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Autore: StockholmSyndrome     03/04/2010    2 recensioni
Immaginatevi una piccola cittadina, piccola come ce ne sono moltissime, piccola come quella dove potreste abitare voi. Immaginatevi di essere Emma, che ama la solitudine, scrivere, correre con il suo cane e il suo cavallo. Immaginatevi che un giorno come tanti, al parco, quello stesso cane scappi e che voi lo inseguiate urlando il suo nome trovandolo poco dopo in compagnia di un ragazzo dall'aspetto eterno. Immaginatevi di restarci male. Il vostro cane è sempre stato schivo e allora perchè adesso si mette ad essere tanto affettuoso con uno sconosciuto? Ed ecco che la vita di Emma viene stravolta, lei che sciveva di vampiri, di sangue e di tenebre, si troverà ad essere il Principio di qualcosa più grande di tutti Loro.
Una favola dark non troppo impegnativa, adatta a chi apprezza le storie d'amore e i vampiri, a chi ama sognare e a chi la notte resta affascinato dal bagliore della luna.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bloody Empire


Parte Prima

(13-15/15)

13


L'aria era evidentemente fredda, ma per lui significava ben poca cosa. Per i suoi uomini invece, creature come lui, il tempo rappresentava uno stato d'animo costante e vedere il cielo così grigio in un periodo delle loro vite così buio deprimeva anche gli spiriti più ottimisti. La foresta li stava nascondendo bene per ora, ma non poteva essere una casa per sempre. Non dovevaesserlo. Camminarono veloci, non rapidi come sempre, ma ad un passo ben sostenuto e arrivati alla strada fecero quello che tutti avrebbero fatto: osservarono. Via libera, li avevano sentiti arrivare e se l'erano data a gambe quei maledetti.
   Quando arrivò ad aprire lo sportello si stupì di vedere quel piccolo cucciolo di donna ancora vivo, ma il suo cuore in compenso ne fu sollevato. I Dannati avevano perso il loro infallibile fiuto e avevano risparmiato una vita. O più semplicemente non avevano avuto tempo.
   La bambina, perchè di questo si trattava, se ne stava stesa con la bocchina aperta e gli occhi chiusi. Il piccolo corpicino si alzava e abbassava ad un ritmo regolare e il fiato le usciva dalla bocca in sospiri docili, ma chiari. Dormiva beata come una bambola di porcellana.
   -Lord Edwin, cosa ne facciamo di lei?-.
   Si voltò a guardare Mosheed e notò l'apprensione nei suoi occhi. Anche lui era padre e sapeva che quella piccola creatura non ne avrebbe mai più avuto uno.
   -Portiamola con noi e fino a quando non starà meglio la accudiremo-, le accarezzò i capelli. -Poi la restituiremo al suo mondo-.
   Mosheed assentì e informò gli altri uomini di tornare immediatamente indietro una volta seppelliti i resti dei due corpi umani. Lo avrebbero fatto al cimitero li vicino convincendo il guardiano che si trattavano di becchini. A mettere le lapidi ci avrebbero pensato gli umano in seguito e per le bare non c'èra problema... conoscevano gente meno meritevole che non avrebbe avuto alcun bisogno.
   Lord Edwuin prese delicatamente la bambina e la tenne stretta al suo petto per infonderle un pò di calore: la notte era buia e gelida e nonostante il corpo di un vampiro non fosse esattamente un tizzone ardente era sempre meglio dell'aria gelida di quelle ore.
   Camminò lentamente seguito a breve distanza solo da Mosheed che aveva il compito di difenderlo, gli altri invece una volta svolti i loro compiti si mossero velocemente verso l'interno della foresta. Una volta arrivati ai confini della loro terra un gruppo di donne gli venne incontro, prima fra tutte la sua mortale moglie.
   -Edwin-, esultò apprensiva, - chi è questa?-
   -I Dannati la hanno risparmiata per caso, ma hanno mangiato i suoi genitori. Quando sono arrivato purtroppo avevano già finito il pasto-
   -Maledetti-, disse lei stringendo i denti, -povera piccolina, adesso come farà?-. Non farà, penò lui.
   Il Vampiro baciò la moglie sulla fronte. -La terremo con noi solo il tempo occorrente, poi deve tornare fra i suoi simili. Con questa guerra in corso non è saggio tenerla qui, sarebbe solo cibo, sia per i Dannati, che per molti altri di noi-.
   Katia annuì prendendola in collo e portandola verso la loro botola. Sotto era stato scavato un pezzo di terra e creato un appartamento provvisorio. Da quando la lotta contro i Dannati si era fatta aspra avevano sempre cercato di stare lontani dai grandi centri abitati da umani o la loro, la suaspecie, sarebbe andata in contro ad un'estinzione certa.
   -Ike aiutami-, disse a uno dei figli mentre posava la bambina sul grande letto matrimoniale. -Prendimi una coperta pulita, dobbiamo coprire questa piccola o altrimenti si congelerà-.
   L'uomo corse verso quella che poteva definirsi un'altra camera e tornò con una grande e prosperosa stoffa calda. La donna la prese e solo dopo che la ebbe sistemata in modo tale da scaldare bene la bambina si rese conto di cosa stringesse fra le mani.
   -E' l'unico ricordo di vostra madre-.
   Ike scosse la testa, -è solo una coperta e sta facendo quello per cui è stata creata, tutto qui-.
   Katia gli scompigliò i capelli, poi lo abbracciò come se fosse un bambino e insieme si misero a osservare quella piccola figura come se non ne avessero mai vista una.
 

 

14


Emma alzò la mano come a scuola, per frasi notare. Naveen sembrava essere piombato in uno stato di coma mentre raccontava con tanta enfasi. -Ero io, immagino- chiese lei tranquilla. Qualcosa le suggeriva di non agitarsi troppo e forse era meglio così. Fare il contrario non sarebbe servito davvero a niente, se non a spaventare York e Khaled e rendersi ridicola agli occhi di Naveen.
   Lui annuì, sinceramente sorpreso dalla lucidità e fermezza della ragazza. -Si, eri tu. Ike è mio fratello e Katia era la moglie di Edwin, l'Imperatore dei Vampiri. Era molto vecchio, aveva quasi quattro secoli, ma il suo aspetto ne dimostrava soli trentadue. Io e mio fratello lo incontrammo quasi trecento anni dopo essere stati ridotti alla semi-immortalità e da allora ci prese sotto la sua ala protettiva come figli, nonostante non lo fossimo affatto. Gli volevamo davvero bene, in particolare Ike vi era molto affezionato-.
   -Che gli è successo?-.
   Naveen sospirò. Sarebbe stato davvero bello saperlo.
 

 

15
 


Subito dal primo giorno capirono che la bambina non avrebbe dato troppo nell'occhio. Era tranquilla, stava in silenzio e sembrava avere poca voglia di mettersi nei guai. La prima notte aveva dormito e così era stato per il giorno seguente e la notte successiva. Il secondo giorno poi, quando aveva aperto i piccoli occhi, Katia era restata a fissarla affascinata da tanta bellezza. Quella bambina aveva degli occhi complessi, occhi che avrebbero caratterizzato perfettamente la sua personalità quando fosse stata in grado di capire.
   Le aveva parlato cercando di dirle nel migliore dei modi che non aveva più genitori, ma la bambina non aveva risposto. Sembrava, pur rendendosi conto di quello che le stava dicendo, essere attratta da altro. Forse, aveva pensato Katia, non è il momento. O forse era tanto sensibile da capire anche lei, pur non riuscendo a dare una forma precisa a quello che percepiva, che li vivevano creature al di là della ragione e della normalità umana.
   A di là del confine della vita, ma con solo un piede nella fossa.
   Katia l'aveva accudita per quasi tutto il pomeriggio mentre Edwin e i gemelli guidavano le legioni verso il confine. Il terreno di gioco era diventato ormai familiare, ma i Dannati non erano creature da sottovalutare o rischiavano di fare una fine pessima.
   Non era riuscita a sapere il nome della bambina e in fin dei conti meglio così. Sarebbe satato più facile dirle addio quando fosse arrivato il momento. Edwin glielo aveva ripetuto appena vista, ma non c'èra stato niente da fare: si attaccava alle persone con tale facilità da soffrire il doppio in seguito. Sostenevano tutto che reagisse così perchè le mancava la sua vita umana, (e forse un fondo di verità c'èra), ma non avrebbe mai accettato comunque un'esistenza senza Ed.
   Aveva fatto la sua scelta molto tempo fa e non l'avrebbe rinnegata, nè ora nè mai.
   Quando Naveen entrò le trovò entrambe stese sul grande letto di paglia intente a guardarsi negli occhi. Sospettava che in realtà fosse Katia a guardare la bambina e che quest'ultima fosse in un certo modo costretta a fare altrettanto.
   -Papà e Ike sono di sopra. Preparano il cinghiale-.
 
 
Prendendola in collo ebbe un attacco di malinconia acuta. Gli spiaceva davvero averla drogata con dei sonniferi, in una occasione normale non lo avrebbe mai fatto, ma non poteva rischiare che si svegliasse e vedesse tutto quello. Troppo sangue era stato versato e una bambina piccola non doveva vederlo, specialmente se fragile e delicata come poteva essere una creatura umana.
   Una volta fuori si guardò in torno. Era buio pesto e non un filo di vento si alzava nell'aria. Iniziò a camminare verso quella piccola cittadina dove una volta era già stato, anche se per arrivarci era passato da tutt'altra parte. Aveva svolto delle ricerche e aveva fortunatamente scoperto che li abitavano i nonni della piccola.
   Almeno, si era detto Lord Edwin cercando di convincersi, non avrebbe dovuto passare la vita in un orfanotrofio come avevano fatto in passato Ike e Naveen.
   La luna luceva, non era piena, ma mezza e dava l'impressione di essere una grande falce venuta a riscuotere il proprio tributo di sangue e non avrebbe fatto male a farlo. Le mele marce, quelle davvero grandi e maleodoranti, si trovavano da tutte le parti, anche fra il suo popolo di Vampiri. Come imperatore aveva cercato in tutti i modi di convincere i suoi simili a uccidere quanto bastava per nutrirsi, ma soprattutto prendere sangue umano solo da persone che non meritavano di vivere risparmiando madri, padri e figli e condannando assassini e stupratori senza alcuna pietà. Molti, la maggior parte addirittura, lo aveva seguito volentieri, tanto a loro non faceva differenza, l'importante era trovare del sangue; ma altri non lo avevano ascoltato continuando a uccidere senza giustizia e nel momento in cui erano stati condannati per questo erano scappati come maledettissimi vermi dai Dannati, alleandosi con loro e aiutandoli sempre a cercare del nuovo cibo.
   I Vampiri succhiavano il sangue e i Dannati riscuotevano il resto.
   -Ed!-.
   Si voltò, non si era minimamente reso conto che sua moglie lo stava seguendo da quando aveva lasciato la foresta e questo era un evidente segno che il suo Impero non poteva più essere guidato da lui.
   -Katia che ci fai qui! Torna immediatamente da Naveen e Ike e resta con loro fino a quando non sono tornato-.
   Lei scosse la testa dolcemente e gli strinse un braccio. Edward capì allora che non se ne sarebbe andata per nessuna ragione al mondo, ma sarebbe rimasta li con lui a costo di farsi il giro del mondo a piedi.
   Camminarono, in silenzio, per quasi un'ora e mezzo, poi intravidero finalmente qualche casa e Lord Edwin individuò quella che interessava a loro.
   -Laggiù, andiamo-.
Emma si sedette a terra, poggiando la testa sulla spalla di Naveen che si era seduto sull'erba bagnata a metà del racconto. Lui la guardò preoccupatoper la prima volta da quando aveva iniziato a parlare, temeva che potesse cedere e svenire. Le mise un braccio sulle spalle e gli tenne la mano in modo tale che se allungava un pò le dita poteva accarezzarle la guancia.
   Ormai fra di loro, come per magia, si era creato una specie di rapporto infrangibile. Era come se si fossero sempre conosciuti, come due amici che non si vedono da tantissimo tempo e per caso si ritrovano al bar a guardare la partita, solo che ormai quella è passata in secondo piano perchè ora hanno da raccontarsi cosa è successo loro durante tutti quegli anni che non si sono visti.
   -Se vuoi finiamo un'altro giorno, non sei costretta ad ascoltare tutto e subito-.
   Emma lo guardò con i suoi occhi così strani e scosse la testa decisa. Voleva sapere, voleva conoscere e capire che cosa sera successo. In fondo i suoi genitori erano morti per colpa di quei cosi no? E poi era tutta la vita che aspettava qualcosa del genere, una specie di incontro del terzo tipo.
   A Naveen venne voglia di sussurrarle all'orecchio di non preoccuparsi di niente, ma tutto sommato sarebbe stata una bella bugia. Doveva preoccuparsi, lei e tutti gli abitanti della cittadina se non addirittura tutto il mondo.
Lasciarono la bambina davanti alla casa e suonarono, poi scapparono come ladri e solo quando videro che il nonno l'aveva presa e portata dentro casa tornarono su i propri passi entrambi contenti di averla restituita alla propria famiglia, ma scontenti di non poterla più rivedere.
   Per ritornare all'accampamento ci misero molto meno, non avevano il cucciolo di donna da sorvegliare e conoscevano la strada. Katia tenne la mano del marito stretta fra le sue dita, forte come se avesse paura che gli scappasse e solo quando arrivarono davanti a tutto quel disastro la lasciò per mancanza di forze.
   L'Imperatore dei Vampiri guardò quello che fino a poche ore prima era la sua casa essere ridotta a un cumolo di macerie. Less e i suoi uomini dovevano aver approfittato della sua assenza per saccheggiare quelli della loro stessa specie e adesso a lui non restava altro che guardare i suoi simili perire.
   Molti, almeno quelli che non erano stati travolti dalle loro rudimentali e improvvisate costruzioni, erano stesi a terra in un lago di sangue con un buco enorme al posto del cuore e gli occhi spalancati in segno di supplica. Persino i pochi bambini, quelli che avevano trovato lungo il loro percorso trasformati in non morti da qualcuno con un gusto perverso, erano stati uccisi e addirittura decapitati. I loro amici, le loro amiche, i loro figli, tutti uccisi.
   Katia urlò di disperazione e si precipitò dentro quella che era la loro casa. Quando tornò su aveva la disperazione negli occhi. Tremava come una bambina e si voltava in continuazione, ma ovunque guardasse non vedeva altro che morte, sangue e carne in via di decomposizione.
   -Dove sono? DOVE SONO?!-, urlò agitandosi come un malato di epilessia.
   Lord Edwin la afferrò per le spalle e la strinse al suo petto, cercando di tenerla ferma e tranquillizzarla con qualche carezza.
   -Dove sono Ed, non possono essere morti, loro no, loro non possono, vero Ed, vero?-.
   Il Vampiro non disse niente. Potevano, in realtà. Ike e Naveen erano dei Vampiri eccellenti, in gamba e molto astuti, ma non erano invincibili. Conoscendoli sapeva che avevano sicuramente cercato di aiutare i loro amici e questo implicava che si trovassero li al momento dell'attacco.
   La triste. La malefica realtà era che potevano essere morti ovunque.
   Questa volta però fu lui a interrompersi. In realtà lo fece perchè non sapeva più cosa raccontare.
   -Noi siamo vivi, loro non li abbiamo più rivisti-, lo disse semplicemente senza badare troppo al filo logico della storia, forse perchè in tutta quella non ve ne era propriamente una. Si, insomma, erano gli essere umani a volere sempre una spiegazione plausibili per tutto, non loro; loro sapevano perfettamente che di cose strane al mondo ve ne erano diverse, come i Vampiri. Quello che davvero era difficile trovare perciò era un essere umano che non si facesse troppe domande, non perchè gli fosse chiesto, ma perchè prendesse tutta quella storia per buona, la routine di tanti e tante creature che si affacciavano al mondo solo di notte.
   -E i Dannati? Sono tornati vero?-.
   Naveen la guardò con un'espressione interrogativa. Era felice che quella ragazza fosse così acuta, gli risparmiava diversi discorsi inutili, ma questo proprio non lo immaginava.
   -Come fai a saperlo?-, le chiese cercando il suo sguardo e quando lo trovò sentì qualcosa di indefinito farsi strada fra le sue budella.
   -Mia nonna oggi mi ha raccontato che una sua amica le ha detto della carcassa di un cervo, completamente ripulita come se so fossero impegnati a lucidarla...-, sospirò,-e io che credevo che la nonna fosse rincoglionita. Qui quella che non ci aveva capito niente ero io!-.
   Lui le sorrise, accarezzandola. Era felice che Emma non gli avesse ancora chiesto se tutta quella storia fosse vera o no, altrimenti avrebbe dovuto ricominciare da capo e spiegare tutto per filo e per segno.
   Non aveva messo in dubbio la sua parola e questo dal canto suo le faceva onore.
   -Less, il vampiro che guidava il gruppo ribellatosi a mio padre, si alleò con Horker, il capo dei Dannati al tempo in cui venne condannato da Edwin e fu lui a sferrare l'attacco al campo. Io e Ike eravamo stati portati via come ostaggi, ma quando Less venne a dirci che non vi era più bisogno di noi capimmo che Lord Edwin e Katia dovevano essere morti. Scappammo da li dopo aver ucciso una dozzina di uomini e solo un paio di mesi dopo scoprimmo che Horker era stato sigillato, cioè rinchiuso nella sua dimensione, da papà appena prima di morire. Ne fummo felici perchè sapevamo che i Dannati senza comandante non riescono ad uccidere e solo Horker poteva eleggere un successore, solo che era fuori combattimento e così la sua specie era condannata a sopperire-
   -E Less? Lui è un vampiro-
   -Lui si autoproclamò Imperatore dei Vampiri-. La corresse Naveen guardando all'orizzonte con gli occhi che risplendevano nel tramonto e allo stesso tempo lo rispecchiavano. -Quel bastardo è un vero e proprio dittatore e da quando abbiamo scoperto che Horker fu sigillato per un tempo finito pari a dieci anni le cose sono peggiorate. Anche Less ne era a conoscenza e ieri, quando lo scadere degli anni è finito, ha liberato il capo dei Dannati facendo si che quei pochi rimasti in vita per suo merito riavessero un comandante. Adesso ricominceranno da dove hanno lasciato, questo vuol dire che la tua cittadina è in pericolo e che, anche se mi costa ammetterlo, abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile-.
   Staccò la testa dalla sua spalla e la fece scendere sul suo petto. Per un momento si aspettò anche di sentire il battito del cuore, ma poi capì che questo non sarebbe successo. Naveen la lasciò fare, stranamente gli faceva piacere sentire il suo corpo riscaldato dal calore umano e ne approfittò per accarezzargli anche i capelli. Quella ragazza profumava di quell'odore che impari a riconoscere solo se vivi a stretto contatto con la natura, se passi le ore a cacciare nella foresta e dormi su un letto di foglie. Emma odorava di selvatico, era come se anche lei avesse passato la sua vita alla ricerca di qualcosa nelle foreste.
   -Una guerra-, sussurrò improvvisamente lasciando che l'uomo le continuasse ad accarezzare i capelli. -Una guerra fra noi e loro-.
   Chi tace acconsente, pensò lui chiudendo gli occhi e lasciando che il silenzio facesse la sua parte. In quel momento gli stava succedendo qualcosa e non voleva che quelle sensazioni lo lasciassero come avevano già fatto in passato.
   Adesso Naveen si sentiva vivo.
 
 
Tornando a casa Emma sentì l'impulso di pregare Naveen di portarla con se e non lasciarla andare in quella vecchia e fin troppo conosciuta stanza, dove avrebbe passato tutta la notte a pensare alle parole sentite e a quelle che avrebbe voluto dire, ma che aveva rinunciato a dividere con quel Vampiro che tanto l'aveva colpita.
   -A cosa pensi?-, le chiese prendendole la mano.
   Emma ebbe una fugace vertigine, poi pensò che non sarebbe stato molto bello svenirgli un'altra volta davanti. Lasciò che quelle dita e fredde le infondessero un calore misterioso, non era un caldo evidente, ma lo sentiva scendere in profondità fino a colpirle il basso ventre.
   Lo guardò stupita e gli lasciò la mano, correndo verso casa come una pazza con York che non sapeva se seguirla o aspettare che tornasse in dietro.
   Naveen si fermò e senza sapere come si trovò a guardare il cane come se lui potesse dargli una spiegazione. Non capiva cosa avesse fatto di male o se avesse realmente fatto qualcosa di sbagliato. Era perchè le aveva preso la mano? Non credeva che tutto sommato fosse per quello che era fuggita. Fino a dieci minuti prima era lei che se ne stava con la testa poggiata sul suo petto o si sbagliava? In tutti quei secoli ammetteva di non essere mai riuscito a capire le donne, ma Emma era proprio strana.
   York abbaiò guardandolo, poi si buttò a terra come a protestare.
   -E adesso che fai, mi abbandoni anche tu?-, gli disse passando lo sguardo da lui alla figura ormai lontana di Emma che era arrivata quasi i fondo alla strada. Si era fermata e sembrava aspettarlo.
   Naveen alzò le spalle e iniziò a camminare. York dopo poco lo seguì passandogli davanti e guardando anche lui la sua padrona che sembrava essere intenta a guardare verso casa mostrando loro la schiena.
   Emma non disse niente e solo quando il vampiro e il cane furono fermi vicino a lei realizzò che quella sensazione opprimente era tornata schiacciandole il petto. Comprese di essere attratta da Naveen e capì che non era nè il momento, nè il luogo adatto per farglielo presente. Anzi, con buone probabilità aveva ancora da nascere il tempo giusto per confessargli una cosa del genere.
   -Emma che ti è preso?-. Naveen l'afferrò dolcemente per le spalle e la voltò verso di se. -Se è per la mano sta tranquilla, non ti tocco più-.
   Emma sorrise e a malincuore doveva ammettere che era proprio la mano la causa di tutto, ma non per il motivo che pensava lui. Però voleva ancora essere toccata da quelle dita lunghe e fredde.
   -Cosa si fa quando si è attratti da una persona? Si scappa? Glielo si dice? Si fa finta di niente?-. Si era tradita, non riusciva a non dirglielo. Si, insomma, che c'èra di male a farlo?
   Naveen la guardò e poi scoppiò a ridere. E lui che credeva di avergli fatto paura con quel gesto così innocente! La trafisse con i verdi occhi e scosse la testa, poi con il dito indice le alzò il mento e la baciò a fior di labbra. Un istante, ecco quanto durò quel piccolo bacio, ma a Emma sembrò che fosse infinito.
   -Questo è per ricordarti chi sono, Emma. Tu non sei invaghita di me, ma della mia natura maledetta, credimi. Sono il primo vampiro che vedi, sei confusa e magari hai scambiato l'ammirazione per dei sentimenti che in realtà non ci sono...-.
   Emma gli tirò uno schiaffo. Come si era permesso di baciarla e poi venirle a dire che in realtà lei...ma lei cosa? Cosa ne sapeva lui di quello che provava? Cosa ne sapeva delle notti insonni che aveva passato a guardare la finestra sperando di trovare qualcuno come lui? Cosa capiva della bocca secca che le era venuta quando aveva visto che era lui il supplente?
   Niente, non poteva capirlo perchè non lo aveva chiesto.
   Certo, lui era un vampiro e questo spiegava quel suo fascino così magnetico e quella bellezza inquietante. Magari da umano non era neppure molto piacente, ma con quel pallore e l'aria da nobile che la natura da creatura della notte gli aveva donato era tutta un'altra cosa. Però Emma non era stata affascinata solo dai suoi occhi verdi con quella luce vampiresca: il fatto che leggesse testi in latino non faceva parte dell'essere un vampiro, ma proveniva dalla sua parte umana. Il suo modo di gesticolare, alzando e abbassando le mani erano una caratteristica che la faceva sorridere. Il modo in cui diceva le cose, forse il tono era dovuto a un abbassamento di voce che da vivo non aveva, ma come scandiva le parole e come accentuava le vocali non le aveva ereditate dall'essere un non-morto.
   Emma era invaghita di tutto Naveen, non da quello vampiro o da quello umano. Per lei ce ne era solo uno e quello apprezzava.
   -Va all'inferno Naveen. Non hai capito proprio niente di me-, disse più a se stessa che a lui, poi chiamò York e insieme tornarono a casa. Il vento aveva re iniziato ad battere forte sulle persiane di casa e fra un momento anche la pioggia lo avrebbe seguito.
   Lui la guardò andare via senza rendersi conto di quello che era veramente successo, però sentì il cuore che credeva morto da tempo dolere quando la figura di Emma scomparve dentro casa.
   Forse quella volta si era sbagliato, forse lei non era uguale a Desirè.
 
 
Le gocce d'acqua battevano violentemente sul vetro della finestra, priva della protezione della persiana che Emma aveva subito tolto. Le piaceva il rumore dell'acqua che picchiava sul vetro, la rilassava e in quel momento aveva davvero un disperato bisogno di conciliare il sonno.
   Pensare alla giornata era ovviamente all'ordine della notte e ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva Naveen e l'espressione sicura mentre le diceva che in realtà non era cotta di lui, ma della sua natura.
   -Che rabbia! Gli uomini restano uomini sempre, anche da vampiri non muovono di una virgola il loro egocentrismo!-.
   Si rigirò nel letto dalla parte del muro e fissò l'intonaco bianco sporco che teoricamente avrebbe dovuto ridipingere l'estate passata. Non era giusto, proprio non sopportava l'idea che lui non l'avesse capita. Eppure sembrava così perfetto nella sua imperfezione, aveva creduto che l'avesse capita davvero mentre elencava quelle parti di se prima quel pomeriggio alla stalla.
   Rigirò un'altra volta e finì con la faccia sul cuscino. Pensò che se si fosse uccisa magari l'avrebbe fatto sentire in colpa, ma poi non avrebbe potuto godere della sua espressione pentita. Ora che ci pensava non credeva davvero di essere così vendicativa, specialmente nei confronti di uno che aveva appena conosciuto, anche se l'aveva davvero ferita con quelle parole.
   Si alzò dal letto e andò alla scrivania. Sopra, sulla mensola, vi erano alcuno fra i testi che preferiva e se esclusi quelli di Conan Doyle rimanevano solo quelli che parlavano di Vampiri, Licantropi, Stregoni, ma niente Dannati. Dannati...non gli aveva chiesto cosa fossero perchè in realtà l'aveva visti, il giorno prima che i suoi genitori morissero aveva detto a suo padre di aver visto un'ombra strana entrare in macchina, ma lui non le aveva creduto. Però sapeva in cuor suo che quello era un Dannato, non se lo spiegava, ma ne era convinta.
   E poi ora che aveva davanti agli occhi tutti quei libri le venne anche in mente che per essere un vampiro Naveen era molto strano. Usciva alla luce del giorno tranquillamente come se quello non gli procurasse alcun danno, eppure i vampiri non temevano la luce?
   Si sedette sulla sedia sconfortata. Che Naveen l'avesse presa in giro? Non era possibile, era veramente freddo come il marmo e pallido come un cadavere e per di più aveva un udito finissimo e gli animali quando lo vedevano per la prima volta ne erano spaventati. Allora cosa aveva di diverso dai suoi simili? Perchè non temeva il sole? Non che in quei giorni ve ne fosse stato molto, ma c'èra comunque anche se nascosto dalle nuvole e in ogni caso la sua luce era forte.
   Guardò ancora i suoi testi. Per quello che aveva letto lei non c'èrano leggende che parlassero di vampiri immuni alla luce del sole, a meno che... a meno che non fossero i testi a sbagliarsi. Infondo quanti di quelli che hanno scritto sui vampiri ne hanno veramente visto uno? Chi di loro ne ha incontrato uno al parco per colpa del cane che ne ha sentito il non-odore?
   Si alzò di scatto dalla sedia, era irrequieta e arrabbiata, non riusciva a darsi delle risposte e questo la faceva imbestialire. Aprì la finestra e guardò giù, nel cortile. Le ombre delle piante sembravano diramarsi in mani e teste, per un momento ebbe il flash dell'ombra che entrava in macchina e si portava via il suo prezioso topo peloso, un peluche che le aveva regalato sua madre quando era nata.
   Pensò che in fondo c'èra qualcosa di fortemente sensato in tutto quello. Le cose accadono, nel bene e nel male, e a lei erano toccate delle brutte esperienze però le aveva esorcizzate perchè le piacevano. Amava le creature della notte, da piccola quando le sue amiche guardavano Pochaontas e Cenerentola lei si guardava X-File, loro si facevano leggere ancora le Favole e lei invece si leggeva anche capitoli interi dei libri di Stephen King. I suoi nonni si erano anche preoccupati, ma non avevano potuto farci niente. Le potevano anche togliere i libri, ma non la sua testa ed era grazie a quella se era sopravvissuta agli anni del Silenzio.
   Lei stessa scriveva di Vampiri, senza presunzione ma solo per divertimento, però lo faceva; e poi di Licantropi, Demoni, lotte sanguinolente e amori che finivano in un lago si sangue. Infondo era anche la realtà no? Mariti che uccidono le mogli perchè vogliono il divorzio, figli che massacrano i genitori, madri che infilano i loro bambini in lavatrice...solo che la gente continua a spaventarsi per i film dell'orrore e non di quello che veramente gli accade intorno semplicemente perchè gli zombie, una volta spento il televisore non li vedi più, con gli stupratori che invece violentano e uccidono i figli bisogna fare i conti sul serio.
   -Ehi scusa!-.
   Emma lasciò perdere quei pensieri così reali per seguire la voce che l'aveva chiamata e puntò gli occhi verso il cancello dell'ingresso principale. Un ragazzo alto e magro le stava sventolando una mano e le faceva segno di seguirlo.
   -Chi diamine sei?-.
   Per un attimo vide i denti bianchi guizzare nel buio; doveva aver sorriso.
   -Isaac, ma sicuramente mi conoscerai come Ike-.
   Emma alzò gli occhi al cielo e sperò solo che anche lui non avesse la cattivissima tendenza a credere di sapere tutto.
 
 
Naveen si doveva essere dimenticato di dirgli che lui e Ike erano fratelli gemelli, e per gemelli intendeva il fatto che fossero l'uno la fotocopia dell'altro e non che avessere i tratti del viso in comune. Stessa altezza, stesso fisico slanciato, stesso volto acquilino, stesso naso dritto, stesse mani lunghe e affusolate, stessi occhi, stessi capelli. L'unica differenza stava nel taglio: Ike li portava corti.
   -Non te lo aveva detto eh?-
   -Cosa?-, chiese innocentemente facendo finta di niente.
   -Che siamo gemelli. Non lo fa di proposito è che dopo due secoli inizi a smettere di dire a tutti che tu hai un gemello, sai com'è...-.
   No, in realtà non poteva saperlo per due ovvie ragioni, ma immaginò che fosse una richiesta retorica.
   -Come mai sei qui, è successo qualcosa a Naveen?-.
   Ike scosse la testa. -No, almeno è quello che mi ha detto lui quando glielo ho chiesto, ma so che mentiva. Senti...-, si sedette sul muretto che circondava la casa con le gambe incrociate, -...lo so che ti sembrerò invadente, ma devo chiedertelo: mio fratello ti piace? Cioè, almeno un pò, non parlo di amore, ma...si, insomma, hai capito...-
   -Ma non ti si secca mai la lingua?-, chiese retoricamente sorridendo nel modo più diplomatico possibile. Si appoggiò anche lei al muretto e guardò lontano, in un punto non ben definito. -Si, mi piace e glielo ho detto. Lui mi ha risposto...-
   -...che ti sbagliavi. Vero?-.
   Annuì pensando che in famiglia dovevano essere tutti dei preveggenti. -Si, esatto. Immagino che tu lo sappia perchè non è la prima volta che lo dice a una ragazza-
   -No, è la prima. Solitamente non gliene frega un fico secco delle donne, figurati se si mette a spiegarli che bla bla bla bla bla. E' solo che l'ultima volta che si è vagamente invaghito di qualcuna era un vampiro e ha avuto una spiacevole sorpresa, più il tempo passava e più lui voleva bene a lei, solo che l'amore vero andava solo in quel senso. Lei in realtà era affascinata dalla natura di Vampiro di Naveen e all'inizio era anche divertente, ma a lungo andare le cose si fecero sempre più complicare fino a quando lei non gli chiese di essere mutata; voleva diventare un vampiro e anche mio fratello si rifiutò di darle una mano per varie ragioni, allora tutta la magia finì e Naveen si trovò con un cuore morto e dolente. Quindi non prendere le parole che ti ha detto come un fatto personale, lui ha solo paura di ricadere nella solita trappola-
   -Non siamo tutte uguali a questo mondo-
   -Ne sono convinto e lo sa anche Naveen, altrimenti stasera a casa non avrebbe avuto quell'aria così desolata-.
   Emma guardò la figura del vampiro brillare alla luce del sole...-Mi togli una curiosità?-. Le era tornata in mente la questione di poco prima.
   -Sono tutto padiglioni uditivi-
   -Perchè non temete la luce del sole?-.
   Ike la guardò con l'espressione più buffa che riuscì a trovare e Emma pensò che quell'espressione doveva essere tipica di lui e che a Naveen non l'avrebbe mai vista fare. -Non abbiamo paura della luce emanata dal sole, ma di quella diretta. Finchè si tratta di starsene fuori a fare una passeggiata va bene, ma se ci esponiamo al contatto diretto del fascio solare diventiamo gelatina...Immagini la scena?-.
   Si, quello poteva farlo pensando ai film fantascentifici che parlano di alieni fatti di robaccia verde. In effetti, facendo mente locale, in quei giorni il cielo era sempre stato coperto e la luce diretta si era vista poco e in ogni caso sarebbe stata facile da evitare.
   -Adesso mi è tutto più chiaro, mi manca solo di avere la conferma su una cosa-.
   Lui annuì aspettando la domanda osservandola bene e pensando che suo fratello gliela avesse descritta piuttosto fedelmente. Era bella certo, ma a lui come gli aveva fatto notare Naveen l'ultima volta, importava davvero poco; sembrava davvero trovarsi a suo agio a parlare di vampiri e creature strane come se nella sua vita lo avesse sempre fatto e inoltre non aveva paura di loro, cosa che facilitava il tutto.
   -I Dannati sono delle specie di ombre?-.
   Assentì debolmente. -In un certo senso. Vediamo...tu hai un'ombra giusto? Immagina che succedesse se i vostri compiti si scambiassero e fosse l'ombra a guidare e il tuo corpo divenisse una semplice conseguenza delle sue azioni. Lei si muoverebbe senza intoppi perchè non è solida e in più avrebbe un corpo umano a difenderla e ad agire sotto i suoi ordini-
   -E loro fanno questo-
   -Esatto. Si muovono in branco e attaccano chiunque senza distinzioni, mangiano corpi umani lasciandone solo le ossa e possono anche uccidere noi vampiri, solo che non ci possono mangiare dato che il nostro corpo è saporito come quello di un cadavere-.
   Emma fece una smorfia, ma poi vedendo l'espressione aparentemente seria di Ike scoppiò a ridere. Lui la seguì a ruota con una risata piuttosto stridula e sicuramente inconfondibile, probabilmente nata nel momento in cui era diventato un vampiro.
   -Ike, come si chiamava?-.
   Lui la guardò un'attimo confuso, poi capì e abbassò lo sguardo. Pronunciare quel nome gli faceva ricordare uno dei periodi più brutti della vita di suo fratello, ma faceva parte del gioco delle cose. -Desirè-
   -Ed è ancora viva?-
   -Intendi dire se poi diventò o no un vampiro?-.
   Emma annuì, intendeva proprio quello.
   -Si, ma non grazie a mio fratello. Lo chiese ad un nostro collega...che venga maledetto...e da quel giorno ce la troviamo puntualmente fra i piedi un paio di volte all'anno. E' una specie di incubo dentro l'incubo...-.
   Risero di nuovo e questa volta per poco Ike non cadde dal muretto per essersi sporto troppo.
   Emma dovette ammettere che non se l'era immaginata così la sua più grande avventura e che la realtà in quel caso era molto meglio. Aveva avuto l'impressione di conoscere da sempre anche Ike, solo che con lui si sentiva meno tesa, forse perchè non lo vedeva affascinante come Naveen. In compenso però a lui non mancava il senso dell'umorismo e in quanto a quello lei era un'esperta: finalmente aveva trovato qualcuno che capisse le sua battute amare e che ne sapesse fare di altrettanto agghiaccianti.
   Ike guardò il cielo e sospirò profondamente. La luna splendeva fiera con tutte le stelle che l'ammiravano e persino il tempo sembrava fermarsi se si incantava a guardarla. Il telo nero della notte era familiare a un vampiro, ma era da tanto tempo che non condivideva la bellezza della notte con qualcuno che non fosse un suo simile. L'ultima volta era stato quando Katia era ancora in vita e l'aveva accompagnato a prendere l'acqua al fiume per abbeverare le poche bestie che avevano per nutrirsi nei tempi di magra. Non ricordava le sue parole precise, ma era sicuro che avevano a che vedere con Edwin e con il fatto che amasse la notte perchè era stata lei a donarglielo.
   Belle parole per un destino così crudele.
   -Devo andare-, disse improvvisamente rendendosi conto che l'alba stava per tramontare e lui ancora non aveva mangiato assolutamente niente. -C'è qualche animale particolarmente fastidioso che ti piacerebbe fare fuori?-.
   Emma guardò impassibile quel volto così fintamente angelico e scosse la testa. -No, se escludiamo i miei compagni di scuola-
   -Posso sempre fare un salutino da loro, non ci sono problemi-
   -Magari un giorno volentieri, per ora lasciali riposare con i loro sogni erotici-.
   Ike trattenne una risata serpentina. Emma non aveva peli sulla lingua e decisamente non si faceva scrupoli a dire la verità. Questo gli piaceva molto, così non avrebbe rischiato di incombere in malintesi.
   -Allora ci vediamo-, disse lei mentre Ike iniziava a camminare verso la parte incolta delle giardino che confinava con l'inizio della foresta.
   -Molto prima di quanto pensi Emma-, rispose lui facendole l'occhiolino per poi tornare a guardare i grandi e immensi alberi che davano riparo alla sua colazione.
 

 

Angolo Autrice:
 

Grazie dei commenti! Con questo finisce la prima parte, ma ce e sono altre due! Ditemi che ve ne pare... e se per adesso ci sono elementi che non tornano, o qualcosa che voi avreste modificato... ^^
 

  
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