3.Forgiveness
-Sì,
Mio Signore. Pietrificato. Come tutti gli altri.-
Molto bene. Grazie di avermelo riferito. Puoi andare.-
Ovviamente
non andava affatto bene. Molti uomini,
donne, bambini, persino animali che vivevano a Camelot erano stati
pietrificati. Magia. Tutto ciò che aveva a che fare con la
magia non piaceva
affatto a Uther Pendragon, il re di Camelot. Lui odiava la magia.
“Quella
Scatàch, la nuova apprendista di Gaius, non
mi piace proprio. Eppure lui si fida cecamente di lei. Ma a me
continuerà a non
piacere. Primo, è una donna. Le donne non possono fare il
medico. Secondo, non
ha la minima idea di come ci si debba comportare a corte. Quei capelli
così in
disordine -e rossi per giunta!- , gli abiti maschili…tutto
sembra far pensare
che lei sia una strega. E della peggior specie. Crede forse che io, il
re, non
mi sia accorto dei suggerimenti che Merlino le borbottava nelle
orecchie per
farla sembrare più garbata? Quando si è
presentata qui, davvero non ho creduto
ai miei occhi. Quella espressione alta e spavalda, la sua totale
mancanza di
rispetto verso le regole, nessun inchino né riverenza,
nessun appellativo
gentile e consono alla normalità verso di
me…certo, sicuramente sa il fatto
suo. Ha uno sguardo intelligente, di chi la sa lunga sulla vita e di
chi ne ha
passate tante. Carina, certo. Ma è donna. Le donne non
possono fare queste cose
ed essere così. Deve essere una strega…Oh, ma che
sto dicendo! Lei è…così
simile…in tutto e per tutto…alla mia Morgana.
Lei, la mia Morgana, non può
essere una strega, quindi neanche lei lo è. Morgana non mi
tradirebbe mai…
Morgana non mi farebbe mai del male…se solo fosse qui, con
me, oh, la
perdonerei per tutto quello che ha fatto, per tutto quello che ha
detto. Se
solo fosse qui, al sicuro, nel castello, qui a Camelot, saprei cosa
fare. Ma
Morgause…me l’ha presa!!La mia Morgana!
Lei…lei…” Uther scoppiò in
singhiozzi.
Non gli era mai successa una cosa simile, mai. Aveva pianto solo una
volta,
alla morte di Igraine, e si era promesso di non rifarlo mai
più. Ma ora, dopo
quasi vent’anni, aveva ancora perso una persona cara.
Probabilmente non
l’avrebbe mai più rivista. E se l’avesse
mai rivista…Uther avrebbe saputo che
quella non era la sua Morgana. No, la Morgana che lui adorava non
sarebbe mai
tornata, la Morgana che aveva accudito con tanto amore era morta da
tempo, il
re ne era sicuro.
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-Puoi tenerlo quanto vuoi, non ti preoccupare. Anzi, butta via tutti gli altri vestiti che hai. Andiamo, come puoi vestirti da uomo?- Gwen rise sonoramente. Quanto a Scatàch, meditava vendetta verso quella povera ragazza e…bè, in realtà, verso tutta l’umanità e le sue stupide tradizioni.
“Ma come diavolo fanno le donne ad andare in giro così conciate tutti i giorni? Sono impacciate e goffe, la gonna limita i movimenti, camminano male per colpa di queste scomode calzature e per il peso dei vestiti che si devono portare appresso. Vorrei vedere il bel principe ereditario nei miei panni. Lui, maestro nella lotta e nel combattimento, a un ballo vestito da donna. Ah, come riderei di lui! Come si è permesso poco tempo fa a chiamarmi stracciona?”
L’ira
nei pensieri della ragazza si manifestò anche nel viso
truccato e pulito, e Gwen se ne accorse -Cara, va tutto
bene?-Naturalmente. Oca giuliva-
aggiunse poi Scatàch
sottovoce, in modo che Gwen non la sentisse. “Capisco bene
perché il principino
e lei provino qualcosa l’uno per l’altra.
È perché non ho ancora capito chi sia
il più idiota, la gentile damigella o il galante principe.
Bah. Confermo ancora
i miei primi pensieri: la migliore amica del falco imbranato
è un’oca
giuliva!Povero Merlino!”
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Merlino stava pensando a tutt’altro. Era con Artù nella sala delle armi, gli stava lucidando l’armatura.
-Comunque, quella
Sci…Scè…Sta…-Scatàch-
corresse Merlino stancamente.- Quella. È strana. Come
te…no, forse no, sto esagerando. Ma si avvicina
pericolosamente ai tuoi
livelli. Mi fa quasi pena. - Grazie, Maestà.- Merlino!!Ma
che ti prende!Si può
sapere a cosa pensi?Non mi hai ancora rimbeccato oggi-
scherzò il principe -
Pensavo vi facesse piacere.- rispose Merlino con voce monotona e tenue.
-E… da
quando in qua cerchi di farmi un piacere?- Il moro non rispose.
-Bè, hai
ragione. Così va molto meglio. Tornando a
Sss…insomma, lei. Ma ti sembra possibile
che una ragazza giovane come lei sia così…fuori
dal normale? - È proprio il
vostro tipo, eh?-
Grazie, Merlino. Sei tornato fra noi.- Mentre Artù parlava,
Merlino aveva capito. Quella ragazza era troppo anormale…
non poteva essere
solo una donna vissuta in una caverna e venuta a cercare fortuna a
Camelot.
Certo, era una strega. Ma … sottosotto nascondeva qualcosa
di più. Doveva
certamente avere una forza sovrumana. La spada poi… non era
un semplice
coltello da usare per difendersi. La spada era nata per combattere.
Merlino
aveva capito che Gaius sapeva. L’unica cosa da fare per
avvicinarsi alla
verità? Leggere la lettera con cui Scatàch aveva
fatto il suo ingresso a
Camelot.
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Notte
fonda. La Luna splendeva di una luce
innaturale e rifletteva la sua magica luce su tutto il castello. Nel
suo letto,
Scatàch si rigirò. Occhi sbarrati. Aveva dormito
un’ora, quasi un record per
lei. Emrys era tornato nei suoi incubi. Era Merlino, ne era sicura.
L’essere
che sua nonna aveva sempre temuto. Non per ciò che avrebbe
fatto in futuro, sua
nonna le aveva raccontato grandi cose su di lui. Lei aveva sempre
temuto il suo
potere, e ciò che avrebbe potuto fare se il suo potere non
fosse più comandato
da lui. In altre parole, se il suo cuore non gli appartenesse
più. In altre
parole ancora, se si fosse innamorato.