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Autore: pizia    29/03/2010    1 recensioni
La donna che mi ha allevato diceva che io appartengo al Piccolo Popolo e che quindi non posso fare altro che avvertire il richiamo della Madre, e assecondarlo. Io non sono sicura di cosa questo significhi, ma qualcosa di vero ci deve essere per spiegare quello che sento
Prendete Merlin, prendete Le Nebbie di Avalon, mescolateli e stravolgeteli un po' entrambi, ed avrete l'ambientazione della mia storia.
Non ho idea se questa storia sarà lunga o breve, se sarà una commedia drammatica o una tragedia, se sarà bella oppure brutta, per cui non prendete per oro colato i generi o i rating che ora scrivo: potrei cambiarli in corso d'opera.
Per il momento ho iniziato a scriverla per il puro e semplice amore che nutro verso questi personaggi, Artù in primis.
Buona lettura... spero...
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Morgana, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parte Prima

“Queste sono le stanze del principe Artù” indicò Merlino, passando di fronte a quella che a Morgana sembrò solo l’ennesima porta chiusa di un ennesimo corridoio, “e infine là in fondo ci sono gli appartamenti di re Uther…”

Merlino sorrise di fronte alla confusione riflessa sul volto di Morgana: “Dove ti sei persa?”

“Alle stanze di Sir Lancillotto, un piano o due più sotto… credo…”.

“Chissà perché si perdono tutte alle stanze di Lancillotto…” la prese in giro il ragazzo.

“Beh… mi sa che allora lo dovrò proprio conoscere questo Lancillotto… la sua fama lo precede…” rise Morgana.

“Non credo che dovrai attendere troppo per conoscerlo… intanto però ti mostro anche le camere di Lady Ginevra: se davvero sarai messa al suo servizio è meglio che almeno queste ricordi dove sono…”.

Morgana gli rispose con una linguaccia.

“Mi hanno riferito anche che vorresti aiutare Gaius” continuò Merlino mentre l’accompagnava verso le stanze della futura regina di Camelot.

“Mi sarebbe piaciuto, ma mi hanno detto che a quello già ci pensi tu”

“Guarda che non sono geloso della vasca delle sanguisughe: se vuoi pulirla tu io certo non mi offendo. Fai pure…”

“Ma la vuoi smettere di prendermi in giro!” protestò ridendo la ragazza. “E’ solo che ho una discreta conoscenza di erbe e piante, o per lo meno di quelle che crescono su al Nord, dato che la donna che mi ha cresciuta a fatto da madre era una specie di guaritrice. Diceva che secondo lei ero portata per questo genere di cose, ma è morta prima di potermi insegnare tutto quello che è necessario sapere. Ho solo pensato che se lei aveva ragione, se possiedo davvero un dono per la guarigione, qui con Gaius avrei forse potuto imparare quello che lei non ha fatto in tempo ad insegnarmi”

“Credo proprio che Gaius sarà ben lieto di insegnarti tutto quello che vorrai sapere. E quanto a me, non scherzavo quando dicevo di non essere  certo geloso: io ho già la mia sanguisuga a cui badare. Si chiama Artù!”

“Non urlerei così tanto quando parli male di Artù, Merlino” disse un giovane uomo, decisamente di bell’aspetto, che era comparso proprio in quel momento all’imboccatura del corridoio. Non indossava né armatura né cotta di maglia, ma al suo fianco era ben assicurata una spada, e il giovane dava nettamente l’impressione di sapere come usarla in caso di necessità.

“Morgana, ti presento Sir Lancillotto. Lancillotto, lei è Morgana e da domani sarà molto probabilmente la dama di compagnia di Ginevra” li presentò Merlino.

“Semplicemente la sua serva” lo corresse subito Morgana.

“Vedi Merlino perché adoro Camelot? Qui anche le serve sembrano regine. Peccato che non si possa dire lo stesso dei servitori…” disse Lancillotto rifilando una leggera gomitata nel costato dell’altro ragazzo.

“Già… devo riconoscere che non sarei granché come regina…” ammise Merlino, e tutti e tre scoppiarono a ridere.

“Comunque credo che Artù ti adorerebbe…” lo stuzzicò di nuovo Lancillotto. “A proposito, sai dirmi che fine ha fatto il nostro principe? Ho bisogno di parlargli di alcune cose, ma non lo vedo da questa mattina”

“Ha accompagnato Lady Ginevra a fare una cavalcata per i boschi di Camelot: dovrebbero ormai essere di ritorno, ma non so dirti esattamente quando sarà qui”.

A Morgana parve che un velo passasse nello sguardo di Lancillotto e ne velasse per un istante l’allegria di poco prima. Fu solo un attimo, talmente fulmineo che la ragazza si chiese se per caso non si fosse sognata tutto.

“Potresti per favore dirgli che ho bisogno di parlargli non appena torna?”

“Certo, glielo riferirò non appena lo vedrò” rispose il ragazzo.

“E’ stato un piacere conoscervi, Lady Morgana” disse Lancillotto.

Morgana non poté fare a meno di arrossire quando il cavaliere si inchinò di fronte a lei come se fosse davvero la regina del castello e le baciò rispettosamente la mano. L’inchino con cui gli rispose fu tuttavia solo un pochino più rigido e meno aggraziato di quello con cui si era congedata da Uther solo poche ore prima.

Merlino fissò la scena con aria divertita, e non appena Lancillotto fu lontano non riuscì a trattenersi.

“Allora che ne dite, Lady Morgana” disse, calcando in particolar modo sul titolo nobiliare, con l’intenzione di scimmiottare i modi e i toni del cavaliere, “il nostro Sir Lancillotto è davvero all’altezza della fama che lo precede?” concluse, fallendo miseramente nel tentativo di restare serio.

Questa volta fu Morgana a rifilargli una gomitata nel costato, tuttavia con molta meno delicatezza di quella che aveva usato Lancillotto. 

*** 

“Beltane è una festa dell’Antica Religione, Artù. Ho fatto un solenne giuramento, anche se costretto, ed è l’unico motivo per cui non ho fatto sterminare le Sacerdotesse di Avalon come ho invece fatto con Stregoni e Druidi, ma questo non significa che permetterò al mio popolo di praticare i loro riti magici” affermò Uther.

“Sacri padre, non magici” intervenne il principe.

“Non essere sciocco! Sai benissimo che l’Antica Religione è intrisa di magia. Anzi, probabilmente è magia essa stessa e i suoi riti sono magici, anche se non hanno bisogno di incantesimi, formule e ingredienti stravaganti”.

“Che male può nascere dal fatto che la gente festeggi il ritorno della primavera, il risveglio della natura e la gioia di vivere?” chiese ostinatamente Artù.

“Beltane non è nulla di tutto questo” si intromise Ginevra. “E’ solo una scusa per abbandonarsi alla baldoria e alla lussuria più indecente. A Glastonbury questi sono giorni di penitenza e di riflessione che ci avvicinano a Dio, l’unico Dio, e alla salvezza delle nostre anime”.

Uther si trattenne dallo sbuffare rumorosamente: non amava la Nuova Religione, il Cristianesimo come lo chiamavano i suoi seguaci, più di quanto amasse l’Antica, ma Ginevra in fondo lo stava sostenendo e quindi avrebbe sopportato con pazienza le sue noiose manie religiose.

“Nessuno ti obbliga a recarti ai fuochi invece che chiuderti nelle tue stanze a pregare fino a consumarti le ginocchia, Ginevra” rispose Artù, seccato. “Ma proprio come nessuno ti obbliga a farlo, nessuno può nemmeno obbligare chi desidera festeggiare secondo le antiche tradizioni a non andarci”.

“Un re deve preoccuparsi della salvezza del suo popolo: ci sono leggi che proibiscono l’omicidio per assicurare la salvezza del corpo. Perché non dovrebbero essercene altre per assicurare quella delle anime?” affermò Ginevra, fissando Artù con aria trionfante.

Uther quasi comprese perché Artù non provasse particolare affetto per la ragazza, e quasi si dispiacque per lui.

“Le leggi sull’omicidio servono a preservare la salvezza del nostro corpo da quello che qualcun altro potrebbe fargli. Non ci sono leggi che impediscano di togliersi la vita” rispose Artù. Era un discorso che non gli piaceva, ma non voleva darla vinta a Ginevra.

“Dovrebbero esserci!” ribatté la ragazza.

“Adesso basta!” intervenne Uther. “Non mi importa nulla della Nuova Religione, ma non tollero l’Antica. Ho dichiarato fuorilegge i Fuochi di Beltane, e chiunque vi parteciperà sarà punito. Questo è tutto, ho già emanato il proclama reale. Tu stesso, Artù, pattuglierai i campi immediatamente fuori dalle mura e arresterai per tradimento chiunque disobbedisca alle mie leggi, oppure finirai tu stesso nelle nostre prigioni a riflettere sul fatto che tu potrai anche essere destinato a diventare il re di Camelot, ma che fintanto che sono in vita quel re sono io e la mia parola è legge! Non voglio sentire altre discussioni e soprattutto non voglio mai più sentirvi blaterare di religioni e dei: tutto quello che accade a Camelot, accade per mio volere, non per quello di qualche divinità!”.

“Maestà” sussurrò Ginevra, inchinandosi rigidamente e lasciando subito dopo la sala del trono.

“Smettila di guardarmi storto Artù: almeno non potrà costringerti a consumarti le ginocchia in preghiera insieme a lei” disse Uther al figlio, non appena la ragazza ebbe lasciato la stanza.

Artù faceva fatica a trattenersi: detestava suo padre quando da re e uomo sensato e giusto si trasformava in un despota autoritario ed irragionevole. Succedeva per fortuna solo quando, in qualche modo, c’era di mezzo la magia, ma quando succedeva non c’era maniera di farlo ragionare. In quelle situazioni poteva solo far buon viso a cattivo gioco, cercando di limitare al massimo i danni che l’intransigenza di suo padre poteva causare.

“Come ordini, padre” fu tutto quello che rispose. 

*** 

“Non puoi andare ai Fuochi Morgana! Uther l’ha proibito e Artù stesso sarà di pattuglia” disse Merlino esasperato.

“Uther ha anche proibito di fare uso della magia, Merlino, ma non mi pare che tu gli dia grande ascolto…” replico la ragazza a bassa voce.

Il giovane sospirò rumorosamente: anche Morgana, proprio come Lancillotto poco tempo prima di lei, aveva messo meno di un paio di giorni a scoprirlo in flagranza di reato mentre utilizzava la magia per rassettare lo studio di Gaius. “Un modo stupido di utilizzare la magia”, aveva commentato senza scomporsi troppo, ma anche lei, come il cavaliere, aveva mantenuto il suo segreto e  Merlino non dubitava che avrebbe continuato a farlo. Tuttavia Merlino sapeva di dover stare decisamente più attento o la terza volta avrebbe potuto non essere altrettanto fortunato. La terza volta  avrebbe potuto essere Artù a scoprirlo…

“Non c’è modo in cui io possa dissuaderti, vero?” chiese rassegnato.

“Merlino, non so come spiegartelo. Non so spiegarlo nemmeno a me stessa. Io non so nulla dell’Antica Religione, ho sentito nominare Avalon solo nei racconti fantastici e, sebbene io creda che qualcosa di più grande dell’uomo esista, non sono del tutto certa che si occupi di quello che facciamo o non facciamo noi piccoli e miseri mortali. Quello che so è che quando arriva Beltane, quando la natura si risveglia dopo il lungo inverno, io la sento. Avverto il suo rinascere nel sangue, nella carne, nello spirito. E sento il suo richiamo”.

Merlino la ascoltava attentamente, quasi convinto dal calore con cui lei ne parlava, ma un sottile scetticismo continuava ad aleggiargli nello sguardo.

“Non prendermi per matta” rise Morgana, accorgendosi della perplessità del ragazzo, “e nemmeno per una viziosa” aggiunse maliziosamente. “Non è la lussuria a spingermi ai Fuochi. Da che io ricordi vi ho sempre partecipato, ma non ho mai… beh… hai capito no? La donna che mi ha allevato diceva che io appartengo al Piccolo Popolo e che quindi non posso fare altro che avvertire il richiamo della Madre, e assecondarlo. Io non sono sicura di cosa questo significhi, ma qualcosa di vero ci deve essere per spiegare quello che sento”.

Morgana tacque un attimo, immersa in riflessioni che non sarebbe riuscita a esprimere a voce, poi riprese: “Ho già avvertito Gaius che domani non passerò di qui una volta terminato i miei doveri con Ginevra. Lui non ha fatto domande, ma credo che abbia capito”.

“Ma dove andrai? Nessun fuoco verrà acceso a Camelot” chiese Merlino.

“Oh, non essere sciocco Merlino! Nessun fuoco che sia visibile dalle mura verrà acceso, ma pensi davvero che gente che come crede si lascerà scoraggiare da un capriccio del re? Credimi amico mio, i Fuochi verranno accesi, che Uther lo permetta oppure no”.

“Sta’ attenta” disse il giovane.

“Perché non vieni con me?” gli domandò Morgana.

“Oh, sarò anche io la fuori, Morgana, ma insieme ad Artù… E a questo punto, se dovessi notare qualcosa farò in modo che lui e gli altri cavalieri non facciano altrettanto…”

“Allora sei tu che dovrai stare attento”.

  
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