il fatto che la frase che ha
dato il titolo allo scorso capitolo era addirittura degna dei nostri gridolini. Da adesso in avanti non credo che le mie dita pigeranno più i tasti
seguendo i deboli imput dei mio cervello. Credo che non ne uscirà altro che
qualcosa di mostruosamente deleterio: è finita. E’ l’Armageddon! Non ci sarà
pietà per nessuno! Ahhh! Ahhhhh! Fuggi! Fuggi! Cresceranno McDonald sugli
alberi e ci saranno Autogrill senza bagni! Le strade si spaccheranno e Scar
sarà re! E allora leoni e iene lavoreranno insieme per costruire un grande e
glorioso futuro! Faremo in modo che Bob non si incazzi perché lo fanno vestire
da donna e faremo in modo che i Pokemon digievolvano tutti insieme
e poi deperiscano per un attacco improvviso di squaraus. Lo squaraus si
diffonderà per le strade. Tremende epidemie decimeranno la popolazione e sature
emissioni di gas distruggeranno l’ecosistema terrestre! E nel mondo non
esisterà più nessuna forma di vita pensante.
Morale della favola: io e te sopravvivremo.
P.s: tutto ciò che è contenuto nel paragrafo
dedicato a “La demenza” è stato scritto
da una persona con uno stato mentale instabile e con un’evidente bisogno di
dormire, mangiare e riposare. Cosa che, alla bellezza dell’una meno un quarto,
quella persona – la sottoscritta – sta andando a fare.
Se dopo aver letto quanto avete letto avete deciso che, per l’incolumità del
vostro cervello, è meglio non avere più nulla a che fare con me… beh, fatelo!
Siete ancora in tempo! Intanto che le spore di stupidità non vi hanno ancora
contaminato, fuggite il più lontano possibile!
Chiedo pubblicamente scusa per il linguaggio
scurrile… sono veramente rozza. -_-
P.s II La vendetta: credo che a quest’ora
della mattina (le dieci) io possa permettermi di aggiungere qualcosina di più
gratificante, al commento scritto poco sopra… dunque, ti ringrazio
infinitamente di esistere, Bianca (e per non essere una forma di vita pensante
– così sopravvivrai pure all’Armageddon). Tanto, chissene frega se sei
un’idiota! Le persone migliori di questo mondo non sono più intelligenti di un
fico marcio. Non hai nulla di che invidiare a chiunque, tu. Sei solo
infinitamente stupida… Ma non preoccuparti: è stato proprio per compensare
questa tua abissale mancanza sono stata creata io! ^_^
Super
gaia. Prima di tutto, penso di
dover specificare una cosa: non volevo assolutamente offenderti definendo
“commenti-flash” le tue recensioni. Davvero, era l’ultima cosa che mi passava
per la testa. Anzi, come ti ho detto, le apprezzo tantissimo. Spero tu non
abbia frainteso e capito il contrario. Ah, e per quanto riguarda la storia: mi
sforzerò con tutta me stessa per rendere i prossimi capitoli migliori dei
precedenti! Spero che continuerai a dirmi cosa ne pensi! ^_^
Nightmare.
Tu sei uno stronzo perché sai perfettamente
come prendermi. Questo è il succo di questo mio ringraziamento, ma ora scendo
nei particolari: tu mi riempi di complimenti favolosi, a stento comprensibili
da mente umana; mi esalti come se fossi un dio della scrittura (facciamo una
dea, su: accresciamo la mia autostima gratificando un poco la mia ignota
femminilità); mi consideri un essere coltissimo e intelligentissimo; mi, dici,
addirittura, che arrivi a nutrire dei complessi di inferiorità nei miei
confronti, e poi… e poi mi distruggi in una partita a dama! Ma porca vacca!
Sono io che nutro dei complessi di inferiorità nei tuoi
confronti! Perché tu hai il talento necessario per diventare molto più bravo di
me a scrivere: hai tutto il tempo occorrente per far sì che avvenga e anche
tutta la passione necessaria. Mentre la mia logica resterà sempre più asciutta
di una prugna secca (questo termine ti ricorda qualcosa?)! E’ per questo che
sei uno stronzo! E quello che mi fa arrabbiare è che ti voglio anche un sacco
di bene, quindi non riesco a detestarti davvero! E, comunque, anche se ci riuscissi,
basterebbe leggere i tuoi commenti per farmi subito cambiare idea… veramente, è
a me che non vengono le parole adatte per dirti, quanto, ogni volta, tu riesca
a rendermi fiera di me stessa, di come sono, di quello che so in grado a fare.
Tu mi dai… si, mi dai una continua ed eterna fiducia nelle mie capacità. E non
solo! Non solo questo: è come se, solamente perché tu lo pensi, io
diventi una persona un pochino migliore. E anche se non lo sono… il fatto che
tu ne sia assolutamente convinto rasserena molte delle mie giornate. Per me,
Fede, tu sei e sarai sempre un barlume di speranza. E un giorno vedrò di
ricambiare il favore, in qualche modo. ^_^
Sabry.
Considerando l’affetto incontrollabile
che nutri nei confronti di Harry, ti farà piacere sapere che nella stesura
originaria sia lui che Ron erano entrambi deceduti molto prima che la storia
iniziasse. Del resto, ho pensato che potessero essermi utili… e in effetti più
avanti avranno un ruolo decisamente attivo. Inoltre Ron, tutto sommato, a me piace
discretamente. Anzi, a ben vedere, è uno dei miei personaggi preferiti. Harry
no. Harry proprio no: Harry resta vivo solo perché è una personaggio abbastanza
interessante e abbastanza utile ai fini della storia. Se non fosse per questo
la sua sorte, da parte mia, almeno, sarebbe irrimediabilmente segnata. Questo
sempre per l’avversione profonda che nutro verso di lui da quando ho letto il
Quinto libro. C’è anche da dire che voci di corridoio affermano che nel sesto
migliora… Mah, chissà! Aspettiamo e speriamo. Tornando a noi, sono felicissima
che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto, specie considerando tutti i
motivi per cui ti è piaciuto. E a proposito di uno di quelle, posso permettermi
di anticiparti in esclusiva che Hermione avrà altre occasioni per
complimentarsi con Draco e, in molte di quelle, lo farà senza riserve. Per
quanto riguarda i cambiamenti tanto attesi… beh, già in questo capitolo ne
abbiamo uno sostanzioso. Ma non preoccuparti: quando arriva qualcosa a
sconvolgerti la vita l’effetto valanga è assicurato. Penso proprio che molto
presto Draco si renderà conto di non poter far a meno di venirne travolto. E a
quel punto… beh, a quel punto iniziano i giochi, no? ^_^
Electra
36. Allora… per cominciare
apprezzo la sincerità. Non posso dire di aver gradito eccessivamente il
commento, anche perché sinceramente non ho capito molto bene cosa volessi dire,
ma sicuramente apprezzo la sincerità. Comunque una spiegazione mi sembra
d’obbligo: hai detto che le date e l’orario confondono. Beh, può essere. Voglio
dire: è relativo. Comprendo perfettamente che possano avere quel tipo di
effetto, ma in certe parti mi sono enormemente utili. C’è anche da dire che
questa storia in particolare la volevo scrivere con uno stile e un metodo
completamente diversi dal mio, che trova la sua esasperazione in You are my
angel. Ad ogni modo terrò presente il tuo punto di vista la prossima volta
che deciderò di scrivere una fanfiction. Secondo punto che posso comprendere:
ti aspettavi una storia d’amore. Lo capisco. Una Draco/Hermione fa’ presupporre
una storia d’amore, e, tra l’altro, la mia fanfction lo è. Ma io ho ribadito
tantissime volte che per farla ingranare ci sarebbe voluto tempo. L’ho ripetuto
fino allo sfinimento. Se, pur sapendo questo, ti aspettavi comunque una storia
d’amore sin da subito palese ed esplicita… beh, non posso che dire che mi
dispiace. Gli altri due punti purtroppo sono quelli che mi hanno impedito di
apprezzare il commento in sé. Non intendo dilungarmi eccessivamente per
spiegartene la ragione, dico solo che non mi serve un motivo per decidere
quando e dove inserire certi capitoli che renderanno la mia storia
legittimamente una NC17. E se con incompleta intendevi inconcludente,
allora posso solo dire che l’ho concepita in un insieme: può darsi che i
singoli capitoli non portino a nulla e, forse, questo è un errore. Anche io in
certe mie storie ho cercato di dare un senso a se stante in ogni capitolo. Per
questa non è così… se ti aspettavi che lo fosse, allora posso dire con
rammarico di averti delusa. Se con incompleta intendevi precisamente incompleta…
allora mi sembra non ci sia nulla da dire, dal momento che mi trovi d’accordo:
siamo solo al sesto capitolo, la fine è ancora lontana. Nel caso in cui
deciderai di continuare a leggere questa storia e troverai da biasimarmi altre
cose, non avere timore o remore di farlo; del resto, io mi prenderò il diritto
di risponderti. Spero che la prossima volta, se ci sarà, il tuo commento sarà
costruttivo dal punto di vista di entrambe.
Clo87.
Già, cominciamo a svelare i primi misteri!
Sono anche io piuttosto elettrizzata dalla cosa! ^_^ Per quanto riguarda Harry
e Ron, ti capisco perfettamente: si sono comportati veramente da cani. O
meglio, ho fatto in modo che si comportassero veramente da cani… non posso certo spogliarmi della mia parte di
colpa: in quanto autrice, ho almeno il 50% della responsabilità. Ma l’altro 50%
è tutto loro! E comunque non preoccuparti: avranno quello che si meritano. Eh eh. Ih ih. Ok, basta: anche io devo proibirmi di viaggiare con la
fantasia. Altrimenti succede una catastrofe! Per quanto riguarda Hermione,
invece, la questione è un po’ più complicata e si svelerà un po’ più avanti.
Per ora si può solo aspettare.
Mikki.
Credo che esistano poche cose al mondo che mi mettano di buon umore
come leggere i tuoi commenti! Veramente: è qualcosa di estremamente confortante
e straordinariamente rilassante! A parte il fatto che mi riempi di complimenti
(il più dei quali ingiustificati, tra l’altro – ma graditissimi dalla mia
autostima! ^_^) scrivi sempre delle cose meravigliose su tutto quello che
scrivo. Ma, devo dirtelo, la cosa che mi ha fatto più piacere del tuo ultimo
commento è stato il tuo apprezzamento nei confronti di Blaise. Sei proprio una
gran donna! (Passami l’espressione piuttosto grossolana, ti prego.) Hai capito
esattamente il suo carattere, e questo è oggettivamente ammirevole, ma dal mio
punto di vista è ancora più ammirevole – oltre che assolutamente strabiliante –
che tu l’abbia trovato esilarante! Per me è stata una grande vittoria morale:
ci ho scommesso un po’ sul suo personaggio e sono felicissima di averlo fatto,
se questo è il risultato. Se, cioè, ne viene fuori un commento come quello che
gli hai riservato. Per il suo ruolo nella vicenda, posso dirti che esso avrà
grandissima attinenza col suo carattere: Blaise è chiaramente un manipolatore,
un ragazzo scaltro, ma insensibile, di eccezionale perspicacia, ma scarsa
profondità di sentimenti. Da una parte è estremamente ricco di tutto,
dall’altra è estremamente povero. Se vogliamo, è straordinariamente
equilibrato. Del resto è anche ambiguo. E ambiguo lo rimarrà anche in quanto
guida: sarà, come è già stato, indispensabile per far sì che si solidifichi
l’amicizia tra Draco e Hermione, questo è vero. Ma ricordiamoci che è Blaise
Zabini. Da lui, ci si può aspettare qualsiasi genere di sorpresa. Silente
secondo me è favoloso e Draco, volente o nolente, per lo meno apprenderà che è
un po’ più di un vecchio rugoso… anche se un vecchio rugoso lo resterà
comunque! ^_^ Felicissima che le parti “malinconiche” ti questo capitolo ti
abbia emozionato: ci tenevo tanto. Infondo, se vogliamo, è attorno a certe
questioni che qui sono state accennate che ruota tutta la storia e sapere che
colpiscono, che emozionano, rende orgoglio di se stessi, non ti pare? Mi hai
fatto anche altre importantissime domande, ma mi riservo di risponderti più
avanti: specie a te e a quelli che come te riescono a intuire già da ora
parecchie chiavi di lettura interessanti, non voglio proprio rivelare più dello
stretto indispensabile. Ti dico solo che hai centrato il punto. Se riesci a
capire cosa intendo, potresti anche essere a un passo avanti a me, che, per
dirla tutta, sotto certi punti di vista è talmente confusa che non sa più come
raccapezzarsi in questa valanga di sentimenti e emozioni che ha messo in messo!
Blackmoony.
Oh, come capisco la tua sofferenza! Rivivo
nelle tue pene le mie! Sento nei tuoi confronti un moto di comprensione e
solidarietà immenso: se avrai bisogno di piangere per tutto il dolore che quell’oggetto
magnifico e terribile (e spastico, naturalmente) chiamato “computer” ti
provoca… ti assicuro che avrai la mia spalla. Non potrei mai negare conforto ad
un essere umano che conosce il mia stessa angoscia! T_T Ok, detto questo, posso
cominciare ad adorarti perché apprezzi il titolo che ho scelto per questa
fanfiction! E’ semplicemente meraviglioso! E altrettanto meraviglioso è che
anche tu gradisci Blaise! Non oso dirti quanto questo possa farmi piacere! Per
non parlare del fatto che dici di aver cominciato ad apprezzare il pairing
Draco/Hermione da questa fanfiction… insomma, una gioia immensa! Immensa! E
poi, e poi: Jane Austen! Mi piace tantissimo e sono onorata, veramente
onorata, di averti ricordato per un attimo il suo stile. Non è la mia autrice
preferita, ma l’ho sempre ammirata per il suo modo di scrivere. Ah, e poi hai
ragione tu, assolutamente: è Oltre Ogni Previsione. Non appena avrò un
po’ di tempo correggerò tutto quanto. Ti ringrazio moltissimo anche per la
fiducia e la tua considerazione per il mio stile (mi sono commossa, davvero):
mi piacerebbe tantissimo diventare una scrittrice. Sarebbe bellissimo se ci
riuscissi, ma penso che sarebbe ancora più bello se ci riuscissimo tutte e due.
Che ne dici? E’ una bella immagine per il futuro, no? ^_^ Ah, e sono così
contenta che trovi azzeccate le scelte delle canzoni a inizio capitolo! Ci
metto notti intere a sceglierle! Ci sono dei momenti che è frustrante, perché
mi sembra quasi che non potrei mai trovare una singola strofa adatta, ma poi, improvvisamente,
ne trovo una che è talmente perfetta che penso che sia stata scritta su misura
per quel preciso capitolo. Per concludere, vorrei dirti che non hai idea della
gioia che mi ha procurato il tuo commento e spero che recensirai anche questo,
il prossimo, quello dopo e quello dopo ancora… insomma, spero che mi seguirai
nella scrittura di questa storia. Mi farebbe veramente smisuratamente piacere!
^_^
Dana.
Draco fa quell’effetto anche a me! Alcune
volte muoio dal ridere mentre scrivo certi pensieri… quell’ultima frase del
quinto capitolo, per esempio, mi ha lasciato piegata in due per un paio d’ore.
Giuro, una cosa incredibile! Temevo che fosse un’ironia incomprensibile, e
invece, per esempio, a te piace. Sono proprio contenta! Ah, e poi anche io ero
sull’orlo di una crisi di pianto quando ho scritto quello che Harry aveva detto
a Hermione… veramente, mi si stringeva il cuore! T_T Ma non ti preoccupare:
tutti i nodi vengono al pettine e Harry avrà molto più di quello che si merita.
Mi assicurerò personalmente per far sì che avvenga! Oh, e mi dispiace
tantissimo di non aver aggiornato tanto presto! Tra l’altro, non lo farò
neanche per tutto Agosto, come ho spiegato all’inizio di questo capitolo. Spero
comunque che commenterai, quando metterò on-line il prossimo capitolo. E anche
questo, si intende: ho dato particolarmente sfogo alla mia demenzialità. Penso
che apprezzerai! ^_^
Mel-chan.
E’ così anche io e te abbiamo un sogno in
comune! Mi fa enormemente piacere! Ma io non sono affatto così brava come dici!
Assolutamente! Ed eppure penso proprio che non riuscirò mai a mantenere il mio
proposito di non scrivere più fanfiction o storie di alcun genere: credo che
sarebbe proprio impossibile, per me. ^_^ Perché, anche se in quel momento lo
pensavo, non esiste niente che mi faccia stare bene quanto scrivere… niente.
Comunque sono davvero, davvero contenta che trovi i miei pensieri tanto
profondi quanto interessanti: è una cosa molto importante per me. E sono anche
contenta nell’annunciarti che suppongo che il tuo desiderio di veder
ammorbidirsi il rapporto tra Draco e Hermione si sia in parte concretizzato in
questo capitolo. In parte, ti annuncio, si concretizzerà nei prossimi. E poi
verrà anche l’amicizia, sicuramente: questo posso anticiparlo senza problemi.
Dovete perdonarmi la nebulosità sulla faccenda “amore”: resto sul vago per pure
ragioni scaramantiche. Come ho già detto un sacco di volte, infatti, neanche io
so perfettamente come potrebbero andare le cose. D’altro canto posso anche
assicurarti che Hermione e Draco vivranno un rapporto intenso, che non smusserà
affatto il loro carattere, ma che permetterà molti di quei – come li chiami tu
– rari momenti in cui i pensieri dell’uno verso l’altra siano di entità
diversa dall’odio più profondo. E, magari, altri che invece siano addirittura
vicini all’affetto. ^_^ Spero che saprai pazientare – ne sono sicura! –
e quando li leggerai mi lascerai una tua impressione! ^_^
Bimba88.
Ma non devi assolutamente scusarti!
Commentare, prima di tutto, è un diritto, non un dovere: è già
tanto, per me, che tu decida di farlo. E puoi permetterti di farlo quando vuoi!
E poi sei sempre così gentile… sia nei miei specifici confronti che nei
confronti della mia fanfiction. Sono veramente felicissima che ti piaccia e,
all’occorrenza ti faccia ridere! ^_^ Per quanto riguarda Harry, come ho
continuato a ribadire per tutte queste 4 lunghissime – e graditissime – pagine
di risposta alle vostre recensioni, riceverà tutto quello che ha dato, con in
più un bel po’ di interessi. E in quel momento esulteremo insieme! ^_^ Ah, e ti
ringrazio moltissimo anche per aver difeso così strenuamente anche tu la mia
storia. Sul serio… mi hai commosso! T_T In ogni caso, scusami per non aver
aggiornato tanto presto: me la sono presa un po’ troppo comoda e a questo punto
il settimo capitolo lo metterò a Settembre… mi spiace veramente. Cercherò, da
quel momento in poi, di farmi perdonare. Ah, a proposito: com’è andata la famosa
festa? Ti sei divertita?
Ithil.
Oh, un’altra persona che apprezza Blaise!
Fantastico! Ah, e poi ti sono piaciute molto alcune frasi in corsivo del
dialogo tra Hermione e Ginny… bene, bene: siccome non ce ne sono poi molte ho
capito più o meno a quali ti riferisci – credo – e mi ha fatto molto piacere
leggerlo dal tuo commento. Infondo, per molte di quelle di sono stata su giorni
interi! Più o meno da suicidio, si. E naturalmente sono felice del fatto che
approvi la revisione che Draco fa della sua vita, sebbene tu preferisca
un Draco meno… stupido? Beh, anche se non hai detto proprio questo, ho capito
cosa intendevi e ti capisco. In un certo senso, spero di riuscire a mettere il
Draco che dici tu un po’ più avanti, anche se naturalmente non sarà mai troppo
sarcastico siccome in questa fanfiction il personaggio che possiede questa caratteristica
in quanto principale è Blaise. Forse è anche per questo che ho deciso di dare
un’inclinazione diversa al carattere di Draco: non volevo doppioni troppo
evidenti. Del resto, per quanto ti possa sembrare strano, io sono abbastanza
d’accordo con te sul fatto che Draco Malfoy stia decisamente bene quando
indossa le vesti dell’altezzoso e sarcastico ragazzo strafottente. Mah, vedremo
cosa ne verrà fuori da tutti questi propositi! Per concludere posso dirti che
di dialoghi tra Draco e Silente ce ne saranno altri, e cercherò di renderli
tutti esilaranti come hai trovato quello nello scorso capitolo. Dunque, grazie
mille per i complimenti! E in bocca al lupo con la lettura di Harry Potter
and the Half-blood Prince! ^_^
E… Marilia. Non so cosa dire. Potrei cominciare dicendo che non
ho ricevuto tutte le tue e-mail (ne ho poco più di un paio nella mia cartella
di posta) e quelle che ho ricevuto sono di… non lo so… quattro? Cinque mesi fa?
Ma non è comunque questo il punto: il punto è che, come ho scritto proprio
all’inizio di questo capitolo, per certi versi sono una persona discretamente
cinica e immagino di apparire anche abbastanza fredda ne confronti degli altri.
Perciò, sapendo questo di me, capisco che tu abbia pensato che io non ti abbia
mai considerato mia amica. Però, vedi, le cose non stanno così. Sarebbe bello
essere un tipo di persona che non ha bisogno di specificarlo, ma siccome non lo
sono, sono pronta a specificarlo tutte le volte necessarie affinché i miei
amici comprendano la loro importanza per me. Dico sul serio, Marilia, non è
esistito un solo momento da quando mi hai contattato la prima volta in cui non
ti ho considerato mia amica. Come non ne è esistito uno in cui non ti ho voluto
bene. A dire il vero penso che sarebbe impossibile… mi hai sempre sostenuta, mi
hai sempre incoraggiata, mi hai sempre resa orgogliosa di quello che scrivevo.
Non vedo come potrei non volerti bene. Mi dispiace che tu abbia dovuto
dubitarne e anche di non essermi fatta viva: anche se non ho ricevuto le tue
e-mail avrei potuto comunque mandartene io qualcuna, per sentire come stavi.
Spero che tu legga queste poche righe e accetti le mie scuse. In ogni caso,
ancora una volta, grazie per essere presente. Per essere qui,
insomma, ancora una volta, a leggere quello che scrivo. Sono davvero felice che
la mia storia ti piaccia molto e, quando avrai tempo di commentarla, sarò
davvero felice di leggere la tua recensione.
Spero di ricevere presto tue notizie, anche se in poche righe.
Un abbraccio forte, forte
La tua Silverwings