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Autore: niebo    29/03/2010    2 recensioni
Il giovane in smocking tirò fuori dalla tasca sinistra dei pantaloni un pacchetto di sigarette. Ne sfilò una e l’accese con un accendino, preso dall’altra tasca.
“Cosa vuoi da me?!” ripetè con decisione.
“Cosa voglio da te? Semplice.” soffiò fuori dalla bocca una densa nuvola di fumo “Voglio che uccidi una persona.”
[...]“Cosa ti fa credere che ucciderò una persona per te?!”
“Io non lo credo….” Fece un tiro ed espirò di nuovo il fumo “…io sono sicuro che lo farai.”

La storia di sette persone la cui vita è indissolubilmente legata all’avvento dell’Apocalisse.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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fireflies Fireflies


Ulrich riaprì pian piano gli occhi un po’ frastornato.
Si appoggiò la mano sinistra sulla testa.
Ma….dov’era finito?
Non ricordava nemmeno cosa fosse successo il giorno prima….Si alzò, rimanendo semi-disteso e, dopo essersi stropicciato un po’ gli occhi, si guardò attorno.
Sempre un po’ intontito, si voltò e vide un grosso quadro appeso alla parete, quello che rappresentava una rosa rossa.
“Ti piace? L’ha dipinto mia mamma.”
“Ah sì….ora ricordo….” Disse sottovoce.
Spostò le coperte e appoggiò i piedi a terra, dalla parte destra del letto. Rimase lì seduto per un attimo, tenendo il viso tra le mani. Poi alzò pian piano lo sguardo e scorse la propria immagine riflessa nello specchio che gli stava di fronte.
Le vide subito.
Quelle dannate ali gli spuntavano ancora dalla schiena.
Erano sempre lì, pronte a ricordargli l’obiettivo che si era prefissato di raggiungere.
Si osservò per qualche secondo.
Quasi non si riconosceva nemmeno più…certo, non si riconosceva più già da quando era morto Ilian…ma in quel momento si vedeva in un modo ancora diverso dal solito…
Bah….
Si alzò dal letto e si avvicinò pian piano allo specchio. Quando gli fu di fronte, non potè far a meno di pensare di aver davanti a sé un’altra persona, come se quello specchio in realtà fosse una porta, oppure la continuazione stessa della stanza.
Cercò di andarsene da quell’immagine ma, nel voltarsi, inciampò nella propria borsa che, aprendosi, rovesciò fuori due dei suoi coltelli.
Ulrich si fermò a guardarli un momento. Poi si chinò e ne prese uno nella propria mano.
Ritornò di fronte allo specchio, impugnandolo stretto.
Contemplò ancora la propria figura mentre, alzando il coltello, si faceva un piccolo taglio sulla guancia, sotto l’occhio destro.
Guardò quell’immagine che gli stava di fronte, e si accorse che anche a quell’individuo il sangue caldo iniziava a scorrere lungo il viso.
Cercò poi con calma nella borsa un fazzoletto, con chi pulì prima il proprio coltello e poi la propria guancia.
Ne aveva avuta la conferma.
L’individuo nello specchio…
…era lui.
Il taglio sul viso era molto leggero, quindi non si notava molto…
Era si un po’ confuso…ma non così tanto sprovveduto…
Ma d’altronde…a chi non è mai capitato di guardarsi allo specchio e di non riconoscersi più? Per quanto una persona si possa conoscere…
Poi un pensiero sfiorò la sua mente.
Ma….perché sono ancora qui?Chi mi ha fatto restare?
L’ultima cosa che era riuscito a ricordare era che la sera prima si era ritrovato a vedere un insulso film horror con quegli altre tre ragazzi…poi…non ricordava più nulla.
Si guardò le braccia, poi il petto e le gambe.
Era ancora vestito.
Non ci aveva fatto minimamente caso mentre si guardava allo specchio….non l’aveva notato abbastanza per potergli dar peso…
Improvvisamente iniziò a sentire un certo doloretto alla pancia.
Anzi…un poco più giù della pancia in realtà….
Ma certo….ovvio….la sera prima non era andato in bagno prima di andare a dormire…e ora aveva un arretrato non indifferente di pipì da scaricare.
Si appoggiò la mano destra sulla pancia, mentre con la sinistra apriva lentamente la porta  della stanza.
Avrebbe fatto un azione lenta e silenziosa …a “piedi piuma”…delicatamente…così non l’avrebbero visto…
Però…la cucina non aveva una porta…
…e nemmeno la sala…
Cazzo…
In questo modo l’avrebbero colto in fragrante…
Ok, lasciamo perdere l’azione lenta e silenziosa.
Piano B.
Azione spiccia e scattante.
Sì…decisamente molto meglio…
Aprì velocemente (ma senza rumori molesti) la porta della stanza e corse subito in bagno.
Vi si chiuse letteralmente dentro.
Fiuuuu…..meno male…non mi hanno visto…
“L’hai visto?” fece Piotr ad Aaron, mentre mangiavano seduti al tavolo della cucina.
“Sì. Il nostro amico si è finalmente svegliato.” Rispose Aaron.
“Macchè nostro e nostro!!! Il serial killer è amico tuo mica nostro!!! Vedi di tenermi fuori da questa storia, che ci sono già dentro abbastanza senza volerlo….!!!” Fece Newt, anche lui seduto con loro al tavolo.
“Piantala Newt…non è un serial killer…” disse Aaron, che iniziava ad essere un po’ stanco delle continue rotture di palle sull’argomento da parte dell’amico.
Ulrich, nel frattempo, si stava sciacquando la faccia con un po’ d’acqua fredda.
Non volendo usare uno degli asciugamani, prese un po’ di carta igienica, e si asciugò il viso con quella.
Ok.
Ora era il momento di uscire.
Che fare?
Usare la stessa tattica che aveva utilizzato prima per arrivare in bagno?
Prima aveva funzionato…
Non lo avevano visto né benché meno fermato o chiamato…
Però…
….ora che ci penso…l’azione di prima è stata così tanto “spiaccia e scattante” che non ho visto dove si trovavano…
All'improvviso sentì delle risate.
Si avvicinò lentamente alla porta e vi appoggiò sopra l’orecchio.
Cercò di capire da dove provenissero ma…non ci riuscì proprio.
Che faccio ora? Loro credono che io sia ancora in camera…
Poi gli venne un idea.
Decise di accucciarsi a terra, a gattoni.
Si sentì come un militare durante una missione segreta, nascosto tra le varie trincee per non farsi scoprire.
Si aspettava che di lì a poco una bomba gli esplodesse di fianco, facendolo morire d’infarto.
Ad esempio se in quel momento qualcuno avesse aperto la porta….
Ok meglio muoversi.
Sollevò la mano sinistra e, pian pianino, aprì la porta del bagno.
Ma la schiuse solo poco poco poco.
Avvicinò poi il viso all’uscio, tentando di non farsi vedere.
Intravide Aaron, Piotr e Newt seduti al tavolo della cucina, mentre ridevano e chiacchieravano allegramente.
Fortunatamente aveva lasciato aperta la porta dell’antibagno, quindi poteva osservarli benissimo.
Beh…benissimo….li stava pur sempre guardando attraverso uno spiraglio largo quattro centimetri, non di più…
Poi, avendo visto dove si trovavano, richiuse pian piano la porta e, una volta al sicuro, vi si appoggiò con la schiena.
Meno male…
Ora era di nuovo in salvo dentro bagno.
Beh…ma anche prima era nel bagno…
Ok ok va bene!!! Anche prima ci era dentro, però ora anche lo sguardo era nel bagno, ecco.
Insomma, in poche parole, non aveva più contatti con l’esterno del wc.
Tirò un sospiro di sollievo.
Prima parte della missione compiuta…Finalmente so dove si trovano…e non mi hanno nemmeno visto!
“L’hai visto?” fece di nuovo Piotr ad Aaron.
“Sì. Ci stava spiando dal bagno…”
“Avete visto??? Che vi dicevo io??? Quello lì è un infiltrato dei servizi segreti!!! Una spia!!!! Una persona pericolosa!!! Anzi…pericolosissima!!!!! Ed è tutta colpa vostra, perché non mi state mai a sentire !!!!!!” sbottò Newt.
“Scusa….cosa hai detto?”gli rispose Piotr.
“Vaffanculo Piotr!!!! Smettila di far finta di non ascoltarmi!!!!!”
“Di grazia, se potessi farlo senza dover fingere a quest’ora sarei la persona più felice del mondo. Ma no che dico….dell’universo.”
“Ora ti spiattello il piatto in faccia se non la smetti, schifobanana!!!!!” continuò stizzito Newt.
“Per piacere ragazzi anche di domenica mattina dovete litigare?! Siete insopportabili!!!  E poi Newt….si dice scemobanana non schifobanana….”
“Va bene ugualmente. L’importante è che ho reso l’idea. Capito schifobanana????” puntalizzò rivolgendosi prima ad Aaron e poi a Piotr.
A quel punto Aaron si alzò di scatto dal tavolo evidentemente alterato.
Molto alterato.
Ed era piuttosto comprensibile visto che era domenica mattina e non aveva dormito per tutta la notte precendente…
Quindi era particolarmente (e giustamente) più irascibile del solito…
Si portò di fronte a Newt, che era ancora seduto sulla propria sedia, e iniziò a fulminarlo, guardandolo in cagnesco dall’alto in basso, con entrambe le mani sui fianchi.
“Newt ma la vuoi piantare una buona volta di fare il bambino????? Cazzo, vaffanculo, non ce la faccio più!!!!! ’sta volta hai proprio rotto le palle!!!!!”
Newt, dal canto suo, stava seduto immobile, impaurito come un coniglio.
Sapendo che Piotr gli dava sempre conto…di solito cercava di tenersi buono almeno Aaron…
Ma questa volta aveva esagerato…e non era mentalmente (ma soprattutto fisicamente…) pronto per un “due contro uno”….
Se la stava proprio facendo addosso….
Di nuovo…
Poi, quando vide Piotr alzarsi e dirigersi verso Aaron, iniziò a temere il peggio.
“Ora muoio ora muoio ora muoio….” Riuscì solo a pensare.
Ma Piotr, giunto accanto ad Aaron, non fece nulla.
Anzi…in realtà…gli appoggiò una mano sulla spalla e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio.
“Cosa gli sta dicendo cosa gli sta dicendo?????” Pensò di nuovo Newt, evidentemente sommerso dal panico, ma ancora immobile come una statua.
Aaron sembrò rilassarsi un attimo mentre Piotr gli parlava sottovoce nell’orecchio.
“Ok? Ora ripeti con me.” Disse poi Piotr, questa volta con un normale tono di voce.
“Va bene.” Gli rispose Aaron.
“Ah mi raccomando. Guardalo in faccia. Dritto negli occhi. Altrimenti è meno efficace.” Aggiunse Piotr.
“Ok.”
Si voltarono entrambi a guardare simultaneamente Newt che, dal canto suo, credeva che sarebbe svenuto da un momento all’altro.
Uno sguardo penetrante poteva sopportarlo. Ma due…e contemporaneamente poi!
“Ok ora ripeti dopo di me. “Hai lesionato...” ” riprese Piotr tenendo sempre lo sguardo fisso su Newt.
“ Hai lesionato… ” ripeté Aaron guardando anch’egli Newt negli occhi.
“  …in maniera irreversibile… ” continuò Piotr.
“  …in maniera irreversibile… ” gli fece eco Aaron.
“ ….gli organi bilaterali… ”
“ ….gli organi bilaterali… ”
“…preposti alla produzione…”
“…preposti alla produzione…”
“…del liquido seminale.” Concluse Piotr.
“…del liquido seminale.” Finì anche Aaron.
“Ce la fai a ripeterlo tutto per intero ora?” domandò Piotr.
“Certo!” fece Aaron.
“Bene. Ricordati lo sguardo mi raccomando.”
“Ok.”
Aaron si voltò di nuovo verso Newt, che stava ancora miracolosamente seduto sulla sedia, e, alzando il sopracciglio destro, gli fece un sorrisetto malizioso alla “Adesso ti faccio vedere io!”.
Prese un respiro profondo e iniziò:
“Hai lesionato in maniera irreversibile gli organi bilaterali preposti alla produzione del liquido seminale!!!!!”
Fiuuu….ce l’aveva fatta…e tutta d’un fiato!
Fece una breve pausa.
Fissò Newt ancora per qualche secondo, poi si rivolse a Piotr
“Come sono andato?”
“Bah niente male…ma dovrai fare ancora un po’ di pratica con lo sguardo. E dovremo anche togliere un po’ di enfasi…sottrae importanza al contenuto della frase.”
“Farò pratica, promesso… Grazie Piotr.” disse Aaron sorridendo e facendo un gesto tipico del suo modo di fare.
Ogni volta che prometteva, infatti, si baciava prima l’indice e il medio destri uniti tra loro (mentre le altre tre dita restavano abbassate), e poi baciò allo stesso modo l’indice e il medio sinistri. Ogni volta che faceva questo gesto, sigillava una promessa che sarebbe stata inossidabile.
Era risaputo ovunque.
Aaron manteneva sempre le proprie promesse.
Tirò  una pacca sulla spalla al suo nuovo ”insegnante”.
“Di niente Aaron…Combattere l’ignoranza e la volgarità è la mia missione…” gli rispose Piotr in tono solenne.
E se ne andarono insieme in salotto ridendo.
Newt fece appena in tempo a vederli andarsene che, subito dopo, si lasciò ricadere sulla sedia come se, stanco morto (più morto che stanco…), avesse appena concluso una corsa di chilometri e chilometri…
Ma nessuno dei due carnefici aveva fatto veramente sul serio.
Infatti, qualche secondo dopo, Piotr e Aaron tornarono di corsa in cucina per prendere Newt di forza e portarselo con sé in sala.
Aaron arrivò per primo, e l’avrebbe quasi acciuffato se non fosse stato che il piccoletto si era miracolosamente ripreso ed avesse iniziato a correre intorno al tavolo gridando: “Lasciatemi in pace!!! Lasciatemi in paceeeee!!!!!”
Ma non appena arrivò anche Piotr, Newt fu letteralmente circondato. I due lo presero, uno da davanti e l’altro da dietro, e iniziarono a bombardarlo di attacchi di solletico.
Newt cominciò a ridere come un ossesso, buttandosi addirittura a terra, rotolando a destra e a sinistra come in preda a una crisi epilettica.
Più per pietà che per altro, i due carnefici smisero di tormentarlo qualche secondo dopo.
Poi però, per avvalersi giustamente del loro “premio”, presero Newt, Aaron per un piede e Piotr per l’altro, e lo trascinarono con sè in salotto, come uno spazzolone per pulire il pavimento.
Un dimenante spazzolone per pulire il pavimento.
“Piotr te lo affido. Arrivo subito.” Disse Aaron non appena furono arrivati in salotto.
Piotr gli rispose con una vaga aria interrogativa, ma che scomparve nel giro di due secondi, in quanto era riuscito ad intuire le intenzioni dell’amico.
Ok….ora so dove sono…devo solo uscire…meglio riaprire ancora un attimo la porta e dare un’ultima piccola occhiatina per controllare che siano…
Ma non appena Ulrich scostò leggermente l’uscio si vide davanti…dei piedi. Poi delle gambe. Della braccia. Un petto. Un viso. Questa era la scaletta che il suo sguardo aveva seguito alzandosi man mano verso l’alto.
“Ehi ciao! Come va?”
Ulrich si sentì decisamente a disagio, trovandosi ridicolmente a gattoni di fronte a quella che doveva essere la sua vittima. Lui, il carnefice, a quattro zampe come un bimbo. Si sentì come se stesse rimpicciolendo a poco a poco. E forse nel frattempo era anche arrossito. Boh. Può anche darsi…
“Vuoi mangiare qualcosa? E’ quasi l’una di pomeriggio, sarai affamato…”  riprese Aaron sorridendo.
L’una di pomeriggio?!? Ma quanto cazzo ho dormito?!?! Aspetta…questo vuol anche dire…che prima non stavano facendo colazione…stavano pranzando…
Si sentì per un attimo ancora più rintronato di prima.
Ma non fece in tempo a riprendersi che Aaron era già partito in quinta verso la cucina, preso a cercare le stoviglie per apparecchiargli la tavola.
In realtà…non vorrei esser un  peso per loro…nonostante tutto…non posso approfittarmene così…il dormire è stato un caso, ma anche mangiare…
Pensò mentre si rialzava e iniziava a dirigersi verso la cucina.
Però… non ho nemmeno la minima intenzione di rivolger loro la parola…e quindi…come posso rifiutare?!
Ma non fece in tempo a pensar ciò che Aaron oramai gli aveva messo sul tavolo un bel piatto di spaghetti alla bolognese.
“Ecco! Buon appetito!” gli disse con la sua abituale gentilezza accompagnata, come al solito, da un sorriso.
Ulrich si sedette al tavolo con esitazione.
Guardò per un attimo il piatto, immobile. Ma forse stavolta non era indifferenza…era solo un po’ di “sana” indecisione…
“Sù sù! Mangia dai! Altrimenti Piotr si offende!”
……Piotr?
“Sì…E’ stato lui a cucinare.” Disse quasi l’avesse letto nel pensiero “Come al solito, del resto. Non che io non sappia farlo, anzi me la cavo piuttosto bene…Ma a lui piace dilettarsi tra i fornelli. E quindi lo fa volentieri. Spesso sperimenta anche nuove ricette, e sono sempre squisite. Però si arrabbia molto se non apprezzi il suo lavoro. Non che il piatto ti debba soddisfare per forza…ma semplicemente non gli piacciono gli sprechi…”
Capito…
Prese allora in mano la forchetta ed iniziò a mangiare.
Non ebbe nemmeno il tempo di iniziare, che già si ritrovò il piatto vuoto.
Era veramente deliziosa.
E poi….non mangiava da un giorno quasi …
Probabilmente in quel momento avrebbe mangiato anche un pezzo di legno, se gliel’avessero offerto.
Nel frattempo Aaron era tornato in sala, e si era messo a guardare un qualche programma comico alla tv con Piotr e Newt. Forse cartoni animati….
Ulrich si alzò dal tavolo, e si mise lentamente a sparecchiare, ponendo con cura tutto nel lavandino.
Poi, dopo un momento di indugio, decise di andare in salotto dagli altri.
Cosa avrebbe combinato per conto suo? Nulla.
Non appena vi arrivò, i tre poltroni si fermarono a guardarlo.
Un attimo di disagio…
Quasi certamente si stavano chiedendo come mai Ulrich fosse andato da loro di sua spontanea volontà, oppure se avesse bisogno di qualcosa…
Si aspettavano tutti che parlasse da un momento all’altro.
Lo guardarono.
Li guardò.
Ma nessuna parola risuonò nell’aria.
“Bene! Che ne dite di fare una bella partita a Monopoli per passare il pomeriggio?”
Così Aaron interruppe il silenzio, alzandosi dal divano.
“Io ci sto!!! Preparatevi a sborsare signori miei, arriva il re del denaro!!!
“Sei troppo sicuro di te stesso Newt….” rispose di nuovo Aaron.
“Come al solito, del resto….” Commentò invece Piotr.
 “Sì sì vedremo!!! Preparatevi a pregarmi in ginocchio di sganciarvi qualche centesimo!!!”

***

“Bene signor re del denaro…come la mettiamo?”
Fece Piotr lanciando uno sguardo di sfida a Newt.
Allo squattrinato Newt.
Vediamo….
La situazione era più o meno questa.
Un ammasso di alberghi e case occupava la cosiddetta “zona rossa”, nonostante le caselle che comprendesse fossero tutte viola e ti lasciassero completamente al verde.
E ovviamente tutte quelle costruzioni potevano appartenere solo all’imprenditore della situazione.
Piotr, naturalmente.
“Se vuoi ti scambio questi cinque quartieri per le tue due società. D’accordo?”
“Beh…questa volta sembra una buona offerta….” Rispose Newt a Piotr.
“Scusate se mi intrometto….ma…”
“Zitto Aaron, sto facendo un affare!!!”
“Ehm…Newt…non vorrei dire…ma….”
“Lascialo decidere Aaron….” Fece invece Piotr con sguardo malizioso.
Aveva in pugno la situazione ormai.
“No!!!!!! Scusami Piotr ma…Newt, cacchio!!!! Ti sta vendendo tutti i quartieri più insulsi e scadenti per due società!!! E lui ne ha già una!!! Hai ancora il coraggio di avere qualche dubbio su cosa fare????”
“No che non ne ho!!! Infatti accetto.” Disse Newt soddisfatto.
Aaron rimase a bocca aperta.
Boh…
Sarà forse merito di Piotr che ha il fiuto per gli affari….o per gli allocchi.
Ma comunque, nonostante tutto, non era l’imprenditore a condurre il gioco.
Newt, come già anticipato, non aveva quasi nulla, né costruzioni né soldi. In compenso era pieno di quartieri inutili e di seconda scelta rifilatigli da Piotr.
Aaron se la cavava piuttosto bene. Non era chissà quanto fortunato, ma almeno era in grado di difendersi dall’innata imprenditorialità del biondino.
Bene.
A questo punto l’unico  rimasto era…Ulrich.
Già.
Era proprio lui ad essere in testa.
Strano ma vero.
Anche se non del tutto…c’è anche della logica in tutto questo. Ulrich non tirava i dadi. Non muoveva la pedina. Non costruiva case. Nè alberghi.
Quindi….
Il suo gruzzoletto di soldi cresceva, cresceva e…. cresceva.
Era anche discretamente fortunato nel non capitare su caselle poco fortunate, ma tanto, anche se vi avesse sostato, avrebbe avuto abbastanza soldi per pagare il conto e rimanere comunque il primo della gara.
E tutto questo perché….non faceva un emerito nulla.
Stava lì seduto sulla sua sedia.
E basta.
Era logico che, se non si muoveva, non spendeva soldi e, di conseguenza, ne accumulava a palate.
“Tocca a te Aaron!!! Avanti, tira!!!” esortò Newt, impaziente dell’arrivo del proprio turno.
I dadi rotolarono sul tavolo.
Un tre e un due.
Uno, due, tre, quattro, cin…
Imprevisti.
Aaron pescò una carta dal mazzo.
La rivoltò e….
Notò subito qualcosa di strano. Qualcuno aveva cancellato la scritta della carta.
Qualcuno.
Ma quel qualcuno non si era limitato a cancellarla. L’aveva sostituita.
Infatti, sopra l’ancora leggibile “Andate in prigione direttamente e senza passare dal via”  vi era scritto (con una scrittura illeggibile tra l’altro…): “Fate finta di esibirvi in un pezzo di lap dance. Se non volete farlo versate 2000 euro al WWF.”
Dopo aver letto ciò, Aaron si girò istintivamente verso Newton (non Newt, ma Newton) che, dal canto suo, stava trattenendo una risatina isterica ponendosi la mano destra sulla bocca.
“Newt….” disse Aaron cercando di mantenersi il più calmo possibile “….è opera tua questo?!?!” domandò svolazzandogli di fronte l’Imprevisto.
A quel punto Newt non riuscì più a trattenersi, e rise come un ossesso.
Tutti lo guardarono con aria che passava da interrogativa (Ulrich) o rabbia (Aaron) a compatimento (Piotr).
Non appena si riprese, Newt esordì con un:
“Bene Aaron. A te la scelta.”
Aaron lo guardò, fulminandolo con lo sguardo.
“Non farò mai un’imitazione di lap dance di fronte a te. Al massimo in privato, se vuoi. Ma mi faccio pagare. Sì, esatto. Non sarò io a sganciare i soldi. Li sgancerai tu per vedermi.”
“Sìsì Aaron parla parla…intanto molla i 2000 euro!”
“Fai poco lo spiritoso…potrebbe capitare anche a te prima o poi…”
“Naaaaaa….Non succederà mai….”


***

Imprevisti.
“Bene bene Newton… chi ride adesso?!”
“Zitto Aaron.” Disse l’altro pescando una carta.
La lesse nella mente e, conclusa la lettura, prima guardò i propri soldi, poi girò la testa verso destra e infine…si alzò dal tavolo.
“Bene io devo andare…è stato proprio bello giocare, ma mi sono appena ricordato che…ho un impegno!!!! Devo….andare dal dentista!!!!”
“Newt…è domenica…i dentisti sono chiusi.” puntualizzò Piotr.
“Ehmmmm...ok…cioè…no…mi sono confuso!!!! Devo…andare in chiesa!!!! Sìsì, è domenica oggi…. ci devo andare!!!! Non vorrete mica che io vada all’Inferno, vero?”
Attimo di pausa.
“Che dici Aaron? Io non sottovaluterei il potere della risposta a questa domanda.”
“Più che della risposta, Piotr, mi interessa dell’Imprevisto…Fammi vedere cosa c’è scritto, scemobanana!!!” disse Aaron fiondandosi contro Newt.
“No no dai per piacere lasciamiiiii!!!”
L’amico l’aveva già avvinghiato e si stava preparando a fargli il solletico quando…
“Va bene, va bene ok!!!! Rimango!!!”
Aaron mollò la stretta.
“E ora fammi vedere.”
Prese l’Imprevisto dalla mano di Newt. Ancora una volta la scritta “Multa di 40 euro per aver guidato senza patente” era stata sostituiao con un “Baciate sulla bocca la persona che sta seduta alla vostra destra. Altrimenti pagate 3500 euro”.
Tralasciando le cifre esorbitanti che Newt aveva messo in sostituzione…
Aaron alzò la testa e diresse lo sguardo verso il posto in cui era seduto Newt. E verso chi stava seduto alla sua destra.
Oh cazzo.
Spostò velocemente lo sguardo verso i soldi di Newt, posti accuratamente sul tavolo di fronte alla sua postazione. Aveva…una banconota da 500 euro e due da 100.
Evidentemente non bastavano.
Ecco perché Newt aveva deciso di andarsene...
Però….le regole sono regole.
“Muoviti, vieni qua e fai la tua punizione.” Lo invitò Aaron.
“No. Mi rifiuto.”
“Mi dispiace, queste sono le regole.”
“Assolutamente no.”
“Sì invece.”
“Ho detto di no.”
“Sì.”
“No”
“Sì”
“No-o”
“Sì-ì”
“Ma uffiiiiiii!!!! Io quello lì non lo bacio.” Ribadì Newt votandosi verso Ulrich.
Quest’ultimo, ignaro di ciò che stava accadendo, forse iniziò ad intuire qualcosa.
Diciamo che capì che era stato tirato in ballo.
“Un vincente trova sempre una strada, un perdente trova sempre una scusa.” Esordì aulico Piotr.
“Dai Newt….al massimo ti possiamo concedere un bacio sulla guancia…” fece invece Aaron.
Newt si sedette al proprio posto senza rispondere ed incrociò le braccia sul petto, risoluto a non far nulla. Gli sfuggì poi lo sguardo verso Aaron che, proprio in quel momento, si era appoggiato entrambe le mani sulle proprie spalle e, a poco a poco, aveva iniziato a muovere i gomiti all’infuori e poi ancora all’indietro verso il torace, più e più volte.
Sembrava proprio….un pollo?
E come, se non bastasse, si sentì provenire dalle retrovie un verso, molto simile a quello di…un pollo?
Newt si voltò e vide Piotr che mascherava la propria voce, nascondendo la bocca con una mano. Ci si metteva anche lui a imitare…un pollo???
Basta.
Un affronto così non poteva reggerlo.
Si girò di scatto verso Ulrich, strinse gli occhi e avvicinò le proprie labbra al viso dello sconosciuto.
Che cazz…
Ulrich, intuite le intenzioni di Newt, si scostò, indietreggiando sulla sedia.
Ma insomma…una sedia non è infinita…
Cadde a terra con un tonfo, e una sederata non indifferente sul pavimento.
Gli occhi erano sbarrati.
Ma è scemo ‘sto qui?????
“Newt!!!!!”
Aaron scattò in piedi dalla sedia per aiutare Ulrich a rialzarsi.
“Che c’è?????? Non dovevo fare ‘sta cavolo di prova????”
“No no, lasciamo perdere và….Sei troppo pericoloso per fare una cosa del genere…”
“Povero ragazzo…quanto lo capisco…neanch’io mi farei baciare da un babbeo come te…” intervenne sarcasticamente Piotr.
“Grrrrrr…oh ma la volete piantare?!?!? Sono quattro ore che stiamo giocando e che continuante a romper le palle!!!!” disse seccato Newt.
“Scusa, cosa hai detto?!?” fece Aaron.
“Ho detto che la dovete piantare!!!!”
“No, no dopo!!!”
“Ehmmmm…che continuate a romper le palle…?!”
“No!!! Prima!!!”
“Uhmmmm….vediamo…ho detto che la dovete piantare…che sono quattro ore che stiamo giocando e…”
“Quattro ore!!!!! Piotr che ore sono?!?!”
“Le 18.03…Perché?”
“Devo andare a prepararmi!!!!!! Massimo per le 19.00 devo essere al locale!!!!!”
“Che stai aspettando allora?” concluse Piotr.
“Vado!!!!!”
Aaron finì di rialzare Ulrich e sfrecciò in camera.
Meno male che almeno la doccia l’aveva fatta il giorno prima….

***

Ogni impedimento è giovamento.
Non è così che si dice?
E lui di impedimenti finora ne aveva avuti tanti…troppi…
Ma il giovamento sembrava non avesse intenzione di mostrarsi.
O almeno, lui di giovamenti finora non era riuscito a vederne.
Semplicemente era un continuo chiedersi: “Vale la pena persistere in una situazione che più che risolversi sembra complicarsi ogni secondo che passa?”
La risposta era sempre un monotono: “Boh…”
Forse era meglio demordere…forse era solamente tutta un’ illusione o un suo stupido capriccio…una triste speranza….
Ma alla fin fine si ritrovava sempre a farsi trascinare dalla corrente. Per il momento…che altro doveva fare?
Però….
Ogni lasciata è persa.
Si dice anche così…
E forse era per questo che si ritrovava ancora nel posto in cui la sera prima era incominciato tutto.
Ma a volte..a volte era troppo tormentato di dubbi per poter continuare…aveva bisogno di qualcosa o qualcuno a cui potersi aggrappare….
“A partita iniziata non si cambiano le regole del gioco, Newt.” Disse Piotr.
“Ma io non ho detto che non volevo venire…solo che a sapere che ci sarebbe stato così tanto da aspettare per i preparativi, piuttosto sarei rimasto a casa!!!”
Le parole dei due amici risuonarono nelle orecchie di Ulrich con qualche secondo di ritardo. Come un eco. Ma, non appena le ebbe recepite, si voltò verso Piotr.
Lui…ha ragione…ormai ho iniziato questa partita…e la devo portare a termine, senza cambiare le mie intenzioni o i miei pensieri…
Si portò istintivamente la mano sul viso, poggiandola sul punto in cui quella mattina stessa si era tagliato. La ferita era lieve, quasi invisibile, tanto che nessuno di loro se n’era accorto. Ma non era quello il punto…. Ora si sentiva un po’ più sicuro….Aveva ritrovato sé stesso per un momento. E stava a lui prolungare quell’attimo il più possibile.
In fondo…ora come ora…poteva contare solo su sé stesso…
Però…nello stesso tempo…
Grazie….Piotr…
Pensò fissando di nuovo il suo sguardo su di lui. Ma in quello stesso istante anche Piotr si voltò verso il ragazzo sconosciuto, senza una motivazione particolare.
Ulrich discostò subito lo sguardo, arrossendo leggermente.
Però poi non seppe resistere e, con la coda dell’occhio, guardò ancora Piotr, per vedere la sua reazione a quel suo gesto così istintivo e fanciullesco.
Ma Piotr lo stava ancora guardando e….no…forse era solo una sua impressione…ma…gli sembrò che gli stesse sorridendo.
L’altro, dal canto suo, dopo aver allargato leggermente gli angoli della bocca in un lieve sorriso rivolto allo sconosciuto, ritornò a parlare con Newt discutendo su quanto gli sarebbe giovato se il rompiscatole fosse rimasto veramente a casa.
Ulrich, ancora roseo in viso, rimase imbambolato per qualche secondo, ma fu subito risvegliato dal vocione di un uomo che gridava:
“Timothy!!! Sono arrivati dei clienti, và a servirli!!!”
Ulrich si voltò in direzione della voce e vide un ragazzo titubante, vestito con un grembiule bordeaux, dai capelli castano-lievemente rossicci, gli occhi color nocciola e il viso punteggiato di lentiggini. Stava venendo verso di loro.
No…non ci posso credere…quello è…
Non fece in tempo a pensare ciò che il cameriere, dopo essersi accorto dell’entità dei clienti, cambiò totalmente direzione, ritornando di corsa verso il bancone del bar.
Ma non fece in tempo a raggiungerlo, che si scontrò con una ragazza alta, dai lunghi capelli castani raccolti in due chignon attorcigliati ai lati della testa. Aveva dei bellissimi occhi azzurro-cielo e un viso né troppo in carne né troppo magro, come tutto il resto del corpo. Indossava una corta minigonna svolazzante, una maglietta attillata che le risaltava il petto, mentre ai piedi portava  un paio di pattini a rotelle.
“Attento Tim!!!” disse al ragazzo dopo la collisione.
“Mag….per piacere….puoi andare a servire tu quei clienti al posto mio…?”
“Perché? Che c’è che non va?”
“Ehmmm beh….c’è quel ragazzo…quello con i capelli fucsia…”
“Hai detto…capelli fucsia…?!”
“Sì…..”
“Ahhhh! Ma allora è solo Newt!”
“Newt…?”
“Sì, si chiama così. Tranquillo è un mio amico. Aspetta. Ma se c’è qui Newt vuol dire che c’è anche….”
La ragazza si voltò di scatto verso il gruppo di amici. Ma quello sguardo non durò neanche un secondo perché già Mag era partita velocissimamente all’assalto.
“Aaaaaaaaroooooon!!!!!!!” gridò fiondandosi addosso al malcapitato.
La velocità ottenuta grazie ai pattini era talmente sfrecciante che, abbracciandolo, quasi lo fece rovinare a terra.
“C…ciao Mag…” rispose Aaron cercando di mantenersi in equilibrio per non far cadere le chitarre che portava in spalla.
Sembrava un pochino imbarazzato, di fronte a quella ragazza che lo stringeva a sé con tanto affetto.
Piotr li osservava quasi stesse assistendo ad una scena abituale, mentre Newt….
“Smack smack smack!!! Bleah….Odio queste smancerie….mi fanno venire la schifo-saliva in bocca!!! Vado a bermi qualcosa, che è meglio! Disgustoso…”
Si diresse allora verso il bancone del bar, tenendo Panda per mano.
Si sedette a uno di quegli alti sgabelli girevoli e appoggiò Panda sul bancone ancora vuoto, come più o meno tutto il resto del locale.
Il cameriere stava asciugando dei bicchieri.
“Mi scusi!” esordì Newt.
Il ragazzo dietro al banco si girò. Ma….
“Ahhhh!!!”  urlò e si voltò di nuovo ad asciugare i bicchieri, facendo finta di niente.
“Ehmmmmm….Che c’è? Che è successo?” chiese Newt ignaro di tutto, guardandosi un po’ attorno.
“Un succo d’arancia?!” domandò il cameriere senza voltarsi.
“Sì, grazie! Ma….come fai a saperl…”
Si interruppe un momento, in quanto il cameriere si era girato velocissimamente e aveva appoggiato il bicchiere di succo sul banco.
Newt allora si illuminò.
“Ah!!! Sei tu!!! Ti ho riconosciuto!!! Sei quello dell’ultima volta!!!”
“….”
L’altro continuò ad asciugare i bicchieri, ignorandolo.
“Mmmmmm…” riprese Newt appoggiandosi l’indice incurvato tra le labbra semi chiuse “Ma allora…visto che ci conosciamo già….me lo offri il succo vero?”
“Sì. Cioè. No. Cioè….”
Ma dopo un attimo di esitazione aggiunse sottovoce “….se servirà a non farti parlare a vanvera…”
“Scusa?!” intervenne seccato Newt per auto-difesa.
“Niente!!! Offre la casa!!!”
“Grazie!!!” rispose Newt, e gli fece un sorriso a trentadue denti.
Ricevuto il bicchiere di succo, ovviamente completo di fatta d’arancia, cubetti di ghiaccio, ombrellino viola e cannuccia a spirale verde (il tutto moltiplicato per due perché il cameriere si era premunito di dargli poi anche il formato mini per Panda), lo bevve velocissimamente per purificarsi dalla sdolcinatezza dei due piccioncini all’ingresso.
Mentre lo stava bevendo, si divertiva a girare sullo sgabello alternativamente a destra e a sinistra, osservando, con sguardo curioso, tutto ciò che gli stava attorno.
E continuò a bere, a bere e a bere, succhiando con la cannuccia anche quando il succo era ormai finito da un pezzo. Ne risultava quindi quel fastidiosissimo rumore, quella cacofonia alimentare (come l’aveva definito Piotr), che solo in pochi eletti riescono a sopportare.
Il cameriere intanto aveva cominciato a pulire il bancone, continuando a far finta che lo Scocciatore non ci fosse.
Pulì pulì e pulì, finchè arrivò al punto in cui era appoggiato Panda. Lo sollevò afferrandolo sulla la pancia, allo scopo di pulire la parte di bancone su era stato posto.
In quel momento gli sfuggì l’occhio verso Newt.
Quando mai l’avesse fatto.
“Mollalo subito.” Gli disse fulminandolo con lo sguardo lo Scocciatore, il quale era circondato da un aura minacciosamente minacciosa.
Al povero Timothy sembrò di parlare con la morte in persona.
Ed è forse per questo motivo che, dopo aver riappoggiato delicatamente Panda sul banco, scappò via, nascondendosi nella porta che c’era lì a fianco, quella del magazzino.
“Mah…chi lo capisce è bravo…” commentò Newt girando a destra e a sinistra sullo sgabello e riprendendo la sua cacofonia alimentare.
Non appena si fu stancato del proprio concerto, decise di ritornare dagli altri, che intanto avevano incominciato a chiaccherare.
“Uh, chi è il vostro nuovo amico?” chiese Mag ad Aaron.
“Ehm…lui è…”
“Non importa, faccio io! Piacere nuovo amico di Aaron, io sono Mag! Si dice Meg, con la “e”, ma si scrive Mag, con la “a” , se vogliamo essere precisi…”
Ulrich non rispose.
Ovviamente.
Non ho parlato con loro fino ad adesso, perché dovrei parlare con te? E poi…io non sono loro amico…
“C’è qualcosa che non va? Che ha il vostro amico?
“E’ straniero!”
“E’ un pluritentatomicida!”
“E’ una storia lunga…”
Le tre risposte erano state date una dopo l’altra dai tre amici, in evidente disaccordo su cosa dire….
La prima era una scusa, la seconda una mezza verità e l’ultima un dato di fatto.
Dette in ordine rispettivamente da Aaron, Newt (intuibile) e Piotr.
“Cosa?!?” rispose Mag sconcertata.
“Lascia perdere…ne riparleremo…” finì così il discorso Aaron.
“Ah! Devo ridarti il tuo Cd!!! Aspetta che faccio una corsa a riprenderlo in macchina!!!”
Ci mise un po’ di tempo a riportarlo, forse non riusciva a trovare le chiavi, o forse il Cd stesso.
Ritornò dentro di corsa.
Sembrava un po’…innervosita.
“Tieni!!!” disse seccata ad Aaron porgendogli con forza il Cd.
“C’è qualcosa che non va? Non….non ti è piaciuto il Cd….?”
Mag, resasi conto di ciò che aveva appena fatto, si ricompose subito.
“No no niente, tranquillo!” e gli sorrise.
“Margaret!!!! Smettila di perdere tempo e renditi utile!!! Il locale si sta riempiendo!!!!”
Era il padre di Mag, proprietario del locale.
Un uomo robusto, non molto alto e con la consueta  “pancetta” che spesso caratterizza gli uomini di mezza età. Nonostante spesso gridasse e fosse nervoso perché sempre indaffarato, era di temperamento bonario e, se aveva il tempo di farlo, gli piaceva anche scherzare con Aaron e gli altri, che ormai conosceva tutti da una vita.
“Arrivo papà!!!!” urlò Mag di ricambio.
“Odio quando mi chiama con il mio nome per intero…” aggiunse poi rivolgendosi agli altri “ Va beh…vi saluto ragazzi, il lavoro mi chiama…ci vediamo dopo magari!”
Poi si avvicinò ad Aaron e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia, accompagnato da un:
“Sarò in prima fila quando canterai.”
“Ok….Grazie…A dopo allora…” rispose Aaron esitante.
Mag sfrecciò in cucina, ma con la mente era ancora lì a fianco al suo innamorato.
Lei si era presa una cotta per Aaron dalla prima volta in cui l’aveva visto tre anni prima. Andavano a scuola insieme. Già più di una volta l’aveva adocchiato e milioni di volte l’aveva inseguito di nascosto per i corridoi, credendo spesso di non essere vista. Nessuno si vergognava di inseguirlo con le perché Mag…non aveva molti amici…anzi..non ne aveva proprio. Tutte le ragazze della sua classe erano le tipiche “bamboline” a cui importa solo del trucco, dei vestiti di marca, delle uscite in discoteca e quant’altro.
Lei era decisamente l’opposto. La sua famiglia non poteva permettersi di comprarle ogni giorno vestiti di marca o darle una paghetta esorbitante…I suoi soldi se li era sempre guadagnati, anche all’interno della propria famiglia. Come ogni altra cosa del resto…A un bellissimo viso mascherato dal fard, ne preferiva una un po’ più brutto ma che fosse il suo. Allo spendere soldi ubriacandosi in discoteca, preferiva andar a bersi una cioccolata calda al bar vicino a scuola. Per questo veniva spesso isolata dagli altri, dalle altre in particolare.
Ma loro non l’avevano mai veramente presa in giro…per forza di cose l’avevano solo un po’ isolata… e lei non ce l’aveva con loro…sì forse una volta era stato così…una volta pensava che fossero crudeli e che non capissero niente di niente, e aveva continuato ad odiarli tutti.
Ora semplicemente pensava che non la capivano. Se si fossero sforzati di conoscerla un po’ meglio forse ci sarebbero riusciti…ma nessuno sembrava avesse intenzione di farlo. E a lei andava bene così. Aveva imparato a vivere del poco che aveva in ogni ambito. Anche in fatto di amicizie. Non poteva non ammettere che le dispiacesse un po’ vivere in questa situazione. Ma, anche in questo caso, le andava bene così.
Poi…un giorno…
Stava camminando in corridoio, dirigendosi a lezione di biologia, la sua materia preferita. Questo le aveva fatto tirare un sospiro di sollievo dopo due ore ininterrotte di odiosa matematica, e le aveva messo il buon umore. E poi quel giorno indossava la nuova sciarpa di lana colorata lunga fino alle ginocchia, che aveva comprato solo ventiquattro ore prima. Se ne era follemente innamorata un giorno, quando l’aveva avvistata nella vetrina di una boutique in centro solo che, dopo averne visto il prezzo, aveva desistito dal comprarla. Non le piaceva per niente spendere i soldi in quella maniera. Le sembrava di buttarli via. Avrebbe aspettato i saldi. E così aveva fatto. E ora dopo mesi e mesi di attesa…l’aveva finalmente comprata a meno di metà prezzo. Fortunatamente non l’avevano venduta. Evidentemente non era più di moda…ma a lei…che importava?
Comunque.
Quel giorno era felice e portava la sua bellissima sciarpa colorata di lana. Sembrava che la giornata non potesse andarle meglio di così. Peccato che, presa com’era dal proprio gaudio, non stava per niente prestando attenzione a dove andasse. A causa appunto di ciò, successe una cosa terribile. La sua bellissima e lunghissima sciarpa nuova rimase impigliata in qualcosa, e si sfilacciò tutta.
Si sentì improvvisamente tirata per il collo, e si risvegliò così dal suo stato di trans da felicità. E lì si accorse che la sua sciarpa era stata totalmente rovinata da un farabutt…
Ma poi sentì la sua voce.
“Oh caspita! Ti prego scusami….la tua sciarpa…è rimasta impigliata alle borchie della mia cintura quando ci siamo incrociati…è colpa mia…sono sempre tutte storte e appuntite e io mi dimentico sempre di metterle a posto…scusami, davvero…”
Mag fissò Aaron incantata.
Finalmente il ragazzo dei suoi sogni le aveva rivolto la parola.
Non seppe cosa dire.
“Beh….grazie…cioè, non importa, nel senso che non è importante quello che hai fatto, cioè non nel senso che quello che fai non è importante, ma nel senso che…insomma non fa niente!” concluse arrossendo come un pomodoro.
“Ok! Beh…grazie… Allora…ti restituisco la sciarpa!”
Ma il buffo fu proprio che la sciarpa non voleva staccarsi. Ci provarono e riprovarono, ma entrambi stavano rischiando di beccarsi due note per il ritardo. I corridoi erano già vuoti da un pezzo.
“Senti facciamo così. Tieni.”
Aaron si slacciò la cintura, se la levò e la porse a Mag, insieme alla sciarpa.
Lei credette di svenire. Ce….si sa che lo faceva per altri scopi ma…il suo principe azzurro si stava togliendo la cintura davanti a lei?! Ci mancava solo che si slacciasse anche i pantaloni!
Non proferì parola.
“Non ti preoccupare, me la restituirai all’uscita da scuola! Ti aspetterò all’entrata! Ci vediamo!”
E corse via tenendosi i pantaloni con la mano destra.
Lei rimase lì qualche secondo immobile come una statua, ad osservarlo andare via.
Poi si ricordò del ritardo e, come risvegliata da un incantesimo, corse in direzione della propria classe.
Quel giorno si era beccata una bella nota . Le scuse e le spiegazioni non erano servite a nulla. Quindici minuti di ritardo, erano pur sempre quindici minuti di ritardo…
Però l’amarezza per la punizione era passata a poco a poco, mentre osservava trasognante la cintura del suo amato, quasi fosse una reliquia.
I due si ritrovarono poi all’uscita da scuola. Mag, con tutta la forza che potè e nascondendo la propria vergogna, chiese ad Aaron se volesse andare al locale del padre, che avrebbe potuto aiutarli con la sciarpa e la cintura. Per strada iniziarono a conoscersi, parlando del più e del meno, come ad esempio della passione per la musica di lui e di quella per il canto di lei. Il tutto si concluse con il padre di Mag che voleva tagliare la sua sciarpa perché non si riusciva a slegarla. Ma Aaron si offrì con gentilezzadi staccare dalla propria cintura tutte le borchie che erano rimaste attaccate alla sciarpa, rimanendo, in pratica, con mezza cintura solamente nera. Mag gli fu infinitamente grata. E tuttora conservava la sua sciarpa borchiata gelosamente e Aaron, invece, indossava ancora la sua cintura mezza borchiata.
Da quel giorno che diventarono grandi amici. E anche il padre di Mag aveva iniziato a conoscerli tutti da quel giorno. Sì , proprio tutti. Infatti, il giorno dopo, Aaron presentò a Mag anche Piotr e Newt, che le furono subito molto simpatici. Una volta uscivano spesso tutti insieme. Ora era un po’ diverso. Erano cresciuti, ed erano cambiati. Mag era diventata più matura ed estroversa, non più timida come una volta…Aaron era rimasto l’altruista di un tempo, il solito ottimista, ma il viso era diventato più da adulto, e anche il carattere.
Poi Mag qualche amica l’aveva conosciuta all’università, anche se erano solo amicizie un po’ fittizie. Già…l’università…Quella dannata cosa li aveva divisi un po’ tutti…e poi sia Aaron che Mag avevano di mezzo anche il lavoro…si vedevano quindi molto meno di un tempo…Ma i suoi sentimenti verso di lui erano forse l’unica cosa che non era mai mutata. Peccato che da Aaron non era mai stata ricambiata. Lui la vedeva solo come un’ amica, questo era il motivo. O la scusa. Chi lo sa. Per il momento Aaron era solo innamorato della musica. E a lei donava tutto sé stesso. Non si poteva biasimarlo… Lui la musica non l’aveva mai tradita. Né lei aveva mai tradito lui. Sembra una sciocchezza ma…era una delle poche cose rimaste che lo legavano ancora ai suoi genitori. E Mag lo capiva. E accettava. E aspettava. Aveva un grande forza lei. E anche lui. Questo li accomunava. Non si arrendevano mai. Però lei aveva sempre il cuore fragile di donna…che cedeva comunque più facilmente di  quello di Aaron.
Però per il momento…le andava bene così. Viveva dei suoi castelli in aria e degli impegni che le affollavano la giornata. E di loro. Anche se ormai non si vedevano molto spesso…rimanevano comunque i suoi amici.
“Bene, allora io vado ad accordare le chitarre e ad attaccare gli amplificatori…”
“Ok!” fecero in coro Piotr e Newt.
Poi si fissarono in cagnesco dicendosi con gli occhi:
“L’ho detto prima io!”
Ulrich si sedette a un tavolo e iniziò a vagare col pensiero, mentre si guardava attorno.
Si stupì solo quando, poco dopo, Newt e Piotr vennero a sedersi al suo tavolo. Non lo costrinsero a parlare, né a giocare con loro a carte. Semplicemente…erano venuti a fargli compagnia.
Ovviamente Newt inizialmente si era opposto…ma il potere decisionale di Piotr non aveva limiti.
Passò così la loro serata, finché non arrivò il momento dell’inizio dello spettacolo.
Tutto era pronto.
“Spacca tutto Aaron!!!” gli disse Net prima che salisse sul palco.
“Lo farò, promesso!” e si baciò ancora gli indici e i medi, come faceva ogni volta che prometteva. Poi salì dietro le quinte.
Gli altri tre si diressero invece tra la folla, vicino al palco. Ulrich riuscì a distinguere in prima fila i due chignon della ragazza che aveva conosciuto un paio d’ore prima.
Subito dopo comparvero sul palco Aaron con la sua chitarra elettrica, e altri ragazzi con i loro rispettivi strumenti. Era tutto appositamente buio. Solo una fioca luce bianca faceva distinguere il profilo di Aaron e le curve del suo viso, delle sue gambe, avvolte nei pantaloni di pelle nera, e dei suoi fianchi. Nonostante la presenza degli altri, era come se fosse solo in mezzo al palco.
Quando la musica partì, scandita dalla batteria retrostante, Aaron agguantò il microfono, ed iniziò a cantare. Sembrava preso da così tanta foga…così tanta passione…
Aveva una voce così…soave…ma nello stesso tempo forte. Grave…ma al punto giusto, l’adeguata via di mezzo tra l’acuto e il basso. O forse leggermente più tendente al grave. Era comunque una voce che trasmetteva sicurezza, ma nella sua semplicità. Non cadeva infatti in eccessi o virtuosismi tipici di molti cantanti degli ultimi tempi. Ci furono dei punti in cui la sua voce divenne un sussurro, un bisbiglio nel microfono, ed erano i momenti che Mag preferiva, perché le sembrava che le stesse parlando segretamente nell’orecchio, con la sua voce gentile ma anche dannatamente sexy.
Poi quando iniziò a suonare da solo con la sua chitarra acustica….era veramente fantastico. Riusciva a commuoverti anche solo con la melodia, senza bisogno di parole. Ma in realtà le parole c’erano. Perché lui la faceva parlare la sua chitarra.
Ulrich lo ascoltava con attenzione e una sensazione strana iniziò a pervaderlo. Gli sembrò che Aaron stesse parlando con lui, come se fossero faccia a faccia e gli stesse dicendo qualcosa. Come se in quel locale fossero miracolosamente scomparsi tutti e fossero rimasti solo loro due. Poi però si rese conto che era solo un illusione, ma questa sua capacità di attraversarlo con la propria voce, lo lasciò di stucco. Forse c’entrava il fatto che non aveva mai sentito musica dal vivo… neanche musica in generale in realtà…Ma capì che la cosa gli piaceva. Gli piaceva molto. Poi però iniziò a chiedersi…se davvero fossero rimasti solo loro due in quella stanza…che cosa avrebbe fatto?
“Aaron è veramente fantastico!!! E io sono il suo fan numero uno!!!” esordì Newt tra il frastuono.
“Mi sa che dovrai discuterne con Mag…” gli rispose Piotr.
“Ehi…dov’è il ragazzo?” aggiunse subito il biondino dopo essersi voltato e non aver visto Ulrich.
“Chi? Il serial killer intendi? Sarà andato in bagno…”
“Mah…non lo so...appena finisce lo spettacolo andiamo a controllare. Aaron, prima che iniziasse lo spettacolo, ci ha esplicitamente detto di tenerlo d’occhio.”
“Sìsì va bene! Appena è finito però!”
“Ok…”
Lo spettacolo si concluse una decina di minuti dopo. E Aaron corse subito da loro.
“Allora? Com’è andata?” disse asciugandosi viso e capelli con un asciugamano.
“Benissimo!!!! Sei stato fantastico!!!! Da mozzare il fiato!!!! Anzi, non solo il fiato…da mozzare tutto!!! Sìsì, hai mozzato tutto!!!!”
“Grazie Newt...lo prendo come un complimento!” rispose Aaron sorridendogli.
“Ma…dov’è….?” Si affrettò ad aggiungere.
“Credo sia in bagno ma non ne siamo sicuri…E’ sparito poco fa e avevamo intenzione di andar a controllare appena si fosse dispersa tutta la folla…”
“Ok…beh allora andate a controllare in bagno. Io vi aspetto qui. Anzi, intanto metto via le mie chitarre.”
Piotr e Newt si diressero verso bagno. Ma ne uscirono poco dopo, ritornando nella sala principale correndo.
“Allora?” fece Aaron.
“Non c’è….” Disse Piotr.
Newt aveva ancora il fiatone.
“Come non c’è???”
Il locale ormai si stava svuotando, quindi sarebbe stato più facile cercarlo. Ma guardarono ovunque, anche con l’aiuto di Mag, ma non riuscirono proprio a trovarlo.
“Ve l’avevo affidato, cazzo!!! Che stavate facendo in due???”
“Calmati Aaron…magari se n’è semplicemente andato…” rispose Piotr.
“E’ vero…sarà tornato dalla mafia…” confermò Newt.
“Sta zitto, idiota.” Lo censurò Piotr.
“Non lo so….è che…nonostante tutto…mi sembra strano che se ne sia andato così…”
Poi Aaron ebbe un illuminazione.
La porta sul retro.
Corse in direzione dell’uscita retrostante del locale, quella che dava sul vicolo.
Spalancò con forza la porta di ferro e, affacciandosi all’uscio, vide un gruppo di uomini. Uno di loro stava tirando dei calci a un individuo, tenuto fermo da entrambe le parti da altri due uomini, che gli tenevano le braccia.
Aaron corse in direzione di quegli uomini loschi e, più si avvicinava, più si rendeva conto che la persona che stavano picchiando era proprio il suo nuovo amico.
“Fermi!!!!” gridò.
Ma quelli non lo stavano a sentire.
Allora si avvicinò a loro e tirò con forza un pugno all’uomo che stava picchiando Ulrich.
Il tizio reagì un po’ sconcertato, barcollando.
“Che cazzo vuoi moccioso, eh??? Questi non sono affari che ti riguardano!!!!”
Ma Aaron gli rispose con un altro pugno, questa volta dritto sul naso. L’uomo cadde a terra ma, realizzata la situazione, non ci mise molto ad alzarsi. Iniziò ad avventarsi contro Aaron e a colpirlo a sua volta con pugni e calci. Inizialmente quest’ultimo riuscì a cavarsela piuttosto bene, finchè il tizio, che pareva essere il capo dei tre, chiamò in aiuto un altro dei due uomini che stavano tenendo Ulrich. In due iniziarono a colpire Aaron violentemente, soprattutto con calci sull’addome o dritti in faccia.
In quel momento Piotr e Newt arrivarono all’uscio e videro la scena.
“Aaron!!!!!” gridarono.
Aaron girò leggermente il viso verso di loro, e fece in tempo a dire solo:
“Chiamate la polizia!!!”
I due corsero dentro il locale e fecero subito quello che gli era stato ordinato.
Intanto anche il terzo tizio era venuto a tirar calci ad Aaron, che ormai era accasciato a terra chiuso in sé come un sasso, per difendersi dai colpi che gli stavano infliggendo.
Ulrich era riverso a terra poco distante dal gruppo, quasi privo di sensi.
Le sirene però non si fecero attendere.
Poco dopo il suono delle macchine della polizia raggiunse il vicolo.
“La polizia!!!! Scappiamo!!!!!”
I tre fuggirono a gambe levate, per non farsi catturare.
In quel Piotr e Newt uscirono dal locale e raggiunsero i due amici, entrambi accasciati a terra. Ma, prima che potessero raggiungerli, Aaron aveva già iniziato ad alzarsi in piedi da solo, con le poche forze che gli erano rimaste. A quel punto Newt e Piotr corsero entrambi da lui per cercare di sorreggerlo.
Ma Aaron li scrollò da lui e volle andare da Ulrich, ancora riverso semi incosciente sulla strada.
Allora i due compagni lo aiutarono ad avvicinarsi. Si accostò al ragazzo steso a terra a braccia e gambe aperte. Il suo viso era pieno di botte dovute alle lesioni dei pugni. Sangue copioso gli scorreva dalla bocca.
Aaron si inginocchiò davanti a lui e Piotr e Newt lo lasciarono fare.
Cercò di tirarlo su, facendogli passare un braccio dietro la schiena, e quasi rischiò di cascargli addosso.
Ma gli altri due lo sorressero.
“Ehi….Come va…Tutto bene….?” chiese Aaron
Era una domanda un po’ stupida in un’occasione del genere... Ma fu la prima cosa che gli venne in mente di chiedere. Come la prima cosa che si dice ad un amico che non vedi da tanto tempo.
Ulrich, all’udire qualcuno parlare, aprì leggermente gli occhi e cercò di distinguere la figura che gli stava di fronte, quella di colui che l’aveva appena sollevato.
Poi a poco a poco lo vide, sempre più distinto.
E lo riconobbe.
Vide il suo viso ferito, un occhio nero, graffi intorno alla bocca, insieme a un piccolo rivolo di sangue che gli scendeva sul mento.
Poi voltò un poco la testa e scorse dietro quella figura Newton e Piotr.
Al vedere che aveva ripreso i sensi, Aaron gli sorrise.
In quel momento Ulrich capì tutto, intuì quello che era successo e ciò che non era successo.
Allora ritornò a guardare Aaron, che gli stava ancora di fronte.
“Grazie….” Gli disse in un sussurro.
Aaron sorrise di nuovo, dolcemente.
“Prego…non c’è di che…è così che si fa tra amici…giusto?”
Ulrich fece appena in tempo a sorridergli in risposta, che poco dopo la testa gli ricadde all’indietro, priva di sensi.
Aaron allora tentò di sollevarlo completamente, ma cadde lui stesso a terra.
Piotr si gettò subito ad aiutare Aaron perché, tra lui stesso e Newt, era quello che aveva più forza per poterlo sollevare.
Newt si avvicinò invece Ulrich, affidatogli dalla braccia tese di Aaron, e se lo caricò sulla schiena.
“Vieni serial killer…ora ti portiamo a casa…”
Quando furono tutti e quattro in piedi, il padre di Mag uscì improvvisamente fuori, dicendo di aver riferito tutto alla polizia, che era già sulle tracce dei malviventi. Disse poi di aver chiamato anche l’ambulanza,  che sarebbe arrivata di lì a poco. Aaron però si rifiutò di rimanere. Gli rispose dicendo che si sarebbero lentamente diretti verso casa. Lì almeno avrebbe potuto stendere Ulrich su un letto, medicarlo un poco e tenerlo al caldo. Gli chiese poi di mandar l’ambulanza a casa loro, non appena fosse arrivata. Così almeno avrebbero fatto degli accertamenti…
“Sei sicuro Aaron?”
“Sì…si..sicurissimo…”
“Sicuro di non voler una mano? Vieni vi porto io…” continuò il padre di Mag avvicinandosi a loro.
“No, no! Non….non si preoccupi…ce la faremo benissimo…torni nel locale, questa è l’ora di punta…”
Aaron non era uno sconsiderato.
Semplicemente non voleva essere di peso a nessuno. Non lo era mai stato né con i suoi genitori, con suo fratello o con i suoi amici. Dipendere da qualcuno altro gli dava molto fastidio. Piuttosto preferiva prendersi le sue batoste, ma andare avanti con la propria forza. Sapeva che il padre di Mag era molto indaffarato, e non voleva disturbarlo nel suo lavoro.
Mag invece era preoccupatissima.
Cercava in tutti i modi di rendersi utile, voleva avvicinarsi a loro e fare il possibile, ma Aaron non rifiutava. La tranquillizzò con le sue parole, dicendole di non preoccuparsi, che entrambi stavano bene, e che sarebbe ritornato da lei il giorno dopo a riprendere le chitarre.
A quel punto i quattro ragazzi si presero a braccetto e si allontanarono insieme, dirigendosi verso casa.
Mentre stava zoppicando un poco lungo la strada, sorretto dagli altri, chissà perché, ad Aaron tornarono in mente le volte in cui d’estate, quando era piccolo, si divertiva a correre in giardino, nell’ora del crepuscolo. In quelle occasioni si era divertito spesso ad inseguire le lucciole, e a catturarle con la mano…. A volte le chiudeva in un barattolo, osservando la loro flebile luce. Tentava sempre di catturarne il più possibile per crearsi una piccola lanterna, e si arrabbiava moltissimo se non riusciva ad acchiapparne abbastanza per formare una grande luce. Poi, alla fine, quando la mamma lo richiamava in casa, le rilasciava tutte, facendole volare in alto, verso il cielo notturno.
Pensò poi a quanto una lucciolina sola facesse una luce così debole e fioca, che quasi non si vedeva nemmeno…Ma tante lucciole insieme….facevano una luce bellissima, in grado di illuminare il suo cielo bambino come tante piccole stelle….
E forse….pensò che forse ora una lucciola in più era entrata nel suo barattolo…un piccola lucciola che con la sua debole luce aveva reso però un po’ più luminoso il suo cielo…

Ogni impedimento è un giovamento.
Non è così che si dice?





Nota dell'autrice:

Ciao a tutti! ^-^
Sono niebo ovviamente ;)
Questa volta vi scrivo, oltre come al solito per ringraziare voi tutti che mi seguite e sostenete, per scusarmi della lunga attesa prima di pubblicare questo capitolo...
ho avuto un po' di impegni scolastici e, anche se mi auguro che non succeda più, se dovesse accadare di nuovo, sarà probabilmente sempre per questo motivo...
è stato un capitolo molto impegnativo (e luuungo... O___O )
quindi spero almeno che vi sia piaciuto e che sia valsa per voi la pena aspettare.
Mi sono impegnata più del solito a scriverlo e mi auguro
davvero con tutto il cuore
che vi sia piaciuto  ^-^

Ringraziamenti speciali vanno d'obbligo a:

madychan & RuinNoYuki
che mi preparano le pagine in html da pubblicare XP
e che ovviamente mi spingono a continuare la mia storia sostenendomi sempre ^-^
anche se madychan ha smesso di farmi le recensioni....vero????? XD

Ms Murder
wow sono stra felice che tu mi stia ancora seguendo! ^-^
come hai potuto vedere nello scorso capitolo ho introdotto due personaggi nuovi, che nei prossimi capitoli imparerai a conoscere ancora meglio! ^-^
comunque sono contenta che ti ispirino! Spero prossimamente di farteli piacere ancora di più, non deludendo le tue aspettative ;)
Stupire i miei lettori è uno dei propositi che mi sono proprosta scrivendo questa storia...quindi quello che mi hai fatto è proprio un grande complimento! :D
Grazie mille di tutto! ^-^

Bene è ora di andare!
Alla prossima! ^-^

baxbax

niebo

  
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