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Autore: GreedFan    29/03/2010    10 recensioni
Il virus Idra non è una semplice malattia.
E' un vero e proprio incubo.
L'infezione dilaga nell'isola di Manhattan, trasformando i contagiati in aberrazioni assetate di sangue, e, mentre le autorità sanitarie di tutto il mondo si arrovellano per trovare una soluzione, una sola figura si erge al di sopra di tanta degradazione.
Zeus.
Un infetto più potente degli altri o un semplice scherzo della natura? La società "Eden" non può di certo immaginare quali saranno le conseguenze del suo gesto, quando tenterà di creare un'arma biologica in grado di contrastarlo.
E Sasuke Uchiha, l'arma biologica in questione, non ha la minima idea dell'incubo in cui si sta gettando.
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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000 - The Day of the Idra


L'ufficio era freddo e silenzioso, quasi totalmente buio, fatta eccezione per le lame di luce che filtravano dalle persiane semiaperte. L'uomo dietro la scrivania inspirò il proprio sigaro con tranquillità, sebbene la situazione fosse gravissima.

«Ebbene, Sasuke? Mi sarei aspettato una risposta tempestiva, e invece pare che tu non abbia voglia di aprire bocca».

«Spero che lei capisca che mi sento un po' strano, dopo quello che mi avete fatto».

«Ma come, ci ringrazi così della nostra gentilezza? E noi che pensavamo di farti cosa gradita, salvandoti da una morte certa e donandoti un corpo nuovo! Il cancro non è una bella malattia, no?»

«L'Idra lo è ancora di meno».

Le dita dell'uomo si serrarono con stizza sui bordi della scrivania, accompagnate da una smorfia di disappunto per la risposta ricevuta.

«Sai meglio di me che non sei malato, Sasuke. Sei qui proprio grazie a questa tua peculiarità, perché non c'è nessun altro in grado di sconfiggere lui».

«Com'è la situazione a Manhattan?»

«Pessima. Abbiamo chiuso tutte le vie d'accesso, nessuno può entrare o uscire. I quartieri infetti sono controllati dalle unità speciali blackwatch, ma l'Idra continua a diffondersi come se nulla fosse. La città è diventata un inferno».

«Posto questo, mi pare strano che sia lui il vostro problema principale. Per i vostri dipartimenti speciali non dovrebbe essere un problema abbattere un unico individuo infetto, no?»

«Non considerarlo alla stregua di quei mostri stupidi e bestiali che hanno come unico obiettivo il cibarsi di carne umana. In lui il virus ha subito una mutazione».

«E sarebbe?»

«La stessa che abbiamo tentato di riprodurre nel tuo organismo, seppur con scarsi risultati. Lui è immune al contagio e non trasmette l'Idra agli individui sani, inoltre è in grado di sfruttarlo per modificare la propria struttura cellulare a livelli ritenuti impossibili per l'anatomia umana. Non ha più nulla di ciò che era prima, ormai».

«E mi state chiedendo di braccare un individuo simile?»

«Esattamente. Non c'è bisogno che tu abbia subito un contatto diretto, basta anche una foto segnaletica che ci permetta di identificarlo. Finora non siamo riusciti ad ottenere un identikit dettagliato».

«Andare in quell'inferno e sfidare un mostro del genere? Mi rifiuto».

L'uomo nell'ombra ghignò, intrecciando le mani.

«Non credo che tu possa».

«Non potete obbligarmi».

«E invece sì. Tecnicamente sei un individuo infetto e potenzialmente pericoloso, quindi ti conviene acconsentire, se non vuoi finire su un vetrino sotto il nominativo di "materiale virale destinato alla ricerca". Che ne dici?»

Sasuke sospirò, fissando con odio la figura immersa nell'ombra.

«Non credo di avere molta scelta».

«Bravo, finalmente hai capito».


L'Idra era un virus mutagenico di livello quattro, la cui origine era assolutamente sconosciuta. Aveva un altissimo potere di diffusione, e in meno di due settimane le autorità sanitarie erano state costrette a porre l'intera isola di Manhattan, in cui era scoppiata l'infezione, in stato di blocco permanente e quarantena.

I sintomi assomigliavano a quelli di un comune raffreddore, ma dopo tre giorni dal contagio il corpo si trasformava in un ammasso di tessuti necrotici, ed i soggetti infetti, ormai aberrazioni potenzialmente aggressive, attaccavano gli elementi sani per cibarsene. Questo veniva comunemente classificato come "Stadio 1".

Lo "Stadio 2", detto anche autogenerazione, aveva visto il virus assumere le connotazioni di una creatura semisenziente in grado di riprodursi per mitosi, con una struttura simile a quella di un gigantesco lichene che ben presto era riuscito ad infestare interi palazzi. Gli edifici infetti, detti alveari, erano passati in tempi brevissimi al terzo stadio, cominciando a produrre, tramite strutture simile a dei veri e propri uteri artificiali, delle creature umanoidi alte circa sei metri, capaci di abbattere i mezzi militari con estrema facilità. I Cacciatori.

Infine, era noto un unico caso di "Stadio 4". Lui.

Secondo i rari avvistamenti effettuati, esteriormente appariva come un normale ragazzo di diciassette anni, giapponese incrociato con la razza caucasica. Era in grado di controllare l'attività mutagenica del virus con il solo pensiero, cambiando in tempi infinitesimali la propria struttura molecolare ed usando l'organismo come una vera e propria arma dalle molteplici funzioni, oppure creando un esoscheletro cheratinoso in grado di proteggerlo da qualunque attacco per tempi relativamente lunghi.

Ma la sua abilità più spaventosa era senz'altro quella della "replicazione". In pratica, lui era in grado di inglobare qualunque creatura all'interno del proprio organismo, decifrarne il codice genetico ed assumerne le sembianze. Era persino riuscito ad introdursi in alcune basi militari e sterminarne gli occupanti, dopo aver assunto l'aspetto di un soldato.

Questo era tutto ciò che sapeva Sasuke, abbastanza per indurlo a diffidare del futuro. In pratica, si ritrovava a combattere contro un nemico privo di volto, di cui lui non era altro che una copia malriuscita.

All'inizio aveva pensato che gli stessero offrendo chissà quale possibilità, quando, orfano diciottenne malato di cancro al cervello, aveva accettato senza pensarci due volte di aderire ad un nuovo programma di ricerca sulla cura ai tumori. Non aveva nulla da perdere.

La verità era emersa poco dopo: quella che si era spacciata come la sua più grande salvatrice era in realtà una società di ricerca sui virus, la cosiddetta "Eden", che era stata incaricata dall'esercito statunitense della creazione di un'arma biologica in grado di distruggere il Prototype, lui.

E così lui era guarito, almeno sulla carta.

Gli avevano fatto miriadi di test, prelevato litri di sangue. Ed eccolo lì, su un elicottero diretto alla base militare centrale di Manhattan.

«Tutto a posto, amico?»

«No».

«Davvero? Hai un brutto colorito, non è che soffri di mal di mare?»

«No». E come avrebbe potuto? Grazie al virus, tutti i suoi organi interni erano stati riconvertiti in un apparato per l'assorbimento delle prede, e il suo sistema digerente non esisteva più. Lo avevano costretto ad assorbire degli infetti per studiarne il funzionamento, ed era stato disgustoso.

«Ecco, siamo arrivati».

Atterrarono in uno spiazzo di strada delimitato da due alti sbarramenti, sito in una delle zone più "sane" di New York. Dall'alto, la città sembrava un macabro collage di strade popolose e quartieri distrutti e pieni di infetti, dove spiccavano le macchie bruno-rossicce degli alveari.

Sasuke scese lentamente dall'elicottero, facendo un check-up del proprio corpo e ricercando qualche strana anomalia. Doveva appuntare tutto su un quadernino, in modo da fornire ulteriore documentazione sui risultati del lavoro degli scienziati della "Eden".

Gli si avvicinò un uomo alto e muscoloso, dal collo taurino, che, a giudicare dall'uniforme, era un colonnello.

«Tu devi essere Sasuke Uchiha, il marmocchio che ci hanno mandato per combattere il Prototype. Qui lo chiamiamo Zeus, quindi d'ora in poi il tuo soprannome sarà Ade, va bene? Tienilo a mente. Io sono Neil Crawford, colonnello della quarta divisione operativa, e ti farò visitare la base. Ora, se hai dei bagagli...»

«Non ne ho» lo interruppe Sasuke, causando nel soldato una reazione di disappunto «e forse è il caso che legga gli ordini di missione che il generale Madara mi ha chiesto di portarle».

Detto ciò, estrasse una busta dalla tasca della pesante felpa nera che indossava. Crawford la afferrò, aprendola con forza, e dopo averne letto il contenuto impallidì.

«Conosci il contenuto di questo messaggio, ragazzo?»

«Parola per parola»

«É praticamente una missione suicida».

«É ciò che vogliono che faccia, né più né meno».

«Nessuno è mai riuscito ad avvicinarsi a Zeus tanto da vederlo in viso. Cosa ti fa pensare che riuscirai a scattargli una foto?»

«Il fatto che non ho più nulla da perdere, nemmeno la mia umanità».


***


Un'ora dopo, Sasuke camminava lentamente in direzione del quartiere infetto dove avrebbe cominciato a cercare Zeus. Avrebbe girovagato per la città fino a quando non fosse riuscito a scattargli una foto, poi Madara gli aveva promesso di venirlo a prendere. Che bastardo.

Non aveva nemmeno bisogno di cambiarsi i vestiti, visto che poteva controllare la produzione di secrezioni corporee, e di cibo ne aveva in abbondanza. Si era portato dietro solo un taccuino e una specie di macchinetta fotografica ad alta tecnologia, grande quanto una zolletta di zucchero, che portava appesa al collo a mo' di ciondolo.

L'unica cosa inutile che non aveva potuto scollarsi di dosso era una paura quasi trascendentale di venire ucciso.

A mano a mano che andava avanti, il paesaggio assumeva una connotazione sempre più apocalittica. Le strade divennero vuote, mentre, in lontananza, cominciò a farsi strada un rumore impercettibile ma cacofonico, un miscuglio di suoni indistinti che fecero fermare il moro. Dopo una veloce valutazione di ciò che avrebbe potuto trovare, decise di raggiungere la meta per vie traverse.

Saltò sul cornicione dell'insegna di un cinema, poi si diede lo slancio e, come se fosse stata la cosa più naturale di questo mondo, cominciò a correre in parallelo alla facciata dell'edificio. Raggiunse il tetto con un'aggraziata capriola aerea e guardò in basso, constatando che si trovava a circa trenta metri dal suolo.

Una piccola fonte di autocompiacimento in quel marasma di orrori in cui era immerso.

Saltò di tetto in tetto senza guardarsi mai intorno, finché un pungente odore di fumo e sangue gli stuzzicò le narici, insieme alla baraonda che, da lontana e indistinta, lo circondava e lo stordiva con il suo miscuglio di suoni. Sentiva le urla, disumane e bestiali, di coloro che erano divenuti schiavi del virus. Udiva il grido dei Cacciatori, così come lo stridio del ferro che veniva piegato e distrutto e il rumore di vetri infranti.

Un suono ritmico lo avvisò della presenza di un elicottero anche prima che alzasse lo sguardo, abbassandosi poi per osservare lo scenario macabro che si stendeva una ventina di metri più in basso.

Le strade erano affollate, gremite di infetti. Attaccavano tutto e tutti, protendendo le carni marcescenti nel tentativo di abbrancare gli altri miserabili che, come loro, non avevano avuto la fortuna di scappare prima di venire contagiati. In mezzo a quella calca si facevano strada i carri armati e i Cacciatori, spazzando via senza misericordia quelli che una volta erano esseri umani.

I primi ammaccati e malridotti, poco efficaci nella loro lentezza; i secondi alti e possenti, coperti di venuzze e cisti pulsanti sulla carne viva, le teste piccole dalle fauci spaventose.

Sullo sfondo, presagio di sventure, spiccava l'alveare, un gigantesco edificio coperto di viticci rossi e pulsanti ed enormi sacche elastiche, che partorivano Cacciatori ad intervalli regolari. L'aria era ammorbata dalla puzza del fumo e dalle nuvole di cenere, che si levavano come colonne grigie a coprire la luce del sole.

«Bel posto per una vacanza». commentò freddamente Sasuke.

Quella confusione non era affatto positiva, perché cercare una singola persona in un luogo così disordinato poteva rivelarsi impossibile. Se poi calcolava che i Cacciatori sembravano tutto, meno che amichevoli, buttarsi nella folla alla ricerca di Zeus gli sembrava sempre meno auspicabile.

Altro problema: e se i militari lo avessero malauguratamente scambiato per Zeus? Sarebbe riuscito a scappare in tempo?

In fondo, si consolò. era sempre meglio morire sotto i colpi di una mitragliatrice che per un cancro in ospedale, magari piangendosi addosso come un ragazzino spaventato.

Aprì le braccia, lasciandosi cadere lungo il muro e atterrando a quattro zampe, come un gatto. Era finito in uno stretto vicolo pieno di sacchi di immondizia, completamente vuoto, fatta eccezione per i ratti, che, indisturbati, gironzolavano tra i cumuli di rifiuti. Sasuke avanzò, fluido e silenzioso, immettendosi direttamente nella baraonda della strada principale.

Non fece in tempo a posare un piede sul marciapiede, che si sentì afferrare per un braccio.

Era una donna infetta, completamente coperta di sangue, che, se un tempo doveva essere stata bella, in quel momento assomigliava ad un cadavere in avanzato stato di putrefazione. Il moro non si prese nemmeno la briga di assorbirla, spaccandole il cranio con un pugno ben assestato.

Proseguì di corsa, inframmezzando agli scatti salti e capriole per superare gli ostacoli, girando intorno all'alveare alla ricerca di una qualche traccia di Zeus. Niente.

Eppure, da quello che gli avevano spiegato, si trovava di fronte all'alveare principale, quello che, almeno in teoria, avrebbe dovuto attirare il Prototype più degli altri.

Un ruggito alle sue spalle lo distrasse dalle proprie elucubrazioni, permettendogli di scostarsi un secondo prima che il gigantesco pugno di un cacciatore si abbattesse sul muro a cui era appoggiato, riducendolo ad un ammasso di calcinacci.

Sasuke finì contro la carcassa sventrata di una macchina, urtando contro ciò che rimaneva del cofano e scivolando a terra, la vista offuscata dal dolore alla schiena. Percepì una sostanza calda e appiccicosa colargli lungo il fianco. Sangue.

Il Cacciatore lo fiutò, girando la testa nella sua direzione e annusando l'aria, i minuscoli occhi ciechi che si giravano in continuazione nel tentativo di individuarlo. La situazione era chiara: se non si fosse tolto di lì alla svelta, quel mostro lo avrebbe fatto a pezzi. Doveva sbrigarsi.

Provò ad alzarsi, ma la felpa, nel punto in cui la lamiera gli era penetrata nella carne provocandogli una brutta ferita, si era impigliata ad un pezzo di ferro e non accennava a volersi strappare. Sasuke scalciò nella polvere nel tentativo di liberarsi, e, nel frattempo, vide il Cacciatore che, identificata la propria preda, macinava la poca distanza che li divideva con passi lenti e possenti.

«Cristo...» sibilò, riuscendo finalmente a strappare la stoffa che lo imprigionava. Ma era troppo tardi.

Prima che potesse anche solo alzarsi, il Cacciatore lo afferrò e lo sollevò in aria, stringendo la presa attorno al suo busto. In quel momento l'Uchiha ringraziò di non essere un semplice infetto, perché in tal caso sarebbe stato già morto. Era tutto merito del suo scheletro rinforzato, se non si era ancora trasformato in una pila di carne macinata.

Cercò di liberarsi con tutte le proprie forze, esigue rispetto a quelle del mostro che lo fronteggiava, e rivolse un ultimo sguardo di supplica all'elicottero che, incurante della sua sorte, lo sovrastava e continuava a sparare contro l'alveare.

Ironia della sorte, in quel momento lo vide.

«Zeus...» gli sfuggì un mormorio quasi adorante, mentre guardava il suo unico obiettivo che, come a beffarsi di lui, si presentava proprio nel momento della sua dipartita.

Lo vedeva da lontano, niente più che un puntino nero adagiato sul tetto dell'alveare, ma il suo istinto gli diceva che si trattava di lui. Ogni fibra del suo corpo urlava il suo nome, surclassando il dolore in una strana euforia che non aveva nulla di normale.

Zeus saltò, annullando la distanza che lo separava dall'elicottero e sparendo momentaneamente alla vista. Una manciata di secondi dopo, il mezzo si inclinò come un gigantesco insetto d'acciaio, precipitando al suolo sempre più velocemente tra lo stridore del metallo e le urla dei militari che si affrettavano a sgomberare il campo. Sasuke realizzò ben presto che quella carcassa di ferro si stava dirigendo verso di lui.

Problema: il Cacciatore era cieco, quindi non riusciva a capire cosa stesse succedendo e rimaneva immobile nello stesso punto, disorientato dal rumore assordante delle pale dell'elica. L'Uchiha chiuse gli occhi.

Il Cacciatore non scappò.

L'elicottero li travolse, sfracellando il mostro sull'asfalto e fermandosi a pochi metri dalla parete dell'alveare. Quando Sasuke aprì le palpebre, stupendosi persino di essere vivo, si scoprì ancora stretto nella mano del Cacciatore, saldamente attaccata ad un braccio che spuntava da sotto la carcassa del veicolo.

Tentò disperatamente di liberarsi, impaurito da ciò che sarebbe potuto capitargli, bloccato e indifeso com'era, e non prestò attenzione alle ombre che si agitavano all'interno dell'abitacolo distrutto.

Improvvisamente, il portellone dell'elicottero si spalancò.

E Zeus fece la sua comparsa.


























_Angolo del Fancazzismo_

O_O vipregoviscongiurovisupplico perdonatemi. Ok, ok, non dovrei iniziare un'altra fic in queste condizioni, ma mica è colpa mia se mia cugina mi ha convinto a giocare a Prototype e mi ha fatto ritornare la vecchia ossessione che provo per questo gioco, no? NO?

Vabbè, scleri a parte, con l'influsso delle vacanze pasquali sono riuscita a scribacchiare anche qualcosa per le mie altre due fic, "Never Too Late" e "Highway To Hell", quindi conto di postare al massimo tra due giorni i nuovi capitoli di entrambe. Se non dovessi farlo le mie lettrici sono autorizzate a fustigarmi.

Per quanto riguarda questo sclero qui, invece, mi andava di trattare un argomento un po' originale nel fandom di Naruto, in quanto non mi pare di aver visto altre storie del tipo "survivor". Sì, lo so, probabilmente non beccherò nemmeno un decimo delle recensioni delle SasuNaru classiche, ma che volete farci, Prototype è un videogioco splatter e la sua sezione su EFP conta solo quattro storie (con mio sommo disappunto).

Conscia che anche io, come il buon Sas'ke, mi sto imbarcando in una missione suicida, vi faccio i miei saluti e vi auguro di riposare in pace fino al prossimo aggiornamento, che, per la cronaca, si chiamerà:

001 - Zeus

Baci bacioni e tanti auguri di buona Pasqua.

Che Ronnie James Dio sia con voi.

Roby

   
 
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