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Autore: maz    09/04/2010    2 recensioni
Dopo la battaglia tra il Bene e il Male tutto sembra essersi sistemato. Sarà davvero così?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ciao a tutti…

Per farmi perdonare del ritardo ho pensato di regalarvi un altro capitolo.

Il quarto arriverà la prossima settimana.

Ringrazio tutti coloro che leggono, seguono e preferiscono questa storia.

Nel blog troverete tutto su questo capitolo e lo spoiler per il quarto.

A fine capitolo troverete alcuni link aggiuntivi che riguardano proprio questa parte della storia.

 

@ vchiego: perdonami e non ho risposto alla recensione del capitolo precedente, mi è completamente sfuggito dalla mente. Ti ringrazio, come sempre, per le parole che dedichi ogni volta a questa storia. Sono felice che il capitolo scorso ti sia piaciuto. Pensavo che fosse troppo banale e poco ricco di particolari. Bella è molto più forte di Edward e non cederà facilmente alle richieste di Edward, ma lui, come potrai notare in questo capitolo, ha delle carte da giocare e non si arrenderà facilmente. Ancora grazie e alla prossima. Un bacio.

 

Awakening  from Darkness

 

Capitolo III - I  want you as a wife

 

 

 

Edward

 

Dopo la cerimonia, i nostri cari, ci avevano lasciati soli.

Io e Bella ci eravamo stretti in un abbraccio che valeva più di mille parole.

Avevamo passato alcune ore sulla tomba dei nostri genitori fino a quando le nuvole cariche di pioggia avanzarono nel cielo grigio.

“Edward, vai a casa. Ti raggiungo più tardi. Ho bisogno di cacciare.” Mi disse Bella baciandomi lievemente la guancia. Annuii, lasciando che corresse nel bosco per dare sollievo alla sua sete.

Mi incamminai verso casa, lasciandomi invadere dai miei desideri.

Era stata una giornata lunga e dura per me, ma soprattutto per Bella che sapevo si riteneva responsabile per tutte quelle morti.

Avrei potuto organizzare una serata tranquilla solo per noi due. Avevamo bisogno di stare insieme, ma soprattutto io avevo bisogno di Bella senza orecchie indiscrete che ascoltassero ogni minimo sussurro.

 

Raggiunsi casa Cullen in breve tempo, prima che le prime gocce di pioggia bagnassero il suolo.

Tolsi il cappotto e per poco non persi l’equilibrio quando Alice mi travolse con il suo corpo.

“Si! Edward, che bello, che bello! Ti prego, posso darti una mano?” non riuscivo a starle dietro. Le sue parole un fiume in piena.

“Alice vuoi spiegare?” dissi irritato da quella stupida danza che Alice stava facendo per tutto il salotto.

“Edward, ma come? Ti prego lasciami organizzare la serata.” Capii a cosa si riferiva.

“Alice ho solo intenzione di fare una passeggiata. Non c’è nulla da organizzare, soprattutto per il fatto che sta piovendo.” Dissi deluso dalla pioggia che aveva deciso di rovinare i miei piani.

“Sei sicuro che si tratti solo di una passeggiata? Io l’ho visto sai? Non puoi mentirmi. E poi smetterà di piovere tra un paio d’ore e il cielo si schiarirà. Dai, dai?” continuava a saltare tenendo le mie mani tra le sue.

Era davvero fastidiosa quando ci si metteva, in più non riuscivo a capire cosa volesse dire.

“Alice, smettila di saltare. Vuoi dirmi cos’hai visto?” chiesi irritato.

“Edward!” mi rimproverò.

“Insomma, hai intenzione di dirmelo oppure vuoi torturarmi a morte con i tuoi balletti?” la giornata pesante aveva influito molto sul mio umore. Mi pentii all’istante del tono che avevo utilizzato con lei.

“Scusami Alice, sono solo un po’ stanco.” Dissi.

“Oh Edward, non mi offende il tuo tono, piuttosto mi offende il fatto che tu non abbia capito cosa sto cercando di dirti. Insomma, sei tu che l’hai deciso.” Disse puntandomi un dito contro.

“Alice, davvero, io ho solo deciso di passare un po’ di tempo da solo con Bella.” Spiegai, cercando di non offenderla di nuovo. Non le stavo mentendo, davvero non sapevo cosa stesse cercando di dirmi. Cercavo di sforzarmi fino a quando un’idea mi venne in mente.

Nello stesso istante, gli occhi di Alice  si fecero vitrei, segno che una nuova visione stava arrivando.

“Edward, hai visto? Il mio aiuto ti servirà, quindi mettiamoci al lavoro. Tu va a farti una doccia al resto penso io.” E così dicendo, mi spinse su per le scale.

“Alice vuoi spiegarmi?” chiesi.

“No, altrimenti rischio di dirti troppo e poi lo sai già cosa succederà. Sei stato tu a dirmelo, farò tutto come tu desideri. Va a prepararti. Ah, c’è una cosa che puoi fare.” Smise di colpo di parlare.

“Vuoi dirmelo Alice?” sbottai.

“Ti verrà in mente mentre farai la doccia.” Disse sorridendo.

 

L’acqua calda scioglieva i miei muscoli, rilassandomi. I miei pensieri fantasticavano sulla serata che presto avrei vissuto.

Immaginai Bella con un bel vestito, tanti fiori e tante candele, un cielo stellato il prato umido per la pioggia. Il volto di Bella arrabbiato per ciò che le avrei chiesto.

Poi di colpo capii dove saremmo arrivati e quello che Alice stava cercando di dirmi già da un po’. Tutto si delineò nella mia mente, con un sorriso chiusi il getto dell’acqua e velocemente uscii dalla doccia. Dovevo sbrigarmi. Bella sarebbe tornata presto e non avevo la stessa velocità di Alice.

Sul letto faceva bella mostra di se un abito elegante, lo stesso che avevo immaginato poco fa sotto la doccia. Alice quando ci si metteva era davvero impeccabile.

Con ancora l’asciugamano cinto in vita, presi alcuni fogli dalla scrivania ed iniziai scrivere.

Mi vestii in fretta e presi dal cassetto del mio comodino l’unico ricordo che mi era rimasto di mia madre.

 

Presi il telefono e composi il numero di Alice. Rispose al primo squillo.

“Si, Edward lo so. Lascialo sul letto. Qui è tutto pronto e puoi iniziare a sistemare il resto. Bella tornerà tra poco e non deve trovarti lì. Sbrigati.” Disse senza permettermi di dirle una parola. Avrei almeno voluta ringraziarla per l’aiuto che mi stava offrendo.

Lasciai il primo bigliettino sul letto e iniziai a camminare per il sentiero che mi avrebbe condotto nel luogo che,speravo, sarebbe diventato lo sfondo della serata più bella di tutta la mia vita.

Per tutto il sentiero sistemai i bigliettini che avevo preparato, sicuro che Bella li avrebbe trovati.

Ci misi un po’ ad arrivare, odiavo essere umano.

Non che non apprezzassi il dono della vita che mi era stato fatto, ma apprezzavo altrettanto, se non di più, le qualità extra dei vampiri.

Quando i cespugli e gli alberi si fecero meno fitti, mi ritrovai nella radura.

L’avevo scoperta tanto tempo fa insieme ai miei amici. Non ci ero mai venuto con Bella e forse, durante qualche battuta di caccia, lei poteva averla già vista. Di sicuro non l’aveva mai vista così. Alice aveva fatto davvero un bel lavoro.

Ad ogni albero erano appese delle piccole lanterne che illuminavano dolcemente quel posto incantato. Un telo rosso era disposto sul prato, nel centro esatto della radura.

Petali di fiori di cui non avevo mai conosciuto l’esistenza erano disseminati su tutto il prato.

Un mazzo di fiori era posizionato al centro del telo.

Ad una prima occhiata riuscii a riconoscere solo alcune specie. Come aveva fatto Alice a trovarle?

Il telefono vibrò nella mia tasca. Lo afferrai e risposi.

“Ti piace?” trillò la voce di Alice.

“È tutto perfetto grazie. Non sarei riuscito a fare tutto da solo.” Dissi.

“Non ringraziarmi Edward, sei mio fratello.”

“Alice, come mai quei fiori?” chiesi curioso per quella scelta.

Non mi sembrava che nelle mie fantasie fossero presenti.

“Beh, qualche settimana fa, ti ho visto leggere i libri di Esme sul linguaggio dei fiori ed ho pensato che potessero esserti utili. E poi ci hai pensato per un secondo anche se non te ne sei reso conto. Non mi sfugge nulla lo sai.” Rise. Adesso ricordavo, Esme stava riempiendo la sua serra di nuovi fiori e per caso mi sono imbattuto in uno dei suoi libri. Ora, rammentavo perfettamente il significato di ogni singolo fiore che giaceva all’interno di quel mazzo.

“Grazie Alice. Potrebbe tornarmi utile.” Sorrisi all’idea che avevo appena avuto.

“Lo so.” La sua voce squillava allegra come un coro di campane.

“Edward, Bella sarà lì tra qualche minuto.” Disse, nella sua voce ancora gioia.

“Oh.” Dissi teso.

“Non preoccuparti. Sii te stesso e andrà tutto bene.” Mi rassicurò, chiudendo la telefonata un secondo dopo.

Mi spostai verso il confine della radura, nel punto in cui la luna era ben visibile.

 

Il rumore delle foglie rimbombò nel silenzio di quel paradiso naturale. Sorrisi.

Nonostante fossi solo un umano percepivo il suo intenso profumo.

“Edward?” mi chiamò. La sua voce rotta dall’emozione.

Immaginai fosse per la prima parte della sorpresa.

Mi voltai verso di lei e il mio cuore perse un battito.

Nel suo splendido vestito nero, che lasciava scoperte le sue lunghe e diafane gambe ed una parte delle spalle, mi regalò il sorriso più bello che le avessi mai visto in volto.

I suoi capelli ricadevano morbidi sulle sue spalle e i suoi splendidi occhi dorati brillavano nel buio come due fari.

Tesi una mano verso di lei e aspettai che mi raggiungesse.

“Sei splendida.” Le dissi non appena la strinsi tra le mie braccia.

“Anche tu.” Le sue labbra si posarono sulle mie.

Il bacio durò solo pochi istanti. Bella si scostò dal mio abbraccio e si guardò intorno.

“È tutto stupendo Edward. Ogni singola parola, ogni piccola lanterna, ogni profumo che sento nell’aria. Tutto è perfetto.” Sussurrò.

“Sei tu ad essere perfetta e questo è solo per te.” La avvicinai a me in modo che le sue spalle aderissero al mio petto e le indicai la luna.

“È bellissima anche la luna stasera.” Disse.

“Non se è paragonata a te.” Risposi voltandola verso di me.

La baciai ancora e quando mi staccai da lei la trascinai verso il telo steso sul prato.

Bella mi guardava curiosa, sapevo che aveva capito che per noi quella sera era importante.

 

Presi il mazzo di fiori che Alice aveva adagiato sul manto rosso e pian piano iniziai a sfilare il primo fiore.

“Bella, c’è una cosa importante di cui ti vorrei parlare stasera e vorrei farlo nel migliore dei modi se tu me lo permetti.” Dissi.

Bella mi guardò negli occhi e mi fece segno di andare avanti.

“Rododendro. È con questo fiore che voglio iniziare. Ancora non ti avevo vista e già sapevo di amarti. Non appena ho incontrato i tuoi occhi ho capito che non ne potevo fare più a meno. Ho avuto tanta paura quando ho capito che nonostante ci amavamo così tanto, il nostro amore era diventato fragile, come questo fiore. È per questo che ho voluto dartelo per primo. Perché ora, posso ammettere sicuro che il nostro fragile incanto non si è spezzato e posso ancora gioire dei tuoi occhi che tanto mi hanno fatto innamorare.” Lentamente le porsi il fiore che avevo tra le mani e lei lo accettò tremante.

“La rosa canina, un fiore tanto bello e soave, quanto spinoso e acuminato.” Sussurrai tirando fuori dal mazzo il secondo fiore, stando bene attento a non pungermi. “Incontrarti è stato un grande dono per me e ringrazio il cielo che oggi, nonostante le profonde sofferenze e i numerosi ostacoli che hanno tentato di dividerci, sei ancora qui, di fronte a me.” continuai porgendole la rosa selvatica.

Sfilai il terzo fiore e glielo porsi sfiorandole la mano.

“Come il vilucchio si aggrappa al luogo in cui nasce, così tu ti sei aggrappata alla convinzione che tu non fossi la persona giusta per me. Volevi andare via, volevi abbandonarmi al mio destino. Ma amore mio, tu le tue radici le avevi messe accanto alle mie e sapevo che da quel posto nessuno sarebbe riuscito ad estirparti, nemmeno te stessa.” Mi concessi per un attimo di guardarla negli occhi. Lacrime vermiglie scendevano lungo il suo viso.

Delicato poggiai le labbra sulle sue gote e bevvi quel nettare per me tanto vitale.

Estrassi altri due fiori dal mazzo e prima di donarli a lei, mi concessi un altro bacio.

 

“La genziana e il fiore di loto. Tu amore mio, come la genziana hai resistito alle intemperie e il fiore di loto è un omaggio all’ammirazione che provo nei tuoi confronti. Hai combattuto contro un nemico molto più forte ed esperto di te, ma tu hai vinto e non posso non essere orgoglioso di te.” Per qualche secondo la guardai negli occhi senza aggiungere altro.

Sfilai un altro fiore, ma questa volto lo appoggiai tra i suoi capelli.

“Il croco, il fiore che ha ricoperto il talamo nuziale di Giove e Giunone. Il fiore che simboleggia la passione e l’amore sensuale, quell’amore che insieme abbiamo scoperto e che ogni volta mi fa sentire sempre più tuo.” Le sue mani avvolsero le mie e mi trascinarono verso di lei.

Un bacio molto meno casto dei precedenti mi tolse il fiato.

Quando ritrovai il controllo di me stesso tirai fuori dal mazzo due garofani, uno rosso ed uno bianco.

“Il garofano rosso simboleggia il mio amore per te e quello bianco il mio giuramento di fedeltà. Ti amerò fino alla morte e anche oltre se solo potessi e non amerò mai nessun’altra come amo te.”

Solo pochi fiori rimanevano tra le mie mani.

“Il gelsomino e l’orchidea, simboli di sensualità, eleganza, grazia ed amabilità, tutte qualità che fanno di te la donna più speciale che io abbia mai incontrato.”

Lei li raccolse tra le sue piccole mani, mentre un singhiozzo più forte degli altri le scuoteva il piccolo corpo.

Solo tre fiori e poi toccava a lei parlare.

 

Presi ciò che mi rimaneva tra le mani. Le foglie dell’amaranto intrecciate in modo perfetto, tanto da sembrare un tutt’uno con il fiore dell’aloe.

“Amore mio, questi li ho tenuti per ultimi perché hanno un significato particolare. Rappresentano l’amore eterno e l’immortalità. Perché è questo che voglio chiederti. Una sola vita non mi basta. Vorrei poter amarti per sempre, sfuggendo al tempo e alla morte. Rendimi uguale a te. Donami l’eternità accanto a te.” Le sue mani allentarono la presa sulle mie, lasciando cadere gli ultimi fiori che le avevo donato sulle sue ginocchia.

“Edward, non ho parole per dirti quanto tutto questo mi abbia reso felice, ma sai come la penso a riguardo. La tua anima è troppo bella per essere sprecata così. Ti prego, è già tutto perfetto in questo modo, non roviniamo tutto.”

Non tradii nessuna emozione, sapevo che non sarebbe stato facile, ma non sarei tornato a casa senza ottenere qualcosa da lei.

Tirai fuori dall’occhiello l’ultimo fiore.

“Bella, aspetterò, prima o poi riuscirò a farti cambiare idea, ma permettimi di dirti un’ultima cosa.”dissi.

Bella annuii.

“Ti voglio, ti desidero e non mi basta più quello che ho. Ti voglio come moglie. Isabella Marie Swan, mi farebbe l’onore di diventare mia moglie?” le porsi il fiore d’arancio che avevo tra le mani, prendendo con la mano libera l’ultimo regalo della serata.

Aprii davanti ai suoi occhi ancora aperti per lo stupore la scatolina blu e aspettai ansioso la sua risposta.

 

 

 

Vi lascio i link riguardanti il capitolo.

 

Vestiti di Edward e Bella

Rododendro

Rosa canina

Vilucchio

Genziana

Fiore di loto

Croco

Garofano rosso

Garofano bianco

Gelsomino

Orchidea

Amaranto

Fiore dell'aloe

Fiore d'arancio

  
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