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Autore: GreedFan    02/04/2010    8 recensioni
Il virus Idra non è una semplice malattia.
E' un vero e proprio incubo.
L'infezione dilaga nell'isola di Manhattan, trasformando i contagiati in aberrazioni assetate di sangue, e, mentre le autorità sanitarie di tutto il mondo si arrovellano per trovare una soluzione, una sola figura si erge al di sopra di tanta degradazione.
Zeus.
Un infetto più potente degli altri o un semplice scherzo della natura? La società "Eden" non può di certo immaginare quali saranno le conseguenze del suo gesto, quando tenterà di creare un'arma biologica in grado di contrastarlo.
E Sasuke Uchiha, l'arma biologica in questione, non ha la minima idea dell'incubo in cui si sta gettando.
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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001 - Zeus


Indossava una felpa rossa e grigia, con il cappuccio abbassato fin sotto gli occhi da cui sfuggivano alcuni ciuffi di capelli dorati. Teneva le mani infilate nelle tasche di un paio di jeans sgualciti, e fischiettava allegramente il motivetto di Welcome to the Jungle dei Guns 'n Roses.

Quello era Zeus.

Nonostante l'apparenza innocua (non era né alto, né ben piazzato) Sasuke percepì distintamente l'aura di pericolo che emanava, come un lupo coperto dal vello di una pecora. Letale come uno scorpione, eppure esteticamente anonimo, quasi normale. Poteva ucciderlo con estrema facilità, ma non sembrava averne l'intenzione: anzi, gli si avvicinò con un portamento tranquillo e rilassato, tenendo lo sguardo fisso al suolo per non scoprire la faccia.

«Tu... sei... Zeus...» esalò, sputando sangue. L'altro gli si accovacciò davanti, senza alzare la testa. Sorrise, un ghigno sghembo che aveva un sapore vagamente infantile, e poi parlò, con un tono di voce tanto suadente da risultare inumano.

«Mi chiamano in tanti modi. Mostro, assassino, terrorista... sono tutte e tre le cose». Poi, con delicatezza, sfiorò la ferita aperta del moro, prima di leccarsi le dita sporche di sangue. «Interessante. Neanche tu manifesti ciò che sei, vero?»

Fece due passi indietro, repentino, e sollevò il bracciò destro. Sasuke udì uno scatto, e vide che, al posto dell'avambraccio e della mano, era apparsa una lunga lama di quello che sembrava ferro, collegata alla spalla tramite una serie di vene grosse e robuste, nere e sanguigne.

Zeus abbassò il torso, tranciando di netto quelle dita che l'Uchiha non era riuscito a smuovere nemmeno di un millimetro, e lo afferrò per le spalle (la lama era di nuovo scomparsa), caricandoselo sulla schiena senza troppa delicatezza.

«Sarà meglio portarti in un posto sicuro, ti ci vorranno circa due ore per rimarginare questa ferita. I tuoi poteri di rigenerazione sono scarsi». Detto questo, si arrampicò sulla parete di un palazzo, iniziando a percorrere i tetti di Manhattan. Sasuke non gli aveva ancora visto il volto, ma già pregava per poter sentire di nuovo la sua voce, simile ad un bicchiere di acqua fresca in una giornata di calura.

Era la musica più bella che avesse mai sentito in diciannove anni di vita.

Dopo un tempo che non seppe definire, Zeus si fermò su un tetto al limitare di una delle zone infette. C'erano solo una cisterna e un mucchio di lamiere in un angolo, che, una volta spostate, rivelarono una botola impolverata. Il Prototype la sollevò, tuffandosi poi nella stretta apertura e richiudendola con gesti metodici.

«Benvenuto a casa mia. Scusa il macello, ma tra uno sterminio e l'altro non trovo mai il tempo di mettere in ordine».

«Non... fa.... ridere...»

«Non era una battuta».

Sasuke fu adagiato su un divano, e percepì ben presto la morbida sensazione dell'essere avvolto da coperte di lana. La ferita, grazie al calore e al riposo, si rigenerava a vista d'occhio, provocando ondate di brividi di sollievo all'Uchiha.

«E così» la voce di Zeus, comparso improvvisamente alle sue spalle, lo fece sobbalzare «tu saresti Ade, la pericolosissima arma biologica creata dall'esercito apposta per distruggermi. Ma guardati, se non sei capace di resistere all'attacco di un cacciatore, come puoi pensare di affrontarmi?»

«Non l'ho mai pensato. Sono stato creato per questo, è vero, ma non possiedo nessuna abilità di attacco, e quelle di difesa non possono definirsi al tuo livello... un momento, ma come fai a sapere chi sono?»

«Ehehe... domanda corretta. Prima, quando ho bevuto il tuo sangue, ho assorbito una parte del tuo patrimonio genetico, e ciò mi ha permesso di vedere tutti i tuoi ricordi più recenti. E' uno dei poteri legati all'assorbimento, ma a quanto pare i militari ancora non lo conoscono».

«Perché mi hai salvato, pur conoscendo il mio obiettivo?»

«Perché mi sembri un tipo interessante. Sei debole e praticamente inutile, però la tua struttura fisica è quasi identica alla mia, e questo potrebbe portarmi qualche vantaggio. Inoltre, penso che passerai dalla mia parte».

«Non vedo perché dovrei».

«Beh, io sì. Che cosa ti ha offerto l'esercito, per convincerti ad impantanarti in una missione suicida come questa?»

«Non mi hanno offerto nulla. Mi hanno minacciato di morte, nel caso avessi rifiutato».

«Appunto. Se invece decidessi di aiutarmi, io potrei darti una cosa abbastanza interessante».

«E sarebbe?»

«La verità. So che non ti hanno detto nulla sulle origini dell'infezione, e scommetto che muori dalla voglia di conoscere lo svolgimento dei fatti. Sto conducendo delle ricerche in proposito, e con il tuo aiuto potrò portarle a termine più velocemente».

«Mi chiedi di fidarmi di una persona che non ho mai visto in faccia?»

«Touchè». Sorrise, sollevando le mani in segno di resa «Se ci tieni tanto, ti mostrerò il mio viso».

A quel punto, Sasuke si sarebbe aspettato di tutto. Qualsiasi mostruosità, o magari anche una di quelle facce dozzinali che si vedono tutti i giorni sui marciapiedi. Si sarebbe aspettato tutto, meno quello che vide.

Quando Zeus sollevò il cappuccio, l'Uchiha si ritrovò a fissare il viso di un angelo.

Pelle liscia e compatta, color biscotto, in cui brillavano due occhi cerulei dalle cigli lunghe e nere. Capelli biondi dai riflessi dorati, non troppo lunghi e spettinati in tutte le direzioni. Sulle guance, tre per lato, facevano bella mostra di sé sei cicatrici simmetriche simili a baffi.

Bellissimo, come il modello di una pubblicità. Irreale, finto.

Era davvero quello, il temibile assassino di cui gli avevano parlato? Un diciassettenne dal volto angelico?

«Ah, forse è meglio che ti avverta di una cosa: le mie ghiandole sudoripare secernono una specie di feromone, che, in casi normali, dovrebbe servire ad attrarre le prede. Quindi, se dovessi sentirti scombussolato, o... attratto» e qui fece una smorfia «... dal sottoscritto, non devi preoccuparti, è tutto normale. Passa se ti fai un paio di inalazioni con l'antiasma».

«Non pensavo che ci fosse anche questa, tra le tue abilità».

«In effetti non me ne faccio nulla. In questo posto le uniche donne presenti hanno la pelle decomposta e vogliono mangiarmi, uffa!»

A Sasuke sfuggì un sorriso. Zeus era completamente diverso da come se lo era immaginato, e molto poco minaccioso. Tuttavia, c'era quella sensazione di pericolosità sopita che lo inquietava moltissimo, come se dietro quella facciata di buonismo si nascondesse un'entità di tutt'altro genere.

«Allora, Ade,» esordì il biondo, appoggiandosi allo schienale del divano «perché non mi parli di te, mentre ti riprendi? Avrai qualche hobby, no?»

«Sono sempre stato in ospedale a causa della mia malattia, ma, da quel che ricordo, amavo molto i libri».

«Libri, eh? A me non piacciono, li trovo troppo noiosi e impegnativi. In compenso adoro il ramen, tu l'hai mai mangiato?»

«No».

«Aaaah, che peccato! E pensare che adesso non puoi più assaggiarlo!»

A dirla tutta, Sasuke aveva problemi ben più grossi del cibo giapponese, ma ascoltò la filippica di Zeus senza mai interromperlo, e sforzandosi di prestare attenzione. Che un serial killer mutaforma di preoccupasse delle sue esigenze alimentari, poi, gli sembrava quanto mai paradossale.

Passarono le due ore successive tra le facezie più svariate, come a voler tagliare fuori per un po' la catastrofe ce avveniva fuori dalla casa di Zeus. E forse fu un bene, visto che Sasuke, capitato in quell'ambiente senza avere la minima idea di ciò che avrebbe trovato, si sentiva ancora piuttosto male.

«Allora» esclamò il Prototype, fissando l'orologio appeso al muro «direi che ti sei ripreso, no?»

Sasuke controllò la ferita, poi assentì. Non era rimasta neanche la cicatrice.

«In questo caso, è ora di uscire. Se vuoi farmi da alleato dovrò pur mostrarti da che parte cominciare, giusto?»

«Io non ho mai detto "sì"...» l'ultima frase di Sasuke venne bellamente ignorata da Zeus, che spalancò di nuovo la botola e saltò fuori. Una volta sul tetto, l'Uchiha si concesse una panoramica sull'isola di Manhattan, che, vista dall'alto, era ancora più lugubre di quanto non sembrasse dall'interno delle zone infette.

«Li vedi quei palazzi distrutti, laggiù?» Zeus indicò un punto con il dito, e Sasuke non ci mise molto a capire a cosa si riferisse.

Erano un gruppo di edifici abbandonati e un parte demoliti dalle esplosioni, facenti parte di un vecchio complesso residenziale. Si trovavano al confine tra una zona infetta e un quartiere ancora parzialmente abitato, quindi nessun essere vivente sembrava aggirarvisi.

«Sì. Che hanno di particolare?»

«Sono abbastanza sicuri, per uno come te. Da quello che ho capito non hai abilità offensive e difensive, sei solo una specie di essere umano super-agile e capace di rigenerarsi. No?»

«Sì».

«Ok. Non credo ci sia modo di farti sviluppare i miei stessi poteri, ma con un po' di allenamento potresti diventare un diversivo utile».

«Diversivo? In che senso?»

«Lo capirai. E adesso andiamo».

Zeus afferrò Sasuke per la cintola, saltando oltre il cornicione.

Prima che potessero toccare terra, però, una delle braccia del biondo si trasformò in una lunga frusta di fasci rossi e neri e spuntoni acuminati, che si attorcigliò ad un lampione e, come una liana, gli permise di darsi lo slancio per compiere un salto poderoso e atterrare diversi palazzi più in là. Quando si ritrovò con i piedi su una superficie solida, il moro perse qualche secondo a guardare l'arto mutato di Zeus, trovandolo stranamente poco disgustoso nella sua forma obiettivamente raccapricciante. Dalla spalla in poi, era un caos di viticci scuri e scarlatti, alcuni più grossi che formavano la struttura portante della frusta e altri, più sottili, che si attorcigliavano e pulsavano in continuazione, come mossi da vita propria. Il tutto compattato da una strana sostanza rossastra, che doveva essere Idra allo stato puro, da cui emergevano diversi aculei lunghi circa trenta centimetri, dall'aspetto per nulla rassicurante.

«Questa» disse Zeus, facendo saettare il braccio mutato come la coda di un serpente «è la frusta. Di solito la uso per attaccarmi agli elicotteri in volo e rubarli, ma è anche molto utile per spostarsi o per liberare la strada quando dei accerchiato dagli infetti. Ha un raggio massimo di venticinque metri».

«Venticinque metri... è enorme».

«Dici così perché non hai ancora visto la portata degli attacchi distruttori».

«E cosa sarebbero?»

«Ehehe... vedrai che forza! Dopo te li mostro, tanto ho un paio di commissioni da sbrigare e mi saranno molto utili».

Proseguirono con lo stesso sistema, e ben presto raggiunsero il gruppo di palazzi indicato da Zeus. Era tutto molto silenzioso e impolverato, come se nessuno avesse smosso un sasso per decenni. Eppure l'infezione era scoppiata poco più di un anno prima.

«Questo posto non mi piace affatto... è troppo calmo».. sentenziò l'Uchiha, camminando attraverso le macerie di un muro. Sbucò in un piccolo cortile interno, ormai invaso dalle erbacce e da qualche propaggine del lichene Idra, che si concludeva con lo scheletro di un vecchio edificio, all'interno completamente buio.

«Ecco, appunto. Sembra quasi il set di un film dell'orrore. Vero, Zeus? ... Zeus?» quando il moro si girò, sperando di incontrare gli occhi cerulei del famigerato biondino, si ritrovò a fissare il vuoto.

«Zeus! Che razza di scherzo è questo?»

«Perché parli di scherzo? Non è il termine più appropriato, neh?»

Sollevò lo sguardo e lo trovò, appoggiato ad una trave metallica con un sorriso stampato sulla faccia . Quando vide i suoi occhi, però, non poté fare a meno di indietreggiare.

Erano grigi, lucidi e splendenti come il ferro, e non contenevano più alcuna traccia di vita. Sembravano pezzi di ghiaccio intrisi di tristezza e rabbia, anche se non lasciavano trapelare altri sentimenti dietro il nero cupo della pupilla. E lui, Zeus, sembrava cambiato con loro: finalmente manifesti, Sasuke percepiva la frustrazione e l'odio che si spandevano a vagonate da quel corpo vagamente efebico, rendendolo terribile e inquietante più di ogni aberrazione infetta che calcava quella terra maledetta da Dio. Era come se Zeus, con il suo fisico da diciassettenne, covasse nell'animo un odio secolare.

Assurdo. E spaventoso.

«Forse ti starai chiedendo perché ti ho portato qui, Ade. In realtà, sebbene tu valga ben poco in combattimento, sei agile e più forte di un comune essere umano. E soprattutto- sospirò, abbassando lo sguardo -non corro il rischio di infettarti o ucciderti per sbaglio. Sai quanto cazzo è brutto vivere per un anno senza parlare con nessuno? Beh, non te lo consiglio, 'ttebayo. Ma non posso neanche portarmi dietro un moccioso bisognoso di cure, quindi voglio vedere fino a che punto sei in grado di difenderti».

«Tu sei pazzo».

«Meno di quanto pensi. Non sono io che ho firmato per diventare la copia malriuscita di un mostro».

Poi, gli occhi venati di una sfumatura azzurrognola e pieni di tristezza, fece un gesto con la mano. Da dietro le macerie iniziarono a sbucare i viticci dell'Idra, stavolta più grossi e veloci di quanto li ricordasse Sasuke, che si avvolsero in breve tempo sopra la sua testa e crearono una cupola elastica alta più o meno sei metri da terra.

«Che ne dici di prenderti una piccola rivincita?»

«Che intendi dir... oh, Cristo». L’Uchiha indietreggiò di corsa, quando vide la massiccia ombra di un cacciatore che sbucava lentamente dai ruderi bui.

«Tu... tu li comandi...»

«Non tutti e non per lunghi periodi di tempo. Reagiscono agli ultrasuoni, ma sottometterli non è facile».

«Bene» sibilò Sasuke, appiattendosi contro il muro «e come faccio ad abbattere un cacciatore, secondo te?»

«Non ne ho la minima idea. Non saprei come fare, nelle tue condizioni, ma è proprio questo il bello. Sai che noia, sennò?»

"E' evidente che il virus gli ha fottuto il cervello..."

«Nah, il virus non mi ha fatto proprio niente. E comunque non mi preoccuperei di una cosa del genere, visto che il bel pupone sembra abbastanza incazzato».

Sasuke, arrendendosi all'evidenza che Zeus fosse anche in grado di leggere il pensiero, riportò l'attenzione al suo avversario. Era Leggermente più piccolo di quello che lo aveva quasi ucciso, ma i fasci muscolari che guizzavano sotto la pelle viscida e butterata ebbero comunque l'effetto di farlo rabbrividire.

«Regola numero uno» la voce di Zeus lo fece incazzare ancora di più «i Cacciatori sono agili e forti, ma scarsi nella difesa. Hanno miriadi di punti deboli, ma direi che il più significativo si trova in mezzo alla fronte. In quel punto il cranio diventa molto sottile e può essere spezzato con relativa facilità».

Il mostro si girò all'improvviso, inquadrandolo con i suoi minuscoli occhietti ed emettendo un basso ruggito. Sasuke afferrò una sbarra di ferro, il primo oggetto contundente che riuscì a trovare, e si rifugiò in un angolo, aspettando l'attacco con tutti i nervi tesi.

«Regola numero due» il Cacciatore partì alla carica, mulinando i pugni alla cieca e mancando il moro per un soffio; Sasuke sgusciò via dalla portata della creatura e si nascose dietro un mucchio di macerie «i Cacciatori hanno gli occhi atrofizzati. Non vedono, ma fiutano benissimo il sangue, hanno un buon udito e localizzano le prede grazie alle vibrazioni che queste emettono camminando. Inoltre colpiscono tutto ciò che si trovano davanti, indiscriminatamente».

L'Uchiha schivò un altro attacco, puntellandosi sulla spranga e saltando come un equilibrista oltre la schiena del Cacciatore, che nel frattempo cominciava a manifestare i primi segni di nervosismo. Si girava da una parte all'altra, ringhiando, il capo teso nel tentativo di avvertire il benché minimo suono.

Ma Sasuke, ormai certo di avere la vittoria in tasca, se ne stava attaccato ad una trave metallica, in attesa del momento propizio per colpire.

«Complimenti, Ade. Se te ne stai a quell'altezza senza fare rumore, il Cacciatore non può capire dove sei. Ottima mossa, sei più preciso e concentrato di questa mattina».

Il moro avrebbe tanto voluto replicare con una delle sue risposte mordaci, ma se l'avesse fatto tutta la sua tattica sarebbe andata in fumo. Per cui stette zitto e fermo, i muscoli tesi fino allo spasimo e pronti a scattare,

Poi, semplicemente, arrivò l'occasione giusta.

Il mostro, sempre brancolando alla ricerca della preda, si portò sotto all'Uchiha. Questi si lasciò cadere, atterrando sulla testa del Cacciatore, e, prima che potesse ribellarsi, gli conficcò la spranga nella fronte, tra lo scrocchio sonoro della scatola cranica e il gorgoglio del sangue bluastro che sgorgava a fiotti dalla ferita.

Il colosso scalciò e si dibatté per qualche secondo, schiantandosi poi senza un lamento.

«Come vedi, Zeus, si può vincere un cacciatore anche senza i tuoi poteri».

La cupola di viticci si ritirò, e il biondo sorrise, sornione:« Non sono i Cacciatori la cosa più pericolosa che si aggira sull'isola di Manhattan. Tuttavia, ti fa onore l'averne battuto uno con l'aiuto di una sola spranga di ferro».

Sasuke ghignò, sarcastico:« Devo ritenermi degno di accompagnarti?»

L'altro scoppiò a ridere, mettendo in mostra due file di denti candidi e, almeno all'apparenza, affilati come rasoi.

«Diciamo di sì. Beh, allora i vediamo stasera, Ade. Davanti alla stazione centrale di polizia, e vedi di comportarti come se fossi ancora un loro alleato, ok?»

«Ma...» non poté continuare la frase, perché Zeus si era già volatilizzato.

«Figlio di puttana...» sibilò, spezzando la spranga di ferro in un accesso d'ira.


***


Fissando il grande portale della stazione di polizia, Sasuke si ripeté più o meno una decina di volte che non sarebbe dovuto andare fin lì. Seguire le indicazioni di un pazzo mutante pluriomicida non era esattamente una politica saggia, e ne era conscio, ma in un certo qual modo moriva dalla voglia di scoprire cosa avrebbe combinato Zeus.

Si sedette su un marciapiede, aspettando tranquillamente l'arrivo del Prototype. Dall'esterno sembrava un normale ragazzo in attesa del pullman, e questo, in una città dove persino le creature più mostruose erano costrette a guardarsi le spalle, causava occhiate incuriosite da parte dei soldati che pattugliavano gli ingressi.

Uno dei militari, imbracciando un AK47 piuttosto malridotto, gli si avvicinò.

«Favorisca i documenti, per favore».

Sasuke, assai svogliatamente, frugò nelle proprie tasche alla ricerca della carta di identità falsa che quelli dell'Eden gli avevano fornito. Tra i pantaloni sgualciti e la felpa rotta e macchiata aveva un aspetto ben poco raccomandabile, ma il soldato fu costretto ad arrendersi all'evidenza di fronte al documento.

«Scusa per il disturbo, ma con questa faccenda di Zeus non ci fidiamo più neanche dei nostri commilitoni. Tu poi sei anche giapponese, quindi...»

«Non si preoccupi, capisco perfettamente». "Peccato che non arriverai a domani mattina, amico..."

Il sole declinò lentamente fino a sparire oltre l'orizzonte, immergendo la città in un buio pesto che veniva contrastato solamente dai grandi fari abbaglianti posti sulle torrette mitragliatrici della base militare.

L'Uchiha non sentiva né fame né freddo, ma cominciava ad annoiarsi. Per cui, quando notò un altro soldato che gli si avvicinava, la sua reazione fu molto meno gentile della precedente.

«Senti, i documenti li ho già dati al tuo amico, quindi...»

«Non me ne faccio un cazzo dei tuoi documenti, Ade».

Sasuke sollevò lo sguardo di scatto appuntandolo negli occhi stranamente argentei e traslucidi del soldato che lo sovrastava.

«Sei tu?»

«In carne ed ossa, kisama. Ma adesso entriamo, c'è qualcosa che mi serve in questa base».

«Mi sembra strano che ti occorrano armi, con tutti i poteri che hai».

«Non ho mai parlato di armi...» Zeus si sporse, fino a portare la bocca accanto all'orecchio di Sasuke «...quello che voglio sono i ricordi».

L’Uchiha rabbrividì, forse per il tono inquietante con cui quelle parole erano state pronunciate o per l'alito ghiacciato che gli aveva solleticato il collo, e non riuscì ad impedire al proprio cuore di aumentare esponenzialmente il ritmo dei battiti. Era come se tutto il suo corpo, meno la testa, provasse una paura irrazionale nel trovarsi a meno di tre metri da Zeus.

«Che c'è, Ade, ti faccio paura?»

«Non dire stronzate. Entriamo».

«Ok, ok... Mi raccomando, tieniti attaccato al mio culo. In senso metaforico, naturalmente».

«Non avevo dubbi in proposito».

Varcarono le soglie della base con sicurezza, senza guardare in faccia nessuno ed immettendosi immediatamente in quella che sembrava una gigantesca costruzione Lego, fatta però di casse piene di armi. C'erano anche due serbatoi di carburante ed un piccolo container aperto e vuoto, pattugliati da uno scarno gruppetto di militari che, a prima vista, non sembravano avere più di diciannove anni.

«Ormai non sanno più dove prenderli, i soldati». Spiegò il Prototype, fissando l'asfalto con uno sguardo cupo «Tra quelli che muoiono a causa del virus e quelli che ho ucciso io, ormai al governo americano non resta che reclutare i ragazzi. Poveracci».

«Li compiangi, ma trovi lo stesso il coraggio di ucciderli. Non pensavo che potessi essere così ipocrita».

«La mia non è ipocrisia». sibilò Zeus, serrando i pugni fino a far sbiancare le nocche «Semplicemente, se voglio conseguire i miei scopi devo dare alla mia vita un valore superiore rispetto alla loro. Il pesce più grosso non può essere magnanimo, se non vuole farsi divorare dai pesci più piccoli».

Si fermarono di fronte ad una porta blindata; Zeus fece scorrere una tessera magnetica nell'apposita guida, poi appoggiò la mano sulla maniglia.

«Adesso io entrerò e farò piazza pulita. Il tuo compito è di rimanere qui fuori, sgomberare il campo e non entrare a meno che non sia io a dirtelo, perché potresti farti male».

«Vedi di non crepare, dobe. So badare a me stesso».

«Bah, kisama presuntuoso...»

Poi abbassò la maniglia ed entrò, sparendo alla vista di Sasuke.





























_Angolo del Fancazzismo_

Bella a tutti, signori, e rieccomi con un aggiornamento lampo! Ci ho messo poco, eh? Ma non temete, sono a buonissimo punto anche con le altre due fic, che hanno avuto un rallentamento giusto perchè ieri mi è venuta l'idea di cominciare una fanart su questa storia... non vi dico cosa sta uscendo fuori, appena ho fatto la scannerizzo e la posto con il prossimo aggiornamento.

Ciemmecu, ecco le risposte alle recensioni!

ryanforever: aspè, io non intendevo "fan" sasunaru classica, ma proprio la fic relativa a questo pairing. Sono tutte quelle storie mielose, ambientate generalmente in contesto scolastico, in cui uno dei due (più spesso è Naruto, ma a volte può essere anche Sasuke) va ad abitare a casa dell'altro per le più disparate circostanze. Le apprezzo molto anch'io, perchè quelle ben scritte possono essere davvero carine, ma sono talmente tutte uguali che, quando le aggiungevo nei preferiti, mi confondevo con i titoli e non riuscivo più a seguire il filo della trama.

Per quanto concerne Naru e Sas'ke in questa storia, invece, la risposta l'hai avuta in questo chap, anche se a grandi linee avevi capito bene.Ah, a proposito: ho notato che hai recensito tutte le storie che ho scritto su questo fandom, e devo farti i miei complimenti. Non sono molti quelli che recensiscono assiduamente come te, ed è una bella cosa perchè i commenti rendono sempre felici gli autori. Grazie mille!

Hanil: XD... mischiare la trama di un videogioco e di un manga non è poi così geniale, su! In compenso, mi fa molto piacere il fatto che tu apprezzi l'originalità della fic, che è un po' il punto di forza di "Prototype", come il fatto che ti piacciano le storie horror/survival (siamo in due, sai?). E su Sasuke hai perfettamente ragione. Anche io mi chiedo perchè non la prende con filosofia e non se ne scappa da qualche parte ai Caraibi a godersi i suoi poteri strafighi. Bah, questi emo non sanno proprio cogliere i lati positivi della vita...

bradipiro: tranquilla, non sono affatto un genio. Ma i complimenti mi fanno comunque piacere XD... cmq, sono felice che anche a te piaccia Prototype, che è stato una delle mie più grandi fissazioni e mi rimarrà nel cuore al pari di giochi come Resident Evil e Alone in the Dark. A proposito, sai che a dicembre esce Prototype 2? Non vedo l'ora!

yume: grazie mille! Guarda, non c'è problema se non conosci il gioco, anche perchè ho intenzione di distaccare un po' la trama dallo spunto originale e comunque spiegherò tutto nel corso dei fatti. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.


Ladies and gentlemen, ci rivediamo al prossimo aggiornamento!

Bacioni,

Roby



   
 
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