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Autore: Martyx1988    05/04/2010    3 recensioni
Sviluppo della One-Shot "La dea dell'amore"...la solarità di Ayame, la freddezza di Hyoga, la lotta tra due dee, la scoperta del vero nemico e del vero amore, più divino della stessa dea che lo comanda...mescolate il tutto con un pizzico d'azione e un assaggio di comicità e...buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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A divine love
(sviluppo della One-shot "La dea dell'Amore")

Capitolo 25 - Nati dall'avorio

Un altro potente cosmo si spense, il quarto nell'arco di breve tempo. Erano partiti da poco più di un'ora e a quanto pareva solo un ultimo Ciclope mancava da sconfiggere. Galatea rallentò il passo fino a fermarsi.
"Hai sentito?" domandò al suo compagno si squadra, non riuscendo a nascondere la nota d'ansia che permeava la sua voce.
Anche Shiryu si fermò e, scrutando tutt'attorno con gli occhi scuri, annuì.
"A questo punto resta solo Palemone"
Alla constatazione del Cavaliere, Galatea trattenne per un istante il respiro. Nonostante essere insieme a Shiryu le infondesse sicurezza, la prospettiva di un nuovo scontro col fratello la mandava in apprensione. Insieme, già una volta erano riusciti a sconfiggerlo, ma qualcosa in lei le diceva che in quel frangente non sarebbe stato altrettando semplice, tutt'al più per il fatto che era l'ultimo Ciclope rimasto in vita.
"Non temere, Galatea" cercò di rassicurarla il Dragone, stringendole affettuosamente una spalla "So che puoi farcela. Ricorda ciò che ti ho detto all'aeroporto"
Galatea trasse un sospiro profondo e annuì, cercando di sembrare il più sicura possibile. Shiryu le sorrise e le si affiancò per riprendere il cammino.
"Ti va di spiegarmi meglio che legame c'è tra te e Palemone? Se ho ben capito, la vostra nascita risale a tempi molto antichi"
"E' così" rispose Galatea senza esitazioni, per poi iniziare a raccontare "Io e Palemone siamo nati ai tempi del mito, quando tutte le leggende tramandate sino ad oggi stavano avendo luogo. Non nascemmo, come tutti i bambini, da una madre normale. Nostro padre, Pigmalione, perse la sua amata precocemente, prima che potesse dargli degli eredi. Deciso a restare fedele al suo amore, non si risposò, ma scolpì due statue d'avorio con l'aspetto che avrebbe voluto avessero i suoi figli. Ci mise così tanta passione e così tanto amore che, a lavoro compiuto, attese una notte intera che le statue iniziassero a parlare. Quando, però, realizzò che erano solo statue, la disperazione lo colse e pregò gli dei che esaudissero il suo desiderio di avere dei figli, altrimenti si sarebbe tolto la vita.
"Afrodite ascoltò la sua preghiera e ne parlò all'allora suo sposo, Efesto, e insieme decisero di esaudire l'accorato desiderio di Pigmalione. Si presentarono a lui in sogno quella notte stessa, dicendogli che avrebbero dato vita alle due statue a patto che i figli venissero consacrati alle due divinità e le servissero come guerrieri. Pigmalione accettò l'offerta.
"La mattina seguente, al suo risveglio, memore del sogno, Pigmalione corse nella stanza dove teneva le due statue e vi trovò solamente due piedistalli vuoti. La porta che dava all'esterno era aperta e, una volta varcatala, vide due giovani, un ragazzo e una ragazza, con le esatte fattezze delle sue statue, che si guardavano intorno attoniti e sorpresi. Efesto e Afrodite ci avevano dato realmente la vita e ci avevano anche spiegato il patto stipulato con nostro padre, ma in quel momento tutta la nostra attenzione era per quel mondo ai nostri occhi nuovo. Sentimmo Pigmalione cadere in ginocchio e piangere di gioia e, voltatici verso di lui, lo riconoscemmo immediatamente come il nostro creatore. Quando gli fummo vicini ci abbracciò con foga e ci disse che eravamo esattamente come ci aveva immaginati, terribilmente simili alla sua defunta moglie.
"Ci diede i nostri nomi e, da quel giorno, per noi iniziò una semplice vita da umani. Io ero stata concepita come figlia minore di un paio d'anni rispetto a Palemone, ma nonostante questo fummo subito inseparabili. Amavo mio fratello e mio padre più di ogni cosa al mondo e sapevo che per loro era lo stesso.
"Efesto e Afrodite ci reclamarono qualche anno dopo. Promettemmo a nostro padre che saremmo tornati non appena ci fosse stato possibile, dopodichè non vidi più Pigmalione nè Palemone per molti mesi, durante i quali Afrodite mi addestrò come sua Sacerdotessa, assieme alle altre mie quattro compagne. Era la più giovane e inesperta delle cinque, ma la volontà di mantenere la promessa fatta a mio padre mi spinse a non arrendermi mai. La dea mi aveva preso sotto la sua ala protettrice, mi considerava una sua creatura, e per questo le sono ancora eternamente grata.
"Iniziai ad avere notizie di Palemone da altri guerrieri consacrati alle divinità. A quanto pareva era dotato per il combattimento e in breve era diventato il miglior Ciclope delle schiere di Efesto, temuto e rispettato dai suoi compagni. Ero così fiera di lui, ma non sapevo che oltre al talento fosse cresciuta in lui anche un'innata superbia, che mai era uscita quando vivevamo con nostro padre. Ispirato dalla storia di Prometeo e bramoso della vita eterna, Palemone approfittò della fiducia che Efesto riponeva in lui per rubare il Fuoco Sacro dalle sue fucine, intenzionato a restituirlo solo in cambio dell'immortalità. Si credeva talmente scaltro e potente da non pensare affatto alla supremazia degli dei sugli uomini. Efesto ebbe ragione di lui in breve tempo e sottopose il suo caso al consiglio degli dei. La decisione di Zeus fu immediata e irremovibile: Palemone sarebbe tornato ad essere ciò che era in origine, una statua d'avorio.
"Afrodite, però, si oppose facendo notare che la punizione si sarebbe estesa anche a me, che di colpe non ne avevo. La ritrasformazione, infatti, richiedeva la partecipazione di entrambe le divinità e non poteva essere circoscritta solo a mio fratello. Zeus si dimostrò dispiaciuto della cosa, ma non voleva correre altri rischi. Gli stessi Efesto e Afrodite si premurarono di comunicare la decisione degli dei a Pigmalione, il quale per la disperazione si tolse la vita prima di rivederci trasformati nuovamente in statue d'avorio. Afrodite custodì la mia nel suo tempio a Cipro, Efesto fece lo stesso con mio fratello qui, a Vulcano. Avorio eravamo all'inizio e avorio tornammo, fino al risveglio delle divinità"
Era la prima volta che Galatea ripercorreva la sua triste storia davanti a qualcuno. Durante la sua precedente e breve vita non aveva avuto rapporti se non con la sua famiglia e le sue compagne di combattimento, ormai rilegate nella memoria delle leggende. Shiryu e i suoi compagni erano stati i primi estranei entrati nella sua vita. Si ricordava anche dei loro predecessori, nell'aspetto li ricordavano molto. Si chiese come sarebbe stata la sua discendente se la sua vita avesse continuato a scorrere senza intoppi.
"Le vostre vite sono unite anche nella morte?" chiese Shiryu curioso.
"Non lo so, ma non penso che Palemone avrebbe tentato di uccidermi la prima volta se così fosse stato"
"Sì, lo penso anch'io. Anche perchè non sarebbe giusto, hai già pagato un prezzo alto per i suoi errori, ma seguirlo fino alla morte non sarebbe corretto nei confronti della lealtà che tu, invece, hai sempre dimostrato"
Galatea sorrise grata alle parole del Cavaliere e, in cuor suo, sperò che il legame con Palemone si fermasse effettivamente alla trasformazione in avorio, altrimenti lo scontro imminente l'avrebbe condannata per sempre.
Il cosmo tanto atteso finalmente si fece sentire, ma subito entrambi si accorsero che Palemone non era sul loro cammino, bensì aveva interrotto quello di altri.
Shiryu lanciò un rapido sguardo alla Sacerdotessa, che gliene restituì uno teso ma determinato. Ad un cenno del capo di Galatea, il Cavaliere si inoltrò nella rada vegetazione in direzione del cosmo di Palemone.

"Guarda, guarda, quanti bei pesciolini sono caduti nella rete!" cantilenò Palemone una volta balzato sulla gabbia di lava che aveva eretto attorno alle Tre Grazie, Shun e Seiya.
"Sei solo un vigliacco!" gli urlò contro Seiya, il pugno già chiuso e pronto a lanciare il Fulmine di Pegasus, ma Palemone rimediò subito bloccandoglielo dentro una nuova colonna si lava.
"Via, Cavaliere, non costringermi a coprirvi totalmente di lava" ghignò il Ciclope dall'altra parte della grata di roccia. Pensando di non essere vista, Talia fece per imboccare il suo flauto, ma un'altra vampata di lava la imprigionò completamente, lasciandole solo il volto fuori. Subito dopo anche gli altri prigionieri subirono la stessa sorte.
"A mali estremi" sospirò Palemone, per poi scendere dalla gabbia e dirigersi verso un'altra colonna di lava, poco distante. Una volta davanti ad essa, ne colpì a palmo aperto la punta, che si sgretolò rivelando il volto ansimante e desideroso d'aria di Hyoga.
"Scusa l'attesa, i tuoi amici sono stati difficili da acquietare"
"Non sei degno dell'armatura che porti, Palemone. La tua slealtà ti rende pari al più infimo verme"
"Oh, temo di non poter sopportare quest'offesa" rise il Ciclope "Fossi in te mi preoccuperei per la mia vita, invece di sputare inutili ingiurie"
"Credi di avermi messo in scacco così facilmente?" ostentò Hyoga, mentre si arrovellava per cercare una possibile via di fuga.
"Amico, ne sono pienamente convinto! Inoltre è inutile che ti scervelli, non c'è modo per liberarsi dalla Prigione di Lava. Sei completamente alla mia mercè, ossia ad un passo dalle porte degli Inferi"
Sul palmo di Palemone comparve una sfera infuocata che il Ciclope iniziò ad avvicinare sempre più al volto di Hyoga, rigato dal sudore per il calore emanato dal globo oltre che per lo sforzo di liberarsi. Mentre il fuoco si faceva inesorabilmente sempre più vicino, la mente del Cavaliere andò ad Ayame. Non era stato in grado di salvarla. Come un allocco era caduto nella trappola del Ciclope di fronte a lui e i suoi sogni erano sfumati come neve al sole. Cercò di ricordare ogni particolare di Ayame, del suo volto, del suo corpo, della sua voce, perchè la sua fosse l'ultima immagine rievocata dalla sua mente, perchè fosse l'ultima cosa vista mentre era in vita.
"Hyoga!" riecheggiò la voce della ragazza nella sua mente.
"Perdonami, Ayame" pensò lui di rimando "Non sono stato in grado di salvarti questa volta"
"Non hai nulla da farti perdonare, amore mio. Hai dimostrato il tuo valore, mi hai dimostrato fino a che punto sei pronto a spingerti per me. E' molto più di quanto io meriti"
"Avrei voluto vederti un'ultima volta"
"Mi rivedrai" disse inaspettatamente la voce, sicura "Apri gli occhi"
Hyoga obbedì, convinto di trovarsi davanti il sorriso maligno di Palemone illuminato dalla sua sfera di fuoco, ma ciò che gli si parò davanti fu un muro bianco e liscio da cui spuntava la mano agitata del Ciclope, rimasta imprigionata nella parete.
"Shiryu! Galatea!" urlò Shun dall'altra parte, prima che la sua voce venisse coperta dal fragore di rocce frantumate.
Appena ebbe realizzato ciò che era successo dall'altra parte del muro d'avorio, vide la mano di Palemone stringersi a pugno e, con grande sforzo distruggere la parete liberando così il braccio del Ciclope. Questi dovette subito rispondere ad un attacco diretto di Shiryu, mentre la giovane Sacerdotessa balzava verso di lui, una grande sfera azzurra tra le mani che rapida andò a colpire la colonna di roccia in cui era imprigionato, liberandolo.
Il Cavaliere si rimise subito in piedi e fece per andare a dare manforte al compagno, ma Galatea lo bloccò.
"No! Devi andare avanti e liberare Afrodite" gli ordinò risoluta la giovane e, senza attendere risposta, gli diede le spalle per andare a liberare gli altri guerrieri. Palemone, però, liberatosi momentaneamente di Shiryu, la bloccò.
"Vai, Hyoga!" lo esortò nuovamente il Cavaliere del Dragone, prima di riprendere a combattere contro il Ciclope per lasciarli libera la via.
Hyoga ringraziò col pensiero entrambi, quindi girò i tacchi e prese a correre a perdifiato verso la cima del Vulcano, ormai prossima.

Buonasera e Buona Pasqua a tutti!
Questo cap si è fatto attendere non tanto per la prima parte, quanto per la seconda, che ho dovuto macchinare per bene :) non è uscito lunghissimo, ma da qui cominciano le battute finali dello scontro e un po' di suspance ci vuole. Inoltre devo preparere bene l'incontro tra Hyoga e Ayame, non posso improvvisare ;P
Cooooomunque, per quanto riguarda la storia dei fratellini, ho dovuto modificare il mito per esigenze di copione, spero che nessun classicista la prenda a male!
Passando ai ringraziamenti, uno speciale va alla fedelissima kikka_hiwatari, il cui commento alla mia storia non manca mai :) spero che questo capitolo ti piaccia!
Ringrazio poi, come sempre, chi segue la storia, chi l'ha inserita tra i preferiti e chi la legge soltanto :)
A presto!
   
 
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