Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Iulia_    01/04/2010    8 recensioni
WARNING! TITOLO CAMBIATO DA "FOR HER ONLY" IN "BEAUTY AND THE BEAST"
Da un pò di tempo avevo intenzione di scrivere una ff sulla coppia Draco\Hermione ma non avevo idea da che parte cominciare. Sfogliando il settimo volume di HP il caso ha voluto che mi imbattessi nel capitolo "Villa Malfoy". Eureka! Così è nata la mia ff. Mi sono chiesta: cosa sarebbe successo se Draco Malfoy fosse stato innamorato di Hermione Granger e l'avesse vista in casa sua, prigioniera e in pericolo. Che altro aggiungere? Leggete e recensite :)
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Beauty and the Beast saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi stupisco veramente di me stessa: tre capitoli molto consistenti in tre giorni. Davvero fantastico xD Ok, sono rimasta piacevolmente sorpresa dall’elevato numero di recensioni degli ultimi due e spero che anche questo riscuota successo. E’ il più lungo capitolo che abbia mai scritto e di certo il più articolato. Che dire? Leggete e fatemi sapere se ne vale la pena.
Besos
Mena



Si svegliò.
Aprì gli occhi e, contrariamente a tutte le sue aspettative, si sentì bene.
Anzi benissimo.
Non sapeva nemmeno cosa fosse il dolore.
Fece uno sforzo di memoria, cercando di ricordare cosa fosse successo.
Quando ci riuscì il panico si impadronì di lui: si era rifiutato di uccidere Hermione.
Questo voleva dire che era…era…
No, non era possibile.
Si mise a sedere di scatto e si guardò intorno: era nella sua stanza al castello ma c’era qualcosa che non andava, sebbene non fosse in grado di dire cosa.
<< Hermione? >>
Niente.
Nessuna risposta.
Che le fosse accaduto qualcosa?
Che Bellatrix…?
No, era semplicemente impossibile.
Se c’era qualcuno che avrebbe dovuto stare male quello era lui.
O per Morgana, ma che diavolo era successo?
Abbassò gli occhi e si rese conto di stare indossando solo un paio di pantaloni di lino molto larghi.
Decisamente non era il suo stile, non li aveva mai visti prima.
Si toccò il petto e si sentì più tranquillo avvertendone la consistenza materiale.
Respirò profondamente e poggiò i piedi per terra.
Il pavimento era freddo ma la cosa non lo disturbava minimamente.
La stanza era scarsamente illuminata e dalla finestra penetrava solo la debolissima luce Lunare.
Ma quanto tempo era passato dacchè era svenuto?
Non avrebbe saputo dirlo.
Con passo sicuro si mosse verso il corridoio e si stupì nel vederlo tanto buio: solitamente era illuminato dagli enormi lampadari secenteschi pendenti dal soffitto, mentre allora c’erano soltanto delle fiaccole sulle pareti.
Sempre più dubbioso, ne prese una in mano e continuò a camminare lentamente.
C’era qualcosa di terribilmente anomalo.
Non osava nemmeno parlare, ma si limitava a guardarsi intorno illuminando il corridoio con la fiamma.
Infine giunse alla scalinata e capì che c’era davvero qualcosa che non andava: le scale erano in legno e, come se non bastasse, proprio accanto a lui c’era un dipinto enorme raffigurante una giovane donna dai lunghissimi capelli biondi e gli occhi neri.
Si avvicinò per studiarla meglio, cercando di capire chi potesse essere, ma non ebbe successo: non la aveva mai vista prima.
Avrebbe ricordato sicuramente un volto del genere: era stupenda, semplicemente magnifica.
Poi ricordò la scala in legno.
Ok, ammesso e non concesso che Hermione avesse avuto l’idea di recuperare quel dipinto chissà dove dopo che lui era stato quasi ucciso, di certo non aveva potuto buttare giù la scalinata di marmo.
Fu allora che vide la figura femminile muoversi verso di lui.
<< Hermione, che cosa è successo? >>
Le corse incontro e fece per abbracciarla, ma, quando fu a meno di un metro da lei, si bloccò.
Quella non era Hermione.
No, decisamente no.
Era leggermente più alta e più magra.
La pelle, seppure illuminata dalla fiamma, sembrava molto bianca e i capelli erano talmente chiari da assorbire completamente il rosso del fuoco.
Gli occhi erano due enormi pozzi scuri, coronati da lunghissime ciglia nere.
Indossava un lungo abito bianco, con le maniche a campana.
Era la donna del ritratto.
Draco indietreggiò di qualche passo, spaventato.
<< Chi sei? >>
Lei sembrò offesa dal suo atteggiamento e, la piccola bocca carnosa si piegò in una smorfietta.
<< Perché sei spaventato? Sono tanto orribile? >>
Aveva la voce di un usignolo, uno scampanellio di fate.
Draco si sentì malissimo per averla offesa.
Si affrettò a scuotere la testa e, vincendo la paura, le si avvicinò un po’.
<< No, perdonami. Tu sei stupenda. >> Si morse il labbro inferiore. << E’ solo che mi sento un po’ confuso. Dov’è Hermione? Sai chi è? >>
Lei annuì con un sorriso dolcissimo, piegando la testa con un movimento fluido ed elegante.
<< Sì, la conosco. >>
<< Dov’è? >> La incalzò Draco, sempre più ansioso. << Le è successo qualcosa? >>
Gli occhi della giovane si velarono e Draco sentì un tuffo al cuore.
<< Che cosa le è successo? Bellatrix la ha attaccata? Dimmelo! >>
Scosse la testa, guardandolo sempre più triste. << No, nessuno la ha attaccata. >>
Aspettò che aggiungesse altro, ma lei rimase in silenzio e Draco, incapace di sopportarlo, lanciò un grido e la guardò furibondo.
<< DOV’E’ HERMIONE? E TU CHI DIAVOLO SEI? >>
La porta d’ingresso si spalancò con un tonfo facendo entrare un vento fortissimo che per poco non spense il fuoco.
<< Se ti rivolgerai ancora così a lei, giuro che non ti aiuterò. Mi costasse l’eternità. >>
A parlare era la figura imponente di un uomo sulla soglia, con un curioso accento.
Avanzò a grandi passi verso di loro e Draco potè vederlo meglio: indossava quella che sembrava una tunica da combattimento medioevale, aveva capelli neri lunghi fino alle spalle e una carnagione più scura della donna, quasi mediterranea.
Ma gli occhi, oh, quelli li conosceva benissimo: freddi, glaciali, grigi.
Gli occhi dei Malfoy.
Una consapevolezza cominciò a farsi largo nella sua mente.
<< Ch..chi siete? >>
La giovane, con ancora dipinta quell’espressione di sofferenza, gli strinse con delicatezza la mano.
<< Io sono Isolde. E lui è Lancelot. >>
Il cuore fece un tuffo.
No, non poteva essere vero.
<< E’ un sogno? Sto sognando vero? >>
I due si guardarono e il dolore di Isolde divenne quasi palpabile.
<< No. No. No, non può essere. >>
Se non era un sogno allora doveva essere…morto.
Ma lui era vivo!
<< Non sono morto, vero? >>
O Merlino, stava chiedendo a due persone morte da mille anni se era morto!
Respirò profondamente e si passò le mani sulla faccia, in attesa che rispondessero.
Ancora una volta rimasero in un religioso silenzio.
<< Oh, per Morgana! Volete rispondere? >>
I due si guardarono con intesa e poi fu lui a prendere parola.
<< Ti sei rifiutato di uccidere Hermione, quindi sei morto. >>
Sì, era decisamente un Malfoy.
Anzi il Malfoy: privo di tatto, gentilezza e sensibilità.
Era modo di dire ad una persona che era morta?
Evidentemente Isolde la pensava come lui perché si staccò dal marito e guardò Draco negli occhi.
<< Hai fatto una cosa bellissima sacrificandoti per lei, la cosa più giusta. >> Aveva una voce davvero rassicurante e molto dolce. << Non ti restava altro da fare. >>
Non riusciva a credere alle proprie orecchie.
Era morto.
Morto.
Non avrebbe mai più rivisto la sua Hermione.
No, non poteva essere vero.
Non poteva essere morto!
<< Ma io non posso morire! Hermione… >>
Isolde lo strinse fra le braccia e Draco sentì un profumo stranissimo, dolce, antico.
Ricambiò la stretta con delicatezza, affondando il viso in quei capelli biondissimi e dalla morbidezza stupefacente.
Isolde gli stava accarezzando i capelli con affetto materno.
Come poteva un morto essere tanto…vivo?
Si allontanò da lei quel tanto che bastava per poterla studiare in volto, facendo scorrere lo sguardo da lei a Lancelot.
<< Ma cos’è questo? Il Paradiso? >>
I due si scambiarono un’occhiata di intesa, al termine della quale la giovane sospirò.
<< No, Draco, questo non è il Paradiso. >>
<< E cosa? L’Inferno? >>
Scosse di nuovo la testa.
<< E’ opportuno che tu conosca la storia nella sua interezza. Solo così potrai capire. >>
Scese le scale facendo poggiandosi al corrimano e i due uomini le furono subito dietro.
Aveva un’andatura lenta e ipnotica, troppo sensuale per essere quella di una morta.
Era troppo umana, troppo legato alla Terra, troppo…carnale.
Sì, era questa la parola giusta.
Carnale.
Se fosse stata morta avrebbe dovuto essere solo uno spirito, incapace di trasmettere ancora certe sensazioni strettamente legate al corpo.
E invece lei sembrava più una creatura fatta di carne e sangue che uno spirito.
E anche l’uomo che camminava accanto a lui…
No, non era semplici spiriti, non potevano esserlo.
Anche lui dava quell’impressione?
Sembrava ancora tanto intimamente legato alla Terra da apparire più vivo che morto?
Sicuramente lei era carnale.
Con un movimento fluido, svoltò ed entrò nel salotto.
L’arredamento era completamente diverso da quello che conosceva: i divani erano molto antichi e le pareti erano tappezzate di trofei di caccia.
Draco continuava a guardarsi intorno ancora incapace di abituarsi.
Nel frattempo Isolde e Lancelot avevano preso posto sul divano e lo osservavano ansiosi.
<< Draco, siediti: dobbiamo sbrigarci prima che sia troppo tardi. >>
Il ragazzo li guardò inarcando un sopracciglio.
<< Troppo tardi? Ma non sono morto? >>
Lancelot sbuffò con un atteggiamento tipicamente umano e lo guardò spazientito.
<< Se ti siedi e presti attenzione ti spiegheremo tutto e non saranno necessarie altre domande. >>
Per non farlo innervosire ancora di più, Draco decise di ubbidire e prese posto davanti a quella coppia millenaria.
<< Come ben sai, sono stata la figlia di un potentissimo mago Irlandese. >> Cominciò Isolde, inchiodandolo con quegli occhi da gufo su un volto da bambina. << La storia, o leggenda chiamala come vuoi, non riporta il suo nome, e, sebbene non lo ritengo di fondamentale importanza, te lo rivelerò per soddisfare la tua curiosità che altrimenti si concentrerebbe su un dettaglio tanto inutile: Cianán, ultimo figlio di Braon. Dopo aver tolto di mezzo i due fratelli maggiori, non ebbe alcuna difficoltà ad ottenere il possesso di tutti i beni paterni. >> Sorrise benevola. << Non è strano che abbia ucciso i fratelli: lo facevano in molti anticamente e difatti la cosa non suscitò molto scalpore. Cianán, a soli diciassette anni, era uno dei maghi più ricchi di tutta l’Irlanda m, purtroppo, non era dotato di una spiccata intelligenza e ancora meno bellezza: il fatto che avesse accumulato tanti beni era più da attribuirsi alla sua forza bruta che ad una qualche acutezza d’ingegno. Amava vivere nel lusso e nello sfarzo e si circondava dei più prestigiosi esponenti della nobiltà Irlandese. Fu durante uno dei suoi sontuosi banchetti che conobbe mia madre, Moira, una delle donne più belle dell’Irlanda e di certo la più dolce e delicata. >>
Fece una breve pausa e un sospiro profondo.
<< Lei non seppe ribellarsi al padre quando la promise a Cianán, sebbene fosse ardentemente innamorata di un altro uomo, e lo sposò. Mise al mondo due maschi e tre femmine, nessuno dei quali aveva ereditato la sua bellezza o dolcezza: erano perfette copie paterne. >>
Draco era completamente preso da quella storia, sebbene non avesse idea di come potesse essergli utile.
<< Ciò che sto per dirti adesso ti sembrerà assurdo, ma devi crederlo: è la verità. >>
Il biondo le sorrise con amarezza. << Isolde, sono morto eppure mi trovo qui con voi: niente mi sembrerà assurdo. >>
Lei ricambiò il sorriso e proseguì col suo racconto. << Fu mia madre a raccontarmelo, quando ormai niente avrebbe potuto nuocermi. Mi disse che, una notte, mentre il marito era lontano, vide dalla finestra della sua camera, una strana figura nel giardino: la definì ‘un essere dalla forma umana ma con una luce divina’. Era molto giovane, aveva solo ventidue anni, e all’apice della sua bellezza: le gravidanze non l’avevano imbruttita. Capì che non era un umano e ne fu spaventata ma quello, come se potesse vedere la sua paura, le sorrise rassicurante, invitandola a raggiungerlo. Moira, affascinata e completamente incantata, ubbidì muovendosi in silenzio e nell’ombra e si ritrovò davanti a lui, con indosso solo la camicia da notte. La creatura le strinse la mano e le baciò la guancia con dolcezza. ‘Le sofferenze che stai patendo a causa di quell’uomo saranno ricompensate.’ Mia madre non riuscì mai a ricordare il suo volto ma di una cosa era certa: era la creatura più bella che avesse mai visto. Si lasciò condurre in un luogo ignoto a tutti gli umani, ove regnava la felicità e danzò e cantò con altre creature sotto la luce della Luna. Capì, poiché nessuno ne aveva fatto menzione, che la creatura che l’aveva portata lì era il Re e, se mai ne conobbe il nome, non riuscì più a ricordarlo in seguito. Quando fu stanca delle danze e dei canti, il Re la portò con sé, lontano da tutti. ‘Ti amo, mia bellissima.’ ‘Ti amo, anche io.’ Lo conosceva da pochissimo eppure lo amava! Giacque con lui e si addormentò fra le sue braccia. Quando riaprì gli occhi era nella sua camera al castello. Possibile che avesse sognato tutto? Continuava a pensare a quel Re, a quelle danze e divenne taciturna. Poi scoprì di essere incinta. Si era unita al marito e la notizia non la turbò se non per il comune timore di perdere il bambino, stare male o morire durante il parto. Non avvenne nessuna di queste cose: la gravidanza fu, al contrario, molto più semplice delle altre e il parto, sebbene doloroso, non tanto come le precedenti. Ciò che in realtà la sorprese fu la bambina che nacque. Non somigliava per niente al padre, era davvero bellissima. Di certo aveva ereditato più da lei ma non riusciva a capire da dove provenissero quei capelli talmente biondi da sembrare bianchi, dato che i suoi erano neri e quelli di Cianán rossi, e come fosse possibile che avesse gli occhi neri come l’oblio quando quelli dei genitori erano tanto chiari. In molti si posero tali domande, Cianán in particolar modo: temeva che quella non fosse sua figlia ma, poiché tutti i suoi servi e spie confermarono la fedeltà della sua consorte, fu costretto ad accettare la nuova arrivata in famiglia, sebbene il sospetto non lo abbandonò mai. >>
<< E faceva bene a sospettare, vero? >> La interruppe Draco, incapace di tacere. << Non eri davvero sua figlia, o sbaglio? Eri figlia di quel Re! >>
Isolde sorrise comprensiva. << Lasciami continuare, te ne prego. Risponderò a tutte le domande se mi lascerai proseguire. >> Riprese fiato. << Come hai già intuito, diedero alla bambina il nome di Isolde e, ben presto si resero conto che non era una bimba come tutte le altre: a soli otto mesi era in grado di fare incantesimi e fu precoce anche nelle normali azioni che si insegnano ai bambini, quali parlare, camminare e poi leggere e scrivere. Cianán era sempre più convinto che non fosse sua figlia, e Moira, che invece ne era sicura, riversò sulla figlia tutto l’amore che aveva in corpo e, come era naturale, il marito ne divenne geloso e cominciò ad odiare la bambina. Non osò mai, comunque, alzare un dito su di lei: una volta ci provò ma rimase veramente terrorizzato dalla furia dimostrata dalla moglie e dallo sguardo della bambina, per niente spaventata. Credo che a questo punto sia doveroso smettere di parlare di me stessa in terza persona come amava fare Cesare Augusto. >>
Respirò profondamente. << A differenza delle mie sorelle e fratelli, ero dotata di una spiccata intelligenza e riuscivo a tenere loro testa senza alcuna difficoltà, sebbene fossi la più piccola. Mia madre mi insegnò quanto sapeva e il resto lo imparai dai libri che amavo e collezionavo. Ma andavo anche oltre: riuscivo a ideare incantesimi con estrema facilità, cosa molto strana allora come adesso. E non dimenticare che ero comunque una donna, una creatura che doveva essere inferiore per intelligenza e bravura. A tredici anni conoscevo le proprietà di ogni genere di pianta, erba e fiore. A quattordici tutte le pietre. A quindici controllavo gli elementi senza l’uso della bacchetta. Per mia madre ero sinonimo di orgoglio, per i miei fratelli e sorelle di invidia, per mio padre di odio, per tutti gli altri di stupore e ammirazione. Coloro che entravano in casa nostra rimanevano talmente colpiti da me che non prestavano alcuna attenzione alle mie sorelle e, ben presto si affacciò in mio padre il timore che ricevessi una proposta di matrimonio troppo vantaggiosa, decise di darmi in sposa al barone Cadrac, un uomo della veneranda età di cinquantacinque anni, avido e bruttissimo. Naturalmente mi opposi, così come si oppose mia madre, ma lui fu inamovibile: se non lo avessi sposato mi avrebbe uccisa. Fu a quel punto che giunse al nostro castello Lancelot de Point du Roi che, portandomi via in Francia si guadagnò l’appellativo di Mal Foi. >>
<< Perdonami, Isolde, ma come può sapere questo aiutarmi? >>
<< Sei proprio un ragazzo terribile, Draco! >> Fece Lancelot, con un ghigno che era stato trasmesso ai suoi eredi per un millennio.
Isolde strinse la mano del coniuge e guardò intensamente Draco.
<< Non ho ancora finito. La nostra storia non è stata trasmessa nella sua interezza. Quando scappai, Cianán, incapace di sopportare il fatto che avessi sposato un uomo che poteva rendermi felice e ricca, mi scagliò contro una maledizione: sarei morta nel fiore degli anni e non avrei mai trovato la pace, ma sarei stata costretta a vagare per tutta l’eternità sulla Terra. Lancelot non avrebbe mai raggiunto il Valhalla, ma sarebbe morto con disonore e non ci saremmo mai più incontrati. Prova ad immaginare l’orrore di mia madre quando udì tale maledizione: sfruttando uno degli Incantesimi che le avevo insegnato, riuscì a comunicare con me sebbene fossi in Francia e mi raccontò la storia che tu hai appena udito approposito del suo incontro con il Re e della mia nascita. Mi pregò poi di tornare in Irlanda, certa che, se fossi stata lì, il Re mi avrebbe protetta e avrebbe salvato il mio spirito. Fu per tale ragione che costruimmo in fretta e furia questo castello, raccogliendo tutta la sapienza del mondo nella nostra Biblioteca Privata. >>
<< Quindi non sei stata tu a volere il castello? >>
Era più forte di lui, doveva fare domande.
Isolde scosse la testa. << No, fosse dipeso da me sarei rimasta per sempre in Francia, ma il terrore di mia madre mi aveva contagiata e non osavo allontanarmi troppo da queste mura. Cominciai invece a cercare ogni genere di notizie su questo “Re” e trascorsi addirittura diverse notti sveglia nella speranza che si rivelasse. Avevo bisogno del suo aiuto, non sapevo come rompere la maledizione del mio padre mortale e temevo per il mio spirito e per quello di Lancelot. Per di più ero costretta da un’altra sofferenza: non riuscivo a rimanere incinta. Subii tre aborti e l’ultimo fu talmente orribile che molti credevano che sarei morta. Non fu così e riuscii a portare a termine, un anno dopo, la mia gravidanza, dalla quale nacque il nostro unico figlio, Tristan. Constatai con piacere che aveva ereditato la mia abilità e il mio potere, sebbene somigliasse più a Lancelot che a me. Istruendolo e ponendolo al centro delle mie attenzioni, continuai ad arricchire la Biblioteca nel disperato tentativo di scoprire qualcosa sul Re o sul modo di contrastare la maledizione. Adesso temevo anche per mio figlio: cosa ne sarebbe stato di lui se io e Lancelot ce ne fossimo andati “nel fiore degli anni”? Chi lo avrebbe protetto? Quelle paure mi laceravano dentro e mi sentivo impotente. Una notte, però, feci un sogno strano. Ero in un luogo che non avevo mai visto prima, caratterizzato da una luce particolare: brillava nonostante fosse buio. Lì vidi un uomo, o meglio una creatura dalla forma umana, molto giovane, bellissimo: era molto alto e aveva occhi neri come l’oblio e boccoli biondi che gli scendevano fino alle spalle. ‘Da te discenderanno principi dalla bellezza divina e dalla straordinaria potenza, mia piccola Isolde. Il tuo nome e quello del tuo spirito gemello non saranno mai dimenticati, sebbene parte della storia cadrà nell’oblio. Ma verrà il giorno in cui due spiriti gemelli discendenti da due rami diversi della stessa stirpe si riuniranno e, quando nel momento del più grande terrore, tu e il tuo spirito gemello riporterete la speranza e loro saranno insieme nella felicità, allora e solo allora avrete vinto la maledizione.’ Mi svegliai sudata e sconvolta. Avevo visto il Re, ma non avevo compreso le sue parole! Come avremmo potuto vincere quella maledizione? Raccontai tutto a Lancelot, sperando che per lui tutto ciò significasse qualcosa, ma era all’oscuro quanto me. >> Posò per qualche secondo gli occhi sul consorte per poi tornare a fissare Draco. << Due giorni dopo quella rivelazione mi ammalai di un malore sconosciuto e incurabile, che mi strappò via dalla Terra e da coloro che amavo. Avevo ventisette anni e Tristan appena otto. Quando morii avvenne però qualcosa di strano: sentii che il mio spirito, qualcosa di incorporeo e dalla forma indistinta venne letteralmente risucchiato in una specie di oscurità profonda , un buco nero se così lo vuoi definire. Non so se uno spirito può svenire, né credo sia il termine più corretto da usare, ma non ne conosco altro perciò perdonami se dico che svenni. Quando riaprii gli occhi mi ritrovai distesa nel letto della mia stanza, nel castello Irlandese. Chiamai Lancelot, Tristan, le mie ancelle, ma sembravano tutti scomparsi. Mi guardai allo specchio e vidi la mia immagine terrena, non lo spirito che ero stata. Vagai per tutto il castello, ma era vuoto. Uscii fuori e camminai fino al cancello e urlai. Il castello, i confini del castello, erano delimitati da una specie di barriera di cristallo, oltre la quale vedevo lo stesso castello, ma con una sostanziale differenza: l’altro era vivo, reale, mentre quello dove mi trovavo io era morto, una mera illusione. Non riuscivo a capire: dove mi trovavo? Perché ero finita lì? Era terribile! Facendomi coraggio, oltrepassai la barriera di cristallo e subito persi la mia consistenza materiale. Mi resi conto che in quella forma soffrivo molto più perché avvertivo la necessità di salire verso l’altro, ma ero legata alla terra come se fosse un magnete. Persino muovermi era un dolore atroce da sopportare. Perciò superai ancora una volta la barriera e, in una frazione di attimo, divenni di nuovo corporea, perdendo quella sofferenza che avevo sentito prima. Ripetei quell’esperimento più e più volte finchè non capii: qualcuno, di certo il Re, aveva creato per me quel castello perché entro i suoi confini non soffrissi gli effetti della maledizione. Da quel piccolo regno del quale ero la sola sovrana e abitante, assistetti al mio funerale: la cosa mi sconvolse non poco e versai innumerevoli lacrime nel constatare il dolore di Lancelot, di Tristan e di mia madre. Provai a comunicare con loro, ma non ci riuscii. E la frustrazione rischiava di farmi impazzire! Non avvertivano la mia presenza! Sottoponendomi a quell’atroce sofferenza, tornavo nel mondo, stavo accanto a Lancelot e Tristan. Le ore peggiori le trascorsi quando mia madre morì ed io le rimasi accanto sperando che il suo spirito vedendomi mi parlasse. Non accadde: lo spirito di mia madre scomparve nello stesso istante in cui si sollevò dal corpo. Fu terribile per me. Presto mi resi conto, inoltre, che il tempo non scorreva allo stesso modo nel mio regno ultraterreno: capitava che chiudessi gli occhi per pochi attimi e che, quando li riaprivo, erano trascorsi diversi giorni nel mondo reale. Lo trovavo molto frustrante, perché non riuscivo mai ad essere tranquilla. Tre anni dopo la mia morte, Lancelot morì colpito da un Incantesimo. Credevo che il suo spirito, come era accaduto a me, giungesse nel regno ultraterreno ma così non fu. Trascorse parecchio tempo prima che riuscissi a trovare il suo spirito vagante e portarlo qui. >>
Lancelot annuì, posando gli occhi su Draco. << Avevo cominciato a vagare nel mondo, sperando di trovarla, terrorizzato dalla maledizione. Ero davvero solo un’ombra prima che lei mi trovasse e, anche dopo che mi ebbe condotto al castello ultraterreno, mi ci volle tempo per riprendermi. >>
<< Che ne fu di Tristan? >> Chiese Draco, vinto ancora dalla curiosità.
<< Dopo la morte di Isolde, avevo nominato un mio carissimo amico , stipulando con lui un Voto Infrangibile: avrebbe protetto Tristan facendo i suoi interessi qualora mi fosse successo qualcosa. >> Rispose Lancelot. << Fu di parola ed è merito suo se nostro figlio è cresciuto sano e forte, conducendo una vita serena e distante dai problemi che avevano afflitto la nostra. >>
<< Tenemmo d’occhio la nostra discendenza per quattro generazioni, poi cominciammo a preoccuparci di qualcos’altro: la nostra eternità. >> Riprese Isolde. << Discutemmo parecchio, soppesando attentamente le parole che mi aveva detto il Re e, dopo parecchio tempo di accesa diatriba, prendemmo una decisione dolorosa: avremmo lasciato il nostro piccolo regno per cercare la risposta sulla Terra. Era l’anno 1481, quando, finalmente trovammo qualcosa. Nel nostro terribile peregrinare eravamo giunti in Spagna, in un piccolo paesino ormai inesistente, nel quale si stava vivendo un terribile momento: era il periodo della cosiddetta “caccia alle streghe”. Sotto accusa vi era una giovane bellissima donna, dai tratti mediterranei e gli occhi azzurri, con la colpa di aver partecipato ad un sabba ed avere avuto rapporti carnali con il demonio, che avevano portato alla nascita di una bambina, anche lei sotto processo: possedeva i tratti materni, ma la pelle era candida come lo era stata la mia, gli occhi di un castano dalle mille sfaccettature e i capelli talmente chiari da sembrare bianchi. Ebbene quella piccola creatura emanava un’aura diversa da quella degli altri umani, non era come loro. Era come ero stata io da viva: diversa e stupenda. Era mia sorella, eravamo figlie dello stesso padre, del Re. >>
<< Due rami diversi della stessa stirpe… >> Citai, con il cuore a mille.
Isolde annuì. << Esatto. Pensavamo che la nostra sofferenza sarebbe finita, che avremmo trovato la pace eterna. Decidemmo di separarci: Lancelot sarebbe tornato in Inghilterra, tenendo d’occhio il nostro ultimo discendente, mentre io sarei rimasta con la bambina che, a differenza della madre, riuscì ad uscire miracolosamente vittoriosa dal processo e venne adottata da una buona famiglia. Rimasi con lei per ventidue anni, finchè non sposò uno spagnolo ed ebbe un figlio maschio. Non incontrò mai il mio discendente. Facendo uno sforzo terribile, riuscii a mettermi in contatto telepaticamente con Lancelot, comunicandogli il fallimento. Ma non potevo perdere di vista la discendenza di quella donna! Sapevo che era lei la chiave di tutto! Furono anni terribili: vedevo correre le generazioni senza che mai quei due rami si incontrassero ed ero costretta lontana da Lancelot, vedendolo solo per pochissimo tempo e non tornando al nostro regno per tema di perderli di vista. Avevamo perso ormai ogni speranza, anche perché la magia che si era mostrata in mia sorella era andata completamente perduta nel tempo. Intorno al 1900, Rafaèl Mondraguez, ultimo discendente dell’altra stirpe, lasciò la Spagna per raggiungere l’Inghilterra, ove sposò una ballerina, Jessica Raven, che gli diede una figlia, Maria Mondraguez, che sposò un ricco uomo d’affari di nome Jason Parker, dall’unione col quale nacque William Parker, che si unì a Elizabeth Lee, la quale partorì Monica Parker che, a ventisei anni sposò Seamus Granger, dando alla luce una bambina, Hermione Jean Granger, che non solo si dimostrò una strega superdotata ma incrociò la strada di Draco Malfoy. >>
A quel punto sorrise.
<< Siete voi l’unione delle due stirpi ed è voi che dobbiamo aiutare: la nostra felicità dipende unicamente dalla vostra. >>
Draco era semplicemente sconvolto.
Eppure tutto quadrava alla perfezione!
Oh, aveva sempre saputo che Hermione aveva qualcosa di più ma chi avrebbe mai immaginato una storia simile!
<< Ma come…come è possibile che io sia finito qui? >>
<< Semplicemente ho afferrato il tuo spirito prima che trascendesse il mondo e l’ho portato qui. >>
Ok, doveva essere arrabbiato o grato?
Lei aveva afferrato il suo spirito strappandolo all’eternità di pace per condannarlo insieme a loro?
<< E perché lo avresti fatto? >>
<< Perché non devi ancora lasciare il mondo: se muori adesso le due stirpi finiranno e noi saremo condannati per sempre in questo limbo. >>
Argomentazione davvero interessante.
Peccato che, tecnicamente, lui fosse già morto.
<< Io ho già lasciato il mondo: sono morto. >> Fece notare loro.
Lancelot sbuffò. << Lo sappiamo, ma devi tornare. >>
<< E come dovrei fare, di grazia? Torno di là e rientro nel mio corpo? >>
<< Più o meno. >>
Ok, erano pazzi.
Lo stare un millennio nel nulla li aveva fatti fondere.
<< Più o meno, Isolde? >>
Lei annuì, come se fosse una cosa normale. << Sì. Tornerai nel mondo, ma non nel tuo corpo. >>
Draco soppesò quelle parole per qualche istante. << E perché mai non nel mio corpo? >>
<< Perché è ridotto in cenere. >>
Si voltò verso Lancelot terrorizzato.
<< Cenere? >>
Poi ricordò il fuoco che lo aveva invaso e si sentì impazzire.
Isolde si sporse e gli strinse la mano.
<< Draco, ascoltami, puoi tornare nel corpo di un altro uomo. >>
<< Un…un altro uomo? Ma sei impazzita? >>
<< Non fare tanto lo schizzinoso! >> Esplose Lancelot. << Ne ho già trovato uno. >>
Lo guardò temendo che sarebbe impazzito insieme a quei due.
<< Che vuol dire “ne ho già trovato uno”? Hai intenzione di uccidere un uomo? No, non lo permetterò! >>
<< Sta già morendo da solo. >>
<< E allora perché dovrei entrarci io? Per morire di nuovo? >>
Lancelot scosse la testa. << Non è il corpo il problema: è il suo spirito. E’ impazzito quando si è visto morire davanti la fidanzata, più di un anno fa ed ora è ridotto ad uno stato vegetale. Per questo dobbiamo sbrigarci! E’ probabile che mentre noi parliamo lui sale già al cielo e il suo corpo muore con lui! >>
Draco non riusciva a credere alle proprie orecchie.
Poteva davvero tornare nel mondo?
Poteva ancora stare con Hermione?
Oh, avrebbe provato!
Avrebbe provato con tutte le sue forze!
<< Dov’è questo corpo? >>
Lancelot ghignò ed Isolde sorrise, scattando in piedi.
La vita non era ancora finita.
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Iulia_